In Bici a Pelo d’Acqua, la scoperta di un Piemonte diverso

02.11.2023
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Fiumi e laghi, fino alle colline vitivinicole novaresi, territori da attraversare al ritmo lento e calmo della bicicletta, per gustare poco alla volta tutta la loro ricchezza fatta di cultura, paesaggi, profumi e sapori. In Bici a Pelo d’Acqua, senza fretta nell’area transfrontaliera, dal Vallese al Novarese, lungo le reti cicloturistiche riconosciute dalla Regione Piemonte.

Un unico grande itinerario di circa 270 chilometri che ha come tema dominante l’acqua: infatti lungo il percorso si fiancheggiano fiumi come il Rodano, il Toce, il Ticino e il Sesia, laghi come quello di Mergozzo e di Orta e una fitta rete di canali irrigui che portano la vita in risaia. A guardare questo spettacolo dall’alto non si farebbe nemmeno caso alla distinzione tra Italia e Svizzera, ma sicuramente si noterebbero le strade che In Bici a Pelo d’Acqua ha riunito in un unico itinerario per metterlo a disposizione di un pubblico internazionale che sempre più numeroso sceglie un turismo responsabile ed ecosostenibile.

Gli obiettivi

La rilevanza strategica di In Bici a Pelo d’Acqua è insita nei suoi obiettivi. Migliorare la competitività e il potenziale economico delle aree coinvolte. Valorizzandone tutte le risorse esistenti per accrescere l’attrattività turistica dei territori. Conseguire un aumento di presenze e quindi portare ad una ricaduta economica importante. Destagionalizzare i flussi turistici, ottimizzare le risorse esistenti, ma integrandole in modo da renderle più efficaci, aumentando le presenze sul territorio. Aggiornare in modo continuativo e sempre più specifico la formazione delle figure turistiche come guide, accompagnatori specializzati e degli operatori del settore.

Il tutto per promuovere la cultura del benessere, del vivere all’aria aperta, della consapevolezza del rispetto ambientale e della sostenibilità, ad esempio utilizzando fonti energetiche alternative per la ricarica delle e-bike. Questo itinerario cicloturistico infatti, non è da intendersi come la creazione di piste ciclabili ma la messa in rete di itinerari già esistenti o lo sviluppo di nuovi itinerari su strade comunali, provinciali e interpoderali a basso traffico.

Itinerari per tutti

Ci sono 270 chilometri di ciclovie su quattro tracciati, per qualsiasi tipo di bici: la Via del Mare, la Pedemontana, la Via del Ticino e del Lago Maggiore e la Route du Rhone. Itinerari uniti dal tema dell’acqua che si ritrova lungo tutto il percorso, tra fiumi, laghi, canali irrigui e risaie, dalla Svizzera col canton Vallese, passando per l’Ossola, il Lago d’Orta, e il Novarese fino alle risaie della Bassa e ancora lungo il Ticino. Oppure attraversando la provincia da ovest a est lungo la Pedemontana.

Sono percorsi adatti ad ogni tipo di età e a cicloturisti di ogni categoria. C’è la possibilità di combinare i mezzi di spostamento per evitare tratti non semplici, come il passo del Sempione, che può essere evitato caricando la bici sul treno che unisce Briga a Domodossola. Oppure caricando la bici sul battello del lago d’Orta per andare da Pella all’isola o al borgo di Orta, evitando così il lato orientale del lago che è ad alta intensità di traffico, rispetto al lato occidentale. Infine per il ciclista che arriva dalla vicina Lombardia c’è la possibilità di caricare le bici sul treno e giungere a Novara per poi spostarsi lungo le tratte della Via del Mare o la Via del Ticino e del Lago Maggiore. 

Ciclovie e strutture

Gli itinerari non si snodano su piste ciclabili bensì su ciclovie. Spesso si fa confusione sulla distinzione tra le due. Solitamente in Italia le piste ciclabili coprono percorsi molto brevi in quanto sono percorsi protetti riservati ai ciclisti dove il traffico motorizzato è vietato. Nel caso delle ciclovie si tratta di percorsi misti, strade sterrate di campagna, strade a basso traffico spesso comunali o provinciali dove il limite di velocità per gli automezzi è spesso posto tra i 30 e i 50 chilometri all’ora.

Ciclovie e in Bici a Pelo d’Acqua formano il connubio che permette di ammirare i piccoli borghi con i loro castelli, il paesaggio che varia dalle montagne alle colline, ai laghi, ai fiumi e a bordo delle risaie della pianura risicola novarese con le antiche cascine ricche di testimonianze che portano ai tempi passati con la storia delle mondine. 

Oltre alle strade il progetto e gli investimenti comprendono anche i servizi legati al cicloturismo già disponibili, per potenziare servizi aggiuntivi a beneficio dei cicloturisti come: ciclo-officine, strutture ricettive bike friendly, colonnine di ricarica per le e-bike, stazioni per manutenzione bici, segnaletica specifica lungo gli itinerari.

L’esempio 

Villa Picchetta sorge lungo la Ciclovia del Ticino e Lago Maggiore ed è sede dell’Ente di Gestione delle Aree Protette del Ticino e del Lago Maggiore. Posta nelle vicinanze delle rive del Ticino, che separa il Piemonte dalla Lombardia, con una fermata del treno molto vicina, è costituita da una struttura a “U” il cui corpo centrale è sormontato da un tiburio con lanterna, dove si trovava la residenza padronale. All’interno, nella splendida Sala dell’Ottagono si trovano interessanti affreschi con decorazioni a grottesche. In questo contesto è allestito un Bike Hotel pensato in particolar modo per i cicloturisti.

Oltre a quelle sparse sul territorio è presente una pensilina di ricarica per e-bike posizionata nel Castello di Novara, luogo in cui ha sede anche l’Agenzia Turistica e lo IAT garantendo 7 giorni su 7 la possibilità di noleggiare le bici, di avere informazioni e materiali turistici per i fruitori del servizio.
Per agevolare la fruibilità è stato creato il sito www.inbiciapelodacqua.it dove il cicloturista può trovare tutte le informazioni utili per poter percorrere i singoli itinerari con l’ausilio di tracciati scaricabili sui propri device, per poter soggiornare nelle strutture ricettive lungo i percorsi e avere i servizi di cui necessita, ciclo-officine, punti di noleggio e di ricarica per e-bike. 

inbiciapelodacqua.it

Il Piemonte punta in alto per far crescere i suoi giovani

21.01.2023
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Sulla nuova delibera del Consiglio regionale del Piemonte si è discusso tanto e molto altro è stato detto. «Vogliamo tutelare le nostre società – ha detto Massimo Rosso, Presidente del Comitato Regionale Piemonte – perciò abbiamo stabilito che nelle rappresentative regionali saranno convocati solo i ragazzi che corrono in regione». 

Un altro Lunigiana e un’altra vittoria per la regione di Massimo Rosso (foto CR Piemonte)
Per il secondo anno consecutivo, vittoria per la regione di Massimo Rosso (foto CR Piemonte)

Conservare il bacino interno

Per non lasciare nulla al caso ed approfondire un tema che deve essere discusso in maniera costruttiva, per portare alla luce problematiche che solo chi lavora a stretto contatto con questo mondo può vedere, abbiamo interpellato anche il Tecnico Regionale, Francesco Giuliani.

