Francesca Barale è figlia di Florido e oltre alle iniziali, figlia e padre condividono la stessa passione per il ciclismo. Suo papà, classe 1968, è stato professionista per due anni e ha fatto in tempo a correre due Giri d’Italia: quello di Bugno nel 1990 e quello di Chioccioli nel 1991. Sua figlia è nata parecchi anni dopo il suo ritiro, quando il papà aveva già avviato il primo negozio di bici a Domodossola, ma il trapasso di nozioni ha funzionato davvero bene, favorito anche dal fatto che nonno Germano fu gregario di Coppi e lo zio Giuseppe fu campione italiano dei dilettanti. Allo stesso modo, lo scorso anno la ragazza ha conquistato per distacco il tricolore su strada al primo anno da junior (la rimetterà in palio il 4 luglio a Boario) e ieri a Faenza si è imposta nella cronometro con neppure mezzo secondo di vantaggio sulla compagna di squadra Carlotta Cipressi.
«Sono molto contenta – dice – era da un anno non vincevo a crono, sono felice di aver preso la maglia tricolore. E’ stata dura, perché siamo arrivate tutte molto vicine, come si è visto dall’ordine di arrivo. Bisognava dare tutto e io sono riuscita a farlo».
Aspettative zero
Francesca è piemontese della Val d’Ossola, ma corre in provincia di Piacenza con la maglia della VO2 Team Pink e la settimana scorsa, nel Trofeo Giancarlo Ceruti a cronometro si era fermata al terzo posto, con 8 secondi di ritardo da Elena Contarin, ieri quinta.
«Oggi ero più tranquilla del solito – dice – non sentivo la gara, non essendo andata alla grande la crono di settimana scorsa. In realtà ero arrivata quarta e la mia compagna Cipressi aveva vinto dandomi 40 secondi. Poi però l’hanno squalificata per aver saltato la prova rapporti e sono arrivata terza. A Faenza non mi aspettavo troppo, però sapevo di avere una buona condizione. Questa crono era leggermente più breve del solito, sono partita forte e poi sono un po’ calata. C’era vento contro e dopo l’intermedio sapevo di essere lì a giocarmela. E visto il grande supporto della nostra squadra, dedico loro questa maglia tricolore, per quello che fanno per noi, tutto quello che ci danno».
Adatta ai Giri
Intanto la sua fisionomia di atleta si va delineando e la vittoria nella crono aggiunge un tassello di completezza alla sua carta d’identità.
«Aver vinto la crono – dice – mi fa piacere perché è una specialità cui tengo, immaginando di voler lottare nelle corse a tappe. Sono una scalatrice, ma posso difendermi anche così. Il prossimo anno avrò la maturità, così penserò a passare con calma, sapendo che il ciclismo adesso è una concreta possibilità di lavoro. Ci sono sempre più squadre in cui provare le proprie carte, anche se all’inizio – lo ammette e sorride – non ero per niente entusiasta dell’idea di correre. Però mio padre insisteva (al punto da aver aperto per lei la sezione femminile del Pedale Ossolano, ndr) ed evidentemente a un certo punto deve essere scattato qualcosa. Nello sport non vai avanti se non ne hai voglia…».
Le due Elise
Partecipò alla prima corsa che aveva sei anni e arrivò ultima. Si correva a Ornavasso e anche in questo si potrebbe leggere un segno, dato che a Ornavasso è nata e da lì ha spiccato il volo Elisa Longo Borghini, che un’ora prima di Francesca ha riconquistato la maglia delle elite.
«Elisa per noi tutte è un riferimento – dice Barale, che si dimostra posata e concisa come la più illustre concittadina – la conosco bene, è delle mie parti. Allo stesso modo mi piace molto anche Elisa Balsamo, anche lei piemontese. Per i risultati, ma anche per il suo percorso di studi. Io faccio lo scientifico, si tratterà di decidere a quale facoltà iscrivermi».
L’anno scorso durante la stagione del Covid sono venute cinque vittorie, quest’anno siamo già a tre. Francesca ha i lineamenti decisi e il fisico asciutto. Il prossimo anno passerà elite e il salto sarà inevitabilmente alto. La mancanza di una vera categoria under 23 per le ragazze è penalizzante: che per ora continui a correre e divertirsi. Quando lo sport diventerà finalmente un lavoro, starà a lei e chi la guida il delicato compito di mantenere le motivazioni anche quando le strade sembreranno improvvisamente durissime.