Ritorno a Tokyo: stesse strade, azzurri diversi. Parla Mazzone

22.08.2021
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Siete pronti a vedere sfrecciare nuovamente gli azzurri ai piedi del Monte Fuji? Con ancora negli occhi le splendide medaglie di bronzo di Elisa Longo Borghini su strada e di Elia Viviani su pista, ma soprattutto lo storico oro del quartetto italiano nell’inseguimento a squadre 61 anni dopo il trionfo di Roma 1960, è tempo di sintonizzarsi sui canali Rai per seguire la Paralimpiade di Tokyo che scatterà il 24 agosto e si concluderà il 5 settembre.

Saranno 11 gli azzurri in gara agli ordini del ct Mario Valentini e le competizioni di paraciclismo sono previste nelle stesse location olimpiche: dal 25 al 28 agosto al velodromo di Izu e poi dal 31 agosto al 3 settembre all’autodromo Fuji Speedway. L’Italia va a caccia di medaglie soprattutto su strada e tra le sue punte di diamante c’è Luca Mazzone, due ori (cronometro e team relay) e un argento (prova in linea) cinque anni fa ai Giochi di Rio.

Mazzone, classe 1971, deve la disabilità a un tuffo nel 1990 e all’urto contro uno scoglio
Mazzone, classe 1971, deve la disabilità a un tuffo nel 1990 e all’urto contro uno scoglio
Come vanno gli ultimi giorni di preparazione a Rovere?

Stiamo ultimando la preparazione, questi del weekend sono gli ultimi allenamenti, soprattutto dietro moto, poi martedì si parte. Non mi sto risparmiando per niente, perché a Tokyo voglio fare bella figura, nonostante il percorso non mi si addica.

Troppo dura?

Né la gara in linea né la cronometro scherzano. Per quanto riguarda la prima, dovremo ripetere per quattro volte il circuito da 13,2 chilometri: il tratto finale è lo stesso dei colleghi dell’Olimpiade, con 3,6 chilometri con una media del 5 per cento, che per noi atleti dell’handbike H2 con lesioni cervicali vuol dire una salita bella tosta. Nella prova contro il tempo, invece, la mia categoria farà due giri da 8,2 chilometri ciascuno. 

A Rio ha vinto tre medaglie: qual è l’obiettivo per Tokyo?

Ripetersi è dura, ma sarebbe bellissimo. Sono l’unico rimasto del trio delle meraviglie che vinse la gara a squadre visto il ritiro di Vittorio Podestà e l’assenza di Alex Zanardi. Non sarà lo stesso senza Alex, perché lui mi ha sempre infuso una sicurezza interiore. E’ sempre stato come avere un fratello maggiore che ti indica la strada e ti sprona. Ormai quella gara era quasi un rituale e sento questa mancanza forte.

Mazzone, nato a Terlizzi in Puglia, ha vinto 15 titoli mondiali
Mazzone, nato a Terlizzi in Puglia, ha vinto 15 titoli mondiali
Toccherà a te, dunque, essere il “fratello maggiore” di quest’Italia visto che è tra i più esperti del team. Te la senti?

Sono in squadra dal 2013 e insieme a Paolo Cecchetto sono uno dei “vecchietti”. Abbiamo i numeri per fare bene anche stavolta come squadra. Sono convinto che una come Francesca Porcellato, su di un percorso così duro, saprà farsi valere. Io non sono un peso piuma, ma mi sto allenando tantissimo.

Dove ti sei preparato nello specifico?

Qui in Abruzzo le salite non mancano. Come ad esempio quella che passa da Rocca di Cambio e va su a Campo Felice: dalla rotatoria all’inizio della galleria ho trovato una pendenza e una lunghezza simili a quelle dell’ascesa cruciale della gara in linea della Paralimpiade. Poi ho fatto degli allenamenti salendo per l’altra strada da Rocca di Cambio, percorsa dal Giro d’Italia. Mi sono preparato in maniera estrema, lo staff azzurro era quasi preoccupato, ma le mie sensazioni sono molto positive.

Sei in forma?

