La lotta psicologica contro Tadej. Ma lui è una roccia

09.07.2024
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Come di consueto nei grandi Giri i giorni di riposo diventano i giorni delle conferenza stampa. E ieri ad Orleans, nel cuore della Francia, è sembrata andare in scena una sorta di sequel della frazione degli sterrati. Sono intervenuti tutti e tre i protagonisti: Tadej Pogacar, Jonas Vingegaard e Remco Evenepoel. Che in modo più o meno diretto si sono risposti l’un con l’altro.

Vingegaard ha mandato a dire ad Evenepoel che il suo non collaborare non era mancanza “di palle”, ma d’intelligenza tattica. Remco dal canto suo si è ricreduto da una parte, dicendo che è stato un peccato che il danese non abbiano insistito, ma ha aggiunto anche che avrebbero potuto guadagnare 3′-4′ se Jonas avesse contribuito all’azione.

E’ da Bologna che Pogacar, Vingegaard ed Evenepoel stanno dominando il Tour
E’ da Bologna che Pogacar, Vingegaard ed Evenepoel (che s’intravede in primo piano) stanno dominando il Tour

Parla Tadej

E poi c’è lui, sua maestà Tadej Pogacar. E’ sua la conferenza stampa più attesa. Pogi ha affrontato la giornata di riposo con grande tranquillità a quanto sembra. La sgambata, il caffè con i compagni… e uno stuolo di giornalisti e fotografi al seguito.

«Sono abbastanza contento – ha detto l’asso della UAE Emirates – di come sia andata sin qui. L’anno scorso dovevo colmare il gap in questo momento. Al massimo sono arrivato a 9” dalla maglia gialla, adesso ne ho 33” di vantaggio su Remco. Non è troppo. Ma stanno arrivando le grandi battaglie e anche Jonas e Primoz (Roglic, ndr) sono vicini e i distacchi faranno presto a cambiare con le tappe che ci aspettano, specie dalla quindicesima in poi».

Sguardo rilassato, capello moderatamente spettinato… la semplicità e la naturalezza di questo gigante sono tutte qui.

Semplicità che resta intatta anche quando, inevitabili, arrivano le domande su Vingegaard.

«Io e Remco – ha detto Tadej – volevamo vincere verso Troyes, Jonas no. L’ho visto molto concentrato su di me. Quando si muoveva Remco, Jonas non si preoccupava. Penso che abbia un po’ paura. Vedremo come andranno le cose nelle tappe di montagna».

E poi la risposta delle risposte: «Se sento la sua pressione psicologica? Se provano a battermi mentalmente non ci riescono», ha tuonato laconico Pogacar con quella naturalezza di cui dicevamo, ma con una determinazione da far paura. Erano gli stessi occhi della mix zone dopo Valloire. Gli occhi di chi non è appagato.

«Gli altri stanno lottando anche per se stessi. Corrono contro di me. Ci sono abituato. Non mi fa male, io devo solo essere quello che posso essere».

Tadej Pogacar e a ruota Jonas Vingegaard: il film di questo Tour
Tadej Pogacar e a ruota Jonas Vingegaard: il film di questo Tour

Il piano di Vingegaard

Come ha scritto anche il nostro direttore domenica sera dopo la frazione di Troyes: “Pogacar attento, la trappola di Vingegaard è già scattata”, si parla di questo piano. Piano che lo stesso danese più volte ha menzionato. Un piano già iniziato probabilmente. Ed è quello dell’attesa. Attesa delle tappe giuste e di una condizione che, come ha ribadito lo stesso Vingegaard, va in crescendo.

«L’anno scorso i Visma erano fiduciosi per il finale – ha detto Pogacar – adesso stanno giocando la stessa carta. Puntano tutto sull’ultima settimana. La cosa non mi disturba. Ma quest’anno sono più fiducioso anche io. Ho la maglia gialla, di cui sono contento, e se tutto andrà come dovrebbe andare avrò buone gambe anche nella terza settimana e nelle ultime tre tappe in particolare». Le ultime tre tappe, quelle che dovrebbero far scattare il piano di Vingegaard e della Visma – Lease a Bike.

«Non sono affatto stupito della sua condizione- ha proseguito lo sloveno riferendosi a Vingegaard – Quando ho saputo che sarebbe venuto al Tour, mi era chiaro che sarebbe stato ben preparato. Poi ho capito dalla seconda tappa che era prontissimo. Abbiamo scalato il San Luca più veloce della storia, abbattendo il record di ben 20”. E Jonas ha resistito bene. Lui è molto concentrato e questo si vede quando siamo in gruppo».

Pogacar ed Evenepoel, tra i due sembra esserci un bel feeling
Pogacar ed Evenepoel, tra i due sembra esserci un bel feeling

Voglia di montagna

Più volte Pogacar ha parlato dell’attesa e della voglia di affrontare le montagne. Davvero sembra si diverta quando corre, nonostante le pressioni. Per esempio ha detto che parla spesso con Remco e che si sta divertendo a gareggiare con lui in questo Tour de France.

Come per il Giro d’Italia e come per gli altri Tour de France, qualcuno gli imputa che sta sprecando troppe energie. Ma è anche vero che sin qui l’unico scatto davvero “forzato” è stato proprio quello di Troyes. Ci stava che a Bologna volesse testare il grande rivale, che da parte sua oggettivamente poteva non essere al top in una frazione che richiedeva esplosività e che da tanto tempo non gareggiava. Tanto è vero che quando Tadej ha visto che Vingegaard era lì, non ha insistito fino alla fine. Ma a quel punto sapeva con chi aveva davvero a che fare. 

«Non ho visto tutte le prossime tappe – ha concluso Pogacar – ma conosco alcune delle salite che ci aspettano sui Pirenei. Pavel Sivakov vive lì e non vede l’ora di scalare il Plateau de Beille. E lo stesso Adam Yates. Anche io non vedo l’ora che arrivino i Pirenei, mi hanno sempre fatto bene. Si preannuncia un fine settimana davvero scoppiettante».

Pogacar attento, la trappola di Vingegaard è già scattata

07.07.2024
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Quando pochi giorni fa Jonas Vingegaard ha detto di avere un piano cui si atterrà come lo scorso anno, ci è venuto il sospetto che il piano sia pressoché lo stesso. Far sfogare Pogacar e poi staccarlo nel finale. Perché ciò accada, occorre che lo sloveno cali e il danese cresca. Entrambi i fattori sono motivo di curiosità. Pogacar potrebbe calare, avendo corso (e vinto) il Giro. Il fatto che Vingegaard cresca è avvalorato dalle sue parole, d’altra parte è sconfessato da ciò che accadde lo scorso anno a Pogacar. Tadej si spense, per quel che disse, non avendo avuto il tempo per allenarsi a dovere dopo la frattura dello scafoide: perché mai dovrebbe averlo avuto Jonas dopo un incidente ben più grave?

Pogacar: «Una tappa divertente»

Frattanto, in attesa di capire quale sia il piano di Vingegaard, anche oggi il Tour ci ha regalato una tappa effervescente, ma anche da decifrare. I tratti di strada bianca hanno prodotto spettacolo e costretto a inseguire chi, come Roglic, si è fatto pescare nelle retrovie quando il settore numero due ha costretto parecchi corridori a mettere piede a terra. Al contempo hanno messo le ali a chi, come Pogacar, si esalta laddove la sfida diventa estrema.

La maglia gialla ha fatto capire subito di non aver bisogno della squadra. Ha prima attaccato in un tratto in discesa. Poi ha allungato il gruppo. E alla fine ha agganciato Evenepoel nel suo tentativo di attacco e con lui (e Vingegaard) si è riportato sulla fuga. Essendo per i fuggitivi una presenza evidentemente sgradita, i tre si sono rialzati. E quando tutto sembrava essersi calmato e che Pogacar avesse accettato di correre da maglia gialla, il suo ulteriore attacco ha costretto Laporte e Jorgenson a inseguire per chiudere il buco. Vingegaard avrà preso paura? Pogacar alla fine avrà vantaggi da questa operazione, dato che domani tutti potranno riposare, oppure i fuochi d’artificio si sommeranno nelle sue gambe?

