Presentazione Copa d'Oro 2019, Stefano Casagranda, Ugo Segnana

Coppa d’Oro, l’eredità di Casagranda nel ricordo di Ugo Segnana

09.11.2025
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«Stefano mancherà soprattutto perché sapeva fare squadra – dice Ugo Segnana – e sapeva coinvolgere le persone con una battuta e col suo modo di fare. Certe volte era diretto e anche dissacrante, senza mai prendere troppo sul serio le cose che non lo meritavano. Soprattutto aveva un gran coraggio, a volte al limite dell’incoscienza, ma non ha mai fatto pesare a nessuno il fatto di prendere su di sé tutte quelle responsabilità».

Ugo Segnana è stato per anni l’anima tecnica della Coppa d’Oro di Borgo Valsugana. Questa volta il compito che gli abbiamo assegnato lo porterà ad abbassare il tono e immergersi in ricordi per metà dolci e per metà dolorosi. E’ passato poco più di un mese dalla morte di Stefano Casagranda e questo tempo così veloce ha sommerso i giorni sotto i tanti eventi che si sono succeduti. Forse però vale la pena fermarsi per qualche istante e chiedersi quale sia stata l’eredità di Stefano per la Coppa d’Oro e la gente di Borgo che ogni anno riusciva a coinvolgere. E Ugo Segnana è la persona più giusta per spiegarlo.

Alla Coppa d’Oro partecipano sempre più di 500 ragazzi, un paio d’anni fa fu sfondato il muro dei 700 (foto Mosna)
Alla Coppa d’Oro partecipano sempre più di 500 ragazzi, un paio d’anni fa fu sfondato il muro dei 700 (foto Mosna)
Che cosa ha significato per Ugo Segnana avere il corridore di casa, l’ex professionista al lavoro per la Coppa d’Oro?

Una cosa determinante. Io venivo da anni come direttore sportivo, ma non avevo mai corso in bici. Giocavo a calcio e poi ho pedalato da amatore. Però il ciclismo mi ha sempre appassionato. Nel frattempo mio cognato era diventato presidente del Veloce Club Borgo, poi si è candidato a diventare sindaco e a quel punto abbiamo chiesto la disponibilità a Stefano.

La soluzione giusta?

La migliore che si potesse fare, perché Stefano è una persona eccezionale, la persona giusta nel posto giusto. E quando ha accettato, gli ho dato la parola che ho mantenuto sino alla fine, che ci sarei stato fino a che ci fosse stato lui. Poi negli anni sono cambiate alcune normative provinciali ed è stato necessario far confluire l’Associazione Coppa d’Oro nel Veloce Club Borgo. Stefano presidente e io sempre al suo fianco. Insieme abbiamo fatto la Coppa d’Oro, ma anche la Settimana Tricolore, i campionati italiani paralimpici, il Meeting dei Giovanissimi e altre manifestazioni.

La Coppa d’Oro è cresciuta tantissimo…

Essendoci trovati in due, con due visioni abbastanza spregiudicate, avevamo capito che la manifestazione avesse delle potenzialità incredibili. Partendo dai giovanissimi con la Coppetta d’Oro, avremmo potuto intercettare una fetta di ragazzi da seguire per buona parte della loro carriera. Da lì abbiamo iniziato a ragionare. Abbiamo portato la Coppetta su due giorni, perché i numeri lo imponevano. Poi abbiamo fatto crescere la Coppa Rosa e pensato di far diventare la Coppa di Sera un appuntamento importante. In un primo momento abbiamo fatto le gare uniche, poi le abbiamo sdoppiate. Dai giovanissimi sino agli allievi passano praticamente tutti qui. E’ una festa del ciclismo, la festa del ciclismo giovanile: quello vero. Quello che rimane ancorato ai paesi, alle realtà locali, alle società che portano i bambini a correre da piccoli.

Veloce CLub Borgo 2025, foto bambini dopo la morte di Stefano Casagranda
Una foto per salutare Casagranda pochi giorni la sua scomparsa: il VC Borgo non si è fermato, come lui aveva chiesto
Veloce CLub Borgo 2025, foto bambini dopo la morte di Stefano Casagranda
Una foto per salutare Casagranda pochi giorni la sua scomparsa: il VC Borgo non si è fermato, come lui aveva chiesto
Stefano, ex corridore, si è trovato subito a suo agio?

Stefano – sorride Segnana – era la persona più buona che io abbia conosciuto. Buono nell’animo, su di lui non puoi dire niente. E’ sempre stato molto ironico, non si è mai preso troppo sul serio. Noi lo chiamavamo “Champion” perché era il campione del paese, aveva vinto il campionato italiano allievi, aveva corso professionista, aveva raggiunto anche dei bei risultati. Però lui su questo faceva ironia, non imponeva alcun distacco. Era uguale con tutti, nella vita privata come fuori. Non lo abbiamo mai percepito come inarrivabile. Si è sempre messo al livello degli altri: fossero quelli che dedicavano cinque minuti come quelli che lavoravano tutto l’anno per il Veloce Club Borgo.

In che modo vi siete divisi i compiti?

Io mi occupavo di tutta la parte tecnica, lui invece teneva la squadra unita e quello per me è stato la parte fondamentale. Ci ha fatto andare avanti per tanto tempo, ci ha fatto andare d’accordo e ottenere grandi risultati.

La Coppa d’Oro è sempre stata un evento per tutto il paese?

Dal 1968, la Coppa d’Oro ha avuto sede fissa a Borgo Valsugana. Negli anni è sempre stata guidata da personaggi importanti, fino a fare i vari salti di qualità che l’hanno portata al livello di ora. Per il paese è sempre stata un evento immancabile. C’erano manifestazioni per tutta la settimana precedente. Spettacoli in piazza, i fuochi d’artificio, la grande sfilata. Per anni sono stati fatti dei grandi investimenti che noi abbiamo ereditato e cercato di mantenere vivi. Non nascondo che ci siano stati anche momenti di stanchezza, ci sono state fasi in cui non sembrava che ci fosse così tanto interesse. Abbiamo sempre trovato un po’ di difficoltà nel reperire i contributi, per cui ci siamo inventati tante cose per cercare di smuovere la situazione.

Quella che porta alla Coppa d’Oro, spiega Segnana, è da sempre una settimana di celebrazioni, feste e sfilate
Quella che porta alla Coppa d’Oro, spiega Segnana, è da sempre una settimana di celebrazioni, feste e sfilate
Pensi che in giro ci sia la consapevolezza del livello raggiunto?

Forse non tutti hanno capito che si tratti di una cosa totalmente diversa da quello che c’è in giro per l’Italia o per l’Europa. E’ veramente particolare: ce l’ha detto anche chi viene dall’estero. Gli inglesi e gli sloveni che l’hanno vista crescere e cambiare. Anche i tedeschi, specialmente le ragazze, che l’apprezzano perché è unica nel suo genere.

Stefano è rimasto al timone finché ne ha avuto la forza.

Ne parlavamo anche con lui, dal primo momento che mi ha detto di essere malato. Ho capito che non avrebbe mai fatto un passo indietro, a meno che non fosse stato costretto da impedimenti medici. Quello che mi ha sempre colpito e ha lasciato un segno nel cuore sono state proprio la sua determinazione e l’attaccamento alla vita. Ha sempre detto: «Voglio vivere, finché posso. Poi quando non ce la farò più, allora mi fermerò». E’ l’esempio che ha lasciato a tutti, l’attaccamento alla vita e la voglia di vivere.

Un grande esempio…

Ti colpisce la grande forza che ha avuto. Finché non ci sei in mezzo, non capisci. Chi invece ha vissuto storie difficili capisce ancora di più quale sia stata la sua grandissima forza. In più, era un atleta incredibile: ben poche persone avrebbero potuto sopportare a livello fisico quello che ha passato lui.

Coppa d'Oro 2025, partenza, Stefano Casagranda
Al via dell’ultima edizione, Casagranda era ancora presidente del VC Borgo (foto Coppa d’Oro)
Coppa d'Oro 2025, partenza, Stefano Casagranda
Al via dell’ultima edizione, Casagranda era ancora presidente del VC Borgo (foto Coppa d’Oro)
Perché dopo la morte di Casagranda hai deciso di uscire dalla società?