Aver vinto tante medaglie come squadra ai mondiali di paraciclismo è stata una bella iniezione di fiducia per tutti noi. Poi l’Italia ha vinto gli europei di calcio e la delegazione azzurra ha fatto molto bene all’Olimpiade, per cui c’è quest’aurea magica che ci circonda e ci dà la carica.

Ti hanno emozionato le medaglie azzurre nel ciclismo?

Mi hanno gasato davvero tanto, in primis quella del quartetto nell’inseguimento a squadre. Nelle interviste dopo la vittoria mi sono rivisto in quei ragazzi azzurri e in tutti i loro sforzi per allenarsi e cogliere quel trionfo insieme. D’altronde, il sacrificio è il pane del ciclismo. Poi, sarò di parte, ma mi hanno emozionato i tre ori pugliesi, due nella marcia e uno nel taekwondo: i compagni di squadra mi prendevano in giro e mi chiedevano a che posto era la Puglia nel medagliere.

Oggi terminerà il ritiro della nazionale di Valentini a Rovere, in Abruzzo, martedì si parte per Tokyo
Oggi terminerà il ritiro della nazionale di Valentini a Rovere, in Abruzzo, martedì si parte per Tokyo
Ti aspetta un vero tour de force con tre gare in tre giorni: sei pronto?

E’ per quello che ci sto dando dentro per essere al top. Il 31 agosto avrò la cronometro, che finirà attorno alle 13 locali, poi alle 9,30 del giorno dopo c’è già la gara in linea, mentre il 2 settembre si chiude con il team relay. Bisognerà gestire bene le energie. Il caldo, invece, non mi spaventa, anzi. Sono pugliese e ci sono abituato, sarà più un problema per i miei avversari.

L’emozione di vestirsi d’azzurro?

Sempre unica. Quando ho visto la maglia, l’ho toccata e quasi mi ha dato una scossa, perché ho cominciato a immaginarmi quello che mi aspetta a Tokyo. Non vedo l’ora.

Refolo, dalla roccia al tandem, sognando Parigi

20.04.2021
4 min
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Due ragazze per una maglia tricolore. A metà aprile a Marina di Massa, Alessia Refolo si è laureata campionessa italiana di ciclismo per la prima volta in tandem insieme alla sua guida Giorgia Bonetti. Regina mondiale di arrampicata, padrona europea di sci nautico, vicecampionessa italiana di atletica, la trentenne eporediese (abitante di Ivrea) ora vuole stupire anche in sella, dopo essersi regalata un cimelio che non aveva mai conquistato. «A casa ho tante medaglie, ma non mi era mai capitato di indossare una maglia di campionessa. Con un po’ di ingenuità, non sapevo nemmeno che ce la dessero – ammette candidamente Alessia, non vedente dall’infanzia in seguito a un neuroblastoma – sto già aspettando la prossima gara per indossarla nuovamente».

La sua compagna di tandem si chiama Giorgia Bonetti, a sinistra
La sua compagna di tandem si chiama Giorgia Bonetti, a sinistra

Il rumore, poi il silenzio

Poi racconta cosa vuol dire pedalare al buio. «Abbiamo fatto 62 chilometri ed eravamo tre tandem donne – dice – ma nelle prime battute ci siamo trovati insieme a tutti gli altri atleti delle altre categorie. A un certo punto gli uomini ci hanno distanziato e noi a nostra volta abbiamo distanziato le altre donne in gara. Siamo passate dal vociare avvolgente del gruppo, che sembrava di essere a un raduno tra rumori e frenate, al silenzio quasi assoluto, rotto soltanto dagli incitamenti e dai comandi di Giorgia. Si è creata una bella sintonia e direi che siamo andate anche abbastanza forte, visto che abbiamo chiuso a una media di oltre 36 dopo un’ora e 43 minuti di fatica».

Grazie a Zanardi

E dire che l’avventura su due ruote è iniziata ufficialmente da pochissimo, dopo un lungo corteggiamento del campione più conosciuto del paraciclismo.

