Caruso torna a scuola, prepara la Vuelta e pensa a Mader

11.07.2023
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Smaltite le ultime fatiche del Giro d’Italia, Damiano Caruso si è fermato per un po’ ed ha recuperato in vista dei prossimi impegni. Il corridore siciliano ora si trova con i propri compagni di squadra a Livigno, in altura si allena e prepara la seconda parte di stagione. Intanto i ragazzi del Team Bahrain Victorious seguono le fatiche dei compagni impegnati al Tour de France

«Oggi (domenica, ndr) Mohoric ci ha provato – dice Caruso – ha fatto una bella tappa, alla fine ha vinto uno scalatore vero: Woods. Michelino (Landa, ndr) ha preso un’altra batosta, forse gli conviene azzerare tutto e provare a vincere una tappa. Quest’anno sto vivendo un Tour da appassionato, non l’ho studiato molto, mi metto davanti allo schermo e dico: “Vediamo cosa c’è oggi”. Però una tappa me la ricordo, quella del Col de la Loze, con arrivo a Courchevel. Lì Mikel lo vedo bene».

Landa domenica sul traguardo di Puy de Dome ha pagato 3 minuti a Pogacar e Vingegaard ora il distacco in classifica è di 9’09”
Landa domenica sul traguardo di Puy de Dome ha pagato 3 minuti a Pogacar e Vingegaard ora il distacco in classifica è di 9’09”

Ritorno a scuola

Damiano Caruso, però, prima di attraversare lo Stivale in direzione Livigno, si è reso protagonista di un bel gesto nella sua Ragusa. Il siciliano è tornato tra i banchi di scuola, per affiancare un ragazzo al suo esame di terza media. Il motivo? Il protagonista di questa tesina era Caruso stesso. 

«In quella scuola, l’Istituto Comprensivo Vann’Antò di Ragusa – racconta Caruso – mi ero diplomato anche io, ormai 20 anni fa. Un mesetto fa mi ha contattato un professore chiedendomi se avessi voluto presenziare all’esame di questo ragazzo che aveva scelto me come protagonista del suo esame. Il professore stesso è un appassionato di ciclismo e, nel momento in cui questo ragazzo ha voluto fare una tesina sullo sport, è venuto fuori il mio nome. Sono uno dei pochi corridori che è rimasto a vivere nella città dove è nato e questo mi ha reso lo sportivo di riferimento. Quando mi è stata comunicata la scelta del ragazzo, presenziare al suo esame mi è sembrato bello». 

Caruso durante la discussione della tesina insieme al ragazzo ed al professore che li ha messi in contatto
Caruso durante la discussione della tesina insieme al ragazzo ed al professore che li ha messi in contatto
Com’è stato vedersi raccontato in un contesto così?

Parecchio emozionante, devo ammetterlo. Il ragazzo ha raccontato la mia carriera collegandola alle materie di studio. Per esempio con geografia ha unito le mie sei partecipazioni al Tour de France. Personalmente è stato un momento particolare, quando un ragazzo sceglie te come riferimento positivo è bello. Non tanto per me, ma per il fatto di scegliere uno sportivo, uno stile di vita sano, fatto di sacrifici e passione. 

Ti ha fatto qualche domanda?

Era molto curioso sul mio stile di vita, mi ha chiesto come gestisco l’alimentazione e in che modo mi alleno. Ha voluto sapere quanti chilometri faccio in un anno, siamo passati anche alle domande in inglese. Alla fine la mia carriera è stata un filo rosso all’interno del suo esame, non ho potuto far altro che ringraziarlo per avermi scelto. Gli ho anche fatto una promessa. 

Il quarto posto al Giro d’Italia ha lasciato il sorriso e tanta soddisfazione nel siciliano
Il quarto posto al Giro d’Italia ha lasciato il sorriso e tanta soddisfazione nel siciliano
Quale?

A fine stagione cercherò di contattarlo nuovamente e magari faremo una pedalata insieme. Ci siamo salutati così, con i complimenti da parte mia ed un sincero ringraziamento.

Quindi il ragazzo va in bici?

No, la cosa bella è proprio questa. Ha scelto me nonostante lui non vada in bici. Per me è stato un motivo di riflessione e di “vanto” perché il ragazzo ha scelto una figura sana e professionale. Nella mia carriera ho sempre pensato che lavoro, sacrificio e dedizione valgono per la vita di tutti i giorni. Non è una scelta facile che porta al risultato, ma tutto arriva dopo un lungo lavoro. 

A proposito di lavoro, tu ora stai preparando la seconda parte di stagione, come procede?

Dopo il Giro mi sono fermato per un mese, non ne sono uscito troppo stanco, infatti dopo una settimana senza bici sono tornato a pedalare. La cosa importante era mantenere un filo di condizione per arrivare a questo ritiro in buona forma. Il 21 torniamo a casa e poi partirò per il Tour de Pologne, la Vuelta a Burgos ed infine la Vuelta Espana. 

