Fierezza Trentin: «E adesso vediamo i sapientoni…»

12.09.2021
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Trentin ha la faccia scura, la maglia sudata, gli occhi che fiammeggiano di fierezza, il volto scavato e un sorriso che non glielo togli neanche a ceffoni. Per il quarto europeo di fila, Cassani si è affidato a lui come regista e la missione è riuscita perfettamente. Quando nel finale si sono sganciati Evenepoel, Colbrelli e Cosnefroy, il bresciano del Team Bahrain Victorious aveva in tasca la benedizione di Matteo, che lo aveva già battezzato come il più in forma dei nostri.

«Abbiamo corso come sempre alla grande – dice – poi alla fine, all’attacco del penultimo giro chi aveva le gambe era lì e chi non le aveva non c’era. Punto! Peccato per il terzo posto, ma avendo Sonny davanti non potevo rischiare di menare le danze per riprendere Cosnefroy. Ho vinto la volata con un chilometro di vantaggio, potevo portare a casa una medaglietta che non era male».

Trentin è stato il regista di Cassani in corsa: un ruolo svolto con precisione e fierezza
Trentin è stato il regista di Cassani in corsa: un ruolo svolto con precisione e fierezza

In sottofondo si capisce che sul palco stiano per suonare l’Inno di Mameli, ma qui intanto si ragiona ancora. E Trentin è già alla fase dei sassolini nelle scarpe.

Cosa si è visto oggi?

Per l’ennesima volta si è vista l’Italia. Nonostante tutti i sapientoni che ci sono in giro a dire non ci sono i corridori – rivendica con fierezza – oggi i corridori c’erano e abbiamo vinto lo stesso. Domani voglio vedere chi dice che non siamo bravi. Abbiamo vinto il quarto europeo di fila. Mancavano solo Van Aert e Alaphilippe.

Su un percorso comunque duro, no?

Penso che ho fatto poche gare così dure. Bastava vedere l’altimetria, la brevità della corsa e i corridori che erano presenti. La nostra tattica era di riuscire a tenere la corsa insieme e attaccare nella discesa del Bondone, per sgretolare un po’ il gruppo e mettere in difficoltà Evenepoel.

Obiettivo non raggiunto…

Bisogna fargli i complimenti perché è venuto giù proprio bene, non lo abbiamo messo in difficoltà proprio per niente. E da lì però ci sono stati un grande Ulissi e un grande Ganna, ma sono stati grandi tutti. E quando si corre così, si porta a casa un grande risultato.

Sei riuscito a parlare con Sonny prima degli ultimi attacchi?

Avevo visto che aveva una bella gamba. Noi eravamo fuori in cinque. Di quelli che sono rientrati, c’erano Evenepoel, Ben Hermans e lui. Si è visto che le possibilità di andare con il belga le aveva. E così gli ho detto che lui aveva solo Remco da curare e io avrei pensato agli altri. Giro dopo giro si andava sempre più piano. La salita che hanno attaccato è forse quella che si è fatta più lentamente. Eravamo tutti finiti.

Fierezza sul traguardo per la volata vinta facilmente: se avessero ripreso Cosnefroy, c’era il bronzo
Fierezza sul traguardo per la volata vinta facilmente: se avessero ripreso Cosnefroy, c’era il bronzo
Che vigilia è stata?

Bella. Si sono un po’ rilassati gli animi post Olimpiadi e il gruppo c’è. Quando è così, è un piacere venire a correre.

Poi alza lo sguardo e strilla: «Claudia, guarda che sono qua…». Sua moglie è passata di gran carriera con Jacopo al collo, mentre Giovanni lo porta Quinziato, prima amico e poi procuratore. Gli chiede quanto pesi e il bimbo risponde che sono 22 chili, che però a Monaco sono 20.

«Ci credo – risponde Claudia – qua in Trentino ci sono i salumi e i formaggi, mentre a Monaco quando c’è Matteo, dobbiamo stare tutti attenti…».

Moscon ha fatto la sua parte, rintuzzando gli attacchi sul Bondone
Moscon ha fatto la sua parte, rintuzzando gli attacchi sul Bondone

Percorso da mondiale

Intanto è arrivato Moscon, sfinito e sorridente. Magari non sarà stato risolutivo, ma si è mosso anche lui dietro alcuni attacchi importanti e adesso fa rotta verso i mondiali e percorsi che più gli sorridono.

«Agli altri è mancato il gruppo che abbiamo noi – dice – il nostro obiettivo era non trovarci ad inseguire e ci siamo riusciti. Anche i leader delle altre squadre hanno dovuto muoversi in prima persona, perché eravamo in tutti i movimenti. Il circuito si è rivelato molto bello, un percorso durissimo che andrebbe benissimo per un campionato del mondo. E’ stato bello correre in casa. Avevo già vissuto questa esperienza a Innsbruck, che è la mia casa adottiva, però qui è stato qualcosa di speciale. Non avevo la condizione per esaltare i miei tifosi, ma speriamo di trovarla per i mondiali».

Cassani, vittoria figlia dei programmi (e dell’orgoglio)

12.09.2021
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Cassani ha raggiunto la zona del podio camminando tra la gente con un sorriso mai visto prima. Aveva gli occhi che splendevano, come avendo raggiunto il suo traguardo o avendo dimostrato qualcosa. Facile intuire cosa. Il cittì è un uomo dotato di orgoglio. E al netto di ogni considerazione tecnica più o meno condivisibile, quando ti mettono pesantemente in discussione e riesci a vincere, la gioia è doppia. Per questo, magari sbagliando e volendo ugualmente scommettere un euro bucato, crediamo che alla fine non accetterà le offerte federali, sulla cui entità ci sarà da ragionare: saranno fatte perché rimanga? Questo ovviamente lo dirà lui dopo aver parlato con il presidente Dagnoni.

