La vicenda di Cordon-Ragot, finalmente nel team giusto

11.04.2023
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Ci sono storie che forse devono andare così, verso la giusta direzione percorrendo prima sentieri tortuosi. Quella di Audrey Cordon-Ragot si può definire una favola a lieto fine con l’appendice di una missione per tante persone. Per una ragazza che lo scorso settembre ha visto da vicino il baratro a causa di un serio problema di salute, le peripezie professionali e paradossali vissute nell’ultimo periodo non sono nulla al confronto.

Dopo aver dato le dimissioni dalla Zaaf Cycling Team per i mancati pagamenti degli stipendi da inizio 2023, tre giorni fa la 33enne campionessa francese ha corso la Parigi-Roubaix Femmes con la Human Powered Health (in apertura). La sua nuova formazione che, come vedremo, più precisa di così per lei non potrebbe essere. E guardando bene, Cordon-Ragot di fatto si è ritrovata a vestire (virtualmente e non) le maglie di quattro squadre in pochissimo tempo. Occorre però fare un breve riepilogo delle puntate precedenti.

Cordon-Ragot si è fatta trovare pronta dalla sua nuova squadra per il pavè della Roubaix
Cordon-Ragot si è fatta trovare pronta dalla sua nuova squadra per il pavè della Roubaix

Primo cambio e ictus

Dal 2014 per nove stagioni Cordon-Ragot è stata compagna di squadra di Longo Borghini. Una delle più fidate, se non la migliore gregaria per l’italiana. Dopo le ultime quattro annate alla Trek-Segafredo, a fine 2022 Audrey decide di valutare nuove proposte.

«La mia nuova squadra sarà annunciata a breve – disse verso fine della scorsa estate – ma non è una sorpresa che io voglia tornare alle mie radici, al luogo in cui il mio ciclismo è iniziato, ovvero la Bretagna. Voglio tornare in una squadra dove posso avere un alto livello e concentrarmi sulle mie prestazioni al 200 per cento».

Vincent Ragot ed Audrey Cordon si sono sposati nel 2014 (foto DV/Zoe Soullard)
Vincent Ragot ed Audrey Cordon si sono sposati nel 2014 (foto DV/Zoe Soullard)

Il passaggio è alla B&B Hotels-Ktm, dove suo marito Vincent Ragot, ex corridore fino al 2012, fa il meccanico da qualche anno. Jerome Pineau, team manager della formazione, ad inizio settembre anticipa l’arrivo di Audrey, mentre dichiara di avere investitori importanti come Amazon e la città di Parigi e confermando l’ingaggio di Mark Cavendish per il team maschile. Purtroppo da quel momento in poi, Cordon-Ragot sarà risucchiata in un vortice di eventi sfortunati. Il 17 settembre, cinque giorni prima di compiere 33 anni, rivela con un toccante post sui suoi canali social di avere avuto un ictus quasi una settimana prima.

«Ecco perché ho dovuto rinunciare al mondiale in Australia – scrive la bretone di Pontivy – la vita è sempre piena di sorprese. E in questi giorni più che mai ho imparato che è molto più importante di qualsiasi altra cosa. Mi sottoporrò a un periodo di riposo e ad un’operazione per risolvere il problema cardiaco che ha causato il mio incidente. Ho una carriera da finire».

Cordon-Ragot con la Zaaf ha ottenuto tre podi. Qui quello alla Hageland dietro Wiebes e Bastianelli
Cordon-Ragot con la Zaaf ha ottenuto tre podi. Qui quello alla Hageland dietro Wiebes e Bastianelli

Nuovi problemi e altro team

A metà novembre lo stesso Pineau avverte che la situazione della sua B&B Hotels-Ktm (maschile e femminile) è più complicata del previsto. Quello del team francese è un grosso guaio che coinvolge atleti e staff. Ad inzio dicembre il team manager libera tutti. In quel periodo dell’anno è difficile, forse impossibile, salire su un altro treno in corsa.

Tempo una dozzina di giorni e Cordon-Ragot trova sistemazione alla Zaaf Cycling Team, squadra spagnola che nel frattempo ha ottenuto la licenza continental per il 2023. Sembra un affare per entrambe le parti. Audrey su dodici giorni di gara conquista sei top ten, di cui tre podi. Il più importante è quello ottenuto in Belgio alla Het Hageland dietro Wiebes e Bastianelli. La bretone è già leader di una formazione giovane e moderatamente ambiziosa. Ha recuperato bene dal suo problema di salute, sta dando il 200 per cento, come aveva dichiarato mesi prima, e le manca solo la vittoria per completare l’opera di questo inizio di stagione.

Cordon-Ragot il 22 settembre ha festeggiato il compleanno dopo aver avuto un ictus undici giorni prima (foto facebook)
Cordon-Ragot il 22 settembre ha festeggiato il compleanno dopo aver avuto un ictus undici giorni prima (foto facebook)

Stipendi a zero

L’ennesima difficoltà è dietro l’angolo ed arriva ad apparente ciel sereno. Al Normandia si materializzano nuovi problemi. Cordon-Ragot rompe il silenzio e rescinde il contratto con la Zaaf. Svela situazioni critiche interne al team spagnolo che un’atleta del suo rango non può accettare.

«Non voglio incolpare nessuno dei miei ex colleghi – racconta con fermezza la otto volte campionessa di Francia – ma dal punto di vista finanziario non era più possibile andare avanti per me. Non ci pagano gli stipendi da tre mesi, così come le spese di viaggio per le gare non sono state rimborsate. Ma c’è anche dell’altro. C’era mancanza di personale. Il meccanico era totalmente inesperto ed io non mi sentivo più sicura. La mia vita è uscita da una situazione di pericolo a causa di un ictus, non voglio metterla nuovamente in pericolo facendo il mio sport».

Cordon-Ragot prima della Roubaix ha abbracciato le sue ex compagne della Zaaf Cycling che non vivono un bel momento
Cordon-Ragot prima della Roubaix ha abbracciato le sue ex compagne della Zaaf Cycling che non vivono un bel momento

«Mi sono chiesta se fosse giusto renderlo pubblico – prosegue – e ne ho parlato a lungo con mio marito Vincent. Alla fine ho pensato che, per rispetto della maglia tricolore che indosso e per la mia salute mentale, non potevo più stare in silenzio. Peccato, perché la Zaaf aveva un buon progetto ma i vertici societari si sono un po’ persi per strada. Sono dispiaciuta per questa situazione, perché mi rendo conto che nel ciclismo femminile, specie nei team continental, c’è ancora un ambiente precario.

«Certo – ha aggiunto – mi fa strano vedere che Zaaf partecipi ancora alle gare grazie agli inviti che aveva ricevuto grazie a me, anche se non vorrei mai che non corressero le mie ex compagne. E mi fa strano che l’UCI ancora non sia intervenuta benché mi dicano che stia tenendo la situazione sotto controllo».