A dicembre Stefano aveva chiesto al direttivo di fare un passo indietro, perché si era reso conto che le cure non avevano più modo di proseguire. Io dissi che quest’anno ci sarebbero state le elezioni comunali e avrei fatto una lista con mio cognato. Non potevo prendermi altri impegni, per cui ho proposto al direttivo di cercare altre risorse e io semmai sarei rimasto per collaborare. Invece nessuno si è fatto avanti e la presidenza è rimasta a Stefano. In ogni caso, nell’ultima edizione ho continuato a curare le iscrizioni, la gestione delle società, le autorizzazioni, la richiesta di chiusura strade e tutto quello che facevo di solito. Quando poi è subentrato il nuovo direttivo, ho percepito di non essere più gradito, anzi forse davo anche fastidio e questo mi ha persuaso a fare un ulteriore passo indietro. Oggi non sarei sereno né convinto di poter portare avanti altri impegni. Però lo ripeto: il tempo può dare altre risposte e se ci sono altri progetti o altre squadre o altre volontà, allora è chiaro che ne possiamo sempre parlare.

L’eredità di Stefano Casagranda è un forziere enorme pieno di saggezza, empatia, ironia, condivisione, capacità di unire e riconoscere il merito a chiunque si spenda, a prescindere dal livello dell’impegno. Il vero campione è colui che ringrazia in egual modo il gregario che l’ha fatto vincere e il massaggiatore che l’ha messo nelle condizioni di farlo. La sua morte ha privato il Veloce Club Borgo di un riferimento carismatico difficile da rimpiazzare. Da fine ottobre alla guida della società è salita Giovannina Collanega, che in una delle prime riunioni ha detto di voler seguire la linea dettata da Casagranda. E’ un peccato però che la Coppa d’Oro perda con Ugo Segnana colui che con Stefano ha condiviso chilometri, chiacchiere, progetti, ragionamenti e sogni.

Marco Andreaus, Bahrain Victorious Development Team 2025, Sibiu Tour 2025 (foto Instagram)

Marco Andreaus: l’anno peggiore e il futuro incerto

22.10.2025
5 min
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La quarta e ultima stagione tra gli under 23 di Marco Andreaus si è conclusa con il secondo posto nel campionato italiano cronometro a squadre. Il trentino insieme ai compagni della Bahrain Victorious Development: Thomas Capra, Bryan Olivo e Alessandro Borgo, è stato battuto dai ragazzi della Technipes #InEmiliaRomagna. Ora il più grande dei due fratelli Andreaus si sta godendo qualche giorno di svago sulle montagne di casa prima di partire per le vacanze (in apertura foto Instagram).

«Andrò a Cuba insieme alla mia fidanzata – ci dice Marco Andreaus – staremo poco meno di due settimane. Sarà la prima volta che esco dall’Europa, un’esperienza che mi mancava. Fino ad adesso il volo più lungo che ho mai fatto è stato quello per Tenerife, di quattro ore. Per arrivare a Cuba ne serviranno il doppio, devo trovare il modo di passare il tempo, anche perché di dormire in aereo non se ne parla. Non ci riesco proprio».

Marco Andreaus, campionato italiano crono a squadre, Bahrain Victorious Development Team 2025
Marco Andreaus alla partenza del campionato italiano crono a squadre di domenica scorsa (Photors.it)
Marco Andreaus, campionato italiano crono a squadre, Bahrain Victorious Development Team 2025
Marco Andreaus alla partenza del campionato italiano crono a squadre di domenica scorsa (Photors.it)

Un anno difficile

Marco Andreaus quest’anno ha affrontato una delle stagioni più complicate, con diversi stop e tanti momenti difficili da mettere alle spalle.

«Penso sia stata l’annata peggiore della mia carriera – racconta – perché ho iniziato a correre in Grecia e dopo due gare mi sono ammalato. Ho perso due settimane di allenamento, una volta rientrato sentivo di non essere in condizione. La squadra però aveva bisogno di un corridore per il Trofeo Piva e sono andato. Nell’ultima discesa il corridore davanti a me è scivolato, io non sono riuscito ad evitarlo e nel cadere mi sono rotto la scapola. Altri due mesi fermo.

«Volevo ripartire – prosegue Marco Andreaus – e così sono andato in ritiro insieme ai compagni che preparavano il Giro Next Gen, giusto per allenarmi con qualcuno. A giugno avevo solamente quattro giorni di gara e la condizione era ben lontana dall’essere al meglio. Di conseguenza non ho corso tanto, sono andato spesso a tappare dei buchi o a tirare per i miei compagni».

Marco Andreaus, CTF Victorious 2024
Marco Andreaus è entrato nel progetto di Roberto Bressan e Renzo Boscolo quando ancora era Cycling Team Friuli nel 2022
Marco Andreaus, CTF Victorious 2024
Marco Andreaus è entrato nel progetto di Roberto Bressan e Renzo Boscolo quando ancora era Cycling Team Friuli nel 2022
Forse l’unica gara dove potevi fare bene era proprio il campionato italiano cronosquadre…

Sì, avevo aspettative più alte del secondo posto finale. Però era l’ultima gara dell’anno e a metà ottobre. Gli altri miei compagni avevano quasi il doppio dei miei giorni di corsa, quindi le motivazioni erano diverse. Ci tenevo a vincerla perché era l’ultima chance per indossare la maglia tricolore, da under 23. L’ho sfiorata da allievo e due volte nel campionato di cronometro a squadre visto che anche nel 2024 siamo arrivati secondi.

Il prossimo anno cosa farai?

Sono un elite, e le squadre continental vogliono gli under 23. Non so ancora nulla, il futuro è incerto. Una cosa è sicura: gli elite non li vogliono, sembra che nel giro di un mese sia diventato vecchio. Eppure, ho fatto 22 anni lo scorso settembre.

Fino alla stagione 2023 la crescita di Marco Andreaus è stata costante, in quell’anno vinse anche due gare (photors.it)
Fino alla stagione 2023 la crescita di Marco Andreaus è stata costante, in quell’anno vinse anche due gare (photors.it)
Dove stai cercando?

Ne ho parlato con il mio procuratore, Maurizio Fondriest, che per rilanciarsi è meglio cercare una continental estera. Ce ne sono di interessanti in Austria, ma ormai anche quelle preferiscono avere gli under 23. Sinceramente da quando mi sono rotto la scapola mi è caduto il mondo addosso. Alla fine per un corridore come me le gare importanti erano a inizio stagione, sarebbe stato importante vincere nei primi mesi dell’anno.

Che momento è?

Strano, non so cosa farò. Fondriest mi ha detto di andare in vacanza e di non pensarci, lui intanto lavora per cercare una soluzione. Quando tornerò da Cuba capiremo. Mi piacerebbe continuare per riscattare l’ultimo anno e mezzo dove non ne è andata bene una. Non ho mai avuto la sensazione di essere al meglio. Poi sapendo di andare alle corse per tirare non alza il morale, ecco. Credo che la mia generazione sia una di quelle maggiormente penalizzate, perché quando ero junior non c’era questa esasperazione. Mentre ora devi fare tutto bene ed entrare nelle devo da fenomeno, così da fare un cammino lineare.

Stefano Casagranda, Marco Andreaus
Stefano Casagranda insieme a Marco Andreaus, entrambi di Borgo Valsugana, il giovane ciclista ha corso fino agli allievi al Veloce Club Borgo
Stefano Casagranda, Marco Andreaus
Stefano Casagranda insieme a Marco Andreaus, entrambi di Borgo Valsugana, il giovane ciclista ha corso fino agli allievi al Veloce Club Borgo
Poi c’è stata anche la scomparsa di Stefano Casagranda, anche lui di Borgo Valsugana e con il quale hai corso tanto…

Ero molto legato a lui, e sono tanto amico dei suoi figli Niccolò e Andrea. Ci conosciamo da quando avevamo cinque anni.  Con Stefano ho corso al Veloce Club Borgo, team del quale era il presidente, da quando ero G1 fino agli allievi. E’ stato un punto sicuro per tutti questi anni e ci sentivamo spesso.

Com’era?

Uno forte. Sapevamo da anni che fosse malato, ma non si è mai fatto abbattere. Dallo scorso febbraio gli avevano dato poche settimane di vita, invece lui ha tenuto duro. Lo vedevi andare a caccia e in bici. Condividevamo le stesse passioni, oltre alla bici. Anche a lui piaceva tanto la montagna e sciare. Mi dispiace, avrei voluto dedicargli una vittoria, per questo ci tenevo tanto al campionato italiano crono a squadre.

Marco Andreaus, montagna, sci alpinismo (foto Instagram)
Marco Andreaus durante una delle sue uscite invernali sulla neve, la montagna era una passione comune con Stefano Casagranda (foto Instagram)
Marco Andreaus, montagna, sci alpinismo (foto Instagram)
Marco Andreaus durante una delle sue uscite invernali sulla neve, la montagna era una passione comune con Stefano Casagranda (foto Instagram)
Che rapporto avevate?

