Masciarelli e la Colpack protagonisti in Turchia

08.10.2023
6 min
Salva

Lorenzo Masciarelli è tornato da qualche giorno dal Tour of Istanbul, che ha corso insieme alla Colpack Ballan. Il team bergamasco è stato invitato in Turchia ed ha accettato, tuffandosi nell’avventura di un ciclismo tutto da scoprire. Masciarelli e compagni hanno messo insieme tanti piazzamenti ed un’esperienza che sicuramente li ha arricchiti. 

«Abbiamo avuto questa occasione – dice Masciarelli da casa sua – e l’abbiamo colta. Ci avevano parlato bene di questa gara e così è stato. Si tratta di una corsa giovane ma davvero ben organizzata, ci siamo trovati benissimo. L’organizzazione ci ha fornito l’ammiraglia, con tanto di adesivi degli sponsor, e un pulmino a nove posti per noi ragazzi. L’hotel in cui abbiamo alloggiato era a cinque stelle, quindi con un servizio invidiabile».

Il rientro

Masciarelli sta concludendo la sua prima stagione su strada con il Team Colpack, annata che ha avuto anche dei bassi, non ultimo la pericardite che ha costretto il giovane abruzzese a fermarsi per qualche mese. 

«Appena ho avuto il via libera dai medici – racconta Masciarelli – ho chiamato la squadra per organizzare e pianificare al meglio questo finale di stagione. L’obiettivo di quest’anno era fare tanta esperienza su strada, per questo una volta avuto il permesso per correre sono tornato. Il team non mi ha messo alcuna pressione e mi ha dato la possibilità di gareggiare senza alcuna pressione. Anche in Turchia mi sono messo a disposizione dei compagni e ho fatto tanta fatica, cosa fondamentale per prendere il feeling giusto con questo nuovo ciclismo.

«Dopo la pericardite – spiega – ho ripreso con calma a fine giugno e la condizione è stata fin da subito decente. Ho avuto un piccolo calo, ma già dal Matteotti stavo bene, ho corso davanti e solo nel finale mi si è spenta la luce, ma ci stava. Già da dopo quella gara stavo bene, forse meglio di come stavo a inizio stagione».

Il ciclismo turco

Andare a correre in Paesi dove il ciclismo è in rampa di lancio permette di sperimentare e provare qualcosa di nuovo. Terre diverse e persone differenti che si affacciano a questo sport per la prima volta. 

«Sapevamo che il ciclismo in Turchia non fosse molto seguito – dice Masciarelli – ma la gente era davvero curiosa. E’ capitato più volte che in qualche negozio le persone ci fermassero per farci domande sulla gara e quello che stava accadendo. Il tifo a bordo strada era davvero tanto, soprattutto nell’ultima tappa. Ci chiedevano borracce e autografi, ci siamo divertiti molto e la fatica non è mancata».

Le tappe

In Turchia le tappe erano quattro e la Colpack si è messa in evidenza in tutte e quattro. Il maltempo ha colpito la gara, rendendola ancora più dura e selettiva. 

«Ha piovuto tre giorni su quattro – racconta Masciarelli – non pioggia leggera, ma davvero forte. Nella prima tappa Romele ed io eravamo in fuga insieme ad un’altra decina di corridori, ma ci hanno ripreso. Sono usciti dal gruppo altri tre corridori e hanno preso un grande margine che non siamo riusciti a chiudere, complice anche la pioggia. Ci sono state tante cadute, lo stesso Romele mentre inseguivamo. Invece Volpato ha bucato. Alla fine siamo rimasti io e Persico, e lui è stato bravo a buttarsi nella mischia e cogliere un sesto posto. Anche nelle altre tappe ha piovuto molto, nella seconda Romele ha colto l’occasione giusta e si è agganciato al gruppetto che è arrivato all’arrivo, arrivando secondo. 

«La vittoria – prosegue – è arrivata nella terza tappa, l’unica senza pioggia, lì siamo riusciti a ricucire sulla fuga e Persico ha premiato il nostro lavoro con un grande sprint. A livello di squadra ci siamo comportati bene durante tutta la corsa, potevamo raccogliere qualcosa in più, forse. Ma alla fine possiamo ritenrci soddisfatti».

Avversari e strada

Scorrendo fra la startlist del Tour of Instanbul si notano i nomi di alcuni team development come quello dell’Astana e Novo Nordisk. 

«Le squadre presenti – continua Masciarelli – erano forti, soprattutto le straniere. C’era un team danese della Restaurant Suri che ha vinto la corsa, i belgi del Tarteletto e qualche devo team. La differenza con le squadre orientali si sentiva, tanto che all’ultima tappa siamo partiti in 80. Tanto ha fatto il meteo, perché si vedeva che lì non piove molto, infatti le strade erano viscide e ci sono state tante cadute e forature. Il percorso risultava sempre impegnativo, con continui sali e scendi e davvero poca pianura. L’esperienza, come detto è stata davvero positiva e ci ha fatto conoscere un ciclismo diverso dal nostro, mettendoci alla prova anche lontani da casa. Sono stato contento anche di quanto ho fatto io, aiutando la squadra e i miei compagni.

«Ora la stagione – conclude – sta finendo e insieme alla squadra vedremo come organizzare l’inverno. Vorrei fare qualche gara di ciclocross, come promesso lo scorso inverno, ma dopo i problemi al cuore bisogna capire come gestire il riposo. In inverno capiremo come gestirci, probabilmente correrò verso il finale della stagione del cross, verso gennaio o febbraio».

