Grand Depart da Firenze: il Tour, l’Italia e i giganti

21.12.2022
5 min
Salva

Il Tour de France 2024 partirà dall’Italia (foto Ansa in apertura), per quella che non sarà la classica Grand Depart dall’estero, ma una vera e propria incursione nella storia di un Paese che ciclisticamente non ha nulla da invidiare alla Francia e che avrà ancora negli occhi le magie del Giro d’Italia di poche settimane prima.

«Centoventi anni senza l’Italia – ha raccontato Christian Prudhomme – non si viene qui senza approfittare della vostra storia e del vostro territorio. La volontà è di fare un Tour diverso, che lascerà il segno e si correrà poco prima delle Olimpiadi di Parigi e che per questo si concluderà a Nizza. Sarà diverso grazia a voi, che nel cuore avete questo ciclismo romantico che piace tanto anche a noi».

Il percorso del Tour 2024 presenterà cinque partenze di tappa dall’Italia: dopo l’ultima, si torna in Francia
Il percorso del Tour 2024 presenterà cinque partenze di tappa dall’Italia: dopo l’ultima, si torna in Francia

Il Tour dei giganti

Il Tour de France 2024, che partirà da Firenze e nel primo giorno attraverserà gli Appennini per arrivare a Cesenatico, si riempirà la pancia della storia di giganti come Gino Bartali, Gastone Nencini e Marco Pantani. E quando il giorno dopo ripartirà alla volta di Bologna, attraverserà le strade di Vittorio Adorni ed Ercole Baldini. Prima di addentrarsi, andando verso il Piemonte al terzo giorno, nelle contrade silenziose e magiche che videro sbocciare il talento di Fausto Coppi. La Francia ha avuto grandi campioni, ma il Tour non verrà qui a mostrare le meraviglie del ciclismo, perché le conosciamo già. Eppure c’è da scommettere, conoscendo il loro modo di lavorare, che sapranno renderle ancora più splendenti.

«Il Tour ha aspettato troppo – prosegue Prudhomme – l’Italia è la culla del ciclismo romantico, patria di campioni immensi e attaccanti che i tifosi amano. Un Paese di immensa bellezza. L’Emilia Romagna aveva già salvato il mondiale nel 2020, permettendo a un francese, Julian Alaphilippe, di diventare campione del mondo. I percorsi saranno molto interessanti e suggestivi. Tutti i giorni sulle strade ci saranno elementi del Patrimonio dell’Umanità e la leggenda dei vostri grandi campioni».

La presentazione si è svolta nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio
La presentazione si è svolta nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio

Fra Cassani e Bonaccini

Alle spalle di tutto questo, un grande lavoro dietro le quinte, nato da uno scambio di battute tra Davide Cassani e Bonaccini, il presidente dell’Emilia Romagna.

«Avevamo fatto da poco la partenza del Giro – ricorda Davide – quando il presidente mi chiede: “E adesso? Che cosa possiamo fare?”. Io gli dissi che si poteva fare il Tour e lui mi chiese se fosse mai partito dall’Italia. Ovviamente sapeva benissimo che non era mai accaduto e così abbiamo cominciato a lavorarci. Prima pensando all’Emilia. Poi alla Toscana. Poi alla Toscana e all’Emilia e anche il Piemonte. C’è stato un grande gioco si squadra fra regioni che hanno individuato nel ciclismo un ottimo veicolo promozionale per il turismo. Ci abbiamo messo un po’ di tempo, ma alla fine ci siamo riusciti».

Da est a ovest

La prima tappa non sarà affatto tenera. «La prima partenza dall’Italia – dice Prudhomme – avverrà da una delle più belle regioni dell’Italia, la Toscana, con una tappa che attraverserà l’Italia da Est a Ovest. Una partenza difficile. Un percorso da ciclismo della leggenda. Voglio ringraziare infinitamente chi ha reso possibile questa magia. In Francia a volte ci chiedono perché il Tour de France parta dall’estero, ma a partire dal 29 giugno 2024 nessuno se lo chiederà più. Perché vedranno la passione degli italiani e la bellezza dei percorsi».

Una tappa vera

E proprio la prima tappa è motivo di riflessione per lo stesso Cassani. «Una tappa vera – dice – con salite vere e quasi 4.000 metri di dislivello. Il Barbotto e Perticara, che cono durissime e poi il giorno dopo la doppia scalata di San Luca. Quando sono state individuate le città, noi abbiamo proposto quello che ci sarebbe piaciuto fare. Abbiamo detto che dalla partenza all’arrivo c’erano varie soluzioni, poi sono stati loro a decidere. Ma Prudhomme conosce la storia del ciclismo e la cosa bella è questa. Con tre giorni di corsa valorizzeremo dei territori e renderemo omaggio a campioni che il mondo ci invidia».

Domani a Bologna saranno presentate le prime due tappe, il 23 dicembre a Torino si parlerà delle frazioni piemontesi. Poi sarà tempo di tuffarsi nelle Feste del Natale, cullando il pensiero di quel che sarà la prima Grand Departe dal suolo italiano. Un evento destinato a fare la storia.

Vendrame cambia preparatore e accende la primavera

21.12.2022
5 min
Salva

L’atleta, durante l’inverno, si costruisce, si fortifica e va alla ricerca delle sicurezze sulle quali costruire la stagione successiva. Andrea Vendrame ha 28 anni e tra novembre e dicembre si è messo a lavorare sodo per conquistare il 2023. L’obiettivo non cambia, si punta alle tappe ed alle corse di un giorno, il calendario è quasi definito, non resta che ascoltare il veneto. 