«Una tappa divertente – dice Pogacar – non mi aspettavo che sullo sterrato ci fosse così tanta ghiaia. C’erano davvero tantissime pietre e sabbia, quindi è stato difficile e anche divertente passarci sopra. La prossima volta farei il giro nella direzione opposta, in modo da avere vento a favore fino al traguardo. Io ho guardato Remco, lui ha guardato me. Ci siamo detti che saremmo potuti andare fino all’arrivo, ma non ha funzionato. Ho avuto delle grandi gambe nella tappa più difficile sinora di questo Tour. Mi sono sentito davvero bene e non vedo l’ora che con la prossima settimana sui Pirenei inizieremo le vere montagne. La prossima crono ci sarà solo alla fine, sono super felice che le cose vadano così, ho fiducia. Abbiamo una buona squadra, ho buone gambe, mi sento bene e sì, mi sto divertendo»

Oggi è stato chiaro che la Visma ha corso da squadra per rintuzzare gli attacchi di Pogacar
Oggi è stato chiaro che la Visma ha corso da squadra per rintuzzare gli attacchi di Pogacar

Turgis: «Una tappa leggendaria»

La vittoria di giornata è andata ad Anthony Turgis, francese di 30 anni della Total Energies, con poche vittorie e tanti piazzamenti, come quello dietro Mohoric nella Sanremo del 2022 o quello dietro Can der Poel a Waregem nel 2019. Le mani nei capelli dopo l’arrivo danno la dimensione dello stupore di un corridore che nel finale ha avuto la freddezza giusta.

«E’ pazzesco – dice – sono anni che corro il Tour de France, questo è il mio settimo, con l’obiettivo di vincere una tappa. Avevo vinto a tutti i livelli, mi mancava una corsa WorldTour e ora arriva una tappa al Tour de France, una tappa leggendaria. Abbiamo avuto una giornata molto importante. Ho visto formarsi il gruppo di testa e non mi sono arreso nonostante ci fosse gente più forte di me. Sapevo che Jasper Stuyven avrebbe attaccato nel finale. Volevo che gli altri mi portassero il più avanti possibile. Era una questione di chi interpretava il gioco nel modo più intelligente. Ma è davvero difficile essere in testa al Tour de France. Questa vittoria è fantastica per la squadra. Siamo venuti per una vittoria di tappa e l’abbiamo ottenuta».

Evenepoel: «Una tappa da capire»

Remco Evenepoel sta correndo come se i Tour de France nelle sue gambe siano già tanti. In realtà il debuttante belga attinge a piene mani dal suo grande talento e su questo percorso era venuto per due volte, scoprendo anche qualche sorpresina. A detta del suo direttore sportivo Lodewyk infatti, gli ultimi sei settori sono stati resi più scorrevoli rispetto ai sopralluoghi effettuati. Ma poco cambia: quando a 70 chilometri dall’arrivo ha attaccato come sulla Redoute, Remco non ha mostrato alcun timore reverenziale.

«La giornata è andata bene – spiega non ho sofferto molto e mi sentivo bene sullo sterrato. Sapevo che Tadej avrebbe attaccato e sono riuscito a rimanere con lui quasi tutto il tempo. C’è stata solo una volta in cui mi sono trovato in una brutta posizione e penso che i miei compagni di squadra non siano stati abbastanza aggressivi da riportarmi in testa al gruppo. Sono rimasto sorpreso, ma la cosa si è risolta subito.

«Peccato che quando eravamo in tre, Vingegaard non abbia voluto collaborare per aumentare il vantaggio. Avevamo la possibilità di tornare sul gruppo di testa e giocarci la tappa, ma rispetto la tattica della Visma: hanno scelto di giocare in difesa. Qualunque cosa accada, mi adatto alla situazione. Prima della partenza, avrei accettato di buon grado di ritrovarmi con questa classifica nel giorno di riposo. Quello che d’ora in avanti verrà in più, sarà tanto di guadagnato. Ora mi concentrerò sulla difesa di questo posto».

Primi segni di vita per Van der Poel: il campione del mondo segue il suo cammino di crescita verso Parigi
Primi segni di vita per Van der Poel: il campione del mondo segue il suo cammino di crescita verso Parigi

Vingegaard: «Una tappa inutile»

Jonas Vingegaard ha corso buona parte della tappa con la bici numero 7 di Tratnik, il cui compito dichiarato dalla partenza era proprio quello di stare vicino al capitano e cedergli la sua Cervélo in caso di foratura. Per questo, quando il cambio ruota Shimano si è affrettato per cambiargli la ruota, lo slovacco li ha lasciati andare via. Voleva la sua bici di scorta, non avendo ormai più velleità di arrivare al traguardo con quelli davanti.

«Sono molto sollevato – dice Vingegaard – dal fatto di essere arrivato sano e salvo al traguardo, senza perdere altro tempo e con solo due forature. Una quando sono salito sulla bici di Jan e poi, a dire il vero, ho anche forato negli ultimi tre chilometri, ma ho potuto finire la tappa sulla bici. Penso di dover ringraziare tutti i miei compagni di squadra, sono andati molto bene oggi. Tratnik mi ha dato la bici ed era perfetta. Il cambio è stato rapidissimo, non sono nemmeno finito nella scia delle ammiraglie. Il resto dei ragazzi mi ha tenuto davanti per tutto il tempo. Sono entrato in ogni settore in prima posizione e l’ultima volta mi hanno aiutato a inseguire Pogacar quando da solo non ce l’avrei fatta. Dopo questa tappa, sono in grande debito con loro. 

«E’ stata proprio una giornata molto stressante – ammette il vincitore degli ultimi due Tour – non nascondo che fossi preoccupato. Non penso che abbiamo bisogno di percorsi così. Vanno bene per la Strade Bianche, ma quella è un’altra corsa. Credo sia stato un rischio inutile, che ha favorito Pogacar più di me. E’ stato il più forte e su questi percorsi è favorito più di me. Lo vedevo più sciolto e soprattutto un corridore con il mio peso su certe strade non è a suo agio. Il tratto in cui ha attaccato probabilmente era il settore più sconnesso e ho rischiato anche di cadere, non controllavo bene la bici. E’ stato bene avere dei compagni intorno. In quel momento non c’erano né Roglic né Evenepoel, ma l’obiettivo non era guadagnare, solo salvarsi e allora è stato meglio riprendere Tadej e poi aspettare».

Pericolo scampato per Vingegaard che continua la sua lenta risalita
Pericolo scampato per Vingegaard che continua la sua lenta risalita

E quando gli viene chiesto come mai sorrida di più quest’anno e sembri più rilassato, Vingegaard risponde come pure Roglic lo scorso anno al rientro dalla caduta della Vuelta. «Forse dopo l’incidente – dice – ho capito cos’è la vita. Ho capito di cosa si tratta e ho capito che riguarda più la famiglia che il ciclismo. Quindi penso che in un certo senso sento meno pressione e mi diverto un po’ di più».

Pogacar arriva al riposo con la maglia gialla e un bel gruzzoletto di vantaggio. Eppure la sensazione guardando Vingegaard è che oggi il vincitore della corsa sia stato lui. Vedremo nei prossimi giorni in cosa consista il suo famoso piano…

Ad Evenepoel la crono dei quattro marziani

05.07.2024
6 min
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Centottanta metri: è stato il distacco tra il primo e il secondo, che tradotti in 25,5 chilometri fanno una differenza di appena 0,7 per cento. La crono più che mai è la disciplina dei numeri e i numeri non tradiscono. Tutto secondo pronostico. Nonostante questo, la Nuits-Saint Georges – Gevrey Chambertin,  settima tappa di questo Tour de France, è stata da mangiarsi le unghie. Da stare seduti sulla punta del divano. Ha vinto Remco Evenepoel, su Tadej Pogacar, Primoz Roglic e Jonas Vingegaard.