Fare due grandi corse a tappe era in programma fin da inizio stagione?

Ne avevamo parlato con la squadra fin dall’inverno. Come corridore riesco ad esprimermi al meglio nelle corse a tappe. Ad aprile e maggio ho fatto terzo al Romandia e poi quarto al Giro, quindi abbiamo avuto la conferma di ciò. Ora lavoriamo per avere un secondo picco di forma e andremo alla Vuelta, ma lo dico subito: non curerò la classifica. Punterò a qualche tappa, alla mia età è difficile curare la classifica in due grandi Giri. 

Alla presentazione del Tour de France si è ricordato ancora Gino Mader, una ferita ancora aperta nei cuori dei suoi compagni di squadra
Alla presentazione del Tour de France si è ricordato ancora Gino Mader, una ferita ancora aperta nei cuori dei suoi compagni di squadra
Sarai in supporto a qualcuno?

Difficile dirlo prima che finisca il Tour, magari Landa virerà sulla Vuelta, ma non possiamo ancora dirlo. Oppure i leader saranno Tiberi e Buitrago. Fa male dirlo: anche Mader avrebbe potuto curare la classifica…

Com’è stato ripartire dopo quella tragedia?

La botta morale è stata profonda, noi corridori siamo abituati a salutarci e rivederci dopo settimane o mesi. Il cervello fa fatica a realizzare che Gino non lo vedrò mai più. Anche ora che siamo in ritiro la mia mente dice: «Non c’è perché sta correndo da qualche parte». Poi però quando sei fermo realizzi e rischi di impazzire. Anche semplicemente leggere la dedica sulla maglia mi fa venire un magone incredibile. E’ triste, ma il fatto che non ci sia più è da accettare.

L’occhiale del Tour è Rudy Project e noi l’abbiamo provato

08.07.2023
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Si chiama Kelion ed è l’occhiale versatile che Rudy Project ha lanciato quasi a celebrare il Tour de France 2023. Kelion, nell’esclusiva livrea perlata inoltre è parte dell’equipaggiamento tecnico degli atleti del Team Bahrain-Victorious.

Questo nuovo modello dell’azienda veneta, è moderno e stiloso, ma l’obiettivo è sempre quello di fornire una lente dalla qualità superlativa con una montatura che la supporta in modo adeguato. Entriamo nel dettaglio.

La livrea speciale per il Tour de France (foto Rudy Project)
La livrea speciale per il Tour de France (foto Rudy Project)

Curvatura basica della lente

Appena vengono indossati i Kelion trasmettono una sensazione di pienezza e avvolgimento, merito di una lente con una superficie abbondante e un telaio piuttosto rigido che offre tanto sostegno, senza mai interferire in modo eccessivo con la linea dell’orizzonte.

Rispetto ai Defender e ai Cutline, altri due modelli del portfolio Rudy Project per il ciclismo, i Kelion hanno una lente meno curvata, quasi piatta con una valore di 5,2° (Defender e Cutline hanno una lente curvata ad 8°), un angolo che sancisce la panoramica ininterrotta della lente (e dell’occhiale) ed eventualmente zero ostacoli per chi integra delle lenti graduate, tra l’occhiale e l’occhio. La visuale non si interrompe neppure nella zona del nasello. Quest’ultimo è regolabile.

La lente presenta anche tre aperture che giocano un ruolo fondamentale per la ventilazione e l’anti appannamento. Due sono inferiori e poste ai lati. La terza è centrale e superiore e collima con dei piccoli fori della montatura.

Al 45% materiale sostenibile

Rudy Project è all’avanguardia anche in questo. Il telaio del Kelion è composto per quasi la metà da un materiale di derivazione naturale, sostenibile e che al tempo stesso non sacrifica la performance tecnica. Il perimetro delle lenti è bello tosto, avvolgente e rigido, molto di più facendo un confronto con Defender e Cutline. Anche le aste laterali offrono un sostegno notevole, pur avendo i terminali adattabili e fatto con un materiale che aumenta il grip una volta indossati.

Una lente importante, un vero e proprio filtro
Una lente importante, un vero e proprio filtro

La lente fa la differenza

In generale, le caratteristiche principali delle lenti Rudy Project sono la nitidezza, la grande definizione, ma anche l’enorme resistenza all’impatto che fa rima con sicurezza. Un semplice dettaglio? Decisamente no.

RP Optics rappresenta una sorta di top di gamma in fatto di ricerca, sviluppo e produzione di Rudy Project. Queste lenti in policarbonato con filtri multistrato, hanno una qualità di visione davvero elevata con diverse condizioni di luce, quindi si adattano facilmente alle diverse condizioni di luce, sono anti-appannamento, idrorepellenti e sono fotocromatiche.

