La Classicissima di Nencini, tra emozioni e (tanta) fatica

Luis Laserpe
26.03.2025
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Non solo la prima Sanremo di Turconi, quella vinta da Van der Poel su Ganna e Pogacar è stata la prima Milano-Sanremo anche per Tommaso Nencini, del team Solution Tech-Vini Fantini, con ben 230 chilometri in fuga. I loro racconti si somigliano, la fatica in certe corse è uguale (quasi) per tutti…

Tommaso Nencini un paio di giorni dopo la Milano- Sanremo, la tua prima Sanremo, quali sono le tue impressioni su questa storica corsa? 

E’ stata una gara sicuramente tosta sin dalle prime battute, perché sono riuscito a centrare la fuga sin dai primi chilometri, con i miei compagni di fuga, Martin Marcellusi e Alessandro Verre. Siamo rimasti per parecchio tempo in una avanscoperta prima che il gruppo ci riprendesse, quindi è stata una bella emozione.

Al via, lo sguardo di Nencini su Pogacar è un misto fra ammirazione e stupore
Al via, lo sguardo di Nencini su Pogacar è un misto fra ammirazione e stupore
Una Milano-Sanremo contraddistinta da una giornata fredda e di pioggia.

Partire con la pioggia non è una delle migliori situazioni – racconta Tommaso Nencini – però fortunatamente dopo che abbiamo scollinato il Turchino, siamo scesi sul mare e faceva anche abbastanza caldo. Non pioveva più, la strada era asciutta, quindi ci siamo potuti alleggerire e nei chilometri successivi, la situazione dal punto di vista climatico era tranquilla. E’ stata dura all’inizio, poi fortunatamente la pioggia e il freddo ci hanno dato un po’ di tregua

Era il piano che avevate preparato con il diesse Serge Parsani, quello di partire subito con la fuga? 

Sì, il piano della squadra era di poter giocare le proprie carte dai primi chilometri, a parte il serbo Dusan Raiovic, che sarebbe stato la nostra punta di diamante in caso di arrivo in volata. Noi potevamo giocare le nostre possibilità con una fuga. Ho visto l’attimo giusto appena è partito Martin Marcellusi e gli sono andato dietro con Alessandro Verre. Siamo andati via all’inizio in tre e poi ci hanno raggiunto altri cinque corridori Le Berre, Veistroffer, Stewart, Filippo Turconi e Sbaragli.

Alla partenza da Pavia, per tutti i debuttanti una grande emozione e brividi (anche per pioggia e freddo)
Alla partenza da Pavia, per tutti i debuttanti una grande emozione e brividi (anche per pioggia e freddo)
E tu hai aspettato Sbaragli, per farlo entrare nel gruppetto ?

Dall’ammiraglia ci dicevano che Kristian da solo stava provando a raggiungerci in fuga. Allora insieme al mio compagno di squadra Mark Stewart, abbiamo convinto gli altri componenti della fuga che un uomo in più sarebbe stato fondamentale per aumentare il vantaggio. Quindi appena rientrato abbiamo cominciato a collaborare tutti insieme. Un uomo in più ovviamente fa sempre più comodo in fuga e l’hanno capito anche gli altri ragazzi che erano con noi.

Poi sulla Cipressa con il gruppo che stava rientrando sei stato ripreso e dopo ti sei ritirato? 

Sì, io sono stato il primo a staccarsi dalla fuga, era la mia prima Monumento ed era la prima gara dove facevo così tanti chilometri, non ero molto abituato. Ho cercato di prepararla il più possibile durante l’inverno, cercando di fare tanti chilometri in allenamento. Però in gara è tutta un’altra cosa, quindi sono arrivato con le gambe un po’ distrutte nel finale. Mi sono staccato e appena mi ha ripreso il gruppo, ho provato un po’ a rimanere accodato dietro, ma dopo i Capi, mi sono staccato anche dal gruppo. Ho deciso di non insistere per andare all’arrivo. Ritirarmi o fare 160° alla fine non cambiava tantissimo. Però è stata una bella emozione aver partecipato ed essere entrato nella fuga di giornata.

Nella fuga con Nencini c’era anche Kristian Sbaragli, anche lui toscano
Nella fuga con Nencini c’era anche Kristian Sbaragli, anche lui toscano
C’è una foto particolare alla partenza da Pavia, ci sei tu che stai guardando con ammirazione Pogacar. Che cosa ti passava per la mente in quel momento? 

Beh, vederlo lì vicino, io che non l’avevo mai visto di persona, mi ha impressionato. Pensavo vedendolo dalla televisione, che fosse un po’ più robusto invece è proprio magro, tirato e focalizzato. Una sfinge, faceva quasi impressione. Per questo nella foto il mio sguardo è di stupore nei suoi confronti. Gli avrei voluto quasi parlare, ma onestamente mi vergognavo. Ho cercato di evitare di chiedergli qualsiasi cosa, perché vedevo che era concentrato, quindi ho preferito osservarlo.

Dicevi che sei rimasto senza forza nelle gambe, del resto dopo una fuga di oltre 200 chilometri tra i 45-50 di media può succedere. Però il tuo preparatore Alberati è rimasto positivamente sorpreso, da quello che sei riuscito a fare.

Centrare la fuga giusta è sempre difficile, tutti vogliono provare, per esempio i corridori di squadre che non hanno un capitano affermato. Sapevo che c’erano molte squadre agguerrite e che non è mai facile beccarla in una gara così importante. Una fuga alla Milano-Sanremo ti può dare molta visibilità. Ecco penso sia quello lo stupore per il mio preparatore.

E per te? 