«Si tratta di una delibera volta a conservare il nostro bacino di atleti – spiega – andando a gravare sui ragazzi che escono dalla regione. Io sono un tecnico e devo adattarmi, ho il compito di fare attività e far crescere i ragazzi che rimangono. Con la speranza, sempre viva, di portare a casa anche dei risultati. Quando mi hanno chiesto un parere su questa delibera, ho detto che era una decisione importante, ma allo stesso tempo giusta. E’ un’arma a doppio taglio perché dei ragazzi che sono usciti (una decina, ndr) alcuni erano papabili per essere convocati nella rappresentativa regionale».

Le esperienze fuori regione non mancheranno, in programma qualche corsa in Spagna e Francia
Le esperienze fuori regione non mancheranno, in programma qualche corsa in Spagna e Francia

Ora su le maniche

Per far capire che quella maturata in seno al Consiglio Regionale non è una regola di ripicca, ma di tutela del patrimonio umano e sportivo, bisogna muoversi in una determinata maniera. Con la consapevolezza che non si può piacere a tutti, ma con la convinzione che si sta per intraprendere la strada giusta.

«Ho fatto richiesta – continua Francesco Giuliani – di ampliare l’attività che facciamo con la rappresentativa. L’obiettivo è quello di creare una sinergia tra noi e le società, andremo ad ampliare lo staff aggiungendo la figura di un preparatore. Avrà il compito di seguire gli atleti per portarli ad una determinata condizione in vista degli eventi principali. Si tratta di un investimento del Comitato Regionale che è volto a dare supporto alle società, non tutte hanno, o possono permettersi, un preparatore. Una figura del genere aiuterà i ragazzi a crescere ed allenarsi al meglio, insegnandoli anche qualcosa di nuovo».

L’attività del Comitato Regionale è volta a creare un gruppo coeso e competitivo
L’attività del Comitato Regionale è volta a creare un gruppo coeso e competitivo

Più attività di livello

Per “convincere” i ragazzi a restare bisogna dimostrare che l’attività proposta in Regione è valida, se non superiore, a quella che c’è al di fuori. L’obiettivo non deve essere una ripicca per chi se ne va, anzi, bisogna aprire gli occhi ai ragazzi mostrando loro che anche rimanendo a casa si può fare un percorso di crescita valido e continuo

«Nel 2023 – dice il tecnico – vogliamo allargare il calendario dell’attività della rappresentativa regionale. Uno degli obiettivi è portare i ragazzi a correre all’estero facendogli fare esperienza. Per fare un esempio: sono già cinque anni che andiamo alla “Classique des Alpes”: una corsa di un giorno che si corre il primo fine settimana di giugno. Si tratta di una gara UCI ed è organizzata dallo stesso team di lavoro del Giro del Delfinato, ASO. L’anno scorso la Jumbo ha visto Mattio proprio in questa corsa, capite dove vogliamo arrivare?

«Si vuole dare maggiore risalto ai nostri ragazzi, si fa tutto per il loro bene. Recentemente ho mandato anche la richiesta per partecipare a due corse a tappe di 4 giorni ciascuna: una è la Vuelta Besaya, in Spagna. L’altra, invece, è nel nord della Francia, il Tour de l’Eure. Vogliamo creare un bacino di utenza per i ragazzi, il gruppo con il quale lavoreremo sarà simile a quello della nazionale. Un insieme di atleti che si giocherà la possibilità di rappresentare il Piemonte agli eventi cui andremo a partecipare».

Il primo ritiro collegiale sarà a febbraio, in programma una prima formazione teorica
Il primo ritiro collegiale sarà a febbraio, in programma una prima formazione teorica

I “collegiali”

Parlando con Giuliani a volte lo si deve quasi frenare, di cose da dire ne ha tante, ma la nostra biro non è veloce quanto le sue parole. 

«Si faranno – prosegue spedito – anche dei collegiali, ovvero dei ritiri, mensili con i ragazzi. I ragazzi verranno sottoposti a dei test e si cercherà di creare sinergia tra di loro, bisogna considerare che sono corridori che militano in squadre avversarie. Per creare il giusto affiatamento agli appuntamenti della rappresentativa regionale bisogna insegnarli a stare insieme e collaborare, e prima di tutto anche conoscersi. Il primo collegiale del 2023 è previsto a febbraio, con una prima selezione allargata a più ragazzi. Faremo una giornata dedicata alla formazione. Vogliamo dare loro delle nozioni di base sulle regole e figure che ci sono in gara: dal giudice di corsa alla giuria.

«Parteciperà anche Giovanni Ellena, e vorremmo portare anche un corridore professionista per creare una maggiore sinergia tra il mondo agonistico e quello giovanile. Questi eventi non sono riservati solo ai ragazzi che fanno strada. In estate vogliamo aprire i collegiali anche ai ragazzi della mountain bike, guidati dal tecnico regionale Lorenzo Piotti. Negli ultimi anni si è visto come gli atleti più completi del panorama mondiale si mettono in gioco su più terreni imparando dalle varie discipline».

Gli investimenti dovranno aumentare, i soldi che arrivano dal pagamento dei punti non bastano
Gli investimenti dovranno aumentare, i soldi che arrivano dal pagamento dei punti non bastano

Il discorso economico

Con il passaggio dei ragazzi nelle altre regioni è previsto il pagamento dei punti, qualche soldo in più nelle tasche del Comitato, ma non è questo che fa la differenza.

«Il Comitato prende una parte dei soldi che arrivano dal pagamento dei punteggi – replica Giuliani – e lo gira per sostenere l’attività, ma si parla di qualche migliaia di euro. La maggior parte del sostentamento arriva dalle affiliazioni e dalle iscrizioni dei ragazzi. L’attività che vogliamo fare è di alto livello e richiederà un maggiore investimento, questo io l’ho esposto al Comitato ed ora la palla passa alle figure politiche (dice con una risata, ndr).

«E’ chiaro però che se l’obiettivo è crescere gli investimenti vanno fatti. Per le corse all’estero sto contrattando per avere vitto e alloggio, la Classique des Alpes già ce lo paga ma è una corsa di un giorno. Per le gare in Francia e Spagna vedremo che cosa riusciremo a fare, può anche essere che il primo anno che si va i costi siano maggiori. Poi, se l’organizzazione vede che porti buoni corridori e prestigio, si può provare a trovare un accordo».

I giovani del fuoristrada verranno coinvolti anche nell’attività su strada (foto CR Piemonte)
I giovani del fuoristrada verranno coinvolti anche nell’attività su strada (foto CR Piemonte)

Senso di appartenenza 

“Appartenenza” è una parola che Giuliani usa spesso e chiedendogli quale significato attribuisce a questo termine si apre una porta che vale la pena spalancare.

«Bisogna dare la giusta importanza ed il giusto prestigio alla maglia della Rappresentativa Regionale. Può sembrare semplice campanilismo ma non lo è, si tratta di tutela del territorio e delle società che qui fanno attività. Dobbiamo rinforzare l’attività, per i nostri ragazzi, non devono pensare che per continuare ad andare in bici devono trasferirsi chissà dove. Per fare crescere la nostra attività siamo stati costretti a prendere determinate decisioni che ovviamente non possono fare contento chi le subisce.

«Sono convinto che creando un senso di appartenenza regionale poi si possa lavorare e creare un senso di appartenenza nazionale. La maglia del Piemonte deve essere un onore indossarla, come quella azzurra. Creando un senso di appartenenza ad un livello più basso, quello regionale, si rafforza di conseguenza anche a quello più alto, la nazionale».