Prima del via, Cassani ha parlato con orgoglio della compattezza del suo gruppo agli ordini di Trentin
Prima del via, Cassani ha parlato con orgoglio della compattezza del suo gruppo
Perché ridevi?

E’ stata un’emozione, una gioia. Perché sapevo che potevamo vincere. Non è una vittoria nata ieri, è nata cinque mesi fa, è nata in primavera. A dispetto di tutte le critiche che si facevano, queste vittorie si programmano. Con Sonny, Trentin e le loro squadra abbiamo detto: vogliamo puntare ai mondiali? Loro hanno accettato e abbiamo individuato il percorso. Ci hanno creduto. Per questo resto sbalordito quando qualcuno diceva che bisognava portare Colbrelli alle Olimpiadi, sono discorsi da bar. Così alla fine ho costruito una squadra che ha funzionato. Abbiamo battuto un fenomeno come Evenepoel. E’ una vittoria dei ragazzi, della federazione, di noi, che siamo andati avanti su questa strada.

Con quale spirito l’hai vissuta?

L’unica cosa che posso dire è che una settimana fa ho sentito Pioli e gli ho detto che avevo pensato spesso a lui in questi giorni e avrei voluto fare come lui. Anche se io al 30 settembre finirò. Però sai, sapere di andare via e avere i miei ragazzi al mio fianco è stata una bella soddisfazione. Ma ribadisco, è stata una vittoria della federazione, perché fino al 30 sono il cittì. E devo dire che il presidente e Amadio mi hanno messo nelle condizioni di fare bene il mio mestiere.

Per il quarto anno di seguito, il campionato europeo parla azzurro. Motivo d’orgoglio per Cassani
Per il quarto anno di seguito, il campionato europeo parla azzurro. Motivo d’orgoglio per Cassani
Sei sparito dalla circolazione nei giorni scorsi…

Volevo stare con i miei ragazzi, per condividere con loro. Decifrare il loro sentimento, creare quel gruppo che era necessario. Quindi isolarmi dal mondo esterno per concentrarmi su quello che dovevamo fare oggi. E’ stata una vigilia veramente bella, perché l’ho vissuta meglio che in altre occasioni. Sereno, tranquillo, con un grande gruppo. Parti con Trentin come regista, Sonny che sta bene e tutti gli altri che hanno corso in modo impeccabile.

Trentin come Cassani con Martini?

Quando c’è lui in gruppo, sono tranquillo. Gli do le indicazioni e lui gestisce al meglio. Remco aveva dimostrato di stare bene, ma lo abbiamo ingabbiato a dovere. Sonny è cresciuto ancora. Tenere Evenepoel su quell’ultima salita era complicato.

Stasera si brinda?

La vittoria svanisce nello stesso istante che la conquisti. E comunque stasera non si brinda (sorride, ndr), perché vanno via tutti. Per i mondiali partiamo il mercoledì sera, perché giovedì ci sarà la possibilità di visionare il percorso. Sonny farà il Matteotti con me, altri correranno in Toscana, poi ognuno va a casa. I cronoman invece partono giovedì con Velo e Villa.

Dopo i mondiali, Cassani parlerà con Cordiano Dagnoni per scoprire quale potrebbe essere il suo ruolo in Fci
Dopo i mondiali, Cassani parlerà con Cordiano Dagnoni per scoprire quale potrebbe essere il suo ruolo in Fci
Rimarrai in federazione?

Non è sicuro. Con il presidente dobbiamo parlare dei contenuti, sono quelle le cose importanti. A me piace fare. Non sarò più il commissario tecnico anche se vincessi tre medaglie d’oro in Belgio. Però bisogna vedere quali sarebbero i miei ambiti in federazione, se posso essere utile. Ambassador cosa vuol dire? Io voglio fare, mi sento ancora giovane per fare qualcosa. Se il presidente ritiene che posso essere utile, dobbiamo parlare.

Era proprio necessario cambiare il cittì?

Dopo otto anni, ritengo sia anche giusto. Poi bisogna vedere i modi e le forme. Io sono rimasto zitto negli ultimi tempi. Ho la maglia azzurra, la voglio onorare e dare onore a chi mi ha dato la possibilità di fare questi europei e questi mondiali.

Remco, sfuriata da calciatore, poi torna il sorriso

12.09.2021
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Remco sembra più sereno di qualche minuto fa, quando ha bellamente mandato Colbrelli a quel paese. Tuttavia dei tre del podio, il belga è il solo che non tiene la medaglia al collo. L’ha messa sul tavolo e di tanto in tanto la guarda. Passata la sfuriata, le sue espressioni sono però sempre meno livide e quando risponde alla prima domanda si scioglie in un bel sorriso.

E’ chiaro che in salita si aspettasse un aiuto da Colbrelli, ma sentire Sonny ammettere di essere al limite, lo sta aiutando a farsi una ragione di questo e forse del fatto che l’italiano sia stato anche più astuto di lui.

«Non era facile per Sonny cavarsela in una corsa di scalatori – dice il belga della Deceuninck-Quick Step – ma ha una forma che forse non ha mai avuto prima. Si è proprio meritato la vittoria. Sapevo che nel gruppo dei primi c’era un solo corridore da non portare all’arrivo. Invece quando mi sono voltato, ho visto di avere a ruota proprio lui».

Remco si era presentato in partenza prima degli altri, mettendosi a fare stretching
Remco si era presentato in partenza prima degli altri, mettendosi a fare stretching

Nuovo inizio

Ride, si rilassa. Apre una bottiglietta d’acqua, poi ne prende un’altra. Lucida la medaglia e poi la rimette al collo. Bentornato.

