La collaborazione fra Briko e il Team Bardiani CSF Faizané prosegue anche per la nuova stagione che si è aperta da poco. Quest’anno fra le fila della squadra di Reverberi c’è anche Giovanni Visconti, con cui abbiamo parlato per farci raccontare come si trova con il casco Quasar e gli occhiali Starlight.
Calzata perfetta
Giovanni Visconti (in apertura accanto a Battaglin) è un corridore che ha vinto molto nella sua carriera e con i suoi 38 anni gode di una certa esperienza. «Quello che mi ha stupito subito del casco Quasar – inizia Visconti – è la calzata perfetta. Non si muove e resta ben saldo alla testa nella posizione corretta». Questa caratteristica è molto importante non solo per un fattore comfort: «Il fatto che calzi alla perfezione lo rende anche più sicuro, perché in caso di caduta il casco rimane fermo e la testa è protetta nei punti giusti».
Filippo Fiorelli, a sinistra, con Giovanni ViscontiFilippo Fiorelli, a sinistra, con Giovanni Visconti
Visconti prosegue nella descrizione del casco Quasar. «E’ molto leggero e ventilato, inoltre ha una forma aerodinamica ed è anche bello esteticamente – e poi aggiunge – la regolazione è semplice e veloce con la rotella posteriore»
Tre lenti
Oltre al casco Quasar, gli atleti della Bardiani CSF Faizané sono equipaggiati con gli occhiali Starlight sempre marchiati Briko. «Questi occhiali hanno la possibilità di cambiare la lente – ci spiega il campione siciliano – e sono dotati di un sistema di cambio della lente che non ho mai avuto prima. In pratica si staccano le aste con un semplicissimo clic senza dover forzare nessun elemento».
Gli Starlight sono dotati di diverse lenti: «Con le tre lenti che abbiamo a disposizione, ho trovato la visuale giusta per ogni condizione climatica. Ho usato quella gialla con condizioni variabili, la chiara per quando c’è stato brutto tempo e la scura per quando c’era il sole».
I ragazzi della Bardiani CSF Faizané in ritiroI ragazzi della Bardiani CSF Faizané in ritiro
Nasello regolabile
Anche per gli occhiali Visconti entra nel dettaglio: «E’ un ottimo occhiale, ha il nasello regolabile in tre posizioni con cui si trova il giusto posizionamento. Il fatto che sia a tutta lente mi piace molto, perché ho pieno campo visivo – e poi ci spiega – quando sono a tutta, a testa bassa, non ho nulla che mi ostacola la visuale».
La parte posteriore del casco Quasar con la rotella di regolazioneLa parte posteriore del casco Quasar con la rotella di regolazione
In posizione
E alla fine il siciliano ci ha rivelato la sua soddisfazione: «Nell’insieme non ho mai avuto un kit così completo per la mia testa. In passato ho sempre dovuto aggiustare un po’ la posizione del casco o dell’occhiale, invece quest’anno mi sono subito trovato benissimo».
Già sponsor lo scorso anno del team di Reverberi per la fornitura di manubri e attacchi, dal 2021 Deda Elementi metterà a disposizione della Bardiani CSF Faizanè anche la propria gamma completa di ruote SL che, unitamente al manubrio integrato Alanera, andranno ad equipaggiare la nuova Dolomia Cipollini. La sponsorizzazione tecnica proseguirà anche nel 2022
Tutto il meglio di Deda
Gianluca Cattaneo, Deda Elementi Commercial Director ha così dichiarato: «Essere partner tecnico della Bardiani-CSF-Faizané è per noi una conferma della decennale collaborazione con la famiglia Reverberi. Siamo particolarmente felici anche perché per i prossimi 2 anni la collaborazione viene rafforzata con la fornitura di ruote su cui l’azienda sta sempre più investendo in ricerca, innovazione e produzione. Tutte le ruote Deda Elementi sono infatti prodotte presso lo stabilimento di Campagnola Cremasca dove recentemente è stato ulteriormente sviluppato il reparto montaggio. Quest’anno i corridori del Green Team avranno a disposizione i migliori materiali per competere ad altissimo livello tra cui le ruote SL45TDB e SL30TDB oltre al manubrio Alanera perfettamente integrato nel nuovo telaio Dolomia di Cipollini. Insomma il meglio del Made in Italy.
Il manubrio integrato Alanera Il manubrio integrato Alanera
A cronometro invece tutto il team utilizzerà le nuovissime protesi full carbon JET viste trionfare all’ultimo Tour de France. Con i ragazzi e i tecnici del Team saremo in continuo contatto per testare anche nuovi materiali e soluzioni che vedranno la luce nei prossimi anni».