Ovviamente, mi sono stupito anch’io. Andare a quelle velocità lì, i primi chilometri in fuga, le prime ore con il vantaggio che aumentava. In realtà siamo andati anche abbastanza tranquilli, non abbiamo fatto chissà quale velocità. Naturalmente all’inizio abbiamo spinto forte, ma poi ci siamo tranquillizzati. E dopo quando siamo arrivati sul mare, con il tempo più clemente, abbiamo cominciato a menare sui 55 orari ed è stato lì che piano piano, ho cominciato ad accusare la stanchezza. Infatti poco dopo ero allo stremo, sono saltato ed il gruppo mi ha ripreso. Però sono anch’io abbastanza soddisfatto sicuramente, c’è da migliorare, ma è già un bel punto di partenza.”

Prima della Sanremo, la Milano-Torino: per Nencini, 24 anni, la Classicissima è stata la quinta gara di stagione
Prima della Sanremo, la Milano-Torino: per Nencini, 24 anni, la Classicissima è stata la quinta gara di stagione
Il gruppo vi ha lasciato molto spazio, ma dopo il Capo Mele la musica è cambiata 

Si sapeva che il gruppo cominciava a fare su serio dai Capi in poi. E prima di imboccare la Cipressa, ci dicevano che dietro stava tirando un uomo solo, Silvan Dillier, e noi con stupore, ci siamo chiesti come facesse da solo, a riuscire a tenerci sempre lì a tiro. Alla fine l’hanno controllata bene e poi le grandi squadre, quando hanno aperto il gas, in 15-20 chilometri ci hanno ripreso i 4 minuti che avevamo di vantaggio.

Ti sembra che la tua prima Monumento sia stata di buon auspicio? 

Possiamo dire che è stata una bella gara, è stata una giornata emozionante. Di sicuro un’esperienza che mi ha fatto bene per futuro, per le prossime gare. Ecco, da questa Milano-Sanremo posso mettere un punto più che positivo e sperare nel meglio per il prosieguo della stagione.

Corratec lascia, ma Vini Fantini resta al fianco di Parsani

06.12.2024
5 min
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Aria di profonda rivoluzione al Toscana Factory Team Vini Fantini dove dopo tre anni verrà a mancare lo sponsor principale Corratec. Varie opzioni per la sua sostituzione sono al vaglio di Serge Parsani, il team manager che comunque continuerà a giovarsi del supporto della Vini Fantini che resta quale seconda firma. Una scelta che sotto alcuni aspetti potrebbe sembrare curiosa, ma il suo titolare Valentino Sciotti ha idee molto chiare al riguardo.

Valentino Sciotti, titolare della Vini Fantini, un profondo appassionato e conoscitore di ciclismo
Valentino Sciotti, titolare della Vini Fantini, un profondo appassionato e conoscitore di ciclismo

«Noi siamo già impegnati con la Intermarché Wanty nel WorldTour e con la ’Israel Premier Tech come professional, che però ha l’accesso illimitato alle corse del massimo livello. Quello per la squadra toscana è un atto d’amore verso il ciclismo italiano. Diciamo che nei primi due casi è una scelta imprenditoriale, nel terzo un vero e proprio moto di passione per il nostro mondo».

Quando è nato il vostro rapporto con il team?

Siamo insieme ormai da 15 anni. Subentrammo come Vini Fantini quando si tirò indietro il marchio ucraino ISD, da allora siamo sempre rimasti in rapporto, quando poi ci è stato chiesto un aiuto suppletivo diciamo che abbiamo cercato nelle nostre tasche. Noi siamo un’azienda e prima di tutto dobbiamo tenere a bada i conti e far quadrare i bilanci, ma nei limiti del possibile non ci siamo mai tirati indietro, supportando il team con ii nostri marchi, prima Vini Farnese, poi Fantini, Zabù e ancora Fantini.

Mark Stewart, argento olimpico a Parigi nel quartetto, riconfermato nel team toscano
Mark Stewart, argento olimpico a Parigi nel quartetto, riconfermato nel team toscano
Tre lustri di legame non sono pochi…

Nel team abbiamo sempre trovato brave persone, responsabili, animate come noi dalla passione e dalla voglia di vivere un ciclismo sano. Un contesto che ci ha sempre attratto, poi riteniamo un dovere dare una mano per quanto possiamo al ciclismo nostrano.

La fuoriuscita di un marchio importante come la Corratec non rischia di sottoporre il team a un ridimensionamento?

Ma è tutto il ciclismo italiano che va sempre più ridimensionandosi in piccolo. Ci sono pochi sponsor e tutti quelli che investono sul ciclismo lo fanno perché veri appassionati, come noi. Non è una scelta legata al business. Ma bisogna dire grazie a questi che consentono al ciclismo italiano di sopravvivere. Noi già paghiamo il fatto di non avere un team nella massima serie, se venissero meno anche i professional, i ragazzi non avendo più sbocchi diretti si dedicherebbero ad altro e sarebbe la fine del ciclismo.

Tommaso Nencini approda al Toscana Factory Team, insieme a Piras e Verrando
Tommaso Nencini approda al Toscana Factory Team, insieme a Piras e Verrando
Perché non si riescono a coinvolgere grandi aziende, perché il ciclismo è subordinato ad altri sport che hanno una storia e una popolarità molto inferiori?

Questo è un problema storico. Pochi sanno che il rapporto costo/ritorno d’immagine che il ciclismo può garantire è il più basso in assoluto: dove trovi un altro sport che televisivamente mette il tuo marchio così spesso in evidenza? Sarebbe l’ideale per un investimento da parte di qualsiasi imprenditore. Perché non avviene? Perché il ciclismo paga errori antichi, un lungo periodo fatto di scandali, di fango che è stato gettato anche in faccia alle aziende, a chi poco c’entrava con le scelte di pochi. A livello mediatico ci si è spinti molto oltre e gli sponsor si sono spaventati. Dimenticando che il ciclismo è sì uno sport di squadra, ma è fatto da singoli che in quanto tali sono incontrollabili.

Questi vecchi errori fin quando continueranno a pesare?