«Ho ripreso a far girare le gamba ai primi di novembre – spiega “Vendramix” – con ritmi blandi. Giusto per riprendere la routine della vita da ciclista. A questi lavori si è aggiunta la palestra, fondamentale per recuperare la forza persa nel periodo di pausa».

Nella prima tappa del Giro, Vendrame ha colto un incoraggiante nono posto
Nella prima tappa del Giro, Vendrame ha colto un incoraggiante nono posto

Dicembre operoso

L’ultimo mese dell’anno è sempre importante, i ritiri servono a sistemare le prime cose ed a prendere le misure alla stagione che si affaccia alla finestra. 

«Nel ritiro con la squadra – riprende il corridore di Conegliano – abbiamo lavorato molto sull’endurance. Gli allenamenti si sono svolti in due blocchi di quattro giorni con una pausa alla fine di ogni periodo di lavoro. Siamo rimasti in Spagna per un totale di 14 giorni, ai normali allenamenti se ne sono aggiunti altri tre legati alle normali burocrazie di inizio stagione: foto, prove materiale e tutto il resto…».

Una traiettoria sbagliata di Schmid ha impedito al veneto di giocarsi la vittoria nella tappa di Castelmonte
Schmid Castelmonte 1
Una traiettoria sbagliata di Schmid ha impedito al veneto di giocarsi la vittoria nella tappa di Castelmonte

Una scelta importante

Il 2023 sarà il quarto anno per Vendrame nelle file della AG2R Citroen, dopo i primi tre passati alla Androni. Un totale di 7 anni di professionismo messi alle spalle. A 28 anni si trova una certa maturità atletica. 

«Alla mia età non posso cambiare il fisico ed il tipo di corridore che sono – racconta – ma posso cercare di migliorare, quello sempre. Sono e sarò un corridore da corse di un giorno, un cacciatore di tappe. I campi dove posso migliorare sono la salita, aumentando la tenuta, e gli sprint a ranghi ridotti. Da questa stagione, analizzando insieme al team i miei dati, si è deciso di cambiare il preparatore. Nel guardare a questi tre anni, abbiamo fatto un’analisi dei pro e dei contro, per portare i contro dalla parte dei pro la decisione di cambiare preparatore ci è sembrata la più corretta».

La tappa numero 18 attraverserà le strade di casa per Andrea Vendrame
La tappa numero 18 attraverserà le strade di casa per Andrea Vendrame

Si riparte da zero

Il 2022 ha chiuso il triennio dei punti UCI, ora se ne apre uno nuovo. L’AG2R non era una della squadre coinvolte nella lotta per non retrocedere. Tuttavia, ora che si riparte da zero, diventa importante iniziare con il piede, anzi pedale, giusto

«Nella frenesia generale del 2022 noi ce ne siamo stati tranquilli – dice Vendrame – la lotta per i punti non ci riguardava. La squadra al ritiro di gennaio aveva fatto una proiezione della classifica e si sentiva al sicuro. Il 2023 azzera tutto e questo mette un po’ di pressione, com’è giusto che sia. Il mio essere polivalente mi permette di correre ed essere competitivo su più terreni, per questo il team si aspetta di potermi utilizzare spesso».

Vendrame si è rimesso in moto a novembre per tornare a macinare chilometri (foto Instagram)
Vendrame si è rimesso in moto a novembre per tornare a macinare chilometri (foto Instagram)

Nel 2023, Giro e Vuelta

Il cambio di preparatore sarà il modo per cercare di migliorare, passando, prima di tutto dagli allenamenti. Non si tratta di una rivoluzione ma di una ricerca continua del dettaglio. 

«Cercheremo di apportare un miglior cambio di ritmo e più fuorigiri – spiega – vedremo se faremo bene o male. Di certo non andiamo a stravolgere il lavoro fatto, non avrebbe senso. A livello di obiettivi sono già certo di quelli principali, mentre nel 2022 non è stato così. Fino ad una settimana prima del Giro non ero sicuro di partecipare o meno. C’era una porta aperta per il Tour, ma una volta all’Occitania abbiamo capito che non avrebbe avuto senso e così ci siamo dirottati sulla Vuelta. Peccato per il Covid che me l’ha compromessa.

«Nel 2023 – conclude Vendrame – farò Giro d’Italia e Vuelta. Se uscirò bene dalla Corsa Rosa potrò tirare fino al campionato italiano, dopodiché mi aspetterà un periodo di pausa. Seguirà una bella preparazione in altura e qualche gara per arrivare pronto alla Vuelta. Non ho ancora guardato bene i percorsi, mi piace studiarli a pochi giorni dal via, in base anche alle mie sensazioni del momento. Non so ancora bene da dove partirò, magari dalla Classica Comunitat Valenciana il 22 gennaio, ma non è ancora uscito il percorso. Il primo picco di forma lo dovrei avere tra il Laigueglia e la Milano-Sanremo. Alla Classicissima di Primavera la squadra porterà probabilmente quattro punte: Cosnefroy, Naesen, Van Avermaet e me. E’ una gara particolare, dove sono andato sempre abbastanza bene. Nel 2020 sono arrivato undicesimo. Si tratta di una corsa dove la fortuna gioca una buona parte, però negli anni si è avvicinata alle mie caratteristiche, non è più un affare per soli velocisti».

