Pidcock e la Q36.5: impatto positivo. Ora serve affinare il sistema

05.08.2025
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La prima stagione di Tom Pidcock con la Q36.5 Pro Cycling proseguirà con la sua seconda grande corsa a tappe: La Vuelta. Nel frattempo il britannico è tornato a correre e vincere anche in mountain bike. Q36.5 ha voluto anche celebrare questo esordio con un kit speciale dedicato al successo delle Olimpiadi di Parigi 2024. L’arrivo di un corridore del calibro di Pidcock in una formazione professional cattura l’attenzione e diventa anche un modo per confrontarsi, con pari diritto, nel ciclismo dei grandi. 

Alle spalle il deserto, è l’esordio di Pidcock in maglia Q36.5 Pro Cycling all’AlUla Tour, che ha portato due vittorie di tappa e la generale
Alle spalle il deserto, è l’esordio di Pidcock in maglia Q36.5 Pro Cycling all’AlUla Tour, che ha portato due vittorie di tappa e la generale

Partenza col botto

Il britannico ha esordito alla grande all’Alula Tour con due successi di tappa e la vittoria della generale. Il grande exploit è stato però sugli sterrati della Strade Bianche, dove Tom Pidcock ha conquistato uno spettacolare secondo posto alle spalle di Pogacar. E’ mancato forse lo squillo in una corsa importante, con tanti piazzamenti che hanno sicuramente reso orgoglioso il team, ma che non possono aver soddisfatto al 100 per cento un corridore del suo calibro. 

«L’impatto di Tom sul team è stato più che positivo – racconta Gabriele Missaglia, diesse che lo ha affiancato per gran parte della stagione – avevamo bisogno di un corridore del suo livello. Ci siamo messi al lavoro fin dal primo ritiro, a dicembre, e abbiamo capito di aver preso un campione. Fino al Giro le nostre strade sono andate di pari passo, poi ci siamo divisi vista anche la sua pausa dalle corse. Ci troveremo nuovamente insieme a Torino per ripartire con La Vuelta».

Sugli sterrati delle Strade Bianche Pidcock ha lottato contro Pogacar in un duello che ha emozionato i tifosi
Sugli sterrati delle Strade Bianche Pidcock ha lottato contro Pogacar in un duello che ha emozionato i tifosi
L’impatto positivo sul team si è visto già dalla prima gara in Arabia…

E’ partito fortissimo, con il dominio all’AlUla Tour e il bel successo di tappa alla Vuelta Andalucia. Dopo quei primi appuntamenti ci siamo concentrati sulle gare italiane con Strade Bianche, Sanremo e Tirreno-Adriatico. Il secondo posto a Siena dietro Pogacar è stato forse il momento migliore della stagione, mentre il grande rammarico è stata la Sanremo. 

Come mai?

Perché è caduto proprio all’imbocco della Cipressa, in un momento cruciale che era stato approcciato al meglio. Quel giorno era in grande forma ed era uno dei favoriti, la sfortuna esiste e fa parte del ciclismo, ma abbiamo visto che la Sanremo è una gara adattissima a lui

Le Classiche delle Ardenne sono le preferite da Pidcock, per sua stessa ammissione
Le Classiche delle Ardenne sono le preferite da Pidcock, per sua stessa ammissione
Poi avete fatto rotta sulle Classiche delle Ardenne.

C’è stato un periodo di pausa dalle gare per arrivare pronti anche al Nord. Ci siamo concentrati solamente sulle Ardenne, non correndo Fiandre e Roubaix. Anche in questo caso Pidcock ha raccolto ottimi risultati con un terzo posto alla Freccia Vallone e due top 10 a Amstel e Liegi. 

Ancora non si sapeva nulla sull’invito al Giro, che è arrivato poco dopo…

Una volta confermata la nostra presenza alla Corsa Rosa abbiamo deciso di tirare dritto. Credo che Tom abbia onorato la gara, come tutti noi, visto che non c’è stato modo di lavorare al meglio per arrivare pronti. Ha messo insieme diversi piazzamenti di spessore con il tentativo di curare la classifica generale, cosa che in passato non aveva mai fatto volentieri. 

Pidcock ha corso il Giro curando la classifica generale, anche se non è riuscito a prepararlo al meglio
Pidcock ha corso il Giro curando la classifica generale, anche se non è riuscito a prepararlo al meglio
Un sedicesimo posto finale senza grandi acuti, eravate soddisfatti?

Pidcock quando mette il numero sulla schiena parte per vincere, quindi direi che una vittoria di tappa sarebbe stata una buona moneta per ripagare quanto fatto. Però con gli inviti arrivati così tardi era difficile pensare di preparare il Giro al meglio. Se devo guardare a una tappa nella quale avremmo potuto raccogliere di più, dico quella di Siena. Pidcock sulle strade bianche si esalta e quel giorno ha fatto il diavolo a quattro, peccato per la doppia foratura. Avrebbe meritato qualcosa in più. 

Si può pensare di fare classifica nei Grandi Giri?

Forse siamo arrivati a capire che c’è una buona possibilità di fare bene. Al Giro, fino alla tappa di Bormio, Pidcock era vicino alla top 10. Poi nell’ultima settimana ha dovuto tirare fuori le ultime gocce di energia. Serve capire su quali gare concentrarsi, ma è anche vero che siamo una professional e il calendario non è mai una certezza. 

Difficile fare programmi anche con un campione in squadra come Pidcock?

Conta sempre il ranking, per noi sarà fondamentale rientrare tra le prime quattro professional. Ci sarà da vedere alla fine del triennio come saremo messi e quali squadre WorldTour rimarranno. 

Per la Vuelta quali ambizioni ci sono?

