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Geoghegan Hart saluta la Ineos e si prepara a un nuovo inizio

28.09.2023
4 min
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Tao Geoghegan Hart (foto Instagram in apertura) a fine stagione lascerà la sua “casa” ciclistica: la Ineos Grenadiers. Il britannico si trasferirà alla Lidl-Trek, una squadra che da quando ha cambiato nome, e sponsor, si è mossa tanto nel prendere nuovi corridori. Tao ha 28 anni, cambia squadra in quello che è sempre stato il periodo di maturazione per un ciclista professionista

Una decisione che merita un approfondimento, per questo abbiamo cercato di capire di più parlando con il suo procuratore: Joao Correia. Ex corridore portoghese che da qualche anno rappresenta alcuni dei corridori più importanti del gruppo con la sua agenzia Corso Sports, fra cui Almeida e Pedersen. Correia ha una vita “divisa” in tante parti del mondo: Stati Uniti, Portogallo e Italia. Quando si trova da noi sta in Toscana, dove ha un B&B con il quale organizza viaggi legati alla bici per i turisti stranieri, in particolare americani. 

Buongiorno Joao, innanzitutto, come procede la riabilitazione di Geoghegan Hart?

Ha terminato la settimana scorsa, è stata lunga: più di 3 mesi di lavoro per tornare in bici. A breve riprenderà a pedalare su strada e metterà nel mirino la preparazione verso la prossima stagione. Da quando abbiamo capito che nel 2023 non avrebbe più corso si è deciso di guardare al futuro. La squadra gli ha dato una grande mano, nonostante a fine stagione si saluteranno ha avuto un ottimo appoggio.

2024 che vede un grande cambiamento per l’appunto, cosa c’è dietro?

Dietro questa divisione c’è l’ambizione, che ogni corridore ha, di voler provare qualcosa di nuovo. Avere degli stimoli diversi fa bene agli atleti. In estate c’erano stati dei colloqui con la Ineos ma non tutto era chiaro, per esempio il ruolo che Tao avrebbe avuto. Lui vuole essere un uomo da grandi Giri, un leader. Non un capitano unico, perché nel ciclismo moderno è impossibile, l’abbiamo visto con la Ineos.

Ultima tappa del Giro, Almeida terzo: al centro Joao Correia, a destra il suo socio Ken Sommer (foto Fizza/UAE Emirates)
Ultima tappa del Giro, Almeida terzo: al centro Joao Correia, a destra il suo socio Ken Sommer (foto Fizza/UAE Emirates)
Quando è caduto al Giro, fratturandosi il femore, la Ineos aveva Thomas come “seconda punta”.

Esatto. Si sono invertite le parti rispetto al 2020, quando Geoghegan Hart vinse il Giro. A quell’epoca cadde Thomas e lui fu l’uomo di classifica, quest’anno è stato il contrario.

Allora com’è si è arrivati alla volontà di cambiare?

Tao ha un obiettivo: il Tour de France. Gara che ha disputato solamente una volta, nel 2021, in supporto a Carapaz e Thomas. Ormai è arrivato ad un’età in cui deve dire “ho vinto un grande Giro, ora ci voglio puntare in alto”.

Il cammino è proseguito lineare fino al Tour of the Alps, vinto da Tao
Il cammino è proseguito lineare fino al Tour of the Alps, vinto da Tao
Pensi che sia maturo per farlo?

Quest’anno al Giro d’Italia stava davvero bene, lo si è visto alla cronometro di Cesena. Lui è uno scalatore, quando un corridore del suo tipo fa una cronometro a quel livello vuol dire che sta molto bene. 

Com’è nato il contatto con la Lidl-Trek?

Ho un grande rapporto con Luca Guercilena, grazie al fatto che un mio corridore, Mads Pedersen, corre per loro. Così parlando con lui è uscita questa occasione ed è stato tutto molto veloce. La Lidl-Trek stava cercando un uomo per fare classifica nei grandi Giri e l’occasione era importante. Ci sono anche altri profili (Ciccone su tutti, come detto dallo stesso Guercilena, ndr). 

Al Giro, Geoghegan Hart aveva sorpreso tutti a crono fin dal primo giorno di Giro a Ortona
Al Giro, Geoghegan Hart aveva sorpreso tutti a crono fin dal primo giorno di Giro a Ortona
Geoghegan Hart ha corso sette anni con la Ineos: un corridore britannico in una squadra britannica, il cambiamento si farà sentire?

Non penso proprio. Tao è un ragazzo che sa stare molto bene in contesti internazionali, si trova a proprio agio a contatto con culture e lingue diverse. Quando è in Spagna parla spagnolo con grande disinvoltura e ha una speciale connessione con l’Italia. Ha un modo di pensare multidimensionale. 

Il cambiamento gli farà bene quindi?

Quando si cambia si assumono nuove responsabilità. Ora deve focalizzarsi sul recupero e fare un buon inverno, poi vedremo dal 2024 cosa succederà.

Ackermann urla di gioia, Tao di dolore. Addio Giro

17.05.2023
6 min
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E’ il chilometro 151 della Camaiore-Tortona quando dalla barella che sta per essere infilata in un’ambulanza si sente un urlo. Un urlo di rabbia, di dolore, di delusione. E’ quello di Tao Geoghegan Hart che sta per essere portato in ospedale. Il terzo in classifica lascia così il Giro d’Italia.

La tappa invece va, per un copertone, a Pascal Ackermann. Lui urla la sua potenza al cielo. Il tedesco precede al colpo di reni Jonathan Milan, piombato a velocità doppia sull’arrivo ma con un filo di ritardo rispetto al tedesco. Con qualche aggiustamento tattico, il friulano sarà un velocista superbo e in questa corsa sta imparando tantissimo.

Un attimo

La discesa da Colla di Boasi non è impossibile. Sì, ci sono delle curve, ma l’asfalto è buono, la pendenza non è eccessiva e il ritmo non è forsennato. Il problema è che sul Giro piove. In ogni senso… Anche oggi tanti ritiri, pensate che sono arrivati a Tortona solo 139 corridori dei 176 partiti da Fossacesia.

La prima pioggerellina rende l’asfalto sulla discesa verso il Piemonte una saponetta. Alessandro Covi scivola e tira giù tutta la Ineos-Grenadiers, giustamente schierata nelle prime posizioni a guardia di Geraint Thomas e Tao Geoghegan Hart.

E’ un attimo. In un secondo sfumano mesi di lavoro. L’inglese resta piegato su un fianco. Mentre tutti si rialzano, lui non si muove dall’asfalto.

Matteo Tosatto, diesse della Ineos, arriva poco dopo e si rende subito conto che la situazione non è banale.