Le nuove protesi Jet per affrontare le cronometroLe nuove protesi Jet per affrontare le cronometro
Benefici per tutti
Roberto Reverberi, Team Manager della Bardiani CSF Faizanè ha voluto aggiungere: «Siamo felici di aver esteso la partnership con Deda Elementi, già nostro fornitore da molti anni. Una collaborazione che porta benefici a entrambi, con l’azienda che ha a disposizione i nostri professionisti per testare i nuovi materiali nelle massime competizioni e noi che siamo affiancati da un vero partner collaborativo e che lavora con metodo e progettazione. In ritiro in Spagna ho avuto occasione di parlare con gli atleti del team e si sono tutti mostrati entusiasti dei materiali tecnici a disposizione».
Le ruote Deda Elementi SL 45 DiscLe ruote Deda Elementi SL 45 Disc
La soddisfazione di Visconti
Una voce che merita di essere ascoltata è quella di Giovanni Visconti, uno degli atleti di punta del team.
«La Bardiani CSF Faizanè è davvero organizzata come una piccola WorldTour. Abbiamo a disposizione materiali tecnici di prima qualità e uno staff, sia del team, ma anche dei partner come Deda, sempre a nostra disposizione. Ci sono i migliori presupposti per affrontare al meglio la nuova stagione».
Il giorno prima che partisse il Giro, il Team Polti è uscito con le bici da crono. C'era da provare la nuova protesi Jet Hydro realizzata da Deda Elementi
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Filippo Fiorelli è in Spagna con la squadra, la Bardiani Csf Faizanè, alla ricerca delle sue caratteristiche da ciclista e ciò lo rende molto determinato e sicuro di sé. Sicuramente, in questa stagione, cercherà in tutti i modi di farsi valere…
Nel 2020 la prima corsa rosa
Sapevo di essermi allenato bene tra altura ed intensi allenamenti. Affrontare una corsa di 21 giorni non è per nulla semplice ed essendo alla mia prima esperienza volevo prepararmi al meglio. Una volta iniziato il Giro mi sono improvvisato velocista e ho scoperto un lato di me che ancora non conoscevo… credevo di essere più passista.
Visconti e Battaglin, due veterani da cui imparareNon solo Visconti, c’è anche Battaglin da cui imparare
Ti aspettavi di ottenere quei due noni posti?
Sinceramente no, almeno non così. Mi aspettavo di entrare in una fuga e giocarmi un piazzamento. Se mi avessero detto prima che nella quarta e nella settima tappa sarei entrato nella top 10 con un arrivo di gruppo in volata, probabilmente non ci avrei creduto. Non me lo aspettavo completamente!
Un futuro da velocista?
Di certo non sono un velocista puro e non mi impegno a diventarlo perché, probabilmente, potrebbe solo essere una perdita di tempo. Mi sto allenando per reggere di più in salita, con lo scopo di arrivare in volata con un gruppo ristretto. L’essere uno sprinter lo escludo completamente, però nel frattempo mi “diverto” ad improvvisarmi tale quando la squadra ne ha bisogno.
Fiorelli e Visconti: entrambi palermitani, con qualche affinità tecnicaFiorelli e Visconti, entrambi palermitani
E la volata della Vuelta alla Comunitat Valenciana?
Con Giovanni (Visconti, ndr) e con i compagni del team ne avevamo già parlato, anche quando eravamo ad allenarci a Palermo. Qualora fossimo arrivati in volata, sarei stato io a farla e così è stato. Ho concluso in ottava posizione, ma è un piazzamento che mi sta stretto, non era ciò a cui puntavo. Adesso ho voglia di lottare per vincere, non mi accontento più.
Il ritiro nella tua città
Ho gli amici con cui allenarmi a casa, giù in Sicilia, ma quando hai qualche tuo compagno che ti alza il ritmo durante gli allenamenti non è la stessa cosa. Qui in Spagna siamo ancora di più, la media è diversa e anche il tipo di allenamento. Se sei da solo devi tenere una media che ti permetta di concludere senza arrivare stremato. Se invece si è in squadra anche il tuo impegno fisico cambia. Il piccolo ritiro a Palermo è sicuramente servito anche per fare gruppo, scherzare e conoscerci meglio.
Il ritoro spagnolo ha permesso di lavorare sulla resistenzaIl ritoro spagnolo ha permesso di lavorare sulla resistenza
Da Visconti…
Ho tanto da imparare. Abbiamo le stesse caratteristiche bene o male, mi rivedo molto in un lui di qualche anno fa quando era un po’ più veloce. Certo, devo aumentare la cilindrata, ma sono qui per crescere e so di essere in buone mani. I consigli non li fa mai mancare.