Trenta 3K Carbon Mips: il casco disegnato da Pogacar

16.12.2022
3 min
Salva

Pochi giorni fa vi abbiamo portato con Tadej Pogacar al ritiro della UAE Emirates in quel di Benidorm. Lo sloveno ha in mente tanti nuovi obiettivi e sta cercando il modo per accaparrarsi il terzo Tour de France. Per riuscirci però avrà bisogno anche di validi supporti tecnici, per questo il team si affida ai prodotti MET. Il casco usato dal principe sloveno è il modello Trenta 3K Carbon Mips

Scintillante e con dettagli iridescenti: il casco Met nella “Pogacar edition” ha un aspetto ed un design unico, che rispecchiano il carattere del giovane campione.

Due volte a Parigi

Con questo prodotto Pogacar è salito due volte sul gradino più alto del podio degli Champs Elysees, oltre ad aver conquistato Classiche Monumento e molte altre vittorie. Il casco Trenta 3K Carbon Mips è progettato per alleggerire il peso sulla testa e permettere a quest’ultima di rimanere sempre fresca e ventilata. Il sistema Mips Air è ormai sinonimo di sicurezza, una qualità che aiuta i corridori a spingersi sempre oltre alla ricerca della massima prestazione. 

Il sistema Cinghie Air Lite con divisorio regolabile permette di massimizzare l’aerodinamica. Le 19 prese d’aria, con sistema interno di canalizzazione migliorano ventilazione e comfort. Nella parte frontale sono presenti anche due comodi agganci per gli occhiali da sole, così da riporli comodamente durante le lunghe scalate. 

Il peso è davvero contenuto: nella taglia M la bilancia si ferma a 225 grammi
Il peso è davvero contenuto: nella taglia M la bilancia si ferma a 225 grammi

Sicurezza e peso

Quando si lotta per tre settimane con l’obiettivo di conquistare la maglia gialla ogni dettaglio deve essere preso in considerazione. La leggerezza è tutto, specialmente quando la strada si impenna e la fatica si fa sentire. Il casco Trenta 3K Carbon Mips ferma la bilancia ai soli 225 grammi nella taglia M. 

Questo casco risulta eccezionalmente confortevole e sicuro grazie alla raffinata forma interna. La calotta in policarbonato stampato con rivestimento in EPS e sistema di calzata orbitale MET Safe-T garantisce una regolazione a 360 gradi della cintura cranica: sia in senso verticale che occipitale per una vestibilità personalizzata. 

Inoltre, la coda disegnata in forma Kamm virtual foil migliora l’aerodinamica ed il deflettore posteriore permette un flusso d’aria costante in qualsiasi posizione di guida.

MET

Majka sicuro: Tadej più forte di Contador

15.12.2022
5 min
Salva

«Cos’hanno in comune Contador e Pogacar? Che ho corso con tutti e due», ora Majka ride. «Tutti e due sono forti di testa, impressionante. Tutti e due non mollano mai, non hanno paura. Però, una cosa che mi colpisce veramente di questo ragazzo è che ha vinto la Liegi e il Lombardia. Anche Alberto era un fuoriclasse che ha vinto il Tour de France, il Giro e la Vuelta. Però Tadej va forte dovunque e per tutto l’anno. E’ impressionante. Quest’anno voleva vincere il Lombardia e fosse stato per lui avrebbe attaccato da lontano. Non lo ha fatto solo perché aveva una squadra forte che lo ha portato al punto giusto. Insomma, due fuoriclasse, ma secondo me Tadej ha un dente di più, perché vince anche le classiche. E se non ha vinto il Fiandre, è stato per inesperienza. Nel ciclismo capita anche di sbagliare».

Al Tour del 2015 con Contador: i due hanno corso insieme dal 2011 al 2016
Al Tour del 2015 con Contador: i due hanno corso insieme dal 2011 al 2016

La squadra cresce

Nel 2021, il polacco è stato forse il primo colpo di mercato importante del UAE Team Emirates per rinforzare la squadra nell’anno successivo al primo Tour e il suo arrivo è stato provvidenziale. Oggi il team è ben più consistente, la campagna acquisti non si è fermata e Majka guardandosi attorno è la guida migliore per capire i piani di Pogacar e della squadra che lo affiancherà.

«Questa squadra sta crescendo – dice – sta diventando uno squadrone. Sono contento. Sono migliorati gli uomini, è migliorato il materiale, che fa tanta differenza. In più sono arrivati corridori come Wellens e Grosschartner che vanno forte anche in salita. Corridori da Tour de France. Nell’ultimo ci siamo decimati. Io mi sono fermato perché ho spaccato la catena. Nel ciclismo ci vuole un po’ fortuna, non solo le gambe. Perciò, se l’anno prossimo troviamo la fortuna e buone gambe, sono convinto che andrà meglio».

Majka e Pogacar dopo la vittoria di Longwy all’ultimo Tour, quando tutto sembrava facile
Majka e Pogacar dopo la vittoria di Longwy all’ultimo Tour, quando tutto sembrava facile

Tutti per Tadej

Dopo gli anni accanto a Contador, Majka si è messo in proprio, passando da leader o comunque da uomo importante alla Bora-Hansgrohe. I risultati non sono stati neanche male, ma non certo al livello per competere con i migliori. Al podio della Vuelta centrato nel 2015, si sono aggiunti il quinto e sesto posto al Giro, che però non bastavano. Così ha accettato la corte della squadra araba.