«Quando sono arrivato – racconta il veneto – ho capito subito che Tao stava male per davvero. L’ho visto dalla sua faccia. Si lamentava. Io in venti anni di carriera non ho mai avuto un incidente simile da farmi male in questo modo, ma non serviva esserci passati in prima persona per intuire che non sarebbe ripartito. Non si muoveva».

Passano quegli istanti che non sono quantificabili. A volte sembrano eterni altri volano.

«Radiocorsa ha annunciato una caduta in gruppo, ma non aveva detto chi era finito in terra. Essendo noi la prima ammiraglia (l’ordine va in base alla classifica generale, ndr) siamo arrivati lì poco dopo e li ho visti tutti giù».

Il momento in cui Tao Geoghegan Hart lascia il Giro (immagine tv)
Il momento in cui Tao Geoghegan Hart lascia il Giro (immagine tv)

La giostra non si ferma

Il gruppo va avanti. Alcuni risalgono in sella subito. Altri no. Roglic scappa via con la bici di Bouwman, Thomas con la sua. Alla fine Geraint è caduto su Covi stesso e non ha picchiato forte.

Qualche chilometro dopo, quando si riordinano le idee, i ragazzi chiedono lumi al diesse.

«Una volta in fondo alla discesa – dice Salvatore Puccio – abbiamo chiesto per radio se Tao stesse rientrando, ma dalla macchina ci hanno risposto che aveva abbandonato. E’ stato un bel colpo».

«Adesso – riprende Tosatto – non sappiamo ancora cosa abbia di preciso Tao (la diagnosi, arrivata intorno alle 21, parla di frattura dell’anca sinistra che richiederà un intervento, ndr). Il dottor Branca lo ha mandato ad un ospedale ad una cinquantina di chilometri da Tortona. In corsa mi ha detto che è anche un buon ospedale. Sta facendo le lastre. Con Tao ci sono il dottore della squadra e il suo massaggiatore. E’ lui che ha la sua borsa, con i suoi telefoni e le sue cose».

Puccio è il capitano in corsa della Ineos-Grenadiers, anche oggi aveva diretto magistralmente le operazioni
Puccio è il capitano in corsa della Ineos-Grenadiers, anche oggi aveva diretto magistralmente le operazioni

Solo sfortuna

Da questa sera inizia un’altra corsa per la Ineos-Grenadiers. Avere due punte contro un “cagnaccio come Roglic e la sua Jumbo-Visma sarebbe stata un’arma preziosa. Cambieranno le tattiche e la squadra di sir Brailsford è pronta a tenere duro. Prima però c’è da tenere su il morale.

«Perché – conclude Tosatto – ora è bassino. Cosa dirò questa sera ai ragazzi? Di stare attenti, che l’imprevisto è sempre dietro l’angolo. Purtroppo questa è la dura realtà del nostro sport».

«Io non sono caduto – racconta invece Salvatore Puccio – e già questa è stata una fortuna. La discesa era bagnata ed è stato un attimo. Cosa potevamo fare? Eravamo nelle prime 10-15 posizioni, avevamo fatto il nostro. E’ stata solo sfortuna. Sai, fossimo stati nella pancia del gruppo o in coda okay, qualche colpa ce l’avremmo avuta. Ma così…».

«Questa mattina eravamo partiti proprio con l’obiettivo di stare davanti e attenti. E lo stavamo facendo. Ed è un peccato perché tutto sommato sembrava essere una tappa abbastanza tranquilla, senza troppo stress, tipo ieri per dire. C’era la fuga, all’inizio non pioveva, stavamo comodi davanti e poco dopo sarebbe finita la discesa».

Roglic a tenaglia fra Tao (in testa) e Thomas (in coda). A Fossombrone un anticipo di quel che avremmo visto sulle Alpi. Ora cambia il piano tattico
Roglic a tenaglia fra Tao (in testa) e Thomas (in coda). A Fossombrone un anticipo di quel che avremmo visto sulle Alpi

Cambiano i piani

Anche Puccio come un po’ Tosatto ci dice che ora cambieranno le cose. Tutti per “G”, come loro chiamano Thomas. E in questo la Ineos-Grandiers è maestra. Non deve certo imparare da nessuno. 

«Non dobbiamo imparare da nessuno – va avanti Puccio – ma avere un Tao in classifica sarebbe stato ideale per qualche attacco in salita, per qualche uno contro uno. E’ un peccato perché stava veramente bene. Adesso invece saremo al mille per mille tutti per Geraint, per difendere questa maglia. Lui non è certo l’ultimo arrivato».

Con Geoghegan Hart la tattica poteva essere differente. Roglic poteva essere sfidato. Ora invece si tratterà di correre soprattutto di rimessa. Anche se difendere 2” è praticamente impossibile. Bisognerà impostare i ritmi, ma ripetiamo, in questo gli Ineos sono maestri e proprio Puccio è una certezza.

«Ma avere due leader – dice Salvatore – era meglio. Questo episodio mi ricorda un po’ quello della Vuelta del 2015 quando Froome era in testa. Chris cadde. Finì la tappa con una microfrattura ad un piede e la mattina dopo non partì. Succede, fa parte del nostro sport. Noi dobbiamo solo continuare così».

Remco vince, ma non ride: Roglic e gli Ineos sono lì…

14.05.2023
6 min
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CESENA – C’è chi vince e non ride. E c’è chi non vince ed è il ritratto della felicità. Oggi la crono di Cesena ha riscritto la classifica generale. Ha gettato verdetti e infiammato ulteriormente il duello fra Remco Evenepoel, colui che ha vinto e non ride, e Primoz Roglic, colui che non ha vinto e ride.

Il Giro d’Italia va così al primo giorno di riposo con Remco che torna maglia rosa. Alle sue spalle a qualche decina di secondi ci sono, Geraint Thomas, Roglic appunto e Tao Geoghegan Hart, tutti raccolti in 5”.

Remco Evenepoel (classe 2000) conquista la crono di Cesena e torna anche in rosa
Remco Evenepoel (classe 2000) conquista la crono di Cesena e torna anche in rosa

Giorni difficili

Remco parte a razzo. Sembra possa bissare quanto mostrato a Ortona. Una superiorità schiacciante. Poi però qualcosa cambia. Evenepoel va forte ma non è il solito schiacciasassi. Fa fatica e qualcuno gli recupera persino qualcosa. Alla fine vince, ma per un solo secondo su Thomas.

«Credo di non essermi gestito al meglio – ha detto il belga a fine tappa – sono partito troppo forte e la seconda parte non è stata buona per niente».

E qui merita l’inciso di Damiano Caruso, oggi ottimo decimo. Il siciliano ha detto subito che si trattava di una crono di non facile interpretazione. Una prova in cui bisognava giocare con il limite del fuorisoglia. Dello stare a tutta sempre, ma mai mezzo watt sopra. Si era anche fatto i complimenti per questa sua gestione.