Innanzitutto vedremo Tom come tornerà in corsa all’Arctic Race, poi quando lo incontrerò alla Vuelta parleremo e inquadreremo gli obiettivi. Non dimentichiamo che il mondiale in Rwanda è adatto alle sue caratteristiche…

Il Giro in Toscana ed Emilia: la ricognizione di Caruso e Tiberi

18.03.2025
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Le fatiche della Tirreno-Adriatico sono da poco alle spalle per gli atleti della Bahrain Victorious è stato un altro passo di avvicinamento al Giro d’Italia. Lo scontro tra Juan Ayuso e Antonio Tiberi ha dato un piccolo anticipo di quello che potremmo vedere sulle strade della Corsa Rosa. Lo scalatore laziale ha dato prova di solidità nella cronometro iniziale, mentre ha pagato dazio (se pur in maniera leggera) sull’unico arrivo in salita della Corsa dei Due Mari.

Ma i passi che lanciano la ricorsa alla lotta per la maglia rosa sono ancora lunghi e danno modo di pensare che Ayuso e Tiberi possano crescere ulteriormente. Una caratteristica che non può mancare nel preparare il Giro d’Italia è la cura dei dettagli. In questo Antonio Tiberi ha un’arma in più a suo vantaggio: l’esperienza di Damiano Caruso. I due hanno approfittato di questi ultimi giorni per visionare tre tappe: la nona, la decima e l’undicesima.

Antonio Tiberi e Damiano Caruso sulle strade senesi per visionare gli sterrati
Antonio Tiberi e Damiano Caruso sulle strade senesi per visionare gli sterrati

Le insidie senesi

Per la frazione numero nove, quella degli sterrati senesi, l’attenzione è andata verso i quasi trenta chilometri di strade bianche.

«Siamo stati a visionare due settori – racconta Caruso mentre in sottofondo la musica accompagna il trasferimento dopo l’arrivo di Pergola – quello che alla Strade Bianche è il numero sei (Pieve a Salti, ndr). Forse il più tecnico dei cinque che attraverseremo, con una salitella e due tornanti insidiosi in discesa. A mio avviso sarà un remake di ciò che abbiamo visto alla Strade Bianche, ci saranno grandi distacchi. Gli sterrati impegnativi, che sono in totale tre, arrivano tutti nella parte centrale della tappa. Le cadute saranno all’ordine del giorno».

Sarà importante trovare la giusta pressione delle gomme per pedalare sulle strade bianche e in maniera efficiente nei lunghi tratti asfaltati
Sarà importante trovare la giusta pressione delle gomme per pedalare sulle strade bianche e in maniera efficiente nei lunghi tratti asfaltati

Attenzione ai dettagli

I consigli riguardo a come affrontare gli sterrati senesi arrivano anche da chi la Strade Bianche l’ha corsa. Piccoli dettagli che possono fare la differenza in una gara che potrebbe decidersi sugli episodi.

«Pello Bilbao – continua Caruso – ci ha dato qualche informazione importante, ma lui è uno che la bici sa guidarla davvero bene. Quello su cui ci siamo concentrati Tiberi e io è trovare l’equilibrio sui dettagli tecnici. Penso adotteremo copertoni da 30 millimetri con pressioni non troppo basse, alla fine ci sarà tanto asfalto e serve trovare il compromesso ideale. La condizione degli sterrati sarà simile a quella che abbiamo trovato noi: secchi, polverosi e con poco grip. Vedrete sicuramente un bellissimo spettacolo, forse un pochino al limite per essere in una grande corsa a tappe. E’ giusto mettere le strade bianche, come al Tour si inserisce il pavé ma non si deve esagerare».

Tiberi e Caruso in Piazza dei Miracoli a Pisa, la cronometro Lucca-Pisa sarà la prima tappa dopo il giorno di riposo
Tiberi e Caruso in Piazza dei Miracoli a Pisa, la cronometro Lucca-Pisa sarà la prima tappa dopo il giorno di riposo

Riposo attivo

Al termine della nona tappa i corridori entreranno nel secondo giorno di riposo, dopo quello che arriva una volta rientrati dall’Albania.

«Avere una cronometro dopo il riposo – spiega Caruso – non è facile da gestire. Chi farà classifica dovrà gestire in maniera attiva la giornata di pausa. La partenza dal centro di Lucca è spettacolare ma insidiosa, con l’attraversamento di un tratto in basolato e tante curve. Successivamente la strada si apre e per una quindicina di chilometri ci sarà spazio per gli specialisti, lì chi ha gamba può tenere una media sui 55 o anche 58 chilometri orari. Appena si arriva nei pressi di Pisa torna una parte delicata con un altro passaggio dal centro storico fino all’arrivo in Piazza dei Miracoli. Sarà importante fare un giorno di riposo che permetta agli uomini di classifica di arrivare con il motore acceso».

L’arrivo della frazione che porterà i corridori da Gubbio a Siena sarà in Piazza del Campo
L’arrivo della frazione che porterà i corridori da Gubbio a Siena sarà in Piazza del Campo

Attenti alle imboscate

La terza e ultima frazione visionata da Tiberi e Caruso è stata quella che da Viareggio porta a Castelnovo ne’ Monti. 185 chilometri a due facce, una tranquilla e sorniona, l’altra agguerrita.

«Ci siamo concentrati sugli ultimi 120 chilometri – dice ancora Caruso – da quando inizia la salita di Alpe San Pellegrino. E’ una tappa che si presta al classico scenario da “corsa nella corsa”. La fuga avrà il terreno giusto per muoversi e anche gli uomini di classifica potranno muoversi. Se nei primi 60 chilometri la fuga avrà già preso forma avremo una scalata regolare, altrimenti i ritmi potrebbero alzarsi parecchio. La salita di Alpe San Pellegrino è impegnativa, ma lo è altrettanto la discesa e farsi cogliere impreparati vuol dire inseguire tutto il giorno. E’ una di quelle classiche tappe trabocchetto, se nella fuga entra un corridore non troppo distante dai primi potrebbe rientrare in classifica. Non è facile gestire queste situazioni, perché chiudere sui fuggitivi vuol dire spremere i compagni e su tre settimane di gara ogni goccia di energia conta».