Le collezioni di Bianchi Milano sposano strada e gravel

30.09.2023
4 min
Salva

Bianchi Milano torna sulla scena con una capsule collection dedicata al mondo strada e quello del gravel. Cinque nuovi completi dedicati al mondo del ciclismo e a chi unisce tecnica, performance e stile. Soluzioni funzionali e all’avanguardia per soddisfare anche i ciclisti più esigenti. Elemento comune a tutte le realizzazioni è l’iconica striscia che ha caratterizzato le maglie Bianchi nei decenni passati

Rc Icon 999

Quello della capsule RC 999 è un completo che vuole unire velocità e aerodinamicità. Il tessuto utilizzato per realizzare questi capi è il Rombo Mesh 3D. La tecnica e lo studio alla base della collezione RC 999 permette di guadagnare watt e velocità grazie alla ricerca dei marginal gains. Una collezione che unisce il DNA da competizione del Reparto Corse di Bianchi con lo stile 999. Si tratta di un numero significativo per Bianchi, che dal 1952 in poi fu utilizzato per numerare i telai destinati al mondo delle competizioni. 

Ultralight è la maglietta leggera e traspirante, pensata per chi ama pedalare in salita
Ultralight è la maglietta leggera e traspirante, pensata per chi ama pedalare in salita

Arriva Ultralight

Il nome di questa seconda collezione è una garanzia, un accostamento di capi studiato appositamente per chi ama l’endurance: ovvero pedalare per tante ore. Non solo distanza, ma anche salita, infatti la leggerezza della capsule Ultralight è amata anche da chi vuole dare il massimo quando la strada sale. Leggera e traspirante, queste sono le due principali caratteristiche. La tecnologia dei tessuti permette infatti un’ideale gestione dell’umidità, favorendo la rapida espulsione del sudore. Ultralight presenta inoltre tante soluzioni innovative: cuciture ridotte al minimo, fondello ad alta densità e scelta di materiali con spessori e caratteristiche diverse.

Remasted

L’ultima capsule dedicata alla strada che vi presentiamo è la Remasted, la quale offre ai ciclisti una buona soluzione tecnica, unita però ad una vestibilità meno estrema. I principi di Bianchi Milano si vedono anche in questi capi, ma senza l’estremizzazione della competizione. Ogni capo della collezione Remasted è adatto ad un utilizzo meno estremo, più urbano, per chi cerca nella bici prima di tutto uno svago. 

Spazio al gravel

Le capsule dedicate al mondo del fuoristrada sono due: Tech Gravel e Lifestyle. La prima ha l’obiettivo di supportare gli amanti di questa nuova disciplina verso il mondo della “competizione”. Quindi design aggressivo unito a tessuti tecnici che possono garantire alte performance. Il particolare di maggior rilievo è nei pantaloncini: il fondello ultraresistente e protettivo dei pantaloncini rende Tech Gravel la scelta perfetta anche quando le sollecitazioni del terreno si fanno più decise. Ridurre i fastidi della pedalata è il primo passo per aumentare la performance. 

Lifestyle, invece, è la seconda collezione dedicata al mondo del gravel. Abbigliamento dedicato a chi ama pedalare e viaggiare con la propria bici, insomma: spirito gravel all’ennesima potenza. In questa capsule la fa da padrone il design, con colori ispirati alle tante avventure lontane dall’asfalto. Lifestyle  offre l’opportunità di esprimersi con il proprio stile, ma sempre con la cura del minimo dettaglio.

Bianchi Milano

Pinazzi con Reverberi: i pro’ e il rebus della pista

25.07.2023
5 min
Salva

Nonostante questa stagione non sia ancora finita, anzi non se ne veda nemmeno l’orizzonte, c’è chi lavora in vista del 2024. Una delle squadre che ha già lanciato lo sguardo al breve futuro è la Green Project-Bardiani-CSF-Faizanè. I ragazzi di Bruno e Roberto Reverberi vedranno presto un nuovo compagno: Mattia Pinazzi (nella foto di apertura insieme a Bruno Reverberi). Parmense, classe 2001, che nelle ultime tre stagioni ha vestito la maglia dell’Arvedi. 

Nel 2023 Pinazzi ha iniziato la stagione su strada a gennaio in Argentina, con la Vuelta a San Juan
Nel 2023 Pinazzi ha iniziato la stagione su strada a gennaio in Argentina, con la Vuelta a San Juan

Continua il progetto giovani

Pinazzi è un altro giovane che arriva alla Green Project: una linea, quella dei Reverberi, che ha portato tanti ragazzi a vestire questa maglia. 

«E’ un ragazzo veloce – esordisce – in salita fa leggermente fatica, ma può migliorare tanto. Abbiamo dei corridori buoni tra i nostri, ma raccogliamo soltanto piazzamenti. Pinazzi è uno che può vincere, in questa stagione ha vinto due corsette di 110 chilometri. Alle quali ha poi aggiunto due bei successi (Vicenza-Bionde e Porto, ndr), gare lunghe insomma. Con i dilettanti che ci sono, abbiamo deciso di puntare su di lui, offrendogli un contratto di quattro anni. Vogliamo programmare le prossime stagioni con dei corridori che possono crescere e fare bene. Siamo da sempre legati ai giovani, da noi sono passati tanti corridori che si sono poi affermati: Ciccone, Battaglin, Modolo e Colbrelli».