«Quando ho trovato il vento contrario non mi sono sentito bene. Di certo non è il momento migliore di forma della mia carriera – ha proseguito Evenepoel, forse esagerando anche un po’ – oggi possiamo essere soddisfatti giusto della vittoria di tappa. Ora mi godo il riposo. Gli ultimi due, sono stati i miei giorni peggiori qui al Giro».

Remco è stato l’unico tra i big ad utilizzare una ruota anteriore super alta (100 mm). Che abbia pagato sul tecnico anche per questo motivo?
Remco è stato l’unico tra i big ad utilizzare una ruota anteriore super alta (100 mm). Sarà stata la scelta giusta?

Scelte giuste?

Stamattina c’era qualche incertezza sulla scelta della ruota anteriore in casa Soudal-Quick Step, si era persino ipotizzato di usare la Rapid da 64 millimetri per i rilanci dentro Cesena. E anche perché consentiva di montare una copertura ideale per il bagnato. Poi Remco ha optato per la ruota da 100 millimetri. I suoi rivali avevano profili leggermente più snelli.

Restando in tema di ruote va detto anche che ieri, verso Fossombrone, il belga ha utilizzato delle gomme per la pioggia. Pioggia che poi non c’è stata. Dagli studi fatti, queste coperture non scorrono moltissimo, fanno sprecare qualche watt. Magari, visto che si parla di marginal gains, avrà inciso anche questo elemento?

Ma anche se così fosse, il Remco di questo weekend non è lo stesso di quello passato e tutto sommato questo giorno di riposo capita nel momento migliore per lui. Se la crono fosse arrivata martedì, dopo il riposo appunto, magari avrebbe massacrato tutti di nuovo. Impossibile dirlo.

Roglic vola

E andiamo in casa di colui che ride, Roglic. Primoz ha disputato una gara intelligente. Ha rischiato il giusto nelle curve. Ed è andato in crescendo. Lo sloveno non ha detto una parola, ma ha parlato col sorriso. Le sensazioni evidentemente sono quelle giuste.

«Primoz – ha detto il suo diesse Marc Reef – sta migliorando giorno dopo giorno e il fatto che abbia fatto una crono in crescendo è molto importante. Siamo arrivati al Giro dall’altura e sapevamo che all’inizio avrebbe fatica un po’. Siamo sicuri di quello che abbiamo fatto. 

«E’ importante osservare un buon giorno di recupero domani – ha proseguito il tecnico della Jumbo-Visma – perché la prossima tappa, quella di martedì, propone un avvio molto insidioso. Per i primi 80 chilometri praticamente si sale sempre e può essere complicato dopo il giorno di riposo. Bisognerà stare davanti.

«Il nostro obiettivo è la terza settimana. E sappiamo che qui al Giro è molto dura. Nel 2019 Primoz aveva corso il Romandia prima del Giro e l’aveva pagata un po’, stavolta veniamo da un camp in altura. E comunque è anche più maturo rispetto a quattro anni fa».

Infine sdrammatizza sul presunto Covid di Roglic. Da qualche che giorno infatti c’era questa voce: «Ah, ah – ride Reef – io non so perché siano nati questo rumors. In effetti l’ho sentito anche io qui in gruppo. No, no… Primoz sta bene. E credo si veda».

Frecce Ineos…

Anche Matteo Tosatto, direttore sportivo della Ineos-Grenadiers gongola. E tanto. Un po’ perché è il suo compleanno e soprattutto perché i suoi ragazzi sono andati fortissimo. Thomas ha perso per un soffio e Tao lo ha seguito ad un nulla. Senza contare le ottime prestazioni di De Plus e di Arensmans.

«Ho detto – spiega Tosatto – sin da Pescara ai ragazzi di stare tranquilli, che il Giro era ancora lunghissimo. Qualcuno ha detto che era già finito ad Ortona, ma non è così… Bisogna ragionare passo dopo passo. Remco sta bene, perché è primo, ma noi ci avvinciamo alle montagne ben messi».

Questa mattina avevamo visto gli Ineos in ricognizione. Le altre squadre l’avevano fatta con un atleta o due. Loro invece erano in parecchi. Segno che la crono resta un dogma per questo team. In una S, tra i canali romagnoli, ad un certo punto, Tao ha fermato la bici. E’ tornato indietro. Si è lanciato e ha riprovato l’ingresso nella S con una buona velocità. 

«Sapete che lavoriamo molto sulla crono – va avanti Tosatto – Abbiamo materiali importanti e tanto studio alle spalle, ma ci vogliono i ragazzi prima di tutto. E loro ci sono». E a proposito di materiali: la corona grande di Tao e Geraint era da 64 denti…

Crono di Cesena: Ganna favorito, ma qualcosa non va

11.05.2023
5 min
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Domenica sarà nuovamente crono e questa volta, su un percorso totalmente piatto, bisognerà capire se gli equilibri che si sono delineati a Ortona saranno invariati o se fra specialisti e uomini di classifica sarà cambiato qualcosa. Nella prima sfida, lunga 19,6 chilometri, Evenepoel… ha legnato pesantemente i rivali della classifica e piegato anche la resistenza di Ganna. Gli altri hanno mostrato ciascuno punti di forza e criticità, che abbiamo pensato di analizzare con Adriano Malori, il nostro guru per le crono.

Evenepoel ha vinto la crono di Ortona, coprendo i 19,6 chilometri a 55,211 di media
Evenepoel ha vinto la crono di Ortona, coprendo i 19,6 chilometri a 55,211 di media
Che cosa ti ha stupito di Ortona?

Immaginavo che vista la salita finale, anche se non era dura, Evenepoel potesse battere Ganna. Però mi aspettavo che sarebbero arrivati alla fine del tratto in pianura con Pippo in testa o quantomeno a pari merito. Però una superiorità così schiacciante anche in pianura, su un percorso tutto piatto e lineare dove in teoria Pippo doveva volare, non l’avrei mai immaginata. Se guardiamo, in quel primo tratto ha dato poco anche ad Almeida.

Come te lo spieghi, considerando che lui ha dichiarato di essere andato fortissimo?

Non so cosa sia cambiato, però io Pippo a crono non lo vedo più quello che era alla fine dell’anno scorso. Mi spiego: si muove tanto di più. Ogni 30 secondi si butta indietro, fa il saltino per andare indietro sulla sella. E poi notavo un’altra cosa. Un cronoman cerca sempre la parte più coperta dal vento, è istintivo. Però questo spostamento lo fai sempre gradualmente, perché se lo fai repentinamente perdi velocità, fai uno zig zag. Invece ho visto che lui continuava a passare una parte all’altra in modo repentino, stilisticamente non è quello che ci siamo abituati a vedere.