“Grande Ciclismo” in Piemonte, la guida sulle strade dei campioni

30.11.2022
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Viene chiamata guida, ma ha tutta l’impressione di essere un libro che parla delle imprese su due ruote. L’unica differenza che lo lega alla prima definizione è che il lettore ha tutti i riferimenti per poter andare sul posto, pedalare e conoscere una Regione unica e magnifica come il Piemonte. 28 itinerari, 28 tappe che ripercorrono le strade rese iconiche dai campioni nel corso degli anni. Si chiama “Grande Ciclismo” in Piemonte, una lettura che abbraccia la storia, ma che allo stesso tempo proietta nel futuro con file GPX e contenuti interattivi narrati dall’ex ciclista Franco Balmamion, dal giornalista de La Stampa Franco Bocca, il commentatore RAI Beppe Conti e l’ex presidente della Regione Piemonte Enzo Ghigo.

Nasce sulla proposta della Regione Piemonte e a cura di Uncem, è stata realizzata in tre lingue, italiano, francese, inglese. 196 pagine a colori scaricabile gratuitamente dal sito ufficiale di Uncem, oppure acquistabile in versione cartacea. All’interno della guida si raccontano le grandi corse e si ripercorrono le strade e le montagne viste in televisione durante il Giro e il Tour, tra Italia e Francia, a partire dalle Cascate del Toce del Verbano-Cusio-Ossola, passando per il Colle dell’Agnello nel Cuneese per poi sconfinare ad Alassio sul Mar Ligure. Luoghi resi celebri dal susseguirsi di campioni come Fausto Coppi, Costante Girardengo, da Paolo Savoldelli a Ivan Basso, da Franco Balmamion a Marco Pantani.

Giro d'Italia 1999, Marco Pantani
A Oropa una delle imprese di Marco che sono entrate nella leggenda
Giro d'Italia 1999, Marco Pantani
A Oropa una delle imprese di Marco che sono entrate nella leggenda

Più di una guida

Leggendo le prime righe di questa guida si capisce subito che il viaggio prima che in sella parte sfogliando le pagine. Ecco l’introduzione: “Il ciclismo è montagna. La montagna è il ciclismo. E la Storia del Novecento è intrisa di un rapporto a doppio filo con le due ruote e le grandi corse. Il Piemonte è pezzo portante di questa Storia. Non soltanto per il grande Fausto e prima ancora Costante. Ciascuno può mettere qui cosa rappresenta per lui il legame tra Piemonte, ciclismo e montagna. Ne mettiamo due. Il nolese Franco Balmamion che vince due grandi Giri d’Italia “senza vincere una tappa” e la “Biella-Oropa” del salto di catena di Marco Pantani, nel maledetto Giro 1999. La memoria collettiva è dentro questi fatti”.

Questa guida è uno strumento che unisce sport, turismo e cultura: in ognuna delle tappe, oltre alle caratteristiche del territorio, al dislivello e ai chilometri da percorrere, si raccontano particolarità e curiosità enogastronomiche di questi luoghi, che danno la possibilità di riscoprire le culture tradizionali dei borghi e dei paesi alpini, ricordando ai lettori che il Piemonte è un pilastro importante della storia del ciclismo. In ogni tappa della guida si trovano tutte le informazioni che si necessitano per avere la migliore esperienza turistica possibile.

La Basilica di Superga ha ospitato molte volte il passaggio del Giro d’Italia
La Basilica di Superga ha ospitato molte volte il passaggio del Giro d’Italia

Le tracce di Sergio Balsamo

Ci sono 28 puntate da vivere in sella. Ogni dettaglio è stato studiato in ogni suo particolare a partire dalle tracciature, affidate Sergio Balsamo, guida turistica e padre della figlia campionessa Elisa Balsamo. 

«Mi hanno chiesto – dice Sergio – una mano per i percorsi e siamo partiti nel periodo del lockdown. Sono guida turistica e porto in giro gruppi per questo si sono affidati a me per tracciare i percorsi della guida. Di base il lavoro di scrematura era già stato fatto, in quanto l’incredibile studio che c’è alle spalle di questo libro comprendeva anche questo. Mi è stato presentato uno studio sugli itinerari più iconici che rappresentassero le strade dei campioni in Piemonte. Il mio compito era quello di individuare la tracciatura migliore, sfruttando piste ciclabili o strade più amiche del ciclista. Ho messo la mia esperienza al servizio di questo progetto per cercare di individuare le strade migliori e arrivare da un luogo ad un altro nel modo migliore per il ciclista».

Paolo Savoldelli in rosa sul Colle delle Finestre al Giro 2002
Paolo Savoldelli in rosa sul Colle delle Finestre al Giro 2002

Componi il tuo itinerario

Innumerevoli opportunità per conoscere il Piemonte. Con i propri compagni di avventura si sceglie il proprio itinerario e si parte per l’esperienza. Forse non tutta la Cuneo-Pinerolo del ’49, ma un pezzo sì. Il Fauniera del Falco Savoldelli in discesa. Lo sterrato delle Finestre. Le colline di Barolo (foto in apertura) in una crono tra i filari. E poi Superga, Sestriere mitica, Sant’Anna di Vinadio, l’Agnello Cima Coppi. Luoghi che associamo a Campioni. Quelle strade alla portata di tutti, è questa un’altra bellezza del ciclismo. Scegliere l’itinerario più bello, unendo più “tappe” di questa guida, correndo o andando piano, su quei tornanti. 

«Le tracce sono state fatte – racconta Balsamo – proprio su strade possibilmente secondarie. Quindi seguendo la guida si ha un’autonomia totale per quanto riguarda percorso e riferimenti di ogni tipo. E’ un modo per far conoscere un territorio. Per un buon pedalatore sono strade preziose e divertenti da percorrere da soli o in compagnia».

Qui le 28 tappe che abbracciano tutto il territorio piemontese (diritti riservati “Grande Ciclismo” in Piemonte)
Qui le 28 tappe che abbracciano tutto il territorio piemontese (diritti riservati “Grande Ciclismo” in Piemonte)

La cura dei dettagli

Nelle 196 pagine nulla è lasciato al caso. Ognuna delle 28 tappe ha una descrizione accurata di ogni dettaglio. A partire dai dati tecnici che riportano: lunghezza, dislivello, altitudine max e min e tipologia di bici. Segue una descrizione della città di partenza e di quella d’arrivo con approfondimenti storici e culturali. Si aggiunge un paragrafo dedicato alla gastronomia per poter cercare ciò che c’è di più tipico sul posto. In più si aggiunge l’accurata descrizione del percorso e un QR Code per poter scaricare il file gpx. Ad aprire ogni percorso l’immancabile riferimento all’impresa storica dei campioni avvenuta su quelle strade. 

«Ogni tappa o itinerario – spiega Balsamo – come dir si voglia ha nella guida un grado di difficoltà. La maggior parte dei percorsi è affrontabile da molti. Si sviluppano su strade di montagna, vallate e zone collinari quindi è più adatto a persone che già hanno un attitudine alla bici non per forza agonistica. Al giorno d’oggi sono percorsi affrontabili in ebike. Si va dal Nord del Piemonte fino al Sud della Regione, se si guarda la guida ci sono un po’ tutti gli arrivi che il Giro d’Italia ha toccato e le salite più iconiche».