Finché il movimento non riuscirà a mostrare la sua immagine migliore al punto da attirare sponsor e cancellare il passato. Faccio un esempio: qualche anno fa alla partenza del Giro a Napoli organizzammo un grande evento al quale invitammo 4-5 grandissime aziende, di quelle più ricche e danarose, che volevano investire nel ciclismo. Era tutto praticamente fatto per creare un grande sodalizio da inserire nel WorldTour, ma poi ci fu il caso doping di Di Luca e gli sponsor si tirarono tutti indietro. Ecco come il singolo in quel caso non fece male solo a se stesso, ma a tutto il movimento. Ed è solo un esempio. Eppure le possibilità ci sarebbero, perché tutti i grandi manager sono grandi appassionati delle due ruote, ma hanno paura.

Yukiya Arashiro è l’ultimo acquisto, prelevato dalla Bahrain Victorious
Yukiya Arashiro è l’ultimo acquisto, prelevato dalla Bahrain Victorious
E’ un problema anche culturale?

Sicuramente, bisogna rivedere tutta la nostra filiera. A me ad esempio non piacciono quei genitori che esultano quando i loro figli vincono nelle categorie giovanili – parliamo di bambini – e li rimproverano quando perdono. Il ciclismo deve restare a quell’età un gioco, altrimenti perderemo non solo ciclisti, ma uomini. Partiamo da qui, da queste piccole cose…

Tornando al team toscano, avete fiducia nel futuro?

Non potrebbe essere altrimenti, ma io allargo il discorso. Vorrei sempre che tutti i team italiani emergessero, non solo il nostro, perché faccio un discorso più generale legato a tutto il ciclismo italiano. Teniamo anche conto che i costi sono lievitati paurosamente e vanno di pari passo con regole sempre più penalizzanti. Oggi uno sponsor con 10 milioni di euro a disposizione potrebbe costruire un team WorldTour andando a sbattere contro realtà che investono almeno 6 volte tanto. Allora non c’è partita, è come un peso mosca di pugilato che deve affrontare un peso massimo.

Lorenzo Quartucci è uno dei confermati nel team, ancora nel pieno del ciclomercato
Lorenzo Quartucci è uno dei confermati nel team, ancora nel pieno del ciclomercato
Questo significa che è tutto il WorldTour da rivedere…

Assolutamente. Dicono che sono 18 team appartenenti alla stessa serie e quindi uguali, ma non è così e infatti vincono quasi sempre gli stessi. La cosa più iniqua è che se entri in un team che non è nel WorldTour sai già che non avrai la vetrina delle più importanti corse. E allora perché investire? Da imprenditore, posso dire che se avessi un team italiano che può gareggiare nei Grandi Giri come nelle classiche monumento, non avrei dubbi a concentrare tutte le risorse su quello…

Nencini, nuovo contratto dopo un anno difficile

16.12.2023
5 min
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Solitamente quando si annuncia un nuovo contratto, sia pure per una continental che è pur sempre la porta di accesso al ciclismo più grande, l’elemento distintivo nel racconto è il sorriso. Ma non è il caso di Tommaso Nencini. Certamente non per colpa della Zalf, anzi, l’approdo del toscano è un passo importante per la sua carriera. Tuttavia avrebbe voluto arrivarci in maniera molto diversa.

Per sua stessa ammissione, il 2023 non è stato un anno fortunato. Quella che doveva essere la stagione della consacrazione è diventata l’anno delle occasioni sfumate, con piazzamenti che hanno lasciato l’amaro in bocca, ma soprattutto lo zero nella casella delle vittorie. E questo lo ha molto amareggiato.

«Non è stato un anno positivo – racconta il nipote d’arte, suo nonno Gastone ha fatto la storia negli anni Sessanta – questo è certo. Dopo due annate buone, sia io che il mio team ci attendevamo il salto di qualità che non si è visto. Sono partito forte, nei primi due mesi sono arrivati molti buoni risultati come alla Firenze-Empoli e al GP Possenta, poi si è inceppato qualcosa».

Prima gara e subito un 2° posto alla Firenze-Empoli, vinta l’anno prima (foto Italiaciclismo)
Prima gara e subito un 2° posto alla Firenze-Empoli, vinta l’anno prima (foto Italiaciclismo)
Ti sei fatto un’idea di che cosa è capitato?

Un insieme di cose. Fisicamente sono calato, ho cercato disperatamente di recuperare non mollando e questo è stato un errore. Vedevo che la vittoria non arrivava e più il tempo passava, più mi prendeva la frustrazione. Questo ha inficiato un po’ anche i rapporti con la squadra, così la situazione è andata peggiorando. Alla fine qualche segnale di ripresa c’è stato, l’ultimo podio è arrivato a fine settembre. Ma non può certo bastarmi…

Eppure è arrivato il contatto con la Zalf…

Provini conosce bene Faresin, hanno lavorato insieme. Si è reso conto che i rapporti con il team erano andati deteriorandosi per qualche incomprensione e che non c’era più spazio per un futuro insieme. Così è stato molto corretto con me e ha cercato di capire se potevo trovare spazio alla Zalf. Alla fine la cosa è maturata e ne sono stato molto contento.

Il 2022 aveva avuto ben altro sapore, con vittorie nel finale di stagione a Livraga (nella foto Rodella) e Pretola
Il 2022 aveva avuto ben altro sapore, con vittorie nel finale di stagione a Livraga (nella foto Rodella) e Pretola
Anche questo ha favorito la tua ripresa nel finale di stagione? In base alle tue parole s’intuisce come il problema sia stato soprattutto mentale…

Sì, vedere che mi cercava una squadra prestigiosa, con tanti corridori vincenti, mi ha ridato entusiasmo, la forza di mostrare qualcosa in più rispetto a prima anche se non ero al meglio. Non lo posso negare, quando ho visto che non andavo, la mancanza di successi dopo due anni di vittorie, mi sono buttato giù. Ne ho fatto un’ossessione. La testa incide molto, questa è una cosa che ho imparato.