Ganna, secondo, non è parso troppo a suo agio: problema di posizione?
Ganna, secondo, non è parso troppo a suo agio: problema di posizione?
Può essere dipeso dal fatto che fosse davvero al limite?

No, perché l’ho visto così fin da subito. Quello che a me faceva impazzire di Ganna era che, anche se era a 70 all’ora, era un fuso sulla bicicletta. Non so come mai, non so se hanno inciso le nuove regole dell’UCI e Pippo non si trova più bene sulla bici o se hanno provato a cambiare qualcosa. Però stilisticamente non è quello di prima. Se invece guardavate Evenepoel, che sulla carta non è a livello di Pippo come cronoman, se gli mettevi un bicchiere sulle spalle, l’acqua rimaneva ferma.

Il fatto che Evenepoel sia così più piccolo migliora la sua penetrazione aerodinamica?

Questa è la verità. In una situazione di vento contrario, il vantaggio è esponenziale per uno come lui, idem in assenza di vento. Se invece il vento è a favore come c’era, è favorito Ganna, perché fa più effetto vela rispetto a Evenepoel. E poi comunque resta il fatto che in pianura il rapporto potenza/peso conta praticamente niente e un cronoman più alto e più forte fa molti più watt.

Roglic forse è arrivato al Giro senza essere al top, ha pagato nella crono e ora rischia sul Gran Sasso
Roglic forse è arrivato al Giro senza essere al top, ha pagato nella crono e ora rischia sul Gran Sasso
Si notava che Evenepoel era in vantaggio anche al primo intermedio, è sceso dalla ciclabile senza neanche frenare ed è arrivato in vantaggio all’inizio della salita…

Faccio una considerazione, magari mi sbaglio. Per essere alla prima tappa, Evenepoel ha già mostrato una condizione già troppo avanti secondo me. Vista l’ultima settimana e, specialmente gli ultimi tre giorni, con due tappe come le Tre Cime di Lavaredo e la cronoscalata, vedendo anche quello che è successo nel 2018 tra Froome e Yates, mi sarei tenuto un po’ più di riserva. Il Giro non è la Vuelta…

Cioè?

Ci sono tappe più dure. Qui basta salire due gradini e sei già sopra quota 2.000. Secondo me, questo è il ragionamento che invece ha fatto Roglic. Con lo spauracchio della crono della Planche des Belles Filles del 2020, Primoz è però un altro che a Ortona ha avuto una prestazione totalmente insufficiente. Non è normale che il campione olimpico a cronometro, che a Tokyo ha dato un minuto e mezzo a tutti, arrivi dopo Vine e Geoghegan Hart. Va bene essere in ritardo, ma non tanto da toppare la cronometro. Aveva una cadenza che non era da lui. Duro, piantato, gonfio. Sarei preoccupato…

Tao Geoghegan Hart, re del Giro 2020, fa una grande crono: 4° a 40 secondi
Tao Geoghegan Hart, re del Giro 2020, fa una grande crono: 4° a 40 secondi
Per cosa?

Okay che sono in ritardo di condizione per venir fuori nell’ultima settimana, però in mezzo c’è Campo Imperatore, dove da un Remco così avrei paura di prendere subito un minuto. Comunque tornando al discorso della cronometro, mi ha sorpreso tantissimo Tao Geoghegan Hart, che ha finito in crescendo, è arrivato in spinta. Prima dicevo che il rivale numero uno era Almeida, ma se non capita niente potrebbe essere lui l’outsider del Giro.

Perché?

Almeida ha fatto una bella crono, ma dei due Tao è quello che ha già vinto un Giro, invece Almeida è sempre stato “un comprimario”, uno che arrancava dietro i big. Tao ha vinto il Giro, sa cosa vuol dire andare forte nell’ultima crono con la maglia e addosso tutte le pressioni del mondo. Insomma, per come l’ho visto in Trentino, potrebbe essere lui il vero outsider.

Almeida ha disputato una grande crono, chiudendo 3° a 29 secondi
Almeida ha disputato una grande crono, chiudendo 3° a 29 secondi
Proiettando tutto questo sulla crono di Cesena, che è sicuramente più lunga, cosa possiamo aspettarci?

Secondo me la crono di Cesena la vince Ganna. Ha il percorso più piatto e Pippo ci ha fatto vedere quanto va forte quando è incazzato. Come quando l’anno scorso ha toppato il mondiale e poi ha fatto il buono e il cattivo tempo in pista col record dell’Ora e il record del mondo dell’inseguimento. Quindi secondo me domenica sarà il suo giorno, anche se sicuramente non vincerà di un minuto, quello è chiaro. Secondo me sarà comunque un fatto di secondi…

Preso il Tour of the Alps: ora la Ineos punta al Giro

21.04.2023
6 min
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BRUNICO – Arriva, per la seconda volta di fila, la fuga. Con Simon Carr che conquista l’ultima tappa della corsa trentina. La Ineos, invece, si porta a casa questa edizione del Tour of the Alps, i granatieri tagliano il traguardo tutti insieme, allineati e seri. Con un bel gesto di Tao Geoghegan Hart che dà una pacca sulla spalla a Thomas una volta tagliato il traguardo.

Sopra l’ammiraglia, in questi giorni, c’era Matteo Tosatto, il quale si avvicina all’ennesimo Giro d’Italia alla guida della Ineos Grenadiers. Quando si parla della formazione inglese non si può non annoverarla tra le favorite alla Corsa Rosa. Le settimane al via del Giro sono sempre meno, la tensione tra gli appassionati e gli addetti ai lavori sale. Dopo la vittoria della classifica generale al Tour of the Alps gli occhi saranno ancora di più addosso alla formazione britannica.

Simon Carr a Brunico ha regalato la vittoria alla EF Education Easy Post
Simon Carr a Brunico ha regalato la vittoria alla EF Education Easy Post
Tosatto, questo Tour of the Alps ha dato delle prime risposte?

Probabilmente sì, i ragazzi che hanno corso qui hanno tutti fatto un training camp in altura nelle settimane precedenti, sapevamo di arrivare con una buona condizione. Tao (Geoghegan Hart, ndr) ha vinto le prime due tappe, è stato in maglia dal primo all’ultimo giorno e penso che sia in ottima forma.

E’ arrivata qualche informazione in più in questi giorni?

La situazione è molto chiara, la cosa principale adesso è recuperare in vista del Giro. Anche le gerarchie sono certe: Geoghegan Hart è in ottima forma e Thomas migliora giorno dopo giorno, loro saranno i nostri capitani al Giro d’Italia.

Geoghegan Hart è andato forte, possiamo dire che lo avete ritrovato? 

