E se Gilbert passasse le consegne ad Oldani?

23.04.2021
4 min
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Correre in Belgio con la maglia della Lotto Soudal è una bella responsabilità. Un onore, sicuramente, ma anche un “onere” se vogliamo. Con quei colori non sei uno qualunque. E Stefano Oldani lo ha capito bene. Specie da quando quella maglia la indossa anche Philippe Gilbert.

Proprio dieci anni fa, in questa settimana, il vallone mise a segno una tripletta tutt’ora storica: Amstel, Freccia e Liegi. Tre nomi che si rincorrono come una filastrocca e che Philippe infilò con tre sprint da capogiro. Stefano magari era piccolo all’epoca, ma questa storia deve averla sentita. Anzi proprio Gilbert gli ha raccontato qualcosa in merito, come vedremo.

Stefano Oldani (23 anni) ha nelle gambe già 31 corsa di corsa
Stefano Oldani (23 anni) ha nelle gambe già 31 corsa di corsa

Oldani stakanovista

«La mia stagione sta andando bene – racconta Stefano – ho corso tanto finora, quindi adesso sono un po’ stanchino e infatti non dovrei più correre prima del Giro d’Italia. E non che il Giro non fosse in programma, solo che non erano previste altre corse, come i Paesi Baschi. C’è stato qualche caso di Covid e sono stato richiamato.

«Quando ti trovi poi a dover riposare prima di un evento così, c’è poco da fare nelle due settimane che restano: qualche richiamo per riattivarmi, ma nulla di più. Qualche lavoretto di brillantezza per tenere la fiamma accesa, come la chiamiamo noi. Devi stare attento a mangiare. Sai che non devi abbuffarti soprattutto nei giorni in cui non tocchi la bici. Però è importante concedersi anche qualche piccolo sfizio, perché poi in quelle tre settimane non puoi sgarrare». 

Al via della Freccia, Oldani e Gilbert (alle sue spalle) sono andati insieme al foglio firma
Al via della Freccia, Oldani e Gilbert (alle sue spalle) sono andati insieme al foglio firma

Verso il Giro

«L’obiettivo – riprende il lombardo – è una vittoria di tappa o perlomeno un podio, l’anno scorso ho fatto due buoni piazzamenti. Quest’anno voglio essere più competitivo sui miei percorsi, quelli più duri con arrivi ristretti ma non voglio crearmi troppi film in anticipo. 

«Come squadra andremo all’attacco com’è nella filosofia della Lotto. Ci sarà De Gendt che è uno dei grandissimi attaccanti del gruppo e come lui ci saranno altri cacciatori di tappe. Ci sarà poi Caleb Ewan che punterà alle volate e ci sarò anch’io. Vedremo un po’ cosa riusciremo a ottenere».

Gilbert (39 anni a luglio) sta cercando la condizione migliore
Gilbert (39 anni a luglio) sta cercando la condizione migliore

Un maestro d’eccezione

Philippe Gilbert al Giro non ci sarà o almeno è molto probabile. Con Stefano parliamo proprio di lui. «Correre con questo signore qui – indicando il belga – è tanta roba», gli diciamo…

«Mamma mia – ribatte Oldani – pensate che io sono anche in camera con lui. Sì, sì… per me è un’esperienza speciale. Da un campione come Philippe puoi solo imparare tanto, osservare, cercare di assorbire il più possibile». 

Tra i due ci sono 16 anni di differenza, una carriera in pratica. Proprio 16 anni fa, Gilbert diventava pro’ e al terzo giorno di gara tra i grandi vinceva la sua prima corsa, la seconda tappa al Tour de Méditerranée. Si capì subito che sarebbe potuto diventare un asso. 

