Le handbike, come delle auto di Formula 1

15.01.2021
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Abbiamo approfittato dell’incontro con Vittorio Podestà per approfondire alcune tematiche tecniche legate alla handbike e alle categorie paralimpiche.

Ci spieghi come sono divise le categorie?

Inizialmente erano tre: A, B e C. Poi, aumentando il numero dei praticanti, sono diventate cinque, dall’H1 all’H5. Gli atleti sono divisi in base alle capacità residue, dopo essere stati classificati da una commissione medica. Quattro categorie gareggiano da sdraiate, mentre nella quinta, che è quella di Zanardi, gli atleti pedalano su un mezzo definito “inginocchiato”, ovvero con il tronco in avanti.

A Rio, i tre azzurri d’oro nella staffetta: Podestà, Zanardi e Mazzoni (foto Mauro Ujetto)
A Rio, i tre azzurri d’oro nella staffetta (foto Mauro Ujetto)
E’ vero che l’handbike ha avuto così tanto successo da attrarre anche i normodotati?

Sì, è stata creata la categoria H0: la Federciclismo italiana ha avuto un’ottima intuizione. D’altronde, pedalare con le mani non è una scelta obbligata, ma può essere un’opportunità. Così è stata creata questa categoria sperimentale, che ovviamente è promozionale e non influenza le gare paralimpiche.

Quanto lavoro d’officina c’è dietro le vostre prestazioni?

Io sono ingegnere e ho capito da subito che c’era tanto da fare perché il nostro è uno sport molto tecnico, in cui molti componenti sono mutuati dal ciclismo, mentre i telai sono più simili a quelli dei kart. Ricordo che la mia prima handbike somigliava a una carrozzina con una ruota in più davanti alla quale era attaccata una catena coi pedali. 

E ora?

Negli anni, è diventata una Formula 1 a pedali, nel vero senso della parola. Sia la mia handbike sia quella di Alex sono state costruite dalla Dallara, con la stessa tecnologia e stessi materiali delle monoposto più famose. Anzi, vista l’esigenza di quantità inferiori, a volte utilizziamo materiali più costosi. Ad esempio, usiamo lo stesso carbonio, con lo stesso tipo di fibre, che viene utilizzato sulla Bugatti. Come le biciclette di altissimo livello, anche le migliori handbike sono disponibili sul mercato, col difetto però che i costi sono maggiori. Sono considerate mezzi ortopedici e non vengono vendute nei negozi tradizionali.

La hand bike è un concentrato di tecnologia di derivazione automobilistica (foto Mauro Ujetto)
La hand bike è un concentrato di tecnologia (foto Mauro Ujetto)
A questo proposito, a chi vuole cominciare, cosa consigli?

Su internet ci sono tanti mezzi usati disponibili. I prezzi sono in proporzione minori, però ci vuole qualcosa di più rispetto ai 400-500 euro che si spenderebbero per una bici usata. Prima di investire sul mezzo, bisogna concentrarsi sull’allenamento perché è l’atleta che fa la differenza.

E come approccio fisico?

Rispetto al ciclismo, in corsa non si fanno salite esagerate, ma percorsi perlopiù pianeggianti. Il chilometraggio poi, è ridotto, e le gare durano al massimo due ore per la prova in linea e mezz’ora per la crono. Come esplosività dello sforzo prestativo e percorsi è simile, con le debite proporzioni, al ciclocross o alla mountain bike Xc.

Per quanto riguarda gli allenamenti su strada, sicuramente c’è ancora molto da fare in tema di sicurezza…

Ci sono gli stessi problemi della bicicletta, con in più il fatto che noi siamo un po’ più bassi, che si può ovviare con luci lampeggianti o bandierine. Più che la visibilità, il problema è che in macchina ormai si fa tutto tranne che essere attenti alla guida. Un conto è non vedere, un altro non guardare. Stanno aumentando le ciclabili ma, come per i ciclisti normali, le velocità da mantenere in allenamento non sono compatibili con il traffico promiscuo che si incontra. Così si rischierebbe soltanto di trasferire il problema e i rischi d’incidente: le ciclabili non sono fatte per l’allenamento degli atleti.