Giro alle spalle, ora le ricognizioni del Tour con la voce di Giada

Giada Gambino
11.06.2023
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Giada Borgato, reduce della sua esperienza in moto cronaca al Giro d’Italia (foto Mirror Media in apertura), è a casa e si sta preparando per affrontare un’altra bella ed impegnativa esperienza: le ricognizioni del Tour de France. Il ciclismo ha sempre fatto parte della sua vita, le ha regalato grandi emozioni ed importanti vittorie ma, oggi, ci racconta cosa significa non stare più in gruppo su una bici, ma farlo dalla sella di una moto… 

Cosa ti manca di più dello stare in gruppo? 

L’adrenalina principalmente. L’adrenalina della corsa in generale, ma soprattutto quella dei finali di corsa del ciclismo agonistico. Mi mancano quelle forti emozioni che solo una competizione come quella ciclistica ti può dare.

Il nuovo capitolo da commentatrice?

E’ nato un po’ per caso. Ho smesso di correre nel 2014 e a fine stagione, per annunciare il mio ritiro, venne Piergiorgio Severini, un giornalista della Rai a farmi un’intervista. Era un servizio riassuntivo di tutto ciò che riguardava la mia carriera. Alla fine, facendo una battuta, gli dissi che se mai avesse avuto bisogno di una mano, da quel momento ero in cerca di lavoro: ero disoccupata (ride, ndr). L’estate dopo mi chiamò dicendomi che mancava il commentatore tecnico. Se volevo, aggiunse, avrei potuto provare a commentare con lui. Così, ho iniziato a fare il commento tecnico per le donne e poi, piano piano, mi sono inserita anche nel ciclismo maschile.

Piergiorgio Severini, Lizzie Armitstead, Giada Borgato, Giro donne 2016
Giada Borgato con il suo mentore Piergiorgio Severini e Lizzie Armitstead al Giro donne 2016
Piergiorgio Severini, Lizzie Armitstead, Giada Borgato, Giro donne 2016
Giada Borgato con il suo mentore Piergiorgio Severini e Lizzie Armitstead al Giro donne 2016
Come hai vissuto la prima esperienza da commentatrice?

Fatica! Non pensavo, perché dovevo dire cose che fondamentalmente sapevo. Mentre ero lì mi resi conto invece che stare davanti alla telecamera piuttosto che ad un microfono non è per nulla semplice. Tanta gente ti ascolta e giudica se fai un errore grammaticale o se sbagli una virgola. Adesso magari faccio una frase che dura un minuto, prima la facevo da 10 secondi perché mi mancavano le parole. A volte mi ripetevo nella testa «Giada, devi dire quello che sai!». Piano piano, però, sono riuscita a sciogliermi. 

Adesso qual è la tua strategia?

Cerco di essere sempre più preparata possibile, che sia una corsa maschile o femminile, che sia il Giro d’Italia o che sia la gara del circuito del campanile come si suol dire (sorride, ndr). Mi preparo sempre alla stessa maniera. Spero di azzeccare le cose giuste, ovviamente non mi azzardo a dire cose che non ci sono, cerco di raccontare quello che vedo. Bisogna avere tante conoscenze, studiare, leggere e rimanere aggiornati ad esempio da siti come il vostro (sorride di nuovo, ndr).

Giada aveva fatto una prima prova generale di corsa sulla moto alla Sanremo
Giada aveva fatto una prima prova generale di corsa sulla moto alla Sanremo
Fare questo lavoro ti fa sentire quasi in gruppo?

Sì, assolutamente. Di fatto ho la fortuna che da una parte si è chiusa una porta e dall’altra si è aperto un portone. Mi è capitato di pensare di aver smesso di correre troppo presto, però probabilmente se non fosse andata a quel modo, non avrei intrapreso questa strada. Mi sento molto fortunata di essere ancora nel mio ambiente, nel mio mondo, di fare qualcosa che amo.

Commentare una corsa alla quale si è preso parte più volte, come il Giro Rosa… 

Sapete, adesso è cambiato tanto il ciclismo rispetto agli anni in cui correvo io. Ci sono anche tante cose nuove che devo raccontare. Anche se continuo sempre a pedalare, ci sono aspetti tecnici, moderni, nuovi del ciclismo femminile che bisogna prendere in considerazione. Ormai il mondo delle donne è molto vicino al ciclismo maschile.

Giada Borgato e Stefano Rizzato hanno raccontato il Giro dalle moto Rai dall’interno della corsa
Giada Borgato e Stefano Rizzato hanno raccontato il Giro dalle moto Rai dall’interno della corsa
Il Giro d’Italia in moto?

Una bella esperienza. In precedenza avevo fatto solo la Sanremo ed è completamente differente rispetto a una gara a tappe. Il Giro anche per noi della Rai è l’elemento più importante. Siamo in tanti: due moto cronaca, tre commentatori in cabina, tutti gli ospiti che devono avere la linea. Quando venivo chiamata io, inizialmente non sapevo esattamente quanto intervenire e in che modo, dovevo prendere un po’ le misure. Mi ci sono voluti un po’ di giorni e poi quando ho capito come funzionava, ho imparato a prendere il ritmo anche con gli altri e da lì ho iniziato a divertirmi. Certo, abbiamo preso tanta acqua, ma ripartirei anche domani.

Ti sentivi parte della corsa?

Sei fra loro, vivi tutto da dentro. Riesci a sentire proprio i rumori e a vedere da vicino anche i colori del Giro. Vedi le sofferenze dei corridori. Il più delle volte sei dietro e i primi che si staccano sono quelli che fanno più fatica, vederli soffrire così da vicino faceva quasi impressione. Li guardi, sotto la pioggia, sofferenti sulla salita e sai che dovranno affrontarne anche un’altra. Quando ti trovi davanti con qualcuno che può andare a vincere la corsa, è tutt’altra sensazione. Quindi vedi gli estremi: chi dietro lotta per arrivare a fine tappa sano e salvo e chi davanti lotta per la vittoria. In più ci sono tutte le sfumature: il corridore che va a prendere l’acqua, il momento di calma, un momento più concitato, i direttori sportivi, tutto quello che succede nelle ammiraglie dove c’è tanto stress.

«Acqua ne abbiamo presa tanta», sorride Giada Borgato: il Giro non ha dato scampo
«Acqua ne abbiamo presa tanta», sorride Giada Borgato: il Giro non ha dato scampo
Un momento del Giro, che noi da casa non abbiamo potuto vedere, che ti è rimasto impresso?

E’ bello vedere i corridori che sono più indietro. Vengono avvicinati dall’ammiraglia, incitati e confortati. Oppure, è stato molto bello seguire Buitrago sulle Tre Cime di Lavaredo, che è stato affiancato più e più volte da Pellizotti, tanto che si è preso un po’ di parole dalla Giuria. Gli andava vicino, lo spronava, lo incitava e poi il colombiano ha vinto la tappa. Franco ha corso per tanto tempo, in quei momenti lì sicuramente sente l’adrenalina che aveva da corridore. 