«Devo ringraziare Alex Zanardi (i due sono insieme nella foto di apertura, ndr) che già da qualche anno mi ha coinvolto con Obiettivo 3 e mi ha proposto di provarci», rivela Alessia. «Lo scorso novembre, finalmente era pronto il tandem e così l’ho provato a Padova con Giorgia. Viste le restrizioni e non potendo incontrarci, ho fatto rulli nella mia terrazza a Ivrea fino a metà gennaio, poi Obiettivo 3 mi ha fatto un doppio regalo. Mi hanno procurato un secondo tandem da tenere qui in Piemonte, così ho iniziato a pedalare con mio papà Maurizio, cicloamatore incallito. E con altri due superuomini che vanno forte: i miei scudieri, Roberto e Serse. Sì, quest’ultimo si chiama proprio come il fratello di Fausto Coppi, per cui era destino che amasse la bici».

Giorgia ha solo 20 anni ma gareggia da 10
Giorgia ha solo 20 anni ma gareggia da 10

Controllare il respiro

Cinque mesi e una montagna di chilometri dopo, eccola di tricolore vestita, a sognare in grande. «Il ciclismo mi ha conquistata – dice – e con Giorgia c’è un grande feeling. Grazie alle mie esperienze sportive precedenti, sono abituata a seguire i comandi e sono una brava ascoltatrice, oltre a dare un buon riscontro delle mie sensazioni. Nonostante abbia soltanto vent’anni, Giorgia ha una grande esperienza perché fa gare da 10 anni e ha alle spalle tantissimi chilometri. Mi diceva lei quando bere e mangiare nei momenti giusti in gara, mentre in allenamento mi ha insegnato a controllare il respiro per non andare in affanno». 

Le due compagne di tandem hanno conquistato il titolo italiano
Le due compagne di tandem hanno conquistato il titolo italiano

Sogno olimpico

Dalla strada al tartan, in estate Alessia va a caccia di un altro tricolore, anche nell’atletica. «Lo scorso anno ho vinto due argenti nel mezzofondo, 800 e 1500 – dice – stavolta punto all’oro. Amo lo sport in generale e sogno di andare alla Paralimpiade, magari a quella di Parigi 2024. Non è semplice perché tutti la vogliono e non so in che sport ci andrò. Ma ora so che posso cullare questo sogno anche grazie a Giorgia e al ciclismo. Speriamo di poter dimostrare il nostro valore in campo internazionale appena ci sarà un’occasione in Coppa del Mondo». 

La poliedrica atleta piemontese è pronta ad un’altra scalata al vertice, ma stavolta non troppo in verticale: «E’ vero che amo l’arrampicata, ma in bici adoro la pianura. Le uniche salite che mi piacciono sono quelle corte, seguite da una bella discesa».

Porcellato, la signora delle 11 Paralimpiadi

18.02.2021
4 min
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Per contare le sue medaglie paralimpiche ci vuole il pallottoliere. Forse farebbe comodo anche per le discipline che ha praticato ai Giochi, estivi e invernali: atletica, sci di fondo e ora handbike. Francesca Porcellato è uno dei monumenti viventi dello sport paralimpico azzurro e, dopo i due bronzi di Rio 2016, quest’estate a Tokyo sogna di conquistare l’oro anche nella terza disciplina della sua trentennale carriera ad altissimo livello, cominciata in quel di Seul nel 1988.

Francesca, d’inverno scegli i rulli o, visto che vanti anche un passato sulle nevi, sfidi il freddo?

Sono allergica ai rulli. Per cui, come faccio già da diversi anni, ora sono alle Canarie, dove ho la fortuna di poter uscire ogni giorno e aver sempre bel tempo.

Ecco Francesca Porcellato, tagliato il traguardo della crono di Rio 2016
Ecco Francesca Porcellato, tagliato il traguardo della crono di Rio 2016
Fino a quando ti fermerai?

A marzo. Arrivo sempre d’inverno e torno con la bella stagione. Da quando ho smesso con lo sci di fondo, ho deciso che volevo stare un po’ al caldo.

Dacci una mano tu perché c’è da perdere il conto: che Paralimpiade stai preparando?

L’undicesima.

Anche sulle medaglie meglio che ci rinfreschi la memoria.

Alle Paralimpiadi sono tredici, in tre discipline differenti.

Dunque, qual è l’obiettivo per quest’estate?