Finale insidioso

Superata la principale asperità di giornata il gruppo punterà deciso verso la provincia di Reggio-Emilia, attraversando l’appennino tosco-emiliano.

«Una volta finita la discesa di Alpe San Pellegrino la strada torna subito a salire – conclude Caruso – con il GPM di Toano e Pietra di Bismantova. Salite di seconda categoria, brevi e ripide con pendenze a doppia cifra. Se dovesse arrivare anche il brutto tempo diventa una giornata in cui qualcuno si può fare male in termini di classifica. Negli ultimi cinque chilometri ci sono due strappetti tosti che era bene visionare. L’asfalto non è in condizioni ottimali, speriamo venga rifatto prima del Giro. In generale saranno tre giorni in cui tenere gli occhi aperti».

Le pedivelle cortissime di Hirschi, le gomme… Chicche da Siena

16.03.2025
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La Strade Bianche di Siena è sempre un laboratorio interessante per quel che riguarda scelte e soluzioni tecniche. Il percorso ricco di sterrati impone dei cambiamenti, soprattutto per quanto riguarda le gomme. Qualche giorno fa, Gabriele Tosello, meccanico della XDS-Astana, ci aveva detto che la maggior parte del lavoro per questa gara si fa proprio sugli pneumatici.

Nei giorni precedenti, in allenamento, si effettuano test su test per scegliere la gomma adatta, cosa che comunque più o meno ormai si sa già in partenza, ma soprattutto per determinare la pressione ideale. Ecco dunque cosa abbiamo visto a Siena.

La BMC di Hirschi

Una bici sola, appoggiata al muro della Fortezza Medicea. Era quella di Marc Hirschi, che la Tudor ci ha consentito di esaminare a fondo. La bici è la classica BMC Teammachine. Lo svizzero aveva optato per gomme da 30 millimetri, le quali però sembravano ben più larghe di altre. Perché?

«Perché – ci ha spiegato Stefano Cattai, tecnico di BMC – le ruote DT Swiss GRC 1100 utilizzate da Marc hanno un canale interno da ben 24 millimetri». Questo fa sì che la gomma possa espandersi bene anche alla base della spalla e fare meno effetto goccia.

Altro elemento che ha catturato la nostra attenzione sono state le pedivelle. Hirschi usa le 160 millimetri, vale a dire più corte persino di quelle di Pogacar. Ha ereditato questa soluzione dalla UAE Emirates, ma addirittura è sceso a 160: 5 millimetri in meno.

Un altro aspetto interessante è la sella, tutta in avanti e anche un filo più bassa in punta. Ci sta che Marc abbia inclinato leggermente la punta. Sempre Tosello ci aveva detto che è una pratica relativamente comune per la gara di Siena. Ma soprattutto ci ha colpito il fatto che la sella fosse completamente avanzata al massimo lungo il carrello.

Tutti avanti

E qui si apre il capitolo sulle posizioni. Le abbiamo definite più volte estreme, ma in realtà sono ormai lo standard moderno. Si pedala più avanzati, più corti e si cerca la spinta dei due muscoli più grandi e forti del corpo: il vasto mediale (quadricipite) e il grande gluteo. Il tutto a scapito, però, della guida. E poco importa se a Siena ci siano gli sterrati: la forza prima di tutto.

Anche tra le donne abbiamo notato questa soluzione. Vollering, ma anche Van der Breggen, avevano la sella tutta in avanti e addirittura il reggisella con offset positivo, cioè girato in avanti per stare ancora di più sulla pedaliera.

Non tutti, però, hanno seguito questa impostazione. Un certo Tom Pidcock, guarda caso il migliore in assoluto nella guida, aveva una posizione più tradizionale, molto più equilibrata. Non solo, ma rispetto ad altri, fatte le debite proporzioni sulla sua statura, aveva un manubrio più largo. Abbiamo provato a sbirciare la misura nella parte inferiore della sua piega integrata, ma non c’erano scritte. A sensazione, potrebbe essere stato un manubrio da 38 centimetri (centro-centro, ovviamente). Se pensiamo che atleti più alti di lui usano anche il 36, fate le vostre considerazioni.

Pressioni su o giù?

Torniamo alla questione delle gomme. Lo standard da 30 millimetri ha dominato la scena e, soprattutto con i cerchi larghi, si sfruttava praticamente tutto il battistrada. Quello che invece ha messo un po’ più in difficoltà meccanici e atleti è stata la scelta delle pressioni.

Questa volta a Siena, gli sterrati erano asciuttissimi, secchi, polverosi e quindi scivolosi, con molto meno grip. Eppure, mediamente, la pressione è salita di mezzo bar rispetto ad altre volte. A Siena capita anche di scendere sotto le 4 atmosfere, ma qualcuno stavolta aveva gonfiato la posteriore a 5,5 bar. La maggior parte viaggiava sulle 4,5.