«Il mio ruolo è diverso – spiega – e anche se avrò le mie possibilità nelle corse di una settimana o magari in qualche fuga alla Vuelta, adesso si lavora per Tadej e tutto sommato viene facile. Sono più tranquillo, vado in bici e sono contento. Ho meno stress legato al risultato personale e intanto la squadra è diventata internazionale. 

«Quando sono arrivato – prosegue – non sapevo cosa aspettarmi, ma di certo non credevo di trovarmi così bene. Specialmente con Gianetti, veramente una brava persona che crede sempre nei suoi corridori. E’ importante che anche lui abbia corso, sa come funziona il mondo del ciclismo. E anche quando le cose non vanno, lui è dalla nostra parte».

Prima dell’allenamento, accanto ad Almeida, completando la sincronizzazione fra computer e spartphone
Prima dell’allenamento, accanto ad Almeida, completando la sincronizzazione fra computer e spartphone

Il mondo che cambia

Nel frattempo il ciclismo fuori è cambiato e capisci la difficoltà di recepire il cambiamento da parte dei corridori che sono cresciuti nel… vecchio mondo, rispetto ai ragazzi che anche oggi sin dagli juniores imparano ad allenarsi e mangiare con il supporto di un preparatore e un nutrizionista.

«E’ cambiato tutto – dice Majka – il modo di allenarsi e anche di mangiare. Nessuno mi aveva insegnato a mangiare 100-120 grammi di carboidrati per ora, mentre adesso abbiamo il nutrizionista e quando arrivo a casa, ho il programma per tutta la settimana di allenamento. Io prima mangiavo la mia insalata e andavo a fare 5-6 ore. Adesso mangio tanta pasta, mangio tutto però mangio le cose giuste. E poi sono cambiati i materiali. E’ tutto più veloce. La bici più aerodinamica. L’elettronica. Le maglie più leggere e più aerodinamiche. Mi ricordo che una volta Tosatto, che aveva quasi 40 anni, mi disse: “Giovane, la carriera passa veloce”. Ed è proprio così. Sta cambiando tutto, ogni anno si va più veloce e ogni anno arrivano più giovani corridori. Non lo so quanto dureranno le loro carriere, perché con questi ritmi la corsa è impressionante e uno che ha 19-20 anni ancora non è uomo. Sono ragazzi che devono ancora svilupparsi».

All’ultimo Tour, Majka era fra i più convinti della vittoria di Pogacar
All’ultimo Tour, Majka era fra i più convinti della vittoria di Pogacar

La fame di Pogacar

Pogacar farà eccezione? Nessuno può saperlo. Lo sloveno per primo ha espresso i suoi dubbi sulla durata di una carriera sempre al massimo, ma intanto Majka è testimone della sua voglia di riprendersi la maglia gialla. E allo stesso modo in cui lui per primo era rimasto colpito del crollo sul Granon, così sgrana gli occhi quando gli chiediamo se davvero Tadej sia determinato a rivincere il Tour, come ha detto.

«Io vi dico una cosa – parte con gli occhi sgranati – aspettate perché veramente vuole vincere. Quello che voglio dire è che sto tanto con lui, è un ragazzo che non molla mai. Ma quest’anno preparerà il Tour veramente bene. Sarà fortissimo. Lui per me quest’anno lavorerà come non ha mai fatto prima».

Santini Trionfo: la collezione nata per omaggiare il Tour

15.12.2022
3 min
Salva

L’iconico arrivo del Tour de France a Parigi strega gli appassionati di ciclismo di tutto il mondo, anno dopo anno. La ritualità con la quale si ripete è diventata ormai sacra e inviolabile. Santini, che nel 2022 ha vestito il vincitore della Grande Boucle, ha deciso di celebrare l’ultima tappa del Tour con un completo dedicato. 

Trionfo

Il nome di questa nuova creazione del maglificio bergamasco prende spunto dall’omonimo arco che con la sua maestosità guarda i ciclisti girargli intorno in una danza di bici e maglie colorate. I sarti di Santini hanno preso spunto dalla forma della place de l’Etolie, e dalle strade che si diramano dal suo centro, come raggi di una stella. 

I colori usati richiamano la bandiera francese, a questi, com’è giusto che sia, si è deciso di unire un tocco di giallo, a richiamare la Grande Boucle. Il completo firmato da Santini comprende: maglia, sottomaglia, pantaloncini, guantini, cappello e calze. 

Maglia e pantaloncini

La maglia della collezione Trionfo ha una vestibilità classica con maniche tagliate al vivo, per non avere cuciture che a lungo andare possono risultare fastidiose e creare sfregamenti con la pelle. La combinazione dei tessuti, in microrete, rende il capo estremamente traspirante e leggero, in grado di asciugare rapidamente. Il sottomaglia abbinato è cucito senza maniche e con un taglio più allungato. 

I pantaloncini sono realizzati in tessuto Thunderbike Power per migliorare la circolazione. A fondo gamba è presente un elastico con grip, un dettaglio importante che permette di mantenere la vestibilità perfetta anche dopo tante ore di allenamento. Il fondello usato da Santini è il GITevo, con parte centrale in gel che garantisce il massimo comfort. 

Santini

Pogacar scopre i denti: «Voglio il terzo Tour»

13.12.2022
6 min
Salva

Tanti corridori scherzando dicono che la sconfitta al Tour sarà un problema per i tuoi avversari. Dicono che la prossima volta arriverai arrabbiato e più determinato. Solo a questo punto Pogacar alza lo sguardo e in fondo agli occhi si vede chiaramente un lampo.