GrandeCiclismoinPiemonte

Terre Autentiche di Piemonte: ecco due nuovi itinerari

15.10.2022
4 min
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Ci sono posti dove è la natura che detta ancora i tempi, terre che si dipingono di colori e di profumi, di ricordi. Il Piemonte è tutto questo, un luogo magico e ancora tutto da scoprire e assaporare, metro dopo metro, pedalata dopo pedalata.  Il progetto “Viaggio nelle Terre Autentiche di Piemonte” continua e non vuole smettere di sorprendervi. Questo piano di valorizzazione territoriale è un progetto ampio e che coinvolge ben 18 comuni, raccolti tutti nel sud della regione sabauda. Vi abbiamo accompagnato per la prima parte di questo progetto, ed ora permetteteci di proseguire il cammino con voi.

L’autunno è il periodo delle castagne, un prodotto ricercato in queste zone
L’autunno è il periodo delle castagne, un prodotto ricercato in queste zone

Due nuovi itinerari

I luoghi da scoprire non finiscono, anzi, sono da scoprire come gemme preziose. Così il Piemonte ci apre le sue porte su due nuovi luoghi nei quali perderci contemplando la sua bellezza.

Nascono due nuovi itinerari: Valle Mongia, Valle Cevetta e quello delle Sorgenti del Belbo. Si tratta di itinerari percorribili quasi tutto l’anno e che in autunno si colorano con sfumature sempre nuove grazie alla magia del foliage.

Tra castagneti e Napoleone

La Valle Mongia, che prende il nome dal fiume che l’attraversa, è un percorso pronto a farvi scoprire la storia, senza tuttavia dimenticare le bellezze della natura. Si parte dal paese di Lesegno, precisamente dalla piazza antistante il castello dei Marchesi del Carretto. Lo stesso castello è diventato poi la sede del quartier generale di Napoleone Bonaparte nel periodo della prima campagna d’Italia. Il lento girare dei pedali vi porterà poi ad ammirare delle cappelle stupende, come quella di San Nazario.

La pedalata sarà resa meno faticosa grazie alla bellezza della natura circostante, nel vostro procedere potrete ammirare querce, pini e betulle. Si possono anche scoprire i funghi che questi terreni possono regalare: i famosi porcini o le gambette rosse e grigie. Non mancano di certo le aree di sosta dove poter gustare i prodotti del territorio nella pace e nel silenzio che vi circonderanno.

Cevetta e Belbo

La Valle Cevetta ha un particolare ecosistema, frutto della sua vicinanza alla Liguria, e di conseguenza al mare. Ricca di borghi medievali e di materie prime che ne fanno un luogo dove la natura e la storia vanno di pari passo. In questo caso il tour parte dal paese di Priero, circondato dalla campagna e che nel suo centro vede svettare la torre di pietra grigia. Il percorso continua sulla via della “Pedaggera” che al suo termine vede congiungersi le Valli di Cevetta e Bormida. Da qui nasce la “Riserva Naturale delle Sorgenti del Belbo” un territorio pronto a stupirvi, nel quale pedalare diventa anche meno faticoso grazie alle bellezze naturali che lo circondano. 

Anche qui il cibo non può mancare. Il paese di Montezemolo ad esempio è una delle città italiane del miele. Oltre al dolce nettare qui è possibile gustare tantissime eccellenze del territorio come tartufi e formaggi pregiati. Da scoprire ci sono i famosi salumi di mare: prodotti derivanti dalla lavorazione di tonno, bottarga e acciughe. L’incontro tra terra e mare è tipico di questa zona del Piemonte, infatti, salendo la “Cima Coppi” si possono ammirare le splendide cime della Alpi Liguri e Marittime.

Terre Autentiche

Terre Autentiche di Piemonte, un viaggio in bici guidati dai sensi

30.07.2022
5 min
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Un progetto che si propone di raccontare e promuovere il territorio in maniera responsabile, sostenibile e nel pieno rispetto di chi lo abita e lo vive ogni giorno. Lo scopo del “Viaggio nelle Terre Autentiche di Piemonte è la valorizzazione turistico-culturale di un territorio dalle caratteristiche uniche. Un’insieme di luoghi fantastici come la Valle Mongia, la Langa Cebana, la Val Cevetta e le sorgenti del fiume Belbo.

Sei percorsi ciclo-turistici, affrontabili anche a piedi, e accompagnati da una mappa interattiva, saranno pubblicati entro agosto per accompagnare alla scoperta di dolci e ondulati orizzonti, tra profumi, colori e sapori di una terra autentica. Scopriamo i primi due itinerari cicloturistici che attraversano la Langa Cebana.

I paesaggi mozzafiato si susseguono, qui la Valle Mongia
I paesaggi mozzafiato si susseguono, qui la Valle Mongia

Guidati dai profumi

Biodiversità, culture secolari, persone che vivono e plasmano, di stagione in stagione, un territorio ricco di risorse e bellezze. Il Sud del Piemonte, dalle cui colline si comincia a percepire la brezza del mare, è una gemma preziosa.

Il primo itinerario parte dal borgo di Sale San Giovanni, famoso da tempo per i filari di lavanda, ma anche per l’elicriso, l’issopo, la salvia, la melissa, il finocchio e tante altre ancora. 

Coltivazioni, tutte dotate di certificazione biologica e biodinamica che rappresentano il secondo polo per la produzione di erbe officinali in Piemonte. Si continua raggiungendo castelli e campi di grano dove paesaggi e ciclisti possono condividere la pace e l’armonia. Per questo percorso, che prevede anche alcune strade bianche, sono ideali Mtb, ebike o gravel.

Qui un passaggio caratteristico nella Cappella di Sant’Eusebio di Rocca Cigliè
Qui un passaggio caratteristico nella Cappella di Sant’Eusebio di Rocca Cigliè

Il viaggio continua 

Proseguendo il primo itinerario, scendendo si incontra Sale San Giovanni il cui borgo storico è dominato dalla presenza del castello “Marchesi Incisa di Camerana”. A pochi passi non ci si può esimere dal visitare ilciabot”, un tradizionale rifugio in Pietra di Langa preservato con grande cura dai locali.

Dopo aver ammirato gli affreschi Quattrocenteschi nell’abside della suggestiva cappella medievale di Sant’Anastasia, si continua in discesa fino al bivio per Torresina. Superata la croce napoleonica che commemora la battaglia del 1796, si prosegue su una strada bianca. Avvolti da fitti boschi si mettono le ruote su un sottobosco ricco di pregiati tartufi e prelibati funghi porcini. 

Continuando il viaggio si giunge così a Roascio, borgo rurale dove si possono gustare tume deliziose (ed etiche), prodotte esclusivamente dal latte di capre autoctone. Le capre brucano queste terre in libertà.

Qui si ritorna in sella lungo il Tanaro alla volta di Ceva, il vero e proprio capoluogo della zona. Superate le mura e arrivati alla torre civica, si incontra “l campanun” che svetta sopra i tetti dell’abitato dalla collina Soraglia. Da qui si può godere di una vista incantevole su tutta la valle, sul centro storico racchiuso tra i fiumi Cevetta e Tanaro.

Attraverso Sale Langhe si torna dunque al punto di partenza di Sale San Giovanni. Si chiude così una giornata all’insegna della natura e del territorio sempre accompagnati dal profilo imponente delle Alpi.

Il panorama dalla torre campanaria che si può scorgere durante il viaggio
Il panorama dalla torre campanaria che si può scorgere durante il viaggio

Viaggio tra vigne e sapori

Il secondo tour è un’esperienza per tutti gli amanti del buon vino e dei paesaggi romantici. Anche in questo caso si tratta di un percorso circolare. Se il primo tour era un itinerario sensoriale dedicato ad olfatto e vista, a farla da padrone in questo caso è il gusto autentico del Piemonte.

