Trek Store: la famiglia si allarga e anche i servizi

28.06.2025
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LALLIO – Dopo quasi tre anni di attività i Trek Store presenti in Italia sono diventati cinque, a quelli di Lallio (Bergamo), Arezzo, Verona e Massa, inaugurati nel 2022, si è aggiunto poi lo store di Firenze. Un concetto di negozio che vuole portare a un livello superiore l’assistenza al cliente e il supporto tecnico. Prodotti, e non solo biciclette, ma anche tanti servizi per rendere l’esperienza sempre più inclusiva e per creare una “famiglia” capace di pedalare insieme e condividere il piacere di andare in bici. 

Siamo stati al Trek Store di Lallio, a pochi passi da Bergamo, questo negozio è il riferimento di Trek Italia in quanto al piano superiore sono presenti gli uffici del personale Trek. 

Una filosofia, diverse sfaccettature

Trek ha voluto unire tutti e cinque gli store italiani attraverso un filo rosso e diversi concetti che stanno alla base del progetto: assistenza al cliente, servizi rapidi e di alta qualità, test, ride programmate e tanto altro. Passare una mattinata all’interno del negozio di Lallio ci ha permesso di vedere e di toccare con mano il mondo Trek. 

«Il cliente deve arrivare a scegliere una bicicletta Trek non solo per la qualità elevata del prodotto – racconta Rudy Pesenti, Marketing Specialist di Trek Italia – ma anche per tutti i servizi che gravitano intorno e legati al pre e post vendita. I nostri specialisti vi aiuteranno a trovare il mezzo giusto che fa al caso vostro e una volta terminato l’acquisto inizia una fase di supporto costante. Dalla revisione alla manutenzione ma anche test, ride e corsi specifici».

Iniziamo dalla fase che anticipa l’acquisto?

Ogni Trek Store ha una flotta di biciclette e di e-bike pronte e a disposizione del cliente per effettuare dei test. Cosa esporre e quali modelli mettere in vetrina per le prove è una decisione che ogni negozio prende liberamente e che varia in base al mercato. Ad esempio: nello store di Verona il gravel è molto gettonato visti i diversi percorsi presenti sul territorio. Al contrario a Massa ci sono tante e-bike urban e altrettante mountain bike. 

Un altro aspetto che ha una grande importanza è l’assistenza…

Per noi è una parte fondamentale del servizio. In ogni Trek Store, sul muro dell’officina o dietro al banco dell’assistenza, troverete la scritta: “Assistenza in 24 ore”. E’ una nostra filosofia che ci vuole in qualche modo contraddistinguere e far capire al cliente che da noi trova sempre il miglior servizio possibile. Il riscontro è positivo perché tanti clienti ci scelgono anche per la manutenzione della bici, inoltre il servizio è rivolto a tutti, non solo chi ha acquistato da noi.  

Avete anche tanti eventi, come le ride organizzate ogni fine settimana.

Praticamente tutti gli store le hanno e queste variano un po’ a seconda dei percorsi: gravel, mountain bike o strada. Noi a Lallio abbiamo forse una maggiore varietà visto che siamo vicini ai colli bergamaschi. Per le ride in mtb o e-mtb per evitare di trovarci sempre nello stesso posto e avere tanti chilometri da fare su asfalto abbiamo un accordo con un bar in Città Alta a Bergamo che usiamo come ritrovo. La mattina prima di partire beviamo un caffè tutti insieme e a fine giornata offriamo l’aperitivo o qualcosa di fresco per chi vuole rimanere. Durante l’inverno invece cambiamo

In che senso?

Pedalare e organizzare ride diventa più difficile quindi proponiamo dei corsi legati alla manutenzione della bici. La sera, nell’orario post lavoro, ci spostiamo negli uffici o portiamo una bici montata sul cavalletto e spieghiamo alcuni semplici passi per prendersi cura del proprio mezzo. Non solo, perché ci sono stati anche incontri con una nutrizionista, una psicologa e un biomeccanico. Cerchiamo di fare attività diverse che possano raccogliere l’interesse dei nostri clienti. 

I Trek Store offrono anche una serie di prodotti e accessori legati al mondo Trek e non solo
I Trek Store offrono anche una serie di prodotti e accessori legati al mondo Trek e non solo
Entrando negli store si nota che l’assortimento va oltre alle bici.

Abbiamo una fornitura di prodotti legati alle varie sponsorizzazioni tecniche dei team Trek, sia strada che fuoristrada. Naturalmente non tutto è prodotto da Trek o da marchi collegati, quindi ogni store ha la possibilità di scegliere quali accessori proporre ai clienti sempre in base al mercato di quell’area.  

Il negozio di Lallio, mentre parlavamo con Rudy Pesenti e lo staff, ha ormai aperto da una trentina di minuti. La coda al banco si allunga, oltre ai clienti la particolarità che ci colpisce è la varietà delle richieste: c’è chi ritira una e-bike da strada dall’assistenza, chi guarda le mountain bike incuriosito e altri che aspettano il loro turno con accanto una bici da città.

Trek

Nasce Trek South Europe, chiusa Trek Italia

13.04.2024
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Una settimana fa, senza che si potesse pensare ad altro che non fosse lavoro, i dipendenti della sede italiana di Trek hanno ricevuto una comunicazione. L’amministratore delegato Davide Brambilla li invitava ad essere tutti presenti martedì 9 aprile nella sede di Bergamo. Due giorni prima, nella Parigi-Roubaix, Pedersen aveva portato una Trek sul podio alle spalle di Van der Poel e Philipsen. Nessuna specifica di altro genere sul contenuto della riunione.

