Polonia junior, anche Kwiatkowski è passato di qui

16.08.2021
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Il Tour de Pologne non è solo una corsa a tappe del calendario WorldTour, ma parallelamente c’è anche la versione “junior”. Non confondetevi però con la prima categoria giovanile internazionale, perché l’appellativo della gara è puramente informale: qui corrono ragazzini dagli 11 ai 14 anni, ovvero l’equivalente dei nostri giovanissimi (le ultime due annate) ed esordienti. 

Abbiamo chiesto ad Agata Lang, vicepresidente di Lang Team la società organizzatrice del TdP, di illustrarci meglio questa iniziativa collaterale che affonda le proprie radici nel recente passato.

Quasi tutte le tappe del Polonia junior avevano la frazione per bimbi
Quasi tutte le tappe del Polonia junior avevano la frazione per bimbi
Agata raccontaci questa manifestazione.

Il Tour de Pologne junior è composto da quattro tappe quasi consecutive. Abbiamo iniziato l’11 agosto a Rzeszòw, poi abbiamo proseguito il 13 a Bielsko Biala, saltando quella di Bukovina perché c’era della salita ed era troppo impegnativa per i bambini. Poi il 14 a Katowice e il finale il 15 a Cracovia. Tutte si disputano su un circuito nelle sedi di arrivo con chilometraggi totali compresi tra i 9 e i 20 chilometri. Ci sono tre partenze diverse: maschi 13/14 anni, femmine 13/14 anni e poi tutti assieme quelli di 11/12 anni. Infine c’è la novità di quest’anno, ovvero le tre maglie di leader. Gialla per la classifica generale, nera per quella a punti e blu per il più combattivo. In pratica non manca niente. Tutti gli altri partecipanti invece corrono con una maglia rossa che gli consegniamo noi dell’organizzazione.

Mentre descrivi questa corsa ti si illuminano gli occhi.

E’ vero. I ragazzini sono preparatissimi. Tutti con il loro direttore sportivo e persino con i loro supporter, oltre alle famiglie al seguito. E’ un divertimento per loro ma è anche un modo per appassionarli al ciclismo. Penso e spero in futuro di trovare le prossime stelle, come ad esempio è stato per Kwiatkowski che anni fa aveva partecipato ad una delle nostre gare.

Da quanti anni esiste questa gara in miniatura?

Io la organizzo dal 2009, ma in realtà è iniziata più di vent’anni fa con mio nonno, padre di mia madre Margherita, che è stato corridore, vincendo tra l’altro il Tour de Pologne per tre anni consecutivi (Marian Wieckowski dal 1954 al 1956, ndr). Negli ultimi anni è sempre stato presente e si occupava di tutto ma purtroppo è mancato l’anno scorso. Non è stato solo il mio nonno, ma lo è stato per tutti i bambini che hanno partecipato, per cui abbiamo dedicato l’evento alla sua memoria. Anzi, la miglior squadra ha avuto un premio speciale ricevendo una coppa che porta il suo nome.

La gara junior è supportata dalla Federazione ciclistica polacca?

Assolutamente sì, il Polonia junior fa parte del calendario nazionale ed inoltre abbiamo il patrocinio anche del Ministero dello Sport, come si vede sul nostro road book. E’ un progetto importante, tant’è che i ragazzi si preparano tutta la stagione e negli ultimi due anni erano preoccupati perché temevano che con il covid non ci sarebbe stata. Mi chiamavano in tanti per avere informazioni, ci tengono tanto. Per loro è l’evento dell’anno.

E quanti partecipanti ci sono stati?

Quest’anno purtroppo abbiamo dovuto limitare il numero a 250 ragazzini per le questioni legate al coronavirus, le richieste erano tantissime rispetto a quello che potevamo ammettere, ma in passato ne abbiamo avuti anche 600 o addirittura 700. 

Sono numeri incredibili. 

Sì, davvero. Ovviamente erano distribuiti in più categorie, da un minimo di 8 anni ad un massimo di 14. In futuro vorrei aggiungere anche i ragazzi di 15 e 16 anni. E’ il mio sogno.

E con la promozione di questa corsa come va? Come viene percepita in Polonia?

Diciamo che sfrutta la pubblicità che facciamo per il Tour de Pologne dei professionisti. Lo avrete visto anche sul percorso della gara o sulle strade alternative dei trasferimenti che abbiamo anche tanta cartellonistica che lo promuove. Abbiamo sempre la televisione al seguito, dall’inizio alla fine delle tappe, poi ci sono tante radio nazionali e regionali, per cui direi che ha buona visibilità.

A Cracovia abbiamo visto sul palco i vincitori di due Tour de Pologne.

Sì, giusto e vi diro di più. Per entrambi abbiamo predisposto gli stessi trofei che da anni ci produce Mirko Demattè, nostro amico ed artista trentino (di Pergine Valsugana, ndr). Tutti e due hanno ricevuto lo stesso premio.

Una grande soddisfazione per i ragazzini ma anche per voi che organizzate.

Certo. E’ un progetto che personalmente mi entusiasma molto, non solo per il coinvolgimento, ma perché sono la parte più bella della giornata. Sono meravigliosi, ti fanno divertire

Testimonial d’eccezione, John Lelangue, diesse della Lotto Soudal
Testimonial d’eccezione, John Lelangue, diesse della Lotto Soudal
Questo evento collaterale potrebbe essere mutuato, magari non su tutte le tappe, anche al Giro d’Italia o nelle altre gare WorldTour?