Alla Parigi-Nizza di quest’anno, nella prima tappa Oldani e Gilbert, sono stati in fuga insieme (foto di apertura) e anche questo dice che tra i due l’intesa c’è. E’ stato proprio nella corsa a tappe francese che il belga ha chiesto al team di condividere la stanza con Stefano. E per questo Oldani fa bene a stargli vicino il più possibile: se cogliesse anche solo la metà del suo palmares, l’Italia ritroverebbe un vero campione per le classiche. Ma deve approfittarne.

Infatti, pochi giorni fa Philippe ha annunciato il suo ritiro. Si fermerà alla scadenza del contratto con la Lotto, che avverrà alla fine della prossima stagione, quindi nel 2022.

Gilbert e l’immagine della sua vittoria alla Freccia 2011, conquistata per distacco
Gilbert e l’immagine della sua vittoria alla Freccia 2011, conquistata per distacco

E quel video…

L’ex iridato paga ancora i postumi dei dolori al ginocchio. Ha saltato la prima parte delle classiche e adesso, dice lui, può allenarsi al meglio. A noi è sembrato sì contento di essere al via della corsa che forse ama di più (così almeno dicono i belgi che lo conoscono meglio, anche più della Liegi), ma certo non era tiratissimo. Si vedeva che non era al top. Insomma voglia tanta, gambe meno.

«Philippe – riprende Oldani – è sempre motivato, nonostante abbia annunciato il ritiro. Era abbastanza ovvio alla sua età (quando smetterà avrà 40 anni, ndr) e si è tolto tantissime soddisfazioni. Ha raggiunto tanti obiettivi, quindi ha ancora poco da fare in tal senso. Però quando attacca il numero sulla maglia è sempre super motivato. Poi questi sono i suoi percorsi… Pensate che proprio alla vigilia della Freccia, in camera prima di andare a dormire, mi ha girato il video di quando ha vinto sul muro d’Huy. Io l’ho visto e poi gli ho detto: Eh, quando è così, con quelle gambe, è come giocare alla Play!».

Stefano Oldani su Ridley Helium

La Lotto Soudal prosegue con Ridley

20.04.2021
5 min
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La squadra belga Lotto Soudal sta correndo la stagione 2021 confermando i partner tecnici del 2020, vale a dire biciclette Ridley, gruppo e ruote Campagnolo, manubri e reggisella Deda Elementi. Andiamo a vedere le caratteristiche delle biciclette di Tim Wellens e Philippe Gilbert e compagni, su cui correranno anche gli italiani Filippo Conca e Stefano Oldani. E proprio a quest’ultimo, che l’ha già usata nel 2020, abbiamo chiesto qualche impressione.

Helium, feeling perfetto

La Lotto Soudal dispone di due modelli di biciclette: la Helium SLX e la Noah Fast. La prima spicca per la leggerezza, mentre la seconda è pensata per la velocità.
«Per le mie caratteristiche tecniche preferisco usare la Helium – inizia a raccontarci Stefano Oldani – visto che mi difendo bene in salita, prediligo la leggerezza, anche se ho provato poco la Noah Fast. La Helium sembra più reattiva e più semplice da guidare, anche in discesa riesco a farla girare meglio. E poi grazie al lavoro fatto da Deda Elementi insieme a Ridley, ha tutti i cavi integrati e quindi non è solo leggera ma anche aerodinamica. Per la nuova stagione mi sono posto l’obiettivo di pedalare di più sulla Noah così da poterla usare nelle corse in cui darà i maggiori vantaggi».

La Ridley Helium SLX la bici preferita da Stefano Oldani
La Ridley Helium SLX la bici preferita da Oldani che spicca per la sua leggerezza

Capitolo ruote

Per quanto riguarda le ruote Campagnolo, Oldani ci ha confermato quella che è una tendenza sempre più consolidata: «Ho usato tutto l’anno le Bora One da 50 millimetri, mi sono trovato veramente bene, sono molto leggere e hanno una scorrevolezza super. Da diversi studi risulta che il profilo da 50 dona diversi vantaggi sia sui percorsi piatti, ma anche su quelli misti. La ruota da 35 l’ho usata solo all’anteriore alle Strade Bianche, perché su quel terreno si guidano un po’ meglio e poi perché in certi tratti c’era vento e volevo evitare su un terreno già difficile di avere l’effetto bandiera con il profilo più alto». Oltre alla Bora One, per quest’anno i corridori della Lotto Soudal potranno contare anche sulle nuove Bora Ultra WTO con i profili da 33, 45 e 60 millimetri.