Quest’anno è stato molto regolare, da febbraio ad oggi si è messo sempre in luce, sta acquistando un’ottima forma. Anche se al Giro manca ancora tanto, soprattutto all’ultima settimana, dobbiamo stare calmi e fare la migliore selezione.

Tanta salita e altrettanta fatica qui in Trentino…

Il Tour of the Alps è sempre una bella corsa per noi, ci sono tappe corte ma impegnative che ci danno una grossa mano a preparare il Giro al meglio.

Il percorso del Giro è particolare, con tre cronometro un po’ atipiche.

Tutti dicono che sono tre prove contro il tempo, io ne considero solamente due. L’ultima è una cronoscalata molto difficile, con una salita vera da fare al ventesimo giorno di corsa. Le prime due cronometro sono adatte ai nostri ragazzi se ci pensiamo bene. Però, mi sento di dire che con il livello che c’è non si potrà fare molta differenza. 

Le altre tappe come le hai trovate?

Impegnative, l’ultima settimana è davvero tosta. Ma anche prima non si scherza, la tredicesima frazione, con arrivo a Crans Montana, prevede due salite lunghe dove si toccano quote importanti. Lì si potrà fare la differenza, penso sarà un Giro aperto per molti corridori. 

Dove si può vincere questo Giro?

Il Giro d’Italia, in generale, si vince e si perde in salita, bisogna essere pronti nelle tappe impegnative e saper soffrire nei momenti in cui si dovrà farlo. 

Avete già evidenziato qualche tappa?

Abbiamo fatto delle ricognizioni, penso che si debba partire bene e stare lontani dai pericoli. La prima tappa spartiacque sarà quella di Crans Montana e l’ultima settimana in toto. I ragazzi affronteranno delle salite davvero impegnative, la storia poi insegna che negli giorni finali, si può perdere il Giro ovunque, anche su una salita al cinque per cento. 

Il percorso si avvicina molto alle caratteristiche di Arensman, il vostro ultimo acquisto, come lo gestirete?

E’ al primo anno con noi e non è facile adattarsi ai metodi di lavoro di una nuova squadra. Ha fatto una prima parte di stagione correndo in supporto dei suoi compagni, sicuramente, come dicevamo, fare il Giro accanto a Thomas gli sarà utile. Si tratta di un’esperienza importante da portare a termine ed avrà l’occasione di imparare molto. E’ cresciuto anche lui con il passare delle tappe, ha avuto un po’ di problemi post altura.

A differenza dello scorso anno vi presenterete con più di un capitano?

E’ fondamentale avere una “carta di scorta”. Fare un Giro per provare a vincerlo con tre o quattro capitani è difficile, tuttavia penso che avere due ragazzi che partono allo stesso livello sia importante. Poi la strada dirà chi è il più forte, le gerarchie si decideranno insieme loro e con lo staff. 

Avete due corridori, Thomas e Geoghegan Hart, che hanno già vinto dei Grandi Giri, quanto è importante avere questo tipo di esperienza?

Sarà assolutamente un punto di forza per noi, partire con un corridore che ha già vinto un Tour de France (Thomas, ndr) e l’altro che ha vinto il Giro (Geoghegan Hart, ndr) ci rende più tranquilli per la gestione della corsa. Poi ripeto, saranno le gambe a fare la differenza, vedremo ai momenti cruciali come ci arriveremo.

Tour of the Alps, a Renon il secondo timbro di Tao

18.04.2023
5 min
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RENON – «Grazie per il complimento, ma sono magro come gli altri anni. Forse sembriamo più in forma del solito quando vinciamo». Tao Geoghegan Hart ha appena vinto anche la seconda tappa del Tour of the Alps e ci risponde col sorriso in conferenza stampa quando, fra le tante considerazioni, gli facciamo notare che appare più tirato che in passato.

La condizione psicofisica del 28enne della Ineos Grenadiers parla chiaro fin da inizio stagione. Finora ha disputato solo gare a tappe ottenendo risultati e prestazioni importanti. Terzo nella generale alla Valenciana con una vittoria, sesto alla Ruta del Sol ed ancora terzo alla Tirreno-Adriatico con due podi parziali. Ora due successi su due al Tour of the Alps, diventata ormai la sua corsa in cui ha percentuali da cecchino. Sette frazioni disputate (su due partecipazioni) e quattro vittorie. Anche per questo Tao è decisamente sereno e di buon umore davanti a penne e taccuini nel post-gara.

Tao vince anche a Renon dopo il successo ad Alpbach nella prima tappa
Tao vince anche a Renon dopo il successo ad Alpbach nella prima tappa

Ieri e oggi

L’arrivo a Renon sulla pista esterna di pattinaggio della Ritten Arena, al termine di una salita spezzata in tre tronconi, è un affare a nove uomini. Tao bissa il sigillo di ieri rafforzando la maglia verde di leader grazie al solito “lavorone” della sua Ineos, anche se dopo la linea sembra contrariato per qualcosa.

«Le difficoltà tra ieri e oggi – spiega subito il vincitore del Giro d’Italia del 2020 – sono state simili. I miei compagni mi hanno aiutato a controllare la corsa, senza far prendere troppo spazio alla fuga. Sono orgoglioso di loro. D’altronde come non potrei esserlo, basta guardare chi sono i nomi. Al mio servizio, per esempio, c’è uno che ha vinto il Tour de France (riferendosi a Geraint Thomas, ndr), poi altri ragazzi che hanno vinto tanto in carriera, compreso De Plus che per me è il miglior gregario in salita. Siamo la squadra più forte ».

Dopo l’arrivo Geoghegan Hart e Haig (secondo al traguardo) si chiariscono sul finale di tappa
Dopo l’arrivo Geoghegan Hart e Haig (secondo al traguardo) si chiariscono sul finale di tappa

«Appena tagliato il traguardo – confessa Geoghegan Hart – non ero arrabbiato né con Haig (secondo al traguardo, ndr) né con nessun altro. Diciamo che gli ultimi 300 metri non mi hanno entusiasmato. Gall (austriaco della Ag2R Citroen, ndr) è caduto in curva prima che entrassimo nell’arena e mi sono un po’ spaventato. Mi è dispiaciuto perché non voglio che nessuno cada o si faccia male. Sappiamo quanto una caduta o una curva talvolta possano cambiare tutto. Mi piace tanto il Tour of the Alps e mi piace tanto la sua organizzazione ma forse questo finale non è stato il top. In ogni caso non vogliamo che sia questo episodio a sporcare una giornata perfetta».