Cordon-Ragot ha vinto sei titoli francesi a crono e due in linea (foto facebook/Getty Sport)
Cordon-Ragot ha vinto sei titoli francesi a crono e due in linea (foto facebook/Getty Sport)

La squadra giusta

Il 6 aprile Cordon-Ragot è tornata nel WorldTour ed è una nuova atleta della Human Powered Health. Ha continuato ad allenarsi molto seriamente. Pur di tenersi in forma, ha corso addirittura una gara tra gli open della federazione francese con il Velo Club Pays de Loudeac, formazione giovanile e master, curiosamente sponsorizzata da Vital Concept e Ktm, due ex marchi della vecchia B&B Hotels.

«Audrey ha un talento immenso – ha dichiarato la general manager belga Ro De Jonckere – ed è un onore averla fatta debuttare alla Parigi-Roubaix. Siamo lieti di averla a bordo. Il suo percorso di salute è incredibilmente stimolante. E’ un altro esempio di Human Powered Health e non vediamo l’ora di aiutarla a condividere la sua storia».

Cordon-Ragot attraverso la sua nuova squadra vuole sensibilizzare la prevenzione sull’ictus femminile (foto facebook)
Cordon-Ragot attraverso la sua nuova squadra vuole sensibilizzare la prevenzione sull’ictus femminile (foto facebook)

«Una delle mie qualità – ha affermato Cordon-Ragot dopo l’ingaggio – è quella di sapermi adattare in fretta ad ogni ambiente. Sono emozionata e motivata a fare bene con il mio attuale team. Ho preso sul personale ciò che mi è accaduto a settembre. Ho scoperto che l’ictus è una delle principali cause di morte per le donne sotto i 40 anni e non se ne parla. Credo che forse se avessi saputo prima del rischio di ictus, avrei potuto cercare dei segnali. E’ una cosa che mi tocca profondamente, quindi far parte di questa formazione mi aiuterà a parlare di questa malattia».

Sanremo e Muri del Nord: due diversi modi di tirare

08.04.2023
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Fra i motivi che, a detta di Baldato, hanno permesso a Pogacar di vincere il Fiandre c’è stato il lavoro dei compagni di squadra. Avendo limato un minuto alla fuga, hanno infatti permesso allo sloveno di rientrare su Trentin in fuga senza rimanere troppo a lungo nella terra di nessuno. Ci è venuto in mente il lavoro fatto invece da Jacopo Mosca alla Sanremo. Al Fiandre sono serviti quattro uomini per togliere un minuto alla fuga, alla Sanremo il solo Mosca ha tenuto nove uomini nel mirino e gli altri 165 a ruota. Gli abbiamo chiesto di fare un ragionamento sulla differenza, approfittando del tempo libero dopo l’allenamento al Centro di Alto Rendimento di Sierra Nevada, preparando il Giro.

Cosa significa correre una Sanremo, dovendo tirare tutto il giorno?

Sapevo già da prima che lo avrei fatto, lo sapevo praticamente dall’inizio dell’anno. Ne avevamo parlato tra compagni e anche con Mads (Pedersen, ndr), che aveva detto subito di voler puntare alla Sanremo. E’ un ruolo che si è sempre visto negli anni. Uno che tira in una squadra dove i capitani possono fare la corsa c’è sempre. Avendo due leader come Pedersen e Stuyven, partivamo con un’idea abbastanza precisa.

E come è andata?

Non abbiamo vinto, Mads è arrivato sesto. Gli è mancato poco per essere coi primi quattro. Quando hai un leader del genere, è giusto dare il proprio apporto per tirare. La UAE è venuta davanti, vero, ma dopo il Turchino. Potevano tranquillamente farlo da prima, visto che avevano Pogacar. In ogni caso, noi eravamo partiti con la nostra idea e così anche la Jumbo.

Come ci si attrezza per una giornata in cui si tirerà così tanto?

Sono partito con l’assetto della bici per tirare. Con le ruote da 75 e il 56 davanti. Sapevo quello che mi aspettava e fortunatamente ho avuto una buona giornata, perché sono riuscito ad arrivare fino al Capo Mele tirando dall’inizio. Chiaro che poi, quando la gara si è accesa, sono passato dalla prima all’ultima posizione. Ho resistito fino al Capo Berta e poi mi sono staccato con gli altri morti.

Tu hai tirato da solo, al Fiandre la UAE ha tirato con quattro uomini…

E’ diverso, non per sminuire quello che ho fatto. Alla Sanremo ti metti lì, vai a 45-50 all’ora costante per tutto il giorno e fai quattro curve ogni tanto. Al Fiandre devi fare curva su curva, continui rilanci, salite e discese. Sicuramente loro sono arrivati al momento di tirare avendo già uno sforzo enorme nelle gambe e poi hanno fatto un’azione violenta. Io ho fatto un’azione lunga e costante.

Una giornata come quella di Sanremo si prepara nelle settimane che precedono?

Sostanzialmente non hai bisogno di lavori particolari. Devi stare bene, ma di solito io lavoro tanto sulla base e magari meno sull’esplosività. Ormai il mio lavoro in gruppo è questo, tenere gli altri al coperto, tirare… Per fare una Sanremo a quel modo, devi semplicemente stare bene e avere tanto fondo, perché comunque ho tirato per 250 chilometri.

Stando così le cose, la fuga era spacciata o c’era margine di successo?

Abbiamo corso in modo intelligente. Sapendo che c’era vento a favore, non abbiamo lasciato tanto spazio perché comunque erano in nove. Mi dispiace per Tonelli e Maestri, con cui avevo parlato prima della corsa. Gli avevo detto: «Spero che siate pochi, perché se siete troppi dobbiamo per forza lasciare poco spazio». E così è stato, abbiamo iniziato praticamente subito. C’era anche Van Emden della Jumbo, li tenevamo a 3-4 minuti. Dopo un po’, capisci il ritmo che puoi tenere. Se la fuga va a 45 all’ora, tu vai a 45 all’ora. Passi una giornata al medio, Z2 o Z3. E’ un ritmo che puoi tenere tutto il giorno, diverso da quando devi fare uno sforzo violento che poi ti richiede di recuperare.

A che distanza si tiene la fuga per evitare che ad altri venga la voglia di partire?

Se hai meno di 3 minuti quando inizi la valle del Turchino, con la lotta per le posizioni mangi troppo vantaggio e magari arrivi sul mare che la fuga ha solo un minuto. Loro ci sono arrivati con 1’30”, ma sapevamo che una volta laggiù, avrebbero accelerato, mentre il gruppo dietro fa l’ultimo pit stop generale, quindi il vantaggio torna a salire. Infatti sono passati a 5 minuti, ma noi dietro andavamo talmente forte, che era impossibile che la fuga potesse arrivare.

A che punto della Sanremo la fuga deve essere nel mirino?

Dipende, perché ormai il livello è talmente alto che prima o poi qualcuno arriverà. La Cipressa si sale a 35 all’ora, il Poggio a 40. Perdi un minuto sicuro su ogni salita, ma c’è sempre una piccola percentuale di rischio. Secondo me, la strategia migliore è arrivare con un minuto di ritardo all’inizio della Cipressa. Dopo il Berta puoi averne anche due, perché uno lo mangi nella lotta per le posizioni prima della Cipressa. Per fare quel rettilineo di 2 chilometri, fino alla curva a destra, il gruppo impiega un minuto e mezzo, quindi va a 70 all’ora.