Avresti mai creduto che saresti arrivato fino a questo punto?
Se penso al 2018… Stavo per smettere, non riuscivo a trovare una squadra nonostante i vari piazzamenti e vittorie. C’erano persone che credevano tanto in me, altre non ci credevano affatto… Avrei fatto davvero fatica a pensare che oggi sarei stato al mio secondo anno da professionista. E non perché non avessi le capacità, ma era il sistema… mi demoliva mentalmente.
Negli allenamenti spagnoli, Cipollini gli ha dato preziosi consigli per la prima volataCipollini gli ha dato consigli per la prima volata
Gli allenamenti con Cipollini?
Mi ero già allenato un paio di anni fa in Toscana con lui e Visconti, ma adesso è con noi in ritiro, ci alleniamo ogni giorno insieme, è tutta un’altra cosa. Mi ha dato qualche consiglio per domenica scorsa visto che sapeva che sarei stato io a fare la volata. Consigli che si incentravano soprattutto sul porre attenzione ai miei avversari e ai loro comportamenti, consigli preziosi.
Il sogno è diventato realtà?
Adesso sì, assolutamente. Guardando i risultati che ho ottenuto, so che ho margini di miglioramento e ci credo davvero. Ancora non so che corridore sono e, proprio per questo motivo, ogniqualvolta mi sentirò bene e avrò il consenso della squadra cercherò di lottare per la vittoria. Tutte le gare son buone… per vincere.
Matxin è lo stratega del UAE Team Emirates. Mercato e corse: passa tutto attraverso il suo estro e la sua competenza. Dove sta andando il team? Sentiamolo
La vicenda di Umberto Orsini, costretto a ritirarsi a soli 26 anni non avendo trovato una squadra che credesse ancora in lui, lo ha toccato nel profondo e non poteva essere altrimenti: Andrea Tafi è suo zio e sa bene che le sue imprese hanno instillato in quel ragazzo la forte voglia di emularlo, di investire ogni stilla di energia sulla bici. Nel corso della chiacchierata, zio Andrea non vuole però parlare di ritiro: «Ho detto a Umberto che deve sempre crederci, che non deve smettere di allenarsi, perché finché c’è vita c’è speranza. Gli ho detto che ai miei tempi c’erano più possibilità – prosegue Tafi – più squadre, ma questo non significa che non possa trovare una porta aperta, deve però crederci sempre».
Sicuramente i problemi fisici al ginocchio, in una stagione così complicata e sui generis come il 2020, non lo hanno aiutato…
E’ un periodo difficile, le squadre sono poche e non hanno potuto fare piena attività, soprattutto in tutto il calendario extra WorldTour. I team vivono con fatica questa pandemia, i soldi scarseggiano e se a questo si aggiungono i problemi fisici che Umberto ha avuto sin dal Giro 2019, ecco che viene fuori la situazione attuale. Io dico che il 2020 non fa testo, è stata una stagione troppo diversa dalle altre, nessuno ha potuto esprimersi al meglio.
Al Giro dell’Emilia 2020, Orsini si è piazzato al 62° postoAl Giro dell’Emilia 2020, Orsini si è piazzato al 62° posto
Umberto ha sofferto più di altri il passaggio di categoria?
Probabilmente sì, è un mondo completamente diverso, quello dei professionisti. Aveva dimostrato tanto prima di passare di categoria, ma tra i professionisti bisogna stringere i denti, tutti hanno avuto momenti difficili. Io stesso nel ’91 ero quasi rimasto a piedi, sapevo che dovevo fare qualcosa e con lavoro, costanza e determinazione mi rimisi in piedi, lavorai per mettermi in evidenza e vinsi il Giro del Lazio, da cui ripartii per la parte più importante della mia carriera. Probabilmente in Umberto ha influito molto anche il suo carattere, un po’ chiuso. E’ abituato a tenere tutto dentro di sé, ma vedevo la sua amarezza e la sua delusione.
Nel suo racconto, Orsini ci ha detto che quel che manca nel mondo professionistico è la tutela nei confronti dei ragazzi, che si sentono un po’ soli…
Su questo non sono d’accordo. Non stiamo parlando di ragazzini, sono maggiorenni, devono essere capaci di camminare da soli, farsi domande, mettersi in discussione e cercare cose concrete. Le squadre sono molto attente ai corridori perché sono loro che muovono il movimento, è chiaro che tutto dipende dai risultati, se non arrivano si perde smalto, ma è un mondo che non regala nulla e bisogna sempre trovare dentro di sé le forze per andare avanti.
Secondo Tafi, la Federazione dovrebbe essere maggiormente attiva al fianco dei ragazzi che sono costretti a chiudere la propria carriera anzitempo?