In conclusione

Rudy Project Kelion non è un occhiale con dei compromessi ed è un prodotto tanto alla moda, ma parecchio efficiente e davvero comodo. Verrà proposto ad un prezzo di listino di 220 euro, di sicuro non economico, ma è pur vero che mette insieme diversi fattori di qualità e di tecnologia ottica. Un occhiale non è un semplice equipaggiamento e la qualità visiva nel breve, medio e lungo periodo, non ha prezzo.

Rudy Project

Zambanini si prepara per due mesi di grande ciclismo

03.05.2023
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CAVALESE – Zambanini è stato uno dei corridori più richiesti allo scorso Tour of the Alps, il ragazzo della Bahrain-Victorious vede avvicinarsi sempre più il suo secondo Grande Giro da professionista. Il Giro d’Italia, che partirà sabato da Fossacesia, sarà un altro gradino nella crescita del corridore trentino. Dopo la Vuelta dello scorso anno e le parole incoraggianti di Pellizotti, è giunto il momento di crescere ancora. 

Zambanini (il secondo da sinistra) mentre si scalda con i compagni prima dell’ultima tappa del Tour of the Alps
Zambanini (il secondo da sinistra) mentre si scalda con i compagni prima dell’ultima tappa del Tour of the Alps

Un piccolo intoppo

Zambanini è andato in fuga nell’ultima tappa del Tour of the Alps e successivamente si è presentato al Gp Francoforte. La gamba c’è, anche se prima della Tirreno-Adriatico c’è stato qualche ostacolo lungo il cammino. 

«Dopo il Giro dei Paesi Baschi ho fatto un po’ di riposo – racconta – e poi sono andato al Tour of the Alps. Purtroppo prima della Tirreno-Adriatico ho avuto una bronchite che mi ha fermato per una settimana ed ho saltato Strade Bianche e la Corsa dei Due Mari. Avevo in programma di fare un ritiro in altura, ma i programmi sono cambiati. Così insieme alla squadra abbiamo deciso di andare a correre il Giro dei Paesi Baschi (foto in apertura). Avevo ancora pochi giorni di gara e mi serviva mettere fatica alle spalle prima del Giro d’Italia. Nel periodo tra la fine del Tour of the Alps e l’inizio della Corsa Rosa mi sono riposato un po’ ed ho fatto qualche lavoro per mantenere la condizione». 

Niente altura per lui, una bronchite a marzo gli ha fatto cambiare i programmi di avvicinamento al Giro
Niente altura per lui, una bronchite a marzo gli ha fatto cambiare i programmi di avvicinamento al Giro

Passo in più

L’esperienza della Vuelta ha lasciato in Zambanini un sorriso che ancora si accende quando ci ripensa. Una prima volta che lo ha portato molto vicino al successo di tappa a Les Praeres, ora però serve una nuova spinta. 

«L’occasione avuta lo scorso anno è stata bellissima – continua – la squadra è andata bene quasi tutti i giorni ed è importante. E’ arrivato anche il terzo posto nella nona tappa, nonostante arrivassi da un periodo non troppo positivo visto che avevo preso il Covid a metà stagione. La convocazione per la Spagna era arrivata quasi all’ultimo ed ero partito senza preparare la corsa al meglio. Da un lato sono stato contento perché non ho avuto il tempo di farmi tante paranoie. Quest’anno la preparazione è andata meglio, c’è stata più programmazione. Cerco di non pensarci troppo, sono uno molto riflessivo ma devo cercare di distrarmi un pochino».

Dopo la Vuelta del 2022 il trentino ha sentito un’ottima crescita nella sua condizione
Dopo la Vuelta del 2022 il trentino ha sentito un’ottima crescita nella sua condizione

Giro in casa e non solo

Il percorso del Giro d’Italia è duro, le difficoltà non mancheranno e saranno presenti fin dalle prime tappe. Non ci sono grandi possibilità di nascondersi o di sbagliare troppo. 

«E’ duro – ammette con un leggero sospiro – tutte le tappe saranno toste e poi l’intensità sarà sempre alta. Qualche tappa o fuga vorrei provare a centrarla, però bisogna anche coordinarsi con la squadra e le esigenze dei capitani. Abbiamo molte punte a nostra disposizione: Caruso, Haig, Buitrago e Mader. Il primo compito sarà quello di dare supporto, dopo vedremo, ma qualche occasione mi piacerebbe coglierla. C’è la tappa di casa in Trentino che è la più difficile in assoluto, vedremo che cosa riuscirò a fare. Il Giro lo senti nel cuore, fai più fatica a prepararlo mentalmente, in più correre in casa non è mai semplice. Rispetto allo scorso anno cerchiamo di fare il salto, ho aumentato il carico degli allenamenti.  Dopo un Grande Giro si ha uno step di crescita e devo dire che ho sentito dei miglioramenti nel preparare questa stagione.