Un funambolo come Jakob Fuglsang, ex biker, alla vigilia ci aveva detto: «Lo sterrato o è scivolosissimo oppure è battuto quasi come fosse asfalto. Mi avevano proposto una pressione di 3,8 bar, ma alla fine ho scelto 4,5 all’anteriore e 4,6 al posteriore. Questo perché i punti tecnici davvero critici, almeno per me, erano due: le curve dello “sciacquone” in fondo a Sante Marie e un paio di curve nel settore nuovo di Serravalle. Ma poi bisogna pensare anche all’asfalto, che costituisce la maggior parte del percorso. Avere una bici scorrevole ti aiuta a risparmiare energie».

zondacrypto: arriva il primo sponsor crypto nel ciclismo in Italia

14.03.2025
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zondacrypto, uno dei principali exchange di criptovalute in Europa (scritto volutamente con la lettera minuscola), rafforza la propria presenza nel mondo del ciclismo diventando sponsor ufficiale delle Strade Bianche e della Milano-Sanremo, sia per le gare maschili che femminili. Questa partnership sottolinea l’impegno costante dell’azienda nel supportare atleti professionisti e amatoriali, promuovendo al contempo l’innovazione nel settore sportivo.

«La nostra missione – ha dichiarato Przemysław Kral, CEO di zondacrypto – è quella di supportare la crescita e il riconoscimento degli atleti europei e internazionali. Collaborare con eventi iconici come le Strade Bianche e la Milano-Sanremo ci permette di avvicinare il mondo delle risorse digitali allo sport, un settore con un enorme potenziale di innovazione e nuove esperienze per i tifosi. Siamo onorati di contribuire alla tradizione del ciclismo europeo».

«Siamo entusiasti di accogliere zondacrypto – ha ribattuto Paolo Bellino, CEO di RCS Sport & Events – collaborare con un’azienda lungimirante e dinamica come zondacrypto si allinea perfettamente alla nostra visione di integrazione delle nuove tecnologie per migliorare l’esperienza degli appassionati».

zondacryto è diventato sponsor della Strade Bianche 2025 e della relativa Granfondo

L’impegno nello sport

La sponsorizzazione delle due classiche italiane si aggiunge a una serie di iniziative che zondacrypto ha già intrapreso nel mondo dello sport. L’azienda è infatti partner di prestigiosi club di calcio italiani, tra cui Juventus, Bologna, Atalanta e Parma, ed è attivamente coinvolta nel ciclismo supportando eventi di primo piano come il Giro d’Italia e il Tour de Pologne. Inoltre, il crypto exchange sostiene il Giro d’Italia femminile e la tennista Magdalena Fręch, dimostrando un forte impegno nella promozione dello sport femminile. Recentemente, zondacrypto ha annunciato una sponsorizzazione triennale del team femminile CANYON//SRAM zondacrypto, una delle squadre più importanti del ciclismo mondiale. Questa iniziativa conferma il sostegno dell’azienda agli atleti, favorendo la loro crescita e contribuendo allo sviluppo dello sport a livello internazionale.

Przemyslaw Kral, CEO zondacrypto
Przemyslaw Kral, CEO zondacrypto

Un’ampia gamma di asset digitali

Fondata nel 2014, zondacrypto è un exchange di criptovalute regolamentato e ormai consolidato nel panorama europeo. Nel corso degli anni, l’azienda ha ottenuto importanti licenze operative e registrazioni VASP in diversi Paesi, tra cui Italia, Svizzera, Cipro, Polonia, Estonia, Slovacchia e Canada, garantendo la piena conformità alle normative finanziarie internazionali. In particolare, zondacrypto si attiene al regolamento MiCAR (Markets in Crypto-Assets Regulation), che disciplina il settore degli asset digitali in Europa, e alle stringenti direttive AML (Anti-Money Laundering) dell’Estonia, volte a prevenire il riciclaggio di denaro e altre attività illecite nel mondo crypto.  

L’obiettivo di zondacrypto è rendere il mercato delle criptovalute più accessibile sia ai singoli investitori che alle imprese, offrendo una piattaforma intuitiva e sicura per l’acquisto, la vendita e la gestione di asset digitali. Oltre a un’ampia gamma di criptovalute, valute fiat e stablecoin, l’ecosistema di servizi include strumenti avanzati come zondacrypto Pay, un gateway di pagamento dedicato alle transazioni in crypto, e ZND, una piattaforma innovativa per la gestione patrimoniale. Per supportare la formazione e l’educazione finanziaria, l’azienda ha creato l’Accademia zondacrypto, che fornisce risorse e corsi per comprendere al meglio il mondo degli asset digitali.  

Grazie a soluzioni tecnologiche all’avanguardia e a un impegno costante nella sicurezza, zondacrypto continua a distinguersi come un punto di riferimento nel settore, contribuendo alla crescita del mondo delle criptovalute, dello sport e dell’economia digitale.

zondacrypto

Continental è Official Tyre delle grandi Classiche italiane

11.03.2025
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Il weekend dell’8 e 9 marzo ha segnato l’inizio della stagione delle grandi Classiche del ciclismo italiano targate RCS Sports & Events, con Continental nuovamente protagonista in qualità di Official Tyre. Le suggestive Crete Senesi hanno come consuetudine ospitato Strade Bianche e la sua Gran Fondo, offrendo agli appassionati un’esperienza unica su percorsi rinnovati e ancora più avvincenti.

Strade Bianche si è presentata con un tracciato arricchito da un incremento del tratto sterrato: 81,7 km su 213 totali per la gara maschile e 50,3 km su 136 per quella femminile. Anche la Gran Fondo Strade Bianche, giunta quest’anno alla decima edizione, ha introdotto una novità con l’inserimento di un settore sterrato nel tratto finale. Gli oltre 6.500 ciclisti amatoriali hanno avuto la possibilità di scegliere tra un percorso lungo di 137,7 km e uno più breve di 87 km.

«Si apre un’altra entusiasmante stagione ciclistica e Continental è pronta a esserne protagonista – ha dichiarato Giorgio Cattaneo, Responsabile Comunicazione di Continental Italia – la nostra azienda investe costantemente in ricerca e innovazione per offrire prodotti premium all’avanguardia, con un’attenzione particolare alla sicurezza. La partnership con RCS Sports & Events rappresenta un’opportunità strategica per comunicare i nostri valori a un pubblico vasto e variegato».