Nelle prime due tappe del Tour of the Alps, la Ineos Grenadiers ha lavorato tanto in salita
Nelle prime due tappe del Tour of the Alps, la Ineos Grenadiers ha lavorato tanto in salita

Vista sul Giro

Appena entra in sala stampa, Tao guarda fuori dalla finestra il panorama dell’altopiano di Renon e del Massiccio dello Sciliar. Queste montagne gli piacciono proprio, ha un legame forte col Trentino-Alto Adige ma all’orizzonte c’è il Giro d’Italia, il suo obiettivo.

«Dopo il Tour of the Alps – racconta – farò qualche giorno di riposo, poi riprenderò il programma di allenamenti in vista del Giro. Adesso mi sento bene e in questi due giorni sono stato attento a non spingere a fondo. Sono stato paziente nel gestire gli ultimi chilometri e se farò altrettanto al Giro, allora credo che potrò fare molto bene. Il primo step sarà quello di passare indenne le prime dieci tappe, tra i vari eventuali problemi che possono capitare in una gara del genere. Troppo avanti di condizione? No, non direi. Stavo bene alla Tirreno come adesso, non vedo perché non dovrei stare bene anche fra un mese e per tutto maggio».

Geoghegan Hart ringrazia uno sfinito De Plus. Per Tao l’olandese è il miglior gregario in salita
Geoghegan Hart ringrazia uno sfinito De Plus. Per Tao l’olandese è il miglior gregario in salita

«Ogni gara ha la propria difficoltà – prosegue Geoghegan Hart – e noi dobbiamo essere bravi ad adattarci. Nel ciclismo moderno le corse si aprono molto prima e possono cambiare più in fretta. Adesso penso ai prossimi giorni del Tour of the Alps che non saranno semplici poi guarderò alle tappe del Giro. Preferisco studiarle più sotto data perché quando l’ho fatto con anticipo le mie aspettative sono state disattese. Ad esempio ieri su Facetime la mia fidanzata mi ha chiesto come fosse la tappa di oggi ed io le ho risposto che non era troppo impegnativa. Invece sono stato smentito, ma anche sorpreso.

«Amo il vostro Paese – conclude Tao abbozzando un italiano molto basico ma abbastanza comprensibile – perché c’è una grande cultura ciclistica. Per me Italia e ciclismo è sempre stato un binomio stretto. Il ciclismo è uno sport che regala grandi emozioni e corro sempre con l’idea di proteggere la storia di questo sport. E poi, se non lo sapete, ho una zia di Pinzolo… quindi per uno nato a Londra, potete immaginare cosa rappresentino per me questi paesaggi di montagna».

Il ritorno di Geoghegan Hart, corridore e pensatore

29.03.2023
5 min
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Per Tao Geoghegan Hart il momento più bello di ogni corsa in giro per il mondo coincide con il ritorno a casa. Tao è di Hackney, quartiere popoloso a sud di Londra. Quando arriva neanche perde tempo a disfare le valigie: salta su sulla sua bici e si dirige verso il Tower Bridge: «Quando comincia a fare sera, il ponte si spopola e assume colori unici. Quella tranquillità mi consente di pensare, di riavvolgere il nastro. Quando le cose vanno bene, è lì che mi godo davvero il momento».

Il britannico della Ineos, vincitore del Giro d’Italia del 2020, è un personaggio atipico. Un pensatore, anche se meno conosciuto da questo punto di vista del “filosofo” Guillaume Martin. Non ha scritto libri, ma entrandoci in contatto si comprende come viva il ciclismo da una dimensione diversa da quella di quasi tutti i suoi colleghi.

Geoghegan Hart nella sua casa di Hackney. Un rifugio irrinunciabile (foto Timo Spurr)
Geoghegan Hart nella sua casa di Hackney. Un rifugio irrinunciabile (foto Timo Spurr)

Che sere al Crystal Palace…

Tao ad esempio è sempre rimasto molto legato alle sue radici. Ai ricordi delle sue corse serali attraverso Londra, all’apprendistato vissuto al Velodromo Herne Hill nella zona del Crystal Palace. Perché Tao è un londinese doc, non lascerebbe mai la sua città. Anche se ama sfruttare il ciclismo per la possibilità di conoscere il mondo.

«Il momento più bello di questa stagione? A Maiorca – ha raccontato a Edward Pickering di Rouleur – Ebbi la possibilità di fare una camminata a piedi nel centro, di visitare le gallerie del posto. Vedendo qualcosa di profondamente diverso da quello che vedo continuamente in sella. Un quarto d’ora, non di più. Ma valeva un tesoro».

Di Geoghegan Hart si erano un po’ perse le tracce. Dimenticando che dopo la vittoria in quel Giro atipico, vissuto d’autunno, la sorte gli ha fatto pagare un prezzo alto, tra covid e ricadute, infezioni varie determinate proprio dal coronavirus.

«Un anno di opportunità perse, tanto che ero entrato in un loop anche psicologico, appena mi riprendevo sapevo che qualcosa andava storto. Ma è servito, ho imparato che la cosa più importante in questo mestiere è stare in salute e in piedi, il resto viene di conseguenza».

La gioia in casa Ineos per la vittoria alla Vuelta Valenciana. Tao l’aspettava da 3 anni
La gioia in casa Ineos per la vittoria alla Vuelta Valenciana. Tao l’aspettava da 3 anni

Ritorno al successo

Per questo, quando ha vinto alla Vuelta Valenciana riassaporando quel gusto del successo che era andato svanito nel corso di anni, non ha neanche festeggiato in maniera particolare: «Non è stato un sollievo, ho provato solo onore e piacere. Il nostro è un mestiere particolare, nel quale entri a contatto con la gente in modi insoliti. Guardate Pinot: è molto più amato adesso che si avvicina al suo crepuscolo di quando vinceva e questo lo trovo affascinante».

E’ chiaro che quel Giro gli è rimasto impresso nella memoria come un marchio a fuoco. Per certi versi lo ha rivissuto, assaporato, capito solo dopo quei giorni caldi: «E passerò il resto della vita per cercare di riviverlo in modo diverso. Per me la cosa principale è come l’ho vissuto intimamente, prendendolo come una concatenazione di eventi fortunati. Non è stato tutto perfetto, ma alla fine ha funzionato, è come se fossi passato attraverso delle “sliding doors” prendendo sempre la direzione giusta fino alla conclusione. Come ad esempio nella tappa di Agrigento».

Tao Geoghegan Hart, Milano, podio, Giro d'Italia 2020
Il momento più bello, il podio di Milano. Il Giro d’Italia è nelle sue mani
Tao Geoghegan Hart, Milano, podio, Giro d'Italia 2020
Il momento più bello, il podio di Milano. Il Giro d’Italia è nelle sue mani

La tappa di Agrigento

Allora il capitano era ancora Geraint Thomas. Tappa difficile quella siciliana, che stava facendo vittime: «A un certo punto mi accorsi che con Geraint era rimasto solo Narvaez. Pensai a che cosa sarebbe successo in caso di caduta: l’argentino è su una bici 48 o 50, il gallese ha una 56, come avrebbe fatto? Era mio dovere rimanere con lui, nel caso avrei potuto dargli io la bici per non fargli perdere minuti e quindi il Giro.