Intanto, speriamo che si facciano questi Giochi, visto tutto quello che sta succedendo e le tante incertezze. Poi, ovviamente, voglio far bene, perché in tutto quello che faccio ci metto sempre tutta me stessa. Se fosse oro sarebbe magnifico, ma poi prendo tutto quello che viene.

A Tokyo non ci saranno né Alex Zanardi né Vittorio Podestà: ti senti un po’ la veterana azzurra?

Sono due assenze che peseranno tantissimo. Sono stati i miei compagni di squadra storici e anche quelli con cui andavo più d’accordo. Mi hanno aiutato tanto e tra noi si è creato un grande rapporto d’amicizia. Mi mancheranno i loro consigli e sarà una Paralimpiade strana senza di loro. Ci pensavo giusto l’altro giorno, ricordando i bei momenti vissuti assieme a Rio, pre e post gara. Sarà un po’ triste.

Il bronzo di Rio 2016 e un sorriso di vera soddisfazione
Il bronzo di Rio 2016 e un sorriso di vera soddisfazione
Come sta la squadra e quanto ti mancano i raduni azzurri?

Mi mancano molto. Di solito, quando ci ritroviamo, non lo facciamo per poche ore, ma almeno per una decina di giorni. Per cui oltre ad essere compagni di squadra siamo molto amici. Poi mi manca moltissimo gareggiare, ma per fortuna mi sono riprogrammata mentalmente, spostando il focus sul piacere di pedalare, allontanando la pressione della competizione e della prestazione. Il 2020 è stato anomalo, ma ho trovato anche dei lati positivi e mi hanno aiutato ad apportare un po’ di migliorie. Lo spostamento di un anno dei Giochi, per me che ho una certa età non è stato semplice:  a 51 anni sarà ancora più difficile, però ho lavorato bene e sarò pronta.

Nel fine settimana ci saranno le elezioni federali: cosa vorresti chiedere al nuovo presidente per il settore paralimpico? 

So che c’è un mio compagno, Giancarlo Masini, che si candida (consigliere in quota atleti per Cordiano Dagnoni, ndr) e lo sosterrò. Lui conosce bene le problematiche del paraciclismo, non solo dell’handbike, ma anche del settore che comprende triciclo, handbike e paraciclisti appunto. Spero che il nostro sport venga maggiormente valorizzato, perché le nostre prestazioni sono notevoli, ma spesso sono poche raccontate. Con una maggior conoscenza, sicuramente più persone possono avvicinarsi e venire a provarla.

La maglia iridata mette allegria a guardarla, pensate a indossarla
La maglia iridata mette allegria a guardarla, pensate a indossarla
Le vostre vittorie, in effetti, aiutano a farne parlare…

A Rio, facendo il rapporto tra atleti e numero di medaglie vinte, siamo stati la squadra azzurra più vincente, contribuendo al medagliere al pari del nuoto, che però ha più discipline. Noi, al massimo, ne possiamo fare tre, se c’è la staffetta, altrimenti due, prova in linea e cronometro. Mi è dispiaciuto che abbiamo ricevuto molte meno attenzioni rispetto ad altre discipline, anche se avevamo un Alex Zanardi che ha acceso i riflettori sul nostro settore. Fa niente, noi teniamo duro e speriamo che in futuro ne parlino di più. 

Tu tieni duro fino a Parigi 2024?

Fatemi fare Tokyo, che già non vedo l’ora che arrivi. Parigi è una bella città, ci sono stata tante volte e mi piacerebbe ritornarci, ma magari con altri ruoli o da turista. 

L’addio di Podestà: «Senza Alex non vado a Tokyo»

15.01.2021
4 min
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L’handbike di Vittorio Podestà non sfreccerà a Tokyo. Dopo aver filato lesta da Pechino a Rio via Londra e aver portato in dote 6 medaglie (2 per ciascun metallo) in 3 Paralimpiadi, rimarrà nel garage del 47enne ligure che è stato tra i pionieri del movimento in Italia, quando ancora la disciplina era semisconosciuta.