Stretto. Da quando è venuto a mancare mio padre, nel 2017, Stefano ha ricoperto un po’ quella figura. Parlavamo tanto, sia della bici ma anche di molti aspetti umani legati al ciclismo. Lui in me credeva tanto, mi diceva sempre che avevo il potenziale per diventare un corridore e di stare tranquillo. Per questo ci tengo a continuare, vorrei dimostrargli che aveva ragione.

Stefano Casagranda 2025, battuta di caccia al cervo, foto sulla bara

Pomeriggio a Borgo: lacrime, sorrisi e il ricordo di Stefano

07.10.2025
8 min
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BORGO VALSUGANA – Passi lenti e abbracci forti. Per un’ora la navata centrale è un lento avvicinarsi al suo ultimo sguardo. Sulla bara di legno chiaro c’è la foto di una battuta di caccia, l’altra grande passione di Stefano. L’espressione è serena, appagata, vivace. La prima fila a sinistra è per la famiglia. Ci sono Andrea, Niccolò, Caterina, poi la mamma, suo papà e il fratello, che gli somiglia come una goccia d’acqua. E’ curioso accorgersi che le persone cerchino il conforto da chi ha subito la perdita, come se il dolore che provano non fosse sufficiente e dovessero sobbarcarsi anche quello degli altri. Amici che sono arrivati da ogni angolo del mondo, persino da New York. La serenità della famiglia lascia intuire il cammino degli ultimi anni, anche se pronti non si è mai davvero. L’abbraccio di Caterina toglie il respiro: questa donna ha mostrato per quattro anni la fierezza della leonessa e la solidità del porfido trentino.

Caterina Giurato, Stefano Casagranda, bridisi con birra
Caterina e Stefano hanno creato una splendida famiglia con due figli: Niccolò e Andrea
Caterina Giurato, Stefano Casagranda, bridisi con birra
Caterina e Stefano hanno creato una splendida famiglia con due figli: Niccolò e Andrea

L’esempio di Stefano

Poi a un certo punto il prete inizia a parlare e la liturgia della messa porta via il pensiero e cattura l’attenzione. Tutto si ferma. E’ il funerale di Stefano Casagranda: marito, padre, atleta, dirigente, cacciatore, ma soprattutto amico. E anche l’idea di scrivere qualcosa è una lotta con se stessi. In un angolo, un cronista armato di taccuino e telefono per fare foto, annota tutto e scatta. Il coro propone le note struggenti di Marco Frisina: «Eccomi, eccomi, Signore io vengo. Eccomi, eccomi, si compia in me la tua volontà». La gola si strozza, lasciamo scorrere le lacrime.

«Quando un ciclista si prepara per la gara – dice il sacerdote – sa dove incontrerà le salite impegnative e le discese più difficili. Sa dove può risparmiarsi e dove potrà attaccare. Ma nella corsa della vita non abbiamo una mappa, né l’altimetria. Non sappiamo quando arriva il momento della discesa paurosa, della salita dura o invece il tratto in pianura dove si può andare più veloci. Dobbiamo essere pronti all’imprevisto, bisogna prepararsi anche al cambiamento, alle sorprese. Tanti hanno avuto da Stefano l’esempio di come si affrontano i momenti bui, anche le difficoltà grosse. E’ sempre stato consapevole della sua malattia e tanti di noi sanno affrontare la vita perché hanno visto delle persone veramente care che ci hanno dato uno stile, un esempio. Andrea, Niccolò, ci sarà un momento in cui il papà vi mancherà tanto, ma non vi mancherà mai il suo esempio e allora la vita non sarà più un’incognita totale».

Stefano Casagranda nel suo negozio con i ragazzi del Veloce Club Borgo
Il Velo Club Borgo è sempre stato la seconda casa di Stefano Casagranda
Stefano Casagranda nel suo negozio con i ragazzi del Veloce Club Borgo
Il Velo Club Borgo è sempre stato la seconda casa di Stefano Casagranda

Un momento di pace, speranza e amicizia

Simoni è seduto accanto a sua moglie Arianna, tre o quattro file alle spalle di Caterina e dei suoi figli. Hanno viaggiato spesso insieme, l’ultima volta per cinque giorni alla Vuelta, con il pretesto di salutare Pellizzari che la stava correndo. E oggi Giulio, compagno della figlia Andrea, è seduto una fila avanti a loro, sulla sinistra. Divide la panca con la ragazza di Niccolò, nata a Roma da madre giapponese e padre trentino. Respiriamo il senso di un’immensa famiglia.

«Mi sono accorto che la mattina faceva fatica a mettersi in moto – ha raccontato Simoni incontrato prima della funzione – poi però era capace di stare su fino alle dieci di sera, senza battere ciglio. Sapevo che se si fosse fermato per più di due giorni nel letto, non ne sarebbe uscito. E così è stato, quando ha cominciato a salirgli la febbre».

Alla fine della messa, anche lui sale i tre gradini che dividono i banchi dall’altare, ma quello che vuole dire gli si strozza in gola.

«Non sono pronto per questo – dice e inizia a piangere – era davvero un grande ragazzo. Noi amici abbiamo perso il conto dei raduni che abbiamo fatto, pensando ogni volta che fosse l’ultimo. Stefano era un duro. Il padre mi ha rubato il concetto – dice rivolgendosi al sacerdote – ma lo ripeto. Stefano ci ha insegnato che questo momento non deve essere solo tristezza e pianto, ma anche pace, speranza e amicizia. Ha ricevuto tanto da Borgo, ma tanto ha restituito come atleta e come dirigente».

Che paura alla Strade Bianche

Stava male da quattro anni. Ce lo disse Caterina con gli occhi gonfi al Giro del 2021, al via della tappa da Rovereto a Stradella: l’avevano scoperto da poco. Quello stesso anno, assieme a Simoni e sua moglie, i due sarebbero venuti a pedalare per solidarietà nelle zone del terremoto. Cinque anni prima, per il debutto di quell’evento conosciuto come #NoiConVoi2016, il VC Borgo aveva donato quasi 1.000 euro provenienti dalla lotteria della Coppa d’Oro.

«Crediamo che insegnare ciclismo – ci aveva detto Stefano in quell’occasione – significhi non solo far praticare uno sport a dei ragazzi, ma aiutarli a crescere insegnando loro dei sani principi. Con questa donazione vogliamo che anche ragazzi lontani da noi abbiano la possibilità di percorrere strade sicure in bicicletta e, se possibile, ci piacerebbe finanziare qualche ciclabile o ciclodromo».

Era così forte, che anche il dannato male per batterlo ha dovuto faticare. Tanto che a un certo punto abbiamo iniziato a pensare che si sarebbe stancato di provarci e Stefano ce l’avrebbe fatta. Quante volte era già morto? L’ultima nel giorno della Strade Bianche, mentre sua figlia Andrea era impegnata in gara ed era all’oscuro di tutto. Come fai a sostenere lo sforzo del ciclismo, se la testa è piena di tanta sofferenza? Sembrava finita lì, invece i medici erano riusciti a dargli del tempo in più. E un paio di giorni dopo, per burla e per mangiarsi la vita, lui quel tempo se l’era preso andando in giro per il paese su una bici da passeggio.

Il giorno più bello della sua vita

Passano i genitori di Sara Piffer, passa tutto il ciclismo possibile. C’è Bertolini, che ha portato sua figlia. Miozzo e Donadello, suoi direttori sportivi. Dario Broccardo, riferimento del ciclismo trentino. Daniel Oss, assieme a Marangoni e la compagna Lisa. Andrea Ferrigato, l’amico per la pelle. Tutti i ragazzi e le ragazze del Veloce Club Borgo. E mentre li vediamo passare, torna alla memoria la cena di maggio, nella sera in cui Pellizzari mise il naso alla finestra nella tappa di San Valentino

Ci eravamo ritrovati allo stesso tavolo per una cena di selvaggina e affettati, con la sua famiglia, poi Stefano Cattai, Cristian Salvato e Stefano Masi. Racconti di caccia, qualche buona bottiglia e l’ammissione a bassa voce di sentirsi un po’ stanco. Era smagrito, con le medicazioni sotto la camicia che copriva tutto per non farci pensare ad altro che all’intensità dei momenti. Ma era ugualmente un leader, con i modi del condottiero e lo sguardo buono del gregario.