Tra le quattro vittorie di quest’anno spicca la Vicenza-Bionde (foto Italiaciclismo)
Tra le quattro vittorie di quest’anno spicca la Vicenza-Bionde (foto Italiaciclismo)

Pistard e sprinter

Pinazzi, nel corso della stagione, ha colto quattro vittorie: le ultime due sono state la Vicenza-Bionde ed il Circuito del Porto. Gare dedicate alle ruote veloci. Non solo strada, anzi, Pinazzi è uno dei volti che costantemente vediamo sfrecciare sul parquet. Infatti nel suo palmares si contano anche molti successi su pista. All’ultimo anno da under 23 è arrivata la chiamata di Bruno Reverberi e proprio con lui parliamo dell’arrivo di Pinazzi. 

«Abbiamo visto – riprende Bruno Reverberi – che il binomio pista e strada funziona bene. Soprattutto per i velocisti. Si è avuto conferma di ciò dal grande Giro d’Italia fatto da Milan, e prima di lui dalla carriera di Viviani. Il problema sarà abbinare strada e pista al meglio, trovare il giusto equilibrio. Pinazzi è un nostro corridore, quindi prima andrà curata la strada. Su pista potrà correre, ma gli appuntamenti più importanti: mondiali, europei e corse internazionali. Il calendario lo decideremo noi, questo Pinazzi lo sa e ne abbiamo parlato: sì la pista, ma non sarà un pistard. L’attività al velodromo è importante, non va trascurata, insegna a guidare la bici e a lanciarsi nelle volate». 

Ai recenti campionati europei su pista, per juniores e U23, Pinazzi ha conquistato l’argento nel quartetto (foto Federciclismo)
Ai recenti campionati europei su pista, per juniores e U23, Pinazzi ha conquistato l’argento nel quartetto (foto Federciclismo)

Futuro incerto

La sensazione è quella che l’equilibrio tra strada e pista sarà difficile da trovare. Va bene partecipare alle competizioni più importanti sul parquet, ma la qualificazione passa anche dalle gare minori. Pinazzi in questi anni ha avuto molto spazio per mettersi in gioco, con meno frecce al suo arco riuscirà a mantenere il posto all’interno di un movimento in crescita? Nell’ultimo europeo su pista, chiuso due giorni fa ad Anadia, l’Italia ha portato a casa 22 medaglie, di cui 14 d’oro. 

«Fin dall’inizio di quest’anno – dice Pinazzi – volevo far bene su strada per passare professionista. Nel 2022 ho avuto anche la possibilità di entrare in un corpo militare, occasione non concretizzata per problemi esterni. Dopo la prima prova di Coppa del mondo ho vinto la Vicenza-Bionde ed il Circuito del Porto. Da lì sono arrivate le prime offerte, quella della Green Project è stata la più concreta. E’ una squadra forte ed attrezzata che mi potrà dare molto. Sarà diverso rispetto all’Arvedi, qui ogni volta che la pista chiamava andavo a correre. L’anno prossimo sarà più difficile, ma lo stesso Villa è favorevole. Ci ha sempre detto che fare bene su strada torna buono anche in pista, si vede da Ganna, Milan, Consonni e Viviani. Correre su strada dà un bel fondo, per questo fin dall’inizio del 2023 ho aumentato i chilometri, partendo da San Juan».

Pinazzi ha una forte impronta da pistard, dovrà adattarsi a correre su strada con maggior continuità (foto Federciclismo)
Pinazzi ha una forte impronta da pistard, dovrà adattarsi a correre su strada con maggior continuità (foto Federciclismo)

Calendario più semplice

Il tema principale sarà coordinare al meglio le due attività, tenere un piede in due scarpe non sarà semplice. Le esigenze sono alte da entrambe le parti, ma Pinazzi sembra fiducioso. 

«Secondo me sarà più semplice – dice – il calendario under 23 non aiuta a coordinare le due attività. Ogni settimana c’è una gara, quindi non hai un vero momento di “riposo”. Tra i professionisti è diverso, ci sono più corse a tappe, quindi si può programmare al meglio il tutto. La pista è un’attività che dà tanto, ma allo stesso tempo va curata, soprattutto un’attività importante come il quartetto. Da gennaio avrò il calendario per le corse su strada e da lì programmerò anche la stagione su pista».

Super Baroni: equilibrista tra strada e cross

12.06.2023
4 min
Salva

Francesca Baroni macina chilometri praticamente 365 giorni all’anno. Una volta posata la bici da ciclocross prende quella da strada e viceversa. Dopo una stagione invernale sul fango corsa con i belgi del team Pissei – Groep TOM, che ha messo in mostra le sue qualità, è tornata a vestire la maglia della Aromitalia-Basso Bikes-Vaiano. Il 26 febbraio ha chiuso la stagione in Belgio con l’Internationale Sluitingsprijs – Oostmalle ed il 4 marzo era alla Strade Bianche.

Francesca Baroni il 4 marzo era già in corsa alla Strade Bianche (foto pedaleforchetta)
Francesca Baroni il 4 marzo era già in corsa alla Strade Bianche (foto pedaleforchetta)

Un sottile equilibrio

Matteo Ferrari, diesse della Aromitalia, è uno dei coordinatori della doppia attività di Baroni. La squadra è rientrata da qualche giorno dalla Spagna, più precisamente dall’Andalusia dove hanno corso la Ruta del Sol. 

«Francesca (Baroni, ndr) sta bene – ci dice Ferrari – è totalmente concentrata sulla strada, ora farà un piccolo periodo di stacco per preparare i campionati italiani ed il Giro d’Italia Donne. Dopodiché si concentrerà sul cross, anche se avrà ancora una o due gare con noi. Ci si muove su un filo sottile, vero, ma fino a quando i risultati arrivano non ci si può lamentare, sia da una parte che dall’altra.