Ed è stata una crono da mangiarsi le unghie perché finalmente tutti i migliori sono venuti allo scontro. Viene da chiedersi se si sia corso in Francia o su Marte. I top a livelli siderali…

I quattro giganti hanno scavato un solco tra loro e il resto del mondo, guarda caso gli stessi che si giocheranno la Grande Boucle. 

Remco Evenepoel (classe 2000) conquista il suo primo successo al Tour. In apertura la sua posizione perfetta
Remco Evenepoel (classe 2000) conquista il suo primo successo al Tour. In apertura la sua posizione perfetta

Remco marziano

Partiamo dal vincitore. Remco Evenepoel ha ribadito, semmai ce ne fosse stato bisogno, perché è lui il campione del mondo di specialità. Aerodinamico come nessun altro, non solo ha vinto, ma ha fatto la differenza esattamente nei tratti in cui si attendeva potesse andare più forte, vale a dire quelli in pianura. Quelli in cui c’era “solo” da spingere sul filo de 60 all’ora.

Il belga aveva il 62×11. Nonostante un piccolo problema tecnico, nel finale quando Pogacar gli si era avvicinato, è riuscito a scavare ancora qualcosa.

«Oggi – ci ha riferito Giampaolo Mondini, che cura i rapporti di Specialized con i team – Remco di più proprio non poteva fare. Era un percorso molto tecnico, c’erano certe stradine strette incredibili. Magari dalla tv non si percepivano. Già solo per uscire dal paese di partenza in un chilometro c’erano 4-5 svolte tecniche. E anche la discesa era tutta una sequenza di destra-sinistra: se sbagliavi una curva  perdevi tutta la ritmica e dovevi frenare. Quindi bene così: su carta Remco avrebbe potuto guadagnare massimo 25”, ne ha presi 12”. Va bene».

Nel finale, Evenepoel credeva di aver forato. «In realtà ha preso un sasso, ma con la ruota lenticolare in queste situazioni il rumore è lo stesso di una foratura. La gomma era sana, ma nel finale per paura che la sua posteriore avesse perso un po’ di pressione è stato un po’ conservativo».

«Mi sono sentito molto bene durante tutta la tappa – ha detto Evenepoel – Come l’abbiamo gestita? Abbiamo pensato più alla vittoria di tappa che ai distacchi per la classifica generale quindi direi missione è compiuta. Penso penso che Tadej è intoccabile, dopodiché c’è la gara e non si sa mai cosa può succedere in grande Giro. Da parte mia più passano le tappe e meglio mi sento. Da oggi inizieremo a pensare al podio. Penso di avere le gambe per questo».

Il “pacchetto crono” di Pogacar ha fatto netti passi in avanti. Tadej ottimo anche nella guida
Il “pacchetto crono” di Pogacar ha fatto netti passi in avanti. Tadej ottimo anche nella guida

Tadej vola anche a crono

Giuseppe Martinelli lo aveva detto un paio di giorni fa: «Per me Pogacar può vincere anche la crono e se non lo farà mi aspetto distacchi molto piccoli. Lo sloveno è più forte dell’anno scorso e forse anche più del Giro d’Italia», insomma come si suol dire: passa l’angelo e dice amen.

La maglia gialla la crono non l’ha vinta, ma la cura dimagrante e aerodinamica della sua Colnago si è vista eccome. Si è vista per il risultato, per la compostezza di Tadej e anche per la sua fluidità di guida. Se si guardano gli intermedi, ha recuperato qualcosina a Remco proprio nel tratto più tecnico.

Questa dozzina di secondi persi dal campione del mondo contro il tempo, sono ripagati dalla felicità dei 25” dati a Vingegaard che ora è a 1’15”. Tour chiuso? Neanche per sogno. E Tadej lo sa…

«Sono contento di come sia andata oggi – ha detto il corridore della UAE Emirates – Ho perso contro il campione del mondo e adesso dovrò guardarlo un po’ più da vicino. Ma ho aggiunto un po’ di distacco su Jonas, Primoz e gli atri ragazzi. Davvero oggi non potevo chiedere di più. Forse ho esagerato un po’ in salita e poi ho sofferto alla fine della salita stessa. Ma è andata bene e… mi sono divertito». Mi sono divertito: solo Pogacar può dire una cosa simile dopo una crono tanto delicata!

Esperto e solido, Primoz Roglic è giunto 3° a 34″ da Remco. Ora è 4° nella generale a 1’36” da Pogacar
Esperto e solido, Primoz Roglic è giunto 3° a 34″ da Remco. Ora è 4° nella generale a 1’36” da Pogacar

Roglic silenzioso

E poi c’è lui, Roglic. Zitto, silenzioso. Non sai mai se scatterà o se si staccherà. Quando Vingegaard e Pogacar sin qui se le sono date, lui ha sempre faticato, al netto del fatto che alla fine dopo il Galibier a Valloire ci è arrivato benone.

Primoz, che aveva il 60×10, ha fatto un’ottima cronometro. Non a caso è il campione olimpico. Nel finale è andato alla pari con Remco. Scelta saggia, la sua, di non strafare all’inizio come gli era successo già altre volte. Ma la crono del Lussari 2023 evidentemente gli ha lasciato un bell’insegnamento e non solo un bel ricordo.

«Ha faticato – ha detto Roglic – ma ho fatto del mio meglio, quindi sono contento della prestazione. Dopo questa crono posso essere ottimista. E’ un bel segnale per me».

Anche Roglic pedala su Specialized e di nuovo Mondini ci ha detto la sua: «E’ ormai chiaro che Roglic dopo il fattaccio del 2020 abbia un approccio meno irruento con le crono: non parte fortissimo. La sua è stata un’ottima gestione. Se andiamo a vedere la stessa del Delfinato dove aveva fatto le prove».

Posizione e materiali ottimi per Vingegaard. D’ora in poi le cose dovrebbero migliorare per lui
Posizione e materiali ottimi per Vingegaard. D’ora in poi le cose dovrebbero migliorare per lui

Vingegaard cova

Infine andiamo a casa del corridore della Visma-Lease a Bike. Tra i “fab four” è quello che è andato più piano. Il che fa anche un certo effetto scriverlo, ma tant’è. 

Eppure Adriano Malori, che ha seguito la crono ai microfoni di Radio Rai 1, come al solito non è stato banale.

«Non mi aspettavo una difesa tanto brillante di Vingegaard. Oggi per me Jonas ha preso l’ultima “sberletta” da Pogacar poi invertirà la rotta». In effetti ha perso esattamente 1” a chilometro dallo sloveno. Se pensiamo a come è arrivato a questo Tour è strabiliante. L’anno scorso a Combloux fece un mega-numero anche perché si dice avesse provato quel percorso una trentina di volte. Stavolta le cose sono andate diversamente per lui».

«Sinceramente sono contento della mia prestazione – ha detto Vingegaard – ho perso 37” da Remco e 25” da Pogacar. Dite che è un successo per lui? Io non credo sia così. Mi aspettavo di perdere di più». 

Sempre il danese, quasi a dare manforte a Malori, ha aggiunto: «L’anno scorso in due tappe gli ho preso 7 minuti e mezzo, quindi vado avanti con il mio piano. E’ già tanto essere qui. Avendo perso un po’ di muscoli a causa dell’incidente il test esplosivo sul San Luca, che temevo di più, sin qui è stata la notizia più bella. Posso dire che la mia forma sta crescendo».

Pogacar-Evenepoel: domani sarà un braccio di ferro

04.07.2024
6 min
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«Se Pogacar è Pogacar – dice Ganna dal Tour of Austria – cioè quello del Giro, è duro batterlo a crono. Cioè, non riesci. Prendergli la maglia è dura. Poi si sa, Remco è un fenomeno, quindi… La mia sensazione? Sarà una bella lotta tra titani. Anzi, titani poco, perché non sono così grossi. Però vanno entrambi forte. E anche Vingegaard mi sembra che si sia lamentato tanto che non stava bene, però mi pare che anche lui vada abbastanza forte».