Una settimana prima di andarsene, ha radunato tutti gli amici per una festa che questa volta ha avuto il sapore del saluto. Hanno mangiato e di più hanno bevuto. E quando tutto è finito, Stefano ha spiegato a Caterina come in vita sua avesse conosciuto la felicità soprattutto i tre momenti. Quando si sono sposati e poi quando sono nati i due figli. «Ma questo – ha detto – è davvero il giorno più bello della mia vita».

Giro del Trentino 1998, Stefano Casagranda, Merano
E’ il 1998, Casagranda centra al Giro del Trentino (tappa di Merano) una delle sue cinque vittorie
Giro del Trentino 1998, Stefano Casagranda, Merano
E’ il 1998, Casagranda centra al Giro del Trentino (tappa di Merano) una delle sue cinque vittorie

L’abbraccio di Niccolò, le parole di Caterina

«L’amministrazione comunale di Borgo – dice la sindaca Ferrai – porterà avanti le idee di Stefano per sostenere lo sport come mezzo di costruzione di relazioni sane. Seguiranno tanti giorni in cui sentiremo la sua mancanza, ma ci saranno tanti giorni di gratitudine. Stefano era un uomo di un’intelligenza luminosa. Ci troveremo a sorridere pensandolo ancora insieme a noi».

Stefano Casagranda ci lascia la dignità e la capacità di vivere ogni giorno al massimo. Ci lascia la serietà dei momenti seri e la leggerezza di quelli leggeri. Ci lascia l’ironia e l’amore. La capacità di guardare in faccia l’avversario e sfidarlo, pur sapendo che alla fine ne sarebbe stato sconfitto.

Raccontano che per andarsene abbia aspettato che tornasse suo figlio Niccolò. Già dal mattino si era capito che non mancasse molto. La febbre era salita e anche l’idea di fare un viaggio a Roma con Ferrigato per andare a mangiare bene, era naufragata. Quando Niccolò è arrivato, lo ha abbracciato e poi gli ha detto: «Papà, stiamo tutti bene, vai pure». E Stefano Casagranda, 52 anni compiuti il 2 ottobre, ha chiuso gli occhi e alla fine si è lasciato andare.

«Io avrei voluto dire qualcosa in chiesa a braccio – dice Caterina mentre il sagrato della chiesa si riempie di gente – perché non avevo preparato niente di scritto. Ma visto tutte le persone che mi hanno salutato, ho fatto fatica a girarmi e a guardare tutti. Però ho un messaggio che mi ha lasciato per i suoi atleti e anche per quelli delle altre società. Mi ha raccomandato di dirvi che domenica nessuno deve restare a casa, nessuna commemorazione, nessun minuto di silenzio. Spingete più forte che potete sui pedali».

Vince il buon senso. Esordienti ancora nel menù della Coppa d’Oro

05.09.2024
5 min
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Tutto è bene quel che finisce bene recitava una commedia di Shakespeare. Ed il riepilogo delle puntate precedenti è presto fatto. Lo scorso dicembre eravamo rimasti con la querelle scoppiata alla Coppa di Sera di un anno fa che portò in Procura federale sia il Veloce Club Borgo, società organizzatrice, che la UC Sangiulianese, a cui era stata respinta l’iscrizione. Nove mesi dopo il buon senso ha partorito la soluzione più giusta: le gare degli esordienti maschili e femminili restano nell’intenso contesto della Coppa d’Oro.

Pegolo ha vinto le ultime due edizioni della Coppa Rosa, gara riservata alle allieve e sempre molto sentita (foto coppadoro.it)
Pegolo ha vinto le ultime due edizioni della Coppa Rosa, gara riservata alle allieve e sempre molto sentita (foto coppadoro.it)

Mediazione trovata

«La vicenda si è risolta per il meglio – spiega Stefano Casagranda, presidente del Veloce Club Borgo – e per il bene dei ragazzi. Ci sarebbe dispiaciuto non far correre gli esordienti, ma inizialmente avevamo preso questa decisione dopo tutto quello che era successo. Finalmente siamo giunti ad una conclusione. A marzo volevano darci una multa, ma non è arrivata. Devo dire che la Federciclismo ci è venuta incontro parecchio e la ringrazio per questo. Anche loro ci tenevano che ci fosse la Coppa di Sera, la gara degli esordienti».

«Abbiamo trovato una sorta di mediazione – prosegue l’ex pro’ degli anni novanta e duemila – la FCI ci ha concesso di anticipare le iscrizioni attraverso il Fattore K già a giugno. Così le formazioni che arrivano da più lontano hanno il tempo di trovare la sistemazione alberghiera. E così abbiamo anche ripulito il caos che si verificava tra le email di pre-iscrizione. Ogni anno era normale che ci fossero disguidi, la nostra è una manifestazione non semplice da organizzare. Però ora tutto è pronto per questo weekend (7 e 8 settembre si svolgeranno le gare di esordienti e allievi maschi e femmine, ndr)».

Gli esordienti (qui nell’edizione 2017) hanno rischiato di non essere al via per una controversia, ma restano nel programma (foto italiaciclismo.net)
Gli esordienti (qui nell’edizione 2017) hanno rischiato di non essere al via per una controversia, ma restano nel programma (foto italiaciclismo.net)

Numeri da record

A margine di tutta la questione verrebbe da dire che “l’importante che se ne parli”. La Coppa d’Oro – e di conseguenza tutte le sue versioni nelle rispettive categorie – rappresenta una manifestazione riconosciuta da tutti, in cui tutti, atleti e società, ambiscono a parteciparvi.

«Nonostante la nostra gara sia stata al centro di questo controverso caso – racconta Casagranda con grande sorpresa – abbiamo avuto richieste mai viste prima. Se per gli esordienti manteniamo il tetto di 200 partenti, negli allievi abbiamo avuto 700 iscritti. Non pensavo nemmeno che in Italia ce ne fossero così tanti (sorride, ndr). Ora, tra una rinuncia e l’altra, più che comprensibile perché non tutte le squadre riescono a portare tutti gli atleti, siamo scesi a 550, che resta sempre un numero molto alto. Naturalmente partiremo in deroga come sempre.

«Già lo scorso weekend – continua – avevamo fatto il boom con la Coppetta d’Oro, la gara riservata ai giovanissimi. Hanno corso in 1470, il nostro record. Tutto è andato bene, anche sotto il punto di vista del meteo. Allestiamo tutto nei ritagli di tempo dal nostro lavoro e vedere tutta questa partecipazione per noi è la miglior soddisfazione possibile».

A Borgo Valsugana la Coppa d’Oro è un evento sentito dall’intero paese e spesso si interseca con altre manifestazioni (foto italiaciclismo.net)
A Borgo Valsugana la Coppa d’Oro è un evento sentito dall’intero paese e spesso si interseca con altre manifestazioni (foto italiaciclismo.net)

Coppa internazionale

Il bello di queste gare sono sempre gli albi d’oro da andare a riguardare a distanza di anni. Si trovano i nomi dei migliori giovani del periodo. Alcuni che si sono smarriti e ritrovati, altri che hanno smesso e altri ancora che hanno confermato il loro talento negli anni successivi. Il meglio del ciclismo giovanile, italiano e straniero, passa per Borgo Valsugana e la sua Coppa.

«Quest’anno tra gli allievi – conclude Stefano Casagranda – avremo due formazioni slovene e quella britannica che torna da noi dopo la vittoria di Max Poole nel 2019, che corre con la DSM ed ora è protagonista alla Vuelta. Forse dovrebbero esserci due team danesi, ma guardiamo già al 2025. Pensate che sono stato contattato da un italo-americano che aveva corso la Coppa d’Oro tanti anni fa. Ora sta allenando degli allievi nella zona di Los Angeles e per l’anno prossimo stanno già organizzandosi per venire da noi. Sarebbe bellissimo, li aspettiamo volentieri. Ma anche nella Coppa Rosa la partecipazione estera non manca. Ad esempio nel 2016 vinse Franziska Koch, che anche lei corre nella DSM ed è l’attuale campionessa tedesca».

La Coppa d’Oro ha sempre un richiamo internazionale. Qua la vittoria del britannico Poole nel 2019, ora pro’ della DSM (foto italiaciclismo.net)
La Coppa d’Oro ha sempre un richiamo internazionale. Qua la vittoria del britannico Poole nel 2019, ora pro’ della DSM (foto italiaciclismo.net)

«Durante la stagione organizziamo altre corse giovanili, ma restiamo sempre all’interno di numeri standard. E’ vero che abbiamo tante deroghe da parte della Federciclismo, ma per le nostre Coppe perseguiamo anche un nostro ideale. Ovvero organizzare una manifestazione per ragazzi fuori dal normale contesto e farli sentire importanti per un giorno, come succede solo per il campionato italiano». Perché la Coppa d’Oro non è un evento come gli altri e forse è stato proprio quello il motivo per cui si è arrivati alla soluzione più giusta.