So che La Vuelta aveva una manifestazione simile per i bambini delle scuole, ma non so quante tappe facessero. Anche al Tour de France c’era qualcosa del genere tempo fa. Sarebbe bello però che quasi tutte le gare dei professionisti avessero un evento così, perché bisogna pensare ai più piccoli e per loro è un’occasione unica. Si porterebbero l’emozione e i ricordi di queste gare per tutta la vita.

Terzo posto e scelta Alpecin: «La mia squadra su misura»

14.08.2021
5 min
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Il ciclomercato in questo periodo della stagione è sempre in fermento tra nuovi annunci, rumors e riconferme. Al Tour de Pologne ci sono tanti corridori alle ultime recite con la propria squadra prima di passare nella nuova dal 2022 ed uno di questi è Stefano Oldani.


Il 23enne milanese ci aveva detto in anteprima del suo ingaggio alla Alpecin-Fenix per i prossimi due anni, riprendendo anche le parole del suo diesse John Lelangue che, sempre a bici.PRO, aveva dichiarato che lo vedeva in una squadra che gli desse maggiore libertà in base alle sue caratteristiche pur mantenendo un giudizio positivo su di lui.

Il terzo posto centrato a Bielsko-Biala nella quinta tappa del Polonia – dietro a Nikias Arndt del Team Dsm e Matej Mohoric della Bahrain-Victorius (foto di paertura) – gli regala morale, anche per come è nato questo piazzamento (avendo avuto via libera da Degenkolb per disputare lo sprint). Ma proviamo ad approfondire il suo passaggio alla corte di Mathieu Van der Poel.

Torniamo su questa notizia partendo dalle parole di Lelangue.

Penso che lui abbia ragione nel senso che quest’anno al Giro i miei spazi alcune volte li ho avuti però più volte, come anche qui in Polonia, sono stato al servizio dei capitani.

Poi ci avevi detto sinteticamente che ti hanno preso per essere d’appoggio a VdP. 

Esatto, sarò in supporto a lui nelle gare in cui lui parteciperà, mentre nelle altre corse potrò giocarmi le mie carte. Questa è una buona notizia per me e non vedo l’ora di iniziare questo nuovo capitolo della mia giovane carriera.

Spiegaci meglio. Lui sarà il faro.

Sicuramente avendo in squadra un campione come Van der Poel, il focus sarà su di lui nelle gare principali, chiaramente a quelle a cui parteciperà. Penso abbiano un bel progetto. La squadra mi ha voluto perché quando non ci sarà lui avrò le carte in regola per giocarmi le mie possibilità. Loro lo sanno e credono in me. E come ho dimostrato col terzo posto di oggi posso esserci e posso fare bene.

C’è un po’ di rammarico ad aver trovato questo risultato a firma già avvenuta?

A dire il vero avevo già avuto contatti con la Alpecin-Fenix e con altre squadre interessate a me e la mia idea era già questa, di cambiare. Per Lelangue, come ha detto, era meglio che io trovassi una squadra dove avere più spazio.

In fuga con Gilbert alla Parigi-Nizza. Il belga è stato per due anni il suo mentore alla Lotto Soudal
In fuga con Gilbert alla Parigi-Nizza. Il belga è stato per due anni il suo mentore alla Lotto Soudal
Tecnicamente fai un passo indietro, ma la Alpecin-Fenix è un team professional sui generis. Non dovresti sentire la differenza, la qualità delle gare sarà quasi intatta visto che sono primi nel ranking dedicato alla loro status.

Sicuramente, anzi. Vi dirò la verità, quando dovevo prendere questa decisione dopo la loro proposta, lì per lì in modo “ignorante” ho pensato che stavo firmando per una professional. Poi ci ho riflettuto subito, ho guardato i loro risultati, sarebbero ottavi nella classifica WorldTour e poi so che loro partecipano a corse di rilievo grazie alla classifica speciale che vincono negli ultimi anni con tanti punti di vantaggio. Hanno un budget importante e tanti corridori che vanno forte. Credo di aver fatto un passo importante, sicuramente non indietro.

Conosci già qualcuno a parte i soliti noti?

Non hanno solo Van der Poel o Merlier, ci sono anche Gianni Vermersch e tanti altri giovani, compreso il giovanissimo Ben Tulett (britannico classe 2001, ndr) che è qui in gara al Polonia.

Ieri al Polonia, Oldani ha fatto la volata al posto di Degenkolb, arrivando terzo
Ieri al Polonia, Oldani ha fatto la volata al posto di Degenkolb, arrivando terzo
Perché hai accettato la loro proposta?

Cercavo una squadra con una mentalità vincente e ambiziosa. Penso che la Alpecin-Fenix mi rispecchi. Lo si capisce da come affrontano tutte le gare a cui partecipano, che abbiano Vdp alla partenza oppure no. Era quello che cercavo per migliorarmi.

Da junior hai vinto un tricolore a crono, nella quarta tappa di media montagna qui in Polonia sei andato bene, ieri hai fatto terzo in volata. Sei ancora giovane, quali sono le tue vere caratteristiche? Cosa stai facendo per diventare più completo?

Mi sto riscoprendo tanto, perché l’anno scorso facevo le volate di gruppo, sfruttando il mio spunto veloce, ma non sono abbastanza esplosivo per vincere gli sprint compatti. Sto migliorando molto in salita, grazie al mio preparatore con cui ho analizzato i dati. E ad esempio, a San Sebastian ho fatto valori importanti per il mio peso. Ancora non so quali sono le mie caratteristiche, non voglio pormi limiti e spero di scoprirmi strada facendo. Spero anche di tornare a lavorare a crono per puntare a piccole corse a tappe come questa per la generale. Non sono un cronoman puro, la mia corporatura non è quella, ma in futuro in gare del genere potrei dire la mia.