«Non arrabbiato – dice secco – ma certo più motivato che mai. Se vai con rabbia, rischi di strafare. Io avrò un approccio diverso. Da ogni corsa si impara qualcosa, è chiaro che ho commesso degli errori. Ma adesso sappiamo dove c’è da migliorare. E il Tour sarà l’obiettivo principale del 2023. Poi parleremo di tutto il resto».

Pomeriggio fresco sulle colline alle spalle di Benidorm. L’hotel scelto dal UAE Team Emirates è sprofondato in un quartiere residenziale, di villette e divieti di sosta. Intorno, un andirivieni effervescente di facce nuove e vecchie conoscenze. Bisogna stare attenti a non fotografare i nuovi già vestiti col materiale nuovo, ma intanto si riallacciano i fili dopo lo stacco invernale. Una ventina di giornalisti, noi i soli dall’Italia. Pogacar è rilassato, solo il ricordo del Tour provoca qualche prurito. Con un gesto tira via il cappuccio della felpa nera dagli occhi, lo sguardo è fermo.

Giornalisti da tutta Europa per Pogacar e il team nell’hotel Barcelo La Nucia di Benidorm
Giornalisti da tutta Europa per Pogacar e il team nell’hotel Barcelo La Nucia di Benidorm
Come stai?

Bene, tranquillo. Oggi abbiamo fatto 4 ore e mezza tutti insieme. Questa volta non ho l’obiettivo di arrivare al top alle prime corse, per avere il massimo della condizione negli appuntamenti più importanti (primo cambiamento, conseguenza del Tour perso, ndr). L’anno scorso in proporzione ero più avanti.

Si ricomincia con i ritiri, le interviste, i viaggi, gli impegni. Sei stato in Colombia per il Giro de Rigo…

Il Covid per certi versi non è stato tanto male, perché ci ha tolto tanti impegni (ride, ndr). Ma è giusto che le cose riprendano così. L’anno scorso non sarei mai andato in Colombia e avrei perso qualcosa. E’ stato un viaggio che mi ha permesso di scoprire una nuova cultura. Ho imparato tanto.

Che cosa ti resta del 2022?

E’ stata una delle migliori stagioni, con tante vittorie e bei momenti con la squadra. Il secondo posto del Tour non lo vivo come una sconfitta, soprattutto guardando il quadro completo e come è venuto.

La nuova Colnago è ancora da mettere a punto: si ragiona sull’altezza del manubrio
La nuova Colnago è ancora da mettere a punto: si ragiona sull’altezza del manubrio
Che cosa vedi nel quadro completo?

Abbiamo avuto sfortuna, mentre Jonas (Vingegaard, ndr) è stato fortissimo in salita. Abbiamo rinforzato ancora la squadra, ma quello che è successo al Tour di quest’anno avrebbe fermato anche i migliori corridori del mondo. Puoi farci poco se prendono il Covid o si fanno male. Bennett, Majka, Vegard Laengen, Hirschi con il ginocchio malconcio, Soler che si è fermato. Alla fine siamo rimasti in tre. Abbiamo provato a fare il massimo, ma contro quella Jumbo non c’era tanto margine.

Il Tour è un obiettivo, ma il gruppo si sta riempiendo di avversari: c’è da preoccuparsi?

Allo stesso modo in cui non servirà la rabbia, così non serve avere paura. Non ci sarà solo Vingegaard, verranno fuori di certo altri corridori. Non sai mai chi arriva, per questo è importante concentrarsi su se stessi, cercando i miglioramenti possibili. Evenepoel ad esempio diventerà un brutto cliente. Sta seguendo un bel programma. E’ stato fenomenale tutto l’anno. Se hai vinto la Vuelta, sei già pronto anche per il Tour. Le differenze ci sono, ma non troppe. Il Tour è molto duro perché sono tre settimane di stress costante, che vengono dopo una lunga preparazione. In tutto è un mese di corsa e la stagione è troppo lunga per focalizzarsi esclusivamente su un solo mene.

Secondo alle spalle di Vingegaard: paradossale che a volte si consideri deludente il secondo posto del Tour
Secondo alle spalle di Vingegaard: paradossale che a volte si consideri deludente il secondo posto del Tour
Infatti c’è anche il Giro che ti aspetta…

Mi piacerebbe farlo, il fatto che ci siano tre crono il prossimo anno è positivo, ma non è il percorso che cambia le mie scelte. Il Giro la grande corsa più vicina alla Slovenia, la maglia rosa è bellissima, ma dovremo parlarne dopo il Tour. Forse sarebbe stato diverso se avessi già vinto il terzo, ma non è andata così. Nel mio futuro ci saranno certamente il Giro e anche un ritorno alla Vuelta, in cui ho vissuto alcuni dei giorni più belli.

Si parla tanto di vincere il Tour dopo aver vinto il Giro.

Farli entrambi nello stesso anno è possibile, vincerli è un’altra cosa. Magari ci puoi anche riuscire, però poi finiresti la carriera: non credo che rimarrebbe molto. Per cui il mio obiettivo è vincere il prossimo Tour e riprovarci ancora se non dovessi riuscirsi. Quando poi avrò vinto il terzo, potrò cominciare a guardarmi intorno.