L’America in Italia

Che ci sia qualcosa di diverso si capisce quando l’incontro inizia. Lo conducono Olivier Pelous (foto di apertura), francese e direttore generale di Trek South Western Europe, e uno svizzero da Trek Europe, mentre Brambilla in un angolo assiste in silenzio. Pelous in passato ha già eseguito un’operazione analoga, facendo la sintesi fra Trek Portogallo e Trek Spagna, per dare vita alla struttura che già dirige.

La sede italiana di Trek è stata inaugurata nell’ottobre del 2019, alla presenza di Nibali, Basso, Contador, Luca Guercilena, Pedersen e i campioni che hanno dato lustro al brand. Varchi il cancello e ti sembra di essere atterrato nella sede centrale di Waterloo nel Wisconsin, anche se all’interno si parla italiano. Uno spazio molto ampio su due livelli, profumo di America. Uffici e un enorme salone di biciclette e scritte motivazionali alle pareti al piano terra. Altri uffici con pareti a vetri e spazi comuni sono al piano superiore. Davvero un bel posto in cui si respira ancora l’odore di nuovo.

La sede di Trek Italiana era stata inaugurata nel 2019, con Pedersen fresco iridato, Brambilla, Basso e Contador
La sede di Trek Italiana era stata inaugurata nel 2019, con Pedersen fresco iridato, Brambilla, Basso e Contador

Entusiasmo e sfide

A giugno 2023, l’azienda americana è stata inserita da Fortune Magazine nell’elenco delle 100 migliori al mondo in cui lavorare.

«In Trek – ha commentato Chiara Algisi, responsabile delle risorse umane – siamo attentissimi nel cercare ogni giorno di costruire e mantenere un luogo di lavoro dove le persone si sentano orgogliose di dire che ne fanno parte. Vogliamo essere sicuri di avere le persone migliori nei ruoli in cui possono avere successo e investiamo moltissimo per far sì che Trek sia uno dei posti migliori al mondo dove lavorare. Far parte di Trek Bicycle significa accettare con entusiasmo ed energia le sfide che il cambiamento presenta e coglierne tutte le opportunità di crescita personale».

Il cambiamento infatti è alle porte. La riunione procede attraverso la proiezione di una serie di slide. Al termine, i due annunciano che la sede italiana dell’azienda sarà assorbita da Trek South West Europe. Nascerà così una nuova entità con sede a Madrid dal nome di Trek South Europe. In conseguenza di ciò, il posto in cui si trovano nel giro di poche settimane sarà chiuso. Il personale sarà assorbito dal nuovo gruppo, ma ci saranno dei tagli.

Sede Trek Italia Bergamo, dicembre 2020
Questa un’inquadratura della sede di Trek Italia durante una nostra visita del 2020
Sede Trek Italia Bergamo, dicembre 2020
Questa un’inquadratura della sede di Trek Italia durante una nostra visita del 2020

Non c’è posto per tutti

Spiegano che chi rimarrà potrà farlo in smart working, ma sarà anche allestito un luogo di lavoro sopra al Trek Store di Lallio, ugualmente in provincia di Bergamo. Chi vorrà trasferirsi a Madrid, riceverà supporto nella ricerca di casa. Poi il gruppo dei dirigenti venuti dall’estero inizia il giro degli uffici e non si ferma se non dopo aver comunicato nove licenziamenti. A voler immaginare la scena, ricordate che gli spazi sono divisi quasi esclusivamente da vetri. Tutto ciò è molto americano, ma anche piuttosto duro.

Nel comunicato diffuso il giorno dopo, Harald Schmiedel ringrazierà Davide Brambilla per il lavoro degli ultimi 14 anni, per la creazione di Trek Italia e per aver guidato un team davvero affiatato e un’ottima rete vendita. Brambilla, al pari di Filippo Zoboli e Daniele Galeazzi dell’ufficio marketing, sono fuori. Brambilla probabilmente sapeva tutto già da qualche giorno, ma non ha potuto dire nulla.

Davide Brambilla lascia il mondo Trek dopo 14 anni (foto Giorgio Riganti)
Davide Brambilla lascia il mondo Trek dopo 14 anni (foto Giorgio Riganti)

Riduzione dei costi

Le motivazioni fornite nel corso della riunione, che sono poi quelle ufficiali, vertono sulla riduzione dei costi e la riorganizzazione del lavoro e delle risorse. Ciò sarà possibile attraverso la creazione di un gruppo unico più grande, con un solo country manager per quattro Paesi, una sola sede fisica per quattro Paesi, così come un solo marketing manager, un solo customer service manager. Il mercato è in flessione dopo l’euforia post Covid. Come spesso accade in simili situazioni, la soluzione più rapida è tagliare i rami che per qualche considerazione manageriale vengono ritenuti non più fruttiferi o troppo costosi.

La scelta colpisce, anche rileggendo la storia recente di Trek, che ha creato una serie di store ufficiali, il cui personale è dipendente direttamente dall’azienda. I proprietari, che hanno venduto in cambio di assegni a sei zeri, sono stati assunti come store manager con stipendi importanti. Così se gli impiegati della sede bergamasca sono circa 35, quali numeri si raggiungono sommando anche quelli dei vari negozi?