Pedersen è arrivato terzo al Fiandre anticipando i migliori con una fuga: sarebbe possibile la stessa tattica alla Sanremo?

Non potrà mai succedere. Al Fiandre, se sei davanti non devi rispondere continuamente agli scatti del gruppo e riesci a gestirti. Alla Sanremo, se stai a ruota fai 250 chilometri spendendo veramente poco, ma quando arrivi in fondo, diventa una lunga volata di 50 chilometri. E’ un continuo accelerare, uno shock unico. Se sei stato a lungo allo scoperto, quando sul Poggio arrivano da dietro quelli più freschi, ti passano a doppia velocità ed è difficile che riesci a tenerli.

Quando sul Poggio iniziano gli scatti dei più forti, chi è stato a lungo in fuga non ha gambe per rispondere
Quando sul Poggio iniziano gli scatti dei più forti, chi è stato a lungo in fuga non ha gambe per rispondere
Ultima cosa, cosa dici della volata di Elisa Longo Borghini al Fiandre? Lei ha parlato del beneficio delle volate al cartello che fate assieme…

Praticamente da metà gennaio ad oggi siamo usciti in bici forse una volta. Però durante l’inverno almeno una volata ogni giorno la facevamo. All’inizio era soprattutto divertente. Poi dopo un po’ ti obblighi a farle, perché sai che comunque fa bene e porta sempre un po’ di competitività. Non è che lei non fosse veloce prima e adesso lo è diventata grazie a questo. Però almeno adesso, facendole, ci crede un po’ di più e la differenza si vede.

E poi c’è da dire che è un’atleta di fondo, no?

Esatto ed è quello che ho sempre cercato di dirle. Se fa una volata contro Balsamo, ovviamente non ci sarà mai storia. Però Elisa è talmente forte e resistente, che alla fine di una gara dove sono tutti a blocco, quella veloce magari perde il picco di potenza, lei invece ce l’ha identico. E poi sul Fiandre c’è da dire che è stata anche tatticamente perfetta e di questo vado orgoglioso…

Cioè?

Non è che io possa insegnarle chissà cosa, però sapevamo che non fosse al top della condizione. Quando non sei forte, devi arrivarci con l’intelligenza e io ho sempre dovuto pensare per arrivare da qualche parte. E anche Elisa stavolta ha fatto di necessità virtù.

Roubaix, recon e compagne. La vigilia sul pavè di Yaya

07.04.2023
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Il conto alla rovescia per la terza edizione della Parigi-Roubaix Femmes sta per esaurirsi. Domani a quest’ora la staremo analizzando sotto altri punti di vista vedendo se saranno emersi spunti ulteriori rispetto alla nostra chiacchierata con Ilaria Sanguineti.

Che sia una gara che ti faccia sobbalzare prima per il pathos e poi sulla sella è fuori discussione. E che la Roubaix femminile sia un affare della Trek-Segafredo è altrettanto vero, lo dice la storia delle altre due edizioni. Nel 2021 la cavalcata solitaria di Lizzie Deignan completata dal terzo posto di Longo Borghini, trionfatrice poi l’anno scorso ed affiancata da Brand sul terzo gradino del podio. In hotel a Valenciennes, dove fa casa-base il team statunitense, forse stanno facendo gli scongiuri (o forse no) ma l’atmosfera è sotto controllo come sempre.

Il lavoro di Sanguineti sarà quello di portare e tenere davanti le compagne nei settori di pavè più complicati
Il lavoro di Sanguineti sarà quello di portare e tenere davanti le compagne nei settori di pavè più complicati

Tattiche e fango

Durante il collegamento della conferenza stampa virtuale, Longo Borghini ha ribadito quanto la Roubaix sia una corsa in cui bisogna avere più piani di riserva. E di sicuro Ina Yoko Teutenberg, diesse della Trek-Segafredo, ne avrà studiati ancora di più.

«Questa è una corsa diversa dalle altre – ha spiegato l’ossolana reduce dalla terza piazza ottenuta al Fiandre dopo una lunga assenza per covid – che possono vincere tante atlete. Penso alla nostra Brand che può fare una grande corsa, così come quest’anno sarà un’altra corsa per Elisa (Balsamo, ndr). Credo che il tratto di Mons en Pévèle possa risultare decisivo e particolarmente sporco. Potremmo trovare molto fango, considerate anche le previsioni.

«L’organizzazione di questa corsa migliora ogni anno – ha proseguito – e personalmente sono d’accordo di non inserire la Foresta di Arenberg. E’ troppo vicina alla nostra partenza e creerebbe un inutile caos. Kopecky? Se mi chiedete se è lei la avversaria numero uno vi rispondo di sì. E’ in una forma brillante ma alla Roubaix le cose cambiano rapidamente. Ovvio che terremo in considerazione lei e altre ragazze».

Per Longo Borghini, campionessa uscente, alla Roubaix ci vogliono più piani di riserva. Uno potrebbe essere Balsamo
Per Longo Borghini, campionessa uscente, alla Roubaix ci vogliono più piani di riserva. Uno potrebbe essere Balsamo

Le parole di Yaya

La ricognizione di mercoledì ci ha spinto a tastare il polso con Sanguineti che, dopo due “fuori tempo massimo” sul pavè francese, parte con idee ben chiare in mente. Senza accantonare la sua solita estroversione.

Com’è andato il sopralluogo?

Bene, c’era una giornata con buone condizioni meteo. E bene perché io solitamente non sono troppo amante delle recon. Diciamo però che prima di Fiandre e Roubaix servono parecchio. Poi fare una recon con un’atleta come Elisa (Longo Borghini, ndr) che ha vinto entrambe le gare, la vivi molto meglio perché sa darti tante indicazioni e consigli. Naturalmente sappiamo che in gara cambierà tutto. Un conto è fare una parte del percorso con cinque compagne e vedere dove è meglio passare. Un conto è fare quello stesso tratto in cinquanta o cento corridori.

Avete provato qualcosa di specifico?

E’ stato un modo per studiare e ripassare i punti più delicati, come le curve sconnesse in alcuni tratti. Abbiamo affrontato 13 dei 17 settori di pavè, alcuni fatti a blocco. Personalmente preferisco farli allegri o forte perché altrimenti allunghi solo la sofferenza (ride, ndr). Siamo state attente alla pressione da tenere con i copertoncini. Ma anche quella potrebbe cambiare quando vedremo che tempo farà domattina. Non dovrei usare guanti speciali per prevenire piaghe e vesciche alle mani. Mercoledì ho usato un po’ di cerotti sulle dita e via andare (sorride, ndr).

Lucinda Brand, terza alla Roubaix 2022, grazie alle sue doti da ciclocrossista può puntare alla vittoria
Lucinda Brand, terza alla Roubaix 2022, grazie alle sue doti da ciclocrossista può puntare alla vittoria
A proposito di ricognizione, hai avuto modo di sentire la tua amica Guazzini?

Sì, certo, anche perché è nel nostro stesso hotel. Ho subito mandato un messaggio a Vittoria e poi l’ho chiamata. Mi ha detto che ha preso un ostacolo ed è caduta, ma in realtà abbiamo parlato poco di ciclismo e di quell’incidente. L’ho sentita abbastanza di buon umore, per quanto lo si possa essere dopo un infortunio del genere. Però la “Vitto” ha del carattere e so che tornerà presto in bici.