«Il segreto, se così vogliamo definirlo – riprende il diesse – è la comunicazione. Si imposta tutto diversamente: i contatti avvengono prima con la Baroni, poi con il suo preparatore, infine con il team del ciclocross. Francesca è aiutata in tutto questo dalla sua grande professionalità, fa la vita da atleta, totalmente». 

Per Baroni un periodo di pausa dopo la Ruta del Sol, poi si prepareranno campionato italiano e Giro Donne (foto sergii_raw)
Per Baroni un periodo di pausa dopo la Ruta del Sol, poi si prepareranno tricolori e Giro Donne (foto sergii_raw)

Periodi più brevi

Baroni e la Aromitalia-Basso Bikes-Vaiano sfruttano ogni momento per recuperare e poi correre, non c’è spazio nemmeno per un raffreddore, ma il sistema funziona. Questo grazie all’equilibrio trovato con la Pissei. 

«Esce dalla stagione del cross a febbraio – dice sempre Ferrari – noi sfruttiamo un po’ il lavoro invernale e la facciamo correre fin da subito. Quest’anno appena rientrata dal Belgio è venuta subito alla Strade Bianche. Ha una buona gamba viste le tante gare fatte durante l’inverno, ma il periodo di forma è più breve. L’idea era di portarla fino a Cittiglio, ma un’influenza l’ha fermata al Trofeo Ponente in Rosa. Per questo l’abbiamo portata a correre in Belgio, anche se non era previsto. Baroni spalma quello che è il periodo di stacco classico di un mese in diversi micro-periodi. Il primo è stato a marzo, il secondo arriva ora prima di preparare italiani e Giro, l’ultimo sarà a luglio prima di ributtarsi verso il ciclocross».

La stagione sul fango di Francesca Baroni inizia presto: metà settembre
La stagione sul fango di Francesca Baroni inizia presto: metà settembre

Un picco di forma (e mezzo)

Chiaramente quando un’atleta si divide in due attività deve lavorare al meglio, se si hanno a disposizione cinque mesi su strada al posto dei canonici nove, tutto va ricalibrato. Si devono scegliere gli obiettivi in maniera sistematica, lavorando al meglio per raggiungerli. 

«Per come è fatta – spiega Ferrari – più Francesca corre e meglio sta, anzi lei è una di quelle ragazze che preme per gareggiare. Tanto che a volte dobbiamo stopparla. Con lei si può puntare ad un picco di forma all’anno, uno e mezzo se si conta quello che sfruttiamo quando arriva dal Belgio. In questa stagione abbiamo puntato sul campionato italiano e sul Giro Donne. Non si ha tempo di fare il lavoro della preparazione invernale, e non ce n’è bisogno. La sua condizione è sempre buona, lei sta crescendo in diversi campi, soprattutto resistenza e forza. Il ciclocross le fa bene e si vede direi.

«Una volta terminato il periodo più intenso – chiude il diesse – Baroni inizia a concentrarsi sulla stagione del ciclocross. Per esempio l’ultima corsa che dovrebbe fare con noi è il Giro di Toscana, dal 24 al 27 agosto, ma lì starà già lavorando per arrivare preparata nel ciclocross. Anche perché la sua stagione inizia presto: metà settembre. Tra tutto mette insieme 70 giorni di corsa».

Michelin: quattro copertoni dedicati a tutti i ciclisti

28.04.2023
4 min
Salva

All’interno del Pro-M Store, a Milano, Michelin decide di presentare i suoi nuovi copertoni. Un modo per lanciarsi all’interno di un mercato che per il marchio francese diventa sempre più importante. Quelli che vengono proposti da Michelin sono quattro prodotti destinati al mercato della strada, del gravel e della mtb. Segnale che la voglia di riproporsi è estremamente forte, infatti entro il 2028 è previsto il lancio di oltre 20 gamme destinate al mercato delle biciclette premium.

Il Power Cup è stato il primo dei quattro copertoni presentati ed è dedicato alla strada
Il Power Cup è stato il primo dei quattro copertoni presentati ed è dedicato alla strada

Power Cup: strada

Il copertone dedicato agli amanti della strada è il Michelin Power Cup, progettato per le competizioni di alto livello e per accontentare gli amatori più esigenti. Le novità tecniche sono molte, la prima è il battistrada, progettato per migliorare la velocità e l’efficienza di rotolamento. Un’altra caratteristica, importante soprattutto per chi ricerca le massime prestazioni, è l’aderenza in curva. Tra vincere e perdere una corsa, a volte, la differenza si trova nei minimi dettagli. 

Il Power Cup è disponibile nelle versioni Tubular, Tubetype e Tubeless Ready. Questa gamma soddisfa le aspettative di tutti, sia dei corridori del WorldTour che degli amatori, anch’essi alla ricerca delle migliori prestazioni durante le loro uscite.

Una guida migliore

Nella versione tubolare del Power Cup sono incluse diverse tecnologie, tra cui quella Gum-X, una delle più interessanti presentate da Michelin. Si tratta di un modo per ottimizzare l’efficienza di guida e l’aderenza in curva. La tecnologia High Density Shield, inoltre, offre degli alti livelli di resistenza alle forature. La carcassa dello pneumatico con 2×160 TPI migliora il comfort ad alte pressioni di esercizio. Il peso è estremamente contenuto, questo grazie alla combinazione dello pneumatico con una camera d’aria in lattice. 