Iniziamo da qui, dall’ultima battuta della sera in uno scambio di messaggi, per entrare nel clima del Tour, fra la tappa vinta da Groenewegen e la crono di domani. A Dijon vince il velocista del Team Jayco-AlUla contro un Philipsen un po’ spuntato che fa secondo, ma viene declassato per aver chiuso la porta in faccia a Van Aert. Invece Pogacar, tagliato il traguardo, sale subito sulla sua nuova bicicletta da cronometro.

Anche oggi Pogacar ha pedalato con la bici da crono sui rulli (foto Fizza/UAE Emirates)
Anche oggi Pogacar ha pedalato con la bici da crono sui rulli (foto Fizza/UAE Emirates)

Non solo aerodinamica

La tappa lo ha visto sudare freddo solo una volta, quando la Visma-Lease Bike ha aperto un ventaglio e Tadej si è ritrovato in testa da solo, senza neppure un compagno. Parleranno anche di questo, c’è da scommetterci. Ma domani è il grande giorno e, come ormai da qualche tappa, mantenere la confidenza con la sua Colnago è il modo migliore per arrivare come si deve alla partenza da Nuits Saint Georges. La crono che ci concluderà a Gevrey-Chambertin misura 25,3 chilometri con 300 metri di dislivello. Per perdere la maglia per mano di Evenepoel, Pogacar dovrebbe concedergli 2 secondi a chilometro. In gruppo non si parla di altro.

«Oggi è stata la conferma – dice – che non puoi mai rilassarti nelle tappe del Tour de France, qualunque sia l’altimetria. Quando c’è un po’ di vento di traverso, anche se non è abbastanza per fare danni, ci sono dei problemi. E’ stata una giornata piuttosto stressante, ma alla fine sono felice che la tappa non sia stata troppo lunga e che l’abbiamo portata a termine rapidamente. Ogni giorno è un test e domani ci sarà la cronometro. Sono andato a vederla già molto tempo fa e il percorso mi piace.

«E’ abbastanza veloce, ma devi anche essere molto potente: l’aerodinamica non è tutto. Sarà interessante vedere come andrà domani, anche se penso che il favorito sarà Remco. E’ campione del mondo e ha dimostrato più di una volta di poter battere tutti. Per cui lui vincerà, ma io farò una crono molto solida. Devo guardarmi da lui. Ha l’obiettivo del Tour da dicembre e credo che sia pronto per lottare sino alla fine».

Gli occhiali di Batman

Dylan Groenewegen non vinceva una tappa al Tour dal 2022 e allora parve una resurrezione dopo il dramma del Polonia 2020 con la caduta di Jakobsen e tutto quello che ne era derivato. Il campione olandese però ha saputo ricostruirsi la necessaria calma interiore e nel raccontare la vittoria, sfodera anche una sottile ironia nel riferimento alla mascherina aerodinamica, su cui in questi giorni si è tanto ironizzato.

«Visto che il nasello dei miei occhiali ha funzionato? Gli sponsor cercano le soluzioni più veloci – sorride – come si è visto nel caso del casco aerodinamico Visma-Lease a Bike. Noi abbiamo scelto di lavorare sugli occhiali da sole e forse questo oggi mi ha aiutato a vincere. Immagino che sarebbe stata anche una bella foto con questa maglia rossa, bianca e blu, ma alla fine eravamo così vicini che non ho potuto esultare. So di avere gambe davvero buone. So di avere una squadra davvero forte, ma ci sono velocisti più forti.

«Ieri Cavendish è stato superiore e oggi Philipsen è stato davvero difficile da battere, ma alla fine ci siamo riusciti e questo è davvero importante. Il livello si è alzato così tanto che vincere una sola tappa è diventato difficilissimo. I treni sono davvero forti e ora finalmente ce l’abbiamo anche noi. Nel WorldTour è così per quasi tutti i team, per questo è difficile fare bene».

Si parla poco di Roglic, campione olimpico della crono: domani recupererà terreno?
Si parla poco di Roglic, campione olimpico della crono: domani recupererà terreno?

L’occhio del cittì

Fino a Valloire nella carovana c’era anche Marco Velo, il commissario tecnico delle crono, in Francia come direttore di corsa con Allocchio per la parte italiana del Tour. Approfittando di questo punto di osservazione, il bresciano ha potuto osservare i favoriti della corsa. E mentre domattina alle 11, assieme agli altri tecnici azzurri, annuncerà al CONI gli azzurri di Parigi, adesso torna con noi sulle strade francesi.

«Secondo me Pogacar tiene la maglia – dice netto – anche perché sta provando a mettere più fieno in cascina. Vingegaard non è lontano e se è capace di gestirsi bene, rischia di diventare pericoloso, anche se non ha la squadra dello scorso anno. Non so se Pogacar possa andare più forte di così e tutti sospettano invece che Jonas possa crescere. Dubito invece che Remco possa dargli 2 secondi a chilometro, anche perché la crono non è piattissima con i suoi 300 metri di dislivello. E non dimentichiamo che a Desenzano, nella seconda crono del Giro che era lunga 31 chilometri, fino a 10 chilometri dall’arrivo Tadej aveva lo stesso tempo di Ganna. Secondo me arrivano vicini e Pogacar potrebbe addirittura provare a vincere la tappa.

«Non parliamo ovviamente del valore del Remco specialista – aggiunge – quella è un’altra cosa. Difficilmente faccio riferimento alle crono in un Grande Giro, anche se questa comunque si corre quasi all’inizio. Nei Grandi Giri conto quanto sei fresco, quanto hai speso nei giorni prima, per cui secondo me non sarà una prova così veritiera. Però, come dico sempre io, fa curriculum lo stesso. Invece credo che Vingegaard un po’ perderà terreno. Ero davanti con la macchina, l’ho visto scollinare dal Galibier con poco meno di 10 secondi e finché c’erano i tornanti, non ha perso molto. Quando però la discesa verso Valloire è diventata da spingere, allora ha pagato. Lo vedo ancora un attimino in sofferenza, però siamo ci sono ancora due settimane abbondanti e 15 giorni e nell’economia di un Grande Giro sono tanti».

E se la crono la vincesse Van Aert, oggi danneggiato allo sprint? Il belga migliora, al pari di capitan Vingegaard
E se la crono la vincesse Van Aert, oggi danneggiato allo sprint? Il belga migliora, al pari di capitan Vingegaard

La crono di Bettiol

E allora, visto che c’è lui, gli facciamo una battuta prima su Bettiol, possibile secondo cronoman azzurro a Parigi (anche se le convocazioni avverranno appunto domattina). E poi su quello che è successo proprio sul Galibier davanti ai suoi occhi. Con Ayuso che magari domani farà anche una grande crono, avendo vinto quella della Tirreno e rinunciando a stento alle sue chance di classifica. C’eravamo al Giro d’Italia quando Velo, campione italiano di specialità ma gregario di Pantani, fece una grande crono e Pantani a tavola gli fece i complimenti, augurandogli che dal giorno dopo avesse ancora le gambe per tirare.

«Vabbè – sorride – dopo però mi sono rifatto e alla fine c’ero per fare il mio lavoro. Ero giovane ed è giovane anche Ayuso. Invece con Bettiol ho parlato, ma senza mettergli pressione. Da una parte spero che faccia la crono con la testa e con la convinzione di provare uno sforzo che poi gli servirà in caso di convocazione su Parigi. Ma c’è davanti un Tour e magari la farà tranquillo, puntando ad altri traguardi. E lo capirei ugualmente». 

Vingegaard incassa, ma un colpo così non l’aveva mai preso

02.07.2024
6 min
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VALLOIRE (Francia) – Se lo aspettavano che Pogacar avrebbe attaccato in quel punto. Così quando lo sloveno è partito, Vingegaard ha fatto quello che tutti si aspettavano da lui: rispondergli. E’ sembrato di rivedere la scena del San Luca e di tante salite dello scorso anno, solo che questa volta il danese è parso meno brillante. Lo ha tenuto lì, ma è bastato che fra le loro ruote si aprisse una crepa, perché Pogacar prendesse il largo e Jonas iniziasse a pensare come limitare i danni.