«Posso crederci che Sonny fosse al limite – prosegue – perché ho fatto l’ultima salita davvero forte. Sette minuti a tutto gas. Ma a quel punto la corsa è diventata uno scontro mentale. Quando corri in circuito, riesci a gestirti, sai quanto tenere duro e dove puoi recuperare. Io peso 60 chili, lui forse qualcuno di più, per cui deve aver fatto davvero un grande sforzo per restare agganciato. Certo che mi dispiace non aver vinto, ma sono contento di essere tornato ai miei livelli».

Quando si è voltato e ha visto Colbrelli, ha pensato di avere un problema
Quando si è voltato e ha visto Colbrelli, ha pensato di avere un problema

Nessuna paura

Nell’intervista dopo l’arrivo, Trentin ha raccontato che l’Italia aveva preparato la discesa a tutta dal Bondone proprio per metterlo in difficoltà, facendo intendere di immaginare nelle picchiate veloci un limite dovuto alla paura dopo il Lombardia 2020. Lui ascolta e la prende un po’ come una provocazione. Di fatto però alla fine della picchiata su Trento in terza posizione c’era proprio lui.

«Ora sono molto più rilassato sulla bici – risponde alla domanda se abbia dovuto lavorarci tanto – ho più fiducia in me stesso, sono meno nervoso in gruppo e faccio meno errori stupidi in gara. In squadra ho parecchi compagni in gamba che mi stanno dando ottimi consigli. Anche al Benelux Tour, finché sono stato in gara, mi sono ben difeso. Spero che ora queste domande finiscano, perché capita a tutti una volta nella vita di cadere in discesa. Non diventavo matto quando dicevano che non sono capace di guidare la bici, ma ho capito che il mio problema era non avere fiducia nel corridore che mi precedeva e di conseguenza non ero tranquillo».

Nella conferenza stampa finale, inizialmente ha tenuto un atteggiamento scostante, con i chiari segni della sfuriata
Nella conferenza stampa finale, inizialmente ha tenuto un atteggiamento scostante, con i chiari segni della sfuriata

Destinazione Louvain

Il discorso si sposta sui mondiali e qui le risposte di Remco diventano persino simpatiche. Colbrelli, gli chiedono, può essere uno dei favoriti?

«Spero di no – ride – altrimenti gli chiederei di darmi la maglia. Comunque con questa condizione può andare bene su ogni percorso. Dal Benelux Tour a un certo punto mi sono ritirato (il belga ha avuto un virus intestinale, ndr) e ho potuto vederlo in televisione. E’ andato forte sulle salite delle Ardenne, i muri del Fiandre e anche in volata. Per i mondiali ci sono 2-3 favoriti e uno ce l’abbiamo noi con Wout Van Aert e noi faremo di tutto per aiutarlo, ma Sonny è fra loro. Spero però che non vinca lui (ride, ndr), altrimenti dal gruppo sparirebbero le bandiere d’Italia e d’Europa».

Poi si alza. Lo aspettano i giornalisti belgi per approfondire qualche discorso e poi sarà tempo di tornare a casa. La sua ragazza, vestita come una Jessica Rabbit in miniatura, lo ha raggiunto al quartier tappa. La sfuriata è alle spalle, ma nel sentire il suo tono con i colleghi fiamminghi viene da pensare che sotto la cenere covi ancora la brace viva.

Colbrelli, queste lacrime portano al paradiso. E ora il mondiale

12.09.2021
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Se potesse mettersi a saltare, Colbrelli rimbalzerebbe da Trento fino a casa. I tifosi con le sue bandiere hanno preso il podio d’assedio e quando Evenepoel lo manda a quel paese, il campione d’Europa un po’ accusa il colpo, poi però si lascia trasportare dalla gioia e se ne infischia. Rivede il Tour. Il male al ginocchio. Lo stop forzato. Livigno a rincorrere la condizione. Rivede le speranze e poi guarda la medaglia. Cosa vuole Evenepoel? Da che mondo è mondo, il più veloce non dà cambi al più forte in salita. Anche il ragazzino, crescendo, se ne farà una ragione. Quando arriva a portata di taccuino, l’Inno è già suonato, Colbrelli ha già versato le sue lacrime e ora indossa la maglia candida e azzurra d’Europa, con l’oro che squilla sulla pancia.

Con Cosnefroy ed Evenepoel, entrambi più scalatori di lui
Con Cosnefroy ed Evenepoel, entrambi più scalatori di lui
Racconta, dai…

Sono davvero contento, non è mai semplice partire da favorito. Correvamo in casa, non ero nella super condizione, perché un po’ di pressione me la sono messa. La nazionale girava alla grande e volevo ricambiarli.

Evenepoel avrebbe gradito un po’ di aiuto…

Non potevo dargli cambi. Anche lui sta andando forte e vuol dire che stavamo salendo a un passo importante. Io non avevo più la gamba fresca, però sapevo che dovevo tenerlo e non dovevo lasciarlo. Perché finita la salita, potevamo arrivare in volata.

S’è un po’ offeso…

Lui ha giocato le sue carte, io ho giocato le mie. E anche se sono più veloce, ho voluto andare sul sicuro. Non dargli tanti cambi, non ero fresco. E’ stata una giornata impegnativa, ricordiamo il mondiale di Trentin. Anche lui era il favorito con Pedersen e abbiamo visto come è andata a finire. Non volevo cascarci. Mi ha mandato a quel paese, ma io gli ho detto che avevo un po’ di crampi ed era anche vero (sorride, ndr).

Cosa c’era in quelle lacrime dopo l’arrivo?

La pressione di questa gara. Perché me la sono messa da me, volevo fare bene. C’erano la mia famiglia e i miei fans. Non capita tutti i giorni di vincere un europeo da professionisti. Quando sto bene così, posso competere ad alto livello. Non è il mondiale, ma un tassello molto importante della mia carriera.