Non credo, alla Fci si chiede già tanto e non penso che questo debba rientrare nei suoi compiti. Quando una carriera finisce è sempre un trauma, si entra in un altro mondo, bisogna rimettersi in discussione, ma questo vale per tutti. Bisogna tener duro e cercare opportunità, nel mondo del ciclismo ma anche fuori. La Federazione sta lavorando per rilanciare il ciclismo italiano e sono convinto che entro poco tempo torneremo ai nostri migliori livelli.
La parabola di Umberto è definitivamente chiusa?
Io spero di no, il mio consiglio è di continuare a crederci, non fermarsi e continuare ad allenarsi e a bussare alle porte. Magari nel corso dell’anno qualcuno aprirà, io sono fortemente convinto che questo succederà. Umberto ha ancora tanto da dare in sella alla sua bici…
Samuele Zoccarato terzo ai campionati italiani. Era in fuga dal mattino, si è staccato sull'ultima salita. Motore e limiti da scoprire. Ha fatto il Giro
Mario Manzoni non viaggerà più sull’ammiraglia della Bardiani-Csf. Questa è una di quelle notizie che nell’ambiente si conoscono, ma di cui non si parla, dandole per scontate. In realtà però Mario è un bravo tecnico e ancor prima una brava persona, per cui approfondire il perché lui sia senza lavoro è un passaggio da fare.
Caratteri diversi
Mario una spiegazione vera non sa darsela, se non pensare che a Bruno Reverberi il suo modo di lavorare non sia piaciuto. A quanto risulta dalle voci del gruppo, pare che al momento di assorbire parte della Nippo-Fantini che chiudeva (la foto di apertura risale al Giro del 2016 quando Manzoni guidava Cunego) e dovendo prendere almeno un direttore sportivo, Reverberi volesse proprio lui. E che Mario, per cameratismo, abbia spinto perché venisse preso anche Donati.
«Reputo la Bardiani – dice Manzoni – una delle squadre più solide in Italia, per cui andarci mi incuriosiva. Anche se chi mi conosce e conosce quell’ambiente mi diceva che con il mio carattere non mi sarei trovato bene. Ma io non volevo crederci e ho provato».
Giro d’Italia 2002, la Index vincerà con Savoldelli: Fidanza in ammiraglia, Manzoni in gruppoGuidato da Fidanza nella Index che vincerà il Giro 2002
Dopo Zanatta
Reverberi al riguardo dice che lo sponsor Faizanè, entrato nel suo gruppo, non abbia mai spinto più di tanto.
«Ci hanno detto che lui e Donati erano bravi – dice Bruno – e visto che andava via Zanatta, li abbiamo presi. Che poi in realtà neppure servirebbero quattro direttori. Ognuno ha le sue idee e ognuno gestisce la sua squadra come meglio crede. Nella mia, o fanno quello che dico io, oppure niente».
Un problema tecnico
La storia dice che in tutta questa balorda stagione del Covid, fra Manzoni e Reverberi ci sia stata una sola discussione, nata quando un corridore si è rivolto a Manzoni segnalandogli un problema tecnico. Il bergamasco, dopo aver risposto al corridore che nulla sarebbe cambiato nell’anno in corso, si è rivolto a Reverberi, segnalando il problema.
«Per una volta che un corridore viene a dare un contributo costruttivo – dice – faceva parte del mio dovere di direttore sportivo tenere la cosa all’interno della squadra e parlarne con il mio team manager, nell’interesse della stessa squadra. Non sono un direttore, come dice lui, che guida solo la macchina, tutt’altro… In tanti anni che faccio il direttore sportivo, mi sono sempre sentito aziendalista, passatemi il termine. Ho sempre messo le esigenze della squadra davanti a tutto. Faccio il bene dei corridori per fare il bene della squadra. E invece questa volta mi sono sentito trattato quasi fossi un sindacalista. Non ho rivincite da prendermi, ma quello che mi è successo è ingiusto. Non posso essere messo in discussione per questo. E probabilmente non si doveva neanche discutere tanto, quanto piuttosto affrontare il problema e risolverlo per il bene della squadra».
La legge di Bruno
Reverberi al riguardo dice che per un direttore sportivo prima di tutto deve venire l’interesse della squadra e almeno su questo i due sembrano allineati. Poi però continua.
«Da quando c’è il WorldTour – dice – le squadre si sono riempite di direttori che, come diceva Saronni, guidano la macchina. Ricordate la fuga di Pescara al Giro del 2010 che poi vinse Basso? Tutta quella baraonda successe perché i direttori sportivi non hanno capito la situazione. A me non piacciono quelli che assecondano sempre i corridori, perché così quando cambiano squadra se li portano dietro. Ho sempre condotto la mia squadra in un certo modo e se ho dei contratti, mi aspetto che il direttore sportivo sia dalla mia parte nel far capire ai corridori che non si faranno eccezioni».