Tu invece come arrivi a questa Roubaix?

Ho fatto anche le altre due e stavolta le sensazioni sono buone. Più morale che fisico. Quest’anno ho più motivazione, mi sento più sul pezzo. Voglio aiutare le mie compagne a portarle davanti o tenercele. Abbiamo più di una punta. Naturalmente la Trek-Segafredo ci tiene tanto a questa corsa avendo vinto le passate edizioni però partiamo come se non avessimo nulla da perdere. Non ci sentiamo avvantaggiate. Non guarderemo le altre formazioni ma noi stesse. Ha ragione Elisa (Longo Borghini, ndr) quando mi diceva che la Roubaix non è mai finita finché non tagli il traguardo.

Yaya e Barzi. Sanguineti ha il compito di pilotare Balsamo in volata o in gare dure come la Roubaix
Yaya e Barzi. Sanguineti ha il compito di pilotare Balsamo in volata o in gare dure come la Roubaix
L’angelo custode Ilaria Sanguineti ha dato qualche consiglio a Balsamo?

Siamo in camera assieme e le ho detto che quest’anno lei non si deve preoccupare di nulla. Se ha sete o fame, all’ammiraglia ci vado io, anzi parto già con lo zainetto (racconta con una battuta riferendosi alla squalifica di Balsamo nel 2022 per prolungato bidon-collè, ndr). Battute a parte, in questi giorni la “Barzi” ed io ci siamo confrontate in allenamento e credo che possa fare una buona corsa.

Dopo Roubaix farai un periodo di stacco?

Non subito. Prima farò la Amstel Gold Race come regalo visto che c’è il 16 aprile, il giorno dopo il mio compleanno. Non è proprio la gara più adatta a me ma mi piace e la corro volentieri. Poi tornerò a casa e inizierò a preparare le altre corse, sperando che arrivi presto il caldo.

Rice cake o barrette? Le scelte in casa Trek-Segafredo

05.04.2023
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Grazie all’intervista con la massaggiatrice basca del team Trek-Segafredo, Irati Otxoteko, abbiamo sbirciato nel “breakfast box” del team, per scoprire le preferenze dei corridori a colazione e il rifornimento scelto per la gara e il recupero. Irati, principalmente occupata nel calendario femminile, ha il prezioso compito di preparare il cibo per gli atleti. Così si assicura che ognuno di loro abbia tutto il nutrimento e l’idratazione consigliata dalla nutrizionista del team (in apertura, Elisa Longo Borghini prima del via del Fiandre, foto Dan King). 

Irati Otxoteko è massaggiatrice alla Trek-Segafredo, ma è stata a sua volta un’atleta (foto Sean Hardy)
Irati Otxoteko è massaggiatrice alla Trek-Segafredo, ma è stata a sua volta un’atleta (foto Sean Hardy)
Iniziamo con la colazione, cosa preferiscono mangiare le atlete?

Non devono mai mancare banane e porridge di avena che prepariamo in anticipo con del latte di mandorla. Ognuna ha la sua colazione, c’è chi preferisce il salato, però principalmente se il via è in tarda mattinata, il porridge va per la maggiore.

Dalla colazione al via, mangiano altro?

Nelle fasi prima della gara noto molto la differenza tra atlete. Alcune sono molto attente alle grammature e quindi alla quantità di carboidrati, preferendo avere tutto sotto controllo con la bilancia. Altre, direi principalmente le atlete del nord Europa, si permettono magari qualcosa in più, come i waffle con caramello o le ricecake che prepariamo noi massaggiatori.

rice cake
Le ricette per le rice cake vengono fornite dai nutrizionisti del team in base al periodo della stagione
Le ricette per le rice cake vengono fornite dai nutrizionisti del team in base al periodo della stagione

Rice cake di stagione

In Trek però nulla è improvvisato: le ricette di ricecake e crostatine sono calibrate dalla nutrizionista per apportare ciascuna 25 grammi di carboidrati e a seconda della stagione anche più o meno grassi e proteine

«La nutrizionista – spiega Irati – ci ha dato 5 ricette per le ricecake: tre per le stagioni più calde, più leggere e con sapori più freschi e fruttati, e due che sfruttiamo soprattutto nelle prime gare di stagione che sono più grasse, ma hanno sempre gli stessi carboidrati. Per la versione “da freddo” usiamo gusti come speculoos o cioccolato. Invece per le crostatine, collaboriamo in Belgio con una pasticceria che le prepara seguendo la ricetta che gli ha dato la nutrizionista. Quindi anche in questo caso è tutto sotto controllo».

Per gli allenamenti come pure al via delle corse gli atleti hanno libertà di scelta, ma resta il filo diretto con i nutrizionisti
Per gli allenamenti come pure al via delle corse gli atleti hanno libertà di scelta, ma resta il filo diretto con i nutrizionisti

La gara

Ogni gara ha delle particolarità: il percorso, il meteo e l’approccio e l’obiettivo dell’atleta cambiano la quantità e la tipologia di rifornimento necessario. Come cambia l’alimentazione in gara degli atleti?

«Noi massaggiatori – spiega – prepariamo sempre un po’ di tutto, attenendoci alle indicazioni della nutrizionista per le ricecake e per l’idratazione, sfruttando anche la specifica gamma di prodotti che ci fornisce la Enervit».

I corridori hanno preferenze per il rifornimento da terra rispetto a quello che portano con sé dalla partenza?

E’ molto soggettivo e dipende dalla gara e tanto dal clima. Se fa freddo, le ragazze tendono a preferire i gel, soprattutto nelle classiche, dove hanno meno occasioni per mangiare. Dalla parte opposta invece, nei giri a tappe lunghi può capitare anche che i corridori chiedano dei paninetti dolci o salati, per variare un po’, ma quelli sono un “fuori programma”. In generale – conclude Irati – prima barrette e ricecake, verso il finale invece i gel, meglio se con caffeina.

Nella borraccia all’arrivo si sciolgono le Whey Protein. Se il giorno dopo si corre, un mix di carboidrati, vitamine e proteine
Nella borraccia all’arrivo si sciolgono le Whey Protein. Se il giorno dopo si corre, un mix di carboidrati, vitamine e proteine

L’alimentazione dopo gara

Il lavoro dei massaggiatori prosegue anche dopo la gara, all’arrivo aspettano i corridori con un drink per il recupero con latte, acqua o bevanda alle mandorle o all’avena a seconda dei gusti e delle esigenze di ciascuno, soprattutto se nei giorni successivi sono in calendario altre gare importanti o tappe. 

«Solitamente nella borraccia all’arrivo mettiamo le Whey Protein – prosegue Irati – ma se il giorno successivo c’è una tappa impegnativa, a volte prepariamo anche un mix speciale che Enervit ha fatto per noi con sia carboidrati che proteine e vitamine».

Recupero sul pullman

Presa la borraccia con il recovery e fatta una doccia in pullman, i corridori devono poi rifocillarsi il prima possibile per favorire un recupero più rapido, così i massaggiatori si premurano anche di preparare una sorta di pranzo al sacco completo.