Super Record ottimo

Per quanto riguarda il gruppo Super Record EPS Oldani ci conferma l’ottimo funzionamento: «Mi trovo molto bene, soprattutto la frenata del disco è molto fluida e le pastiglie non toccano mai con il disco. Per quanto riguarda i rapporti uso il 39-53 con un pacco pignoni 11-29. Solo una volta ho usato un pacco pignoni 11-32, ma era alla Tirreno dove c’era da fare il muro dedicato a Pantani a Saturnia. Per il prossimo anno stavo pensando di usare il 54, ma ho visto che sulle salite pedalabili risulta un po’ troppo impegnativo e poi la catena lavora male perché devi alleggerire maggiormente dietro, quindi penso che resterò con il 53 anche se alcune volte si frulla un po’!»

Helium = leggerezza

Dopo aver sentito le impressioni di Stefano Oldani vediamo nello specifico le biciclette. Iniziamo con il modello che si distingue per la sua leggerezza: la Helium SLX. Il telaio di questo modello della casa belga fa registrare un peso di 750 grammi nella taglia M. Per raggiungere questo peso i tecnici Ridley hanno utilizzato diverse fibre di carbonio, dalla più flessibile Toray da 24 ton fino alla più rigida Toray da 60 ton. Ovviamente per trovare l’equilibrio giusto fra leggerezza, rigidità verticale e comodità sono state studiate le forme e gli spessori dei singoli tubi e poi è stato stratificato il carbonio combinando i diversi moduli. Il carro posteriore presenta i foderi verticali ultrasottili per aumentare il comfort e migliorare la rigidità verticale. Tutte queste caratteristiche ne fanno la bicicletta preferita da Thomas De Gendt e Tim Wellens, oltre che dal nostro Oldani.

Ridley Noah
La velocissima Ridley Noah Fast Disc amata da Caleb Ewan
Ridley Noah
La velocissima Noah Fast Disc molto amata dal “folletto” Caleb Ewan

Noah = velocità

Per i corridori della Lotto Soudal che amano la velocità, vedi Caleb Ewan, c’è la Noah Fast Disc. Per aumentare l’efficienza aerodinamica di queste bici oltre ad ottimizzare la forma dei tubi con un profilo Naca, è stata utilizzata la tecnologia F-Surface Plus. In pratica i tecnici Ridley hanno applicato una superficie texturizzata, simile alle scanalature di una pallina da golf, nelle posizioni strategiche. Queste scanalature creano una minuscola turbolenza che permette al flusso d’aria principale di seguire meglio i profili dei tubi. Il vantaggio principale di questa tecnologia è che maggiore sarà il vento e più grande sarà il vantaggio aerodinamico che si verrà a creare.

Dean Fast per le crono

La tecnologia F-Surface Plus è stata applicata anche alla bicicletta da cronometro: la Dean Fast. Una particolarità di questa bicicletta è che i forcellini sono gli stessi di una bici da strada standard. Questa scelta permette di cambiare la misura dei pneumatici tenendo la ruota posteriore sempre ben coperta dietro al tubo verticale, per mantenere la massima efficienza aerodinamica. Per quanto riguarda i freni, sono ancora i tradizionali caliper. A livello di manubrio i corridori della Lotto Soudal possono contare sulle prolunghe Jet di Deda Elementi.