Tra le giovani cicliste che stanno crescendo, chi promette?

E’ stato bello cosa ha fatto quest’anno la Realini (Gaia, atleta della Trek-Segafredo, ndr). L’anno scorso aveva fatto vedere buone cose, ma fare un exploit così tra le elite, è qualcosa che promette davvero bene.

Crono di Monte Lussari: non si segue in moto, Giada la racconta dal punto del cambio bici
Crono di Monte Lussari: non si segue in moto, Giada la racconta dal punto del cambio bici
Continuare nel mondo Rai, è qualcosa che vorresti?

Lo spero, lo sport è il mio mondo, se riesco a continuare a lavorare per la Rai e raccontare il ciclismo sarebbe un sogno. Appello a Rai Sport: tenetemi il più possibile (ride, ndr)!

L’aspetto che più ti piace di questo lavoro?

Il contatto con la gente. Il ciclismo ti porta in giro per il mondo e conoscere persone con culture diverse ti lascia qualcosa in più, ti apre la mente.

Livigno, Svizzera e forse Tour: come sta Sobrero?

08.06.2023
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L’ultima volta era in partenza per l’Amstel. Avevamo sentito Matteo Sobrero alla vigilia della campagna delle Ardenne, punto di passaggio sulla strada del Giro d’Italia. Aveva spiegato che dopo la Liegi si sarebbe fermato a casa e non in altura, perché quelle due settimane gli sarebbero servite soprattutto per recuperare. Invece, arrivati a Pescara, abbiamo realizzato che Matteo il Giro non lo avrebbe fatto. Il suo allenatore Pinotti ha parlato di scelta condivisa, poi la corsa rosa è partita portando con sé ogni altra considerazione. Dov’è finito Sobrero?

«Mi ricordo di quell’intervista – sorride – ci eravamo sentiti che ero in aeroporto, ma alla fine c’è stato un cambio di programma. E’ stata una scelta della squadra, ma anche una mia richiesta. Ho fatto una primavera impegnativa, ho corso parecchio. Dopo le Ardenne sarei dovuto venire a casa per preparare il Giro. Però abbiamo visto che ai Paesi Baschi stavo già abbastanza bene, per cui parlandone con Pinotti, abbiamo concluso che avesse più senso fermarsi e recuperare. Andare in altura e preparare bene eventualmente il Tour. Non essere andato in quota prima del Giro e dover fare tutto di corsa non mi convinceva. Sarebbe stata una cosa un po’ troppo di corsa…».

Che fatica sul Muro d’Huy: Sobrero chiude la Freccia Vallone al 21° posto
Che fatica sul Muro d’Huy: Sobrero chiude la Freccia Vallone al 21° posto
Quasi una forzatura?

Vedendo anche com’è andato il Giro, con parecchia acqua e freddo, arrivandoci senza essere abbastanza forte, magari non lo avrei finito e mi sarei ammalato. Sono cose che non si possono sapere, sarebbe potuto anche andare benissimo, chi lo sa? Però sono contento, la squadra ha fatto un ottimo lavoro, è stato un piacere guardarli.

E tu che cosa hai fatto in quelle tre settimane?

Ho corso fino al Romandia. Dato che non facevo il Giro, dopo la Liegi mi hanno chiesto di volare direttamente in Svizzera. Ero un po’ stanco, specialmente dopo la Liegi. Poi ho staccato, sono rimasto una settimana senza bici, siamo andati a farci una vacanza a Firenze e quando sono tornato, ho ricominciato. Sono stato una settimana e poi sono andato per tre settimane a Livigno. Sono tornato domenica.

Due piemontesi al via della Liegi: Sobrero e Mosca
Due piemontesi al via della Liegi: Sobrero e Mosca
Sei andato da solo?

A Livigno non si è mai da soli. Mi è bastato arrivare lassù e ho sempre trovato ottima compagnia. Una sera siamo stati a salutare i ragazzi del Team Colpack, poi è venuto su anche Ganna e adesso che sono andato via, è arrivato Bettiol.

Per cui adesso come prosegue la stagione?

Domani parto e vado a fare Gippingen e poi il Giro di Svizzera, quindi i campionati italiani e poi si vedrà. Se la squadra mi porta al Tour, vado di corsa. Trovare un posto è sempre difficile, non vorrei dire una guerra, ma quasi. Io vorrei farlo, non ci sono mai andato. Allo Svizzera sarò tranquillo, ma vorrei anche far vedere qualcosa. Ci sono due crono, ma anche un livello partenti molto alto e io non sono più necessariamente solo un cronoman. Insomma, dovrebbero esserci Kung ed Evenepoel…

Dopo la Liegi, volo diretto per il Giro di Romandia e poi un periodo di stacco
Dopo la Liegi, volo diretto per il Giro di Romandia e poi un periodo di stacco
La rinuncia al Giro un po’ è pesata?

E’ logico che da italiano dispiace sempre non fare il Giro, specialmente quest’anno con la Bra-Rivoli che passava vicino casa. E’ stato anche un peccato che fossi in altura e non ho potuto essere qua a guardare la tappa dal vivo. Però alla fine me ne sono fatto una ragione. Anche perché mi piacerebbe davvero tanto andare a fare il Tour.

Tour che viene bene anche per preparare il mondiale…

Esatto, diciamo che il cambiamento potrebbe portarmi a ridisegnare la seconda parte della stagione, anche se a Glasgow non ci ho ancora pensato troppo. So che c’è la crono con l’arrivo in salita, che potrebbe essere adatta. 

Dopo il Romandia, per Sobrero una settimana di vacanza a Firenze con Carlotta (foto Instagram)
Dopo il Romandia, per Sobrero una settimana di vacanza a Firenze con Carlotta (foto Instagram)
Quale potrebbe essere allora un obiettivo ragionevole per te al Giro di Svizzera?

Eh, una bella tappa non sarebbe male, se proprio potessi scegliere. E’ la corsa del rientro e sinceramente non vedo l’ora. Adesso è un po’ che non corro più e mi manca proprio quell’atmosfera. Ero su in montagna da solo, guardavo sempre il Giro e mi dicevo che mi sarebbe piaciuto correre. E poi lo Svizzera viene prima del dell’italiano, dove secondo me posso provare a far bene in entrambe le prove.

Ekoi e Pininfarina: grossa novità in arrivo con il Tour

07.06.2023
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Ekoi e Pininfarina hanno recentemente annunciato ed ufficializzato l’avvio di una profonda ed importante collaborazione: il risultato di due anni di intenso e reciproco lavoro verrà svelato durante il prossimo Tour de France. Ed è senza alcun dubbio la passione il denominatore comune che ha riunito assieme gli ingegneri Ekoi e i designer Pininfarina. Prestazioni, ergonomia ed estetica sono stati i principali obiettivi, sia a Cambiano dove ha sede Pininfarina, quanto e Fréjus, in Francia, dove è fissato il quartier generale Ekoi: obiettivi da raggiungere nella progettazione di un prodotto che segnerà una nuova fase nella ancor giovane storia aziendale di Ekoi. 