Dopo l’arrivo, il bresciano è scoppiato in lacrime
Dopo l’arrivo, il bresciano è scoppiato in lacrime
A chi la dedichi?

La dedico a Cassani che ci ha creduto fino alla fine, anche se è il suo ultimo anno. Penso che possa lasciare il suo ruolo ancora da vincitore. E comunque c’è ancora il mondiale, siamo una squadra molto forte. Però intanto godiamoci questo giorno.

L’ultima curva?

Volevo passare per primo. L’ho fatta un po’ forte e anche se ero concentrato, ho sentito il grandissimo boato della gente. Vincere qua è stata davvero un’emozione doppia. Ho sprintato con un 54×14.

Quali sono stati i momenti decisivi?

Sicuramente la salita del Bondone, dove sono iniziati gli scatti. Poi la discesa perché l’abbiamo fatta davvero forte. Matteo (Trentin, ndr) è rientrato sui primi e il gruppo si è frazionato. Abbiamo fatto inseguire Mohoric che era uno dei favoriti e dovevamo farlo fuori. E da quel momento è stata una gara tirata, un po’ per i belgi e un po’ per i francesi. Scatti e controscatti, siamo rimasti in otto corridori e Remco metteva sempre il compagno a tirare e fare l’andatura. Finché all’ultimo giro ha dato una botta e l’ho tenuto bene.

Perché è speciale?

Perché ho vinto da favorito, sono davvero contento. Vuol dire che ho fatto un altro step importante. Ti metti tanta pressione e anche se c’è la gamba, rischi di complicarti la vita, invece è andato tutto bene.

Sul podio con Sonny, anche i figli Vittoria e Tommaso
Sul podio con Sonny, anche i figli Vittoria e Tommaso
E adesso si cambia maglia…

Mi dispiace coprire quella tricolore, perché l’avevo fatta disegnare così per me. Ma adesso ne indosso una ancora più importante.

La folla lo inghiotte sulla strada che porta in sala stampa, dove nella conferenza di rito ripeterà più o meno le stesse cose. Quando affianca e supera Evenepoel, non si scambiano nemmeno uno sguardo. Il giovane belga ha la faccia livida e probabilmente avrà bisogno di tempo per digerire la sconfitta. Anche questo lo farà crescere. Non si poteva andare avanti a suon di vittorie. Noi lo sapevamo, lui lo sta scoprendo. Ma l’atleta non si discute. E’ davvero fortissimo.

L’altura fa vincere, ma bisogna usarla bene. Anche a tavola…

09.09.2021
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E’ un continuo saliscendi. In altura e alle corse. Ancora in altura e ancora alle corse. Ganna è maestro, con i suoi stage al rifugio Oberto Maroli a 2.800 metri sopra Macugnaga. E’ andato su anche dopo Tokyo e ieri a Trento è sembrato un treno in corsa. Colbrelli è anche lui bravissimo, perché appena sceso da Livigno, si è pappato il Benelux Tour. Eppure giorni fa, parlando di alimentazione con Sobrero, una sua frase ci è rimasta nella memoria.

«Sento spesso la nutrizionista anche quando si tratta di andare in altura – ha detto il campione italiano della crono e da ieri campione d’Europa del Team Relay – dove si lavora tanto e l’alimentazione è decisiva per non buttare a mare il lavoro fatto».

Come si mangia in altura? Quali sono le differenze? E si corre davvero il rischio di buttare via tutto se non si mangia nel modo giusto?

Per rispondere a queste domande, abbiamo suonato alla porta di Laura Martinelli, attualmente nutrizionista del Team Novo Nordisk, ma in procinto di tornare nel WorldTour.

«L’altura – dice – è un luogo magico. A parità di sforzo, ottieni doppio risultato. Ma perché le cose funzionino a dovere, considerando il periodo classico di due settimane, è necessario curare benissimo l’acclimatazione. I primi 3-4 giorni, fatti nel modo giusto, sono necessari per poter raggiungere la qualità voluta nei restanti dieci».

alimentazione
Nei primi 3-4 giorni di altura, immaginando uno stage di 14 giorni, si aumenta il carico di carboidrati
alimentazione
Nei primi 3-4 giorni di altura, immaginando uno stage di 14 giorni, si aumenta il carico di carboidrati
In cosa consiste il modo giusto?

Bisogna vincere la resistenza degli atleti, spingendoli a mangiare. In quei primi giorni, i preparatori di solito non danno tabelle, ma raccomandano di fare appena delle sgambate per abituarsi alla quota. Di riflesso i corridori pensano di non dover mangiare, visto che bruciano poco. Invece è l’esatto contrario. Proprio in quei giorni va aumentato l’apporto calorico e glucidico, per assecondare l’adattamento all’altura. Si tratta di aumentare la quota carboidrati fino al 20 per cento, perché lassù aumenta il consumo. Devono mangiare il primo a pranzo e a cena, mentre di solito tendono a non farlo. Con gli uomini va così, con le donne è il contrario, perché la donna è in grado di utilizzare meglio il grasso corporeo, per cui non c’è bisogno di aumentare i carboidrati.

Come si gestiscono quei giorni, con tabelle generiche o diete personalizzate?

Se non conosci l’atleta, si dà una tabella generica, poi si personalizza. Il primo anno si va più a braccio, cercando di intuire le risposte all’altura ed entrare in sintonia con l’atleta.

Da cosa si capisce se un atleta si è acclimatato?

Dalla disidratazione, la perdita di peso, le sensazioni in bici e la gestione del giorno di riposo. Si parla tanto. Nel caso ad esempio del Teide, ci sono quelli che nel giorno di riposo vogliono scendere a Las Americas per mangiare una pizza e quelli che restano in alto. Bisogna osservare la pressione a riposo, quelli che ce l’hanno bassa sono favoriti. E poi bisogna stare attenti all’idratazione, soprattutto con quei soggetti che già normalmente hanno resistenza al bere.