La parte esterna tassellata del Power Adventure garantisce un alto grip sulle strade sterrate
La parte esterna tassellata del Power Adventure garantisce un alto grip sulle strade sterrate

Power Adventure: gravel

Per il mondo del gravel la novità prende il nome di Power Adventure, un copertone con battistrada ibrido. Pensato per ciclisti che non si pongono limiti e che pedalano in ogni situazione. Michelin amplia la sua linea Power con questo pneumatico tubeless ready, uno prodotto che va alla ricerca di alte prestazioni, disponibile in due colorazioni: nero e classic.

Si tratta di un copertone in grado di performare al massimo anche su sentieri sterrati. L’intento di Michelin è alimentare l’interesse dei ciclisti nel settore del gravel, offrendo un prodotto con una bassa resistenza al rotolamento e un’eccellente aderenza. 

Il copertone Power Adventure è disponibile con un’ampia scelta di misure: 30-622; 36-622; 42- 622; 48-622
Il copertone Power Adventure è disponibile con un’ampia scelta di misure: 30-622; 36-622; 42- 622; 48-622

Sterrato e ghiaia

Il disegno del battistrada, dotato di piccoli tasselli e di un cordone centrale liscio, permette di pedalare su sentieri sterrati o ghiaiosi. La parte dentellata, invece, è ideale per avere la massima aderenza su questo tipo di percorsi e, allo stesso tempo, anche su strada.

La nuova mescola di gomma, Gum-X, presente anche in questo modello, ottimizza l’aderenza su superfici asciutte e bagnate. Inoltre, il Power Adventure utilizza la tecnologia Bead 2 Bead, che consiste in uno strato supplementare che protegge l’intera carcassa ed offre un’ottima durata.

Per la mtb sono disponibili diverse scelte, a seconda del terreno che si affronta in gara
Per la mtb sono disponibili diverse scelte, a seconda del terreno che si affronta in gara

Force e Wild: mountain bike

Le ultime due novità riguardano la mtb: si tratta dei copertoni XC2 e XC, sviluppati e utilizzati ai massimi livelli dal Team KMC-Orbea. Il primo dei due: il Force XC2 ha un battistrada che offre grip su molte varietà di terreni. I tasselli sono centrali ed allungati, per mantenere un’ottima efficienza di rotolamento e di conseguenza un’alta velocità di percorrenza. Quelli laterali, invece, posizionati in maniera progressiva, offrono stabilità nelle curve.  

I Wild XC, invece, si concentrano sull’aderenza e sulla trazione, sono progettati per essere usati su terreni morbidi e misti. I tasselli centrali distanziati ottimizzano l’autopulizia in condizioni fangose o con molta ghiaia. Anche questo copertone, nella parte laterale, offre un alto grip.

Michelin

Challenge Strada, scorrevolezza per lunghe distanze

27.03.2023
3 min
Salva

Macinare chilometri su salite, pianure e discese. Farlo in sicurezza e al fianco delle prestazioni non è cosa semplice. Challenge ha come obiettivo quello di fornire al ciclista prodotti che fanno della qualità e affidabilità il proprio cavallo di battaglia. A rappresentare questa mission, quando si parla di bici da corsa, c’è il modello Strada. Questo pneumatico per tutte le condizioni combina un profilo arrotondato che elimina le asperità della pavimentazione ruvida con una costruzione che offre il massimo controllo e una bassa resistenza al rotolamento.

Grip e rotolamento

Pochi millimetri di estrema tecnologia applicata alla strada: questo, in breve, è ciò che rappresentano le coperture Challenge. Tanto sottili quanto importanti, le gomme permettono di modificare il comportamento su strada della bicicletta e le reazioni che essa manifesta in risposta agli input che le arrivano dal ciclista. Lo Strada è la copertura perfetta per le giornate più lunghe. Questo copertone per tutte le condizioni combina un profilo arrotondato che elimina le asperità dell’asfalto con una costruzione che fornisce sicurezza e scorrevolezza.

Il battistrada è spinato con mescola in grado di garantire un mix ottimale tra grip e facilità di rotolamento. Lo Strada è disponibile in più versioni per garantire ogni tipo di caratteristica o abitudine al quale lo sportivo è legato. Dalla praticità del copertoncino, alla performance del tubolare e per finire alla novità dei tubeless ready.

La bassa resistenza al rotolamento è un pregio dovuto alla sua costruzione ingegnerizzata
La bassa resistenza al rotolamento è un pregio dovuto alla sua costruzione ingegnerizzata

Più scelte

Challenge mette sul piatto un vasto ventaglio di scelte in grado di adattarsi ad ogni esigenza del ciclista. A partire dai copertoni fatti a mano che combinano molti attributi per creare i copertoni più comodi e fluidi alle alte velocità. I copertoni fatti a mano hanno una forma che permette alla carcassa di deformarsi naturalmente sulle imperfezioni della superficie e di minimizzare la resistenza al rotolamento.

Disponibile anche in versione vulcanizzata che regala un composto elastico, resistente alle abrasioni e soprattutto alle forze di trazione. Tra le caratteristiche condivise dalle varie versioni c’è il PPS (Puncture Protection Strip) un tessuto speciale posizionato tra il battistrada e la carcassa per aumentare la resistenza alle forature.

Le misure disponibili sono in tre: 25, 27 e 30 mm. Il prezzo consultabile dal sito parte da 42,90 euro. 