La visibilità Continental è molto importante anche al Tour de France
La visibilità Continental è molto importante anche al Tour de France

Focus sulla sicurezza

L’AllSeasonContact 2, pneumatico di ultima generazione di Continental, equipaggerà la flotta ufficiale di vetture elettrificate TOYOTA per tutta la stagione delle Classiche. Grazie alle più avanzate tecnologie, garantisce una resa chilometrica senza precedenti e un’elevata sicurezza in qualsiasi condizione atmosferica. Contrassegnato dal marchio EV, è ideale per i veicoli elettrici, offrendo un comfort di guida ottimale e una ridotta rumorosità. L’innovativo disegno del battistrada assicura un drenaggio efficace dell’acqua e un’aderenza eccellente su ogni superficie.

Dopo Strade Bianche, l’impegno di Continental nelle grandi Classiche italiane proseguirà con la Tirreno-Adriatico, la Milano-Torino, la Milano-Sanremo e la Sanremo Women, il Giro d’Abruzzo e, dopo l’estate, con il Gran Piemonte, Il Lombardia e la sua Gran Fondo.

La auto Toyota di RCS monteranno pneumatici Continental AllSeasonContact2
La auto Toyota di RCS monteranno pneumatici Continental AllSeasonContact2

Quest’anno, inoltre, Continental conferma il proprio impegno nella sensibilizzazione sulla sicurezza stradale aderendo a BiciScuola, il progetto di RCS Sports & Events dedicato alle scuole primarie per avvicinare i più piccoli al ciclismo e ai suoi valori.

Fondata nel 1871, Continental sviluppa tecnologie connesse e sostenibili per la mobilità, posizionandosi tra i principali produttori di pneumatici a livello globale. Con oltre 200.000 dipendenti in 57 paesi, nel 2022 ha registrato un fatturato di 39,4 miliardi di euro. La divisione Pneumatici, con 20 siti produttivi e 16 centri di sviluppo, ha generato un volume d’affari di 14 miliardi di euro nel 2022. Numeri che hanno consolidato il ruolo di Continental come leader nell’innovazione per la mobilità sicura ed efficiente.

Continental

EDITORIALE / Quando anche i giganti hanno paura

10.03.2025
4 min
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Dovunque vada, Pogacar vince. Le eccezioni rafforzano la regola. A partire da gennaio 2024, lo sloveno ha… fallito appena due volte. Alla Milano-Sanremo, chiusa al terzo posto. Poi nel Grand Prix Cycliste de Quebec, in cui è arrivato settimo. Tolta la Tre Valli Varesine annullata per avverse condizioni meteo e problemi di sicurezza, le altre le ha vinte tutte. Parliamo di Strade Bianche, Catalunya, Liegi, Giro, Tour, Montreal, mondiale, Giro dell’Emilia, Lombardia, UAE Tour e ancora la Strade Bianche. Si può capire che gli altri ne abbiano paura.

Non si vuole dire che il ciclismo nell’era Pogacar risulti monotono, ma di certo – rischiando le ire dei suoi tantissimi tifosi – sarebbe auspicabile assistere a un minimo contraddittorio, che renderebbe le sue vittorie più emozionanti e lo spettacolo meno prevedibile.

Chiappucci contro Indurain, una sfida impari che però ha dato spesso il sale a Tour e Giro
Chiappucci contro Indurain, una sfida impari che però ha dato spesso il sale a Tour e Giro

I dominatori del passato

L’esperienza personale e diretta di un così grande dominatore, sia pure meno vorace, risale agli anni di Indurain. Era un altro ciclismo, lo spagnolo lasciava le classiche ai corridori più adatti e vinceva in serie il Giro e il Tour. Imbattibile, inattaccabile, educato e spietato. Qualcuno ci provava in Francia, qualcuno in Italia. Bugno, Chiappucci e per un po’ anche Chioccioli andavano all’assalto, ma alla fine neanche ci provavano più, vittime della paura e stanchi d’essere piegati.

Tolta la grande impresa di Chiappucci al Sestriere nel 1992, le corse seguivano lo stesso schema di attacchi spesso spuntati sull’ultima salita. E Indurain intanto dominava e probabilmente ringraziava, fino all’arrivo di Pantani che, sconfiggendolo e piegandolo, conquistò i cuori degli sportivi che dopo un po’ si erano anche stancati di quel dominio.

L’attacco di Pidcock ha acceso la Strade Bianche e messo pressione su Pogacar, vivacizzando il finale
L’attacco di Pidcock ha acceso la Strade Bianche e messo pressione su Pogacar, vivacizzando il finale

Il coraggio di Pidcock

Alla Strade Bianche è successo qualcosa di inatteso: qualcuno ha riposto la paura e ha attaccato Pogacar. Lo ha fatto Pidcock, pur sapendo probabilmente di essere sconfitto nel momento stesso in cui ci ha provato. Eppure la sua presenza e le ammissioni successive di Pogacar hanno dimostrato che in determinate circostanze il solo modo per tenere aperta mezza porta sul risultato a sorpresa sia mettere pressione al campione.

Lo ha detto Tadej, appunto, nella conferenza stampa dopo la vittoria. Avere a ruota uno che è stato campione del mondo e olimpico di mountain bike e campione del mondo di ciclocross lo ha spinto probabilmente a osare di più in discesa, fino all’errore e la caduta. Dinamiche che fanno parte del gioco, come la sua reazione da campione assoluto che si è rialzato e ha rimesso a posto i tasselli del mosaico. Lo stesso Mauro Gianetti, il grande capo del UAE Team Emirates, si è accorto delle novità e si è complimentato con il britannico del Q36.5 Pro Cycling Team.