Questo è il Trek Store di Firenze, ricavato negli ambienti bellissimi della ex Manifattura Tabacchi
Questo è il Trek Store di Firenze, ricavato negli ambienti bellissimi della ex Manifattura Tabacchi

La rete italiana

Che cosa cambia ora nel rapporto fra Trek e il territorio? In teoria nulla. La parte commerciale resta invariata. Ci sono ancora degli agenti che gestiscono le varie zone d’Italia, ma cambierà il management sopra di loro e le decisioni commerciali saranno prese nella sede di Madrid per tutto il Sud Europa, invece di essere decise proprio dall’Italia sulla base delle esigenze del mercato italiano. I negozianti continueranno ad avere delle figure di riferimento che li seguiranno. Quel che non c’è più e per un po’ sarà difficile da ricostruire è l’entusiasmo di quel luogo così americano alle porte di Bergamo, in cui ciascuno in questi ultimi tre anni e mezzo ha messo del suo per farne un posto migliore.

La vita va avanti, i conti devono tornare e l’azienda è probabilmente troppo grande per fermarsi a ragionare su numeri così piccoli. Dispiace tuttavia che nove persone abbiano saputo in questo modo di essere state lasciate indietro. A loro va la nostra solidarietà, agli altri l’auspicio che possano svolgere al meglio il loro lavoro.

Ambrogio Grillo nuovo Sales Manager di Trek Italia

10.10.2023
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Nei giorni scorsi Trek Italia, attraverso un comunicato stampa, ha ufficializzato l’ingresso di Ambrogio Grillo nel proprio organigramma. Classe 1976, Grillo assume l’incarico di nuovo Sales Manager per il mercato italiano. Si tratta di un ruolo estremamente importante, soprattutto in una fase molto delicata per il mercato ciclo, come quella che stiamo attualmente attraversando.

La nomina di Ambrogio Grillo conferma ancora una volta come in Trek Italia ritengano estremamente importante dedicare la massima attenzione all’ampia rete dei propri rivenditori distribuiti su tutto il territorio nazionale.

Ambrogio Grillo, Sales Manager Trek Italia
Ambrogio Grillo, Sales Manager Trek Italia

Anche atleta

Torinese di nascita, Ambrogio Grillo è laureato in economia e commercio con specializzazione in marketing dei servizi presso l’Università di Torino. Vanta anche un trascorso da atleta: è stato infatti il primo dirt jumper MTB professionista in Italia, dal 2000 al 2004.

Nell’ultimo decennio ha ricoperto per varie aziende del mondo bike la carica di Sales Manager. In questo ruolo ha potuto misurarsi con alcuni dei più grandi mercati mondiali del settore, dall’Europa, all’Oceania fino ad arrivare al Nord America. D’ora in poi potrà mettere la sua esperienza a disposizione di Trek Italia e della sua rete vendita.

A proposito delle sue precedenti esperienze lavorative ha così dichiarato: «Queste esperienze mi hanno sempre aiutato ad avere una visione allargata e fuori dagli schemi. Entrare a far parte di un’azienda come Trek, che pone al centro del business i propri partner commerciali, è certamente un grande stimolo».

All’interno dello store Trek ecco la mission dell’azienda
All’interno dello store Trek ecco la mission dell’azienda

Visione futura

Nel momento in cui è stato chiamato ad assumere il ruolo di Sale Manager Italia, Grillo ha voluto fotografare con queste parole la situazione particolare che sta attualmente vivendo il mercato della bicicletta nel nostro Paese e più in generale a livello internazionale.

«Trek Italia è un’azienda all’avanguardia nel settore ciclo e tutto lo staff è altamente professionale e motivato, farne parte è un grande motivo d’orgoglio. Il mercato della bicicletta sta vivendo un momento senza precedenti, in termini di stock e di crisi economica generale. Soltanto chi saprà adattarsi alla situazione avrà successo. Ma la formazione che offriamo con la Trek University, l’assistenza che siamo in grado di fornire con i nostri programmi Win the Season, aiuterà sicuramente i nostri rivenditori a trasformare questo momento difficile in una grande opportunità di crescita».

Ambrogio Grillo, da sempre appassionato del mondo bike e con un’esperienza che parla da sé, non vede l’ora di portare il suo entusiasmo e la sua passione al servizio della rete vendita di Trek Italia.

«Ho fatto dello sport un lavoro – conclude –  ma non è soltanto questo: lo sport è un elemento importante che nel tempo libero condivido anche con i miei figli».

Trek

Bergamo, incontro esclusivo con Cataldo che riparte

20.04.2023
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Dario Cataldo scende dall’auto, lato passeggero, con un busto che gli sostiene il tronco e una stampella che lo aiuta a reggersi in piedi. Poggia sul braccio destro e i pochi metri che percorre per entrare nel negozio Trek di Lallio (Bergamo) paiono un Mortirolo. Lo avevamo lasciato riverso sul fianco sinistro, tronco e capo su un marciapiedi, dal bacino in giù sulla carreggiata di Sant Feliu de Guíxols, sede d’arrivo della prima tappa del Giro di Catalogna. Era appena volato a terra a quelle velocità che i corridori tengono per preparare una volata.

Oggi, a un mese esatto di distanza, cammina e accenna a qualche sorriso rispolverato grazie ad una di quelle sette vite di cui sono dotati i ciclisti.