Challenge

CST Tires, presenza di prestigio agli eventi bike

14.03.2023
4 min
Salva

Con la Granfondo Internazionale Laigueglia dello scorso 26 febbraio è ripartita la stagione degli eventi bike supportati da CST Tires. Stiamo parlando di una realtà leader a livello mondiale nella produzione di pneumatici per veicoli a motore ma anche per biciclette. Oggi CST è il decimo produttore di pneumatici al mondo e produce ogni giorno 300.000 pneumatici bici e 300.000 camere d’aria.

Nel corso del 2023 gli appassionati di ciclismo avranno l’opportunità di trovare i prodotti bike CST in occasione dei tanti eventi supportati dal brand. CST sarà infatti partner di moltissime granfondo attraverso la fornitura agli organizzatori di prodotti da inserire nei pacchi gara oppure fornendo dei premi per le varie classifiche. CST sarà inoltre presente con un proprio spazio espositivo presso le aree expo delle principali manifestazioni del calendario granfondistico nazionale.

Per farci raccontare qualcosa di più sull’importanza che riveste per CST la partecipazione ad una Granfondo abbiamo deciso di rivolgere qualche domanda a Massimo Parenti, responsabile marketing CST, una presenza costante nei villaggi espositivi di tante manifestazioni granfondistiche.

CST Tires e un’azienda leader nella produzione di pneumatici per biciclette
CST Tires e un’azienda leader nella produzione di pneumatici per biciclette
Da quanti anni il marchio CST è presente con un proprio spazio espositivo ai villaggi expo delle Granfondo e quale è stato il primo evento al quale avete partecipato?

Il primo evento che ha visto CST come espositore è stato il Bike Test organizzato a Sasso Marconi, alle porte di Bologna, credo fosse il 2014. Per alcuni anni abbiamo partecipato solo a Italian Bike Test, che nasceva proprio da quella prima esperienza di Sasso Marconi. Dal 2018 abbiamo iniziato a essere presenti anche nei villaggi expo di diverse granfondo.

Perché per un brand come CST è importante essere presenti alle granfondo?

La risposta è molto semplice. Il mondo delle granfondo ci permette di incontrare il consumatore finale e di avere da lui dei feedback fondamentali per migliorare sempre il prodotto. Il nostro obiettivo è quello di fornire prodotti in grado di rispondere al meglio alle esigenze di chi li dovrà poi utilizzare nelle proprie uscite.

A proposito dell’utilizzatore dei prodotti CST, come è il vostro rapporto con lui? 

Molti clienti finali che ci hanno conosciuto in occasione di una granfondo tornano volentieri a farci visita, confermando che quanto gli abbiamo spiegato in occasione del nostro primo incontro corrisponde alla verità, sia dal punto di vista dell’affidabilità del prodotto che della sua prestazione tecnica. Questo avviene soprattutto nel mondo della mountain bike dove il marchio e i prodotti CST sono molto apprezzati. 

Massimo Parenti responsabile marketing di CST
Massimo Parenti responsabile marketing di CST
Come vi spiegate questo “affetto” nei confronti dei vostri prodotti da parte del mondo offroad?

Tanti consumatori hanno avuto modo di provare i nostri prodotti avendoli magari ricevuti in premio in occasione di qualche gara. Tutto ciò ci ha permesso di far conoscere dei pneumatici CST come il Patrol, il Camber e il JacK Rabbit II

Per quel che riguarda il settore strada e quello gravel che riscontri avete?

I pneumatici gravel stanno avendo lo stesso successo d’interesse di quelli mountain bike, grazie anche ad un’offerta davvero ampia da parte di CST. Riguardo al mondo road al momento stiamo invece scontando il ritardo, dovuto al Covid, dello sviluppo di un nostro prodotto tubeless.  

In base alla vostra esperienza maturata a contatto con l’utilizzatore finale, riscontrate delle differenze tra stradisti e bikers?

Sicuramente il mondo bikers è più curioso verso le novità che può offrire il mercato mentre lo stradista è più conservatore. 

CST lavora a stretto contatto con le granfondo e con eventi legati al mondo bike
CST lavora a stretto contatto con le granfondo e con eventi legati al mondo bike
Passando al lato organizzatori, quali sono le richieste che ricevete da parte loro?

In linea di massima ci viene richiesto di esporre le nostre novità e di dare un servizio informativo sui prodotti che rappresentiamo perché sempre più spesso il consumatore non ha tante informazioni specifiche su quello che ha acquistato oppure vorrebbe acquistare.

Anche quest’anno sarete presenti a Italian Bike Festival. Che giudizio si sente di dare all’edizione dello scorso anno?

Sicuramente siamo di fronte ad un evento giovane e friendly, sulla falsariga della Sea Otter di Laguna Seca o della Rock d’Azur di Frejus. Eventi che nel settore sportivo piacciono di più rispetto alla classica fiera monotona tipica degli anni novanta e della prima parte degli anni duemila.

Dopo aver debuttato alla Granfondo Internazionale di Laigueglia, CST sarà presente ai seguenti eventi: Via del Sale, Nove Colli, Colli della Sabina, Fenix Bra Bra, Legend Cup all’Isola d’Elba, Costa degli Etruschi, Squali-Trek, Mont Blanc, Dolomiti Brenta Bike, Mapei Re Stelvio, Granfondo del Sele, Tre Valli Varesine. Altre manifestazioni si aggiungeranno nel corso dell’anno. Grande chiusura a metà settembre a Misano per Italian Bike Festival.