Van der Poel ha debuttato a Le Samyn, attaccando e poi vincendo. Poteva correre a Strade Bianche? Probabilmente sì
Van der Poel ha debuttato a Le Samyn, attaccando e poi vincendo. Poteva correre a Strade Bianche? Probabilmente sì

La paura di Van der Poel

Non si tratta di fare tifo contro, ma a favore del ciclismo. Affinché la Sanremo si trasformi nella più bella corrida, la Liegi proponga il confronto di alto livello con Evenepoel e magari il Tour mostri un Vingegaard finalmente a posto.

I mancati incroci per motivi di salute sono inevitabili. I mancati incroci per opportunità o paura di rimetterci la faccia sono la piaga di questa fase. Se alle spalle di Pogacar oltre a Pidcock ci fosse stato un altro campione del mondo di ciclocross, dopo la caduta forse lo sloveno non sarebbe rientrato. E Pidock e Van der Poel, collaborando, si sarebbero giocati la corsa. VdP ha avuto paura di fare una figuraccia? E’ possibile, molto possibile. La sua squadra ha preferito risparmiarsela e risparmiargliela? E’ altrettanto possibile. Chissà che fastidio avrà già addosso l’olandese al pensiero che Pogacar possa davvero sfidarlo anche alla Roubaix dopo averne subito la lezione nell’ultimo Fiandre corso insieme.

Lo abbiamo detto in apertura: dovunque vada, Pogacar vince. Gli altri, evitandolo, gli rendono semplicemente la vita meno complicata. Gli organizzatori, disegnando corse sempre più dure remano contro la possibilità di uno spettacolo aperto. Aspettiamo dunque la Sanremo, il primo scontro senza grandi assenti, sul percorso meno scontato di tutti.

Pidcock non ha sbagliato nulla. E’ stata “solo” questione di motore

08.03.2025
5 min
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SIENA – Quando chiediamo a Tom Pidcock se si aspettasse questa sfida con Tadej Pogacar, lui replica con un secco: «E con chi altro?». Ma forse la domanda andava girata. Forse sarebbe stato meglio chiedergli se si aspettasse di tenere così a lungo le ruote del campione del mondo. Era chiaro che lo sloveno ci sarebbe stato.

In ogni caso, quello che abbiamo potuto vedere a Siena nel dopo gara è un Pidcock realista. Di certo non contento per il secondo posto, perché uno come lui è nato per vincere o per correre con l’idea di vincere. Ma neanche così dispiaciuto.

«Sono contento di essere stato l’unico che è riuscito a seguire Tadej, ma nel finale è stato troppo forte per me». Alla fine, quello che doveva fare lo ha fatto. È andato via con il numero uno e solo un suo affondo potente ai 18 chilometri dall’arrivo lo ha messo fuori gioco. Questione di motore. C’è poco da fare.

Pogacar e Pidcock una volta rimasti soli, ma anche prima con Swift, non hanno affondato il colpo. «Ritmo comodo», ha detto Tom
Pogacar e Pidcock una volta rimasti soli, ma anche prima con Swift, non hanno affondato il colpo. «Ritmo comodo», ha detto Tom

Vado o non vado?

«La corsa è andata come mi aspettavo – spiega Pidcock – siamo andati abbastanza veloci per tutta la gara, quindi sono contento che tutto sia andato bene».

E poi si arriva al momento clou: la caduta che avrebbe potuto cambiare tutto. È vero che dopo lo ha atteso, ma è anche vero (e dalle immagini TV si è visto benissimo) che dopo la scivolata di Pogacar e il dritto di Swift, lui si volta e decide di proseguire. Il che è legittimo, non lo biasimiamo, sia chiaro. La gara è gara. Specie contro un atleta pressoché imbattibile come Pogacar, si sfrutta ogni possibilità.

«Per un po’ – dice Pidcock – ho pensato di andare. Ho guardato dietro e né Tadej né Swift c’erano. Però poi ho pensato anche che c’erano ancora 50 chilometri da fare e che ero da solo, con solo mezzo minuto di vantaggio. A quel punto sono tornato sui miei passi e ho aspettato. Ed è stata la cosa giusta. Quando è rientrato, ho visto le sue ferite e si capiva l’impatto che aveva subito».

Qualcuno gli chiede se questo Pogacar sia un superuomo e, se lo aprissero, cosa si aspetterebbe di trovare. Lui glissa e dice: «Mi aspetto di trovare qualcosa di normale, un corpo, delle ossa…».

L’inglese ha preferito usare la Scott Addict, più adatta agli scalatori, che la più rigida Foil, la bici aero, scelta invece da altri compagni
L’inglese ha preferito usare la Scott Addict, più adatta agli scalatori, che la più rigida Foil, la bici aero, scelta invece da altri compagni

Pidcock coraggioso

Una cosa è certa: oggi Pidcock ha dimostrato grande coraggio. Attributi che gli avevano chiesto di mostrare il giorno prima. Alla fine, in questi due giorni senesi, l’inglese ci è parso molto concreto, passateci il termine. Pochi fronzoli, pochi sorrisi, ma neanche musi lunghi. Si è presentato in mixed zone e ha risposto a non si sa quante interviste, forse anche più di Pogacar. In fin dei conti, la notizia, l’outsider che avrebbe tenuto in piedi la tensione della competizione, era lui. E lo stesso atteggiamento lo aveva dopo il traguardo.

Ancora Tom: «Non si trattava di avere gli attributi, si trattava semplicemente di seguire il piano. E il piano non era attaccare a Monte Sante Marie, ma solo seguire Tadej quando avrebbe attaccato. Sapevo che sarebbe partito di lì a poco. Si vedeva che stava aspettando il momento giusto, e così ho pensato di andare io». Insomma, la dinamite era pronta, lui ha solo acceso la miccia.