A partire dal 2021 la squadra di Reverberi correrà di nuovo su bici Cipollini. Foto del 2016La squadra di Reverberi avrà di nuovo bici Cipollini
Scoperto per caso
Manzoni ha saputo di non fare più parte dei piani della squadra quando ha visto che il suo nome non era fra quelli del Giro d’Italia, quindi a ottobre. Nessuna comunicazione, scritta o verbale.
«A quel punto ho chiamato – dice – e ho avuto la conferma che non avrei fatto il Giro, senza alcun dettaglio in più. Ma non cerco vendette o riscatto, non l’ho mai fatto. E non voglio uscire da questa storia diverso da quello che sono sempre stato».
Come al Giro del ’97
Adesso il punto è trovare una squadra o una diversa collocazione, anche se siamo tanto avanti nella stagione e le difficoltà dei team sono sotto gli occhi di tutti. Alla Bardiani nel frattempo è arrivato Amoriello che, a detta di Reverberi, sarà più utile alla squadra, mentre Mario continua il suo giro di sondaggi, che lo hanno portato a chiamare diverse squadre a ad avere un primo contatto con Allocchio ed Rcs.
Non è certo il miglior modo per affacciarsi sul Natale. Ma lui, con lo stile che lo ha sempre contraddistinto anche quando era corridore, preferisce guardare avanti e tenersi in corpo l’eventuale voglia di rivalsa. Come quando al Giro del 1997 da velocista vinse per distacco la tappa del Giro d’Italia a Cava dei Tirreni, di cui pochi si ricordano. Quel giorno infatti Pantani cadde a causa del gatto del Chiunzi e le telecamere mostrarono a malapena l’arrivo di Manzoni e della sua maglia Roslotto. Non ci sono nemmeno le foto. Avrebbe potuto farlo notare, ma visse la gioia dentro di sé e capì che spesso ci sono situazioni cui è inutile opporsi. Forse non avrebbe voluto nemmeno che entrassimo nell’argomento, ma la storia meritava si essere raccontata. E comunque alla fine, quel problema tecnico è stato risolto con un cambio di sponsor.
Durante il Giro d'Italia è emerso il problema della perdita delle borracce da parte di molti corridori. Abbiamo sentito Nazareno Berto, meccanico del Team Bardiani CSF Faizané ed ex professionista, che ci ha detto come la pensa
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“Live your Ride: questa non è storia, è il futuro”. E’ così che “apre”, come usa dirsi in gergo giornalistico, il nuovo sito web di MCipollini: completamente rinnovato nella grafica, nella tecnologia e nella incredibile facilità di navigazione da parte dell’utente.
Interfaccia tutta nuova
Sulla nuova interfaccia si è subito accolti da immagini e video (in 4K!) superveloci e molto emozionali della collezione biciclette 2021, divise naturalmente per ambiti: strada, gravel, crono/triathlon e pista. Per quanto riguarda i modelli da corsa, la scena è rubata dalla novità Dolomia, la bicicletta che nel 2021 accompagnerà MCipollini al rientro nel mondo delle corse professionistiche assieme alla Bardiani-CSF-Faizanè. Una bicicletta, quest’ultima, nata da un’intuizione di Mario Cipollini e che ha un solo ed essenziale obiettivo, ovvero quello di unire la leggerezza alla potenza e alla maneggevolezza per creare così un telaio davvero perfetto.
Tramite il MyCipo è possibile personalizzare la propria MCipolliniTramite il configuratore MyCipo è possibile personalizzare la propria MCipollini
Personalizzazione con MyCipo
Altre due sezioni del nuovo sito MCipollini, molto curate anch’esse ed estremamente di servizio per gli utenti, sono quella che permette la personalizzazione grafica del telaio – MyCipo – e quella dell’abbigliamento MC.
Il configuratore MyCipo “lavora” sui modelli Dolomia, Bond2, RB1K The One, MCM Allroad, Nk1K e MCM. Tramite questo programma, ciascun utente potrà disegnarsi la sua propria bicicletta con i colori e la grafica che preferisce… arrivando al punto di scegliersi anche la finitura, opaca o lucida, delle decalcomanie!
La sezione abbigliamento invece consente in entrare, nel vero senso del termine, nel mondo MCipollini attraverso la proposta di linee di abbigliamento – sia tecnico che casual, uomo e ovviamente donna – estremamente originali.