Analizzando quel che è successo, dove pensi di aver sbagliato?

Nell’inseguire la vittoria a tutti i costi. Quando ho visto che la condizione iniziava a scendere, dovevo fermarmi, pensare a ritrovare la forma, invece ho tirato diritto con testardaggine. Per questo dico che il problema era diventato soprattutto mentale. Se avessi usato la testa e mi fossi fermato, sarebbe stato meglio, invece non facevo altro che pensare alle fughe riprese nel finale o ai piazzamenti che non erano vittorie.

Nencini, classe 2000, è un ragazzo dal grande potenziale. Quest’anno è entrato per 11 volte nella top 10
Nencini, classe 2000, è un ragazzo dal grande potenziale. Quest’anno è entrato per 11 volte nella top 10
Questa stagione ti ha comunque detto di più sul tuo conto?

Sicuramente sono un corridore abituato a partire forte, i primissimi mesi mi vedono spesso protagonista. Quindi è su quelle gare che devo puntare e poi capire quando arriva il momento di staccare la spina, prendere un periodo di riposo e ripartire verso la seconda parte di stagione. Devo imparare a gestirmi meglio.

Secondo te c’è stato un problema di preparazione e da questo punto di vista come ti regolerai con la Zalf?

Problemi da quel punto di vista non ce ne sono stati, io sono abituato a seguire quello che mi viene detto. Ora mi affiderò in toto ai preparatori del team, mi fido di loro. Se non arriveranno risultati vedremo di modificare quanto necessario per arrivare all’obiettivo. Io intanto già ho ripreso a lavorare da un mese abbondante e non nascondo che l’ho fatto con un entusiasmo nuovo per sfruttare appieno questa seconda possibilità.

Nencini ha avuto anche una convocazione in nazionale, per il Circuit des Ardennes (foto Instagram)
Nencini ha avuto anche una convocazione in nazionale, per il Circuit des Ardennes (foto Instagram)
Perché seconda?

Non posso negare che io speravo tanto in un contratto da professionista, ma con la stagione che ho avuto, ho visto quel sogno infrangersi. Anche quello mi ha buttato giù, poi è arrivato il contatto con la Zalf, una porta che si è riaperta. E’ chiaro che la speranza è sempre quella del contratto che ti cambia la vita da corridore, ma bisogna guadagnarselo e io farò di tutto per riuscirci.

Prendendo te, un team che cosa deve aspettarsi?

Non un campione, lo so, ma sicuramente uno che si prodiga per la squadra, che può lavorare per gli altri, ma che poi, al momento che serve, può anche tirar fuori la zampata. Non sono certo un fenomeno, ma ho qualche freccia al mio arco e comunque possono essere molto utile. Ora intanto lo capiranno alla Zalf e sapranno come utilizzarmi.

Hopplà, Provini punta sulla forza del gruppo

14.11.2022
5 min
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Se si guarda la classifica per rendimento per team, che tiene conto di vittorie piazzamenti, la Hopplà -Petroli Firenze – Don Camillo risulta al sesto posto. Su cinquanta e passa squadre presenti in Italia sarebbe già di per sé un buon risultato. Ma lo diventa ancora di più quando ad un’analisi più attenta emerge che la squadra guidata da Matteo Provini è la prima U23, cioè una “non continental”.

Matteo Provini con i suoi ragazzi. Per i gialloneri ben 31 podi quest’anno, di cui 10 vittorie
Matteo Provini con i suoi ragazzi. Per i gialloneri ben 31 podi quest’anno, di cui 10 vittorie
Matteo, partiamo da questo dato: prima squadra under 23… Che stagione è stata?

Abbastanza buona nel suo complesso, abbiamo raccolto dieci vittorie, anche se poteva andare anche un po’ meglio. L’abbiamo finita con cinque corridori.

Come mai?

Alcuni hanno avuto problemi fisici, alcuni sono caduti e altri non erano più competitivi. Per esserlo devi supportare determinati carichi di lavoro e di concentrazione per tutto l’anno e non tutti ci riescono. E per chi non ce la fa non ha senso continuare a trascinarsi. Penso ai primo anno provenienti dalla Campania, per loro tra la scuola e il fare avanti e indietro con la Toscana è stato dispendioso. E penso anche a Tommaso Nencini che è caduto in vista delle ultime gare, proprio mentre stava andando forte.

Siete la prima under 23, sesta fra tante continental: è motivo di orgoglio per te?

Di orgoglio, ma soprattutto è motivo di riflessione. In questo momento ci sono grosse differenze fra under 23 e continental. A volte c’è troppa differenza e non condivido il fatto che non possiamo fare alcune corse per i limiti di età. Io aprirei tutto a tutti.

Anche ad un corridore di 27 anni, per dire?

Sì, metterei un limite magari a 26 anni.

Così sarebbe un po’ come tornare al dilettantismo di una volta, con “prima e seconda fascia”…

Esatto e infatti era meglio. Tanto tra chi è competitivo e vincente le squadre dei pro’ andrebbero comunque a cercare i più giovani, ma si darebbe comunque la possibilità a tutti. E poi con questi vincoli attuali ci si chiude ancora di più. Sono limiti per il movimento. Alla fine siamo tutti sulla stessa barca.

Andiamo avanti, Matteo: per il 2023 come vi state attrezzando?

Visto che si rischia di perdere molti corridori strada facendo avremo 15, forse 16, atleti (lo scorso anno erano in 12, ndr). Non abbiamo il fenomeno, ma nel complesso è un buon gruppo di ragazzi che con un buon gioco di squadra possono fare bene e migliorarsi individualmente.

Cosa significa “con un buon gioco di squadra”?