Par di capire che comunque l’altura sia una bella fonte di stress…

Infatti do per scontato che il corridore prima di andare lassù faccia un check completo del sangue e sia a posto. Altrimenti, se c’è qualche parametro sballato, si rischia l’overtraining e in quel caso l’altura diventa negativa. Sono accortezze che si dovrebbero sempre avere, ma che a volte si dimenticano.

Conclusa la fase di adattamento, l’alimentazione dei vari giorni prosegue normalmente?

Si avvicina molto di più al solito, sì. Si dosano carboidrati e proteine in funzione del programma di lavoro.

Una delle attenzioni del nutrizionista in altura è legata alla corretta idratazione dell’atleta
Una delle attenzioni del nutrizionista in altura è legata alla corretta idratazione dell’atleta
In altura si dimagrisce?

Capita, anzi spesso è uno degli obiettivi che si vogliono perseguire. Andare in altura per perdere massa grassa si può, così dopo la fase di adattamento puoi ridurre l’intake, il quantitativo di alimenti. Però si deve stare attenti. C’è chi prova a dimagrire improvvisando. Riduce i carboidrati come farebbe a casa, ma è uno schema che in altura non funziona. Se togli i carboidrati, ti ritrovi con uno sbilanciamento verso le proteine e rischi di mettere in atto dei processi catabolici che vanificano tutto il lavoro fatto. Non si tratta in quel caso di aver preso troppe proteine, ma di non aver preso abbastanza carboidrati per sostenere quel carico proteico.

La presenza del nutrizionista in ritiro è dunque importante?

Il ritiro è una delle fasi più importanti. Tutte le volte che sono andata sul Teide, ho visto molto valorizzato il mio ruolo. Altrimenti è necessario che il nutrizionista si colleghi con il preparatore, sperando sia uno della nuova scuola. Quelli un po’ meno aggiornati vedono male l’aumento della quota carboidrati.

Un panino con Bettiol a Livigno. Colbrelli ha ormai imparato a gestire bene l’alimentazione in altura
Un panino con Bettiol a Livigno. Colbrelli ha ormai imparato a gestire bene l’alimentazione in altura
Con le donne è tutto così diverso?

L’aumento di carboidrati va evitato e si deve lavorare al contrario, creando stress perché la risposta porti a un miglioramento delle prestazioni. Non valgono gli stessi criteri e anche la letteratura medica riferita all’altura per le donne è scarsissima. A parità di stimolo, la risposta delle donne è diversa.

Al ritorno dall’altura cosa si fa?

Si tiene conto della temperatura e semmai del jetlag. Non è il cambiamento di quota che incide, ma il cambio di clima. Si deve andare un po’ cauti, sapendo che il beneficio può esserci subito o dopo una settimana.

Super Colbrelli, la chiave in quattro settimane ben fatte

06.09.2021
5 min
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Un Colbrelli così non si vedeva dagli under 23, quando bastava avere tanta forza fisica e alla fine stenderli allo sprint. Il corridore che ha vinto il campionato italiano su un percorso quasi da scalatori, che al Tour si è messo in luce nelle tappe di montagna e che al Benelux Tour ha dominato su cotés e muri è una delle novità di questa stagione. E’ più esplosivo. Tiene meglio in salita. Resta veloce. E’ più magro. Dire quale sia la chiave di volta dei risultati di queste settimane è forse complesso data la molteplicità dei fattori, così ci siamo rivolti a Paolo Artuso, preparatore del Team Bahrain Victorious, di rientro nel pomeriggio dalla Vuelta.

«Anche qua siamo andati bene – dice dalla Spagna – con Jack Haig che ha tenuto il podio, Mader che ha approfittato del calo di Bernal per prendere la maglia bianca e la classifica a squadre dopo quella di Giro e Tour. E poi al Benelux, avete visto tutti Mohoric e Colbrelli. A volte si lavora tanto e la sfortuna vanifica tutto. Quest’anno la iella continua, perché Landa anche alla Vuelta ha avuto le sue cose, ma gli altri sono stati bravissimi».

Il segno che qualcosa fosse cambiato si è visto ai campionati italiani, quando in salita ha risposto a Masnada e poi ha rilanciato
Il segno che qualcosa fosse cambiato si è visto in salita ai campionati italiani
Che cosa ha portato Colbrelli a un simile cambiamento?

E’ un insieme di fattori, fra lui che è maturato e sta bene in famiglia e il fatto che ci conosciamo ormai alla perfezione. Lavoriamo insieme da cinque anni, so bene cosa intende quando mi parla di mal di gambe o di altre sensazioni. E’ un rapporto che devi costruire, perché soprattutto all’inizio sei una figura imposta dalla squadra. Allora parli. Vai a pranzo insieme. Crei la fiducia. Poi tempo e lavoro fanno il resto.

Arrivare al Benelux non è stato semplice.

E’ uscito dal Tour con questa borsite, un accumulo di liquido nel ginocchio che gli dava davvero fastidio. Ha fatto una settimana in cui è andato in bici due volte. Poi ha ripreso piano, ma era sotto terapia e non ha potuto fare più di 2 ore al giorno. Quindi è andato a Livigno.

Quattro settimane in altura…

Di cui due settimane di semi-vacanza. Quando i medici ci hanno dato via libera, abbiamo cominciato con lo specifico. Una serie di doppiette, senza mai grossi volumi. Siamo stati sulle 25 ore a settimana. Poi è sceso da Livigno e abbiamo programmato sette giorni a casa prima del Benelux.

Così ha vinto sabato a Houffalize, conquistando la maglia di leader
Così ha vinto sabato a Houffalize, conquistando la maglia di leader
Perché il Benelux e non la Vuelta?