Dario, come stai?

Bene, considerando tutto quello che ho passato e per il fatto che questa caduta non dovrebbe lasciarmi postumi permanenti per il futuro.

La diagnosi esatta quale è stata all’ospedale di Girona dove sei stato portato dopo la caduta?

Ho fratturato femore, clavicola sinistra e setto nasale. Poi: schiacciamento di sei vertebre, di cui tre operate con iniezioni di cemento. Ho perso il conto delle costole rotte: sicuramente tre nella parte posteriore e una davanti. Ma la cosa più pericolosa è stata il doppio versamento nei polmoni, in ospedale mi è stato detto che ho rischiato la vita.

Riavvolgiamo il rullino, cosa ti ricordi della caduta?

Stavamo viaggiando fortissimo. Un gruppetto di corridori si è spostato sulla destra, io ero dalla parte opposta per cui pensavo di essere al sicuro e invece li ho visti venire verso di me. Uno me lo sono trovato sotto le ruote e ho avuto solo quella frazione di secondo per capire che stavo cadendo.

L’incontro con Cataldo si è svolto presso il Trek Store di Lallio, a Bergamo
L’incontro con Cataldo si è svolto presso il Trek Store di Lallio, a Bergamo
E poi?

Ho in testa ogni istante, sono sempre stato lucido. Vedevo sangue colarmi sul viso, ma non capivo da dove venisse. Sono rimasto diversi secondi senza respirare e a quel punto mi sono spaventato davvero, ma ho cercato di stabilizzarmi. Sono riuscito, sollevandomi un poco, a riprendere respiri corti, ma è stato uno sforzo che mi ha causato un dolore lancinante. Mi sono mosso col bacino e ho capito di essermi rotto il femore. Mi sono mosso con le braccia e ho capito che anche la clavicola era andata. Non riuscivo a togliermi un macigno che sentivo nel petto, poi mi hanno spiegato che era appunto il versamento nei polmoni. La lucidità mi ha consentito però di evitare guai peggiori. Al primo medico che mi ha soccorso ho tracciato il mio quadro clinico ed è rimasto colpito, pensava che fossi già più di là che di qua. 

Poi, la degenza. Quanto è stato complicato non essere in Italia ad affrontarla?

Non molto. Parlo molto bene lo spagnolo per cui le conversazioni erano semplici e lo staff medico è stato sempre gentile e disponibile. Sono rimasto lì 10 giorni, poi mi hanno trasferito al Niguarda di Milano per altri interventi e anche lì sono restato ricoverato 10 giorni.

E adesso, cosa prevede il piano di recupero?

Andrò a Forlì una decina di giorni dove inizierò la riabilitazione con Fabrizio Borra. Inizieremo a fare la conta dei danni più “atletici” e quindi a stabilire le tappe per recuperare fisicamente. Spero, entro maggio, di recuperare tutte le funzioni motorie e potermi rimettere in sella per poi allenarmi tra giugno e luglio e tornare in gara magari a settembre. Questa è la mia visione più ottimistica, ma bisognerà pensare giorno dopo giorno.

I colpi che hai preso ti costringeranno a rivedere la tua messa in sella?

Spero tanto di non doverla modificare, conto sul fatto che sarà il corpo a rimettersi in sesto per stare bene con l’assetto mio. La cosa complicata di un nuovo assetto, sarebbe ritrovare il mio equilibrio, il che allungherebbe il pieno recupero.

E mentalmente? Quanto è difficile rimanere lontano dalle corse?

La prendo con filosofia perché poteva andare peggio. E’ obbligatorio essere ottimisti.

Guardando alle corse, quali sono gli obiettivi di Trek-Segafredo quest’anno? 

Uno degli obiettivi top è il Giro. Pedersen punta alla maglia a punti, sta andando fortissimo e il team ci tiene particolarmente. Anche Ciccone sta dimostrando di essere in forma. Ho sempre sostenuto sia un corridore da classifica generale nelle grandi corse a tappe e quest’anno ha avuto uno step di miglioramento molto importante che passa da una maturità maggiore. Legge meglio la corsa, sa gestirla con più consapevolezza e ha meno stress. Io penso debba crederci.

Al suo primo anno in Trek, nel 2022, Cataldo ha scortato Ciccone al Giro d’Italia
Al suo primo anno in Trek, nel 2022, Cataldo ha scortato Ciccone al Giro d’Italia
In generale è un’epoca d’oro per il ciclismo, zeppa di campioni. Quanto è bello e quanto difficile correrci insieme e contro?

E’ difficile, le corse ormai le vincono sempre gli stessi. Si va talmente forte che non c’è più margine per gli outsider, la giornata buona e la fortuna non servono più. E’ anche bellissimo correre e guardare questo ciclismo, vedere da vicino i vari Van der Poel, Ganna, Van Aert, Pogacar è incredibile perché sono atleticamente fenomenali. La cosa che più colpisce però non è tanto vederli come sono strutturati, quanto lo stile e la facilità con cui pedalano: danno un senso proprio estetico di strapotere.

Fra Santini e la Trek, l’arte e la diplomazia di Leslie

16.12.2021
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Nella hall del Cap Negret di Altea è tutto un ribollire di americani e frasi in inglese. In un tavolo c’è Monica Santini a colloquio con il numero due di Trek, mentre lo staff marketing dello squadrone americano invade sale e salottini per interviste, foto, video e le iniziative che popoleranno le campagne di tutta la stagione. Perciò quando Paolo Barbieri, responsabile italiano dei media, ci gira il nome di Leslie Zamboni, la prima sensazione è che avremo davanti un’italoamericana, perciò l’approccio è in inglese.