La ricetta di Casagranda: «La differenza si fa col coraggio»

02.06.2024
4 min
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Al quinto posto della classifica delle giovani alla RideLondon Classique, conquistata da Eleonora Gasparrini, si incontra il nome di Andrea Casagranda a 10 secondi e due anni di età dalla torinese. Classe 2004, la trentina è passata in due stagioni dal faticare nel trovare posto in una continental all’essere diventata uno dei pezzi più interessanti della BePink-Bongioanni. Strada da fare ce n’è chiaramente tanta, ma 19 anni sono la sicurezza di avere anche tanto margine.

La squadra nel frattempo si è rifondata. Sono andate via fra le altre Zanardi e Vitillo, che in altri tempi avrebbero garantito la presenza al Giro. Pertanto, in attesa che RCS Sport diffonda l’elenco delle squadre invitate, parte del gruppo è impegnato alla Vuelta Andalucia, alcune sono oggi in corsa alla Alpes Gresivaudan Classic e altre, fra cui la stessa Casagranda, sono al lavoro per una convocazione al Giro di Svizzera che inizierà il 15 giugno.

In azione a Le Samyn, per la prima volta quest’anno Casagranda ha provatole pietre del Nord
In azione a Le Samyn, per la prima volta quest’anno Casagranda ha provatole pietre del Nord

Al Giro con Giulio

Quando a metà maggio il suo ragazzo Giulio Pellizzari si era messo in testa di ritirarsi dal Giro, anche Andrea ha avuto da fare per convincerlo a tenere duro. Lei a quella voglia di mollare non ha mai creduto del tutto, ma era fra i nomi ringraziati dal giovane marchigiano dopo il secondo posto di Monte Pana. Nonostante Andrea dovesse partire per la Gran Bretagna, i due si sono visti all’arrivo del Brocon.

«E’ stato molto emozionante sentirgli dire quelle parole – racconta – perché la settimana prima l’avevo visto molto giù e mi dispiaceva tantissimo per lui. Però non ha mollato e sono felice per questo, perché è riuscito a cogliere quel bel secondo posto. Non credevo che si sarebbe ritirato, però capivo che non avesse un gran morale, visto che era malato. Ha avuto vicino molte persone, è un ragazzo che si fa voler bene, quindi tanti l’hanno aiutato e per fortuna non ha mollato».

Uno scatto con Giulio durante la nostra visita a casa Pellizzari dopo il Giro
Uno scatto con Giulio durante la nostra visita a casa Pellizzari dopo il Giro
E tu come stai? Ti aspettavi di trovare tanto spazio alla BePink?

No, non me l’aspettavo. Ho ancora tanto da imparare, sono una delle più giovani in squadra e sono contenta di poter crescere piano piano. Ho ancora tanta strada da fare, però qui sto bene. Rispetto ad altre squadre italiane, quando si parla di far crescere giovani atlete, è la migliore.

L’anno scorso hai chiuso la stagione con 40 corse. Quest’anno sei già a 39…

L’anno scorso ho corso parecchio, ma anche quest’anno siamo invitati a tante gare, quindi abbiamo la possibilità di fare doppia attività. Anzi, qualche volta addirittura mancano i corridori per partecipare a tutte le gare cui potremmo partecipare. E’ una fortuna poter fare tante esperienze diverse.

Quando ti sei sentita la migliore Andrea di stagione?

Credo nelle prime tappe della Vuelta. Stavo molto bene fisicamente. Dopo aver inseguito la condizione nella prima parte di stagione, in Spagna mi sono sentita bene, pur vedendo di dover ancora lavorare molto per crescere.

Nonostante i 4 anni di differenza, fra Zanardi e Casagranda c’è stato un passaggio di testimone
Nonostante i 4 anni di differenza, fra Zanardi e Casagranda c’è stato un passaggio di testimone
In cosa, secondo te? E da cosa te ne accorgi?

Ho bisogno di prendere un po’ più di coraggio, ho sempre paura di non essere ancora all’altezza. Devo fare leva sul fatto di essere giovane e correre qualche rischio in più. Non ho niente da perdere, invece mi accorgo che a volte l’unica cosa che riesce a fermarmi è la paura di non riuscirci. Devo togliermela di dosso. Poi fisicamente c’è da crescere, ma quello verrà con i chilometri di corsa e di allenamento.

Tuo padre Stefano ha fatto il professionista per nove anni, è uno che dà consigli oppure segue in silenzio?

No, mi dà consigli, ma senza entrare troppo nella mia sfera. Mi lascia i miei spazi. Quando dice qualcosa, sono felice di ascoltarlo perché lo ammiro e so che non parla mai a vanvera.

Il tuo allenatore è Walter Zini?

No, mi segue un ragazzo di Trento che si chiama Stefano Nardelli e che ha corso in bici. Mi sto trovando molto bene, perché lo conosco ed è facile raggiungerlo.

Il debutto 2024 è avvenuto in Spagna, fra Almeria e la Valenciana
Il debutto 2024 è avvenuto in Spagna, fra Almeria e la Valenciana
Nell’ipotesi di fare il Giro d’Italia, quale potrebbe essere un tuo obiettivo?

Non lo so, mi piacerebbe mettermi in mostra il più possibile. Provare ad andare in fuga e rischiare, superando i miei limiti. E poi farei del mio meglio per aiutare le compagne. Quest’anno ce ne sono alcune che se la cavano veramente bene nelle gare a tappe e in salita e sarei felice se riuscissimo a ottenere un risultato di squadra.

La Coppa di Sera finisce in lite davanti alla Procura federale

12.12.2023
6 min
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Nel calendario esordienti del 2024 non vedremo le prove della Coppa di Sera esordienti: quella degli uomini e quella delle donne nel contesto ben più ampio della Coppa d’Oro (in apertura, foto Daniele Mosna). Quando abbiamo chiesto lumi a Stefano Casagranda, presidente del Veloce Club Borgo, ci siamo resi conto di essere finiti nel mezzo di una bella bega.

E’ successo infatti che la UC Sangiulianese Asd si è vista respingere l’iscrizione alla gara di Borgo Valsugana e, ritenendo il motivo inconsistente, ha presentato un ricorso alla Federazione. Il ricorso è stato accolto ed è sfociato in un deferimento presso la Procura federale. A essere citati, lo stesso Casagranda e il Veloce Club Borgo che rappresenta.

La UC Sangiulianese, respinta dalla Coppa di Sera, ha presentato ricorso alla Federazione (foto Facebook)
La UC Sangiulianese, respinta dalla Coppa di Sera, ha presentato ricorso alla Federazione (foto Facebook)

La giustizia sportiva

Dato che sulla vicenda si esprimerà la giustizia sportiva, ci siamo limitati a raccogliere le due voci, cercando di capire se e dove possa esserci stato un fraintendimento. Abbiamo così interpellato Marco Toni, presidente della Sangiulianese, e Stefano Casagranda. Partiamo dall’iscrizione, effettuata dal team milanese con i 15 giorni di anticipo previsti dal Fattore K, il sistema di iscrizioni digitale adottato dalla FCI.

MARCO TONI: «Noi abbiamo fatto l’iscrizione, il limite massimo era di 200 iscritti. Come da regolamento, abbiamo utilizzato il Fattore K e tra l’altro siamo stati tra i primi, perché i nostri ragazzi avevano i numeri dal 33 al 39, quindi erano perfettamente iscritti. A quel punto però abbiamo ricevuto una telefonata, con la quale ci veniva comunicato che saremmo stati estromessi. Parlando con altre società sportive, abbiamo scoperto che l’estromissione era derivata dal fatto che non avevamo prenotato nessuno degli alberghi convenzionati con la società organizzatrice.

«Alcune squadre dell’hinterland di Milano, segnatamente la Pessanese e la Senaghese, hanno dovuto disdire prenotazioni già fatte, per orientarsi su uno degli hotel convenzionati. Questa cosa ci ha dato estremamente fastidio. L’estromissione non era giustificata da nulla, ma a un certo punto ci hanno detto che non avevamo fatto la pre-iscrizione a marzo, come avevano richiesto».