«Finita la corsa rosa – conclude – tirerò fino ai campionati italiani, che saranno ugualmente in casa (si correrà a Comano Terme, Trento, ndr). E’ un percorso che ho già provato molte volte e risulta estremamente difficile. Insomma, tra maggio e giugno le occasioni non mancheranno».

Fran Miholjevic: cognome importante come il suo talento

08.04.2022
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Fran Miholjevic ha lo sguardo furbo, ce lo dicono tutti e mentre parla con noi a pochi minuti dal via lo si vede. Il talento non gli manca ed in questo inizio di stagione lo ha ampiamente dimostrato, prima la vittoria al GP Vipava, in Slovenia e poi il secondo posto a San Vendemiano. Durante l’intervista gli occhi corrono lungo le colline di Col San Martino a scrutare l’orizzonte

Allora gli chiediamo se teme l’arrivo della pioggia. «Non mi piace molto correre con la pioggia» risponde rapidamente lui, mentre gli occhi non la smettono di viaggiare. E’ uno dei corridori più promettenti del Cycling Team Friuli e figlio di Vladimir Miholjevic, team manager della Bahrain Victorious.

Il giovane croato, qui in piedi sui pedali in mezzo al gruppo, è al secondo anno nelle file del Cycling Team Friuli
Il giovane croato, qui in piedi sui pedali in mezzo al gruppo, è al secondo anno nelle fila del CT Friuli
Allora Fran, questo inizio anno hai già vinto una corsa e ottenuto buoni risultati.

Sì, la corsa che ho vinto mi ha dato grande motivazione per lavorare bene. Questo è il mio secondo anno con il team, l’anno scorso ho avuto un periodo di adattamento, ma ora mi sento veramente pronto.

Cosa è cambiato rispetto all’anno scorso?

Non avendo più la scuola, ho avuto modo di potermi allenare al meglio e di prepararmi alle corse in maniera più approfondita.

Miholjevic al Trofeo Piva ha sofferto molto il maltempo, tanto da ritirarsi. L’apprendimento passa anche da giornate storte
Miholjevic al Trofeo Piva ha sofferto molto il maltempo, tanto da ritirarsi
La forza non ti manca, cosa ti aspetti da questa stagione?

Ora sto bene e spero di poter andare forte anche nelle prossime gare. Non ho obiettivi, vincere è sempre bello, ma direi che la cosa giusta è andare avanti un passo alla volta, lavorando gara per gara.

Conosciamoci un po’, come hai iniziato ad appassionarti alla bici?

Mio papà mi ha fatto conoscere questo sport, ovviamente non mi ha mai spinto a praticarlo. Però avere accanto sin da piccolo questo mondo mi ha creato curiosità, così ho voluto mettermi alla prova.

Com’è il tuo rapporto con lui?

Mi confronto, ma lascia sempre che sia io a decidere per me. Mi lascia molto spazio da questo punto di vista.

Le bici Merida con le quali corre il Cycling Team Friuli grazie alla collaborazione con la Bahrain Victorious
Le bici Merida con le quali corre il Cycling Team Friuli grazie alla collaborazione con la Bahrain Victorious

La voce del tecnico

Visto il gran parlare che si fa attorno al talento di Fran abbiamo voluto chiedere al suo diesse, Renzo Boscolo, qualche considerazione sul ragazzo.

«Questo è il suo secondo anno con noi – dice Renzo – l’anno scorso ha avuto anche la scuola quindi c’era altro su cui concentrarsi. Però appena finita abbiamo visto quanto è cresciuto in breve tempo, non dobbiamo dimenticare che è un 2002».

Renzo Boscolo diesse del Cycling Team Friuli
Renzo Boscolo diesse del Cycling Team Friuli
Come è arrivato da voi?

Noi come Cycling Team Friuli abbiamo rapporti di confine con tutti gli Stati vicini, sia Slovenia che Croazia. Lui è venuto da noi alla fine del secondo anno da junior chiedendoci se ci fosse posto e lo abbiamo accolto a braccia aperte. Tra l’altro aveva vinto la gara a Cividale, noi eravamo presenti e lo abbiamo notato subito.

Questo suo secondo anno servirà anche per affermarsi?

Vi dico, si sta notevolmente accorciando la finestra per mettersi in mostra. Una volta si aspettavano gli elite, ora si ha a che fare con ragazzi già pronti dopo due anni. Diciamo che lui sicuramente quest’anno ha fatto un bel salto in avanti nella preparazione. Vedremo dove potrà arrivare.