Pidcock, come la netta maggioranza degli atleti in gara, ha utilizzato gomme da 30 millimetri (i tubeless Vittoria), ruote a profilo medio-alto e, contrariamente a molti altri, non aveva un manubrio strettissimo, specie se rapportato alla propria altezza e quindi alla larghezza delle sue spalle. E questo, sullo sterrato, è un bel vantaggio: allarga la base d’appoggio.

«Siamo a posto, Tom sta bene, ci farà divertire», ci aveva detto Gabriele Missaglia prima di salire in ammiraglia e schierarsi per l’allineamento.

Il saluto, un po’ sconsolato, di Tom sul traguardo dice tutto. Ha incassato 1’24” da Pogacar, però ha guadagnato terreno su Wellens
Il saluto, un po’ sconsolato, di Tom sul traguardo dice tutto. Ha incassato 1’24” da Pogacar, però ha guadagnato terreno su Wellens

I pensieri della sera

Cosa passa nella mente di un atleta che deve sfidare il più forte corridore, forse, di tutti i tempi? Come va a dormire? È un onore o un onere? Paura o adrenalina?

«Pensavo che alla fine questo duello sarebbe stato una gioia. Questo è ciò che speravo. Sapevo di essere in buona forma, penso che sia la migliore condizione che abbia mai avuto ed è stato bello essere in lotta così a lungo con lui. Ho fatto una delle mie migliori performance. Mi sentivo molto bene oggi. Quando hai ancora 70 chilometri da fare e attacchi, è perché stai bene. Sapevo che sarebbe stata una lunga gara, ma ero “comodo” con quel passo che abbiamo tenuto in due. Sono sincero, spesso quando siamo rimasti da soli davanti ero in Z2».

Riassumendo, il coraggio c’è stato, la parte tattica anche, le gambe? Assolutamente sì, lui stesso ha parlato di miglior condizione di sempre. E quindi? come detto all’inizio questione di motore: stop. Quindi c’è da allargare le braccia, incassare e continuare a lavorare. Cosa che tutto sommato ha detto anche Tom: «Ho fatto dei passi avanti quest’anno e posso dire di stare andando nella direzione giusta. La nuova squadra, il nuovo allenatore, il nuovo nutrizionista, tutte queste novità sono arrivate solo a dicembre, sono passati solo tre mesi». Vale la pena continuare a sperare insomma…

Strade Bianche, ancora Pogacar. Ma stavolta col brivido…

08.03.2025
6 min
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SIENA – «Credo che se lo chiedete a qualsiasi corridore – dice Pogacar con un sorriso che sa di esperienza – vi dirà che almeno una volta ha avuto una caduta come la mia. Per me non è stata la prima, forse la terza. Ma a prescindere da questo, sarebbe stato un peccato se avessi buttato via tutto il lavoro della squadra…».

Il campione del mondo ha qualche cerotto. Quelli sui polpacci si vedono, gli altri si intuiscono sotto il giubbino iridato. Con 40,705 chilometri all’ora, è stata la Strade Bianche più veloce di sempre, più di quella del 2023 vinta da Pidcock. Questa era più lunga e il vincitore è anche finito in un prato, rischiando di rompersi l’osso del collo. E’ un giorno che Pogacar ricorderà a lungo: forse non quello della vittoria più bella, ma di certo di quella più sofferta.

Sin dal mattino si scherzava su quale sarebbe stato il punto del suo attacco: se su Monte Sante Marie oppure nel settore precedente di Serravalle. E quando Pidcock ha rotto gli indugi sul primo, Tadej si è affrettato ad andargli dietro. Non è parso sorpreso, forse davvero non aveva in animo di vincere con un’impresa delle sue. Però ha raccolto la sfida e si è allontanato con il britannico che al Q36.5 Pro Cycling Team ha ritrovato la spavalderia dei bei tempi.

Un momento di panico

La caduta ha fatto scorrere un brivido lungo la schiena di tutti. Pogacar deve essersi accorto di essere arrivato lungo in quella curva, ha pinzato l’anteriore e la ruota si è girata, facendolo andare giù a peso morto. Il colpo è arrivato anche al casco, gli occhiali si sono girati e Tadej è scivolato a grande velocità verso la banchina. Ha schivato un segnale stradale e si è fermato nel prato. Per molto meno altri non sono più qui tra noi, per molto meno lui stesso alla Liegi del 2023 si ruppe uno scafoide. Invece si è rialzato, ha fatto un rapidissimo check ed è ripartito.

«Sto bene, grazie – dice con un sorriso – grazie per averlo chiesto. Quando sono caduto nella mia mente c’è stato un momento di panico. Però mi sono rialzato, ho visto che potevo riprendere la bici, ho visto che il mio orologio era a posto e anche il computerino. Ho avuto un sacco di pensieri, ma la prima cosa è stata ripartire. Ho provato a tornare davanti perché per questa gara avevamo lavorato tanto».

Pidcock allunga e Pogacar rilancia: il britannico capisce subito che sarà dura
Pidcock allunga e Pogacar rilancia: il britannico capisce subito che sarà dura

Ha chiesto scusa

Pidcock davanti non si è fermato, non ci ha pensato neanche. Ha provato a tenere duro, poi forse aggiornato dall’ammiraglia, ha capito che l’altro stava andando a velocità doppia e che i chilometri fino al traguardo fossero ancora troppi. Perciò, voltandosi e vedendolo arrivare, ha pensato bene di tirare il fiato e recuperare preparandosi per lo scontro finale.

«Quando sono tornato su Pidcock – racconta Pogacar e un po’ ci colpisce – gli ho chiesto scusa. E’ stato un mio stupido errore e poteva finire molto male per tutti davanti, per lui e anche per Swift. Tom mi ha guardato ha detto che stava bene e mi ha chiesto se stessi bene anche io e così abbiamo continuato. So di essere stato fortunato, magari questo d’ora in poi diventerà il mio soprannome: “Lucky guy!”.