Ridley Dean Fast con Tim Wellens
Tim Wellens durante i test pre stagionali sulla Ridley Dean Fast
Ridley Dean Fast con Tim Wellens
Tim Wellens durante i test pre stagionali sulla Dean Fast (foto Facepeeters)

La scheda tecnica

GruppoCampagnolo Super Record EPS
RuoteBora One/Bora Ultra WTO
PneumaticiVittoria
ManubrioDeda Elementi
Sella Selle Italia
Reggisella Ridley/Deda Elementi
PedaliLook

Un tocco italiano

Per quanto riguarda il gruppo che viene utilizzato dai ragazzi della Lotto Soudal troviamo il Campagnolo Super Record EPS 12 Speed Disc, di cui i corridori sono molto soddisfatti. Anche per quanto riguarda le ruote è stata confermata la collaborazione con Campagnolo, che fornisce le Bora One 35 e 50 più la nuova famiglia di Bora Ultra WTO, ovviamente tutte in versione disco. Per le cronometro ci sono all’anteriore le ruote Bora WTO 77 e per la posteriore la lenticolare Bora Ultra TT. Parlano italiano anche i manubri e i reggisella con i materiali firmati Deda Elementi, nello specifico vengono forniti manubrio e attacco Superzero in carbonio e due tipi di reggisella sempre in carbonio: Superzero e Superleggero. Anche i pneumatici sono di produzione italiana, infatti la Lotto Soudal usa i Vittoria Corsa 2.0 in graphene. Per finire un occhiata ai pedali che sono forniti da Look.

Team Israel Start-Up nation e caschi HJC

HJC, da Oldani le dritte per Froome e Van Avermaet

07.01.2021
4 min
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Con lo scoccare del 2021 e la stagione pronta a partire si svelano finalmente le nuove dotazioni tecniche delle varie squadre. Tra i tanti cambiamenti abbiamo notato i caschi HJC che verranno indossati dai corridori della Israel Start-Up Nation e dell’Ag2r Citroen. Per farci raccontare questi caschi abbiamo parlato con Stefano Oldani della Lotto Soudal che li ha utilizzati nella stagione appena finita, e con Andrea Nicolosi, Area Sales Specialist per HJC in Italia.

Israel Start-Up Nation e Ag2r

Grandi cambiamenti per il Team Ag2r Citroen e per la Israel Start-Up Nation. Tra questi, c’è anche il casco che utilizzeranno Chris Froome, arrivato alla Israel Start-Up Nation, e Greg Van Avermaet sbarcato all’Ag2r Citroen. I caschi che verranno dati in dotazione alle due squadre sono l’Ibex e il Furion.

Per conoscerli meglio abbiamo chiesto a chi li ha usati nella stagione scorsa.
«Devo dire che mi sono trovato bene con i caschi HJC – esordisce così Stefano Oldani – ne avevamo in dotazione due modelli, quello più aperto che è l’Ibex e quello più aerodinamico che si chiama Furion. Li ho alternati molto durante la stagione. Mettevo il Furion nelle gare più veloci, mentre l’Ibex lo utilizzavo nelle gare con più salita per via della sua maggiore ventilazione e perché riuscivo ad incastrarci bene gli occhiali».

Chris Froome alla Israel
Chris Froome in una delle prime uscite 2021 con il casco Ibex
Chris Froome alla Israel
Chris Froome in una delle prime uscite 2021 con il casco Ibex

Chiusura innovativa

Il corridore della Lotto Soudal ci ha spiegato che la sua soddisfazione per i caschi HJC era dovuta anche al sistema di chiusura innovativo di cui sono dotati.
«In pratica ci sono cinque fori a destra e a sinistra nella zona delle tempie – ci spiega Oldani – e bisogna sceglierne uno in base alla propria misura della testa. Dietro non c’è la rotellina, ma c’è una molla precaricata che tiene in tensione il casco e si adatta automaticamente in base agli spostamenti che si fanno con la testa mentre si pedala». Questo sistema di regolazione si chiama Selfit ed è in dotazione sia all’Ibex che al Furion. Tra le varie qualità che ci ha raccontato Oldani c’è anche l’aspetto estetico: «Anche a livello di design sono molto belli, hanno una bella forma».