«Sulla salita Geraint mi disse di andare e cominciai a recuperare posizioni. Alla fine la tappa che stava per farmi perdere minuti preziosi non era costata così tanto. All’arrivo mi si avvicinò Jon Dibben, della Lotto Soudal: “Tao, quando mi hai passato eri impressionante, volavi”. Neanche me ne ero reso conto, ma forse il mio Giro era iniziato lì».

Quella vittoria ha certamente influito, ma anche quei giorni hanno influito sul suo modo di essere tanto che quando ne parla, il britannico ha un’aria per certi disincantata: «Non credo che quella vittoria mi abbia cambiato, in fin dei conti io la vedo come una corsa come le altre: parti, finisci, riparti, sei a casa, due giorni dopo torni in sella e ti alleni. Solo che è un po’ più lungo…».

Molti hanno visto quella vittoria come un episodio quasi trascurabile, casuale, dimenticando ad esempio che in carovana di vincitori del Giro ormai ce ne sono solamente 6 e se sommiamo tutti quelli che hanno vinto uno dei tre grandi giri, ce ne sono appena 12…

Il britannico insieme a Roglic: saranno avversari al Giro d’Italia, dove Tao vuole rivivere i fasti del 2020
Il britannico insieme a Roglic: saranno avversari al Giro d’Italia, dove Tao vuole rivivere i fasti del 2020

Spigoloso ma creativo

Dopo di allora, tante delusioni e poche gioie ma forse proprio quella vittoria gli ha consentito di viverle nella maniera giusta: «La delusione fa parte del nostro mondo. Credo che chi si avvicina al ciclismo debba comprendere che non è uno sport che ti dà continue occasioni di vittoria, devi provarci e cogliere le opportunità. Forse è per questo che l’epica dello sconfitto ha così tanto fascino fra gli appassionati».

Di Tao dicono che sia spigoloso e creativo un po’ come tutti coloro che vengono da Hackney, ma anche estremamente pignolo, in gara come in allenamento, attento a ogni minimo particolare. E’ chiaro che questa è una stagione delicata, il contratto è in scadenza e senza risultati bisogna anche considerare l’ipotesi di cambiare. Lui però non se ne preoccupa.

«Per me i risultati non sono il fine, ma il mezzo, per vivere questo mestiere e far sì che continui a farmi crescere culturalmente. Tanto è vero che quando giro voglio sapere dove sono, in che contesto e se posso voglio immergermi in quella realtà, assaporarla. Non si vive di soli rapporti e manubri…».

Geoghegan Hart 2022

Quando rivedremo il Geoghegan Hart del Giro 2020?

07.05.2022
4 min
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Sembra passata un’eternità, eppure solo un anno e mezzo fa (l’anno del Giro d’Italia forzatamente autunnale) vivevamo l’emozionante testa a testa finale fra Jai Hindley e Tao Geoghegan Hart, che si giocavano la maglia rosa all’ultima tappa. La vinse quest’ultimo, ma quella è stata l’ultima vittoria in carriera. E’ vero, a 27 anni puoi avere ancora molto da dire, ma trovare un vincitore di un grande giro al 346° posto nel ranking Uci fa venire in mente tante perplessità.

Dario Cioni conosce bene il britannico, non solo perché è nello staff della Ineos Grenadiers. Lo ha allenato fino all’anno della conquista rosa, il fatto che senza di lui i risultati siano venuti a mancare potrebbe voler dire qualcosa, ma il tecnico anglotoscano resta invece fedele alla linea del team e si erge a suo difensore: «So che molti lo criticano, ma quanti che hanno fatto e fanno questo mestiere ambivano a una vittoria simile e non ci sono riusciti? Lui lo ha fatto, era la sua grande ambizione e questo non glielo toglierà nessuno».

Hart Milano 2020
Geoghegan Hart vinse il Giro 2020 all’ultima tappa, con 39″ su Hindley e 1’29” su Kelderman
Hart Milano 2020
Geoghegan Hart vinse il Giro 2020 all’ultima tappa, con 39″ su Hindley e 1’29” su Kelderman
E’ vero, ma il rischio è che quella vittoria lo abbia un po’ schiacciato, si sia rivelata un boomerang…

E’ chiaro che tutti si aspettano il massimo da uno che vince un Giro d’Italia, vorrebbero che ne vincesse un altro o che fosse sempre a quel livello. Ma si tratta di pressioni esterne, io so che Tao non si cura di quel che succede intorno, procede per la sua strada.

In questo frattempo, dalla vittoria di Verona lo hai trovato cambiato?

No, è rimasto quello di allora, sempre molto professionale. Certo, anno dopo anno tutti cambiano, soprattutto cambiano le priorità e i ruoli. Geoghegan Hart però ha continuato a gareggiare mettendosi sempre al servizio del team, la sua parte l’ha sempre svolta.

Hart Cioni 2020
Il britannico con Pinarello e Cioni: l’addio al tecnico è una delle cause del suo calo?
Hart Cioni 2020
Il britannico con Pinarello e Cioni: l’addio al tecnico è una delle cause del suo calo?
L’impressione però è che, se dopo la sua vittoria la Ineos lo vedeva come un possibile leader, col passare dei mesi il britannico sia retrocesso nelle gerarchie del team e ora sia un aiutante…

Alla Ineos non si ragiona così, ve lo posso assicurare. Quel che conta è lo stato di forma di ognuno, si valuta che può essere l’uomo giusto per la classifica e si corre in funzione di quello: le gerarchie scritte sulla carta a settimane dalla gara restano lì, sulla carta. Se Geoghegan Hart sarà in una condizione tale da poter puntare a qualcosa di importante correrà in quella funzione, altrimenti aiuterà, quel che conta è essere consci che l’interesse primario è legato alla squadra.

Perché non è al Giro? Il percorso era adatto alle sue caratteristiche?

Diciamo che quello del Tour, che ha più chilometri a cronometro e una distribuzione più calibrata degli sforzi, è più conforme al suo tipo di corridore. Da quel che ho visto la corsa francese richiede un corridore completo, che sappia emergere sia in montagna che sul passo e Geoghegan Hart risponde perfettamente a queste caratteristiche. Ma la ragione per cui non c’è non è solo questa.

Hart Tirreno 2022
L’unica Top 10 2022 per Geoghegan Hart è arrivata alla Tirreno-Adriatico, ma è arrivata anche l’influenza…
Hart Tirreno 2022
L’unica Top 10 2022 per Geoghegan Hart è arrivata alla Tirreno-Adriatico, ma è arrivata anche l’influenza…
Di che si tratta allora?