Nel corso degli anni, la notorietà di Ekoi è cresciuta considerevolmente grazie a collaborazioni strategiche con squadre professionistiche, marchi prestigiosi, laboratori di ricerca ed artisti.
Design, innovazione, prestazioni: molto più di uno slogan, queste tre aree riflettono molto bene l’anima del marchio francese e una ricerca costante. 

E la collaborazione con la leggendaria casa di design italiana Pininfarina è parte di questa dinamica, e non passerà inosservata in occasione del prossimo Tour de France. E’ ancora confidenziale, ma il prodotto, risultato di questa speciale collaborazione ha già suscitato l’interesse di diversi team professionistici che sono stati in grado di testarlo in anteprima…

Bellezza e performance

«La bellezza e la performance – ha dichiarato Paolo Pininfarina, il Presidente di Pininfarina – sono da sempre i valori che guidano il nostro design, trovando applicazione in diversi progetti di attrezzature sportive.

«Nel nuovo prodotto Ekoi che sarà pronto per il Tour abbiamo unito le nostre capacità di progettazione con la solida conoscenza dell’aerodinamica, che è parte del nostro DNA, e sviluppata in oltre 50 anni di esperienza grazie alla nostra galleria del vento. Siamo molto orgogliosi del risultato, e non vediamo davvero l’ora di vederlo indossato dai professionisti delle due ruote». 

Ekoi ha unito la sua passione verso il ciclismo unendola a quella di Pininfarina
Ekoi ha unito la sua passione verso il ciclismo unendola a quella di Pininfarina

«Da amante ed appassionato dell’arte – ha aggiunto Jean-Christophe Rattel, fondatore e CEO di Ekoi – sono sensibile all’estetica e alla voglia di proporre prodotti che rispondono a un obiettivo semplice: la performance. La collaborazione con Pininfarina è stata avviata per affidarsi alla competenza progettuale senza negare l’identità di Ekoi. Sono molto impaziente di vedere gli appassionati ciclisti scoprire questo prodotto che impressionerà per il suo design e la sua aerodinamicità». 

Ekoi

Van der Poel cambia rotta, ma vuole sempre vincere

06.06.2023
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Mille domande a Mathieu Van der Poel, che si collega da La Plagne, dove si sta allenando con la squadra alla vigilia della prima corsa da due mesi a questa parte. Sabato infatti il vincitore della Sanremo e della Roubaix (foto di apertura) ripartirà dalla Duracell Dwars Door Het Hageland e poi andrà avanti con il Giro del Belgio. Anche lui ha capito che dopo i momenti ad altissima intensità è meglio recuperare piuttosto che continuare a sbuffare polvere e fatica. Così quest’anno ha sposato una linea più… moderna. Ha ridotto i giorni di gara, aumentando quelli dedicati all’allenamento. L’obiettivo è ritrovare la super condizione della Sanremo e della Roubaix e portarla al Tour e ai mondiali.

«Meglio le gare in Belgio – spiega – piuttosto del Giro di Svizzera, dove ci sono due prove a cronometro e anche tanta salita. Preferisco provare a vincere che fare gruppetto sulle Alpi. Sono lontano da casa già da un po’, quindi è bello correre su strade più familiari. Anche perché l’ultima parte dell’estate sarà in Francia e poi a Glasgow per i mondiali. Quindi abbiamo deciso così».

La fantastica primavera di Van der Poel si è aperta con l’assolo vincente di Sanremo
La fantastica primavera di Van der Poel si è aperta con l’assolo vincente di Sanremo
Non amavi i lunghi periodi di allenamento, come mai questo cambiamento?

Sono migliorato negli ultimi anni e ora mi diverto (sorride, ndr). Mi permettono di arrivare alle corse più fresco di qualche anno fa. Quando sei in posti come questo, non hai molto da fare oltre al ciclismo, quindi le giornate passano in modo facile e senza grossi stress. Mi sono allenato bene. Per due giorni a settimana sono andato in palestra per tenere sotto controllo il problema alla schiena che sta molto bene.

L’obiettivo è ricostruire la super condizione di primavera?

Esattamente. Le classiche sono andate davvero bene e quando è così, diventa più facile lavorare per l’obiettivo successivo. Ho già fatto una buona settimana di allenamento in Spagna e poi sono venuto qui a La Plagne con la squadra, mi sembra che tutto stia andando secondo i piani. Abbiamo deciso di dedicare più tempo all’allenamento e un po’ meno alle corse, ma sono certo che al momento opportuno sarò al livello che desidero. Mi sento bene e pronto per correre.

L’anno scorso arrivò al Tour dopo un Giro bellissimo, ma molto dispendioso. Si ritirò durante l’11ª tappa
L’anno scorso arrivò al Tour dopo un Giro bellissimo, ma dispendioso. Si ritirò durante l’11ª tappa
Ti convince questa gestione?

Funziona, come si è visto nelle classiche, ma di sicuro sono davvero ansioso di tornare a correre. In certi momenti può anche essere difficile. Se cadi, ad esempio, e ti fai qualcosa di serio, hai fatto una lunga preparazione per niente. Fa parte del ciclismo moderno, immagino. Quindi da una parte sono convinto del lavoro che sto facendo, dall’altra sono contento di aver già corso e vinto bene.

Classiche e Tour de France: si può fare una classifica?

Prima vengono le classiche, almeno per me, forse insieme ai campionati del mondo, che sono pure in cima alla mia lista. Ma di sicuro sono motivato anche per fare un buon Tour. Penso che questo sia il primo anno in cui mi preparo davvero bene, senza altre cose a cui pensare. Avremo una squadra forte e affiatata, queste corse in Belgio saranno un obiettivo e insieme una rifinitura.

La mountain bike entrerà in scena dopo i mondiali su strada di Glasgow, con l’obiettivo olimpico di Parigi
La mountain bike entrerà in scena dopo i mondiali su strada di Glasgow, con l’obiettivo olimpico di Parigi
Dopo il Tour ci saranno i mondiali di Glasgow: gareggerai anche nella mountain bike per qualificarti alle Olimpiadi?

Ne abbiamo parlato proprio in questi giorni e le farò entrambe, anche senza una grande preparazione specifica. Proverò ad andare alla gara di mountain bike senza alcuna pressione, ma certo con una buona condizione. Non sarà facile qualificarsi per le Olimpiadi, Glasgow sarà il primo passo. Abbiamo parlato anche di fare altre gare di mountain bike entro la fine dell’estate, ma non è stata ancora presa alcuna decisione. 

I mondiali arrivano due settimane dopo il Tour. Che cosa cercherai in Francia? 

Difficile dirlo, per certi versi spero che il Tour passi presto. Il mio livello non è paragonabile a quello dello scorso anno dopo il Giro, quando ho avuto pochissimo tempo per prepararmi. Comunque da una parte credo che non abbia senso buttare troppe energie durante il Tour, ma di sicuro non mi tratterrò troppo.