Evenepoel è arrivato a Valloire al secondo posto ed è secondo anche nella generale
Evenepoel è arrivato a Valloire al secondo posto ed è secondo anche nella generale

Una bomba a orologeria

Come siano andate le cose lo spiega molto bene Remco Evenepoel, secondo all’arrivo dopo una discesa prodigiosa e secondo anche nella classifica generale.

«Ero vicino a Tadej – sorride – ed era come una bomba a orologeria che sta ticchettando. Aspettavo che andasse e l’ho visto partire. Penso che fosse abbastanza chiaro che si sarebbe mosso nell’ultimo chilometro, perché c’era un po’ di vento a favore ed era anche il tratto più ripido. E soprattutto con gli abbuoni sulla cima, penso che sia stato un attacco molto intelligente. Ha mostrato ancora una volta le sue qualità: ritmo elevato e attacco brutale. Penso sia chiaro che è lui il più forte in campo.

«Per un momento ho pensato di seguirlo anch’io, ma poi mi sono detto che sarebbe stato meglio aspettare e non esplodere. I suoi attacchi sono così esplosivi, che è piuttosto difficile prendergli la ruota. Se non lo fai subito, lui va via. Ma penso che arrivare secondo in una grande tappa di montagna di un grande Giro ed essere secondo nella generale, non è così male».

Vingegaard ha meno tifosi di Pogacar, ma i suoi sostenitori si fanno sentire e notare
Vingegaard ha meno tifosi di Pogacar, ma i suoi sostenitori si fanno sentire e notare

Salvare la pelle

La partenza da Pinerolo, nel giorno in cui il Tour ha lasciato l’Italia, per Vingegaard è stata nel segno della grande cautela. La risposta del San Luca è parsa abbastanza pronta, ma l’arrivo di Valloire avrebbe proposto per la prima volta delle grandi salite. Quale sarebbe stata oggi la risposta del danese? Vingegaard ha ricevuto la visita di Nathan Van Hooydonck e poi si è avviato alla partenza sapendo che avrebbe dovuto cercare di limitare i danni.

Così quando lo troviamo al pullman, per la prima volta sconfitto in modo significativo, la sua reazione è di grande calma. Sapeva che avrebbe avuto delle difficoltà. E se è vero tutto quello che ha passato, essere riuscito a duellare sopra i 2.500 metri con Pogacar è stato davvero un gesto da campione.

Vingegaard ha tagliato il traguardo a 37 secondi con Carlos Rodriguez
Vingegaard ha tagliato il traguardo a 37 secondi con Carlos Rodriguez
Cosa ti sembra dei 37 secondi che hai perso oggi?

Penso, ovviamente, che sia un peccato essere indietro. Ma ad essere onesti, ci aspettavamo di essere dietro dopo queste prime quattro tappe, di perdere tempo quasi ogni giorno. Quindi essere stati in difficoltà oggi per la prima volta è qualcosa che potrebbe anche soddisfarmi. In più la maggior parte del tempo perso oggi è venuto nella seconda parte della discesa, dove il peso conta un po’ di più.

Cosa ti è mancato in discesa?

La differenza in vetta era di 10 secondi e al traguardo è stata di 37. La discesa è andata abbastanza bene sino alla fine del tratto con più curve. Lo tenevo davanti a 10 secondi, poi quando la strada è diventata dritta, la gravità ha fatto la sua parte e ho perso terreno. Devo accettarlo.

La discesa è stata un accumulo di acido lattico: Vingegaard ha pagato proprio nel finale
La discesa è stata un accumulo di acido lattico: Vingegaard ha pagato proprio nel finale
Devi accettare anche il fatto che sul Galibier sei rimasto presto da solo?

Aiuta sempre avere qualcuno accanto in salita, forse lo avrei messo davanti. Ma oggi è andata così e non cambia la stima che ho nei confronti di Jorgenson e Kelderman. So quello che possono fare e so che lo faranno. Pensavo che sarebbero rimasti davanti più a lungo, ma ormai è cosa fatta.

Hai detto di voler aspettare il passare dei giorni. Credi di poter crescere?

Sì, di sicuro. Ci aspettavamo a questo punto di essere 50 secondi indietro, quindi penso che sia una piccola vittoria. Ora mi trovo in una situazione nuova, ma sappiamo cosa fare e certo non lo dirò qui. Negli ultimi due anni abbiamo creduto nel nostro piano e ci crediamo anche oggi. Quindi vedremo come andranno le cose alla fine del Tour.

In casa Visma temevano di avere già un passivo superiore, invece tappe come Bologna hanno detto che Vingegaard c’è
In casa Visma temevano di avere già un passivo superiore, invece tappe come Bologna hanno detto che Vingegaard c’è

Il piano della Visma

Il piano dello scorso anno consisteva nel far sfogare Pogacar nelle prime tappe e di… cucinarlo poi nel finale, come era stato anche nel 2022 con l’attacco sul Granon. La grande differenza la fa il punto di partenza. Lo scorso anno lo sloveno usciva da un infortunio e non aveva una squadra di superstar. Quest’anno l’infortunio è toccato a Vingegaard e la sua Visma-Lease a Bike non è nemmeno parente di quella che lo scorso anno vinse Giro, Tour e Vuelta. Mentre il UAE Team Emirates ha fatto un altro deciso salto di qualità.

«Speravamo che Jonas potesse tenere Pogacar sul Galibier – dice Grischa Niermann, diesse del team olandese – ma non è stato così. Abbiamo perso un po’ di tempo in discesa e anche questo era fra le possibilità. Ora abbiamo 50 secondi di ritardo da Pogacar, ma se me lo aveste proposto venerdì prima della partenza del Tour, avrei firmato subito. Oggi è stato il primo, grande test in montagna e Jonas è stato bravo: oggi come nei primi giorni. In una tappa come questa c’è solo un corridore che può staccarlo ed è Tadej Pogacar, quindi non sono assolutamente preoccupato del fatto che Jonas non sia all’altezza».

Vingegaard ha perso abbastanza presto l’appoggio di Jorgenson, con 2’42” all’arrivo
Vingegaard ha perso abbastanza presto l’appoggio di Jorgenson, con 2’42” all’arrivo

«Ora Tadej dovrà difendere la maglia – conclude Nierman – ma ha una squadra molto forte, soprattutto in salita, quindi sarà in grado di farlo. Per noi potrebbe essere un vantaggio, ma credo sia sempre meglio essere in vantaggio che dover inseguire. Semmai, parlando di noi, sapevamo che Jonas non avrebbe avuto gregari in cima alla salita. Il nostro miglior scalatore è Sepp Kuss e non è qui.

«Quindi quando Pogacar accelera e in testa restano appena 3-4 corridori, sappiamo che Jonas dovrà cavarsela da solo. Mentre Yates, Ayuso, Almeida e Pogacar sono fra i 4-5 migliori scalatori al mondo. Noi dobbiamo solo aspettare che le cose migliorino. E in questo abbiamo molta fiducia».

Tour: inizio nervoso verso Bologna. Bramati avverte Remco

28.06.2024
4 min
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FIRENZE – Domani scatta il Tour de France, il primo per Remco Evenepoel. Il campionissimo della Soudal-Quick Step è chiamato ad una grande sfida. Una sfida che ha voluto a tutti i costi, nonostante il percorso del Giro d’Italia fosse praticamente perfetto per lui. Ma proprio di percorsi parliamo in questi articolo.

E lo facciamo con Davide Bramati, uno dei diesse della squadra belga. Parliamo in particolare delle prime frazioni e di come Remco potrà affrontarle. Frazioni delicate, in quanto nervose sia planimetricamente che altimetricamente. Senza contare che l’adrenalina sarà a mille per tutti.