Lei si volta. Risponde. Poi con un sorriso esclama: «Sono italiana, se vuoi possiamo parlare italiano».

Leslie ha gesti che lasciano trasparire sicurezza. Solo quando alla fine del nostro incontro le chiederemo di fare una foto, avrà un attimo di tentennamento. Mai chiedere a una donna di fare una foto senza averla avvertita in anticipo…

Leslie Zamboni è arrivata alla Trek dopo aver lavorato per Nalini
Leslie Zamboni è arrivata alla Trek dopo aver lavorato per Nalini

Fra il team e Santini

Di lei vi avevamo parlato in uno dei primi articoli di bici.PRO quando passammo qualche ora nel maglificio Santini e nel mucchio degli scatoloni di fine 2020 intravedemmo un paio di figure che assortivano le forniture di abbigliamento della Trek-Segafredo per il 2021. Di lei ci parlò Stefano Devicenzi, ma non ci era ancora riuscito di incontrarla.

Leslie Zamboni è la figura di raccordo fra il team e l’azienda di Lallio, dipendente direttamente da Trek Italia, per evitare che i corridori tirino matti i tecnici di Santini con le richieste più estemporanee. Non sareste anche voi curiosi di farle decine di domande?

Come arriva Leslie alla Trek-Segafredo?

Come arrivo… (sorride e riordina le idee, ndr). Ho un background di 20 anni nell’abbigliamento per il ciclismo. Lavoravo da Nalini nel commerciale estero, per cui avevo regolarmente a che fare con le squadre. Ho lavorato con la Kelme, la Banesto, l’Astana. A un certo punto mi trovai a lavorare per Trek, che al tempo non aveva una figura interna che si occupasse dell’abbigliamento. E così un bel giorno, il responsabile del team venne a propormi se mi interessasse passare con loro.

E tu?

E io ho pensato che in Nalini mi trovavo benissimo, era anche vicino casa. Ma ho sentito che fosse arrivato il momento di cambiare, così ho accettato e mi sono trovata a lavorare con lo staff per capire in primis come fosse organizzata la squadra. Ho legato con i massaggiatori, ho scoperto i meccanismi e le varie figure che operano e poi ho cominciato a fare il mio vero lavoro.

Ad Altea ogni corridore ha ricevuto due scatoloni pini zeppi di ogni ben di… Santini
Ad Altea ogni corridore ha ricevuto due scatoloni pini zeppi di ogni ben di… Santini
Che sarebbe?

Raccolgo le informazioni che chiunque può darmi per migliorare l’abbigliamento della squadra. Una volta messo a punto questo cumulo di dati, mi interfaccio con Santini che inizia le sue ricerche per capire se le modifiche valgano la pena e siano di facile utilizzo. 

Ci hanno spiegato che il tuo ruolo è anche filtrare le richieste degli atleti.

Esatto (dice con una risata argentina, ndr). Abbiamo 31 ragazzi e 14 ragazze. Quelli che vengono da squadre più piccole, hanno meno esigenze e davanti alle forniture che ricevono spesso rimangono a bocca aperta. Quelli un po’ più esperti fanno richieste e c’è spesso da ragionare se nascano da vere esigenze o da intuizione del momento che dopo qualche ora sono tramontate. Per fortuna alcuni corridori sono un bel riferimento…

Ci hanno parlato di Stuyven.

Esatto, Jasper è un ragazzo molto attento. Testa tutti i materiali, ha un approccio molto logico e pragmatico e non si fa prendere dal momento. Un altro che sta crescendo su questo fronte è Pedersen. Sono atleti sensibili, attenti al dettaglio e poco emozionali. Vivendo al Nord, le loro relazioni sui vari prodotti sono molto attendibili.

Asbjorn Hellenmose e Filippo Baroncini, con la divisa da allenamento e quella da gara
Hellenmose e Baroncini, con la divisa da allenamento e quella da gara
Che cosa significa poco emozionali?

Ci sono corridori che rientrano da un allenamento in cui hanno avuto un problema e vengono a proporti di cambiare la maglia o la giacca per ovviare al problema. Poi vanno a farsi la doccia e se gli chiedi spiegazioni, l’hanno già dimenticato. A volte, se insistono, si fanno cose sapendo che non funzioneranno. Solo così sentiranno di essere presi in considerazione e si renderanno conto che l’idea non funziona. Non mi va di passare per la mamma cattiva che dice sempre di no… A volte poi il processo è inverso. Monica Santini e il suo staff a volte propongono qualcosa. Noi lo prendiamo e chiediamo il feedback dei ragazzi.

Tu sei sempre presente?

Ci sono al ritiro di dicembre per la consegna del materiale e a quello di gennaio per avere i primi report. Poi li seguo alle corse. E’ bene avere un contatto frequente. Li coccoliamo parecchio, d’accordo con Monica (Santini, ndr). Il materiale è tutto fatto su misura e a me piace stare in contatto con i corridori per il rapporto che si crea.

Quanto ti impegna la fase pre ritiro?