«Nei giri a tappe la nutrizionista ci dice esattamente cosa preparare – continua Irati – diversamente alterniamo un po’ tra le varie soluzioni possibili: dal riso freddo con tonno o salmone, alla pasta col pesto, che piace sempre molto, con un po’ di proteine oppure il couscous con le verdure e uova o pollo o Grana Padano».

L’alimentazione degli atleti in gara è uguale a quella in allenamento o hanno preferenze differenti?

Tendono a usare più o meno gli stessi prodotti, forse meno gel e più barrette. Le ragazze soprattutto sono più attente alla scelta di barrette naturali, bio e talvolta le sostituiscono con frutta, tipo banane o frutta disidratata. I ragazzi invece vedono il cibo più come benzina. E’ una cosa che ho notato anche nel dopo gara: a loro non importa il sapore, il cibo è puro nutrimento. Inoltre tendono a mangiare qualsiasi cosa gli tiro fuori, senza mostrare particolari preferenze.

I dettagli che fanno la differenza: ancora una volta l’attenzione ricade sull’alimentazione, sul calcolo esatto dei carboidrati e degli zuccheri a seconda dell’atleta, della gara, del meteo. Tante variabili che ogni team di livello cerca di gestire al meglio con un lavoro di squadra puntiglioso e formidabile, lasciando comunque la possibilità ai corridori di scegliere tra diversi rifornimenti possibili, per appagare anche il gusto e la mente, garantendo così le condizioni migliori per il benessere generale e la performance atletica.

Pozzovivo all’amico Cataldo: «Ti aspetto a fine Giro»

31.03.2023
5 min
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CARPI – Quando gli abbiamo chiesto di parlare con lui della terribile caduta di Dario Cataldo al Catalunya, Domenico Pozzovivo ci ha anticipato la risposta annuendo con un sorriso sincero, quasi si aspettasse la nostra richiesta.

Pur toccando un argomento sempre molto delicato, che spesso si addentra nella sfera personale, eravamo certi di avere la disponibilità del 40enne scalatore della Israel-Premier Tech. Solo chi ha toccato con mano (letteralmente verrebbe da dire) il dolore del proprio corpo sull’asfalto, in un ciclismo che va sempre più veloce, può avere la necessaria sensibilità per dare il suo punto di vista. Il “Pozzo” nel corso degli anni ha saputo esorcizzare tutti gli infortuni subiti – e le relative conseguenze come operazioni e problemi di postura – con un grande spirito e con quel briciolo di ironia che gli riesce bene. Ecco cosa ci ha detto.

Botta e risposta al cellulare

Il 20 marzo Pozzovivo e la sua Israel arrivano all’hotel Parco di Riccione per la Coppi e Bartali del giorno dopo. Nel frattempo la prima tappa della Volta a Catalunya si conclude con la vittoria di Roglic su Evenepoel e con la botta pazzesca di Cataldo a 5 chilometri dal traguardo.

Il bollettino comunicato dalla Trek-Segafredo sarà pesante. Sintetizzando: frattura della testa del femore sinistro e dell’acetabolo destro, due fratture delle vertebre, costole multiple rotte, pneumotorace bilaterale e frattura della clavicola sinistra. Domenico, che in carriera si è rotto più di venti ossa e ha subito più di quindici operazioni chirurgiche, manda immediatamente un messaggio al suo amico Dario.

Abruzzesi. Il giorno dopo la caduta di Cataldo, Ciccone vince e gli dedica il successo
Abruzzesi. Il giorno dopo la caduta di Cataldo, Ciccone vince e gli dedica il successo

«Volevo giusto sincerarmi del suo morale – racconta Pozzovivo – perché so che quel tipo di cadute sono dure da assorbire. L’ho sentito subito bene e mi ha fatto piacere dargli il mio sostegno una volta di più. Ovviamente, senza mettergli fretta, gli ho detto che lo attendo presto in riva al lago a pedalare con me (abitano entrambi nella zona di Lugano, ndr).

«Dario mi ha risposto abbastanza velocemente considerando tutto – continua il lucano – senza dirmi quando ci vedremo però è stato brillante. Quando uno minimizza il proprio grave infortunio, significa che è già oltre la fase critica. Anch’io ho sempre fatto così (sorride, ndr). Dicevo che era solo una botta che passava. Quando pensi sempre a poter rimediare, vuol dire che sei già proiettato bene per recuperare».

2018. Cataldo e Pozzovivo durante la recon del Lombardia insieme a Nibali, Gasparotto, Aru e Orrico (foto instagram)
2018. Cataldo e Pozzovivo durante la recon del Lombardia insieme a Nibali, Gasparotto e Orrico (foto instagram)

Consigli preziosi

Pozzovivo e Cataldo sono corridori esperti, eppure i consigli non si rifiutano mai da chi una situazione l’ha già vissuta più di una volta. E tutto torna utile.

«In base alla mia esperienza – spiega “Pozzo” – so che si preconizzano determinati tempi di recupero. Ma proprio su questi o sulle prognosi ho imparato sulla mia pelle che bisogna sempre dividere per due, come la conversione euro-lira (sorride, ndr). Siamo atleti di alto livello e abbiamo capacità di recupero fuori dal normale. Quindi non bisogna demoralizzarsi sulle tempistiche che vengono prescritte nelle maniere burocratiche. Da lì in poi, nel recupero bisogna cercare di essere al limite del rischio ma senza andare a compromettere le situazioni. D’accordo anticipare i tempi, ma usando la testa».

Pozzovivo in carriera ha subito più di 15 operazioni che gli hanno modificato la postura in bici
Pozzovivo in carriera ha subito più di 15 operazioni che gli hanno modificato la postura in bici

La testa giusta

Sappiamo bene che dopo le cadute, dal punto di vista fisico vengono stimati dei tempi della ripresa. Ma dal punto di vista morale quanto ci si mette? Che pensieri passano per la testa? Pozzovivo conosce le risposte.

«E’ un po’ una situazione che tira l’altra – analizza – nel senso che quando tocchi il fondo a causa di una caduta importante, c’è il lato positivo perché vedi che i miglioramenti. Soprattutto all’inizio sono molto rapidi. Quello che ti deve dare la spinta è non guardare troppo in là ma vedere giorno per giorno ed essere soddisfatti dei progressi che riesci a raccogliere.

«Il pensiero di smettere di correre ti balena nel cervello – prosegue – quando sei lì al pronto soccorso, in attesa degli esami e di capire cosa ti sei fatto, hai questa idea. Poi però sparisce alla svelta, specie quando iniziano a… provocarti dal punto di vista psicologico. Quando i medici ti dicono che farai fatica a recuperare da quell’infortunio ecco che scatta qualcosa. Inizi già a reagire. Loro giustamente si attengono alle loro competenze e ti dicono così per prendersi qualche responsabilità in meno. Restano prudenti e li comprendo. Comunque nella testa di Dario non ho sentito questo mood negativo di voler smettere».