Lui era più per la Spagna, ma andare lassù era una grande occasione, visti quei percorsi.

Che cosa ha fatto nella settimana a casa, prima di partire?

Aveva fatto l’ultima distanza sabato 21 agosto, così il 22 di domenica gli ho dato il giorno di riposo. Senza bici. E’ bello riposare la domenica, si sta meglio in famiglia. Lunedì 23 ha ripreso, ma comunque sono state 2 ore a spasso a 170 watt medi. La caratteristica di Sonny, che ormai conosco bene, è che è un gran lavoratore con un grandissimo motore. E c’è voluto un po’ per fargli capire che il recupero vale quanto l’allenamento. Lui va meglio se lo tieni a freno.

Martedì 24 agosto?

Quattro ore, con 2 ore dietro motore e lavori fuori scia. Il giorno dopo, 25 agosto, 3 ore con una e mezza ancora dietro motore, ma in salita. E’ andato sui 230 watt, quindi vuol dire che ci ha dato dentro bene.

E siamo arrivati a giovedì 26 agosto.

Recupero, un’ora e mezza di bici. Mentre l’indomani ha fatto del lavoro collinare, ritmo gara in salita e recupero in discesa. Una sorta di fartlek, un allenamento che combina allenamenti di diversa durata e intensità.

La distribuzione delle borracce e dei rifornimenti sui percorsi è studiata nel dettaglio
La distribuzione delle borracce e dei rifornimenti sui percorsi è studiata nel dettaglio
Invece sabato 28 agosto?

Ha fatto tre ore con qualche volata e poi è partito per la corsa. Comunque parliamo di una settimana in cui ha fatto 70-130-100-100-90 chilometri, non un volume esagerato. Mentre negli ultimi giorni di Livigno faceva anche 170-180 chilometri su salite lunghe e lavori in pianura.

Quello che si nota è che sia anche parecchio dimagrito.

Ne parlavamo giusto stamattina, mentre era in aeroporto. Ci siamo detti di arrivare con questo peso e questa freschezza anche alle classiche del Nord il prossimo anno. Si ragiona di spostare l’altura più avanti, a ridosso della Tirreno. Sonny non è un atleta ordinario, lui scende dalla quota ed è subito performante. Negli anni scorsi, scendeva a fine febbraio, andava a fare l’apertura in Belgio e trovava gente più veloce. Nel 2022 proviamo a saltare quelle due gare e a puntare forte su Tirreno e Sanremo.

Il peso è a posto grazie al lavoro del nutrizionista?

Soprattutto grazie all’equilibrio che ha raggiunto. Con il nutrizionista si ragiona più sulle strategie alimentari in gara, intrecciate con la tattica di gara. Per ogni corsa, seguiamo una diversa strategia e così facendo ormai è impossibile sbagliare. La crisi di fame è praticamente impossibile, abbiamo uomini sul percorso ogni 20 minuti, che passano feed di ogni genere. Oggi vanno tanto più forte anche perché sono seguiti in modo quasi maniacale.

Ieri a Geraardsbergen triplo passaggio sul Muur e grande difesa. Decisivo il lavoro delle ultime settimane
Ieri a Geraardsbergen triplo passaggio sul Muur e grande difesa. Decisivo il lavoro delle ultime settimane
E cosa farà Sonny da qui agli europei?

Oggi si è svegliato presto, aveva il volo prestissimo, per cui ha dormito 5-6 ore. Dobbiamo lasciargli un paio di giorni per recuperare gli… sforzoni di sabato e domenica e anche il viaggio, ma credo che nel pomeriggio un giretto lo farà e domani sarà lo stesso. Invece tra mercoledì e giovedì c’è da fare qualche richiamo.

Di cosa?

Stimoli di forza e qualità anaerobiche, che con il passare del tempo vanno giù. Vediamo il meteo e decidiamo come distribuirle. L’unico errore di settimane come questa sarebbe esagerare. La distanza più lunga che farà sarà di 4 ore, 5 se vuole sentirsi a posto con la coscienza. Dovremo lavorare solo su stimoli di forza e anaerobico, del medio credo che a questo punto non abbia bisogno. Poi giovedì sarà con la nazionale…

Colbrelli, tappa e maglia al Benelux Tour: «Tutto in 20 giorni»

04.09.2021
4 min
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Stasera Sonny è stanco, si sente dalla voce. A Houffalize, la Liegi-Bastogne-Liegi entra nel vivo con la prima cote, la Cote de Roche. A Houffalize stavolta Colbrelli ha alzato le braccia al cielo, dopo una tappa di dieci strappi, senza neppure la necessità di battere in volata Masnada, che aveva reso almeno incerto il finale del campionato italiano. Quando i messaggi hanno cominciato a diventare tanti, allora la percezione dell’impresa del bresciano ha assunto la dimensione che meritava. Il Benelux Tour stava vivendo una giornata a suo modo storica, con la spallata di Sonny al leader Kung e soprattutto la conferma che il male al ginocchio e gli allenamenti di Livigno si stanno incanalando nella giusta direzione.

Mohoric si avvicina ad ampie falcate al mondiale in cui sarà leader della Slovenia. Benelux Tour da protagonista
Mohoric si avvicina ad ampie falcate al mondiale in cui sarà leader della Slovenia. Benelux Tour da protagonista

Partito con Hirschi, la statistica dice che Colbrelli si è ritrovato con lo svizzero e con Mohoric a 40 chilometri dalla fine e avendo appena 14 secondi di ritardo da Kung, si è presto ritrovato leader virtuale della corsa. A 25 chilometri dall’arrivo era solo con 5 secondi su Mohoric e Hirschi e 10” su Dumoulin e Campenaerts. Poi ha iniziato a collezionare muri e alla fine è arrivato con 42 secondi sul primo gruppo inseguitore e più di un minuto sugli altri.