Stefano Oldani Tirreno 2020
Stefano Oldani impegnato in una gara 2020 con il casco Furion
Stefano Oldani Tirreno 2020
Stefano Oldani impegnato in una gara 2020 con il casco Furion

Per HJC è un onore

L’impegno di HJC per il 2021 si è moltiplicato ed è passato da una squadra a due squadre World Tour, con corridori di primo piano che lotteranno sia per le classiche che per i grandi giri a tappe.
«Per HJC è un grande impegno e un onore avere corridori come Chris Froome – ci racconta Andrea Nicolosi – speriamo che contribuisca a far conoscere maggiormente questo marchio che è già fra i leader nel settore delle moto».

Niente imbottiture

In effetti le qualità tecniche dei caschi HJC sono molte, infatti oltre all’innovativo sistema di chiusura di cui ci ha parlato Oldani, ci sono altre caratteristiche interessanti.

«Nei caschi HJC sono state tolte le classiche imbottiture grazie alla tecnologia Coolpath, che agevola il flusso d’aria interno – ci spiega Nicolosi – inoltre, la calotta è stata disegnata in modo tale che rimanga sempre staccata dalla testa, in questo modo non si creano problemi in termini di comodità».

Nans Peters nuovo casco HJC Ibex
Nans Peters mostra il casco Ibex con i colori dell’Ag2r Citroen
Nans Peters nuovo casco HJC Ibex
Nans Peters mostra il casco Ibex con i nuovi colori dell’Ag2r Citroen

Leggeri e sicuri

Ovviamente non poteva mancare il fattore sicurezza.
«Tutti i caschi HJC sono dotati di protezione Roll Cage – continua Nicolosi – si tratta di un’armatura interna in titanio che rimane intatta in caso di rottura del casco dovuta ad una caduta». Andrea Nicolosi ci tiene a sottolineare che: «Il Furion è il casco aerodinamico più leggero sul mercato, nella taglia M pesa solo 190 grammi». Per la precisione aggiungiamo anche il peso dell’Ibex, che si attesta a 200 grammi sempre nella taglia M.

Aerodinamici

Infine, sottolineiamo come sia l’Ibex che il Furion sono stati sviluppati in galleria del vento e sfruttano l’effetto Venturi, denominato da HJC Venturi Dynamics. Con questo sistema si massimizza l’efficienza aerodinamica sfruttando la differente pressione del flusso d’aria che entra nel casco tramite i fori della parte frontale e viene scaricata attraverso l’apertura posteriore. Questo porta anche ad un maggiore dissipamento del calore interno.

Ehi Conca, Oldani ha qualcosa da dirti

17.11.2020
3 min
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Presto Filippo Conca raggiungerà Stefano Oldani alla Lotto Soudal. Entrambi classe 1998, saranno gli unici due italiani in questa storica squadra belga. E correre all’estero, si sa, per noi italiani non è mai facile, specialmente a 22 anni. 

Un po’ di esperienza però Oldani l’ha messa nel sacco. Ed è pronto a metterla a disposizione di Conca.

Un anno in Lotto, qual è stata la prima difficoltà?

La lingua. Non è stato facilissimo all’inizio. Era da un po’ che non parlavo inglese. Alla Kometa-Xstra Cycling comunicavamo soprattutto in spagnolo. Però devo dire che l’ho ripreso abbastanza velocemente. Ho visto che Conca ha qualche difficoltà, ma non se ne deve fare un problema.

Oldani al Giro d’Italia
Oldani al Giro d’Italia
Che ambiente hai trovato tu e che troverà Filippo?

Ai giovani soprattutto non mettono pressione. E’ un ambiente che mi è subito piaciuto molto. Alla Lotto, ma da quel che vedo anche in altri team stranieri, vivono le cose con più tranquillità. Spesso in Italia si parla troppo, si parla in tanti, alla Lotto si parla il giusto. A volte anche i corridori si lamentano delle tattiche, qui non succede. Meno parole, più fatti. Non sono mai stato infelice di essere l’unico italiano.