Cataldo è arrivato alla Trek-Segafredo lo scorso anno come guida per Ciccone ed è diventato un leader del team
Cataldo è arrivato alla Trek-Segafredo lo scorso anno come guida per Ciccone ed è diventato un leader del team

Appuntamento in bici

«In ogni caso – conclude Pozzovivo – il recupero da infortuni del genere viene agevolato anche da tutte le persone che hai attorno. Famiglia, amici, compagni di squadra, lo staff ed anche il proprio agente. Ci sono tante persone, ma la prima è la compagna, fidanzata o moglie a seconda delle situazioni in cui si è. E’ lei che subisce tutto nel bene o nel male (sorride, ndr). Dario continuo a sentirlo e gli ho mandato un ulteriore messaggio, fissando un appuntamento. Questa estate dopo il Giro d’Italia ci faremo quelle sane pedalate di recupero assieme».

Arrivano muri e pavé, Longo Borghini stringe i denti

25.03.2023
6 min
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La primavera di Elisa Longo Borghini ha rischiato di andare a farsi benedire e ancora adesso non si può dire come finirà. Dopo il debutto trionfale al UAE Tour, la piemontese ha corso all’Het Nieuwsblad (in apertura) e poi è sparita. Forfait alla Strade Bianche e poi anche al Trofeo Binda, finché il comunicato della Trek-Segafredo ha fatto sapere che c’era di mezzo il Covid, che l’ha tenuta fuori dai giochi per oltre una decina di giorni. E anche se Elisa ha ripreso ad allenarsi da poco, la sua condizione alla Dwars door Vlaanderen o al Giro delle Fiandre, gare della possibile ripresa, non sarà certo come se l’aspettava.

Il ritorno alle corse in Italia prevede ancora il protocollo “return to play” da cui sono stati tolti alcuni esami del sangue, mantenendo tuttavia l’ecocardiogramma, l’ECG da sforzo e la spirometria. Cautele che mettono al riparo dalle conseguenze del Covid e permettono all’atleta di riprendere con tutte le sicurezze del caso. Quel che non è ponderabile è tuttavia la condizione che si è persa durante la sosta.

«Per quanto mi riguarda – spiega Elisa – per quelli che erano i miei valori e le mie sensazioni, ero partita molto bene. Avevo già fatto un periodo di altura sul Teide e già al UAE Tour mi sentivo bene. I riscontri a casa in allenamento erano ottimi, poi però ho fatto dieci giorni a casa completamente kappaò, quindi bisognerà vedere se e quando la condizione tornerà a crescere. Ancora faccio un po’ di fatica a recuperare tra un allenamento e l’altro e lavoro a intensità ridotta. Però al rientro spero di poter aiutare la squadra, visto che comunque ci sono delle ragazze in forma. Ho visto che per vincere non hanno tanto bisogno di me (sorride, ndr), però magari posso dare loro una mano…».

L’apertura di stagione di Elisa Longo Borghini l’ha vista vincere al UAE Tour
L’apertura di stagione di Elisa Longo Borghini l’ha vista vincere al UAE Tour
Quando ricomincerai ad allenarti ad alta intensità?

Credo che l’intensità finirò col farla in corsa. In questi giorni di avvicinamento cercherò di sistemare il fisico e di ritrovare i valori giusti. Sono certa che in corsa prenderò qualche bella… stringata, che sul momento mi farà penare, ma servirà per rimettermi a posto.

Hai pensato di rinviare il rientro fino a quando sarai del tutto a posto?

Non sappiamo ancora quando sarà il rientro, andrò comunque per lavorare. Vado ad aiutare le mie compagne, perché non è che posso saltare tutte le gare che voglio. La squadra ha bisogno di me. Abbiamo una ragazza fuori perché è caduta e si è fatta male: Lauretta Hanson. Ellen Van Dijk è incinta. Insomma, non possono correre sempre le stesse, perché altrimenti si finiscono. Quindi appena potrò, andrò a correre.

Insomma, il capitano va in guerra con le sue ragazze?

Più o meno, ma senza l’assillo di dover dimostrare niente a nessuno. E’ una settimana e mezza che pedalo e quindi già un paio di semi distanze le ho fatte, anche se ho sempre diviso in due gli allenamenti, fra mattina e pomeriggio.

Il Trofeo Binda del 2021 di Elisa Longo Borghini ha aperto la serie Trek, che ha vinto nel 2022 con Balsamo e quest’anno con Van Anrooij
Il Trofeo Binda del 2021 di Longo Borghini ha aperto la serie Trek, che ha vinto nel 2022 con Balsamo e quest’anno con Van Anrooij
Quindi se tutto funziona, la condizione verrà per la Liegi?

E’ una possibilità, ma ancor meglio la Vuelta (1-7 maggio, ndr). E poi chissà se si farà il Giro d’Italia. Ci hanno parlato di partenza da Roma e finale in Sardegna, ma altro non sappiamo. Non è una questione di fare la gara col Tour, però in Francia presentano le tappe un anno prima e noi siamo qua che ancora non sappiamo se e dove si farà. Speriamo di poterlo correre.

Sei la vincitrice uscente della Roubaix e, se ci sarai, aiuterai le altre. Che cosa consiglierai alle tue compagne?

La prima cosa da ricordare è di tenere le posizioni e penso che questo sarà il mio ruolo. Quello di portarle davanti, soprattutto all’imbocco dei settori in pavé. Stando davanti si evitano cadute e si trovano le linee migliori. Poi consiglierei di risparmiare il più possibile e di utilizzare al massimo le compagne per farsi portare davanti. La Roubaix comunque è una corsa che ti logora.

Dopo averla vinta, la Roubaix ti è rimasta nel cuore?

La verità? E’ una corsa che non mi ha mai ispirato. Sono stata felicissima quando hanno annunciato che l’avrebbero fatta, perché è una classica prestigiosa in cui si scrive la storia del ciclismo. Sono fiera che ci sia e di averla vinta. E’ stata l’emozione più grande di tutta la passata stagione, ma non è diventata la mia ossessione.

Lo scorso anno Elisa Longo Borghini ha vinto la seconda edizione della Roubaix Femmes
Lo scorso anno Elisa Longo Borghini ha vinto la seconda edizione della Roubaix Femmes
Non saresti tornata su per tentare il bis?

La mia idea è che l’ho vinta e ho messo una tacca. L’avevo già messa anche sul Fiandre, per cui ora potrei dire di volerci provare con la Liegi e vediamo come va a finire. Quindi la Roubaix non è diventata un chiodo, fisso. Senza questi problemi, sarei andata per fare bene, ma senza la pressione di volerla rivincere per forza.

Hai seguito il Trofeo Binda? Che cosa ti è sembrato?

Ho visto poche gambe. Purtroppo la corsa è stata snobbata da tante big e mi dispiace, perché comunque è una gara che merita. Invece, per quanto riguarda la giornata in sé, non ho visto nessuno capace di fare una vera selezione. Sullo strappo di Orino, fatte salve le mie compagne, ho visto un ritmo parecchio alto, ma nessuna che sia riuscita a fare la differenza. Per questo ho parlato di poche gambe…

Hai parlato con qualcuna che era in gara?

Sono uscita con Francesca Barale e le ho chiesto se il Binda fosse stato così tirato e lei mi ha confermato che non c’è mai stato un momento in cui si siano fermate. Per cui è stato giusto pensare che fossero tutte molto livellate e che il ritmo fosse alto.