Borracce pronte per l’allenamento. I corridori escono in 3 gruppi distinti
Borracce pronte per l’allenamento. I corridori escono in 3 gruppi distinti
Il Tour, ma anche le classiche. Hai vinto Liegi e Lombardia, cosa si può dire di Sanremo e Fiandre?

Al Fiandre sono andato vicino e certo assieme alla Sanremo è la corsa per me più difficile da vincere. Però ci arriverò al meglio, voglio essere vincente in tutte le grandi corse che farò. E’ bello far parte del gruppo del Fiandre, per il pubblico, i muri, il pavé, la storia. La Sanremo invece è una corsa lunga e noiosa finché arrivi sulla costa, poi diventa ad alta tensione. Hai una sola carta da giocare.

Mohoric ti ha fatto un bello scherzo nella discesa del Poggio…

Se avessi potuto, non lo avrei certo lasciato andare (sorride, ndr). A volte non pensi ai rischi che corri e al fatto che serve avere tanto fortuna. Prendete quel che è successo a Rebellin. La morte di Davide ci ha colpito tanto, anche perché tre giorni prima eravamo insieme a Monaco. E’ stato un momento molto triste per tutta la comunità del ciclismo. Dobbiamo stare attenti, ma per quanto possiamo, non è possibile controllare gli altri.

Da quest’anno in casa Colnago hanno abbandonato il manubrio Alanera di Deda e ne hanno realizzato uno in proprio
Da quest’anno Colnago ha abbandonato il manubrio Alanera e ne ha realizzato uno in proprio
Hai chiuso il 2022 come numero uno al mondo.

Non era un obiettivo, ma è comunque la conseguenza dell’essere sempre stato davanti nelle corse cui ho partecipato. Perché l’anno è pieno di corse in cui fare bene. Al Fiandre mi sono divertito tanto, lo stesso a Montreal. Anche se non vinco sempre, è importante dare sempre il massimo, cercando di migliorare.

Migliorare in cosa?

In tutto, c’è sempre spazio per aggiustare qualcosa, anche se spesso è una questione di dettagli. Ad esempio la crono, so di poter crescere e sto lavorando per farlo.

Per sua ammissione, Pogacar sta vivendo una partenza più cauta dello scorso anno
Per sua ammissione, Pogacar sta vivendo una partenza più cauta dello scorso anno
Come va invece con la popolarità?

Diciamo che negli ultimi mesi la mia vità è stata prevalentemente privata, con qualche momento da condividere sui social. Fanno parte della nostra vita, dobbiamo conviverci. Così come le cose che vengono dai media non sempre sono piacevoli. A volte ti turbano, ma nel mio caso non diventano pressione. Ti abitui. Lo stesso con i tifosi. Le cose sono un po’ cambiate negli ultimi due anni, la gente mi riconosce, ma ha rispetto. Qualcuno a volte esagera, come chi vuole prarlarmi troppo a lungo al supermercato. E’ interessante avere conversazioni con tifosi e perfetti sconosciuti e non faccio niente per nascondermi. Faccio una vita molto normale. Ogni due giorni vado a comprare frutta e verdura fresca, non è così difficile incontrare Pogacar.

Guardati intorno, cosa vedi?

Un gruppo molto motivato, abbiamo fatto un grosso passo in avanti. Eravamo già forti, ora lo siamo di più.

Landa, i piedi per terra e la testa sulle spalle

10.12.2022
4 min
Salva

Anche se per il 2023 ha scelto il Tour, resta il fatto che il 2022 di Mikel Landa sia stato soprattutto un affare italiano. Nel 67 giorni di corsa della passata stagione, gli unici lampi e piazzamenti degni di nota sono venuti infatti fra Tirreno, Giro e Lombardia: chiusi tutti al terzo posto, con sensazioni di vario colore. Martedì sulla sua torta ci saranno 33 candeline e probabilmente il tempo dei grandi sogni si sta concludendo, ma prima di darlo per morto bisognerebbe soffermarsi sui dati. E i dati dicono che le prestazioni di Landa in salita sono fra le migliori di sempre. Ma se fino a qualche anno fa bastavano per tenere testa a Contador, Aru e Nibali, adesso servono a malapena per arrivare sul podio. Come se salire sul podio del Giro d’Italia fosse un risultato da poco! Questo è il ciclismo di adesso. E se non fai spazio, finisci sotto al treno.

«Tornare al podio del Giro sette anni dopo la prima volta – sorride il basco – è stato importante. Nel 2021 ero fortissimo, ma ebbi una caduta che ha lasciato il discorso incompleto. Il podio mi ha dato la fiducia che posso ancora fare buone cose. C’è poco da cambiare però, la preparazione sarà la stessa. Di diverso c’è che nel 2023 farò il Tour che il prossimo anno sarà meglio del Giro. Un po’ perché è il Tour. Un po’ perché ci sono meno crono. E un po’ perché si parte dai Paesi Baschi, dalle strade di casa».

La Bahrain Victorious tiene ancora le porte chiuse, il media day del primo ritiro si svolge online
La Bahrain Victorious tiene ancora le porte chiuse, il media day del primo ritiro si svolge online

Le porte chiuse

Il primo ritiro della Bahrain Victorious si svolge nuovamente a porte chiuse. Le comunicazioni avvengono in videoconferenza, mentre negli hotel dei dintorni l’andirivieni dei giornalisti è certo regolamentato, ma ben apprezzato. Il ritorno alla normalità ha tempi diversi, bisogna saper aspettare.