Ricordiamo che B.I.S. srl è agente esclusivo per l’Italia di CST

CST

LAB71: si presenta l’area “ultra premium” di Cannondale

15.02.2023
2 min
Salva

Si chiama LAB71, una sigla che identifica una nuova famiglia di specifici prodotti Cannondale caratterizzati da prestazioni “ultra premium”: biciclette, quelle inserite in questo selezionato ambito, che nelle intenzioni del costruttore americano sono in grado di superare le migliori aspettative, con dettagli e particolari curati davvero al massimo

Cannondale LAB71 sarà sinonimo di un nuovo livello di prodotti in grado di rappresentare la massima espressione dell’artigianato costruttivo in campo ciclistico. Una sintesi della  più autentica esperienza Cannondale maturata in oltre cinquant’anni di innovazione, di prestazioni e di design. Utilizzando materiali e processi produttivi all’avanguardia, combinati con finiture straordinarie e una selezione curata dei migliori componenti disponibili, i telai e le bici complete LAB71 si collocheranno al vertice della gamma prodotti Cannondale. 

Cannondale LAB71 sarà l’area top di gamma di Cannondale
Cannondale LAB71 sarà l’area top di gamma di Cannondale

Disponibilità dal 1° marzo

«LAB71 rappresenta una progressione naturale per la nostra azienda – ha dichiarato Henning Schroeder, il Senior Vice President of Product Development di Cannondale – e ci piace immaginarlo come un luogo fisico in cui lasciamo che i nostri ingegneri, i nostri designer ed i nostri product manager si scatenino per realizzare le bici dei loro sogni. All’interno del LAB71 prendiamo le nostre piattaforme più innovative, e veloci, e le perfezioniamo con materiali avanzati, componenti scelti appositamente, finiture e dettagli che rivelano livelli assoluti di bellezza». 

Dal 1971, Cannondale ha sfidato le convenzioni in nome delle prestazioni, trovandosi in prima linea per quanto riguarda il tema dell’innovazione nel ciclismo. Partendo dalla rivoluzione dell’alluminio, negli anni ottanta, passando per biciclette da strada e mountain bike aggressive e iconiche. Fino ad arrivare a prototipi fuori dagli schemi, ad atleti e squadre leggendari, le innovazioni rivoluzionarie di Cannondale hanno costantemente spinto il settore in avanti. E nelle intenzioni dei vertici del brand americano LAB71 intende continuare questa personale tradizione…

Cannondale è diventata un punto di riferimento per tutte le discipline del mondo bike
Cannondale è diventata un punto di riferimento per tutte le discipline del mondo bike

I singoli modelli Cannondale LAB71 saranno disponibili nelle specifiche categorie di bici da strada, gravel, Mtb ed e-bike dal prossimo primo giorno di marzo.

Cannondale

Un viaggio curioso nei pensieri di Ganna

28.01.2023
8 min
Salva

In vacanza dopo il mondiale su pista, Pippo Ganna era sparito dai radar. Il 2022 era iniziato a febbraio con l’Etoile de Besseges e si era chiuso il 14 ottobre con l’oro iridato nell’inseguimento individuale. Nel mezzo 67 giorni di corse su strada, il primo Tour, gli europei della crono a Monaco, i mondiali australiani, il record dell’Ora e l’argento del quartetto ugualmente ai mondiali.

Lo abbiamo ritrovato in Argentina, di buon umore, pronto per ripartire e senza più gli occhiali, spariti dopo l’intervento.

Contento di aver ripreso o si stava meglio in ferie?

Ho fatto 5 settimane e mezza di vacanza quest’anno, alla terza ero già in palestra a fare spinning per sudare, perché non riuscire a sudare non mi dava le endorfine che mi servivano, quindi ero un pochettino arrabbiato (sorride, ndr). Diciamo che siamo una categoria cui manca ogni tanto fare lo sforzo. Ti manca fare la fatica, ne hai bisogno. Magari uno da fuori pensa che sei stupido a essere in vacanza e pensi ad allenarti. Ma se mi vedo con la pancia, non riesco a guardarmi allo specchio, quindi era più uno star bene, mantenere la forma. Poi a casa ho ricominciato con i primi blocchi. Ero in ritiro con il team, facevo fatica in salita, mi staccavano e mi aspettavano in cima. Però non me ne vergogno, non era mica la prima corsa di stagione…

Ganna e i bambini: i piccoli tifosi argentini lo hanno cercato ogni giorno
Ganna e i bambini: i piccoli tifosi argentini lo hanno cercato ogni giorno
Infatti quella la stai facendo adesso.

Siamo qua e sono felicissimo della scelta. Ho fatto anche il punto con Dario (Cioni, ndr), ero indietro di circa 32 ore rispetto all’anno passato. Ho fatto l’operazione agli occhi che ha inciso. Ho lasciato una buona settimana di allenamento, vorrà dire che entrerò in condizione una settimana dopo, ma non credo che cambierà qualcosa.

Potrebbe essere un problema per gli europei di febbraio?

No, perché quelli sono sforzi brevi e intensi che ormai ho nelle gambe. Qui ho sofferto un po’ le ore, che mi erano mancate in una settimana fra viaggio e qualche problema di stomaco. Però nei giorni scorsi, quando s’è potuto siamo tornati in bici dopo la tappa e abbiamo preso un’altra mezz’oretta in più di allenamento, che è servita e servirà per il per il futuro. Stiamo lavorando bene.

Qual è stato il giorno più bello del 2022?

Eh, quando è finito il Tour (sorride, ndr). Finalmente ero tranquillo, non dovevo più limare, finalmente potevo rilassarmi un attimo. Come debutto è stato pesante, devo essere sincero. E sapendo poi che è stato il Tour più tirato della storia, ho capito perché ero stanco, perché partivo la mattina e sapevo già di avere mal di gambe. Non è stato bello.