Con questa foto su Instagram, Elisa ha annunciato la ripresa degli allenamenti dopo il Covid
Con questa foto su Instagram, Elisa ha annunciato la ripresa degli allenamenti dopo il Covid
Poca differenza in salita, vero?

Negli anni siamo sempre stati abituati a vedere delle azioni che sui due tornanti di Orino strappavano il gruppo. Quest’anno lo hanno allungato e basta. Mancavano le varie Van Vleuten e Vollering, che rientreranno al Nord ed è un peccato che non ci fossero. Mentre Shirin (Van Anrooij, la sua compagna che ha vinto, ndr) secondo me è scattata molto forte. Le altre erano tutte stracotte e lei ha colto proprio l’attimo. Dietro si sono guardate e intanto lei è andata veramente forte. Secondo me a Cittiglio ha comunque vinto la più forte.

Enervit C2:1PRO, la nutrizione a prova di campioni

24.03.2023
3 min
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L’obiettivo è quello di ottimizzare l’efficienza energetica a supporto del miglioramento delle performance, soprattutto ad alte intensità. Dalla ricerca scientifica e dall’esperienza sul campo dell’Equipe Enervit, grazie anche alla collaborazione con UAE Team Emirates, Trek-Segafredo e la Federazione Ciclistica Italiana, nasce C2:1PRO.

Una linea innovativa di prodotti energetici dedicata agli atleti degli sport di endurance che massimizza l’apporto di carboidrati per unità di tempo. I prodotti vantano tre brevetti depositati e sono composti da: gelatina, gel, barrette, caramelle gommose e bevanda istantanea.

Uno collaborazione maturata al fianco dei campioni

Formula innovativa

La massima efficienza energetica, la tollerabilità, la praticità e la varietà di formati sono i punti di forza di questa linea, che è già diventata un vero e proprio punto di riferimento per gli atleti. Una piccola rivoluzione nell’integrazione in fase di sforzo prolungato che ha ricevuto consensi anche ad alti livelli.

Tutti i prodotti C2:1PRO sono a base di glucosio e fruttosio (post-idrolisi dei carboidrati) in rapporto 2:1. Le soluzioni con questo rapporto consentono di superare i 60 grammi di carboidrati all’ora, fino ad arrivare anche a 90 (+50%). Tutto questo ottimizzando le loro performance e minimizzando il rischio di stress intestinali.

Per i pro’ con i pro’

Per lo sviluppo di questi prodotti sono stati fondamentali i feedback dei nutrizionisti e dei corridori WorldTour che Enervit supporta, come Tadej Pogacar, molto attento e sensibile alla nutrizione.

«L’aspetto nutrizionale – ha detto Tadej – è importantissimo. Abbiamo obiettivi ambiziosi e la formula C2:1PRO ci aiuta a raggiungere i migliori risultati. Sono prodotti facili da digerire che consentono di massimizzare i carboidrati assorbiti, che è ciò di cui abbiamo bisogno in gara». 

«La gamma di prodotti C2:1PRO – ha aggiunto Gorka Prieto, nutrizionista di UAE Team Emirates – è il frutto di più di un anno di lavoro sul campo con l’Equipe Enervit e Tadej ci ha dato un feedback molto positivo. Superando le tre ore, si potrà assumere una quantità maggiore di 60 grammi di carboidrati per ora fino a superare i 90, utilizzando tutta la varietà di prodotti C2:1PRO».

Infine la campionessa Elisa Longo Borghini della Trek-Segafredo ha evidenziato: «E’ importante e necessario avere un alto apporto di carboidrati nei momenti in cui siamo full gas, senza problematiche a livello digestivo».

I pro’ hanno già iniziato ad usarli in gruppo e durante i propri allenamenti: nella foto, Giulio Ciccone
I pro’ hanno già iniziato ad usarli in gruppo e durante i propri allenamenti: nella foto, Giulio Ciccone

I prodotti

I prodotti sono cinque e si differenziano per formato e apporto. Si adattano a varie tipologie di assunzione e ricoprono al meglio anche l’esigenza a seconda della tipologia di sforzo. Per primo l’Isocarb: una miscela in polvere per bevanda istantanea a base di maltodestrine DE1 e fruttosio con vitamina B1. Carbo Gel a base di maltodestrine e fruttosio in rapporto 2:1 con vitamine del Gruppo B. Segue Carbo Jelly, una gelatina a base di carboidrati con vitamina B1. Carbo Bar, una barretta a base avena con glucosio/fruttosio e vitamina B1. Infine Carbo Chews, caramelle a base di maltodestrine con vitamina B1.

Enervit

Baffi: dall’esempio Sanremo ecco come cambia la fuga

24.03.2023
4 min
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Il tema della fuga alla Milano-Sanremo tiene ancora banco, dopo aver sentito due dei fuggitivi di giornata abbiamo ascoltato anche la voce di chi ha gestito la rincorsa. Sull’argomento delle fughe ci sono delle cose da dire. Come sottolineato anche da Contessa, parlando di Lucca e del suo motore adatto ai tentativi da lontano, si è notato come i corridori abbiano sempre meno spazio per cercare azioni di questo genere.

Alla Classicissima la fuga è sempre stata braccata dal gruppo
Alla Classicissima la fuga è sempre stata braccata dal gruppo

Sempre sotto controllo

Alla Classicissima proprio la Trek-Segafredo, guidata in primis da Jacopo Mosca, si è messa a gestire subito lo svantaggio, non facendolo mai decollare. Sull’ammiraglia era presente il diesse Adriano Baffi, con lui entriamo nel merito di questo lungo inseguimento e non solo. 

«Nel caso della Milano-Sanremo – spiega Baffi – uno deve fare delle previsioni e porsi delle priorità da seguire in corsa. Le scelte tattiche vengono decise prima della convocazione, poi in base a come si vuole gestire la corsa si portano determinati corridori. Sabato noi avevamo intenzione di tenere la fuga sotto controllo fin da subito (lo aveva anticipato lo stesso Mosca parlando a Maestri e Tonelli prima del via da Abbiategrasso, ndr). Sapevamo che sulla costa ci sarebbe stato vento a favore e quindi era bene non rischiare nulla. Poi c’è da dire una cosa: una squadra parte con la sua idea, ma non sa quello che accadrà in gara. Alla Sanremo noi volevamo gestire il distacco, siamo stati fortunati perché anche la Jumbo era della stessa idea. In questo modo ci siamo potuti spartire un minimo il lavoro».

Pedersen alla sua seconda Sanremo, è arrivato sesto, eguagliando il risultato del 2022
Pedersen alla sua seconda Sanremo, è arrivato sesto, eguagliando il risultato del 2022

Di necessità virtù

Il team americano ha lavorato per Mads Pedersen che ha eguagliato il risultato dello scorso anno: sesto sul traguardo di via Roma. L’altra punta era, invece, Jasper Stuyven, che ha concluso decimo. 