Tra noccioleti e antichi filari di vite corrono strade che scavano il proprio percorso nella pietra arenaria o Pietra di Langa per raggiungere piccoli gioielli di architettura romanica.

Il tour parte da Castellino Tanaro, con la sua torre cilindrica in roccia arenaria e una terrazza da cui ammirare tutta la vallata, fino alle creste del Monviso. Con l’imponente torre alle spalle, si arriva al corso del Tanaro alla volta di Ciglié, attraversando colline ricoperte da vigneti e noccioleti, e campi coltivati con grande cura e amore.

Qui c’è la possibilità di scattare qualche selfie sull’originale panchina gigante di Ciglié. L’accogliente paese ospita alcune delle Cappelle del Tanaro, poste tra il XIII e il XV secolo lungo l’antica via del sale che vanta una storia risalente alle tratte commerciali dell’Impero romano. 

Seguendo il gusto

In un viaggio tra i sapori non mancano i momenti da dedicare al palato. Continuando per il secondo itinerario è doveroso perdersi il tempo per gustare la cisra, tipica minestra di ceci locale o un piatto di tradizionali tajarin fatti a mano, accompagnati da un buon calice di Dolcetto, tesori enogastronomici di Langa Cebana. 

A seguire da Ciglié si parte per addentrarsi in uno scenario tutto langarolo, dominato da edifici in pietra che seguono la cresta delle colline,andando alla volta di Rocca Ciglié, dove ci si ritrovano le cappelle del Tanaro. La prima, quella di Sant’Eustachio, si trova appena fuori dall’abitato, mentre si incontra quella di San Bernardino in paese, con sullo sfondo le Alpi Marittime

Qui la tradizione contadina è antichissima, tant’è vero che nei terreni incolti sono stati impiantati vitigni di Dolcetto da cui si producono pregiati Dogliani DOCG ma anche uve bianche da cui si produce un ottimo Alta Langa DOCG. La strada tra Rocca Ciglié e Castellino è unica: dalle coltivazioni biologiche di farro, ai filari di acacie e sambuco, che rendono possibile l’apicoltura “nomade”.

Il tour giunge al termine, e non c’è finale migliore di una cena gourmet nell’osteria di Castellino Tanaro.

Terre Autentiche

Presente e futuro del ciclismo giovanile in Piemonte. Vediamo…

18.12.2021
6 min
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Il movimento ciclistico del Piemonte quest’anno ha lottato e vinto più volte, sopratutto contro il tempo. I successi tricolori a crono di Francesca Barale, Matteo Sobrero ed Elisa Longo Borghini sono stati un segnale importante. E ancora le maglie iridate di Filippo Ganna ed Elisa Balsamo. Vittorie e nomi che provengono da una regione che sforna atleti senza però avere i numeri e le squadre che altre regioni possono vantare.

Da un’intervista a Fabio Felline sono venuti a galla spunti interessanti sulla delicatezza del momento che sta affrontando il ciclismo giovanile in Piemonte e su qualche possibile incognita per il futuro. Abbiamo deciso quindi di chiedere direttamente a chi se ne occupa a 360 gradi, ricoprendo il ruolo di Coordinatore Tecnici Regionali e Rappresentative Regionali: Francesco Giuliani

Francesco Giuliani con la rappresentativa juniores del Piemonte
Francesco Giuliani con la rappresentativa juniores del Piemonte
Che anno è stato per i giovani del Piemonte?

E’ stato un bellissimo anno, abbiamo anche raccolto dai lavori passati, si parla di una continuità decennale. Parlando degli junior, lo dico schiettamente, non ho mai avuto una squadra così forte negli ultimi otto anni.

Davvero?

Si, però non abbiamo raccolto quanto avremmo potuto. Un esempio può essere il campionato italiano. Abbiamo corso sempre in rimessa e mai all’attacco. Il ciclismo attuale è fatto di attacchi. Quindi abbiamo patito un po’ e ci siamo accontentati dei piazzamenti, ma può capitare non bisogna misurare una stagione solo con i risultati. Anche perché atleti come Manuel Oioli stanno emergendo in maniera cristallina

Che progetto c’è per il ciclismo giovanile nella vostra regione?

Quest’anno ho fatto una proposta al nuovo Presidente del Comitato Regionale Massimo Rosso (in apertura con Sobrero, Longo Borghini e Ganna, ndr) di un progetto per ampliare la rosa di tecnici regionali. Per dare più opportunità ai ragazzi seguendoli in modo più specifico senza invadere le competenze delle squadre e andando a compensarle laddove ce ne fosse bisogno. Abbiamo inoltre inserito un metodo di lavoro diverso che verrà ampliato in futuro per una collaborazione che abbiamo con il centro studi regionale. Ci ispiriamo un po’ alla struttura nazionale, naturalmente in versione adattata, più piccola. Prevediamo anche un piano per la preparazione atletica per eventuali trasferte di rappresentativa. Abbiamo fatto già quest’anno dei collegiali per quanto riguarda i campionati italiani e per il Giro della Lunigiana, prendendo per esempio gli juniores.

Sarete quindi un supporto anche per le squadre?

Si, proprio per dare dei consigli dove serve, alle società e ai corridori papabili convocati per le rappresentative. Diventiamo un supporto in più per le squadre ovviamente dove c’è la mancanza. Se una società non è ha bisogno sono ancora più contento perché vuol dire che lavora bene.

Oioli premiato per il secondo successo al Giro della Lunigiana
Oioli premiato per il secondo successo al Giro della Lunigiana
Avete riscontrato un calo di talenti?

Il movimento piemontese è sempre stato altalenante e la pandemia non ha aiutato. Avremo un buco generazionale che si vedrà dal 2023, dovuto al Covid, per mancanza di entusiasmo e motivazione. Ci stiamo già muovendo per attutire questo colpo. Il rovescio della medaglia però è il ciclismo dei giovanissimi che si è rimpolpato molto, perché moltissimi sport erano fermi mentre il nostro è ripartito velocemente. 

Per quanto riguarda le squadre invece, rispetto ad altre regioni vi sentite inferiori?

Per avere un’idea chiara, il Piemonte non si può paragonare alla Lombardia o al Veneto. Sarebbe un errore gigantesco. Sia come bacino d’utenza di atleti, sia a livello di sponsor. Il Piemonte per essere una delle “piccole”, è tra le prime regioni. Dopo Veneto e Lombardia posso dire che ci posizioniamo noi, insieme a Emilia Romagna e Toscana e poi via via tutte le altre. Se si vanno a vedere i numeri per perdita di società, corse e atleti, e si paragona alle altre, si vede che alla fine il la nostra è la regione che ha perso di meno. Riuscendo ad essere competitiva. 

La situazione per le squadre under 23 qual’è?

Non abbiamo così tante squadre è vero.  

Potrebbe essere un limite per chi vuole passare da juniores a under?

No, perché quando si esce dalla rosa degli junior, diventa una scelta impegnativa che mette in gioco tantissime variabili. Le squadre sono quelle che sono anche perché ci vogliono budget importanti. I corridori che meritano di andare avanti non hanno problemi.

Da junior Sobrero aveva già un’ottima predisposizione per le crono: qui nel 2014 (foto Scanferla)
Da junior Sobrero aveva già un’ottima predisposizione per le crono: qui nel 2014 (foto Scanferla)
Il modello di squadre regionali come: #inEmiliaRomagna e Cycling Team Friuli. E’ replicabile?