Cavagna, bergamasco in incognito alla corte di Bramati

13.08.2021
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In Francia, si sa, mettono l’accento su tutto, ma il loro attuale campione nazionale potrebbe essere tranquillamente quello italiano. Il nome tradisce le sue radici: Remi Cavagna – che il 10 agosto ha festeggiato il suo 26° compleanno – pedala forte con un pizzico di sangue del nostro Paese.

Lo abbiamo avvicinato in Polonia per capire meglio le origini e le caratteristiche dell’atleta della Deceuninck-Quick Step.

Remi come sta andando il Tour de Pologne?

Sta andando bene finora con due vittorie di Joao (Almeida, ndr) che guida anche la generale. Per me è davvero bello anche se non ho ancora vinto. Dobbiamo scegliere ogni tanto perché abbiamo lui che è leader, ma avrò una buona opportunità nella crono domattina e vedremo come andrà.

Al Polonia ha lavorato per Almeida, pensando alla crono del penultimo giorno
Al Polonia ha lavorato per Almeida, pensando alla crono del penultimo giorno
Appunto, la crono di Katowice di 19 chilometri dove tu sei uno dei favoriti. Immaginiamo sia il tuo obiettivo di questa corsa.

Sono molto motivato, mi sento forte e in buona forma. Lo mostro ogni giorno qui lavorando per il team fino ai finali di tappa. Penso che sia una delle prime volte che mi sento gambe come adesso e la crono è davvero una grande occasione su una giusta distanza. Guardavo già a questa cronometro da tempo perché ho fatto le Olimpiadi e a Tokyo non è andata bene (ha disputato sia la prova in linea, senza finirla, sia contro il tempo chiudendo al 17° posto, ndr) come invece al campionato francese. Volevo una rivincita e posso rifarmi a Katowice.

A proposito di cronometro. Quest’anno al Giro d’Italia hai fatto secondo dietro Ganna nell’ultima tappa a Milano. Senza quella caduta avresti vinto? Raccontaci quell’episodio.

No, ho fatto il mio massimo. In quella ultima curva sono arrivato molto forte, a blocco. E così a cinque metri dalla caduta stavo ancora pensando a quando arrivava la curva per girare a sinistra. E’ stato un mio errore. Mi sono alzato da terra subito perché volevo riguadagnare il tempo per vincere. Ho perso per dodici secondi che sono niente, ma Ganna ha bucato ed io sono caduto, quindi è stato uguale.

Tu hai un cognome italiano. Raccontaci le tue origini italiane, che dovrebbero essere bergamasche, e che legame hai con l’Italia.

Si, mio padre e mio nonno vengono dall’Italia, da un piccolo paese vicino a Bergamo. Non ricordo il nome, non ci sono mai stato, ma è vicino a Serina (il paesino è Lepreno, ndr). Sono stato lì attorno col Giro d’Italia, ma non conosco la famiglia. Ci sono molti Cavagna nella zona, potrei organizzare qualche giorno di allentamento lì e in quella occasione incontrarli, sarebbe fantastico. Anzi farei un giro in bici, mi fermerei per prendere un caffè e poi proverei a cercare la casa.

Vai forte a crono, hai vinto già qualche semi-classica al Nord ed una tappa alla Vuelta nel 2019. Che tipo di corridore è Remi Cavagna? Cosa vuol fare da grande?

Cerco di essere veloce e di arrivare in tempo come il mio soprannome che è TGV, ma ogni tanto anche quel treno in Francia arriva in ritardo (ride, ndr). Mi piace la salita, pedalare forte in pianura nelle cronometro ma non sono uno sprinter. Cerco di allenarmi sulle montagne perché posso diventare un corridore più completo. Un giorno mi piacerebbe vincere qualche vera classica e sarà bello scoprire una gara come il Fiandre. Potrei essere un corridore adatto a piccole gare a tappe come la Parigi-Nizza, sarebbe bello vincerla. Questi sono i miei obiettivi.

Al Romandia di quest’anno, ancora campione nazionale della crono, Cavagna ha vinto quella di Friburgo
Al Romandia di quest’anno, ancora campione nazionale della crono, Cavagna ha vinto quella di Friburgo
La gara che vorresti vincere?

I mondiali a crono sono uno dei miei principali obiettivi di fine stagione. Vincere la crono di Katowice mi darebbe tanto morale e tanta confidenza. Certo, dovrò avere la buona forma di adesso.

Per l’anno prossimo hai già rinnovato il contratto con la Deceuninck o vuoi avere più spazio in un’altra squadra.

Questa è buona domanda, ma dovrete attendere le prossime notizie (a microfoni spenti ce lo ha detto, aspettiamo e rispettiamo il comunicato ufficiale, ndr).

E-bike e settimana light: due cosette da chiedere ad Artuso

13.08.2021
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Dopo l’intervista con Mohoric di qualche giorno fa, era rimasta addosso un po’ di curiosità legata a due aspetti. L’uso della e-bike e l’apparente leggerezza della settimana che ha portato lo sloveno dalla Clasica San Sebastian al Tour de Pologne. Così questa volta abbiamo bussato alla porta di Paolo Artuso, il suo allenatore, giusto per farci spiegare i due aspetti e continuare a seguire le corse con la… coscienza a posto. Ieri infatti Mohoric è arrivato secondo a Bukovina Resort, tappa regina del Polonia, battuto in volata dal leader Joao Almeida e davanti ad Andrea Vendrame.