Sul nuovo sito è molto facile scoprire i diversi modelli di biciSul nuovo sito web è molto semplice scoprire nei dettagli i numerosi modelli di biciclette
Esperienza multimediale
La richiesta di supporto tecnico e l’agevole ricerca dei punti vendita ufficiali sul territorio chiudono l’esperienza di un sito web davvero ben confezionato e proposto.
«La nostra prossima corsa – così ci hanno riferito dall’azienda – come anche quella dei prossimi clienti, inizia online. Invitiamo tutti a visitare il nostro nuovo sito web MCipollini.com per lasciarsi coinvolgere e vivere una nuova esperienza multimediale».
Una raccolta di pensieri di Giovanni Visconti, dopo aver portato a termine la Sicily Divide. Tre giorni nel silenzio. Le parole. I sapori. I colori. La vita
Samuele Zoccarato terzo ai campionati italiani. Era in fuga dal mattino, si è staccato sull'ultima salita. Motore e limiti da scoprire. Ha fatto il Giro
Mattia Viel si era qualificato da solo per i mondiali. Ma ora Pontoni lo ha convocato in nazionale per la Monsterrato Gravel. Un'altra storia da raccontare
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«Forse dopo quella caduta avrei fatto meglio a ritirarmi – dice Carboni – perché non ero presente a me stesso. Non ricordo nulla di quei 30 chilometri per rientrare. E pensa che a ogni compagno cui andavo accanto, chiedevo le stesse cose della caduta. Uno per uno. Come se a quello prima non avessi chiesto nulla. Me lo hanno detto loro, perché io non lo ricordo».
Il marchigiano della Bardiani-Csf – 1,80 per 61 chili e la barba lunga – racconta così la caduta di Vieste che ha dato la svolta negativa al suo Giro d’Italia e ad una stagione da dimenticare. Lo stesso incidente per cui giorni dopo si ritirerà Brambilla, vittima di una contusione al ginocchio.
Il marchigiano e il fratello Matteo Carboni, al via del Trofeo Laigueglia 2020Con il fratello Matteo al Laigueglia 2020
«Ma per questo – dice Carboni – sono ripartito sul serio dal 23 novembre. Ho staccato completamente per 20 giorni. Ho dedicato una settimana a raccogliere le olive e poi ho ripreso la bici. Le olive? A San Costanzo, vicino Fano, c’è la vecchia casa dei nonni e il terreno è quasi tutto a uliveto. Sono 150 piante, mio padre ha quattro fratelli e alla fine ne tiriamo fuori l’olio per un anno. In più con mio fratello Matteo (classe 1999, che corre con la Biesse-Arvedi, ndr) abbiamo ricavato un sentiero di mountain bike su cui lasciamo libero passaggio. Nelle settimane in cui non si poteva lasciare il proprio Comune, era un continuo andirivieni».
Che cosa ti resta del 2020, a parte l’olio?
Pensavo molto meglio. A inizio stagione stavo lavorando per la Tirreno-Adriatico e si è fermato tutto. E da lì per un insieme di fattori non ho più trovato il colpo di pedale. Ho finito il Giro per la maglia e per la corsa. E sì che dopo il 26° posto sull’Etna ero fiducioso. Non è un anno di cui tener conto. Preferisco pensare al Carboni del 2019 e ripartire da quelle sensazioni.
Con Andrea Garosio e la maglia bianca al Giro d’Italia 2019. I due si ritrovano alla BardianiCon Garosio al Giro 2019 e nel 2021 insieme alla Bardiani
Come ti avvicini alla nuova stagione?
Ora costruisco la base aerobica, fra mountain bike, strada e palestra. In fuoristrada mi diverto, sono in mezzo alla natura e non ho lo stress delle macchine. Durante la settimana pedaliamo su strade bianche, ma nei weekend andiamo alle Cesane nel bike park e lì è tutto più tecnico.
Hai parlato di palestra.
Sono i giorni più importanti. Per fortuna, sebbene siano chiuse al pubblico, sono professionista e posso allenarmi individualmente. Lavoro per i muscoli che in bici sono sempre sotto stress, come dorsali e addominali. Poi ovviamente esercizi di forza per le gambe.
Alla ripresa delle gare la palestra finirà?
L’anno scorso, per una caduta ho avuto problemi alla gamba sinistra. Dovevo rinforzare il gluteo e ho cominciato ad andare in palestra da metà stagione. Oltre a sistemare la gamba, mi ha dato stabilità e ha eliminato il mal di schiena che di solito mi veniva nelle corse dure o nelle gare a tappe. Se hai una cinta addominale forte, sei un passo avanti. Siamo ciclisti e dobbiamo specializzarci nel gesto tecnico, ma essere atleti significa curarsi di tutto il corpo. Quindi continuerò di certo.