Sono nel magazzino di Santini per giorni interi, ad allestire scatole e valigie destinate ai corridori. E’ il momento più caldo della mia stagione. Porto sempre il buon Stefano Cerea, gran lavoratore, esperto e tanto paziente…

I corridori sono mai sfrontati nel chiedere adattamenti?

No davvero, alcuni sono timidissimi, devi capire tu se vogliono dirti qualcosa, magari sdrammatizzando. Una cosa comune a tutti è che sono molto educati. Su questo Guercilena (team manager del team, ndr) è sempre stato intransigente.

Cucitura giubbini Trek-Segafredo, Santini
Nei laboratori di Santini prendono forma le divise del club. Prima del ritiro, i magazzini traboccavano di materiale Trek
Cucitura giubbini Trek-Segafredo, Santini
Nei laboratori di Santini prendono forma le divise del club
E le ragazze?

Abbiamo iniziato tutto da zero, pur avendo buone basi in Santini. Siamo partiti dalle linee già esistenti e abbiamo iniziato lo sviluppo. La cosa più interessante dell’ultimo periodo è lo sviluppo del body da strada, partendo dalla base di quello per gli uomini. Lizzie Deignan si è fatta portavoce dell’esigenza. Abbiamo fatto la modellatura e ora abbiamo fatto la prima fornitura. Siamo molto curiosi di vedere se andrà bene.

La curiosità è legittima: ti senti più una donna Trek o una donna Santini?

Bella domanda (ride ancora, ndr), sono una donna Trek, ma devo dire che con Santini si è creato un ottimo rapporto. Sono molto ferrati, in più parliamo la stessa lingua. Capiscono velocemente le esigenze dei professionisti, si tratta di uno scambio equo, perché comunque dal team arrivano spesso feedback interessanti per la produzione.

Trek Italia: la bici è rientrata nella nostra cultura

01.03.2021
6 min
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Che cosa sia successo in Trek Italia alla ripresa della vita dopo il lockdown di marzo 2020 e in che modo vadano avanti gli affari è il focus di questo incontro con Davide Brambilla, Amministratore Delegato della filiale italiana del marchio del Wisconsin. E’ una fortuna, per quello che è emerso finora nel nostro viaggio attraverso il mondo dell’industria ciclistica, essere agganciati a colossi commercialmente così forti. In un modo o nell’altro, infatti, le risorse e le competenze della casa madre riescono a puntellare le situazioni che più di altre sono andate in sofferenza. Così è stato per Specialized e Cannondale, così è stato per Bianchi e per il marchio Cervelo inserito nella colossale holding olandese Pon.

«Abbiamo la fortuna di far parte di una multinazionale – conferma Brambilla – per cui già a febbraio, quando da noi ancora non si era fermato nulla, dal Far East ci arrivavano segnali incoraggianti sulla ripresa del mercato. Sapere con un paio di mesi di anticipo quello che sarebbe successo ci ha permesso di prevedere qualcosa e di iniziare con gli approvvigionamenti».

Davide Brambilla accoglie in sede Pedersen iridato 2019 (foto Trek)
Brambilla accoglie in sede Pedersen iridato 2019 (foto Trek)

Come avevamo già spiegato in un nostro precedente incontro, Trek Italia si occupa più direttamente della diffusione commerciale del marchio nel nostro Paese, mentre il rapporto con il team di Nibali e Ciccone, Longo Borghini e Paternoster viene tenuto direttamente dalla casa madre. Ugualmente, gli atleti italiani della Trek-Segafredo sono all’occorrenza i migliori testimonial per le campagne sul territorio nazionale. Anche via social, quando il Paese si è fermato.

Per cui a febbraio si inizia a intuire che dopo il panico ci sarà la ripartenza: quali strategie avete messo in atto in Trek Italia?

Negli Stati Uniti si è capito quello che stava per succedere, per cui a marzo abbiamo iniziato a raccontare in videoconferenza ai nostri dealer quello che avremmo fatto. In questo modo anche noi di Trek Italia siamo riusciti a mantenere gli ordini senza ricevere cancellazioni. Alla riapertura dei negozi, avevamo già un programma di consegne da rendere esecutivo e abbiamo ripreso subito a spedire. Anche se, al netto di ogni previsione possibile, quello che è successo ci ha spiazzato parecchio. La domanda è stata tale che le scorte si sono assottigliate e siano entrati in una fase di sofferenza.

I pro’ aiutano nello sviluppo della bici: la Madone con cui oggi vince Pedersen è… figlia di Cancellara (foto Trek)
La Madone di Pedersen è… figlia di Cancellara (foto Trek)
Che cosa non era stato previsto?

Che stava per nascere un pubblico nuovo. Che la bicicletta non sarebbe rimasta uno strumento per fare esercizio, ma stava diventando un fenomeno culturale. Non c’erano altre opportunità. Le famiglie non avevano più la possibilità di progettare le vacanze e la bici è arrivata a un uso diverso da quello che se ne faceva in passato. E il distanziamento sociale ha fatto il resto.

In che senso?

Nel senso che quando si è iniziato a parlare con terrore dell’affollamento degli autobus e dei treni, chi ha potuto ha scelto mezzi alternativi e la bici è entrata nel novero delle possibilità. Anche per persone che non l’avrebbero mai nemmeno considerata. Lo sapete com’è. Te ne innamori e ne diventi subito il più accanito sostenitore. Si è creato un passa parola che ha innescato la valanga degli acquisti.