Il Tour torna sul Puy de Dome. Nel 1964 fu teatro del duello fra suo nonno Poulidor e Anquetil (foto R. Krieger/L’Équipe)
Il Tour torna sul Puy de Dome. Nel 1964 fu teatro del duello fra suo nonno Poulidor e Anquetil (foto R. Krieger/L’Équipe)
La maglia gialla, la verde, la tappa del Puy de Dome sulle strade di tuo nonno Raymond Poulidor dove sono attesi 500 mila spettatori…

La maglia gialla sarà difficile, perché sin dall’inizio nei Paesi Baschi ci saranno in ballo anche gli scalatori. La verde potrebbe essere un obiettivo per Philipsen. Il Puy de Dome invece sarà speciale. La tappa partirà dal villaggio dei miei nonni (Saint Leonard de Noblat, ndr), ci sono stato molte volte quando ero più giovane, quindi sarà sicuramente una gara che non vedo l’ora di affrontare. Non credo che per me sia realistico pensare di poter vincere lassù. Proverò solo a godermi la giornata il più possibile.

Il Tour è il solo modo per preparare il mondiale?

No, non credo, è solo una corsa in cui mi piacerebbe fare bene come lo scorso anno al Giro d’Italia. L’obiettivo sarà arrivare a Parigi e so già che in gruppo ci saranno altri corridori con la testa a Glasgow. Questo è certo.

Torniamo da Petacchi: dopo Milan, c’è Dainese

04.06.2023
5 min
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Ieri Milan e le sue volate potentissime e scomposte, oggi il discorso con Petacchi si sposta su Alberto Dainese: velocista più compatto e ugualmente vincente. Dopo aver vinto la tappa di Reggio Emilia dello scorso anno, il padovano è stato sottoposto a un’estate di lavori forzati, con il Giro del Belgio dopo quello d’Italia e a seguire il Tour de France, dove ha centrato il terzo posto nella 19ª tappa.

Quest’anno Alberto, che è alto 1,76 e pesa 70 chili, ha iniziato il Giro tirando le volate per Mayrhofer. E quando poi ha avuto carta bianca, ha vinto quella di Caorle battendo proprio Milan e centrando il quarto posto nell’ultima volata a Roma.

L’indomani della vittoria di Caorle, Dainese ha ricevuto complimenti dal gruppo e richieste di autografi
L’indomani della vittoria di Caorle, Dainese ha ricevuto complimenti dal gruppo e richieste di autografi

Baricentro basso

Se per Milan avevamo chiuso parlando di un atleta col baricentro alto, che fatica nelle curve e a rilanciarsi, per Dainese vale il discorso opposto.

«Secondo me al Giro è stato un po’ sfortunato – riflette Petacchi – forse all’inizio il Team DSM poteva concedergli qualche possibilità in più. Quando ha vinto la tappa, Mayrhofer ha fatto un lavoro straordinario per aiutarlo: forse avrebbe dovuto tirargli le volate per tutto il Giro anziché farle lui. Anche perché non so se il tedesco abbia le potenzialità per battere i velocisti che c’erano. Invece Dainese ha dimostrato che si muove bene e sa tenere la posizione. Il giorno in cui ha vinto, l’altro lo ha lasciato lunghissimo. Quando è passato Hepburn con Matthews a ruota, andavano almeno a 3 all’ora in più e lui ha chiuso il buco, poi ha tirato dritto (foto di apertura, ndr). Ha fatto anche una volata lunga. Ha avuto mille problemi, ha avuto la bronchite, poi la gastroenterite e il giorno dopo ha vinto una tappa. Insomma, la vittoria dello scorso anno non è stata un caso».

Reggio Emilia 2022, prima vittoria al Giro per Dainese che batte Gaviria. Notare la testa e il busto bassi in stile Cavendish
Reggio Emilia 2022, prima vittoria al Giro per Dainese che batte Gaviria. Notare la testa e il busto bassi in stile Cavendish
Dice di sé che non ha tanti watt, ma supplisce con l’aerodinamica.

Il contrario di Milan, insomma. Come posizione assomiglia a Cavendish. Neanche Mark ha dei watt fuori dal comune, ma con l’aerodinamica e la superficie corporea ridotta colma la differenza. Quando “Cav” fa le cronometro da solo, tira fuori anche delle prestazioni decenti. Perché è piccolino, compatto, come coefficiente aerodinamico ti riporta un po’ al discorso di Evenepoel. E’ talmente piccolo e compatto che con i suoi watt riesce ad andare a 55 orari di media, mentre un Milan per andare alla stessa velocità deve fare magari 30 watt in più.

Secondo te anche Dainese ha bisogno di un ultimo uomo?

Io credo che al giorno d’oggi, se hai un paio di uomini davanti, prima di tutto rischi meno. E poi quel giorno che sei al 95 per cento, il 5 che manca te lo fanno i compagni. Altrimenti devi pigliare tre volte il vento in faccia a 60 all’ora e quando arrivi alla volata, sei al 92 per cento e non rendi come potresti. Se invece hai qualcuno che ti aiuta, ti risolve il problema di risalire, di stare più coperto, di essere un po’ più esplosivo nel momento in cui serve.

Gruppetto, salvagente dei velocisti. Qui Dainese con Gaviria e Consonni. Ha chiuso il Giro penultimo nella generale
Gruppetto, salvagente dei velocisti. Qui Dainese con Gaviria e Consonni. Ha chiuso il Giro penultimo nella generale
Lo scorso anno Dainese ha fatto in successione Giro d’Italia, Giro del Belgio e Tour e ha fatto terzo nella penultima volata del Tour: cosa significa?

Fare Giro e Tour è pesante. Pensiamo a Van der Poel, che l’anno scorso ha fatto il Giro e andava fortissimo, da schifo. Poi è andato al Tour e non la muoveva, ma non perché fosse cambiato il livello di corridori, semplicemente perché lui non andava. Non è riuscito a ritrovare un picco di forma come quello che aveva avuto al Giro. Invece Van Aert, che ha fatto un Tour spaziale, aveva preparato solo quello e quest’anno rifarà uguale. Oggi non si fa più come una volta, dopo una corsa come il Giro serve uno stacco.

Quindi è stato un errore?

E’ vero che un velocista puro la volata magari te la vince uguale, però ormai Giro e Tour non lo fa quasi più nessuno. Per l’amor di Dio, se riesci a fare il recupero giusto, ad allenarti e fai una garetta prima di riandare al Tour, puoi anche ritrovare una buona condizione, però ormai devi programmare la stagione. Non vai più alle gare per allenarti, non si faceva quasi più neppure ai miei tempi. Ora vanno forte come le bestie, ancora di più. Approcciano le corse sempre per vincere, quindi portare un corridore a correre troppo significa non fargli un favore. Guardate cosa ha fatto la Ineos prima del Giro.