Un altro dei meriti di Vittorio è di aver convinto a gettarsi nella mischia anche quel fenomeno di Alex Zanardi, con cui ha condiviso diverse gioie, la più intensa delle quali quattro anni e mezzo fa in Brasile con l’oro ai Giochi Paralimpici, conquistato nella staffetta a tre insieme a Luca Mazzone. Il sogno era di bissarlo in Giappone, ma dopo l’incidente della scorsa estate, Vittorio ha deciso che era arrivato il momento di dire basta.

A Londra, Podestà vince l’argento nella staffetta e due bronzi nella crono e nella partenza di massa (foto Mauro Ujetto)
A Londra, Podestà vince l’argento nella staffetta e due bronzi (foto Mauro Ujetto)
Ti stai preparando per la Paralimpiade di Tokyo?

Vorrei rispondere di sì, ma alla fine ho deciso di abbandonare. Dopo quanto accaduto a Zanardi, ho fatto la mia scelta e ho deciso di fermarmi a quota tre Giochi: sono soddisfatto così.

Quando hai maturato questa decisione?

Già pochi giorni dopo l’incidente di Alex. Mi sono reso conto che l’unica motivazione era di divertirsi ancora insieme. Andare a Tokyo senza di lui sarebbe stato un po’ come continuare a fare il tuo gioco preferito senza il tuo migliore amico. Ci ho messo un po’ a metabolizzarla, ma alla fine è giunto il momento di renderla pubblica.

Una scelta di cuore, anche perché l’handbike è una componente fondamentale della tua vita.

Ormai sono 17 anni che ci macino chilometri, ho cominciato un annetto e mezzo dopo l’incidente. Gli ultimi 13 li ho condivisi con Alex, per cui si è creato un legame fortissimo e lui è stato determinante per me in tanti aspetti, come quello motivazionale.

Sei contento di dove lasci l’handbike, visto che sei stato uno dei precursori del nostro movimento?

Non mi sento il pioniere, però sono stato il primo italiano a vincere qualcosa di importante a livello internazionale, ovvero un mondiale e la prima medaglia paralimpica. Quando sono arrivato, l’handbike era già presente in Italia da alcuni anni e sono contento di aver contribuito a far crescere il movimento, facendo aumentare il numero dei praticanti. E nel frattempo, è arrivato Alex.

A Rio 2016, Podestà vince l’oro nella crono e nella staffetta con Mazzone e Zanardi(foto Mauro Ujetto)
A Rio 2016, per Podestà oro nella crono e nella staffetta (foto Mauro Ujetto)
Ricordi gli inizi?

Era nel settembre del 2007, quando mi ha detto che voleva fare la maratona di New York. Io l’ho assecondato, pensando che parlasse di quella del 2008, invece lui pensava al novembre successivo. Gli ho dato una mano a trovare un mezzo e lui si è preparato in un mese. Si è allenato quasi tutti i giorni, ma per fortuna ha dovuto spedire la bicicletta una settimana prima, altrimenti ci sarebbe arrivato troppo stanco. Si preparava come quando doveva fare i giri veloci in pista e io continuavo a dirgli: «Guarda che il motore sei tu, non sei in macchina. Se ti ingolfi, poi non ce la fai a fare 42 chilometri». Da quel momento, si è appassionato tantissimo, migliorando anno dopo anno.

E’ vero che durante il primo lockdown ti motivava?

Avevo già deciso di mollare dopo Tokyo, per dedicare più tempo alla mia famiglia, visto che ho una figlia piccola. Dopo il rinvio della Paralimpiade, gli ho detto che avrei mollato subito. Lui mi aveva fatto desistere, dicendo che aveva progettato una handbike speciale per gli atleti sdraiati come me e che ci avremmo lavorato. Era una bella iniezione di fiducia e lui era quasi contento del rinvio perché aveva deciso come me di smettere dopo Tokyo, per cui vedere la carriera allungarsi di un anno non gli era dispiaciuto.

Podestà ha 47 anni e vive a Chiavari con la moglie Barbara. Hanno una bimba (foto Mauro Ujetto)
Podestà vive a Chiavari con la moglie Barbara e una bimba piccola (foto Mauro Ujetto)
Poi quel maledetto 19 giugno…

Diciamo che la situazione critica è scongiurata. Il recupero sta andando bene e i progressi per il momento sono notevoli. Sarà lunga, ma sono fiducioso.