Quei 120 grammi di carboidrati (ogni ora) di Milan alla Sanremo

26.03.2022
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Quella frase di Jonathan Milan sulla corretta gestione alimentare della sua prima Sanremo continuava a risuonarci nella testa. Poi le corse, i pezzi da scrivere e le news stavano per portarla via. Invece eccoci qua, una settimana dopo e alla vigilia di un’altra corsa – la Gand-Wevelgem – in cui quegli stessi concetti torneranno certamente attuali. In che modo ha mangiato il campione olimpico del Team Bahrain Victorious lungo i 300 chilometri da Milano a Sanremo?

Presentazione delle squadre al Vigorelli, tanta curiosità e 300 chilometri da fare
Presentazione delle squadre al Vigorelli, tanta curiosità e 300 chilometri da fare

120 grammi per ora

Lo abbiamo chiesto a Nicola Moschetti, nutrizionista del team, che segue direttamente Milan dal suo debutto nel professionismo.

«Lavoriamo insieme da un anno e mezzo – conferma – e alla fine si è creato un rapporto di fiducia reciproca. Per ogni gara si fa un piano specifico su cosa mangiare e quando. In una corsa così lunga, è fondamentale avere la giusta quota di carboidrati, perché spesso i corridori in gara, presi dall’adrenalina, tendono a non mangiare abbastanza. L’obiettivo per la Sanremo era integrare con maltodestrine, barrette e gel 120 grammi di carboidrati per ora, che sono tanti. Pensate che in 100 grammi di pasta ce ne sono 70 di carboidrati».

Si riesce a reggere una quota così alta senza avere problemi nella digestione?

E’ la prima domanda che ci si deve fare affrontando il discorso. Ci arrivi se ci sono alle spalle degli allenamenti anche in questo senso, affinché soprattutto a livello intestinale l’atleta riesca a digerirli e assorbirli. Perciò durante le due settimane precedenti in certi allenamenti più lunghi e impegnativi, abbiamo iniziato a lavorare in modo da arrivare a 100 grammi per ora. Due settimane è il tempo necessario, anche se è soggettivo, per abituare l’atleta a passare da 60 a 120 grammi di carboidrati per ora.

Al sole del Vigorelli, pochi minuti prima del via: Milan e Caruso alla vigilia di una corsa lunghissima
Al sole del Vigorelli, pochi minuti prima del via: Milan e Caruso alla vigilia di una corsa lunghissima
Ovviamente non si mangia pasta in gara…

Si usano prodotti specifici. Quindi maltodestrine, barrette energetiche e gel glucidici. Integratori facilmente digeribili, perché il problema è essenzialmente digestivo. Vista la posizione in sella, lo stomaco e l’intestino sono quasi compressi, per cui davvero serve allenarli perché riescano a gestire certe quantità.

In che modo è stato rifornito Milan durante la gara?

Di solito si divide la corsa partendo dai due punti di rifornimento previsti dall’organizzazione. E poi inquadriamo la suddivisione delle ore, per cui Jonathan sapeva che ogni ora avrebbe dovuto assumere una malto e due barrette, oppure una barretta, una malto e due gel… In realtà l’obiettivo è dargli l’autonomia per gestirsi al di là delle previsioni. Il corridore si rende conto se nella prima ora sono andati a spasso e magari deve mangiare meno o se nella seconda hanno spinto di più. Alla base c’è l’educazione alimentare che deriva dal rapporto continuato, dal saper ricevere i suoi feedback. Sulla bici c’è lui, alla fine…

Il traguardo di Milan era la curva che immette sulla Cipressa, per tenere davanti Caruso e Mohoric
Il traguardo di Milan era la curva che immette sulla Cipressa, per tenere davanti Caruso e Mohoric
Che cosa ha avuto nelle tasche in quelle sei ore e mezza?

All’inizio panini e rice cake, che contengono 25-30 grammi di carboidrati. Barrette, gel glucidici e maltodestrine nelle borracce. Si passa dai solidi ai liquidi mano a mano che scorrono i chilometri. Da metà gara in poi, i corridori preferiscono liquidi e gel.

Milan ha tirato sul Turchino, poi ha dato la menata più forte andando verso la Cipressa.

In quel momento era necessario che non fosse ingolfato dalla digestione. Nei punti in cui si fa la corsa, è fondamentale che l’atleta abbia energie e non si senta appesantito. Si sente così se è davvero abituato a quella quota di carboidrati. E’ stato decisivo fare quelle due settimane di adattamento, aumentando di 10-15 grammi di carboidrati ogni giorno e ascoltando le sue sensazioni.

Che cosa ha mangiato invece a colazione sabato scorso?

Prima carboidrati, quindi pasta, pane, porridge. Una quota proteica tramite uova e prosciutto, di solito in forma di omelette. Yogurt e frutti rossi che contengono antiossidanti. Smoothies, cioè frullati con vitamine e antiossidanti o comunque con basso contenuto di fibre per non appesantire la digestione e poi altro a suo gusto.