Bennati lo ha convocato nel 2022 per gli europei, chiusi in 11ª posizione: lo chiamerà per i mondiali?
Bennati lo ha convocato nel 2022 per gli europei, chiusi in 11ª posizione: lo chiamerà per i mondiali?
Che cosa hanno fatto?

Hanno fatto quattro corse dall’inizio dell’anno e poi hanno partecipato al Tour of the Alps che erano già quasi tutti a puntino. Quelli che andavano meno erano Arensman e Thomas, che al Giro sono stati i più forti. Sono anche convinto che senza la caduta, Geoghegan Hart rivinceva il Giro, perché era quello che andava di più in assoluto e poteva lottare con Roglic.

Quindi adesso quale programma sarebbe giusto per Dainese?

Se pensa di voler andare al mondiale, che sarà veloce, allora potrebbe anche riconsiderare il Tour. Chi va in Francia sicuramente può fare un buon mondiale, perché il percorso è veloce, dicono buono per Matthews, Van der Poel e Van Aert. Dainese è un corridore che mi piace molto ed è anche un bravissimo ragazzo, però con tutto il rispetto non si può paragonare con quei nomi in una gara di 270 chilometri. Su quel percorso o qualcosa di simile Trentin vinse l’europeo battendo proprio Van der Poel e Van Aert, ma anche in quel caso erano meno chilometri e anche Matteo aveva qualche anno di meno. Quindi spero che Dainese vada a fare la Vuelta, sarebbe per lui la scelta più logica.

Mozzato, il Giro sul divano e il Tour sulla bici

03.06.2023
4 min
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Luca Mozzato sta lavorando sodo per la seconda parte della sua stagione. Il veneto della Arkea-Samsic è a Sierra Nevada. La prossima grande gara del suo calendario si potrebbe chiamare Tour de France. 

Luca si è goduto il Giro d’Italia e sui velocisti era stato alquanto profeta. Proprio lui infatti ci aveva illustrato i favoriti e le tappe che sarebbero arrivate allo sprint e le aveva azzeccate quasi tutte.

Luca Mozzato (classe 1998) dall’inizio della stagione ha messo nel sacco 28 giorni di corsa
Luca Mozzato (classe 1998) dall’inizio della stagione ha messo nel sacco 28 giorni di corsa
Luca, come stai?

Sono a Sierra Nevada e sto terminando questo blocco in altura. Poi tornerò a casa, ci resterò tre giorni scarsi e andrò al Giro di Svizzera. Farò il campionato italiano e quindi dovrei partire per la Francia… anzi, per i Paesi Baschi, da dove partirà il Tour. Non è certo, ma ci spero.

Come ti senti? Sappiamo che hai avuto un maggio un po’ tribolato…

Non ho avuto un avvicinamento ottimale, ma adesso mi sento bene. Dopo le classiche ho dovuto fare il Romandia, che non era del tutto in programma, quindi ho staccato e… “non ho staccato”. E dopo il Romandia ho preso il Covid. Sono rimasto a letto una settimana. Mi spiace perché ho saltato diverse gare di un giorno in Francia.

Gare importanti per cogliere piazzamenti, magari vittorie e qualche punto…

Esatto, ma vista la situazione non ci sembrava il caso di andare giusto per attaccare il numero. Meglio restare a casa, recuperare, prima, e lavorare bene, poi, in modo da preparare al meglio gli appuntamenti successivi. E infatti in quel paio di corse nella seconda parte di maggio sono andato benino… visto come ci ero arrivato.

E ora il Tour nel mirino. Che stimolo è?

E’ un bel mix di emozioni. Da una parte c’è l’ansia da prestazione. Tanto più che quest’anno c’è parecchia salita e non è troppo adatto ad un corridore come me. Immagino che sarà dura anche solo portarlo a termine. Dall’altra però penso che sia la vetrina più importante e questo non può che fare piacere e dare la carica.

Emozioni contrastanti per l’esordio di Mozzato al Tour: una super vetrina, ma anche un livello molto alto con cui confrontarsi
Emozioni contrastanti per l’esordio di Mozzato al Tour: una super vetrina, ma anche un livello molto alto con cui confrontarsi
Sarà un Tour all’attacco o in attesa di volate?

E’ un bel punto di domanda. Molto dipenderà dal tipo di squadra. Se ci sarà Bouhanni per esempio dovrò correre in suo appoggio, perché lui chiaramente allo sprint dà più garanzie di me. A quel punto dovrò cercare di fare qualcosa in tappe che non siano i classici piattoni da sprint, ma un po’ più ondulate.

Come stai lavorando in quota?

Alla fine ci passerò quasi tre settimane. Come di consueto, nei primi giorni ho fatto un po’ di adattamento alla quota, senza forzare troppo. Poi con gli altri ragazzi, qui ci sono dei compagni, abbiamo iniziato a fare degli specifici. Il lato positivo di essere qui è che per fare intensità, per fare certi lavori devi scendere a quote relativamente basse, a Granada che è a circa 800 metri. Ma il rovescio della medaglia è che poi ti devi sciroppare un’ora e mezza di salita per tornare in hotel. Non è una gioia, ma è allenante! Però c’è un bel clima: siamo qui con il meccanico, il massaggiatore e alcuni ragazzi e tutto sommato il tempo passa bene e ci si allena volentieri.

Abbiamo parlato di programmi e lavoro, ma il Giro d’Italia come lo hai seguito?

L’ho seguito parecchio e devo dire che mi ha “salvato” tanti pomeriggi. Prima perché ero a casa malato, non avevo nulla fare tra letto e divano. E poi qui dal ritiro. Il Giro da fuori è stato bello, ma anche in quel caso ci sono state emozioni contrastanti.

Il veneto è nel sud della Spagna per preparare al meglio Giro di Svizzera, campionato italiano e soprattutto il Tour (immagine dal web)
Il veneto è nel sud della Spagna per preparare al meglio Giro di Svizzera, campionato italiano e soprattutto il Tour (immagine dal web)
Cioè?

All’inizio quando pioveva ero quasi contento di essere a casa e di non aver preso tutta quell’acqua. Io, come vi avevo detto, dovevo “quasi” farlo questo Giro e l’ho vissuto più da dentro. Ho pensato: “Per fortuna che non mi ci hanno mandato”. Invece in altre tappe pensavo che mi sarebbe piaciuto esserci e che avrei potuto fare qualcosa di buono.

Tipo a Caorle, quasi casa tua…

Esatto, sarebbe stato bello stare nella mischia quel giorno.

C’è qualche collega delle ruote veloci che ti ha stupito?

Beh, Jonny (Jonathan Milan, ndr). Che fosse forte lo sapevo, ma che potesse essere così costante per tutto il Giro ammetto di no. Jonathan ha fatto tutte le volate dalla prima all’ultima settimana.