L’ex iridato è tornato in gara al Delfinato, dove ha vinto la crono, ma poi ha ammesso di aver fatto fatica in montagna, anche se secondo lui era tutto previsto.

«Se va tutto bene posso entrare nei primi cinque», ha detto Evenepoel. Noi crediamo aspiri a qualcosa di più, in ogni caso per centrare quell’obiettivo è importante che le cose vadano bene sin da subito.

Bramati con Evenepoel nel 2023 quando il belga sfoggiava la maglia iridata. Remco è al suo quinto grande Giro
Bramati con Evenepoel nel 2023 quando il belga sfoggiava la maglia iridata. Remco è al suo quinto grande Giro
Davide, prima di tutto come sta Remco?

So che sta bene così come la squadra. Si è ben preparato. I ragazzi del Tour sono insieme dal Delfinato ormai e sono tutti piuttosto motivati. Sono stati insieme verso Isola 2000 in quota per fare altura e gli ultimi sopralluoghi.

Il percorso del Tour de France è duro nel suo insieme e si parte con tre tappe italiane affatto banali…

Le prime due tappe non sono facili, è vero, specie per essere l’inizio di un grande Giro. Già alla prima frazione c’è un grande dislivello, parliamo di quasi 4.000 metri ed entrambe sono sui 200 chilometri (206 la prima, 199 la seconda, ndr). In questi due giorni da quando siamo arrivati a Firenze abbiamo iniziato a parlare del modo in cui affrontarle.

La seconda tappa del Tour va da Cesenatico a Bologna: 199,2 km e 1.850 metri di dislivello
La seconda tappa del Tour va da Cesenatico a Bologna: 199,2 km e 1.850 metri di dislivello
In particolare la seconda tappa potrebbe essere ideale per Remco. Si fa il circuito del San Luca che lo ha già visto protagonista al Giro dell’Emilia. Cosa ne pensi?

Quella di Bologna e quindi del San Luca è certamente una gran bella tappa. Immagino che chi prenderà la maglia gialla il giorno prima vorrà controllare bene la corsa e tra i big ci sarà grande controllo. Sarà importante prendere davanti il primo San Luca soprattutto. Ci sarà grande bagarre per questo. Tra l’altro sono strade che tutti i ragazzi conoscono in quanto si fanno al Giro dell’Emilia.

Evenepoel ha già visto il tracciato?

Sì, ha visionato queste frazioni a suo tempo, ma come detto, in particolare per la seconda tappa anche per lui vale il discorso dell’Emilia che tanti già conoscono. Ma è motivato e ci si lavorerà bene tutti insieme.

Visto come è andata la prima tappa del Giro d’Italia e che Pogacar ha già detto di voler fare bene sin da subito, che corsa ti aspetti nella prima frazione e di fatto in questa due giorni?

Di sicuro la UAE Emirates è il faro della corsa. Schiera i migliori atleti e per questo bisognerà vedere cosa vorrà fare lei sin dal primo giorno. Presumo punteranno sin da subito Vingegaard. Il danese non corre da due mesi, vorranno stanarlo, metterlo alla prova per capire come sta. E anche da come hanno corso e da quel che ho visto al Giro di Svizzera correranno d’assalto.

Remco Evenepoel e Jonas Vingegaard insieme sul San Luca: era il Giro dell’Emilia 2021. Il duello si rinnoverà domenica?
Remco Evenepoel e Jonas Vingegaard insieme sul San Luca: era il Giro dell’Emilia 2021. Il duello si rinnoverà domenica?
In effetti questa su Vingegaard è una bella visione. Anche se dovesse stare bene, gli mancherebbe il ritmo gara. Ci sta che vogliano subito provare a metterlo in difficoltà…

Il Tour è lungo, è duro ed è la corsa più importante che c’è. Non è facile per nessuno. Voi qui parlate di prima e seconda tappa, ma perché la quarta? Con quelle salite (si fa anche il Galibier, ndr) si vede subito chi è in condizione e chi no. E poi è anche una tappa breve, appena 139 chilometri. Ne vedremo delle belle.

Hai parlato di montagna: chi sarà il “treno” di Remco per la salita?

Landa, chiaramente, l’ultimo uomo, quello che gli starà vicino più a lungo. Poi Van Wilder, che ha lavorato molto bene. Abbiamo portato Hirt, che è uscito forte dal Giro. E infine Vervaeke. Tutti loro gli dovranno stare vicino in salita il più possibile. E poi ci sono gli altri.

Che dovranno lavorare in pianura…

Esatto. Moscon, Casper Pedersen, Lampaert… che saranno importanti già verso Bologna, proprio per prendere davanti il San Luca. Queste prime due frazioni sono entrambe difficili, ma forse la seconda è più nervosa ancora.

Moscon sullo Stelvio prepara il tricolore e la sfida del Tour

15.06.2024
6 min
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L’ultimo bollettino della neve sullo Stelvio parla di 90 di minima e 340 di massima: per essere giugno, davvero tanta roba. Moscon è arrivato lassù mercoledì sera e giovedì si è limitato a una girata sui rulli. Poi il lavoro è entrato nel vivo. Mancano due settimane all’inizio del Tour, una ai campionati italiani. Il trentino ha preferito un richiamo di altura vicino casa, piuttosto che raggiungere i pochi compagni che si sono ritrovati a Isola 2000 con Evenepoel.

E’ notizia di due giorni fa che un’altra importante pedina della Soudal-Quick Step per la sfida francese sia finito fuori gioco. Martedì, Pieter Serry (35 anni) è stato investito da un’auto durante un allenamento a Kruishoutem. Non ha riportato fratture, ma a causa della commozione cerebrale, la sua vista non è ancora al 100% impedendogli di allenarsi. Se Serry non sarà della partita, la responsabilità sulle spalle di Moscon sarà parecchio superiore. Non tanti corridori della squadra belga sanno cosa significhi lavorare per un leader di classifica al Tour, Gianni è l’unico ad averlo fatto negli anni di Sky, correndo nei team che vinsero la maglia gialla con Thomas e con Bernal alla Ineos.

Lo troviamo nel tardo pomeriggio, lupo di montagna sul passo che tre settimane fa respinse il Giro d’Italia. Il tono di voce calmo di chi ha faticato e ora riduce i giri per recuperare. L’accento trentino che chiudi gli occhi e ti sembra di vedere Moser. Gianni Moscon è uno di quelli su cui scommetteresti ancora un mese di stipendio, eppure ogni volta sulla sua strada ha trovato ostacoli troppo alti. Nel suo carattere, nelle opinioni altrui, nella salute. La ripartenza alla Soudal-Quick Step ha toni e ambizioni diverse, ma si capisce che la voglia di spiccare ci sarebbe ancora e viene tenuta giù per realismo e opportunità. Eppure fa di tutto per abbassare i toni, ridurre le aspettative o tenerle lontane.

Moscon ha partecipato al Tour 2019 vinto da Ineos con Bernal: eccolo alla Grand Depart da Bruxelles
Moscon ha partecipato al Tour 2019 vinto da Ineos con Bernal: eccolo alla Grand Depart da Bruxelles
Sei andato su per… sciare?

Quando sono arrivato (sorride, ndr) aveva appena smesso di nevicare e ne aveva fatti altri 15 centimetri. Il primo giorno ho fatto rulli, ma poi si scende e al ritorno farò la salita. Sono quassù da solo, mi viene comodo venirci da casa. Se vai lontano, stai via così tanto tempo che quando inizia il Tour sei già stufo. Una parte della squadra è in Francia, ma non sono tutti. Fra poco ci sono i campionati nazionali, ritiri tutti insieme ne abbiamo già fatti.

Come sta andando la preparazione al Tour? Al Delfinato ti è toccato lavorare parecchio…

Benvenga, insomma, che ci sia da lavorare: vuol dire che si va bene. Speriamo di avere lavoro anche al Tour. Al Delfinato siamo andati bene.  Anche la prestazione di Remco è stata buona, considerando da dove viene, dall’infortunio dei Baschi. Se penso a come l’ho visto a Sierra Nevada nel ritiro di maggio… Era molto indietro e vederlo vincere la cronometro e perdere solo poco in salita, vuol dire che sta recuperando bene. Fare nei dieci al Delfinato vuol dire che vai già forte. E quindi penso che se migliora da qui al Tour, potrebbe fare davvero bene.