Non abbiamo il miglior passista, il miglior velocista o scalatore, ma se si corre bene si può fare qualcosa. E’ l’unico modo per portare a fare bene chi sta meglio. Mentre se hai il fenomeno il gioco di squadra conta relativamente.

Il vostro corridore simbolo è Tommaso Nencini: passa professionista?

No, resta… con la speranza che sia l’ultimo anno! Tommaso è forte, le qualità le ha. Però deve essere più costante. E’ stato anche molto sfortunato. Nel finale di stagione stava andando forte ed è caduto. A metà stagione, la stessa cosa… Cadute che ogni volta lo hanno costretto a fermarsi per un po’ e a perdere ritmo e tempo.

Ci saranno anche dei primo anno? E su che basi li hai scelti?

Sì, due. Si tratta di Christian Piffer che è un buon scalatore, e Lorenzo Montanari, un passista veloce, ben adatto alle corse toscane. Il primo, altoatesino, viene dalla Pavoncelli Ausonia e il secondo dalla Sidermec-Vitali. Ho preso loro perché ho dei buoni rapporti con alcuni diesse tra gli juniores che sanno consigliarmi bene. Piffer per esempio era con Simone Bartoletti, mentre Montanari, romagnolo, me lo ha consigliato Luca Pacioni che collabora con noi.

Per il 2023 previsti ben 16 corridori
Per il 2023 previsti ben 16 corridori
Il calendario sarà quello tradizionale? Pensi anche a qualche gara all’estero?

Non prometto questo genere di corse, ma ci guardiamo… e se ci fosse la possibilità di andare all’estero perché no? Principalmente faremo il calendario italiano, con le gare nazionali e internazionali e con tutte le corse a tappe: dal Giro d’Italia U23, se lo fanno, al Valle d’Aosta. Anche perché poi con 15-16 atleti bisogna anche farli ruotare.

Prevedi di fare dei ritiri?

Sempre! Sono la nostra chiave di volta. A casa non ci sono la stessa applicazione e dedizione. Avrò i ragazzi dal 20 dicembre. Per adesso non è così necessario: devono fare fondo, pedalare tranquillamente e possono farlo anche da loro. Ma quando ci saranno da fare lavori più intensi e specifici voglio averli con me.

Cambierete qualcosa sul fronte dei materiali?

Passiamo a Guerciotti: ci sta dando fiducia, crede in noi. Ma perdiamo, purtroppo, Pissei per quel che concerne l’abbigliamento. Ma la perdiamo non perché i rapporti non siano più buoni, ma perché hanno altri impegni. Ma ci supporterà Marcello Bergamo. Vorrei invece fare un ringraziamento a Claudio Lastrucci di Hopplá, a Sandro Pelatti di Petroli Firenze e ad Andrea Benelli di Don Camillo, che tra l’altro si sta appassionando sempre di più. Sono davvero importanti perché senza di loro non si va avanti.

Provini cura il talento di Nencini e se lo tiene stretto in ritiro

01.04.2022
4 min
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Tommaso Nencini è forte. Ma il corridore della Hopplà Petroli Firenze Don Camillo in questi anni da under 23 ha forse raccolto meno rispetto al suo potenziale. Una volta il lockdown, una volta il Covid, c’è sempre stato qualche ostacolo.

In questa stagione è ripartito forte. Ha fatto delle belle corse e ho ottenuto la vittoria nella GP Fiera della Possenta (in apertura foto Scanferla), ma sarebbe meglio dire che ha dominato. Di Tommaso parliamo con Matteo Provini, direttore sportivo e team manager tra i più esperti dei dilettanti.

Matteo Provini (classe 1972) è il team manager della Hopplà – Petroli Firenze – Don Camillo
Matteo Provini (classe 1972) è il team manager della Hopplà – Petroli Firenze – Don Camillo
Matteo, è l’anno buon per Nencini. Finalmente esploderà?

Per scaramanzia non dico nulla! A gennaio ha preso il Covid, ma adesso sta bene. Di solito quando succede sempre qualcosa di negativo, una piccola parte è colpa anche dell’atleta. Ma Tommaso è un corridore vero, credetemi… Certo la sua genetica non mente.

Beh, è il nipote del grande Gastone…

E infatti suo nonno fumava prima e dopo le corse! I suoi geni da una parte lo aiutano, perché comunque è forte, dall’altra lo penalizzano. Ma come tutti i cavalli pazzi ha classe.

Cavallo pazzo: ne parli mai con Nencini?

Sì. E infatti è in ritiro nella “casina” a Fiorenzuola da un mese e mezzo. Abbiamo scelto questa località perché alla fine è a due passi da un po’ tutte le corse. In ritiro lo controllo bene: alimentazione, sonno, recupero, allenamenti. Fa la vita del corridore al 100%. In più abbiamo preso Gabriele Porta dalla Gallina Ecotek, un buon corridore che lo scorso anno fece 14° al Giro U23. Porta corse con lui da juniores in Toscana. Erano e sono molto affiatati. Gabriele è molto serio, preciso. Abbiamo così ricreato questo gemellaggio e sta dando dei buoni risultati per ora.

Non è facile con i ragazzi…

Qualche tempo fa, prima di una gara, abbiamo fatto un test e non era in condizione. Alla fine in gara è andato meglio dei compagni. Ha fatto 15°, nulla di che, ma certe cose le fai se hai qualcosa in più. Al contrario, prima della Possenta aveva fatto un test presso il Centro Mapei e stava benissimo. Il giorno dopo ha detto che non si sentiva bene. Per due giorni quasi non ha toccato la bici e poi ha vinto. E come: staccando tutti…

La Hoppla’-Petroli Firenze-Don Camillo di Provini quest’anno ha vinto anche con Luca Cretti
La Hoppla’-Petroli Firenze-Don Camillo di Provini quest’anno ha vinto anche con Luca Cretti
Ecco infatti di questo volevamo chiederti: Nencini è più di un velocista?