Riparte Pogacar e chiama Remco al Tour

03.06.2023
6 min
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Era sparito. In realtà non è neanche corretto dire che fosse sparito: semplicemente Tadej Pogacar si era rinchiuso a casa sua, lavorando nei limiti consentiti dallo scafoide rotto, pubblicando qualche foto sui social e stando alla larga dalle interviste. Ma il Tour incombe e alla fine lo sloveno è venuto allo scoperto dal ritiro di Sierra Nevada in cui ha ripreso la preparazione. Una conferenza stampa su Zoom, con 60 giornalisti collegati, più o meno tutti accomunati dalle stesse curiosità.

Il succo, fra le cose dette, è che se fosse Evenepoel, andrebbe al Tour. Gli sta bene che Roglic non ci vada (perché avrebbe un avversario in meno) e che, vista la folla slovena sul Monte Lussari, da sloveno gli sarebbe piaciuto essere al Giro. Ma andiamo per gradi, ecco Tadej Pogacar 41 giorni dopo la caduta di Liegi.

Lo stop di Pogacar porta la data del 23 aprile, con la caduta alla Liegi (foto Instagram)
Lo stop di Pogacar porta la data del 23 aprile, con la caduta alla Liegi (foto Instagram)
Mancano 29 giorni all’inizio del Tour de France. Cosa ti aspetti da queste tre settimane di allenamento? 

Ho lavorato abbastanza bene fino ad ora sui rulli e questa settimana ho iniziato su strada. La condizione non è male come pensavo sarebbe stata dopo i rulli. Inoltre il polso migliora ogni giorno. Da questa settimana sono a Sierra Nevada in quota e cercherò di ottenere il più possibile da questo ritiro. Ho un grande supporto da parte del team, possiamo pedalare per tante ore e fare i massaggi e fisioterapia. Ho un sacco di lavoro in programma, poi l’11 giugno scenderò, mi dedicherò alla ricognizione di alcune tappe del Tour e poi di nuovo in ritiro a Sestriere. Poi spero di fare i campionati nazionali su strada e a crono.

Quindi non farai il Giro di Slovenia?

No, non credo. Sfortunatamente, ho perso troppo allenamento, non ho potuto fare molti chilometri nelle ultime quattro settimane, quindi ne ho bisogno. Devo concentrarmi un po’ di più sulle distanze e i lavori di interval training

La prima settimana della rieducazione ha visto Pogacar camminare in lungo e in largo (foto Instagram)
La prima settimana della rieducazione ha visto Pogacar camminare in lungo e in largo (foto Instagram)
Si può dire che questa sia stata la prima battuta d’arresto nella tua carriera, come la stai gestendo?

Mi sento davvero bene. La prima settimana dopo la caduta l’ho passata rilassandomi a casa. Dalla seconda ho iniziato un po’ di rulli e la motivazione era davvero alta. Mi sono messo a camminare in lungo e in largo. La terza settimana ho iniziato un allenamento un po’ più strutturato e in quel momento a Monaco è arrivato il nostro fisioterapista, con cui mi allenavo quasi da mattina a sera, facendo anche varie terapie, dalla camera iperbarica alla magnetoterapia, esercizi per le braccia, crioterapia: tutto quello che serve. Dalla radiografia di lunedì prossimo vedremo se l’osso è guarito davvero. Per il resto, non vedo l’ora che arrivi la prossima settimana di allenamento e poi di andare al Tour.

Che sensazioni hai avuto salendo in bici al momento di caricare il polso rotto?

Nei primi due giorni in cui ho provato a mettermi in strada, sapevo che non avrei dovuto. Bisognava aspettare sei settimane, quindi sono stato un po’ stupido a disubbidire al dottore. Ma ho fatto pressione su tutti e alla fine ho provato ad andare in bici. Sapevo di non poter esercitare troppa forza con la mano e i primi giorni sono stato molto attento. Ho fatto uscite di 2-3 ore, usando un tutore in plastica stampata, che posso infilare e sfilare. Ne ho due diversi: uno per la vita normale e uno per la bici. Sono molto attento, anche con l’aiuto dell’osteopata. Il polso sta migliorando ogni giorno, ho sempre più mobilità e spero che la radiografia non dica che ho peggiorato la situazione. Ma non credo, perché non ho dolore. Forse però per il Tour avrò ancora bisogno di un tutore morbido attorno al polso solo per dargli un po’ di supporto.

La bici da crono è stata la prima che ha ripreso, potendo appoggiarsi sulle appendici (foto Instagram)
La bici da crono è stata la prima che ha ripreso, potendo appoggiarsi sulle appendici (foto Instagram)
Sei sempre stato capace di divertirti nelle corse, quanto divertimento ci sarebbe se arrivassi al Tour non al meglio?

Io spero di essere al 100 per cento. Forse il polso non lo sarà, ma penso che le gambe lo saranno. Per fortuna non hai bisogno del polso per allenare le gambe. Saprò dare una risposta più precisa quando il Tour sarà iniziato, ma penso che mi divertirò in ogni caso.

Sei preoccupato di andare in Francia dopo questa battuta di arresto e senza gare in avvicinamento?

A volte le battute d’arresto possono essere persino positive, anche se fortunatamente questa non è stata una grande battuta d’arresto, è solo la mano. Niente a che fare con le gambe, la testa o cose del genere. Quindi posso allenarmi e fare delle ore fantastiche. Più che una battuta di arresto la definirei una situazione sfortunata. Sul fatto di non correre prima, normalmente mi piace molto fare una corsa prima di una gara importante, ma il Tour è composto da 21 tappe e potrebbe essere utile arrivarci un po’ più freschi. Farò i campionati nazionali, quindi due giorni di gare, poi dei buoni allenamenti dietro moto per simulare il ritmo gara. Non sono così preoccupato quest’anno.

Pogacar non difenderà il titolo al Giro di Slovenia in cui nel 2022 fece il bello e cattivo tempo con Majka
Pogacar non difenderà il titolo allo Slovenia: nel 2022 fece il bello e cattivo tempo con Majka
Eppure le prime due tappe del Tour de France a Bilbao e San Sebastian saranno molto dure…

Sono davvero belle, una è super difficile (la seconda, da Vitoria a San Sebastian, ndr). Ma penso che sia meglio per me, preferisco così piuttosto che avere solo tappe di volata nella prima settimana. Almeno capisci da subito chi c’è, chi prende la maglia e il giorno dopo è meno stressante. Quindi sarà difficile arrivare lì senza corse e andare subito a tutto gas, ma due anni fa fu più o meno lo stesso. Questo inizio di Tour mi piace molto.

Tanti vorrebbero vedere il duello con Evenepoel al Tour, cosa pensi della sua scelta di non andare?

Remco ha abbandonato il Giro che poteva vincere ed è il campione del mondo, quindi se fossi in lui, farei anche il Tour de France. Siamo tutti diversi davanti ai problemi di salute, ma mi piacerebbe vederlo in Francia. Ci sarebbe una concorrenza ancora più grande e lo stesso vale per Roglic. Ma penso che la Jumbo abbia un leader forte come Jonas Vingegaard, sono nella situazione perfetta direi. Così se vogliono mandare Primoz alla Vuelta, a me sta benissimo. L’anno scorso si coalizzarono, se lui non ci sarà, a me starà più che bene (ride, ndr).