Marco Toni è stato sindaco di San Giuliano Milanese ed è presdiente della UC Sangiulianese
Marco Toni è stato sindaco di San Giuliano Milanese ed è presdiente della UC Sangiulianese

STEFANO CASAGRANDA: «L’hotel non c’entra nulla, quelli di Bassano, di Padova o Verona vengono la mattina senza problema. Più di metà degli atleti non ha alloggiato da noi. Invece abbiamo sempre chiesto di fare la pre-iscrizione a marzo, perché abbiamo sempre un numero importante di partecipanti. Era così anche prima del mio arrivo, quando la Coppa d’Oro era solo per allievi. Non c’era ancora il Fattore K, quindi fu adottato questo criterio. Negli anni successivi, lo abbiamo mantenuto per esigenza di organizzazione. Ogni anno abbiamo 2.400 ragazzi in due weekend e dobbiamo dare una sistemazione a tutti. Così da un paio di anni l’Azienda di Promozione Turistica ci dà un contributo economico e noi cerchiamo di fare in modo che le squadre abbiano modo di prenotare vicino a Borgo.

«Se aprissimo le iscrizioni due settimane prima, come prevede il Fattore K, quelli che vengono da lontano (siciliani, pugliesi, marchigiani o toscani) avrebbero problemi e magari, con due sole settimane di preavviso, troverebbero l’hotel a 100 chilometri. A noi interessa che non ci siano solamente veneti, lombardi e trentini. Vogliamo che tutti abbiano la possibilità di partecipare e per questo abbiamo mantenuto la formula che tutti conoscono e cui si attengono da anni. Mi viene il dubbio che il diesse di quella squadra non lo sapesse o abbia dimenticato di iscriversi a primavera e ora, messo alle strette, si nasconda dietro il Fattore K». 

Casagranda Coppa d'Oro 2021
L’ex pro’ Stefano Casagranda alla partenza della Coppa d’Oro (foto Instagram)
Casagranda Coppa d'Oro 2021
L’ex pro’ Stefano Casagranda alla partenza della Coppa d’Oro (foto Instagram)

La pre-iscrizione di marzo

TONI: «La pre-iscrizione a marzo è una cosa che non sta né in cielo né in terra, perché a marzo la gara non è stata ancora presentata né approvata. Ma siccome la Coppa d’Oro esordienti è iscritta nel calendario della Federciclismo, noi abbiamo provveduto all’iscrizione, come facciamo normalmente tutte le domeniche, da quando è entrato in vigore il Fattore K. Tra l’altro con i ragazzi eravamo già andati a fare un’escursione sul percorso, li avevamo preparati anche psicologicamente e quando ci hanno estromessi, ci sono rimasti male. Insomma, il Fattore K non è più l’elemento determinante per iscrivere i corridori? Abbiamo presentato un’istanza alla Federazione, chiedendo chiarimenti.

«Siamo tutti abbastanza esperti, conosciamo il mondo del ciclismo, ma questa non è la Nove Colli o una gran fondo, che ha dietro un ritorno commerciale. Qui stiamo parlando di una manifestazione per esordienti che non dovrebbe avere finalità di lucro. Dopodiché, se dal circuito degli hotel con i quali hanno stipulato una convenzione prendono una percentuale, in sede di approvazione di gara dovrebbero inserire una postilla al regolamento, dicendo che la mancata prenotazione presso uno degli alberghi convenzionati è elemento di esclusione».

Il numero degli esordienti al via potenzialmente potrebbe doppiare quota 200 (foto Daniele Mosna)
Il numero degli esordienti al via potenzialmente potrebbe doppiare quota 200 (foto Daniele Mosna)

CASAGRANDA: «Il contributo degli hotel ci aiuta a rientrare delle spese. Abbiamo scelto di non chiedere la tassa di partecipazione di 10 euro prevista dal 2024 per esordienti e allievi. Se facessimo così, guadagneremmo molto più di quello che ci viene dagli alberghi. Non metteremo mai quella tassa, perché da sempre cerchiamo di promuovere il ciclismo pesando il meno possibile sulle società. Quindi possiamo accettare le telefonate e i reclami, ma non che qualcuno pensi che ci riempiamo le tasche.

«Ogni anno ci rimettiamo qualcosa, sia sul piano personale, sia come società, perché non percepiamo alcun rimborso. I nostri ragazzi del Veloce Club Borgo non hanno bici da 5.000 euro, neanche da 2.000 o da 1.000. Hanno le biciclette dei giovanissimi di 15-20 anni fa. Insomma, perché dovremmo portare via i soldi alla squadra per fare le gare, se adesso arriva anche una denuncia? Sapevamo di essere fuori dalla regola del Fattore K, ma non ci saremmo mai aspettati che una squadra si lamentasse e ci mettesse in condizione di difenderci, di andare a Roma e trovarci un avvocato. Quindi intanto abbiamo deciso che le gare degli esordienti, sia maschi sia femmine, non le metteremo nel calendario 2024. Erano nel programma per riempire il calendario della settimana e far crescere il clima di festa. Così non può essere».

E’ il 2021 quando Maria Acuti vince la Coppa di Sera per donne (foto Daniele Mosna)
E’ il 2021 quando Maria Acuti vince la Coppa di Sera per donne (foto Daniele Mosna)

Serve una mediazione

Le posizioni restano separate, mentre gli esordienti hanno perso una vetrina. Probabilmente più che di un deferimento servirebbe una mediazione. E’ giusto che chi si iscrive seguendo le vie ufficiali abbia accesso alla gara, è giusto tenere conto delle esigenze degli organizzatori, soprattutto di chi muove un numero così alto di corridori e società, che richiedono altri tempi e altri strumenti.

Probabilmente, se le iscrizioni della Coppa d’Oro passassero unicamente per il Fattore K, gli organizzatori non avrebbero il tempo per predisporre i gadget e i pasti che da sempre offrono a tutti i partecipanti. Con agosto di mezzo e le aziende chiuse, la gestione sarebbe impossibile. Anche chi organizza una gran fondo e deve predisporre pacco gara e pasta party ha bisogno del necessario preavviso. Così pure chi organizza il meeting nazionale dei giovanissimi.

«Non vogliamo trattamenti di riguardo – dice Casagranda – chiediamo che la Federazione ci dia una mano, magari ipotizzando che per alcune gare il Fattore K non sia l’unica via di accesso. Non voglio chiedere favori, già ci danno la deroga per avere più di 200 partenti alla Coppa d’Oro degli allievi e sono venuti con il pullman azzurro. Capisco che andare avanti per eccezioni sarebbe un problema. Fra gli allievi il sistema di iscrizione è lo stesso. Siamo fuori dal Fattore K, ma finora nessuno si è mai lamentato, perché è così da anni. Dovremo pagare una multa? La pagheremo, ma è il principio che non ci sta bene. Perché se chiunque rimane fuori pianta una grana del genere, la situazione diventerà davvero ingestibile».

Andrea Casagranda, è lei adesso l’atleta di famiglia

18.12.2022
5 min
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«Quando sono nata io, mio padre ha smesso di correre». Il passaggio di consegne è avvenuto quel 22 settembre 2004 quando Andrea Casagranda è arrivata nella vita di Stefano, a quel tempo alla Saeco, e di sua madre Caterina. Ora l’atleta di famiglia è proprio lei, che nel 2023 diventerà elite con la BePink.

Che il ciclismo fosse nel sangue e nel destino della giovane Casagranda (foto PH Rosa in apertura) era praticamente già scritto. Oltre a papà (9 stagioni da pro’ con 5 vittorie, tra cui una tappa alla Parigi-Nizza), attuale presidente del Veloce Club Borgo ed organizzatore della storica Coppa d’Oro, anche mamma Caterina Giurato è da sempre nell’ambiente in qualità di diesse. Abbiamo deciso quindi di conoscere meglio la diciottenne della Valsugana facendoci raccontare com’è la sua vita da sempre in mezzo alle biciclette.

Andrea Casagranda nel 2022 ha disputato la Gand-Wevelgem con la nazionale (foto Rocco Maes)
Andrea Casagranda nel 2022 ha disputato la Gand-Wevelgem con la nazionale (foto Rocco Maes)
Andrea iniziamo dagli ultimi due anni da junior nel Breganze. Come sono stati?

Alla fine li giudico buoni, anche se mi aspettavo di più visto come ero partita. Nel primo anno ho raccolto inaspettatamente risultati importanti, considerando che da allieva e esordiente mi piazzavo poco. Un bel decimo posto a Cittiglio, una vittoria e in generale belle prestazioni. Quest’anno invece ho preso il Covid a gennaio. Ho dovuto rincorrere la forma giusta e questo mi ha demoralizzata. Forse ero un po’ saltata di testa. Forse pensavo di ottenere molto di più perché più grande di un anno. Tuttavia sono stata piuttosto presente nelle top ten, riuscendo a correre anche la Gand-Wevelgem con la nazionale. Ciò non toglie però che avrei voluto disputare una stagione migliore.