Al traguardo sull’Etna, 26° posto, al Giro d’Italia 2020Sull’Etna, 26° posto, al Giro d’Italia 2020
Base aerobica fino a quando?
Fondo lungo e poi medio fino a dicembre, poi da gennaio si alza il medio e in ritiro via con i lavori di soglia. Il bello della mountain bike comunque è che per passare certe salite devi per forza andare oltre il medio e viene fuori un lavoro aerobico completo. Su salite come il Monte Catria non puoi… controllarti troppo. E poi ogni tanto c’è anche il gusto di mettersi alla prova.
Come andiamo col peso?
Sono fortunato, non ingrasso. Nei giorni di lavoro, mangio in modo oculato, ma nei weekend non mi privo di quello che mi piace. Seguo una dieta nel senso di un regime alimentare, ma lo farei anche se non corressi. La bruschetta con l’olio nuovo e il vino novello non sono mancati, insomma…
Freddo in questi giorni?
Non ancora e magari riesco ad allenarmi bene anche a dicembre. Con qualche compagno si pensava di spostarci in Sicilia prima o subito dopo Natale. Vedremo se sarà possibile. A fine stagione sarei andato volentieri al mare, ma questo lo ricorderemo come l’inverno in famiglia e degli amici ritrovati. Non è affatto male.
A proposito di Sicilia e di un altro Giovanni, cosa pensi dell’arrivo di Visconti?
Tutto il bene possibile. Visco è un grande valore aggiunto. Ha esperienza e carisma, che in una squadra giovane come la Bardiani potrà portare solo benefici. Credo che Reverberi lo abbia preso per questo. Un professionista da seguire e da cui imparare.
Dopo aver letto l'intervista di Giada Gambino a Visconti, abbiamo chiesto ad Alberati che lo allena da agosto che idea si sia fatto di Giovanni: «E' ancora un vincente»
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E’ di questi giorni la notizia che il marchio Cipollini fornirà per il 2021 il Team Bardiani Csf Faizané in cui è approdato Giovanni Visconti. Per il campione siciliano non è una prima volta, infatti aveva usato queste bici nel 2011 alla Farnese Vini-Neri Sottoli, vincendo anche il campionato italiano. Vediamo allora come è cambiata la bicicletta Cipollini in questi anni.
Entrambe monoscocca
Per capire quali evoluzioni tecniche ci sono state in questi 10 anni abbiamo parlato con Michele Tittonel, Product Manager e Product Engineer delle biciclette Cipollini. Per iniziare diciamo che Visconti nel 2011 correva su una RB1000, mentre per il 2021 avrà a disposizione la nuova Dolomia. A prima vista sono due biciclette molto diverse, ma hanno qualcosa in comune. «Partiamo dal fatto che entrambe sono dei veri monoscocca, infatti noi produciamo il telaio da un unico stampo – inizia così Michele Tittonel – con la tecnologia TCM, che era valida per la RB1000 e che è usata anche per la Dolomia».
Giovanni Visconti in azione con la RB1000 (foto Scanferla)Visconti in azione sulla RB1000. Si notano le linee generose del telaio (foto Scanferla)
Concetti diversi
A parte il fatto che sono entrambe dei monoscocca, il resto è diverso e potremo dire che molte caratteristiche sono figlie degli anni passati. «La Cipollini RB1000 – ancora Tittonel – aveva delle forme dei tubi generose ed è stata la bicicletta pioniera del segmento che oggi chiamiamo aerodinamico, mentre la Dolomia è una bicicletta con delle linee più snelle ed è anche più leggera. La RB1000 rispecchiava molto le qualità che Mario Cipollini cercava in una bicicletta, quindi era molto veloce. La Dolomia è certamente più adatta agli scalatori, anche se rispetta sempre i nostri canoni di bicicletta molto reattiva e rigida».
A conferma di questo c’è il peso del telaio che per la Dolomia è di 780 grammi contro i 1.150 grammi della RB1000.
Linee snelle per la Cipollini DolomiaLa Dolomia vanta delle linee dei tubi più snelle rispetto alla RB1000
Finiture diverse
Anche sul carbonio c’è qualche differenza: «La RB1000 aveva una finitura in carbonio 1K, mentre la Dolomia ha una finitura 3K, che oltre ad essere una finitura esterna, ha anche una funzione strutturale. Questo ci ha permesso di risparmiare diversi grammi sul peso del telaio».