Idea e-bike

«Il fatto di usare l’e-bike – sorride Artuso – è stata una sua idea, anche perché è l’unico ad averla a casa, però sarebbe una pratica esportabile anche ad altri. Gli capita di usarla per velocizzare l’azione in salita senza un grosso carico muscolare. Stiamo parlando di una mountain bike, perciò di solito sceglie salite sterrate pedalabili, niente di pericoloso. Non è la stessa cosa di fare dietro moto, però permette di far girare le gambe a una velocità che normalmente richiederebbe uno sforzo ben superiore».

Poi con un sorriso colpevole più per averlo pensato che per l’idea in sé, Artuso va oltre, chiedendo la clemenza dei meccanici e sapendo che probabilmente non se ne farà mai nulla.

«Seguendo il discorso – dice – sarebbe molto interessante avere delle e-bike anche nel giorno di riposo di un grande Giro. Per il tipo di sforzo. Ma sarebbe troppo complicato dal punto di vista logistico. Servirebbe quasi un mezzo solo per quello e penso proprio che i meccanici mi ucciderebbero…».

Mohoric brillante al Polonia dopo una settimana di allenamenti di mantenimento
Mohoric brillante al Polonia dopo una settimana di allenamenti di mantenimento

Sette giorni, 15 ore

Sul carico settimanale fra una corsa e l’altra invece, si capisce presto che ogni corridore è fatto a modo suo e che non tutti possono permettersi giorni così leggeri. E a questo punto anche l’uso della e-bike trova una collocazione ben precisa.

«Fra San Sebastian e il Polonia – ammette, offrendo riscontro alle parole di Mohoric – abbiamo fatto solo 15 ore di allenamento, davvero poco. Un po’ perché Matej era obiettivamente stanco. Ha fatto un carico di lavoro notevole d’inverno. Poi ha preparato il Giro, è caduto, è stato fermo ed è dovuto ripartire da zero. Ha fatto il Tour ed è andato forte, mettendosi in luce in tappe anche piuttosto dure (due le ha vinte, ndr). Ha mollato un po’ nel periodo delle Olimpiadi ed è dovuto ripartire un’altra volta. Ognuno ha la sua gestione, ma lui quando molla ha l’intelligenza di non prendere peso, cosa che altri faticano a fare».

Sistema in crisi

E così, anche davanti alle temperature elevate di questa parte di estate, le settimane fra una corsa e l’altra servono soprattutto per i richiami necessari.

«Dopo che hai fatto il Tour – dice Artuso – la resistenza non è più un problema, mentre si deve lavorare per mantenere l’anaerobico e la potenza. Quello che fa Mohoric è inserire nelle uscite degli strappi di cinque minuti da far forte, monitorati in modo preciso, impostando watt e durata. Lavori di forza con variazioni di cadenza, non le solite Sfr, che semmai si fanno d’inverno a 40 rpm. Adesso ad esempio le fa alla soglia a 60 rpm. Il metodo di lavoro seguito con lui già dall’inverno è diverso da quello che avevamo seguito nei due anni precedenti. Il sistema è mettere in crisi il sistema. Perciò abbiamo eliminato la palestra per cambiare lo stimolo e sono cose che puoi fare se conosci bene l’atleta lavorandoci da tanto. Se segui sempre gli stessi schemi, lo stimolo diventa progressivamente meno allenante».

Stimoli soggettivi

Ragionamenti di esperienza, che hanno alla base nozioni di fisiologia e fanno pensare – lo ammettiamo sorridendo e Artuso annuisce –  alla rotazione delle colture nei campi. Affinché il terreno sia sempre fertile, occorre non pretendere sempre gli stessi nutrienti, ma variare lo stimolo affinché rimanga ricco sia pure con modalità differenti.

«Però servono fisici capaci di rispondere bene – prosegue – e anche atleti cui si richiede brillantezza. Se si tratta di preparare un corridore che dovrà soltanto tirare, si privilegerà il lavoro sul medio. Matej non è un corridore esplosivo, ma se ti prende dieci metri, fai fatica ad andare a tornargli sotto. Però bisogna metterlo nelle condizioni di prendere quel vantaggio».

Vuelta per Landa

Per l’ultima annotazione ci spostiamo da Mohoric a Landa, incuriositi di sapere che cosa potrà fare il basco alla Vuelta, che inizia fra due giorni, avendo dalla sua tutta la squadra, compreso Caruso, uscito dal Giro e dalle Olimpiadi.

«Saremo tutti per lui – conferma Artuso, che seguirà la corsa spagnola dopo il primo riposo – e a Burgos si è visto che sta già bene (Landa ha vinto la corsa davanti a Fabio Aru, prendendo la maglia l’ultimo giorno, ndr). Non doveva andarci, ma a casa sua era troppo caldo per lavorare bene e abbiamo cambiato il programma. Alla Vuelta farà il suo. E chissà che non sia il modo per rifarsi dopo la sfortuna del Giro».

Tutto a rotoli dall’Australia: Damiani spiega Viviani

12.08.2021
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Roberto Damiani è al Tour de Pologne con cinque corridori soltanto. Due infatti si sono ammalati e dovendo sottostare alla sequela di controlli anti Covid, per la Cofidis non c’è stato più il tempo per sostituirli. Viviani è appena tornato dalle Olimpiadi, il mercato ha confermato l’ingaggio di Bryan Cocquard e un altro grande velocista sarebbe in arrivo. Ci sarà ancora posto per il bronzo olimpico dell’omnium? Si è parlato per settimane di Deceuninck-Quick Step ed Eolo, ma ieri in un’intervista realizzata in Polonia dal nostro Simone Carpanini, Attilio ha fatto capire che la porta della Cofidis non sia ancora chiusa. Come vanno le cose tra il veronese e il team francese?