Subito gli europei, poi le classiche, il Giro e i mondiali: tutto in sette mesi. Hai un programma già super definito?

Fino a metà stagione sarà una corsa a tappe continua. Questi europei, l’ho detto a Marco (Villa, ndr), li farò per i punti della qualifica olimpica, quindi arriverò su per fare il quartetto, poi tornerò a casa per concentrarmi sulla strada e stare anch’io un attimo più tranquillo. Perché il 14 riparto per l’Algarve e da lì diretto in altura. Poi Tirreno, Sanremo e classiche. Di nuovo altura e Giro. Mi hanno chiesto quanti giorni sia fuori casa, forse faccio prima a dire quanti giorni ci sono (ride, ndr).

Perché ti piace così tanto la pista?

Per la fatica e la sicurezza che puoi avere in pista. Per il gruppo che si è formato. E per l’ambiente che si crea nelle competizioni. Su strada, li vedi passare: schiocco di dita ed è finita la gara. In pista, hai le 3-4 ore dove vivi la gara fino alla fine. Il bello della pista è quello, che riesci a seguire la corsa in ogni minimo particolare. Per quanto anche la televisione possa farti vedere una corsa in linea, ma non è mai come viverla dal vero.

A gusto tuo, è meglio fare quattro ore su strada o quattro ore di lavoro in pista?

Quattro ore su strada. Quattro ore su pista non le consiglio. Le ho fatte, ma non le consiglio (ridacchia, ndr).

Alcuni colleghi, ad esempio Wiggins, hanno vinto le loro Olimpiadi e poi hanno mollato la pista. A te lo hanno consigliato…

Ci sono le Olimpiadi. Poi alla fine, quando vinci le Olimpiadi, sono tutti lì. Facciano quello che vogliono, a me ormai…

Invece il mondiale come lo vedi? Tu in teoria potresti fare una marea di specialità.

In teoria, ma il calendario è troppo fitto e devi fare delle scelte, che probabilmente ricadranno sul quartetto e sulla crono. Forse il calendario del mondiale è fatto così anche per simulare una futura Olimpiade, vediamo come sarà questa formula e le scelte da fare.

La tua ambizione è la stessa in pista e su strada? 

Sì, ogni volta che metto il numero sulla schiena non lo faccio per partecipare e a 10 chilometri dall’arrivo tirare i remi in barca. Lo faccio per esserci fino al finale. In supporto per il team o se ho carta bianca, per fare la mia corsa.

La Vuelta a San Juan per Ganna è stata l’occasione per recuperare ore e fare ritmo
La Vuelta a San Juan per Ganna è stata l’occasione per recuperare ore e fare ritmo
Senti di dover guadagnare un po’ di sicurezza su strada? Ad esempio per la Roubaix?

Più che sicurezza, parlerei di esperienza. Sapere dov’è il miglior momento per attaccare, dov’è il miglior momento per andare avanti. Faremo delle ricognizioni prima della Roubaix, anche per studiare questi aspetti. Tra sfortuna e mille inghippi, devi essere bravo a reagire. Forse l’anno scorso l’ho fatto con un po’ troppa cattiveria, quindi devo essere capace anch’io a stare più tranquillo in certi frangenti e magari risparmiare, perché nel finale torna tutto. Con il team ho la massima libertà, il massimo supporto. Vedremo cosa faremo in avvicinamento anche di questa gara.

Strada e pista sono due mondi diversi oppure comunicanti?

Il mezzo è abbastanza simile, ma sono mondi completamente diversi. Credo la pista sia un po’ più leggera. L’aria che si respira non ha troppi stress, quelli li ha Villa (ride, ndr). Invece su strada è come avere un fucile puntato con un bel tabellone grosso e rosso dietro di te. Quindi appena sbagli qualcosa, sono tutti pronti a puntare il dito.

Qual è la cosa più bella che ti sei portato via dal record dell’Ora?

Forse il calore della gente. Perché non si può dire che sia stata una bella gara, soprattutto negli ultimi 15 minuti. Ricordo il mal di gambe e al sedere. Però potendo rifarla, la farei uguale e forse più forte. So cosa mi aspetta ora. Potrei magari… Non lo so, non ci penso, non voglio pensarci. 

Nella tappa di ieri all’Alto del Colorado, Ganna ha aiutato Bernal poi ha preso per sé il secondo posto
Nella tappa di ieri all’Alto del Colorado, Ganna ha aiutato Bernal poi ha preso per sé il secondo posto
La fatica ha un buon sapore?

Non la fai con piacere, ma perché sai che serve. Non so a chi piaccia far fatica, devi essere un po’ autolesionista. Più di una volta sei a fare i lavori intensi, dove devi essere veramente vicino al limite, senti le gambe che bruciano, il cuore a tutta, il fiato corto e ti viene da rialzarti. Però dici: «No, mi serve. Perché quando sarò in quella situazione in gara e soffrirò allo stesso modo, sarò pronto, sarò là». Se non lo fai in allenamento, in gara molli.

L’ultima, poi ti lasciamo andare: come lo vedi Egan?

Bene da vicino, da lontano faccio ancora un po’ fatica (ride, ndr). Dopo l’intervento agli occhi devo ancora abituarmi a un modo diverso di vedere, in bici devo prenderci la mano, ma ci vedo benissimo. Tornando a Egan, sembra felice. Lo vedo felice, è tornato se stesso un anno dopo.