Il Piemonte è predisposto e ci sta pensando, non nell’immediato. I tecnici stanno valutando. Per un progetto così ci vuole una struttura importante. Naturalmente i comitati funzionano come tutte le squadre. Bisogna anche pensare che se si fa un progetto del genere si va a togliere linfa vitale a realtà esistenti. É un discorso delicato su cui si sta ragionando. E’ una decisione che spetta al consiglio regionale e al presidente. 

Non sei preoccupato della fuga di talenti fuori dalla regione?

Ganna, Sobrero, e Balsamo per fare degli esempi, è vero che sono dovuti emigrare in altre realtà, ma se ne sono andati quando sono diventati under ed elite non da juniores. Fino a quel punto hanno avuto un percorso sostenuto dal Piemonte. E’ un movimento che ha degli alti e dei bassi come in ogni realtà ma alle spalle c’è un sistema solido. 

Cosa intendi per sistema solido?

Dalla regione c’è un sostegno continuo. Così come le società che continuano a sfornare talenti e lavorano bene. Per citarne un paio.  Il Pedale Ossolano è una società sana che cresce talenti, da cui viene Ganna. La SC Vigor della Balsamo adesso sta dando spazio a molti giovani. Non bisogna guardare solo il numero delle società ma anche quello che ci sta dietro. Poi è vero che bisogna migliorarsi sempre e noi ci stiamo impegnando per farlo. 

Vigor giovanissimi 2009
Il gruppo dei bambini della SC Vigor Piasco nel 2009: riconoscete Elisa? Seconda in piedi da sinistra…
Vigor giovanissimi 2009
Il gruppo dei bambini della SC Vigor Piasco nel 2009: riconoscete Elisa? Seconda in piedi da sinistra…
Vedi del margine di miglioramento quindi?

Sì, certo. Tra le squadre che mi stanno chiedendo un po’ di consulenza in cui sto girando, vedo tanti atleti che potrebbero avere futuro ed essere messi in risalto maggiormente. Non è una cosa che si può fare dall’oggi al domani, faremo delle attività, le società dovranno lavorare in sinergia con noi. Ma insieme si lavora per dare la possibilità e i mezzi a chi li merita. 

Parlando con il torinese Viel, ci ha detto che secondo lui a volte il ciclismo manca di appetibilità, rispetto a sport come il calcio che da voi è estremamente seguito…

A livello di giovanissimi, il discorso è in crescita, come dicevo prima abbiamo messo in sella sempre più piccoli ciclisti. Se devo trovare una difficoltà che ho visto anche in altre regioni, riguarda la pista. Avendo solo il velodromo all’aperto di San Francesco Al Campo, mancando le strutture, è difficile avvicinare alla disciplina. Mentre se guardiamo sempre le solite, non a caso Veneto e Lombardia hanno moltissimi velodromi e si vede nei risultati. Nonostante questo noi siamo la terza o la quarta forza. 

Credi sia difficile avvicinare quindi i giovanissimi a praticare?

Sì e no, a livello di numeri siamo messi bene. Il problema può essere il numero effettivo che corre la domenica. Se parliamo di giovanissimi nella sua totalità, godiamo di ottima salute, soprattutto nel fuoristrada. Mentre se parliamo di giovanissimi che partecipano alle gare la domenica, ci sono realtà che su cento giovanissimi ne riescono a far correre dieci. Non stiamo parlando di agonismo. A quell’età deve essere tutto assolutamente un divertimento. Le squadre devono comunque spronare i più piccoli alla sana competizione che non è agonistica ma che ti insegna i valori della vittoria e della sconfitta misurando l’impegno che si mette nel fare una cosa. 

Dopo i complimenti della Corneo, andiamo a conoscere Vitillo

04.11.2021
7 min
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Sigrid Corneo l’ha detto chiaramente. «Le cicliste di oggi vogliono tanto e subito, con poco. Non sono propense alla fatica. Non vale per tutte chiaramente, ma per tantissime la mentalità è questa. Poche si chiedono se abbiano davvero tutto per andare più forte. Quando correvo io, eravamo tutte pronte alla fatica, invece adesso tante arrivano con la cultura errata del risultato pensando di essere tutte campionesse. Una che potrà fare tanto bene è Matilde Vitillo. Fa quello che le si dice, non ha paura di far fatica e di patire un grande mal di gambe».

Investitura importante

Come investitura non è affatto male, soprattutto perché fatta da un tecnico che di fatica e chilometri ne ha macinati tanti. Così in questo giorno di inizio novembre abbiamo deciso di tirarla giù dal letto per farci raccontare come mai il suo direttore sportivo alla BePink si sia spesa così nei suoi confronti e che cosa le sembri del mondo in cui vive sin da piccolina.

Matilde è un volto noto del giro azzurro, con un titolo mondiale junior dell’inseguimento a squadre e uno europeo nella corsa a punti, ma di fatto il 2021 è stato il suo primo vero anno da elite. Ha dovuto mandare giù bocconi amari e ha colto qualche buon segnale, fino alle quattro vittorie di fine stagione: il Trofeo Inalpi a Racconigi, poi due tappe e la classifica al Giro di Campania. In cui c’erano sì poche ragazze al via, ma per vincere e farlo per giunta alla fine di ottobre, oltre alle gambe serve anche una discreta testa.

Secondo te che cosa voleva dire Sigrid in quell’intervista?

E’ vero che ci sono tante ragazze che vogliono tutto e subito. A volte non è nemmeno colpa loro. Seguendo mia sorella Vittoria, che ha 10 anni e corre tra i giovanissimi, ci sono tantissimi genitori che mettono nei piccolini una mentalità secondo me sbagliata. Li fanno allenare troppo, così magari raggiungono pure dei bei risultati, ma non crescono. E quando i loro coetanei cominciano ad aumentare i carichi di lavoro, loro capiscono di non avere più margine oppure smettono di vincere facilmente come prima e si fermano. Ho visto dei miei coetanei fortissimi da piccoli che ormai hanno smesso da un pezzo per questo motivo.

Se è vero che non ti fa paura la fatica, come è stato questo primo anno nella BePink?

Decisamente tosto. Sapevo che sarebbe stato un salto bello grande, per cui mentalmente ero preparata. Il primo anno da elite l’ho fatto a Racconigi, ma un po’ per il Covid e un po’ per crescere con calma, ho fatto davvero poche corse. L’esperienza vera ho cominciato a farla quest’anno.

Dove hai visto la differenza maggiore?

La salita ha avuto una gran parte. Io poi mi reputo una scalatrice e mentre le altre andavano, io restavo là. Al Giro posso anche capire, quando davanti restava la Van der Breggen. Anche quella è stata esperienza. Ho imparato soprattutto a battermela con me stessa, con limiti che si possono superare. Poi ci sono state le corse del Nord, che all’inizio mi hanno messo in difficoltà, perché andavano davvero come treni. Però ho stretto i denti e alla fine ho imparato a muovermi anche su quei percorsi.

Ai mondiali di Harrogate nel 2019, qui con Camilla Alessio, chiude a 30″ dalla vincitrice Jastrab
Ai mondiali di Harrogate nel 2019, qui con Camilla Alessio, chiude a 30″ dalla vincitrice Jastrab
Vincere a fine stagione se non altro ti ha mandato al riposo con buone sensazioni?

Decisamente sì. In Campania non eravamo tante, giusto una trentina, ma qualcuna comunque doveva vincere e sono contenta di averlo fatto io.