«La porta non è chiusa – sorride Damiani – e non è nemmeno aperta. Il suo procuratore Giovanni Lombardi e Vasseur (Cedric, team manager della squadra, ndr) si sono lasciati dopo il Giro d’Italia rimandando tutto a dopo Tokyo. Consonni aveva firmato durante il Giro, con Elia il problema sarà trovare un accordo economico e di gestione. Ieri abbiamo avuto una riunione con Vasseur e si diceva che vorrebbe arrivare a 28-30 corridori. Quindi non ci sarebbe problema di posto, ma Viviani non è un corridore qualunque e merita rispetto. Ma probabilmente si dovrà ragionare sulle sue pretese».

Secondo Damiani perché questa storia non ha funzionato?

Andrebbe fatta un’analisi approfondita, ma la prima cosa è che le Olimpiadi preparate e poi rimandate hanno portato via tanta concentrazione. Poi c’è stata la mancanza di risultati che non l’ha reso leader in Cofidis. La caduta in Australia ha inciso moltissimo. Poi siamo tornati in Europa e il Covid ci ha ribaltato la vita. Il Tour è stato durissimo, moralmente e come percorso, anche per l’esclusione di Sabatini. E anche il Giro è stato un continuo rincorrere. Al goleador si chiedono i goal. Se anche corre tanto e non segna, ha un problema. Ed Elia semplicemente non ha vinto.

Cosa cambiava senza la caduta australiana?

Veniva a casa con la prima vittoria Cofidis, era una frittata girata. Non cambiava niente sul suo valore, ma saremmo andati al lockdown con tanta più fiducia. Come non ha cambiato niente la vittoria di Cholet ad aprile, quando abbiamo ripreso in mano il programma concordato con lui e lo abbiamo mandato in Francia al posto della Gand. Per provare a vincere serviva un bagno di umiltà. A un atleta per cui le mancate vittorie sono frustate sull’anima.

Elia ha detto che queste prestazioni su pista potrebbero ridargli lo smalto anche su strada.

Sono state dette e scritte tante cose sui social, che magari amplificano le parole. Elia rifletta sul fatto che si senta a casa solo in nazionale. Mi è dispiaciuto leggere le parole di Villa, secondo cui dopo due anni negativi alla Cofidis, adesso è stato bene. Se c’è una squadra che non ha mai influito sul programma di Viviani e di Consonni, è proprio la nostra. Potevamo impuntarci e dire che avremmo fatto noi la Adriatica Ionica Race e la Sardegna. Sono certo di poter dire che abbiamo mantenuto ogni parola data a Villa, con il piccolo dettaglio che nel frattempo i corridori li pagavamo noi. Se avessimo mandato Consonni solo due settimane prima, quel record del mondo forse non lo avrebbero fatto.

C’è un po’ di risentimento?

No, l’esatto contrario. Sono felice per le due medaglie dei nostri atleti, sono felice per lo spirito di appartenenza alla nazionale, ma mi piacerebbe che venisse riconosciuto anche il nostro ruolo. E’ dalla prima corsa in Australia che ripeto a Elia di non dimenticare di divertirsi, adesso prendo atto che glielo ha detto Villa e ha funzionato.

Credi che queste voci siano arrivate anche a Vasseur?

Gli sono arrivate di certo, è sempre molto attento ai social, ma non siamo ragazzini e non saranno certo i post sui social a determinare l’esito della trattativa. Però sono discorsi che competono al team manager e al procuratore di Elia. Io ci tengo a sottolineare che per il corridore ho tantissima stima e mi piace lavorarci insieme. Forse l’indecisione del calendario ha inciso su di lui che è molto metodico, più che sugli altri. Non ci resta che aspettare. E concentrarci su suo fratello per l’ultima tappa del Polonia, il giorno di Ferragosto.

Gaviria si sblocca in Polonia, dopo 11 mesi di digiuno

12.08.2021
4 min
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Aveva bisogno di questa vittoria, eccome se ne aveva. Dopo aver vissuto l’incubo covid-19 l’anno scorso – risultando positivo due volte a inizio stagione e abbandonando per lo stesso motivo il Giro d’Italia (anche se poi si sarebbe scoperto che si trattava di una falsa positività) – Fernando Gaviria alla presentazione delle squadre al Tour de Pologne lo aveva detto davanti a tutti: «Cerco la mia prima vittoria stagionale per rilanciarmi».

Gaviria bis a Rzesow

Ed è stato di parola: a Resovia (Rzeszòw) il colombiano del UAE Team Emirates conquista la terza frazione battendo allo sprint il giovanissimo olandese Olav Kooj della Jumbo Visma e Phil Bauhaus della Bahrain Victorius che aveva vinto la tappa d’apertura. Gaviria su questo arrivo ci aveva già trionfato nel 2016 quando era in Etixx-Quick Step e per lui questa è la terza affermazione sulle strade polacche.

Nella mixed zone si concede volentieri ai microfoni, lo si capisce dagli occhi. Lui è un velocista e questi momenti gli mancavano troppo: era a digiuno dal 16 settembre scorso col successo nel Giro di Toscana Memorial Alfredo Martini. Anche il suo diesse Fabio Baldato, che lo sta aspettando per portarlo in hotel, è raggiante: «Sono contentissimo perché ha fatto una gran volata. Era un nostro obiettivo la sua vittoria».