Hai tratto qualche insegnamento da questo?

Sì, certo. Che non tutto viene subito, per scontato. Ho imparato che non bisogna demordere, che nel ciclismo si cresce sempre step by step. Che sì, ci vogliono le gambe ma la testa conta molto di più di quello che si può immaginare. E’ un aspetto sul quale sto lavorando tenendo conto che adesso correrò nella categoria più alta.

Sei spaventata quindi dal primo anno elite?

Direi di no. Innanzitutto ringrazio la BePink che si è interessata a me prendendomi. Sono molto contenta di essere con loro. So che sono nella formazione giusta per fare esperienza ed imparare a correre. Non avrò troppa pressione. Avrò compagne giovani ma già molto preparate e navigate. Spero di poterle aiutare. Fino alla maturità so che dovrò concentrarmi sullo studio. Per mia fortuna ho buoni voti (frequenta il Liceo Scientifico di Scienze Applicate a Borgo Valsugana, ndr) però da luglio 2023 potrò pensare solo al ciclismo.

Che tipo di corridore sei? Ti ispiri a qualche atleta?

Mi definirei passista-scalatrice. Nelle categorie giovanili siamo tutte passiste, poi crescendo e facendo gare più dure escono le vere attitudini. In salita ho notato che mi trovavo bene. Non altrettanto in volata. Sono tutt’altro che veloce (ride, ndr). Mi sto allenando però per diventarla un po’ di più perché serve sempre esserla. Ammiro molto Longo Borghini. Magari poter fare la metà delle imprese che ha fatto lei…

Stefano Casagranda è il presidente del Veloce Club Borgo, organizzatore della Coppa d’Oro
Stefano Casagranda è il presidente del Veloce Club Borgo, organizzatore della Coppa d’Oro
Andrea Casagranda com’è finita a correre in bici? Forzatura o per passione?

Dico sempre che ho iniziato ciclismo da G1 in modo automatico. I miei genitori non mi hanno mai spinto, anzi mio padre sapendo la fatica che si fa mi ha sempre messo in guardia mentre ero giovanissima. Ovvio però che quando mamma e papà lavorano nel ciclismo e ne senti parlare tutti i giorni, è naturale che finisci a correre. Mio fratello Niccolò ha un anno in più di me e aveva iniziato prima. Andavo alle sue gare, mi piaceva, mi divertivo e ho voluto cominciare. Il ciclismo a Borgo Valsugana è veramente di casa. Qui abbiamo Trentin, mentre a Pergine c’è Oss. E poi ricordo bene la settimana tricolore del 2012…

Come l’avevi vissuta?

Come una festa. Da noi, dicevo, tantissimi giovani corrono in bici e tutti ci sentivamo coinvolti. Mio padre era nell’organizzazione e andavo con lui a preparare i percorsi. Mi piaceva vedere le nostre strade addobbate e pieni di professionisti in allenamento. Avevo otto anni, ci capivo molto poco (sorride, ndr) ma mi piaceva. Credo che alla lunga e inconsciamente quei campionati italiani siano stati un incentivo per correre in bici.

Quanto parli di ciclismo con i tuoi genitori?

Abbastanza ma senza fissazioni. Sono contenti di me e che vada alla BePink. Mi chiedono come sto e che allenamenti devo fare. Se possono mi aiutano altrimenti mi appoggio ai tecnici del Veloce Club Borgo. Mia madre è stata la mia allenatrice proprio lì e fino a quest’anno ha guidato esordienti e allieve del Trentino Cycling Academy. Mio padre invece, a proposito della fatica, se n’è fatto una ragione (ripete divertita, ndr).

Andrea nasce passista, ma da junior ha sviluppato attitudini per la salita (foto Tre Giorni Giudicarie Dolomiti)
Andrea nasce passista, ma da junior ha sviluppato attitudini per la salita (foto Tre Giorni Giudicarie Dolomiti)
Ti ha pesato essere figlia d’arte?

No, anche se spesso sentivo dire che siamo raccomandate. Ne parlavo con mio padre dopo che abbiamo letto la vostra intervista a Cristian e Sara Pepoli. Lui ha corso con mio padre e si conoscono bene. Personalmente mi sento orgogliosa di fare lo sport che faceva mio padre, così come penso lo sia Sara, che ho conosciuto alle gare. Non si possono fare paragoni tra figlie e padri. E in ogni caso io non lo sento.

Quanto sa Andrea Casagranda di suo padre Stefano?

Mi sono sempre interessata molto alla sua carriera. Andavo a cercare qualcosa su Youtube, tipo la tappa che ha vinto al Giro del Trentino. So che è stato il suo secondo successo da pro’ con quasi 120 chilometri di fuga solitaria. Poi da junior come diesse ho avuto Davide Casarotto che è stato suo compagno di squadra per tanti anni. Figuratevi quanti aneddoti mi raccontavano…

VC Borgo 2022

Capra come Trentin: la scuola di vita del Veloce Club Borgo

31.03.2022
4 min
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Le radici di Thomas Capra, vincitore non senza sorpresa della Gand-Wevelgem per gli juniores, affondano negli anni trascorsi al Veloce Club Borgo, la società che da tantissimi anni organizza la Coppa d’Oro. Ce ne siamo già occupati in questa veste, ma abbiamo forse lasciato un po’ da parte tutto quel che il sodalizio trentino ha fatto e fa nella promozione del ciclismo, nella costruzione di talenti. Abbiamo allora preso il telefono in mano e richiamato Stefano Casagranda, presidente della società nonché ex pro’ dalla lunga carriera.

La chiacchierata non poteva che nascere dalla grande impresa di Capra, che ha corso a Borgo fino agli allievi ed è poi passato alla Assali Stefen Makro.

«E’ ovvio che non me l’aspettavo – dice Casagranda – anche se a dir la verità un piazzamento nella top 10 era nelle sue corde e glielo avevo anche detto. Quando poi, nel corso della gara ho saputo che era nella fuga a 4, a quel punto ho pensato che potesse farcela, perché conosco quanto sia forte in quelle situazioni. Thomas ha un carattere vincente, si è visto sin dai suoi primi anni».

Capra tricolore 2018
La conquista del titolo italiano esordienti nel 2018 per Capra (foto Soncini)
Capra tricolore 2018
La conquista del titolo italiano esordienti nel 2018 per Capra (foto Soncini)
Com’era da ragazzino?

Ha sempre vinto tantissimo, più di altri nelle primissime categorie. Suo padre correva ai miei tempi, anche se rimase a livello dilettantistico. Posso anzi dire che sono più le corse che non ha vinto… Avevamo paura che, passando fra gli allievi, con un livello maggiore vincesse di meno e ne soffrisse, invece ha dimostrato di saper anche incassare le sconfitte e soprattutto di saper anche correre per i compagni, mettendo da parte le ambizioni personali.

Ha un difetto?

Diciamo che fa più fatica quando sente addosso la pressione, quando viene indicato come uno dei favoriti. Uno col suo talento avrebbe dovuto vincere titoli italiani di categoria in serie (anche se ne ha conquistati due, da esordiente 2° anno su strada e nell’omnium), invece in quelle gare soffriva quasi sempre. A Gand, partendo fra gli outsider, era nella condizione migliore e infatti i risultati sono arrivati.

Casagranda Capra 2022
Andrea Casagranda e Thomas Capra, entrambi in nazionale a Gand
Casagranda Capra 2022
Andrea Casagranda e Thomas Capra, entrambi in nazionale a Gand
Parliamo un po’ della società: quanti ragazzi ci sono?

Attualmente sono 45, fra giovanissimi, esordienti e allievi, ma siamo arrivati anche a più di 60, dai 6 ai 16 anni. La maggioranza è fatta da ragazzini, per loro il ciclismo è e deve essere un gioco, per questo cerchiamo di coinvolgere anche i genitori, perché per loro portare i bambini non deve essere un sacrificio, ma l’occasione per stare insieme. Infatti organizziamo molte occasioni d’incontro legate all’attività dei figli, in modo che si sentano coinvolti.

Veniamo alle categorie più grandi, dove avete conquistato nel complesso ben 7 titoli uno tra l’altro tuo, nel 1989 da allievo su strada…

Cerchiamo di procedere per gradi. Da esordienti iniziamo a far capire loro com’è il ciclismo agonistico, quali difficoltà comporti, che cosa richieda anche come allenamento. Da allievi iniziamo anche a farli correre non più come singoli, ma come squadra, aiutandosi l’uno con l’altro. Da noi non ci sono capitani: se una domenica si corre in favore di uno, quella dopo il leader sarà un altro e così via.