Ti reputi scalatrice, ma hai vinto in pista…

E poi mi piacciono le crono e in teoria anche le volate, ma a volte le gestisco male. Da junior si riesce a fare un po’ di tutto. In realtà la pista quest’anno non l’ho allenata tanto e lì non ti inventi niente. Comunque dal 25 al 28 saremo con la squadra al velodromo di Ginevra per correre. Vediamo come va.

Cosa dici della squadra?

Mi sono trovata benissimo, con lo staff e le ragazze. Le conoscevo tutte, perché più o meno abbiamo seguito lo stesso percorso anche in nazionale. Si crea un bel gruppo quando capisci che siamo tutte compagne di fatica. E poi sono molto amica della Zanardi e mi è piaciuto sentire di averla aiutata. Silvia ha un anno più di me, sembra poco, ma come esperienza è davvero tanto.

E di Sigrid Corneo cosa dici?

E’ super brava, lei e Zini formano una grande squadra. Sanno capirci sul piano personale e vedono benissimo la gara. Al Giro, nella tappa di Carugate, c’era appena stata una menata tremenda, il gruppo si è allargato e mi hanno detto di partire. Io ero morta, non ci avrei mai creduto, invece l’ho fatto e voltandomi mi sono resa conto che non mi seguiva nessuno. Questo mi ha veramente spiazzato.

Hai 20 anni, si può pensare di diventare una professionista e fare carriera?

Si può cominciare, sì. Fino allo scorso anno, mi piacevano il ciclismo come sport, il semplice farlo, l’adrenalina. Ora posso puntare a farne un lavoro, con uno stipendio che mi permetta di viverci. Le ragazze del WorldTour sono viste in modo diverso, arrivaci è l’obiettivo di tutte.

Fra 20 giorni di nuovo in gara, si parlerà di un inverno cortissimo. Giusto così?

E’ come se facessimo due stagioni attaccate, con un mese fra l’ultima gara e la successiva. Ho staccato una settimana, ma tutto sommato ci si può stare, perché non perdiamo gamba e concentrazione. E poi a febbraio dal ritiro in Spagna si comincerà a pensare al 2022. Spero di salire un altro gradino, che venga qualche piccolo risultato per capire che sono sulla strada giusta.

Abbiamo un po’ spiato il tuo account Instagram, hai tre fratelli?

Esatto. Niccolò, il più grande, ha 22 anni. Tommaso ne ha 18. Vittoria ne ha 10. I maschi hanno corso in bici e smesso, Tommaso l’ha appena fatto. Doveva passare U23, ma ha capito che forse il gioco non sarebbe valso la candela e ha preferito dare più spazio alla scuola e all’università.

La famiglia Vitillo al gran completo alla comunione di Vittoria in ottobre. Da sinistra mamma Paola, Nicolò, Tommaso, Matilde e papà Luca
Famiglia al gran completo alla comunione di Vittoria. Da sinistra mamma Paola, Nicolò, Tommaso, Matilde e papà Luca
Che cosa ti pare della tua vita da atleta?

Mi piace. Quest’anno sono stata più in ritiro che a casa, sarò tornata a dir tanto per tre settimane. Però è bello anche così. La sensazione che hai una vita tua da gestire, il viaggiare e scoprire nuovi posti...

Vita da zingara?

Via da zingara (ride, ndr), proprio così.

E i tuoi cosa dicono di questa figlia zingara?

Sono contenti, mi hanno sempre seguito ovunque. Al Giro sono venuti a ogni tappa, li trovavo lungo il percorso con le borracce. Mi ha fatto super piacere, non capita spesso, soprattutto pensando che hanno altri tre figli cui badare. E’ una vita diversa, che quando stai troppo tempo nello stesso posto, inizi a guardarti intorno e chiederti dove sia la valigia…

Piemonte, il risveglio prosegue. Dietro c’è tanto lavoro…

06.09.2021
4 min
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Avevamo iniziato a percepire una ventata di novità ai campionati italiani della cronometro, quando Francesca Barale vinse fra le junior, Sobrero fra i professionisti ed Elisa Longo Borghini fra le elite. Una sorta di risveglio del Piemonte, che si è andato completando con i grandi risultati di Filippo Ganna, Elisa Balsamo ed Eleonora Gasparrini. Perciò quando al Giro della Lunigiana sono arrivate le due vittorie di Manuel Oioli, la sensazione della marea in arrivo si è fatto molto concreta. A livello giovanile, il Piemonte è la potenza che non ti aspetti.

«Effettivamente c’è un po’ di risveglio. Questo gruppo junior è veramente entusiasmante. Siamo un po’ mancati al campionato italiano, ma vedo che si sono riscattati molto bene. E il gruppo che ho portato qua al Giro della Lunigiana è stato uno dei gruppi più azzeccati. Perché oltre che dei grandissimi corridori, è un gruppo molto affiatato».

Classifica sfumata

Parla Francesco Giuliani, classe 1982, tecnico regionale piemontese per la categoria juniores, con trascorsi nel quartetto e qualche piazzamento su strada. La spedizione al Lunigiana è parsa quasi una gita fra amici, che però hanno collaborato al massimo livello. E se non fosse stato per la distrazione collettiva della prima tappa, in cui anche loro sono incappati, probabilmente Oioli avrebbe potuto giocarsi la classifica con Lenny Martinez.

«Sono dei ragazzi bravi che sanno fare bene il loro compito – continua Giuliani – e hanno lavorato veramente tanto. Peccato davvero per la prima tappa, abbiamo un po’ tentennato con Manuel sull’ultima salita. Altrimenti si poteva anche lottare per la vittoria finale. Oioli era il nostro leader (in apertura con Bozzola dopo la vittoria di Fosdinovo, ndr), gli altri ragazzi avevano i loro compiti ben precisi. Non avevamo lasciato niente al caso».

Scelta ragionata

Cosa c’è alle spalle di ragazzi che si chiamano Oioli, Mattio, Bozzola, Borello, Rosa e Valnotto? Sono i migliori che ci sono oppure Giuliani ha potuto scegliere fra tanti? Nella baraonda ai piedi del podio, il torinese ci pensa e risponde

«C’era parecchia gente che ha fatto bene anche nell’ultimo periodo – dice – ma ho voluto credere in questi ragazzi, perché li ho visti proprio adatti a un percorso di questo genere. Molti mi hanno chiesto perché non abbia portato uno scalatore, perché è innegabile che nella nostra formazione non ci sia uno scalatore vero. Ma io non ho mai pensato che il Lunigiana di quest’anno fosse una corsa per corridori del genere. C’era tanta pianura dopo le salite e dei falsopiani che fanno troppo male uno scalatore. Perciò ho scelto in base al percorso. Il massimo».

A Fivizzano, l’ultimo tentativo di riaprire la classifica, ma a vuoto
A Fivizzano, l’ultimo tentativo di riaprire la classifica, ma a vuoto

Collegiali e affiatamento

Ma l’abbondanza va gestita. Già nei giorni scorsi Gianluca Geremia, tecnico del Veneto ci aveva parlato della sua idea di incrementare l’attività delle rappresentative regionali e il suo collega piemontese non èt troppo distante.