Vista così, ti immaginiamo con la valigia in mano che suoni al campanello della Lotto: “Ciao sono Oldani, corro con voi!”. E’ andata così?

Ah, ah, ah… Avevo un po’ d’ansia la prima volta. A me piace interagire, imparare e mi dava fastidio quando parlavano e non capivo. Ma una volta ripresa la padronanza della lingua, mi sono sbloccato ed è ritornato forte l’entusiasmo. Pedalavo e avevo Gilbert, Degenkolb o Ewan a fianco, magari sovra pensiero mi ritrovavo a sorridere da solo.

Quanto sei cresciuto quest’anno?

Ho fatto delle belle esperienze, anche se compresse in pochi mesi alla fine. Ho debuttato alla Strade Bianche ed è stato un po’ traumatico, poi il Giro e già questo mi ha fatto crescere molto.

Ma è vero che in Belgio i corridori delle loro squadre sono un po’ come i calciatori da noi?

Anche io chiedevo di questa cosa e per quel poco che ho visto nel ritiro che facemmo a dicembre scorso posso dire che nelle Fiandre può anche starci, ma in Vallonia… molto meno.

Avete bici Ridley, Helium e Noah: tu quale hai scelto? E quale consiglieresti a Conca?

Belle bici! Ne abbiamo quattro. Io ho scelto tre Helium e una Noah. Quest’ultima è il modello aerodinamico di Ridley. L’ho usata nella prima tappa della Tirreno. Però mi trovo meglio con la Helium: è più leggera e poi la sento anche più pronta. Per quanto riguarda Filippo, la sera dell’ultima tappa del Giro è venuto a ritirare la bici e ho visto che ha scelto una Helium. Il che ci sta visto che è uno scalatore.

Filippo Conca al Giro U23, chiuso al 5° posto
Filippo Conca al Giro U23, chiuso al 5° posto
Tu e Conca già vi conoscete, giusto?

Sì, eravamo compagni di camera al Tour de l’Avenir l’anno scorso.

E come lo vedi, teso?

Nella prima videoconferenza che abbiamo fatto era “tesuccio”, ma in confronto a me è già sciolto!

Ricapitolando che consigli gli daresti?

Di stare tranquillo perché è un ambiente… tranquillo. Di curare l’inglese e soprattutto di farsi trovare pronto. Perché il livello del WorldTour è incredibile. Sento di giovanissimi e juniores che vogliono passare subito, ma non è semplice “sopravvivere”. Filippo deve allenarsi al meglio e prepararsi anche mentalmente a prendere delle legnate. Io per esempio alla Tirreno che non ero in forma ho sofferto tantissimo, per fortuna al Giro è andata meglio.

Stefano Oldani, Giro d'Italia 2020

Oldani, la prima volta e quella chat…

27.10.2020
3 min
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Stefano Oldani è un libro da sfogliare. Il milanese di 22 anni, che dal 2020 corre con la Lotto Soudal, ha appena concluso il primo Giro d’Italia e nel momento in cui gli abbiamo chiesto come si sentisse, se fosse contento di tornare a casa, ha risposto con un candore illuminante.

«Sono contento perché sono riuscito a finirlo – ha detto – ma ho un po’ di malinconia perché dopo così tanto tempo con i compagni e il personale della squadra, andare via e pensare di non vederli per qualche mese è un po’ triste».

Stefano si è prima messo in luce con il Team Colpak, poi è passato alla Polartec-Kometa e al Giro di Val d’Aosta del 2019, dopo un secondo posto di tappa, assieme al suo procuratore Manuel Quinziato, ha scelto di firmare per la squadra belga che più delle altre si è fatta avanti con decisione. Oltre a parlarci di sé, tuttavia, Stefano racconterà un dettaglio molto interessante (e inedito) sullo sciopero di Morbegno: lettura da consigliare ai vertici di Rcs e a coloro che hanno sostenuto di aver saputo delle richieste dei corridori soltanto all’ultimo momento.