Una scuola che ha fruttato.

Beh, abbiamo avuto Matteo Trentin che ha militato con noi per 8 anni e conquistato due titoli italiani nel ciclocross, ma va ricordato anche Marco Andreaus, che sta facendo molto bene con il Cycling Team Friuli e che con noi ha vinto il tricolore allievi nel 2019. Non va dimenticato neppure Andrea Pasqualon, anche lui ha iniziato con noi. Abbiamo avuto un decennio di veri campioni e campioncini usciti dalle nostre fila. Ora però stiamo cercando di concentrarci più sui giovanissimi. Cerchiamo di fare proselitismo fra i più piccoli, chissà che non si nasconda il campione di domani.

Veloce Club Borgo 2022
Il folto gruppo del Veloce Club Borgo 2022, oltre 60 atleti in tutto
Veloce Club Borgo 2022
Il folto gruppo del Veloce Club Borgo 2022, oltre 60 atleti in tutto
L’attività viene svolta prevalentemente in zona?

Non solo. Ad esempio, con gli allievi, programmiamo sempre una trasferta in Slovenia, per ricambiare la presenza di un folto gruppo locale che partecipa sempre alla Coppa d’Oro. Inoltre partecipiamo a una gara a tappe di 3-4 giorni in Austria. Sono esperienze che per i ragazzi sono utilissime, sempre in quell’ottica che dicevo prima, correndo di squadra senza un leader predefinito.

Tra esordienti e allievi c’è un altro Capra?

Chissà, lo sapremo solo con il tempo, ma anche Thomas può e deve crescere tanto. Ricordo che da allievo era arrivato a 8 vittorie e voleva assolutamente raggiungere il mio record in società, 10 successi. Poi però si ruppe entrambe le clavicole e rimase fermo. Comunque in totale almeno una quindicina di vittorie anche nelle stagioni di magra le mettiamo insieme. Per questo devo dire grazie a tutti i tecnici, che lavorano con il cuore e per pura passione. Hanno l’unico obiettivo di veder crescere i ragazzi nella maniera giusta, e non parlo solo dal punto di vista ciclistico…

Coppa d'Oro 2021

Casagranda, come si gestiscono 400 ragazzi in gara?

27.09.2021
5 min
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Quando si è parlato su queste pagine della Coppa d’Oro, un aspetto era rimasto tra le righe e meritava un approfondimento: l’oggetto del discorso era un evento di 500 ragazzi, tutti chiamati al via quasi in contemporanea. Proviamo a fare mente locale: Ci sarebbe da farsi venire i capelli dritti e tacciare gli organizzatori di pura incoscienza…

L’argomento non poteva rimanere per troppo tempo nel cassetto, così abbiamo richiamato Stefano Casagranda esponendogli le nostre perplessità e l’ex professionista di Borgo Valsugana (vincitore anche di una tappa alla Vuelta 2000) ha risposto dando ampie garanzie: «La Coppa d’Oro è il fiore all’occhiello della nostra organizzazione, ma sappiamo anche che è un evento delicato. Non solo per la gara della domenica, basti pensare che al venerdì abbiamo un migliaio di bambini dai 6 ai 12 anni che gareggiano su un circuito completamente chiuso al traffico e al sabato prove divise per categorie con 200 partenti ognuna. Poi c’è l’evento domenicale: in quei giorni non si dorme…».

Come riuscite a gestire un evento così complicato?

Noi già dopo un mese dalla sua disputa ci riuniamo per affrontare quanto avvenuto, riesaminare l’edizione appena conclusa per capire che cosa non ha funzionato e va corretto, da lì impostiamo la nuova edizione lavorandoci nel tempo. Voglio sottolineare che la nostra non è un’organizzazione professionale, lo facciamo tutti nel tempo libero e non va dimenticato che, a differenza ad esempio delle Granfondo, non abbiamo introiti dalle iscrizioni.

Casagranda Coppa d'Oro 2021
L’ex pro’ Stefano Casagranda alla partenza della Coppa d’Oro (foto Instagram)
Casagranda Coppa d'Oro 2021
L’ex pro’ Stefano Casagranda alla partenza della Coppa d’Oro (foto Instagram)
Questo significa che dovete trovare tutti i soldi per coprire il budget…

E non è una cosa semplice, dobbiamo rientrare di 60 mila euro che non sono uno scherzo. Sembra strano, ma trovare una cifra simile è più difficile che ottenere una sovvenzione di un milione di euro se allestisci un evento nazionale o internazionale come gli ultimi Europei. Noi nel 2012 abbiamo gestito la Settimana Tricolore: allora le difficoltà economiche erano state molto minori.

Il percorso della gara è completamente chiuso al traffico?

Compatibilmente con quanto prescrive il regolamento tecnico. Abbiamo una macchina d’inizio corsa che precede i primi di qualche minuto e la macchina di fine corsa, passata la quale il traffico viene completamente riaperto. Avere la chiusura totale sarebbe impossibile, non otterremmo mai i permessi.

Come fate allora a gestire un evento così delicato, per numeri e soprattutto età dei partecipanti?

Per noi sono fondamentali i volontari: ne abbiamo 350 sparsi sul percorso e che curano tutti i servizi e gestiscono il traffico, compresi Vigili del Fuoco, Alpini, anche gli stessi genitori vengono coinvolti. Il loro lavoro è essenziale e posso dire che nella lunga storia della Coppa d’Oro, mai una macchina si è trovata sul percorso di gara mettendo in pericolo i partecipanti.

Staff Coppa d'Oro 2021
Alcuni dei responsabili dello staff organizzativo della Coppa d’Oro, con 350 addetti a disposizione
Staff Coppa d'Oro 2021
Alcuni dei responsabili dello staff organizzativo della Coppa d’Oro, con 350 addetti a disposizione
La gestione di un evento simile ricorda più quella di una Granfondo che di una gara agonistica…

Per certi versi è vero. Come per le grandi gare di massa abbiamo bisogno di spazi molto capienti per gestire le delicate operazioni di partenza, poi i primissimi chilometri sono su strada ampia, fino alla prima salita. Non bisogna pensare però che per far gareggiare 400 ragazzi (il numero dell’ultima edizione) sia meglio farli correre su strade larghe…

Perché?

Perché se la strada è larga tutti cercano di guadagnare spazio, di farsi largo per raggiungere le prime posizioni. Se le strade sono strette devi arrangiarti e aspettare, mantieni la posizione e la corsa è più ordinata finché il gruppo non si seleziona naturalmente. Io ho corso molto in Belgio: lì le stradine sono strette, di due metri e mezzo di larghezza, devi avere pazienza. Poi c’è un altro fattore…

Quale?

Noi abbiamo la diretta Facebook della corsa e i ragazzi ci tengono a ben figurare e farsi vedere, quindi sono molto concentrati. Le cadute avvengono principalmente quando invece sei un po’ distratto. Poi, per carità, possono sempre avvenire, serve anche fortuna.

Percorso Coppa d'Oro 2021
Il lungo serpentone di atleti in gara: la sua gestione sulle strade trentine è delicata ma sicura
Percorso Coppa d'Oro 2021
Il lungo serpentone di atleti in gara: la sua gestione sulle strade trentine è delicata ma sicura
Da ex professionista, dopo anni di organizzazione di una simile classica per i più giovani, che opinione ti sei fatto su di loro?

Se devo essere onesto, noto che parecchi devono imparare tanto: oggi non si pensa ad altro che alla preparazione fisica, ai wattaggi, invece a quell’età sarebbe importante dedicarsi soprattutto alla tecnica di guida, a far fare loro esercizi specifici con la bici. Perché ad esempio non farli uscire quando piove, per imparare la guida sul bagnato. Sono accortezze che possono salvarti e che ti permettono di crescere meglio. In ambito femminile, ad esempio, le bambine si abituano a gareggiare in prove di massimo 10 partenti, poi all’improvviso vengono catapultate in gare dal 150, ma se non sai guidare e stare in gruppo, la fatica è enorme.

Dicci la verità: quando finisce tutto tiri un sospiro di sollievo…

Sì, ma è anche vero che i ragazzi sono da questo punto di vista molto disciplinati e questo rende l’organizzazione della gara più agevole rispetto a una Granfondo. Qui, quando il ragazzo è raggiunto dalla macchina di fine corsa, si toglie il numero e torna alla partenza. L’amatore invece interpreta la corsa come una sfida con se stesso, mette da parte il cronometro e vuole arrivare a tutti i costi, in mezzo al traffico. Allora sì che si rischia…