«Come Comitato regionale – dice – abbiamo incrementato moltissimo l’attività e vorremmo farlo ancora. C’è in atto un progetto per aumentare molto l’attività regionale con dei collegiali. Abbiamo già cominciato a farne e a seguire l’attività aumenterà ancora proprio per affiatare il gruppo che poi verrà via con la rappresentativa regionale. Perché comunque questi ragazzi corrono normalmente come avversari, quindi bisogna anche affiatarli. Devono essere amici soprattutto in bici e divertirsi. E alle loro spalle c’è già il ricambio pronto. Non a caso qui al Lunigiana ne avevamo quattro di primo anno».

Mastro Della Vedova, profeta del ciclismo piemontese

08.07.2021
6 min
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E’ il momento d’oro del ciclismo piemontese. Negli ultimi mesi sono fioccati i sigilli dei talenti di questa regione, in cui brilla la stella di Filippo Ganna, trascinatore del movimento insieme a Elisa Longo Borghini tra le donne. Alle spalle dei due assi che macinano successi già da qualche stagione, sono arrivate le zampate di Matteo Sobrero, al primo titolo tricolore assoluto nella cronometro di Faenza e quelle di Francesca Barale, figlia di Florido, capace di indossare la seconda maglia di campionessa italiana nel giro di sette mesi tra le junior. Dopo la prova su strada della scorsa annata, ecco quella nella gara contro le lancette a fine giugno.

Per farci raccontare qualche retroscena, abbiamo chiesto a chi di talenti piemontesi se ne intende come Marco Della Vedova, ex pro’ salito in ammiraglia. E’ stato lui a plasmare alcuni dei campioni sopracitati. L’abbiamo raggiunto mentre è al lavoro con Rcs Sport per studiare il percorso di due classiche d’autunno come la Milano-Torino e il Giro del Piemonte.

Marco, che ne pensi di questi campioni tuoi conterranei che hai visto crescere sin da ragazzini?

Sono felicissimo perché davvero li ho seguiti da vicino nella loro crescita, a parte Elisa Longo Borghini, con cui avevo fatto soltanto qualche test quando era esordiente. Anche lei comunque, l’ho vista sfrecciare tante volte sin da piccolina davanti a casa mia, perché siamo originari di due paesi vicini: io sono di Mergozzo e lei di Ornavasso, per cui ci divide soltanto il fiume Toce.

C’è un risultato che ti sta a cuore nello specifico?

Quello di Sobrero, perché è uno dei pochi corridori per cui penso di averci messo un po’ del mio. I vari Felline, Alafaci, Ganna e Piccolo sono tutti corridori che avevano già un certo pedigree, per cui era più facile farli andar piano che forte. Sobrero, invece, arrivava senza grandi exploit tra gli allievi, per cui l’abbiamo preso quasi per scommessa attraverso un mio amico sponsor, Donini, un po’ anche perché il papà faceva il vino. 

Un Ganna in erba, nel 2014, prima del passaggio fra gli under 23 (foto Scanferla)
Un Ganna in erba, nel 2014, prima del passaggio fra gli under 23 (foto Scanferla)
E poi?

E’ cresciuto e gli ho messo subito in testa la crono perché ho visto che andava forte in salita. Durante il primo anno da junior, nella Crono Sbirro, a Biella, aveva fatto una prova strepitosa, arrivando a 20” da Ganna, che non era in super forma in quel momento. Però è stata una gara che ci ha dato fiducia per proseguire su questa strada. Anche perché prima di partire non andava bene la bici da crono e così gliene ho data una che avevo di riserva e che in passato aveva utilizzato Felline. 

Come avete costruito questa maglia tricolore?

Matteo è cresciuto avendo davanti Ganna e Affini, per cui essendo un corridore di 60 chili da junior faceva un po’ fatica, però ci ha sempre creduto. Tant’è vero che il secondo anno ha vinto il Giro del Veneto proprio con una cronometro.

Ci sono margini per vederlo crescere ancora?

La cronometro non è la sua specialità al 100 per cento, però se il percorso è mosso come quella degli italiani, gli si addice. Poi lui è molto bravo a guidare la bici, davvero un funambolo: si butta dentro e sa quello che fa. E’ ovvio che Ganna, essendo un metro e 90, fa più fatica, anche se pure lui è migliorato parecchio nel controllo del mezzo.

Da junior Sobrero, piemontese di Alba, aveva già un’ottima predisposizione per le crono: qui nel 2014 (foto Scanferla)
Da junior Sobrero, piemontese di Alba, aveva già un’ottima predisposizione per le crono: qui nel 2014 (foto Scanferla)
Filippo lo segui ancora da vicino?

Adesso ci vediamo un po’ meno, anche perché lui è di base in Svizzera e al giorno d’oggi i corridori passano davvero pochissimo tempo a casa. Però quando è qui, ci incrociamo e due parole le scambiamo sempre. Siamo in contatto, non quotidianamente come quando era uno junior, ma il rapporto tra di noi è sempre ottimo.

Come lo vedi in ottica olimpica?

Sono convinto che abbia delle ottime possibilità, sia nella crono sia nell’inseguimento. In pista ha dei compagni non proprio alla sua altezza, ma penso che sarebbe difficile trovarli su scala mondiale visto il livello che ha raggiunto. Però basta che gli diano quei quattro cambi giusti e possono portare a casa tutti insieme qualcosa di eccezionale. So che il ct Marco Villa li sta motivando al massimo e che i ragazzi ci credono, per cui si può ambire a molto.

E su strada?

Non bisogna lasciarsi influenzare dal risultato di Faenza: quando prende una sberla, Filippo ne dà una più forte. L’ha sempre fatto anche da junior e lo si è visto anche quest’anno al Giro d’Italia che, dopo aver preso due scoppole nelle gare di preparazione, ne ha rifiliate due agli altri quando più contava nella Corsa Rosa. La sconfitta al campionato italiano sarà uno stimolo per l’Olimpiade. Ovviamente non è il percorso cucito su di lui, però se la giocherà. Se fosse stato un tracciato tutto piatto, sarebbe stato iper favorito, ma Pippo al 100 per cento è una “carogna” e in salita va come un treno: già da junior volava.

Prima del campionato italiano di Faenza, la piemontese Francesca Barale ha vinto la Euganissima Flandres (foto Scanferla)
Prima del campionato italiano di Faenza, la piemontese Francesca Barale ha vinto la Euganissima Flandres (foto Scanferla)
Dove può migliorare ancora?

Il prossimo step, dopo le Olimpiadi, per me è di puntare alla Milano-Sanremo e alle classiche del Belgio per crescere ancora. E’ nella squadra giusta e ha davanti 5 o 6 anni in cui può fare classiche o anche brevi corse a tappe non troppo dure, magari lasciando un po’ da parte il lavoro a crono per qualche tempo.

Anche tra le donne si parla tanto piemontese…

Non conosco tanto bene Elisa Balsamo, che speriamo ci faccia sognare a Tokyo. Mentre, grazie anche al papà che sento ogni giorno, seguo da vicino Francesca Barale. E’ una diciottenne molto seria, che è cresciuta un passo alla volta, ma soprattutto che ha una passione incredibile. Quando hai questa voglia di far fatica e di arrivare in alto, puoi davvero fare grandi cose e io ci scommetterei al buio su di lei. Ai miei ragazzi dico sempre: se date 100 alla bici, ricevete 100. La “Baralina” è così e ha un futuro radioso davanti perché va forte su tutti i terreni, diciamo che il Dna aiuta visti il papà e il nonno che correvano. Potrebbe raccogliere il testimone di Elisa Longo Borghini, intanto però godiamoci questo momento d’oro per il ciclismo piemontese e per il Verbano Cusio Ossola.