«Non so quanto mi abbia aspettato, di certo l’ho visto voltarsi sulla cima della salita quando gli sono arrivato vicino. Forse ha pensato che fosse ancora troppo lunga per andare da solo e avrà pensato che sarebbe stato meglio andare via insieme. Non ne abbiamo parlato, ma so che lui ha rispetto per me e io ne ho per lui. Oggi è stata davvero una classica e anche in questi frangenti così estremi, abbiamo mostrato una grande correttezza».

La pressione di Pidcock

Quella che non gli manca mai è l’ironia. Dopo l’arrivo si è fermato. Ha abbracciato gli uomini della sua squadra con quell’entusiasmo ogni volta così schietto da strapparci il sorriso. Poi ha aspettato Pidcock e alla fine anche Wellens, al culmine di una giornata da incorniciare. Ha risposto alle domande delle televisioni. Si è fatto medicare prima di salire sul podio. Poi si è prestato all’ultimo incontro con i media, prima di tornare al bus e di lì in albergo. Eppure quella caduta resta nelle domande e anche Tadej ci torna sopra.

«Probabilmente aver avuto Pidcock alle spalle – dice – potrebbe avermi spinto a commettere quell’errore. Non è facile andare in discesa sapendo che hai dietro un campione del mondo di mountain bike, campione olimpico di mountain bike e campione del mondo di ciclocross (ride, ndr). Mi ha messo sotto pressione, perché ho dovuto dimostrargli di essere bravo anche io e credo di averlo fatto. Ma non andrò mai con lui in mountain bike. Avevo pensato di attaccare al primo passaggio su Colle Pinzuto, ma la caduta mi ha impedito di farlo.

«Ho sperato che l’inseguimento non mi costasse troppe forze. Fortunatamente non mi sono rotto nulla, alla fine niente di serio. Sapevo che avrei dovuto provare in quel settore, perché le Tolfe sarebbe stato più adatto a Tom, dato che è più corto. Per cui ho fatto uno scatto ed è stato sufficiente».

Due italiani nei primi 20

La sua esultanza in cima allo strappo finale di Santa Caterina è stata quella del goleador. La gente lo ha abbracciato e sospinto, riconoscendo in quelle ferite e quelle lacerazioni un valore aggiunto che finora non aveva mai visto.

Nessuna vittoria è facile, quella che viene avendo in bocca il gusto del proprio sangue vale indubbiamente di più. La terza Strade Bianche di Tadej Pogacar va in archivio con Formolo e Vendrame nei primi venti. La sua prossima tappa sarà la Milano-Sanremo. E chissà che già da stasera nello squadrone non si torni a parlare della Roubaix.

Dmt: partnership rinnovata con le grandi Classiche RCS Sport 

08.03.2025
3 min
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La collaborazione tra Dmt e RCS Sport & Events si rafforza ulteriormente. L’azienda veronese di calzature tecniche per il ciclismo continuerà difatti ad essere protagonista nel mondo delle grandi competizioni, consolidando la propria presenza come “Official Partner” e “Official Shoe” di tre iconiche corse del calendario WorldTour: Strade Bianche, Milano-Sanremo e Il Lombardia.

Ma l’impegno di Dmt non si limiterà solo agli eventi professionistici. Il brand sarà al fianco di RCS Sport & Events anche per le competizioni amatoriali, come la Gran Fondo Strade Bianche e la Gran Fondo Il Lombardia in programma il prossimo 12 ottobre 2025, appuntamenti che ogni anno richiamano migliaia di ciclisti da tutto il mondo.

Oltre alla forte esposizione mediatica garantita dai percorsi di gara, Dmt sarà presente con il proprio “truck” espositivo negli Expo Village, ma anche all’arrivo della Milano-Sanremo. Qui gli appassionati potranno vedere da vicino e testare le calzature del marchio, scelte da campioni come Tadej Pogacar, Juan Ayuso, Elia Viviani e molti altri.

Juan Ayuso testimonial Dmt
Juan Ayuso testimonial Dmt

Tre classiche… la storia del ciclismo

Strade Bianche, pur essendo una corsa relativamente giovane (nata nel 2007), è già diventata una delle gare più affascinanti del calendario, tanto da essere definita la “sesta Monumento”. Gli sterrati delle Crete Senesi e l’iconico arrivo in Piazza del Campo, nel centro di Siena, la rendono da sempre una competizione unica nel suo genere.

La Milano-Sanremo, soprannominata la “Classicissima”, è la prima Monumento della stagione e con i suoi quasi 300 chilometri è la più lunga in calendario. La sua conclusione, con le ascese della Cipressa e del Poggio, è sinonimo di emozioni e colpi di scena fino agli ultimi metri…

A chiudere il trittico c’è Il Lombardia, la “Classica delle Foglie Morte”, una gara riservata agli scalatori, che si sfidano su un percorso impegnativo in quello che rappresenta l’ultimo grande appuntamento della stagione ciclistica internazionale.

Tadej Pogacar con Federico e Philippe Zecchetto
Tadej Pogacar con Federico e Philippe Zecchetto

«Siamo davvero felici di rinnovare la partnership con RCS Sport anche per la corrente stagione 2025 – ha dichiarato Dante Luisetti, il General Manager di Dmt – partecipare a eventi del calibro di Strade Bianche, Milano-Sanremo e Il Lombardia significa essere presenti nel cuore del grande ciclismo. Queste gare sono un’eccellenza del nostro sport e rispecchiano i valori di innovazione e qualità che da sempre guidano Dmt. Grazie a questa rinnovata collaborazione, Dmt consolida la propria presenza nel ciclismo d’elite, confermando un ruolo di riferimento per atleti e appassionati di tutto il mondo».

Dmt