Il ritorno su strada è avvenuto prima delle sei settimane necessarie (foto Instagram)
Il ritorno su strada è avvenuto prima delle sei settimane necessarie (foto Instagram)
A proposito del Giro, cosa ti è parso del podio di Almeida?

Questo Giro è stato davvero bello da guardare e fantastico per il nostro team. Abbiamo centrato tre vittorie di tappa e quando Joao ha vinto sul Bondone, avevo anche io i battiti molto alti. E’ stato bello vederlo finalmente sul podio del Giro, se lo merita davvero e ha anche vinto quella tappa. Penso che possa essere più che felice.

Con Roglic abbiamo parlato spesso del Tour 2020 prima della crono finale del Giro: che cosa ti è parso? Hai visto quanti tifosi sloveni per lui a Monte Lussari?

Quella tappa in sé era davvero pazzesca. Sapevo che Roglic poteva vincerla, penso che sia migliorato un po’ ogni giorno e nell’ultima crono è stato fortissimo. Non so se abbia pensato al Tour de France 2020, ma di sicuro per lui questa è stata una vittoria davvero bella. E penso che tutti i fan sloveni lo abbiano davvero aiutato. E’ stato pazzesco vedere quanti sloveni siano venuti lì solo per tifare per lui. Da sloveno, mi sarebbe piaciuto esserci.

Gregoire ora vince anche fra i pro’. Dove può arrivare?

01.06.2023
5 min
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Ormai non è più una novità. Sono almeno due anni che Romain Gregoire fa parlare di sé, ma quel che colpisce è come stia bruciando le tappe. Junior di primissimo piano nel 2021, capace di vincere il titolo europeo e l’argento mondiale. Una pioggia di successi fra gli under 23 nel 2022 fra cui tappe al Giro e al Tour de l’Avenir, sembrava che passando subito fra i pro’ potesse quantomeno rallentare. Per tutta risposta, il ventenne di Besançon ha portato a casa la vittoria alla 4 Giorni di Dunkerque, non proprio una corsetta…

E’ chiaro che le sue vittorie acquistano risalto in un ciclismo, quello transalpino, che gode sì di buona salute, ma che è ancora alla ricerca del campione assoluto: un ruolo che neanche il grande Alaphilippe è riuscito a interpretare appieno, perlomeno nel colpire la fantasia dei tifosi più maturi, quelli rimasti all’epoca delle conquiste di Hinault e Fignon.

Già alla Strade Bianche Gregoire si era messo in luce, finendo ottavo
Già alla Strade Bianche Gregoire si era messo in luce, finendo ottavo

Un talento da tenere stretto

Molti guardano a Gregoire come al loro erede e per questo alla Groupama FDJ cercano di proteggerlo il più possibile. A Dunkerque, a guidarlo c’era Frederic Guesdon, una lunga carriera come corridore e dal 2015 direttore sportivo del team.

«Non lo conosco da molto tempo – spiega – e uniche occasioni in cui l’ho avuto in gara è stato a Morbihan e Dunkerque, ma resto davvero sorpreso nel vedere con quanta autorità corre fra i pro’. Nel team se ne parla molto bene, è un talento che ci teniamo stretto e che va fatto crescere piano piano».

Gregoire in trionfo agli europei di Trento 2021. Era junior, ora già vince fra i pro’
Gregoire in trionfo agli europei di Trento 2021. Era junior, ora già vince fra i pro’
Quali sono i suoi punti di forza?

Da quel che ho visto è un corridore abbastanza completo, che può emergere tanto nelle corse di un giorno quanto in quelle a tappe come a Dunkerque, quindi contenute nei giorni di gara. Io penso anzi che siano proprio queste gare che possano farlo crescere e maturare, noi intendiamo lavorare così con lui. Serve tempo, vogliamo vedere come reagisce nelle gare di alta montagna, poi potremo farci un’idea su quale sarà il suo futuro.

La vittoria di Dunkerque significa che è già adatto al ciclismo professionistico?

Penso di sì, ma questa non è una sorpresa. Come molti altri giovani che appena arrivati nel ciclismo professionistico sono già in grado di emergere e vincere. E’ il ciclismo di oggi, che già al primo anno ti permette di farti vedere. Se hai qualità emergi subito, questo è chiaro.

Gregoire sta attirando su di sé l’attenzione dei media transalpini che sognano un nuovo Hinault
Gregoire sta attirando su di sé l’attenzione dei media transalpini che sognano un nuovo Hinault
Come persona che impressione ti ha fatto?

E’ un tipo semplice, gentile, anche riservato, nel senso che non è uno di quelli che si pone al centro del gruppo. Si è ben adattato al nuovo nucleo di corridori. Sa bene quello che vuole e magari non va a sbandierarlo ai quattro venti, ma lavora in funzione dei suoi sogni con determinazione.

In Francia un corridore capace di lottare per la vittoria al Tour con concrete possibilità è atteso da molti anni. Potrebbe essere Romain quel qualcuno?

Appena salta fuori un nome, subito si pensa al Tour: è un po’ il destino del nostro ciclismo. Io dico che Romain potrebbe anche farlo, ma per saperlo bisogna aspettare. Noi non lo conosciamo ancora su percorsi davvero duri, in alta montagna, con fatiche ripetute. Penso che presto lo sapremo e potremo capire dove potrà arrivare. Io sono ottimista, ma non saprei proprio dire quanto ci vorrà perché arrivi a quei livelli, non dimentichiamo che di Pogacar ce n’è uno…

La più grande vittoria di Guesdon: la Parigi-Roubaix del ’97, su Planckaert e Museeuw
La più grande vittoria di Guesdon: la Parigi-Roubaix del ’97, su Planckaert e Museeuw
Tu sei stato esponente di un ciclismo dove si poteva restare negli anni, hai avuto una lunga carriera. Quando vedi un giovane come Gregoire temi che la loro carriera possa essere più breve?

E’ difficile da dire perché oggi la carriera di un corridore inizia molto prima. Già nelle categorie giovanili hai tanta pressione e impegni importanti, arrivi fra i pro’ giovane ma già rodato. La logica dice che i corridori di oggi non potrebbero avere una carriera così lunga sempre ad alti livelli proprio perché si passa prima e si arriva che si è già al top. Ma solo il tempo potrà dare le risposte.

C’è un corridore del passato o del presente a cui lo paragoneresti?

Per me ha un modo di correre e di porsi che mi ricorda molto Philippe Gilbert. Potrebbe anche essere quella la sua strada, di grande specialista per un certo tipo di classiche e di corse.

Abbiamo visto che nel programma di Romain c’è la Vuelta. Che cosa vi aspettate da lui al suo esordio in un grande Giro?

Deve andare con la mente sgombra, vivendo alla giornata. Non gli poniamo limiti, dovrà capire lui che cosa potrà fare. E’ inutile parlare di classifica o di questa o quella tappa: scoprirà strada facendo che cosa potrà fare e potrà ottenere. Magari qualche frazione che più gli si addice potrebbe davvero metterlo in luce. Diciamo che non passerà inosservato.