Nelle corse del Belgio la musica sarà la stessa?

Si tenderà ad avere ugualmente una quota elevata di carboidrati, difficilmente si andrà sotto i 90 grammi per ora, viste le distanze, ma bisogna anche entrare nel merito dei percorsi. Se la corsa è altimetricamente facile, come la Sanremo, l’impegno digestivo probabilmente sarà minore. Se è piena di salite, l’organismo sarà più stressato. Bisogna tenerne conto. Il percorso incide sulle scelte e per questo dopo ogni corsa è utile rileggere quello che si è fatto, quello che ha mangiato e come si è trovato.

Dopo la Sanremo, Milan è voltao in Belgio. Domani lo attende la Gand-Wevelgem
Dopo la Sanremo, Milan è voltao in Belgio. Domani lo attende la Gand-Wevelgem
In modo da poter apportare eventuali variazioni?

Esatto. E’ importante che ci sia comunicazione, soprattutto con un atleta così giovane. I suoi feedback permettono di prendere le giuste misure. In questo modo ero abbastanza certo che nel giorno di Sanremo fosse pronto per quel tipo di alimentazione. I suoi commenti dopo ogni allenamento mi dicevano che fossimo sulla strada giusta.

Colbrelli e la Merida per Roubaix: cosa cambia rispetto al 2021?

25.02.2022
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Con il ritorno delle gare in Europa si apre un altro capitolo del nostro percorso tecnico. L’obiettivo è quello di mettere a confronto, per quanto possibile, le biciclette dei pro’ che hanno primeggiato nelle classiche monumento 2021 e sbirciare quali novità (se ci saranno) ci presenta la stagione 2022, rimanendo sempre nell’ambito tecnico. Siamo andati da Ronny Baron, meccanico del Team Bahrain-Victorious e di Sonny Colbrelli, vincitore della Parigi-Roubaix dello scorso anno.

Poche variazioni, Colbrelli a Roubaix utilizzerà praticamente la stessa bici
Poche variazioni, Colbrelli a Roubaix utilizzerà praticamente la stessa bici
Ci puoi ricordare la configurazione della bici che ha vinto la Roubaix 2021?

Colbrelli utilizza una Merida Reacto per tutte le gare, una monoscocca in carbonio davvero molto rigida e performante. Per la Roubaix 2021 è stata montata con le ruote Vision da 55 millimetri e con gomme tubeless Continental da 32 millimetri di sezione. Le gomme erano gonfiate a 3,5 bar l’anteriore e 4 bar la posteriore, entrambe con il lattice.

Trasmissione?

All’epoca la bici era montata con lo Shimano Dura Ace Di2 a 11v, 54 con il 42 o 44 davanti, non ricordo con precisione la corona inferiore e 11-30 dietro. Sono i rapporti che utilizza di solito Colbrelli, con la variabile dell’11-28 per la scala pignoni. Il manubrio era Vision ACR, full carbon e integrato, con attacco da 110 millimetri e 420 di larghezza. Sonny usa una sella Prologo, modello Nago C3 senza CPC, utilizza sempre quella ormai da tempo e continuerà ad utilizzarla anche nel 2022.

Molte scelte adottate nel 2021, sono ora delle conferme, ad esempio i tubeless
Molte scelte adottate nel 2021, sono ora delle conferme, ad esempio i tubeless
Ruote tubeless anche per il 2022?

La tendenza è quella ed è la scelta del 90% dei corridori, non solo per le gare di primavera. Qualcuno utilizzerà i tubolari, ma ormai tutto si è spostato sui tubeless, ruote a profilo alto in carbonio e con il canale interno largo. Pneumatici con la sezione allargata e pressioni più basse rispetto al passato. Comunque sì, la tendenza è tubeless per tutti e devo dire che la maggior parte dei corridori apprezzano. E’ finita l’epoca dei tubolari gonfiati a 10 atmosfere e oltre.

Con Sonny avete già discusso della bici 2022 per campagna del Nord?

Sì certo, ne abbiamo parlato e posso dire fin da ora che le scelte rimarranno quelle del 2021, giusto qualche variabile, qualche piccolo dettaglio. Una di queste potrebbe essere la trasmissione, ora abbiamo in dotazione il Dura Ace a 12 rapporti. Credo che monteremo una doppia 54-40 davanti, oppure la stessa configurazione dell’anno passato. Le ultime valutazioni le farà il corridore a ridosso della gara. Dietro una scala 11-30.

La preparazione ad una gara è un percorso, dove si effettuano test e prove
La preparazione ad una gara è un percorso, dove si effettuano test e prove
Quali sono le altre variabili che potrebbero entrare in gioco?