«Ho riposato bene – racconta Landa – abbiamo lavorato per recuperare il problema che avevo a livello del gluteo e della spalla, figlio dell’ennesima caduta. Ora sto bene e si è visto già al Lombardia. Il tempo passa e comincio a sentirmi tra i vecchi del gruppo. Proverò di nuovo a stare con il leader che dominano il ciclismo. Il fatto è che sono molto completi e hanno squadre fortissime, per cui l’unica cosa da fare è provarci sempre sperando di riconoscere un loro eventuale giorno nero. Quello è il solo punto debole che hanno: il fatto che sono anche loro umani».

Giro 2022, Landa marca da vicino l’ex compagno Carapaz in rosa, ma da dietro incombe Hindley
Giro 2022, Landa marca da vicino l’ex compagno Carapaz in rosa, ma da dietro incombe Hindley

Fiducia Lombardia

Non cambia la preparazione, si rivedono gli obiettivi. La vittoria manca. Pur avendo conquistato la Vuelta Burgos del 2021, l’ultima volta che Landa ha esultato su un arrivo risale alla Coppi e Bartali del 2019: un tempo eterno. La Spagna fuori è mite, con giornate grigie, ma la colonnina del mercurio intorno ai 15 gradi, che permettono di allenarsi in pantaloncini, mentre in Italia finalmente piove.

«Mi piacerebbe arrivare vicino al podio del Tour – dice – combattere nelle corse di una settimana come i Paesi Baschi, la Tirreno oppure il Catalunya. E finalmente provare a vincere una tappa. Mi manca il fatto di alzare le braccia al cielo. Aver finito il 2022 con il podio del Lombardia è una bella motivazione. E’ stata una corsa di grande livello e mi ha ricordato quale potrebbe essere il mio posto nel gruppo. L’avevo già corso nove volte, quasi ogni anno e mi ero sempre ritirato (lo aveva concluso nel 2013 e nel 2015, ndr). Essere salito sul podio essendomi anche divertito lo inserisce fra i giorni più belli del 2022».

L’ultima vittoria di Landa risale alla Coppi e Bartali 2019, a Sogliano, senza neppure alzare le braccia
L’ultima vittoria di Landa risale alla Coppi e Bartali 2019, a Sogliano, senza neppure alzare le braccia

La nuova Spagna

Ci sarà il Tour dunque e ci saranno le strade di casa, portando la fiaccola del ciclismo spagnolo che con l’addio di Valverde vive un profondo rinnovamento.

«Il Tour parte dai Paesi Baschi – dice e gli brillano gli occhi – sulle nostre strade e davanti al nostro pubblico. Sarà un momento storico. Bello per i tifosi, ma noi corridori avremo i peli dritti sulle braccia. Avrò una doppia motivazione e responsabilità, più di quella che si ha normalmente. Bisognerà farne un vantaggio. Il 2022 è stato un buon anno per il ciclismo spagnolo, dopo che i tifosi si erano ben abituati con Contador, Purito, Valverde, Freire, Samuel Sanchez. Ora ci sono Mas, Ayuso e Rodriguez. Magari non hanno ancora la statura per vincere, ma saranno lì a lottare. Sono sicuro che la passione tornerà presto come prima».

Froome, il futuro è un grosso interrogativo

09.12.2022
3 min
Salva

Un video sul proprio canale YouTube al momento di riprendere la preparazione e così Chris Froome ha spiegato i suoi obiettivi per il 2023.

«Combattere la generazione più giovane – recita il britannico, che in apertura è ritratto nella fuga dell’Alpe d’Huez all’ultimo Tour – sta diventando sempre più difficile. Ho ancora molta motivazione e sento di poter ancora ottenere qualcosa. Potrebbe non bastare per arrivare al livello di Pogacar o Vingegaard, perché il ciclismo è cambiato e anche il modo di correre. Tuttavia, vedo anche come stanno i più grandi, come Geraint Thomas sia comunque arrivato terzo al Tour. E come Alejandro Valverde e Vincenzo Nibali siano stati ancora in grado di vincere delle gare».

Calendario incerto

Il guaio del fare programmi alla vigilia del 2023 è che la Israel-Premier Tech non sa ancora dove correrà. E se lo sa, fa finta di non averlo capito. In quell’insolita geografia dei team dopo le prime promozioni e retrocessioni, il quadro deve ancora comporsi. L’UCI di fatto non ha ancora ratificato un bel niente. Per cui si dà per scontato che la Alpecin-Decuninck e la Arkea-Samsic siano salite nel WorldTour, mentre la Lotto-Dstny e la Israel dovranno correre tra le professional. La prima avrà tutti gli inviti, compresi i grandi Giri. La seconda parteciperà di diritto alle gare WorldTour in linea. E per il resto dovrà sperare negli inviti. Così, come nei giorni scorsi Fuglsang ci aveva raccontato la sua voglia di Giro, Froome butta lo sguardo sul Tour.

«E’ fastidioso – dice – cerco di prepararmi nel miglior modo possibile, sperando nello scenario migliore e cioè che siamo invitati alle gare più grandi. Se ciò non accadrà, troveremo un piano B. In ogni caso inizierò con il Tour Down Under a gennaio e poi vorrei concentrarmi sul Tour de France».