Fernando immaginiamo che sotto la maschera ci sia un sorriso grande così. Lo avevi detto domenica alla presentazione delle squadre che speravi di sbloccarti.

Sì, sono molto contento per aver centrato questa vittoria qui in Polonia, la cercavo da un bel po’. Al Giro ero in buona condizione, ma non ho avuto la fortuna di vincere (tanti piazzamenti ma solo un secondo posto nella tappa di Foligno, ndr). Poi ho preso un po’ di riposo continuando ad allenarmi e ho ripreso a correre tre settimane fa facendo bene. Qui c’era l’opportunità di provare a vincere. Ringrazio tutta la squadra che ha avuto fiducia in me oggi facendo un lavoro spettacolare.

La Deceuninck-Quick Step controlla bene la corsa per Almeida leader
La Deceuninck-Quick Step controlla bene la corsa per Almeida leader
Sei rientrato al Tour de Wallonie facendo un secondo e un terzo posto. Qui a Resovia dove avevi già vinto hai centrato la tua terza vittoria. Una corsa che ti piace.

Sì, penso che mi porti fortuna il Polonia, spero che sia lo sblocco per salvare bene la stagione. Mancano ancora tante corse, tutte importanti. Se sono in buona condizione le posso fare tutte bene.

L’esperienza di prendere il covid-19 due volte come l’hai vissuta e superata?

E’ stato stressante. All’inizio perché ero lontano dalla mia famiglia e non sai cosa dire loro per non farli preoccupare. Se avessi detto a mia madre che avevo preso il covid sarebbe stata in pensiero perché era il momento in cui in Italia morivano più persone. Alla fine l’ho passato bene, adesso ho ritrovato la vittoria e questo è importante.

La campagna polacca ha temperature meno torride che in Italia, anche in fuga si sta bene
La campagna polacca ha temperature meno torride che in Italia, anche in fuga si sta bene
Domenica 15 agosto c’è l’ultima tappa, quella di Cracovia, adatta per velocisti. Compirai gli anni il 19 agosto, potresti farti un regalo in anticipo.

Lo spero davvero tanto. L’anno scorso era andata bene proprio il giorno del mio compleanno (vittoria della seconda tappa del Tour de Limousin, ndr).

Nel 2022 arriveranno Hodeg e Ackermann in UAE, il tuo futuro sembra più incerto. Puoi dirci qualcosa in più?

Non posso parlare. Dovete aspettare quello che uscirà.

Enigma contratto

E proprio mentre usciamo dalla mixed zone, dicevamo, c’è Baldato che lo attende. Giriamo a lui l’ultima domanda che abbiamo fatto a Gaviria. La risposta del direttore sportivo veneto sembra contradditoria, beffarda.

«Gaviria è gia stato confermato, anche prima del Giro d’Italia. Riguardatevi i comunicati. Ha risposto diversamente? Avrà fatto una battuta apposta».
In realtà della sua conferma non pare esserci traccia, ma a questo punto basterà aspettare per svelare l’enigma del contratto.

Moscon nel guado, tra l’azzurro e la nuova squadra

11.08.2021
4 min
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Il Tour de Pologne è la gara ideale per capire quale sia la tua condizione. Il livello qualitativo è buono, le frazioni sono lunghe, ben distribuite e adatte per ogni tipo di corridore. Manca il cosiddetto “tappone” ma ai protagonisti interessa relativamente perché a questo punto della stagione si fa fatica o si fa la differenza anche con poco. Uno dei partecipanti che era venuto in Polonia con qualche obiettivo di tappa in vista dei prossimi impegni, anche con la maglia azzurra, è Gianni Moscon. 

Gianni partiamo dalla prova olimpica di Tokyo. Com’è andata in generale?

L’Olimpiade lo sappiamo com’è andata. Ho chiuso ventesimo, non ho avuto la giornata migliore della mia vita ma non stavo neanche male. Ovviamente quelli che arrivano dal Tour de France avevano una marcia in più. Ero col gruppo di Bettiol prima di staccarmi, ho scollinato a 40” dal suo gruppo, che era la testa della corsa poi non siamo più riusciti a rientrare. E’ andata così.

A Tokyo ha aiutato Bettiol ed è praticamente arrivato con lui, appena 2″ dopo
A Tokyo ha aiutato Bettiol ed è praticamente arrivato con lui, appena 2″ dopo
Poi Clasica di San Sebastian e ora il Tour de Pologne.

Sì, sono ritornato in gara in Spagna (chiudendo al nono posto, ndr) ma prima di venire in Polonia sono stato malato per tre giorni, ho avuto la febbre. Poi qui alla prima tappa sono caduto a due chilometri dall’arrivo e sono qui tutto ammaccato (la gamba destra è incerottata e con una rete per tenere le garze, ndr). Cerco di finire la settimana, magari mi riprendo e qualche tappa buona la posso fare ma ieri (10 agosto, ndr) stavo male. Ho sofferto, ovviamente la botta è stata importante però voglio recuperare e tornare con qualcosa di positivo da questa settimana

Nel tuo calendario dovrebbero esserci anche Europei e Mondiali. Iniziamo dalla rassegna continentale che sono nella tua Trento. Li farai?

Non so se li correrò, non sono io a decidere, dipenderà da chi ci sarà a guidare la nazionale. Comunque avevo già dato la mia disponibilità a Davide (Cassani, ndr) e ne avevo parlato con lui. Sicuramente mi piacerebbe farli, a maggior ragione essendo in Trentino.

Che tipo di percorso è? Adatto ad un corridore alla Moscon?

