La cronometro inaugurale di Torino è partita da poco. Alcuni corridori l’hanno già conclusa, alcuni sono sul percorso ed altri ancora devono partire. Sarebbe stato il giorno ideale di “Monsieur Prologue”, all’anagrafe Thierry Marie.
Nella sua carriera divenne uno specialista di questi prologhi. Ne conquistò tre al Tour de France, uno alla Vuelta e uno al Giro d’Italia. Ma la crono d’apertura, specie quando è breve è per “specialisti al quadrato”: non solo passisti dotati di grande potenza, ma corridori che preparano in modo specifico quella gara, lavorano sulla durata di quello sforzo. E curano anche gli aspetti tecnici.
Marie dalla Normadia…
Ma chi era questo Thierry Marie? Era un ragazzo nato il 25 luglio del 1963 nel Nord della Francia e più precisamente a Bénouville cittadina nel Calvados, una regione storica della Normandia. La sua era un cittadina fiera e combattiva e Thierry deve averne ripreso il suo carattere battagliero. Bénouville infatti fu la prima ad essere liberata dall’occupazione nazista. Ma una grossa mano agli Alleati la diedero i suoi abitanti. Meno di 20 anni dopo quella liberazione nacque Thierry.
Il ragazzo sin dalle scuole mostrò il suo interesse per il ciclismo. Ma se nel suo paese non c’erano squadre, nella vicinissima Caen non solo c’è era un team per ragazzi, il Velo Club Caen, ma anche un velodromo. Ed è lì che cresce Thierry. E’ lì che sviluppa le sue doti di cronoman e sviluppa la sua forza. E’ particolarmente bravo nell’inseguimento, come il nostro Filippo Ganna. Ma non a suoi livelli è chiaro!
Piccolo ma potente
Eppure Marie, capelli biondi e occhioni azzurri, non è un gigante. E’ alto 174 centimetri e il suo peso è quasi da scalatore: 68 chili. Ma la salita non è il suo forte e infatti conquista la Roubaix dei dilettanti, tanto per far capire che corridore fosse.
Nel 1985 passa professionista nella Renault Elf. In quegli anni la casa francese dominava in Formula Uno con il Turbo e nel ciclismo aveva uno squadrone: i fratelli Madiot, Charly Mottet e soprattutto Laurent Fignon. Non era facile farsi notare tra quei calibri. Thierry ci riesce.
Esordisce al Tour de France con un 12° posto nel prologo iniziale. Davanti a lui ci sono assi come Hinault, Lemond, Roche, Anderson. La Grande Boucle però lo lancia alla grande verso il finale di stagione e vince il prologo dell’Avenir e poi il Tour du Limousin.
Il primo specialista
Marie è intelligente e capisce subito quali sono i suoi punti di forza. Cerca di esaltare le sue caratteristiche. In qualche modo fu tra i primi a specializzarsi.
E così l’anno dopo, nel 1986, si divora i 4,6 chilometri tra Boulogne e Billancourt che aprono il Tour de France. La sua media oraria supera i 51,5 all’ora. Qualche mese prima, quando la Vuelta anticipava il Giro, aveva vinto anche il prologo in Spagna.
«Ma vincere il prologo del Tour era il mio obiettivo», disse l’allora 23 enne Thierry. «Prima di una crono e di un prologo, specialmente, erano guai a parlarmi. In quei momenti ero concentrato, quasi in trance. Mi informavo sul percorso e lo ripassavo nella mia mente all’infinito, lo imparavo a memoria e lo facevo più volte possibile anche in bici».
Le cronometro diventano il suo pane. Vince quelle d’apertura alla Parigi-Nizza (1989, 1991) e in altre corse più piccole. Fa suo un Trofeo Baracchi con Fignon e, più in là, conquista anche un titolo nazionale.
Per tornare ad alzare le braccia al cielo nell’appuntamento a cui tiene di più, il prologo del Tour, Thierry deve aspettare quattro anni però. E’ il 1990, il normanno è passato alla Castorama e la Grande Boucle scatta da Futuroscope, un parco divertimenti del futuro, ad un centinaio di chilometri a Sud di Tours. E’ il 30 giugno e nei 6,3 chilometri di quel prologo precede nientemeno che Greg Lemond. Il francese rifila 4” all’americano infliggendogli la metà del distacco con cui 12 mesi prima aveva vinto il famoso Tour a danno di Fignon. Greg poi vincerà anche quell’edizione del Tour.
L’anno dopo Marie si ripete a Lione. Prologo di 5,4 chilometri. Vince per appena 2” su Erik Breuking e 3” ancora su Lemond.
Super bici per il Giro
Con quello della Vuelta e i tre del Tour, a Marie manca il suggello di questa tipologia di gara in Italia. L’occasione gli si presenta nel 1992. Il Giro torna a partire con un prologo. Marie è il favorito. E’ il 24 maggio, ci sono da affrontare 8 chilometri spaccati nel cuore di Genova e fa caldo. La gente si sventola con quello che ha in mano alle transenne. Marie nel finale per un istante smette di pedalare e guarda in basso. Poi riprende come se nulla fosse. Il suo tempo è di 9’59”. E’ primo e sarà l’unico ad abbattere la soglia dei 10′.
Curiosità: prima di lui partì Cipollini. Mario non aveva il casco e impugnava il manubrio aerodinamico con le “corna di bue” ai lati e non sulle protesi. Marie invece era in posizione e aveva il casco aerodinamico, che più o meno era il guscio d’uovo di Calimero!
Ultimi successi…
Quel 1992 però segna anche l’inizio del tramonto di Thierry. Un tramonto lungo e costellato comunque di bei successi.
Un mese dopo il Giro, al Tour incontra Indurain che non è più il giovane che cresce ma il campione che tutti conosciamo. Nonostante Thierry si presenti al via con una bici futuristica non va oltre il quarto posto. Il Navarro è il re di quel prologo e alle sue spalle ci sono Zuelle, Bugno e proprio Marie, che resta comunque l’idolo dei francesi. Lui infatti è un combattente nato. Oltre a vincere i prologhi e a indossare le maglie gialle va anche in fuga. E‘ detentore tutt’ora della fuga solitaria più lunga dell’era moderna. Siglò questa impresa nel 1991 nella tappa di Le Havre: 234 chilometri di attacco su 259 chilometri di tappa.
Negli anni iniziano ad arrivare altri specialisti. A rubargli la scena nel 1994 è Chris Boardman: inglese mastodontico anche lui con passato, e che passato, nella pista (campione olimpico nell’inseguimento a Barcellona 1992). E infatti Chris mette in riga persino Indurain. Marie è sesto quell’anno. Boardman si presenta con una bici che si era vista solo in pista. Un missile rivoluzionario, simile a quello con cui aveva strappato l’anno prima il Record dell’Ora a Moser. Cura l’aerodinamica in modo diverso. Insomma apre davvero le porte del futuro.
Marie alla fine della sua carriera conquistò 11 prologhi e molte altre cronometro, tra cui un titolo nazionale, come abbiamo detto, nel 1995 suo ultimo grande successo. Gli si chiedeva di provare a fare classifica visto che il suo peso non era particolarmente elevato, ma lui non cadde nella trappola. Pensate che il suo miglior piazzamento in un grande Giro è stato un 53° posto al Tour del 1994 ad un’ora e 48′ da Indurain. E alla fine ha avuto ragione lui se oggi ancora ci ricordiamo di Monsieur Prologue.