Sì. Come ho detto è un corridore vero. Va forte anche sul passo. Non dimentichiamo che fece parte del quartetto under 23 che fu bronzo. E questo gli consente di avere la sparata nel finale e di tenere i 60 all’ora. Ha il colpo del finissseur. E se ci crede tiene anche sulle salite brevi.

Se dovessi fare un paragone a chi lo assoceresti?

I paragoni non sono mai giustissimi, ma direi ad un corridore da classiche. Ad un Bettini. Alla fine anche la Firenze-Empoli (che ha vinto lo scorso anno, ndr) non è dura, ma la volata te la devi guadagnare.

Lo segui direttamente te in allenamento?

Io e il Centro Mapei, come con tutti gli altri ragazzi.

E avete cambiato qualcosa?

Direi di no. Io non credo che esistano le preparazioni miracolose. Tante strade portano a Roma e tutte possono essere giuste. Alla fine il ciclismo non è mai cambiato. Allenamento, riposo, una buona alimentazione, le corse. Puoi anche uscire, ma alle 22 rientri. I Gimondi, gli Adorni, facevano la vita da corridore al 110%. E oggi serve ancora quello perché il livello tra gli under 23 è davvero alto. Io ne ho avuti tanti di corridori forti. Penso a Ganna, Vlasov e anche a Filosi che aveva valori simili, ma non si è espresso come voleva perché interpretava il ciclismo con metodi diversi, tutti suoi.

Secondo Provini potrebbe ricordare Bettini: è veloce, ma tiene anche sugli strappi (foto Scanferla)
Secondo Provini potrebbe ricordare Bettini: è veloce, ma tiene anche sugli strappi (foto Scanferla)
Quali saranno le prossime gare di Tommaso?

Nel fine settimana abbiamo la Milano-Busseto che è un po’ la corsa di casa. Ci alleniamo spesso su quelle strade. E’ un percorso misto con circa 1.600-1.800 metri di dislivello. E poi ci sarà il Trofeo Piva il giorno dopo.

E come interpreterà queste due corse? Punterà il dito sul Piva?

Guardate, io vengo dall’agricoltura e sono convinto sia meglio un uovo oggi che una gallina domani. Se intanto dovesse fare bene alla Milano-Busseto porterebbe a casa qualcosa e se il giorno dopo non dovesse andare forte avrebbe comunque accumulato un buon lavoro. Se invece dovesse andare bene in entrambe, tanto meglio, significherebbe che è in condizione.

E per quel che riguarda la nazionale? Ci pensate sempre?

Siamo in contatto con Marino Amadori (il cittì degli U23, ndr) e pensando che i percorsi di europei e mondiali sono per passisti veloci, quindi adatti a lui, spero che Tommaso possa parteciparvi, meritandolo chiaramente…

Tommaso Nencini non si arrende e ci riprova nel 2022

20.12.2021
4 min
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Dopo un anno alla Petroli Firenze Hopplà e due alla Mastromarco, Tommaso Nencini (foto instagram in apertura) sperava nella chiamata tra i professionisti. Non tutto però è andato secondo i piani per il ragazzo classe 2000. E dire che l’inizio di stagione era stato promettente con la vittoria alla Firenze–Empoli.

Dopo sono arrivati alcuni problemi, tra cui il Covid, che hanno stoppato la stagione del velocista toscano che però è intenzionato a riprovarci quest’anno. La maglia è sempre quella della Petroli Firenze. Ha già iniziato a lavorare sulla prossima stagione, prima dell’intervista era in palestra ad allenarsi sulla forza.

Tommaso Nencini ha vinto la Firenze-Empoli all’inizio della scorsa stagione poi il Covid lo ha rallentato (foto Fruzzetti)
Tommaso Nencini ha vinto la Firenze-Empoli ad inizio anno (foto Fruzzetti)
Hai già iniziato a pensare al 2022.

Sì, con la squadra abbiamo rivisto un po’ il programma per la preparazione ed abbiamo fatto alcune modifiche rispetto allo scorso anno.

Quali?

Stiamo curando meglio l’alimentazione e mi sto preparando per arrivare pronto ai primi impegni della stagione. Allo staff si è aggiunto un mental coach, una figura con la quale non avevo mai avuto a che fare.

Il ruolo del mental coach sta diventando sempre più importante, è così anche per voi ragazzi?

E’ una figura di rilievo. Un corridore ha spesso bisogno di parlare e se un diesse ti insegna a muoverti in gruppo un mental coach è utile per “sbloccare” la mente in periodi no.

La Petroli Firenze al training camp sul Monte la Penna (foto Facebook)
La Petroli Firenze al training camp sul Monte la Penna (foto Facebook)
Pensi che lo scorso anno ti sarebbe stato utile nel periodo post Covid?

Credo proprio di sì. Il Covid è stata un po’ una tegola visto il periodo in cui è arrivato (dopo la vittoria alla Firenze-Empoli, ndr). Avere qualcuno che sa come mantenerti mentalmente attivo in un momento difficile fa tanto la differenza. Anche perché riprendere dopo la lunga degenza non è stato facile, gli altri andavano forte ed io invece mi sentivo indietro…

Avevi molte ambizioni per la scorsa stagione?

La più grande era passare tra i professionisti. Avevo avuto qualche contatto durante la stagione ma le mie prestazioni non sono state continue. Lo stesso Matteo Provini mi aveva detto di non dare troppo peso alle parole dette. «Non ti fare la bocca e vola basso che a parole passano tutti».

Non ti sei fatto la bocca amara…

No, ho ascoltato i consigli di Matteo e siamo pronti a rimboccarci le maniche. L’obiettivo è sempre lo stesso: correre, vincere e farsi trovare pronti. Poi quest’anno il mondiale parla ai velocisti.