Inizialmente avevamo pensato a riportarlo al Giro, ma la sua prima parte dell’anno è stata difficile. Alla Tirreno-Adriatico stava iniziando a emergere, a mettere a frutto il gran lavoro invernale, infatti a Bellante ha chiuso 6°, ma poi ha preso l’influenza come tanti altri e si è dovuto fermare, quindi abbiamo dovuto rivedere tutto il suo programma, per lui come per altri del team.

C’è qualcosa su cui deve migliorare?

Ogni corridore sa che ha dei punti di forza come anche dei punti di debolezza e deve migliorare per ridurli sempre di più. Tao non è diverso, ci lavora molto e si mette sempre in discussione. Non so se riuscirà a rivincere un grande giro, questo non può saperlo nessuno, ma sono sicuro che non lo ha vinto per caso e tornerà presto a farsi vedere nei quartieri alti di qualche corsa importante.

Tutti con Egan: l’hashtag sacro e il rituale social dei pro’

13.02.2022
6 min
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«E’ orribile leggere quello che è successo ad Egan. Tutta la Ineos Grenadiers e lo sport aspettano buone notizie. Un altro triste promemoria di quanto pericoloso può essere il nostro allenamento!» – Tao Geoghegan Hart (twitter).

Esattamente 20 giorni fa Egan Bernal è stato vittima di un incidente su strada, scontrandosi con un bus mentre si allenava con la bici da crono. Quasi sicuramente una storia che conoscete tutti. Che ci ha fatto preoccupare quando il campione colombiano era in terapia intensiva e poi emozionare nel vederlo muovere di nuovo i primi passi in seguito ai vari interventi.

La pioggia di messaggi

Dal momento dell’incidente tutta la comunità del ciclismo ha vissuto le stesse ansie, tristezze e speranze. Da quel momento sono iniziati i messaggi di sostegno per Egan da ogni parte, soprattutto dai suoi colleghi professionisti. Inizialmente dai compagni di squadra, come Daniel Martinez che ha postato la famosa foto del Giro d’Italia 2021 in cui lo incitava nel suo momento di crisi, poi dai connazionali. Ma quasi subito la pioggia di messaggi di sostegno e solidarietà è arrivata anche da rivali e campioni del ciclismo di ogni nazionalità e squadra. Da Valverde a Sagan, Evenepoel, Geraint Thomas, Froome e Pogacar.

Tutti riuniti, insieme ai tifosi di tutto il mondo, sotto l’hashtag #FuerzaEgan. Ma cosa spinge un corridore professionista a pubblicizzare, nel senso di rendere disponibile a tutti, i propri auguri di pronta guarigione ad un collega su quelle piattaforme, appunto pubbliche, che sono i social network? Non basterebbe scrivere un messaggio privato al diretto interessato per mostrare vicinanza nella difficoltà? E che cosa rappresentano queste manifestazioni di vicinanza per chi le produce e per chi le legge? 

Geoghegan Hart parla della paura di leggere una simile notizia e di quanto sia pericolosa la strada
Geoghegan Hart parla della paura di leggere una simile notizia e di quanto sia pericolosa la strada

Il tweet di Tao

Proviamo a rispondere partendo dal messaggio di Tao Geoghegan Hart che abbiamo messo in apertura dell’articolo. Esso tira fuori l’elemento comune di tanti dei messaggi social solidali esplicitamente e a tutti implicitamente: la condivisione. I termini non sono quasi mai casuali, sui social si condividono post, tweet, immagini, pensieri. Si condivide, appunto. E in questo caso il social svolge la sua funzione di condivisione anche nel senso più stretto del termine. Nasce tutto dal bisogno di dire ad Egan “io sono come te”, “io ti capisco”. Come dice proprio esplicitamente Quintana nel suo post social: «Sono cosciente di ciò che comportano questo tipo di situazioni, così come so che è sempre possibile rialzarsi e continuare con più forza». 

Il tweet di condivisione da parte di Nairo Quintana nei confronti di Bernal
Il tweet di condivisione da parte di Nairo Quintana nei confronti di Bernal

La stessa comunità

Non si tratta quindi di semplice empatia di base. Non c’è solo il dispiacere per una tragedia che avviene ad un altro essere umano, neanche soltanto quell’empatia per il grande campione che unisce tutti. C’è qualcosa di più, c’è appunto la condivisione dello stesso destino, delle stesse strade, degli stessi pericoli costanti. E solo chi ha pedalato per strada con regolarità, chi lo fa per professione, può capire a fondo.

Mettere la propria vita in mano alle responsabilità degli altri, che spesso responsabili non lo sono minimamente. Da questo nasce la necessità di esprimere ad Egan che lo si capisce, che la sua vicenda tocca profondamente. Ma al contempo quella di esprimerla a tutti coloro che a loro volta capiscono Egan. Una comunione di emozioni, un ribadire gli uni con gli altri di far parte dello stesso mondo. O meglio: della stessa comunità.

Con questo post su Instagram, Daniel Martinez ha fatto nuovamente forza all’amico
Con questo post su Instagram, Daniel Martinez ha fatto nuovamente forza all’amico

Esorcizzare la paura

Qui arriviamo al punto: gli auguri di pronta guarigione non sono soltanto formalità, sono il rituale di una comunità. Quella del circo del ciclismo, che si ricompatta intorno ad un evento fondamentale e rappresentativo. Non solo, il tutto serve anche per esorcizzare la paura che un evento simile possa capitare a se stessi. Una lucida consapevolezza, che è allo stesso tempo tragica, perché riconosce la propria impotenza e la fatalità dell’evento, al di fuori del loro controllo.

Gli elementi del rituale ci sono tutti. La tonalità emozionale comune. La condivisione del medesimo focus di attenzione e reciproca consapevolezza. La presenza di simboli che rappresentano l’appartenenza al gruppo. E la riunione del gruppo di persone.

Si sono appena svolti i campionati nazionali colombiani con vittoria di Martinez. Egan era a suo modo presente
Si sono appena svolti i campionati nazionali colombiani con vittoria di Martinez. Egan era a suo modo presente

La piazza social

Allora i social diventano la piazza in cui la comunità si riunisce per svolgere il suo rituale. L’attenzione di tutti è su quell’evento e tutti lo sanno. I sentimenti di tristezza, preoccupazione e ricerca di conforto ed espressione di speranza sono comuni a tutti. Così l’hashtag #FuerzaEgan diventa un oggetto sacro. Un simbolo che rappresenta l’appartenenza al gruppo e sotto cui ci si riunisce per ribadire questa stessa appartenenza. Se cade un ciclista, cadono tutti… E insieme si rialzano.