«In base alle necessità della squadra – riprende Baffi – e dei propri capitani, si decide che tipo di corsa fare. Mettersi in testa a gestire l’inseguimento permette di rimanere sempre nelle prime posizioni, evitando il nervosismo fin dai primi chilometri. In più, quando hai un uomo che tira, il capitano prende responsabilità perché vede nel concreto il lavoro dei suoi compagni. C’è da aggiungere che noi avevamo pensato fin da subito di controllare la corsa, per questo abbiamo portato Mosca, lui è un corridore che si presta molto bene a questo tipo di lavoro. Se ci pensate, grazie al lavoro di Jacopo la squadra ha utilizzato un solo uomo fino ai Capi, ci ha dato davvero una grande mano».

La presenza di Mosca è stata funzionale alla tattica che si è voluta applicare in corsa
La presenza di Mosca è stata funzionale alla tattica che si è voluta applicare in corsa

Livello sempre più alto

Va bene gestire la gara, ma un distacco così minimo tra gruppo e fuga, alla Sanremo, non si vede spesso. E’ una caratteristica degli ultimi anni, le fughe non prendono più tanti minuti di vantaggio sul gruppo, e di conseguenza faticano ad arrivare all’arrivo. 

«Questo perché il livello si è alzato – risponde Baffi – anche corridori che tu pensi possano essere meno pericolosi, alla fine, vanno forte comunque. Si sono alzate le medie (questa Milano-Sanremo è stata la seconda più veloce di sempre, ndr) ed è migliorata anche la qualità degli interpreti. Ormai le squadre sono impostate e costruite per vincere sempre, Roglic alla Tirreno-Adriatico ha portato a casa tre tappe di fila. Qualche anno fa vincevi una tappa ed eri soddisfatto, e così in quella successiva lasciavi spazio alla fuga. Magari mettevi la squadra davanti a tirare, ma solo per gestire il distacco, non di certo con l’obiettivo di andare a riprendere il gruppetto davanti. Nella tappa dei muri, quest’anno, i fuggitivi sono stati riagganciati a 60 chilometri dall’arrivo, così come a quella di Tortoreto.

«Questo nuovo sistema ha cambiato il modo di vedere la corsa, anche per le squadre WoldTour – conclude – non ci sono più le classiche fughe d’appoggio. Ora mandare un corridore in avanscoperta, sperando possa dare una mano ad un possibile attacco, non funziona più, quando viene ripreso dagli inseguitori è sfinito ed il suo lavoro è pressoché inutile. Di conseguenza, mandi un corridore in fuga solo per muovere la corsa o eventualmente per farti vedere se non hai alternative valide (l’Astana, priva di capitani, alla Sanremo ha mandato in fuga Riabushenko per questo motivo, ndr)».

Catalunya, vince Ciccone: per Cataldo e per il morale

21.03.2023
4 min
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Evenepoel scatta ancora. Stringe bene la prima curva e poi si rilancia verso la seconda, dopo la quale c’è l’arrivo. Ciccone ha battezzato la sua ruota da quando il campione del mondo ha aperto il gas e non la molla nemmeno questa volta. Per chi lo conosce è facile pensare che voglia dedicare la vittoria all’amico Cataldo e per questo è disposto ad andare a fondo nella sofferenza. Ma queste sono parole, sulla bici hanno un altro suono e ben altro sapore. Eppure l’ennesima accelerazione di Remco non scava buchi, fra le ruote non c’è luce e quando il belga allarga la linea entrando nell’ultima curva, Ciccone si infila lesto come una saetta. Le mani questa volta sono basse sul manubrio, la lezione di Tortoreto ha trovato la giusta considerazione.

Il rettilineo è breve e si apre davanti. Evenepoel è indietro, Roglic tenta la rimonta, ma non guadagna neanche un centimetro. Ciccone conquista l’arrivo di Vallter, località sciistica oltre i duemila metri. E anche se nel suo palmares ci sono tappe del Giro e la maglia gialla del Tour, visti i rivali che ha battuto, per l’abruzzese si tratta della più bella vittoria.

«Siamo partiti con il piede giusto – sorride con lo sguardo sicuro – e oggi è stata una vittoria molto particolare. Dopo la caduta di Cataldo, avevo promesso alla squadra che avrei vinto per lui e farlo così, con questi corridori, è ancora più bello. Quindi oggi la dedico a Dario e gli auguriamo tutti di rimettersi il prima possibile».

E’ stato Evenepoel a fare il forcing decisivo dopo il team Bahrain, ma con lui sono rimasti Ciccone e Roglic
E’ stato Evenepoel a fare il forcing decisivo dopo il team Bahrain, ma con lui sono rimasti Ciccone e Roglic
Racconta, cosa hai combinato?

L’ultima salita è stata davvero molto veloce e nella mia testa ho cercato di fare del mio meglio per rimanere agganciato. Segui, segui, segui. Nell’ultimo chilometro ho cercato di ragionare e di non sbagliare niente.

Infatti è sembrato un finale perfetto.

Non so dove ho trovato le forse per fare l’ultimo sprint negli ultimi 50 metri, ma ora sono davvero felice. Voglio godermi questo giorno e domani iniziamo a pensare al resto della corsa.

Eri venuto per fare classifica?

No, l’idea principale era puntare a una tappa. Ma per come si è messa finora, potrei anche lottare per la classifica. La vivrò giorno per giorno e senza stress. La squadra è forte per ogni tipo di corsa (dopo aver perso ieri Cataldo, la Trek-Segafredo oggi ha perso per caduta anche Elissonde, ndr).

Gli attacchi di Evenepoel facevano male?

Sappiamo tutti che quando si muove Remco, devi seguirlo, ma devi avere le gambe per farlo, quindi non è facile. E’ facile saperlo, ma è difficile farlo. Oggi è andata bene, ho avuto le gambe che servivano.

Questa volta in volata è andata bene…

Ne avevo persa qualcuna nelle ultime settimane (il riferimento proprio al giorno di Tortoreto lo fa sorridere, ndr), ma sapevo di stare bene. E ho fatto tutto nel modo giusto.

Come è stata l’ultima salita?

L’abbiamo fatta veramente molto forte. Il Bahrain l’ha presa subito con un ritmo veramente fortissimo. Poi il passo è calato verso la metà, quando è andato via Chaves. Io comunque sapevo quello che dovevo fare. Sapevo che avrei corso solo sulle ruote di Evenepoel e di Roglic e così ho fatto. Mi sono giocato le mie carte fino alla fine.

Ciccone ha parlato di vittoria più bella della carriera e l’ha dedicata a Cataldo
Ciccone ha parlato di vittoria più bella della carriera e l’ha dedicata a Cataldo
Evenepoel ha continuato a scattare sino in cima.

E’ andato veramente fortissimo, negli ultimi metri ero al limite. Però quando vedi il traguardo, riesci a trovare qualche energia per sprintare e dare il 100 per cento.

Il fatto di essere oltre i duemila ha inciso?

Mi sono sempre trovato bene in altura e mi piace molto arrivare su queste salite molto lunghe, ma regolari e soprattutto sopra i 2.000 metri. Quindi sapevo che oggi potevamo giocarci una buona occasione e farlo così con i migliori al mondo per me è una grande soddisfazione. Non ho paura di dire che sia la vittoria più bella della mia carriera.