Tommaso Nencini con Alberati e Fondriest vuole riguadagnarsi la convocazione ad europei e mondiali per il 2022
Tommaso Nencini vuole guadagnarsi la convocazione ad europei e mondiali per il 2022
Ci credi nella convocazione?

Ho parlato con il cittì Marino Amadori, lui in me crede molto ma come detto le cose bisogna dimostrare di meritarle. Conta poco vincere 10 corse all’inizio dell’anno e poi spegnersi, si deve essere costanti. La maglia azzurra è un premio e deve essere sempre onorata.

Avete già iniziato a pensare alla prossima stagione?

Siamo stati due giorni in ritiro in tenda su una montagna qui vicino. Un’esperienza particolare che Matteo ci teneva a farci fare. Abbiamo fatto una camminata di 6-7 chilometri portando con noi zaini e tende e siamo rimasti a dormire due notti.

Tommaso Nencini inizierà la sue seconda stagione alla Petroli Firenze, il suo quarto anno nella categoria under 23 ( foto Fruzzetti)
Tommaso Nencini inizierà la sue seconda stagione alla Petroli Firenze (foto Fruzzetti)
Un ritiro particolare.

Fa bene al gruppo un ritiro come questo. Ci si dà una mano a salire per i sentieri, abbiamo montato la tenda, abbiamo parlato molto. Se non ti parli quando non prende il telefono non lo fai più. Faremo anche un ritiro prima di Natale vicino a Piacenza in cui porteremo anche le bici (conclude con una risata, ndr).

Da dove vuoi ripartire?

Il primo obiettivo della stagione è la Firenze-Empoli, è la corsa di casa e voglio difendere il successo della scorsa stagione.

Coati-Nencini, pareggiati i conti. ExtraGiro, si va…

18.04.2021
4 min
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Nel ciclismo c’è sempre la possibilità di una rivincita, basta crederci. A Bubano di Mordano, nella “100° Anniversario Antonio Placci” nell’ambito delle manifestazioni di aprile di ExtraGiro, Luca Coati con la maglia della nazionale italiana – davanti al cittì Davide Cassani – conquista una splendida vittoria superando in una volata di gruppo Tommaso Nencini della Petroli Firenze-Hopplà (in apertura, foto Instagram), che lo aveva battuto lo scorso 27 febbraio alla Firenze-Empoli nella prima gara stagionale.

Considerando che sul terzo gradino del podio è salito Gregorio Ferri, compagno di Nencini, si può dire che Coati (che nel 2019-2020 correva a sua volta nella squadra gestita da Piscina e Provini) abbia vendicato quell’ordine d’arrivo in Toscana, dato che sul traguardo di Empoli alle sue spalle erano finiti Bonaldo e Puppio, suoi compagni in maglia Qhubeka

Il veneto cresciuto nella Ausonia Pescantina, curiosamente sa vincere solo ad alte velocità: nel 2019 nel circuito ad Alzano Scrivia a quasi 48 di media, l’anno scorso alla crono di Ponsacco a 49 ed ora sul traguardo di via Lume sfiorando i 47.

Luca Coati dopo l’arrivo, raccontando lo sprint al cittì Cassani
Luca Coati dopo l’arrivo, raccontando lo sprint al cittì Cassani
Luca innanzitutto che gara e volata sono state?

E’ stata una corsa velocissima, la squadra nonostante la giovanissima età media ha fatto un lavoro impeccabile per me che ero deputato a disputare lo sprint. Il mio compagno Puppio mi ha pilotato in modo magnifico fino ai 300 metri e poi è toccato a me completare l’opera.

Sei stato agevolato dal malinteso dei due della Petroli Firenze?

No, ero in terza posizione fino all’ultima curva dietro un atleta della Biesse Arvedi (Carlo Alberto Giordani, ndr) e quando è partito lui, sono partito anch’io. Oggi sentivo di avere la gamba giusta.

Come ti trovi nel team continental della Qhubeka?

E’ una formazione tranquilla, ci fa lavorare bene, siamo seguiti al 100 per cento in tutto. Li ringrazio perché se sono arrivato in forma a questo appuntamento, guadagnandomi la convocazione in nazionale, è merito anche loro.

Che effetto fa vincere con l’azzurro addosso?

E’ senz’altro una grande emozione. Ringrazio anche tutto lo staff azzurro, a cominciare dal cittì Marino Amadori.

A proposito, stessa domanda che avevamo fatto a Puppio, il passaggio al professionismo è da conquistare o è già fatto?

No, ce lo dobbiamo meritare gara dopo gara. Adesso sono in un buon periodo di forma e devo sfruttarlo. Speriamo bene.

Prossimi obiettivi?

Non ne ho uno preciso, voglio fare bene in tutte le corse cui partecipo. Ad esempio la vittoria di oggi ha un valore particolare anche perché l’organizzazione è da professionismo.

Ferri sta ritrovando lo spunto, ma nel finale la Petro Firenze ha pasticciato
Ferri sta ritrovando finalmente lo spunto

Ferri cresce

Sconsolato in cerca di spiegazione e riscatto c’è Gregorio Ferri che, dopo un 2020 deludente, sta ritrovando il giusto colpo di pedale come due anni fa e finora gli manca solo la vittoria (per lui anche un secondo e un quarto posto in stagione). Prima di salire sul palco delle premiazioni prova ad analizzare la volata con Nencini, senza trovare forse una vera risposta. Cose che capitano ma che lasciano tanto rammarico.

Gregorio che finale è stato?

Eravamo stati compatti fino a 3 chilometri dall’arrivo, poi c’è stata una gran confusione in gruppo con spallate e ci siamo persi, non ci siamo più capiti bene. Mio fratello Edoardo ci ha tenuti davanti tanto, poi è toccato a Ferrari portarmi fino ai 500. A quel punto ho perso Nencini, non sapevo dov’era poi l’ho visto spuntare e partire ai 250 metri. Anche se un po’ chiuso, sono uscito e alla fine ho fatto terzo in rimonta.