E’ un circuito impegnativo, anche se non è durissimo. Sarà una corsa aperta, però per me uscirà una corsa selettiva. Ed adatta a chi ha caratteristiche come le mie o come quelle di Trentin, comunque per corridori di fondo e non necessariamente scalatori puri.

E a Lugano ha ottenuto finalmente la vittoria (che mancava dalla tappa di Naturno al Tour of the Alps) su Valerio Conti
E a Lugano ha ottenuto finalmente la vittoria (che mancava dalla tappa di Naturno al Tour of the Alps) su Valerio Conti
E invece della gara iridata? 

Non ho ancora visto il percorso, però sulla carta sembra più duro, soprattutto per il maggior chilometraggio (179,2 chilometri degli Europei contro i 267 del Mondiale, ndr). Però di corse prima ce ne sono tante per me e vale il discorso fatto prima, vedere se sarò tra i papabili.

Il tuo programma per il finale di stagione?

Farò il Benelux Tour (dal 30 agosto al 5 settembre, ndr), Parigi-Roubaix, il Lombardia e le gare in Italia. La stagione in realtà è ancora lunga.

Quest’anno hai conquistato tre vittorie, sei stato bene ma anche frenato da qualche acciacco. Finora che voto daresti alla tua annata?

Penso che un 8 me lo possa dare, sono abbastanza soddisfatto.

Chiudendo, sei in scadenza di contratto con la Ineos-Grenadiers. Si vocifera di un passaggio alla Deceuninck ma anche ad altre formazioni WorldTour. Puoi sbilanciarti e dirci quanto c’è di vero?

E’ difficile, non so nemmeno io cosa dire (ride, ndr). Vedremo nelle prossime settimane se si deciderà qualcosa.

Al Giro grande spalla per Bernal: qui nella tappa di Montalcino
Al Giro grande spalla per Bernal: qui nella tappa di Montalcino
Allora rilanciamo: è tutto legato in base ai risultati che farai da qui a fine anno? O tutto è già deciso?

No, sappiamo tutti quello che posso fare. Non è che cambi molto un risultato fatto adesso.

Quindi di contatti con altre squadre ne hai già avuti?

Assolutamente sì, però ve l’ho detto, è ancora tutto da decidere. Sia da parte mia, sia da parte della mia attuale squadra, sia delle altre eventuali.

Tante corse e piccoli passi per tornare il vero De Marchi

10.08.2021
4 min
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Non deve essere facile portarsi sulle spalle il peso degli infortuni quando stai vivendo un bel periodo di forma. La metafora non è fatta a caso se ti chiami Alessandro De Marchi e negli ultimi anni proprio le spalle sono state oggetto di fratture. Prima al Tour nel 2019, poi a maggio il “rosso di Buja” della Israel Start Up Nation ha dovuto abbandonare il Giro d’Italia in seguito ad una caduta che ha tenuto tutti col fiato sospeso. 

Alessandro sei rientrato al Tour de Wallonie ed ora sei in gara al Tour de Pologne. Come sta andando il tuo recupero dopo il brutto infortunio al Giro d’Italia?

Sta andando benino. Procede bene, ma è un po’ lento, essenzialmente dovuto ad entrambe le spalle. Nella vita di tutti i giorni sto bene, ma in bici mi dà ancora qualche noia. Nelle ultime due settimane tuttavia ho fatto grossi passi in avanti e sono più ottimista di un mese fa quando sono rientrato alle corse (20 luglio al Tour de Wallonie, ndr)

Il rientro alle corse di De Marchi è stato laborioso, ma ora si punta a un bel finale
Il rientro alle corse di De Marchi è stato laborioso, ma ora si punta a un bel finale
Oltre a ritrovare confidenza con la bici immaginiamo che qui in Polonia tu voglia ritrovare anche un giusto colpo di pedale che avevi al Giro d’Italia.

La necessità principale, dopo quello che mi è successo a maggio, era incamerare giorni di gara quindi l’idea è stata quella di correre il più possibile. Abbiamo deciso di non fare la Vuelta per avere un po’ di tempo tra le corse di sistemare la spalla, tenendola sempre sotto controllo. Il Tour de Pologne è una passaggio di questo recupero, perché sono sette tappe con chilometraggi alti e mi tornerà molto utile.

Alla sesta tappa c’è la cronometro di Katowice di 19 chilometri. Può essere un buon banco di prova per la crono degli europei?

In realtà è una di quelle cose che mi piacerebbe provare a guadagnarmi, in particolare la prova mista del team relay (in programma mercoledì 8 settembre, ndr). Il test di sabato sarà senz’altro utile per riprendere confidenza con quel tipo di sforzo e vedere a che punto sono. Poi comunque mancherebbero circa due settimane per rifinire la condizione. Dal Polonia in poi mi aspetto di vedere più ritmo.

Gli altri programmi quali saranno?

Dipenderà da come uscirò da questa corsa. Poi anche da cosa mi accennerà Davide (Cassani, ndr) o chi per lui visto che in questi giorni dovrebbe esserci un incontro tra lui e il presidente Dagnoni. In base a queste cose decideremo. Ci sono tante corse in giro per l’Europa tra Francia e Benelux Tour (dal 30 agosto al 5 settembre, ndr), bisogna solo capire come incastrare il tutto.

De Marchi Martin
Al Giro d’Italia, le emozioni più forti della stagione e forse della carriera di De Marchi, con la maglia rosa
De Marchi Martin
Al Giro d’Italia, le emozioni più forti della stagione e forse della carriera di De Marchi, con la maglia rosa
In sostanza il tuo obiettivo primario è recuperare il meglio possibile.