Gianni invece come sta?

Sto bene, ho sensazioni positive e numeri anche positivi. Poi si va sempre più forte, quindi ormai dovrei migliorare un 10 per cento per essere competitivo con i primi. Perciò faccio il mio, cerco di rendermi utile alla squadra finché riesco. Le ambizioni personali sono sempre lì, ma ci vogliono le gambe. Quando vai alle corse ti scontri con la realtà e mi sembra oggettivo che adesso si vada più forte di quando vincevo. Devi riuscire a trovare qualcosa in più. Perciò continuo, faccio il mio. E quando vedo che sono competitivo per giocarmi le corse, me le gioco. Altrimenti cerco di capire la mia posizione e rendermi utile.

Alla Soudal-Quick Step, Moscon ha avuto spazio per sé al Nord, poi è passato al servizio dei capitani
Alla Soudal-Quick Step, Moscon ha avuto spazio per sé al Nord, poi è passato al servizio dei capitani
Anche quello è un ruolo importante, del resto…

E’ un lavoro apprezzato, se uno lo fa bene. Certo che è bello essere davanti e giocarsi le corse, si può anche fare, ma non per tutto l’anno. Sono molto contento della squadra. Mi stanno dando gli spazi che cercavo e un ruolo in cui mi sto muovendo bene.

Tu ha vissuto le vigilie del Team Sky che andava per vincere il Tour: ci sono affinità con quella di quest’anno?

Remco va in Francia per la prima volta. Ci sono delle similitudini su come si lavora, alla fine bene o male si fanno tutti le stesse cose. Quelle che cambiano semmai sono le consapevolezze. Il Team Sky con cui si andava al Tour era comunque una squadra già rodata, ognuno aveva il suo ruolo e sapeva alla perfezione come farlo. Si conoscevano le potenzialità di ognuno e per quello si veniva selezionati. Qui invece, tolti Remco e Landa che sono due campioni che tutti conoscono, per il resto bisogna trovare un po’ di equilibri. Non si tratta di una squadra organizzata per lavorare. Anche nell’ottica ipotetica di avere la maglia gialla, non so se sarebbe una squadra in grado di gestirla.

E come si fa?

Penso che ci si improvviserebbe strada facendo. E poi l’esperienza dice che se c’è da lavorare per un obiettivo più grande, tutti riescono a dare il massimo. Viene più naturale.

Quell’esperienza ti è rimasta addosso?

Sì, assolutamente. Per me è naturalissimo correre come serve in un Tour e penso di poterla mettere a disposizione della squadra. Penso che potrei avere un ruolo importante in questo senso. Detto questo, il Tour è una corsa dove se hai le gambe, qualche soddisfazione te la togli. Come dico sempre, l’importante è avere le gambe.

Moscon porterà la sua esperienza di Tour. Landa è un veterano, Evenepoel sarà al debutto
Moscon porterà la sua esperienza di Tour. Landa è un veterano, Evenepoel sarà al debutto
Gli ultimi due anni all’Astana sono stati buttati per entrambi, oppure in termini di esperienza a qualcosa sono serviti?

Diciamo che non sono stati i due anni migliori per me, per vari motivi. Però alla fine penso che ogni cosa faccia parte di un disegno più ampio. Bisogna tirare le somme alla fine. Magari tra cinque anni capirò che quei due anni mi hanno insegnato qualcosa, mi hanno dato una formazione che mi tornerà utile per affrontare altre situazioni. Da questo punto di vista, non sto a guardare gli anni persi, ma guardo avanti.

Il campionato italiano può essere un obiettivo oppure l’ultima distanza prima del Tour?

Sicuramente è un obiettivo. Ultimamente non ci sono più certezze, tu vai forte, gli altri vanno forte. Per cui cosa vi posso dire? La prendo come una corsa qualunque, vado a Firenze e do il massimo. Poi quello che viene, viene. Ormai non mi sento più in grado di dichiarare gli obiettivi, perché il livello è così alto che per dare garanzie ci vuole essere davvero superiori.

Quando scendi da lassù?

Penso mercoledì, in tempo per cambiare la valigia e andare giù a Firenze. I tempi sono molto stretti, sono già fortunato ad aver passato due giorni a casa, lunedì e martedì. Per cui adesso sono qua per allenarmi. Fuori c’è un bel panorama, il cielo è limpido. Speriamo che regga così.

A Evenepoel manca un chilo per il top della forma

10.06.2024
5 min
Salva

Il guaio di quando ti chiami Remco Evenepoel è che sei sempre sotto esame. Il belga aveva dichiarato con largo anticipo che il Delfinato sarebbe stata una gara di rientro e nulla più. Era scritto che in salita l’avrebbe pagata, ma la vittoria così larga nella crono ha confuso le carte e quando la maglia gialla non è riuscita a tenere il passo, è sembrato di assistere al crollo del grande leader della corsa.

Dopo le fratture al Giro dei Paesi Baschi, Evenepoel era curioso di sapere come avrebbe risposto in gara la spalla infortunata. Prima della crono ha detto di avere problemi nella posizione più aerodinamica e si è visto come è andata a finire. Nel resto dei giorni ha raccontato di avere bisogno di un massaggio supplementare dopo ogni tappa. E poi ha aggiunto di aver avuto più di una volta problemi agli occhi a causa dell’allergia. Allergia agli acari della polvere e ai pollini: il medico del team, dottor Janssen, dice che questo potrebbe essere un fattore del prossimo Tour, ma che sarà tenuto a bada con la dovuta terapia.

La cronometro ha dimostrato che la condizione c’è, ma c’è da lavorare
La cronometro ha dimostrato che la condizione c’è, ma c’è da lavorare

Il test della crono

Il giorno della crono è stato un passaggio ad altissima tensione: il momento di ritrovare la fiducia. Se ti chiami Evenepoel oppure Ganna e hai davanti una crono, ti è vietato fare finta di niente. Per questo chi l’ha osservato nelle ore precedenti la tappa di Neulise non ha potuto fare a meno di notarne l’estrema concentrazione. Eppure, nonostante quella prova di altissimo livello in cui Remco si è lasciato alle spalle Tarling e Roglic, al rientro in hotel appariva molto più provato. Racconta il diesse Tom Steels che dopo la recon del mattino sul percorso aveva gli occhi gonfi per l’attacco dell’allergia.

La considerazione che è scattata nell’entourage della Soudal-Quick Step è che se è stato capace di andare tanto forte in quelle condizioni, la settima tappa del Tour sarà un passaggio a suo favore. Da Nuit Saint Georges a Gevrey-Chambertin ci sono 25,3 chilometri su cui guadagnare il massimo possibile.

A Le Collet d’Allevard, Remco ha perso la maglia gialla, cedendo 42″ a Roglic
A Le Collet d’Allevard, Remco ha perso la maglia gialla, cedendo 42″ a Roglic

Sempre in controllo

Quello che era già noto e che è stato confermato dalle ultime tre tappe della corsa francese è che in salita le cose non vanno come dovrebbero. La nota positiva è che nei tre giorni le cose sono cambiate in modo abbastanza netto. La tappa di ieri, chiusa a 58 secondi da Carlos Rodriguez e 10 da Roglic, ha fatto segnare un passo in avanti. In ogni caso è stato evidente giorno dopo giorno che il belga non sia mai stato fuori controllo e che, al contrario, si sia gestito senza versare una sola goccia di sudore più del necessario.