Un gran caos insomma.

Sì, non ho ben capito cosa sia successo dietro di me, tant’è che dopo il traguardo un altro corridore è venuto a chiedermi spiegazioni sul mio spostamento a sinistra, ma io non me ne sono accorto. Anzi chiedo scusa a tutti se ho fatto una scorrettezza, mi dispiace ma non è da me farle. Speriamo che vadano meglio le prossime gare, saranno tutte rivincite.

Ci tenevi a fare bene visto che abiti non troppo distante da qua.

Esatto, abito a Calcara di Valsamoggia e volevo fare bene. Dobbiamo sfruttare al meglio queste gare per intenderci meglio. Abbiamo lo stimolo per rimediare il prima possibile a questo doppio piazzamento che brucia un po’, anche perché la gamba gira bene.

Nencini, il Matthews italiano che sogna il WorldTour

29.03.2021
4 min
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Tommaso Nencini era partito col “gas a martello” come direbbe Guido Meda nelle sue telecronache della MotoGp. Si è portato a casa la Firenze-Empoli e questo gli aveva anche “regalato” la convocazione in azzurro alla Coppi e Bartali. Tutto sembrava girare per il meglio, ma poi qualcosa si è inceppato. Nulla di irrecuperabile chiaramente…

Tommaso Nencini conquista la Firenze-Empoli numero 34 (foto Scanferla)
Tommaso Nencini conquista la Firenze-Empoli numero 34 (foto Scanferla)
Tommaso, riavvolgiamo un po’ il nastro e torniamo all’inizio della stagione…

Ero alla Mastromarco e con i miei procuratori, Paolo Alberati e Maurizio Fondriest, abbiamo deciso che cambiare aria fosse una buona idea e così sono arrivato alla Petroli Firenze – Hopplà. I primi due anni da under 23 non dico che sono stati oscuri, ma di certo hanno visto degli alti e bassi.

E adesso?

Adesso qui va meglio. Già durante l’inverno ho sentito la gamba che rispondeva bene. Tanto che al mio diesse, Matteo Provini, e agli sponsor lo dissi prima della Firenze-Empoli: vedrete che se non vinco ci vado vicino.

Però! Bello quando è così, segno che ti sentivi sicuro. Ma ti sei anche messo pressione addosso…

Proprio pressione magari no, ma con quelle dichiarazioni… Meno male che ho vinto!

Prima hai parlato di un cambio durante l’inverno, della gamba che girava. Perché?

Abbiamo sempre avuto l’aiuto della squadra. Ci hanno messo a disposizione tutto. Abbiamo fatto ritiri a Piacenza e a Riotorto. Una bella base di lavoro e proprio lì ho iniziato ad immaginarmi la vittoria, a vederla nella mia testa proprio perché stavo bene. E infatti mi sarei aspettato qualcosa di più nelle gare successive.

Per Nencini, al centro, l’abbraccio dei compagni dopo la Firenze-Empoli
Per Nencini, al centro, l’abbraccio dei compagni dopo la Firenze-Empoli
Cosa non ha girato per il verso giusto?

Mah, a volte è anche questione di fortuna. Il gruppo c’è, siamo amici, una bella squadra. Forse in qualche situazione abbiamo sbagliato a interpretare la corsa, non siamo riusciti a cogliere l’occasione. E poi sia io che io miei compagni non siamo ancora al 100% della condizione e magari non ci aspettavamo che altre squadre partissero così forte.

In ogni caso però il tuo inizio non è stato malvagio, come detto sei anche stato convocato da Cassani…

No, no. Ho anche fatto sesto alla Per Sempre Alfredo e nella prima tappa della Coppi e Bartali ho chiuso undicesimo e per me era la prima volta che correvo contro molte squadre WorldTour. Siamo andati bene anche nella cronometro a squadre, prima ed unica continental nelle prime dieci. Poi questa caduta nella seconda tappa mi ha condizionato parecchio. E alla fine mi sono dovuto ritirare verso Riccione.

Ma te l’aspettavi questa convocazione?

Un po’ era nell’aria. Col fatto che spesso vado anche a Montichiari, che ci sarebbe stato Villa e che la mia squadra ha buoni agganci è venuta fuori la possibilità di fare questa esperienza. Ed è stato bello.

Hai un cognome importante, sei il nipote di Gastone, sei cresciuto a pane e ciclismo. Quando hai iniziato a correre?

Da G1 e sì, in casa mia si respira ciclismo. Salire in bici è stato naturale. Dall’età di sette anni corro e devo dire che sono abituato ad alzare le braccia al cielo. E infatti questa vittoria al terzo anno da dilettante ci voleva. E’ stata la prima tra gli under 23.

Nencini è il primo, il 20enne toscano dà il cambio nella crono della Coppi e Bartali
Nencini è il primo, il 20enne toscano dà il cambio nella crono della Coppi e Bartali
Il tuo diesse ci diceva che sei paragonabile ad un Davide Ballerini. E’ così?

“Ni”, non sono veloce come lui, ma forse tengo un po’ di più in salita. Sono più un Michael Matthews. Uno da classiche, da corse di un giorno. Uno che se non ci sono i “velocistoni” può dire la sua. 

Chiaramente vivi come un pro’ e ti alleni tutti i giorni. Ma sei anche meticoloso?

Sono abbastanza metodico e fare la vita da atleta per me non è un problema. Il mio obiettivo è passare e farlo nel WorldTour e sono motivato per questo. Altrimenti cosa starei a fare qui?

Hai seguito queste prime gare della stagione?

Sì, Strade Bianche, Tirreno, Sanremo… ieri la Gand.

E cosa ne pensi?

Che è cambiato il modo di correre. Adesso si attaccano subito. E’ dura già ad inizio gara. Chi ha più gamba va. E questo mi piace. Credo sia meglio per me che sono abituato ad andare forte sin da subito.