Come va?

E’ andata bene

L’hai improvvisata, oppure era tutto programmato?

Avevamo in programma di attaccare, per vedere come stavano gli altri. Eravamo Mohoric ed io ed è andata bene a me.

Le gambe iniziano a girare, finalmente…

La condizione è ottima e diciamo che il lavoro a Livigno ripaga di tutto. E adesso ci saranno 20 giorni molto importanti.

Pensavi di essere già così pimpante al ritorno dall’altura?

Io quando lavoro bene e sono sereno, vado sempre forte quando torno dall’altura. Magari soffro un po’ il cambiamento, ma se lavoro bene e non mi finisco, sono sempre competitivo.

Una fuga a 25 chilometri dall’arrivo: meglio soli che male accompagnati…
Una fuga a 25 chilometri dall’arrivo: meglio soli che male accompagnati…
Ma una vittoria come questa non l’avresti mai sognata…

A parte i campionati italiani, che pure sono partito da lontano, qua ho fatto qualcosa di più.

Un assaggio di quel che potrebbe essere agli europei?

Ogni giorno è storia a sé. L’importante è fare bene e arrivare con la condizione giusta sia io che Matteo (Trentin, ndr) e gli altri che ci saranno.

Quando hai ripreso il telefono, quanti messaggi c’erano?

Tanti, tanti, tanti. Fa sempre piacere e poi ho quassù in Belgio ho grandi fans e tantissimi erano qua oggi.

Trentin dice che il mondiale gli si adatta più che all’europeo, tu?

Non saprei per quale sono più adatto. Quando stai bene, i percorsi contano fino a un certo punto, ti adatti. Sicuramente siamo forti per europei e mondiali.

Dopo l’argento di Tokyo, si è rivisto un grande Tom Dumoulin
Dopo l’argento di Tokyo, si è rivisto un grande Tom Dumoulin
Come va con Mohoric, oggi in fuga c’era anche lui…

Siamo amici, compagni di stanza. Non c’è nulla di negativo. E so già che Matej sarà un cliente scomodo agli europei e poi ai mondiali, sicuro.

Domani cosa si fa?

Domani si fa tre volte il Muur e gli strappi del pavé del Fiandre. Speriamo di recuperare il grande sforzo di oggi. Si parte per tenere la maglia, poi si vedrà (Colbrelli ora ha 51” sul compagno Mohoric e 53” su Campenaerts, ndr).

Stremato dopo l’impresa, al Benelux Tour per Colbrelli una vittoria attesa tanto a lungo
Stremato dopo l’impresa, al Benelux Tour per Colbrelli una vittoria attesa tanto a lungo
Quando torni a casa?

Dovrei ripartire domani sera. Ma facciamo gli scongiuri, perché se le cose dovessero andare bene, mi sa che lo perdo l’aereo.

Speriamo di rivederti lunedì, amico Sonny. Dopo tanto penare, questi risultati te li meriti e sono la giusta ricompensa per il tanto lavoro.

Un mese in altura, ginocchio a posto. Colbrelli va per l’azzurro

23.08.2021
4 min
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Colbrelli. Gli sforzi del Tour. Il male al ginocchio che lo ha costretto a saltare la Vuelta. La ripresa a Livigno. Avevamo lasciato il campione italiano nell’altura valtellinese alla fine di luglio e con gli europei di Trento che bussano alle porte (prova su strada dei pro’ il 12 settembre), ci siamo chiesti a che punto fosse. Dato che nei piani di Cassani, la responsabilità delle ultime due sfide azzurre su strada (a fine settembre si corrono anche i mondiali in Belgio) saranno da dividere fra lui, Nizzolo, Trentin e Bettiol.

«Da un paio di settimane – dice – mi sento bene. Il dolore al ginocchio è passato e di fatto sono rimasto a Livigno per quattro settimane. Con Davide ci siamo sentiti più volte e onestamente speravo che restasse sino alla fine come era stato programmato. Il seguito si deciderà. Parlavamo di questo calendario dall’inizio dell’anno, ma dopo la vittoria del campionato italiano, abbiamo cominciato a inquadrare anche i primi dettagli. E c’è sempre stata la possibilità di correrli entrambi».

Allenamento con Fortunato e Annemiek Van Vleuten, olimpionica della crono. A destra, Luca Chirico
Allenamento con Fortunato e Annemiek Van Vleuten, olimpionica della crono
Si è capito a cosa fosse dovuto il male al ginocchio?

Una borsite, la cui causa probabilmente risale a parecchio tempo fa, solo che non me ne ero mai accorto, Un colpo preso, di sicuro. All’interno abbiamo trovato una piccola cisti calcificata che, assieme ai grandi sforzi del Tour, ha creato il risentimento. Mi ha portato anche a pedalare non nel modo migliore, per cui ho finito il Tour con il muscolo intossicato. Per fortuna con il riposo, le terapie e il massaggiatore che è venuto a Livigno per tre volte a settimana, sono riuscito a venirne fuori.

Tutto risolto?

Ora sembra tutto a posto, ma non escludo che a fine stagione si possa fare un piccolo intervento per rimuovere quella piccola cisti ed evitare che il problema si riproponga.

Ci siamo lasciati con la speranza di poter lavorare bene e soprattutto tornare al peso del campionato italiano.

Direi che siamo in tabella. Ho il peso e le sensazioni di quando sono partito per il Tour. Ho perso un chilo dall’arrivo a Livigno, perché sono riuscito ad allenarmi intensamente.

Da solo?