La bicicletta è rientrata nella cultura italiana, per grandi e piccini (foto Trek)
La bicicletta è rientrata nella cultura italiana, per grandi e piccini (foto Trek)
Nel nome dell’attenzione per l’ambiente?

Sono state toccate le abitudini e le idee. Poi è chiaro che l’auspicato cambiamento radicale delle abitudini non ci sarà, ma tante persone hanno sposato i concetti del green e del rispetto dell’ambiente e hanno cominciato a guardare verso altri Paesi europei, in cui la mobilità sostenibile ha cambiato le città. Per questo non credo sia una fase destinata a chiudersi.

Pensa che le città italiane saranno… salvate dalla bicicletta?

In alcune grandi come Milano, se ne vedono già molte più di prima, anche a Roma. Ci sarà una crescita costante, se il Governo saprà assecondarla.

Probabilmente rispetto ad aziende votate esclusivamente (o quasi) al settore corsa, il fatto di avere una gamma praticamente completa vi ha dato un bel passo, giusto?

E’ stata la nostra fortuna. Tutti i tipi di bici e tutti i segmenti di mercato sono cresciuti in modo omogeneo e sostanziale, forse con l’elettrico in testa al gruppo.

L’elettrico dà modo a tutti di avvicinarsi al ciclismo (foto Trek)
L’elettrico dà modo a tutti di avvicinarsi al ciclismo (foto Trek)
E’ un po’ il ritornello di questi tempi…

La pedalata assistita agevola l’avvicinamento. La bici è sempre stata dipinta quasi come uno strumento di tortura, poter alleviare la fatica ha convinto tanti a fare il passo in più su tutti i terreni. Anche a quelli che non erano allenati. Il prodotto elettrico è destinato a crescere, ma in Italia l’appassionato utilizzerà sempre il prodotto tradizionale. Devo dire che malgrado quello che si dice e che abbiamo letto, non ci aspettiamo un cambiamento radicale.

Di fatto però, stando a quanto ci siamo detti, il ciclismo sportivo resta nel suo ambito meraviglioso e a crescere è il resto: in che modo avere una squadra WorldTour è un investimento vantaggioso?

Siamo l’unico gruppo proprietario di un team e la scelta è dovuta sostanzialmente a due motivi. Il primo è che siamo sicuri che il prodotto corsa rimarrà trainante. Il secondo è che tutti i nostri atleti partecipano quotidianamente allo sviluppo dei prodotti. Attualmente il loro apporto è fondamentale. Avevate già scritto del ruolo di Cancellara nel progettare la Madone, ma la raccolta dei loro feedback non si ferma mai. Senza la Trek-Segafredo, non esisterebbero questi prodotti.

Corre su Trek anche Lucinda Brand, vincitrice di tutti i titoli di cross 2020
Corre su Trek anche Lucinda Brand, dominatrice nel cross 2020
All’inizio abbiamo parlato delle conferenze con i dealer. Crede che il negozio di biciclette sia destinato a cambiare aspetto?

E’ una mutazione già iniziata prima, a dire il vero. Il livello si alza e noi di Trek Italia siamo i primi a credere nella necessità di formare i nostri rivenditori. Spendiamo milioni di dollari su corsi online, in cui il dealer può entrare per sviluppare le sue competenze, mentre con il retail interveniamo anche nello sviluppo degli spazi interni. La vecchia bottega esisterà sempre meno oppure dovrà specializzarsi, che poi è il passo più intelligente, allo stesso modo in cui è cresciuta la competenza della clientela.

Il bonus bici ha aiutato?

E’ stato un supporto ulteriore per questa spinta verso la bicicletta, ma ho idea che il boom ci sarebbe stato lo stesso. Ricordate quale grande voglia avessimo di uscire di casa? I più hanno comprato la bicicletta credendo che un giorno avrebbero riavuto indietro una fetta dei soldi spesi, ma per loro la cosa più importante era salire in sella e uscire all’aria aperta.

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Sede Trek Italia Bergamo, dicembre 2020

Trek Italia: campioni, social, bici e sicurezza

14.12.2020
5 min
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Metti un giorno nella sede di Trek Italia a Bergamo, che sul cancello ha scritto Waterloo-Wisconsin, per parlare di professionisti e mercato delle bici. Cercando di capire in che modo avere in sella Nibali e la Paternoster, ad esempio, si traduca in volume di affari. All’interno del mega open space ci accoglie Rudy Pesenti, responsabile Media & Events di Trek Italia. La mascherina e l’andatura dinoccolata. Così dopo un giro di visita e un caffè, ci accomodiamo sugli sgabelli alti della sala destinata al riposo e il viaggio comincia, con una doverosa premessa.

«La gestione tecnica del team Trek-Segafredo – dice – non riguarda noi, quanto piuttosto la sede americana, dato che è l’unico team di proprietà. Hanno uno staff creato su misura, con due figure di riferimento. Bruno Savona sul fronte sponsor e Matt Shriver per Trek e Sram. I corridori parlano con loro».

Sede Trek Italia Bergamo, dicembre 2020
Sempre presente, nella sede di Trek Italia, il richiamo alla sede centrale nel Wisconsin
Sede Trek Italia Bergamo, dicembre 2020
Il richiamo alla sede centrale negli Usa
A quanto vi risulta, in ogni caso, i feedback dei corridori contribuiscono al miglioramento del prodotto?