«Soprattutto sabato – ha spiegato – ero davvero in difficoltà ed era importante concludere la tappa con buone sensazioni e fortunatamente ci sono riuscito. Ieri invece ho finito a soli 10 secondi da Roglic. Questo significa che anche lui ha momenti difficili. Per cui devo essere positivo. Non sono ancora al top in questo momento: forse all’85, massimo al 90 per cento. C’è ancora del lavoro da fare, ma il fatto di aver concluso concluso la corsa in crescita è molto positivo. Sono uscito dal Delfinato in condizioni migliori rispetto a quando l’ho iniziato».

Sabato a Samoens 1600 il giorno più duro: passivo di 1’46” da Roglic
Sabato a Samoens 1600 il giorno più duro: passivo di 1’46” da Roglic

Un chilo da perdere

Chiuso il Delfinato, per Evenepoel sono previsti ora tre giorni di riposo assoluto, che trascorrerà comunque in Francia, nel ritiro di Isola 2000. Remco ha già fatto grandi passi in avanti nelle ultime quattro settimane, ma sicuramente deve crescere ancora in vista del Tour. Il gradino che manca prevede anche la necessità di perdere un chilo. Il belga ha certo grande potenza, segno che in altura ha lavorato tanto, insieme però trasmette la sensazione di essere ancora su di peso. E siccome alla Soudal-Quick Step non si può fare nulla di sconveniente senza che Lefevere lo scriva nella sua rubrica di Het Nieuwsblad, è già successo che il manager belga abbia cominciato a parlarne.

«Dopo la caduta – ha detto Evenepoel, mettendo le mani avati – mi sono preso una pausa per tre settimane. Sono uno che può prendere due chili in un periodo del genere. Ma tutto questo sarà a posto prima dell’inizio del Tour».

Remco dovrebbe pesare circa 62,5 chilogrammi, quindi si tratta di perdere un chilo. Anche se a questo punto il medico della squadra avverte: dovrà perderlo in modo intelligente, soprattutto adesso che sarà impegnato in quota. E dovranno stare attenti che non cali troppo, perché questo è già successo in passato e non ha dato grandi frutti.

Nell’ultima tappa a Plateau de Glires, Evenepoel ha perso solo 10″ da Roglic
Nell’ultima tappa a Plateau de Glires, Evenepoel ha perso solo 10″ da Roglic

L’impatto col Tour

Il prossimo step nell’avvicinamento al Tour, concluso il periodo a Isola 2000, sarà la difesa del titolo di campione belga. A quel punto sarà tempo di chiudere la valigia. La Soudal-Quick Step si sposterà a Firenze dal mercoledì e da lì in avanti non passerà giorno senza che Evenepoel prenda le misure con la grandezza del Tour.

Il debutto nella Grande Boucle lascia il segno. Si scopre il livello stellare degli avversari. Si scopre la frenesia di finali come raramente accade nelle altre gare del calendario. E poi lentamente si prendono le misure. Uno dei fattori che faranno la differenza nella trama del Tour di Evenepoel sarà il tempo necessario ad abituarsi. I rivali ne hanno grande esperienza e c’è da scommettere che non gli faranno alcun favore.

Roglic thrilling. Jorgenson lo fa soffrire ma il Delfinato è suo

09.06.2024
5 min
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Crisi di fame? Dolori postumi delle varie cadute? Giornata no? Alla fine Primoz Roglic ha salvato il Criterium du Dauphiné per soli 8”, quando invece sembrava una passeggiata. Una giornata thrilling lo sloveno la deve mettere sempre nei suoi cammini, anche quando trionfa. E così è stato oggi verso Plateau des Glieres.

Anche se questa volta sembra più probabile un errore di alimentazione o d’idratazione pre o durante la tappa. E’ solo una supposizione sia chiaro, ma ci sembra improbabile che da un giorno all’altro la squadra più forte veda tutti e tre i suoi migliori uomini in difficoltà o comunque meno brillanti.

Hindley, Vlasov e poi Roglic che prima dominavano all’improvviso non sono i più forti? Okay, se fosse successo ad uno, ma a tre su tre, ci sembra parecchio. E se è davvero così, Roglic può dormire sonni tranquilli.

Roglic ottimista

Il capitano della Bora-Hansgrohe è parso comunque sereno. Di certo era felice per aver portato a casa una gara per la quale la sua squadra aveva lavorato molto.

«Ho avuto sicuramente un momento difficile oggi – ha detto Primoz dopo il traguardo – ma non credete che nei giorni scorsi sia stato tanto diverso. È stata un’edizione del Delfinato dura con tutte le salite e le cadute. Cosa è successo oggi? Penso di essere solo stanco dopo questi giorni in montagna e così gli altri sono riusciti ad essere più veloci di me». Il che può anche starci se la si guarda in un quadro più generale della preparazione.

«Voglio godermi il momento perché in queste condizioni non si vincono gare tutti i giorni. Avevamo bisogno di questa vittoria dopo tanto lavoro. Con la squadra ci stiamo conoscendo ogni giorno di più. L’ambiente è buono. Questo successo fa piacere e certamente dà fiducia, ma vincere il Delfinato è una cosa, vincere il Tour de France è un’altra».

Di buono c’è che Roglic non è andato nel panico. Si è staccato un filo prima di quanto non avesse potuto tenere. Per sua stessa ammissione Roglic ha detto che conosceva i distacchi dei due là davanti e in qualche modo si è gestito, soprattutto fin quando li ha avuti a vista d’occhio. Ma otto secondi sono maledetti pochi da gestire.

Matteo Jorgenson (classe 1999) andrà al Tour con grosse opportunità
Matteo Jorgenson (classe 1999) andrà al Tour con grosse opportunità

Attenti a Jorgenson

L’altra notizia che arriva dalla Francia è che la Visma-Lease a Bike ha ufficialmente pronto il “Piano B” qualora Jonas Vingegaard non dovesse esserci o non mostrarsi al top. Un piano a stelle strisce, di nome Matteo Jorgenson. Magari il talento californiano non sarà ancora all’altezza di un Pogacar, ma di certo potrà lottare per qualcosa d’importante.

Jorgenson ha mostrato una grande solidità tecnica, fisica e mentale in questa stagione. Alla fine si è ritrovato a fare il capitano in corse importanti, senza fare la minima piega. Ha vinto la Parigi-Nizza, ha lottato nelle classiche e a crono è quello messo meglio di tutti in assoluto tra gli uomini di classifica. E’ paragonabile a specialisti come Ganna o Kung.

E poi in salita oggi ha colpito la sua tenuta sul cambio di ritmo feroce di De Plus. Jorgenson non è piccolo. Se tiene queste “botte” e poi ha la possibilità di mettersi di passo è un problema grosso… per gli altri.

Quello stesso cambio di ritmo che prima di mettere in difficoltà, ha sorpreso Roglic. 

E ora Tour

Tutti gli uomini di classifica dicono che sono in fase di crescita, che gli manca qualcosa… e c’è da credergli, ma più o meno i valori sono questi. In tre settimane si può cambiare poco. Carlos Rodriguez è migliorato giorno dopo giorno in questo Definato e lui sicuramente al Tour si vorrà giocare il podio. Lo spagnolo è sostanza pura. Alla distanza esce sempre.

Capitolo Giulio Ciccone. L’abruzzese era quello con meno giorni di corsa nelle gambe. Come ci aveva detto, questo era il primo appuntamento al quale era arrivato davvero preparato. Ha chiuso ottavo a 2’54” da Roglic. Se pensiamo che 2’33” di quel distacco lo ha preso a crono, possiamo dire che se l’è cavata benone. Magari lui è il più fresco del lotto e se Tao Geoghegan Hart non dovesse andare come si aspettano, in casa Lidl-Trek potrebbe essere lui il leader alla Grande Boucle.

Persino Remco Evenepoel, parso non tiratissimo, fa parte della schiera di chi si è dichiarato in crescita: «Sono decisamente migliorato questa settimana. E’ bello finire così. Considerando che sono forse all’85 per cento della mia forma, direi che va bene. Ho vinto una tappa, sono riuscito a stare a lungo con i migliori scalatori e le discese sono andate bene, quindi tutto è stato positivo in vista del Tour… che non vedo l’ora di affrontare».