Delfinato o Svizzera? La via per il Tour secondo Belli

31.05.2023
6 min
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Lo scorso anno, dopo una primavera non troppo esaltante, Jonas Vingegaard andò al Delfinato, vinse l’ultima tappa (foto di apertura) e si piazzò secondo dietro Roglic in classifica finale. Così prese fiducia e dopo 40 giorni si ritrovò vincitore del Tour. Ora che il Giro è finito, manca davvero poco perché si cominci a entrare nell’orbita della Grande Boucle. E il calendario WorldTour offrirà nelle prossime settimane due corse tradizionalmente dedicate al rodaggio dei campioni, dalle quali pochi davvero si asterranno. Stiamo parlando di Giro del Delfinato (4-11 giugno) e Giro di Svizzera (11-18 giugno), i cui albi d’oro sono pieni di corridori che nelle settimane successive hanno ben figurato nella sfida del Tour.

La cosa curiosa di quest’anno è che i primi due del Giro, quindi Roglic e Thomas, lo scorso anno avevano vinto rispettivamente il Delfinato e il Giro di Svizzera.

Belli è arrivato per tre volte terzo in Svizzera: qui nel 2001, quando vinse Armstrong. Secondo fu Simoni, primo al Giro (foto Keystone)
Belli è arrivato per tre volte terzo in Svizzera: qui nel 2001, quando vinse Armstrong. Secondo Simoni, primo al Giro (foto Keystone)

Tre volte terzo

Ne abbiamo voluto parlare con Wladimir Belli, che li ha fatti da corridore e a breve commenterà il Delfinato dai microfoni di Eurosport. Essendo un preparatore atletico, la nostra è una curiosità al contrario: vale ancora la pena passare attraverso certi percorsi di rodaggio per arrivare bene al Tour?

«Faccio due considerazioni – comincia Belli – e la prima che mi viene in mente è che sono arrivato per tre volte terzo allo Svizzera e una volta al Delfinato e nei primi tre casi uscivo dal Giro d’Italia. In quegli anni infatti, chi usciva bene dal Giro, andava in Svizzera e sfruttava la coda della condizione. C’era il confronto scontro tra chi doveva fare il Tour e chi veniva dal Giro.

«Ricordo che nel 2001 Simoni vinse il Giro e arrivò secondo allo Svizzera, dietro Armstrong che puntava al Tour. Io arrivai terzo, fu l’anno che mi squalificarono dal Giro e anche quello della presunta positività di Armstrong che fu coperta. Non credo che oggi qualcuno che ha fatto classifica al Giro d’Italia vada in Svizzera con lo stesso obiettivo. Mi pare che ci sarà Frigo e magari se ne servirà per fare un salto di qualità. Se ci scappasse un bel piazzamento fra i primi cinque, sarebbe già tanta roba».

Niente Giro per Hindley quest’anno, ma classiche, Delfinato e Tour
Niente Giro per Hindley quest’anno, ma classiche, Delfinato e Tour
Per parecchio tempo, chi puntava deciso sul Tour evitava di spremersi nelle corse di vigilia. E’ ancora così?

Sì, ma fino a un certo punto. Nel senso che essendo cambiata un po’ la programmazione dei corridori, non hanno bisogno della corsa per trovare la condizione. Per cui sicuramente qualcuno proverà la gamba e chi magari è già al top si può anche nascondere.

La corsa non è più indispensabile?

Mentre prima scendevi dall’altura e avevi bisogno di correre per fare ritmo, adesso i corridori scendono dall’altura e arrivano alle corse che sono già pronti. Vi faccio l’esempio di Thomas che subito prima del Giro ha fatto il Tour of the Alps, ma quasi non lo abbiamo visto. Con la tecnologia, la preparazione e la metodologia di adesso, sanno già a che percentuale di condizione sono. Per cui ci sta che qualcuno al Delfinato si nasconda.

Sfuggendo al confronto?

Qualcuno proverà anche a misurarsi con gli altri, ma non saranno confronti al 100 per cento. Se poi sei uno che non può vincere il Tour de France, allora ci sta che vai forte e ti porti a casa il Delfinato. Il Tour possono vincerlo in pochi, è giusto che altri cerchino gloria altrove.

Si dice che si va al Delfinato anche per fare l’abitudine al correre francese. E’ ancora così?

DI sicuro al Delfinato inizi a respirare un po’ il clima del Tour. Parlo di strade, hotel e tipologia di salite. Allo Svizzera le strade sono diverse, l’ambiente è diverso. Magari il contesto generale sembra quello di una corsa di dilettanti, però si va forte e magari trovi corridori che ormai conoscono molto bene il Tour e non hanno bisogno di correre sull’asfalto francese. Al confronto di quelle stradine, i percorsi dello Svizzera sono perfetti e la pedalata ne è condizionata.

Correre il Delfinato significa anche fare l’occhio al contesto francese in cui si correrà il Tour
Correre il Delfinato significa anche fare l’occhio al contesto francese in cui si correrà il Tour
Sono così particolari le strade francesi?

Sono strette, bisogna conoscerle. Come la prima volta che vai in Belgio e non capisci bene. Sei sempre a tutta e vedi i corridori che passano sulla pista ciclabile, oppure strade larghe che di colpo diventano strette. Sono le situazioni che devi conoscere se vorrai fare il Tour per vincere.

Quando correvi tu, era raro trovare squadre italiane al Delfinato…

Perché andare in Svizzera era più comodo per tutti, mentre adesso si sono orientati tutti sul Delfinato. Anche perché c’è un altro aspetto che va tenuto in considerazione: il Delfinato è organizzato dagli stessi del Tour, quindi c’è da considerare anche l’aspetto diplomatico. E poi finisce una settimana prima dello Svizzera, lasciandoti più tempo per lavorare.

Pogacar fa ancora una volta eccezione: correrà il Giro di Slovenia, lontano dai rivali del Tour
Pogacar fa ancora una volta eccezione: correrà il Giro di Slovenia, lontano dai rivali del Tour
Non si è ancora ben capito che cosa farà Bernal: se lo porteranno al Tour e dove correrà alla vigilia.

Forse un corridore come Egan, che rientra senza conoscere le sue condizioni, farebbe meglio a evitare il Delfinato. Neanche lui sa come stia, io eviterei i confronti più severi. Però magari lo portano al Tour per puntare alle tappe.

Perché invece Pogacar si preparerà al Giro di Slovenia?

Perché va forte e non ha bisogno di confronti diretti. Ormai sa quali sono le sue qualità e la sua forza. La corsa in Slovenia gli dà comunque morale, corre senza tirarsi troppo il collo e non si stressa a livello mentale. Non è che dormirà a casa sua, però vedere il tuo pubblico ti può dare la carica. Avete visto al Giro che belli erano i tifosi di Roglic?