Dobbiamo sempre considerare che ogni corsa e ogni periodo sono a sé, per esigenze e necessità. Possiamo pensare che il corridore chieda un manubrio leggermente differente, magari compact e rotondo nella sezione superiore. Ma è una valutazione che si farà in quel periodo e a ridosso della gara. A prescindere dalla piega, verrà chiesto di usare un nastro manubrio più spesso e che va a coprire la parte sopra nella sua interezza. In questo caso utilizzo un nastro con l’inserto in gel.

Ci sarà uno scostamento delle misure rispetto alla bici tradizionale?

Normalmente Colbrelli utilizza le stesse misure per tutta la stagione, come ormai buona parte dei corridori. Quando vengono richiesti degli interventi per le gare in Belgio, questi sono minimi, di poco conto e non sono al pari di stravolgimenti. Cambia la posizione delle leve, quella sì e di solito vengono rialzate.

E invece per i movimenti rotanti della bicicletta?

Rimaniamo nello standard, non vengono prese contromisure particolari.

Per la Roubaix 2022 di Colbrelli, confermata la scelta Reacto con minime variazioni rispetto allo scorso anno
Per la Roubaix 2022 di Colbrelli, confermata la scelta Reacto con minime variazioni rispetto allo scorso anno
Ci sono dei piccoli segreti che il meccanico utilizza nelle gare del Belgio?

I piccoli segreti ed interventi particolari si facevano una volta, quando sul mezzo si poteva operare in modo differente. Ora le biciclette sono delle monoscocca in carbonio, poco modificabili. Diciamo che nelle corse del Nord la leggerezza della bici passa in secondo piano e si dà un merito maggiore alla sostanza.

Ad esempio?

Ad esempio si usa molta pasta grippante per evitare che scenda il reggisella. Si utilizzano le viti in acciaio e meno quelle in ergal ultraleggere. Mettiamo del nastro nel portaborraccia in carbonio per aumentare il grip e la tenuta. Si stringono di più le molle dei pedali. Ci sono tanti piccoli accorgimenti che hanno il compito di prevenire il problema, i piccoli segreti sono questi.

Alé raddoppia: sono ancora italiane le maglie del UAE Tour

18.02.2022
3 min
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Per il secondo anno consecutivo saranno firmate Alé le maglie ufficiali indossate dai capi classifica in occasione dell’UAE Tour, la breve corsa a tappe in programma negli Emirati Arabi dal 20 al 26 febbraio. Come avvenuto per la passata stagione, le maglie appannaggio dei leader delle differenti classifiche saranno quattro. La maglia rossa, verde bianca ed infine c’è la bellissima maglia nera.

Un impegno a 360 gradi

Già partner di eventi e di squadre WorldTour (Bahrain Victorious, Bike Exchange Jayco e Groupama-FDJ) Alé segue anche federazioni nazionali di assoluto prestigio, tra cui quella francese due volte iridata con Julian Alaphilippe, ma anche della UEC (l’Unione Ciclistica Europea). Alé prosegue nel proprio cammino mettendo a disposizione dell’UAE Tour la più avanzata ingegneria tessile unitamente alla propria inconfondibile ricerca grafica. 

Alé vestirà i campioni che parteciperanno all’UAE Tour anche nel 2022
Alé vestirà i campioni che parteciperanno all’UAE Tour anche nel 2022

Il percorso dell’UAE Tour 2022 prevede sette tappe per un totale di 1.081 km. Due saranno gli arrivi in quota. Le maglie riservate ai leader di classifica fanno parte della collezione PR-R: una gamma completa di capi in grado di fondere qualità importanti per tutti coloro che vanno in bicicletta: leggerezza, traspirabilità ed ergonomia “fit race”. Il tutto abbinato a tecnologie estremamente innovative…

Una corsa, grandi campioni

«Siamo davvero felici, anzi onorati, di poter affiancare in qualità di partner e per il secondo anno consecutivo l’UAE Tour – ha dichiarato Alessia Piccolo, CEO di Alé – una corsa bellissima, ottimamente organizzata e che ogni anno viene vinta da un campione vero: come avvenuto l’anno scorso con il successo di Tadej Pogacar. Vestendo i corridori che indosseranno le maglie di leader dell’UAE Tour, diamo anche ufficialmente il nostro via alla stagione ciclistica 2022, e per questo motivo auguro a tutti gli atleti ed a tutti i team partecipanti un bellissima ed entusiasmante corsa».

Alé

Sidi e le scarpe per Colbrelli: solo su misura

15.11.2021
4 min
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Vi avevamo raccontato pochi giorni fa della visita in Sidi di Sonny Colbrelli , il marchio che da quando corre per la Bahrain Victorious, gli fornisce le scarpe. Il campione europeo aveva detto come la forma particolare del suo piede fosse difficile da assecondare. E’ ormai diventato raro vedere un corridore con delle scarpe su misura visti i progressi dei materiali e dello sviluppo. Infatti, i pro’ tendono ormai ad utilizzare gli stessi prodotti che possiamo trovare in commercio.