Sì, certo. Conto di correre il più possibile fino ad ottobre. In quel periodo ci sono anche tante gare in Italia e spero per allora che la condizione sarà tornata accettabile. Sperando di fare qualcosa.

Circa tre mesi fa, era l’11 maggio, col secondo posto di Sestola conquistavi la maglia rosa, portata per due tappe. Cosa rimane di quella bella giornata (brutta meteorologicamente parlando) rovinata poi da quel brutto incidente?

Non so quanto sia rimasto di quelle due settimane nell’immaginario collettivo o negli addetti ai lavori, ma a me sicuramente è rimasto molto. Ho l’impressione che la caduta abbia quasi cancellato quello che c’è stato prima. Sono dovuto ancora una volta ripartire da zero, ma ho pensieri precisi che mi porto dietro e che mi aiuteranno nei momenti difficili.

Te lo diciamo noi, la tua maglia rosa è stata un’emozione, un premio alla carriera. Ma non è mica finita qui, hai un credito con la fortuna.

No, assolutamente non è finita e anche questo ce l’ho ben chiaro in testa. Voglio recuperare ciò che ho perso al Giro d’Italia di quest’anno.

Il Polonia fa parte del cumulo di corse che De Marchi disputerà per riprendere la piena efficienza fisica
Il Polonia fa parte del cumulo di corse che De Marchi disputerà per riprendere la piena efficienza fisica
Un’ultima cosa. Porti un braccialetto col nome di Giulio Regeni, sei molto impegnato sui social su temi importanti come la sicurezza altri che esulano dal ciclismo. Si dice che tanti corridori non siano attivi in questo senso e che potrebbero fare di più. Tu che spesso solleciti l’opinione pubblica che cosa ne pensi di questa cosa?

Ci sono dei temi che uno deve sentire ed è inutile farla contro voglia. Ci sono altri temi invece che sono quasi impliciti quando fai un certo tipo di lavoro e penso alla sicurezza in primis. Su questo credo che tutti quanti potremmo fare di più. E continuerò a consigliare ai miei colleghi di schierarsi su questo argomento. Ripeto, consigliare perché non vorrei che qualcuno la prendesse come una critica o interpretasse male, però credo che sia quasi un dovere di un ciclista professionista richiamare l’attenzione su un tema delicato come la sicurezza.

Cofidis e Tour de Pologne, partnership perfetta!

09.08.2021
3 min
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Il Tour de Pologne si conferma sempre più un appuntamento di prestigio nel panorama ciclistico mondiale. Sotto la gestione del team che fa riferimento all’ex professionista Czeslaw Lang, la corsa a tappe polacca è diventata una vetrina di riferimento per aziende di valore internazionale, come testimonia il recente accordo raggiunto con Cofidis, realtà leader nella finanza al consumo e nome molto conosciuto dagli appassionati di ciclismo. Si tratta di un accordo che rafforza ulteriormente le sinergie tra eventi e marchi per la promozione dello sport. 

Czeslaw Lang e sua figlia Agata, anche lei parte attiva nell’organizzazione del Polonia
Czeslaw Lang e sua figlia Agata, anche lei parte attiva nell’organizzazione del Polonia

Cofidis: il ciclismo e il futuro

Il gruppo Cofidis oggi è presente in nove Paesi europei con ben 30 milioni di clienti in Europa. Opera sul mercato polacco dal 2016, proponendo alla propria clientela soluzioni nel campo del finanziamento auto, leasing e prestiti in contanti. Già affermato sulla scena ciclistica internazionale da oltre vent’anni, il marchio ha scelto di partecipare attivamente a diverse importanti competizioni World Tour, dimostrando una particolare sensibilità verso la promozione del ciclismo come sport in grado di valorizzare il lavoro di squadra. 

Czeslaw Lang, punto di riferimento del Tour de Pologne, ha voluto così sottolineare l’importanza della nuova partnership: «Sono davvero felice di accogliere Cofidis come partner. Sono un nome noto nel ciclismo e questo è un ottimo legame tra il marchio e l’organizzazione e un buon punto di partenza per creare una relazione proficua e duratura che ci aiuterà a costruire un futuro su misura per le ambizioni dei giovani». 

La squadra francese sarà al Polonia sotto la guida di Vasseur
La squadra francese sarà al Polonia sotto la guida di Vasseur

Il ciclismo per Cofidis

Alle parole di Lang si sono aggiunte quelle di Nuno de Oliveira, CEO Cofidis Polonia: «Il nostro amore per il ciclismo non è certo un mistero. Dal 1997 abbiamo una squadra professionista che partecipa alle più importanti gare del circuito World Tour e, negli ultimi anni, abbiamo stretto molte partnership con le corse per sottolineare il nostro impegno attivo nella promozione di uno sport che merita più spazio.

«Siamo felici di far parte ora del Tour de Pologne, perché è una corsa storica che riesce a guardare costantemente al futuro, ispirando nuovi talenti polacchi e promuovendo la cultura del ciclismo in tutto il paese. L’innovazione e lo sviluppo sono tra i valori fondamentali della nostra azienda e condividiamo pienamente la filosofia di Czeslaw Lang e della sua organizzazione». 

Cofidis non sarà solo un partner commerciale del Tour de Pologne, ma avrà anche un ruolo attivo durante la competizione con la partecipazione del proprio team guidato in ammiraglia dall’ex professionista Cedric Vasseur. Il Tour de Pologne scatta oggi (lunedì 9 agosto) da Lublino e termina a Cracovia domenica 15.

Cofidis

Tour de Pologne