Thomas e Froome a lungo compagni sin dagli anni al Team Sky
Thomas e Froome a lungo compagni sin dagli anni al Team Sky

Il Covid e il cuore

La Grande Boucle come filo conduttore o un’ossessione, Froome non si rassegna e rincorre l’ombra di quel corridore filiforme che, prima dell’infortunio, piegò i rivali dal 2013 al 2017, con la sola interruzione di Nibali nel 2014.

«Invece l’anno scorso – spiega – ho preso il Covid e semplicemente non sono stato in grado di rimettermi in forma. Non mi sono mai sentito come se avessi energie da spendere. Sono andato alla Vuelta per ricostruire la forma, ma in realtà non è migliorata. Il Covid ha un forte impatto sul cuore. Non è paragonabile all’influenza, come molti pensano, soprattutto per i ciclisti professionisti. Di quelli con cui ho parlato in gruppo, molti soffrono ancora per i postumi del virus. I corridori si sentono stanchi, non raggiungono gli stessi livelli di forza, hanno frequenze cardiache diverse. E’ importante che la squadra ci abbia sottoposto a tutti i controlli medici necessari, solo per assicurarci che tutto sia a posto».

Fuglsang, altri due anni di contratto e qualche spina

04.12.2022
4 min
Salva

Probabilmente a 36 anni si smette di cercare l’ambiente giusto e si punta al miglior ingaggio. La Israel-Premier Tech è una squadra WorldTour, deve crescere, ma tanto male non sarà. Probabilmente Jakob Fuglsang deve aver pensato questo lo scorso anno quando ha accettato il triennale con la squadra israeliana, che lo porterà sino alla soglia dei 40 anni. Ma le cose non sono andate come il danese si aspettava. Parecchi dei corridori che se ne sono andati e anche alcuni che sono rimasti fanno fatica a comprenderne i meccanismi, nonostante ai suoi vertici ci siano uomini di comprovata esperienza.

Forse non è per caso che la stagione si sia conclusa con la retrocessione tra le professional, che porta via ogni certezza di partecipare ai grandi Giri. Per Fuglsang invece il 2022 è andato in archivio con la vittoria alla Mercan’Tour Classic Alpes-Maritimes e in precedenza il terzo posto al Giro di Svizzera. Il ritiro dal Tour dopo la caduta nella 15ª tappa con tanto di frattura di una costola non ha contribuito a rendere l’estate un posto migliore. Resta pendente il ricorso al Tas da parte del team, ma è opinione diffusa che la manovra non sortirà grandi effetti.

Giusto una settimana fa, Fuglsang ha partecipato a Beking 2022, evento di solidarietà a Monaco
Giusto una settimana fa, Fuglsang ha partecipato a Beking 2022, evento di solidarietà a Monaco
Come stai?

Bene. Ho ricominciato piano piano. Non so da dove partirò, dovremo vedere. Alla fine l’obiettivo è sempre vincere, ma bisognerà capire cosa succede con la squadra. C’è il ricorso, ma se andiamo giù bisognerà vedere che gare potremo fare. Secondo me non c’è ancora nulla di certo al 100 per cento. L’UCI non ha ancora ufficializzato niente, come pure non ha annunciato l’ingresso nel WorldTour delle squadre promosse. Stiamo aspettando.

Hai ancora due anni di contratto, giusto?

Sì, esatto. In teoria dovremmo poter fare tutte le corse WorldTour in linea. Anche le corse Monumento. Se va così, sicuramente riusciamo a fare un bel programma. E poi spero che ci diano l’invito per fare il Giro. Se davvero arrivasse, mi piacerebbe tornare a fare il Giro d’Italia.

La scorsa estate, Fuglsang era arrivato al Tour in buona condizione: qui sesto nella tappa di Mende
La scorsa estate, Fuglsang era arrivato al Tour in buona condizione: qui sesto nella tappa di Mende
A che punto sei della carriera?

Al punto che non penso più alle classifiche dei grandi Giri, mi vedo più per vincere delle tappe. E’ quello che vorrei fare. Ho già fatto una top 10 al Giro e una top 10 al Tour e a questo punto per me fare un quinto o sesto posto in classifica generale cambia davvero poco. Invece vincere una tappa è qualcosa su cui punto molto.

Parlando con Kreuziger, è venuto fuori che Bjarne Riis è stato il tecnico che ha più stimato. Per te è stato lo stesso?

Quelli con Bjarne forse non sono stati gli anni migliori, ma ho imparato tanto. Tutti quelli che hanno corso per lui, ma anche i meccanici e i massaggiatori, parlano sempre bene di lui. Sono sempre orgogliosi di avere avuto l’esperienza di lavorare con lui. Con chiunque io ne parli, mi dice la stessa cosa. Anche Nizzolo la pensa così, anche se lui ci ha lavorato per un breve periodo alla Qhubeka.

Il Lombardia ha chiuso il 2022 di Fuglsang, stagione con 59 giorni di corsa e 9 piazzamenti fra i 10
Il Lombardia ha chiuso il 2022 di Fuglsang, stagione con 59 giorni di corsa e 9 piazzamenti fra i 10
Bjarne era il mago dell’organizzazione, questa squadra è nata da zero, a che punto si trova?

C’è ancora da migliorare in tutte le cose, ma non c’è niente di strano: tutte le squadre possono migliorare.

Se volesse, Fuglsang potrebbe chiedere la rescissione del contratto, come succede quando una squadra perde lo status di WorldTour, ma si torna al ragionamento di partenza. Due anni di quel buon contratto rendono più accettabile anche il fatto di dover a volte alzare lo sguardo al cielo.