No, ci siamo ritrovati con un bel gruppetto. Bettiol, Ballerini (insieme a lui nella foto di apertura) e anche Cattaneo. Sabato ho fatto l’ultimo allenamento e ieri sono tornato a casa. Sei ore e mezza ben fatte. Siamo riusciti a gestirci il tempo facendo combaciare i lavori e così il tempo è passato bene e siamo stati di stimolo uno per l’altro.

Tanti chilometri e pochi aperitivi?

Anche quello, certo. Tolto di mezzo il timore per il ginocchio, ho potuto rimettere al centro il lavoro.

Un panino con Bettiol. A Livigno anche il toscano per preparare il finale di stagione
Un panino con Bettiol. A Livigno anche il toscano per preparare il finale di stagione
Il percorso dei mondiali ha i muri in pavé e un circuito molto nervoso, quello di Trento invece?

Non è duro come si dice, non durissimo almeno. Il Bondone si fa a metà gara e neanche tutto. Mi sono fatto spiegare il circuito, conosco la salita dell’università e aspetto di fare un giro sul circuito, perché da quello che ho capito è sulle stesse strade dove nel 2010 ho vinto il Trofeo De Gasperi. E il finale con il fondo acciottolato comunque mi piace molto.

Rientro alle corse?

Benelux Tour dal 30 agosto. Sarà importante per rifinire la condizione dopo un mese che non corro.

Colbrelli riparte da Livigno e punta al mondiale senza Vuelta

29.07.2021
4 min
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Volendo cercare un sorriso in quei giorni nervosi di fine Tour, Sonny Colbrelli ha scoperto di non sapere a memoria il numero di sua moglie. Per cui, quando i gendarmi gli hanno portato via telefono e computer ed è stato costretto a farsi prestare un cellulare da qualche compagno, il problema è stato risalire al contatto di Adelina. Con la stagione che riparte, Sonny si poggia una mano sulla fronte, si mette a ridere e sulla vicenda aggiunge appena che ad ora è tutto in mano all’avvocato della squadra, ma se necessario ne prenderà uno in Francia per individuare il modo più rapido per chiudere la vicenda.

Tutto il rammarico di Colbrelli passando per secondo sul traguardo di Saint Gaudens: 2° alle spalle di Konrad
Tutto il rammarico di Colbrelli passando per secondo sul traguardo di Saint Gaudens: 2° alle spalle di Konrad

Ginocchio in attesa

Adesso il problema è una borsite al ginocchio, ereditata proprio dai giorni del Tour, che lo costringerà a saltare Il Tour de Pologne e Vuelta e lo costringerà a cercare un diverso avvicinamento al mondiale.

«Ho parlato con la squadra – spiega – e abbiamo deciso che è meglio non rischiare. Perciò ho preso la famiglia e siamo venuti in appartamento a Livigno, visto che tornerò a correre il 22 agosto ad Amburgo. Poi farò il Benelux Tour (la corsa da quest’anno non si chiamerà più BinkBank Tour, ndr) e tutte le corse di un giorno. Va bene lo stesso. Non credo che gli altri favoriti per il mondiale faranno la Vuelta…».

Imola aveva già fatto intravedere i miglioramenti in salita, il Tour ha dato conferma. Ora si riparte verso europei e mondiali
Il Tour ha dato conferma dei miglioramenti in salita. Ora si riparte verso europei e mondiali
Sei tornato dal Tour con il terzo posto di Tignes sulle Alpi e il secondo di Saint Gaudens sui Pirenei. Diventi scalatore?

Anche questa volta sono andato vicino alla vittoria, come due anni fa contro Sagan. Soprattutto per Saint Gaudens mi mangio le mani, perché Konrad ha trovato la super giornata. Ho avuto delle belle tappe di grazia. Nelle ultime quattro invece ho sofferto e mi è venuto fuori il male al ginocchio. Adesso farò 3-4 giorni pedalando in pianura sotto le gallerie di Livigno, poi aspetterò che il medico venga a darmi il via libera. E poi si riparte sul serio.

Si ritrova la condizione dei campionati italiani senza andare alla Vuelta?

Direi proprio di sì, lavorando bene in altura. La condizione e il peso di quel giorno, questo sarà decisivo. Finito il Tour ero stanco soprattutto di testa, non di fisico. Questo dice che stavo ancora bene, ma un po’ ho preferito mollare.

Tornando a Imola, secondo Simoni non ha senso fare gare di campionato italiano così lunghe…

Era bello duro e il caldo ci ha segnati tutti. E’ un fatto che le gare tricolori siano sempre lunghe e non credo che facendole di 180-200 chilometri le renderebbe meno spettacolari. Ci ho messo tre giorni per recuperare bene, dal tanto caldo che c’era.

La maglia tricolore a Parigi: viaggio faticoso più di testa che di gambe
La maglia tricolore a Parigi: viaggio faticoso più di testa che di gambe
Vista la gamba del Tour, hai qualche rimpianto di non essere andato alle Olimpiadi?

No, per me il percorso di Tokyo sarebbe stato troppo duro. Poi è vero che in salita sono migliorato e magari si poteva avere una giornata di grazia, ma sarebbe stata una scommessa nella scommessa. Chi non c’entrava niente in quella corsa era Van Aert, in senso buono ovviamente. Gli altri erano tutti scalatori. Ma certo si è confermato che i grandi Giri e il Tour in particolare ti danno una gamba che nessun’altra corsa può darti.

Europei e mondiali sono i tuoi obiettivi di fine stagione?

Esatto, il motivo per cui voglio ricominciare presto a lavorar per bene. Qui ora è brutto, per cui fare poche ore non sarà un peso. Ma se poi viene fuori il sole…

Come è stato correre al Tour con la maglia tricolore?

Molto bello. Tutti mi incitavano e chiamavano il mio nome. Ne è valsa la pena. Diciamo che il bagno di affetto è stato il modo per compensare il fatto che ancora una volta non sono riuscito a vincere una tappa.