Stefano Oldani, Giro d'Italia 2020
In fuga a San Daniele del Friuli: primo Giro condotto con un buon piglio
Stefano Oldani, Giro d'Italia 2020
In fuga verso San Daniele del Friuli
Come è stato il primo Giro?

Me lo aspettavo duro, ma in alcune fasi è stato oltre ogni immaginazione. Lo Stelvio è stato una dura prova fisicamente e mentalmente. Più di testa che di gambe, perché ho passato la giornata nel gruppetto e davvero non passava più. E quando siamo arrivati ai piedi della montagna, eravamo già tutti stanchi. In più, due giorni prima ero stato in fuga, e avevo addosso ancora quella fatica.

Qual era il tuo obiettivo?

Finirlo, che per un neopro’ non è scontato. Sapevamo di non avere un leader, quindi potevamo giocare le nostre carte. Io mi sono buttato in qualche sprint, ho centrato due piazzamenti nei dieci e alla fine sono soddisfatto. Qualche dubbio di arrivare in fondo l’avevo, ma ero preparato a fare fatica e non riuscivo a immaginare di ritirarmi.

Come ti sei trovato in gruppo?

Bene, ho parlato con tutti e intanto marcavo a uomo Guarnieri per non andare fuori tempo massimo. Dove c’era Jacopo, c’ero io e stavo tranquillo,

E’ vero in primavera ti sei allenato spesso con Bennati?

Confermo. La mia ragazza si chiama Lavinia e abita dalle stesse parti, così mi è capitato di allenarmi con lui. Lo avevo conosciuto in Spagna, nella stessa corsa in cui cadde e si fece male alla schiena. Gli ho chiesto consigli, è diventato un punto di riferimento cui rubare i segreti del mestiere. Ci sentiamo spesso. La dritta più importante è stata quella di trovare il mio equilibrio. «Non impazzire dietro alle diete e alle preparazioni strane – mi ha detto – come accadde a me prima di un Tour, in cui ero magrissimo ma non avevo forza. In bici devi stare bene, altrimenti non rendi». E io vivo così, vado avanti a sensazioni e non peso il cibo.

Il Giro ti ha detto che corridore sarai?

Sapevo di essere abbastanza veloce, ora ho capito che me la cavo anche in salita. Per cui, quando avrò la forza necessaria, potrò giocarmi le classiche dure che magari si chiudono in volata.

Sei nella Lotto, la squadra additata per aver scatenato lo sciopero di Morbegno. Come è andata?

Sapevo poco. Da diversi giorni, sulla chat del Cpa i ragazzi dicevano di voler accorciare la tappa. Lo so bene perché ero in camera con Adam Hansen, che è il rappresentante dei corridori nel Cpa. Lo chiamavano da giorni, non so se abbiano avvertito prima Rcs, ma a quanto ho capito nessuno ha mosso un dito.

E poi?

E poi… volete ridere? Hansen quel giorno voleva andare in fuga, ce lo diceva da una settimana, perché sarebbe piovuto e a lui piace la pioggia. Così siamo andati alla partenza ed eravamo allineati in venti, ma all’improvviso Adam è stato chiamato ed è dovuto andare a parlare con Vegni per il ruolo che riveste. Mi dispiace per lui, ha dovuto farlo, ma avrebbe preferito andare in fuga.

I vertici del Cpa sono nella chat, quindi sapevano cosa si scriveva da giorni?

Immagino di sì.

Chiudiamo questa porta: cosa farai quest’inverno?

Bisognerà vedere le chiusure Covid. Non avrei fatto vacanze, preferisco starmene a casa. E per fortuna Lavinia è venuta su, quindi alla peggio resterà mia prigioniera a casa mia, a Busto Garolfo, in Lombardia.