Ce lo dice anche Denis Favretto: «I modelli che utilizzano i ragazzi in gruppo sono quasi del tutto simili a quelli che si trovano sul mercato. Le più grandi differenze si hanno per quanto riguarda la taglia o per le caratteristiche fisiche ed atletiche del corridore in questione. Nel caso di Sonny le scarpe che utilizza lui, le Wire 2, sono adatte a sostenere la grande esplosività degli sprinter. Oltre a lui in gruppo le usano anche Demare e Bettiol, tanto per dire due nomi…».

Sidi Wire 2, scarpe che Sonny utilizza dalla stagione appena conclusa, con le quali ha ottenuto i suoi più grandi successi
Sidi Wire 2, le scarpe che Sonny ha utilizzato per la stagione 2021
Qual è la particolarità nei piedi di Colbrelli?

Ha un piede lungo ma molto magro, ha una fisionomia più unica che rara se pensiamo che ha il 45 di taglia.

Come avete lavorato per assecondare questa particolarità?

Abbiamo delle forme in fabbrica che riproducono il piede di Sonny. La scarpa, dalla suola alla tomaia, viene assemblata intorno a questo stampo, praticamente è come fare un abito su misura. I materiali utilizzati sono gli stessi che utilizziamo per la produzione industriale.

Come siete arrivati a fare questo stampo?

Direi che è stato un processo naturale, le prime scarpe che ha usato non avevano modifiche, tuttavia non si è mai trovato male. A testimonianza della validità dei nostri prodotti. Man mano che lavoravamo assieme abbiamo perfezionato i vari dettagli e siamo arrivati a ricreare la forma del suo piede.

Quanto lavoro vi è servito?

Molto, prima di arrivare a quella che possiamo definire la scarpa definitiva. Il feedback con l’atleta era pressoché giornaliero e, lavorando insieme, lui affinava la sua sensibilità arrivando a darci informazioni sempre più precise.

Con le Sidi Wire 2 in colorazione tricolore Colbrelli ha corso e vinto il campionato europeo a Trento
Con le Wire 2 Colbrelli ha corso e vinto il campionato europeo a Trento
Quanto è difficile trasformare le sensazioni in parole?

E’ una questione di esperienza. Dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco, il lavoro ormai è semplice. Lo dice spesso anche Dino Signori: «Gli atleti una volta trovata la scarpa giusta non dovrebbero mai cambiarla». E’ un lavoro lungo, ci abbiamo messo 4 anni.

Come è arrivato alle attuali scarpe?

Sonny è con noi dal passaggio in Bahrain, nel 2017. Le Wire 2, invece, sono nate solamente tre anni fa. Essendo con noi da molto tempo ha provato tutti i nostri modelli. Inizialmente ha indossato le Shot, per le prime due stagioni, ma non avevamo ancora la “forma” del suo piede. Nel 2019 e 2020 ha usato le Ergo 5 per cambiare il sistema di chiusura. Solamente da questa stagione ha iniziato ad usare le Wire 2.

Quindi ci siete voi alla base dei numerosi successi di quest’anno?

No dai, noi abbiamo solo lavorato per dargli comfort ed il miglior sostegno possibile. Il talento ce l’ha Sonny, diciamo che noi gli abbiamo fornito lo strumento per esprimersi al cento per cento.

Quali sono state le maggiori difficoltà riscontrate?

Le più grandi problematiche erano legate alla suola e alla chiusura. Ma con il fatto che siamo riusciti a ricreare la forma del suo piede le abbiamo superate egregiamente.

Sidi Shot 2 è la nuova versione della scarpa utilizzata da Sonny nel 2017 e nel 2018
Sidi Shot 2, la scarpa usata da Colbrelli nelle stagioni 2017 e 2018
Come mai la suola?

Perché avendo il piede magro la suola andava adattata, tuttavia Sonny è un velocista, come detto prima, quindi sprigiona grande potenza. Dovevamo ridimensionare la suola ma senza fargli perdere il sostegno nelle volate.

Invece la chiusura? Sidi ha il suo sistema…

Ne andiamo molto orgogliosi. In quel caso il problema era che il corridore aveva la necessità di stringere molto la scarpa a causa della fisionomia del piede. Si è lavorato maggiormente sulla tomaia riducendola al minimo e risistemando, con piccole modifiche il sistema di chiusura.

Lo stesso Colbrelli ha detto che ormai non ha più neanche bisogno di “testare” le vostre scarpe.

Si riferivano a quelle con la livrea tricolore indossate al Tour de France. Sono parole che ci fanno immenso piacere perché vuol dire che lavoriamo bene insieme e che la strada percorsa ha portato ottimi risultati.