Sempre riguardo ai materiali Tittonel ci fa notare un dettaglio: «La resina della RB1000 era standard, per la Dolomia ne abbiamo usato una ad alto modulo»
Evoluzioni figlie dei tempi
E poi ci sono le differenze figlie delle tendenze tecniche che si sono evolute, a partire dal freno a disco che è in dotazione alla Dolomia e del reggisella che non è più integrato come nella RB1000. In quegli anni la soluzione del reggisella integrato era molto diffusa. La Dolomia invece è in linea con le caratteristiche di oggi, con un reggisella progettato ad hoc ma separato.
Michele Tittonel ci fa notare un altro punto che è cambiato: «Il manubrio della Dolomia è l’AlaNera di Deda Elementi che ha il sistema di passaggio cavi interno DCR sempre di Deda Elementi. La RB1000 non aveva il passaggio cavi interno e il manubrio integrato».
E poi c’è il capitolo delle coperture, con la Dolomia che può ospitare pneumatici fino a 29 millimetri di larghezza e la RB1000 che si fermava a 23.
Il manubrio integrato AlaNera con i cavi tutti interniIl manubrio integrato AlaNera è in linea con le ultime tendenze tecniche
Geometrie diverse
Uno sguardo anche alle geometrie con la RB1000 che aveva un reach lungo e uno stack basso e la Dolomia che è l’opposto con un reach più compatto e uno stack più alto. Questo indica che la RB1000 era una bici più favorevole ai velocisti con una posizione in sella più allungata e aggressiva. La Dolomia è una bicicletta più favorevole agli scalatori e permette di avere una posizione un po’ più alta e meno allungata.
Infine le ruote
Per finire diamo un’occhiata anche alle ruote che sono fornite sempre da Deda Elementi. Il marchio italiano darà a Visconti e compagni due modelli diversi: le SL 45 Disc Tubolari e le SL 30 TDB Tubolar Disc Brake. Rispetto al 2011 le ruote di oggi sono pensate per sostenere le forze maggiori derivanti dalla frenata con i dischi.
Le ruote sono cambiate, i cerchi ora sono più larghiLe ruote sono cambiate con una larghezza del cerchio che è più larga rispetto a 10 anni fa
Come dicevamo poco sopra, la Dolomia può ospitare pneumatici fino a 29 millimetri di larghezza seguendo la tendenza attuale a montare gomme più larghe. Allo stesso modo le ruote di Deda Elementi hanno un canale interno più largo da 19 millimetri proprio per lavorare al meglio con le sezioni più abbondanti, mentre 10 anni fa si viaggiava ancora con gomme da 21 o al massimo 23 millimetri e cerchi più stretti. Un altro cambiamento è la presenza odierna dei cuscinetti ceramici per favorire una maggiore scorrevolezza.
Lifecode, apprezzato brand specializzato nel settore dell’integrazione alimentare sportiva, sarà nel 2021 l’energy sponsor del team femminile WorldTour Alé BTC Ljubljana Cipollini.
«Dopo il rinnovo fino al 2022 con la Bardiani-CSF-Faizanè – ha dichiarato a bici.PRO Valerio Marcelli, titolare Lifecode – questo impegno con il gruppo femminile del Presidente Alessia Piccolo vuole rappresentare per la nostra azienda un nuovo step di comunicazione lungo il cammino di crescita sul mercato. Il nostro obiettivo rimarrà come sempre quello di offrire il massimo della qualità e delle performance alle atlete, anche per quanto riguarda il supporto di partner tecnici di altissimo livello».
Lifecode con la Alè BTC Ljubljana CipolliniNel prossimo anno, Lifecode sarà accanto al team Alè BTC Ljubljana Cipollini
Lifecode offre una gamma completa di integratori in grado di rispondere alle esigenze specifiche di un target eterogeneo e diversificato di sportivi. Tutti i prodotti (capsule, polveri, gel poket, compresse, fiale e barrette) sono altamente performanti e realizzati appositamente per tutte le tipologie di utenti a cui si rivolgono: dall’uso in ambito sportivo professionistico alla vita di tutti i giorni.
La qualità dei prodotti Lifecode, 100% Made in Italy e certificati Doping Free, è garantita da una produzione mensile che permette di offrire un prodotto sempre “fresco”.
«La nostra società ha voglia di crescere e di offrire alle atlete il massimo del confort e delle performance – ha aggiunto il team manager dell’Alé BTC Ljubljana Cipollini Fortunato Lacquaniti – e questo avviene anche attraverso la scelta di partner di grande qualità. E Lifecode è uno di questi. Conosco Valerio Marcelli da molti anni, e sono davvero contento di tornare a collaborare con lui dalla prossima stagione. Sono sicuro che anche grazie al loro supporto in tema di integrazione e alimentazione raggiungeremo insieme risultati molto importanti».
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