Parecchio. La Domane praticamente l’ha sviluppata Cancellara, mentre ora c’è Nibali che ha ragionato parecchio sulla nuova Emonda. Non tutti sono in grado di fare queste cose. Tanti corridori dove li metti, stanno.

In quale altro modo i corridori sono di supporto?

Nelle scorse settimane abbiamo dato una city bike alla Paternoster, una gravel a Conci e Nibali ha in mano la mountain bike. La loro azione sui social network per noi è un grande aiuto. I social contano tanto. Durante il lockdown si parlava solo di Nibali. Abbiamo fatto delle dirette incredibili con grandi numeri.

Di conseguenza l’amatore vuole la bici del campione?

In Italia c’è la mania di avere la bici migliore e del resto avere un team porta il pubblico ad appassionarsi a certi modelli. La colorazione team comunque viene riproposta su vari livelli della gamma, in modo da poterla avere senza spendere per forza il massimo. Anche sulla Project One, che prevede la personalizzazione massima.

Sede Trek Italia Bergamo, dicembre 2020
Bici e foto di imprese: non solo agonismo, anche avventura a casa di Trek Italia
Sede Trek Italia Bergamo, dicembre 2020
Bici e imprese, agonismo e avventura
Quindi i campioni sono gli ideali testimonial delle vostre bici?

Di tutti gli sponsor, a dire il vero. Nibali ha sempre parecchi appuntamenti, anche se diventa inavvicinabile durante la fase di preparazione. Noi lo chiamiamo se abbiamo delle attività importanti, come ad esempio l’inaugurazione di qualche negozio monomarca.

Nibali usa anche la gravel…

E’ venuto qua e ne ha vista una nello show-room. La voleva a tutti i costi, ma gli ho detto che non potevo dargliela perché mi serviva e che per averla avrebbe dovuto comprarla. Loro per l’acquisto hanno un canale a parte e so che alla fine se l’è comprata davvero. La gravel è esplosa dopo il lockdown…

Fatto inatteso?

E soprattutto imprevedibile. Le compra gente che prima usava la bici in modo diverso. Le usano per il parco, per andarci al lavoro e per fare qualche uscita. Un pubblico cui ci stiamo avvicinando. Altri la prendono come seconda bici, che fa più gruppo perché è meno corsaiola. E’ un oggetto di moda, ma non è la fat-bike o la fixed, per intenderci. E’ una moda che ha fondamenti tecnici. In Italia siamo partiti adesso, ma l’Uci sta già mettendo mano a un campionato del mondo per il prossimo anno.

Sede Trek Italia Bergamo, dicembre 2020, luci diurne
Sicurezza sulla strada: maglie fluo e le luci accese anche di giorno
Sede Trek Italia Bergamo, dicembre 2020, luci diurne
Luci diurne: la sicurezza al centro di tutto
Il lockdown ha portato anche a voi la grande crescita di cui si parla?

Una crescita quasi perfettamente divisa in tre. Un 33 per cento all’elettrico e quota identica per strada e mountain bike. E la gravel che resta trasversale. Di fatto abbiamo finito le bici. Per cui, se i negozianti hanno fatto bene il loro lavoro, le bici sono disponibili. Ma chi volesse partire adesso da zero, avrebbe da aspettare. Il boom è stato imprevisto e a livello mondiale e le aziende che producono componenti, soprattutto i gruppi, non riescono a stare dietro alle consegne. All’inizio temevamo che il Covid avrebbe avuto ricadute pesanti sulle vendite, invece ci è bastato un mese per appianare il buco.

Il team ha in mano le bici nuove?

Madone ed Emonda sono le stesse del Giro e per il 2021 si manterranno le colorazioni di quest’anno. Adobati, il meccanico italiano del team, dice che pur avendo circa cinque bici a testa, cercano di fare una rotazione, in modo che tutte le bici abbiano gli stessi chilometri e il carbonio non venga stremato dall’uso troppo prolungato.

Per le vostre campagne è utile avere corridori italiani oppure la nazionalità non fa differenza?

Meglio avere gli italiani e grazie a Segafredo e al Giro d’Italia, ce ne sono sempre diversi. Così non abbiamo problemi a parlare con loro. Quelli che abitano vicino, vengono qua una volta alla settimana. Giovedì scorso c’era qua Ciccone.

Sede Trek Italia Bergamo, dicembre 2020, Emonda
La bici del team, resta la regina dello show-room di Trek Italia
Sede Trek Italia Bergamo, dicembre 2020, Emonda
La bici del team regina dello show-room
Paternoster significa ciclismo femminile, ma nel catalogo non ci sono modelli dedicati, giusto?

C’erano, ma non le compravano, perché le ragazze volevano quelle da uomo. Perciò i modelli specifici sono stati eliminati, mentre quelli in catalogo prevedono un range di misure e accessori che possano andar bene a tutti. La percezione è che il pubblico femminile stia aumentando ma non abbiamo dati a conforto. Basti pensare però che oggi ci sono in strada le ragazze che fino a prima della chiusura per Covid erano nelle palestre a fare spinning. E guardandosi in giro, anche le altre marche puntano su ambassador donne.

Tra i cavalli di battaglia di Trek c’è da sempre la sicurezza.

Siamo stati fra i primi a presentare le luci diurne e le maglie giallo fluo, studiate prima ancora che la squadra arrivasse a Santini. E’ un’attenzione nata cinque anni fa, qualcosa di cui andiamo particolarmente fieri.