Pologne: vince Kooij, ma da domani la XDS-Astana aspetta Bettiol

04.08.2025
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LEGNICA (Polonia) – Sul traguardo della tappa inaugurale del Tour de Pologne finisce come ci si aspettava. Volata doveva essere e volata è stata con Kooij che ha mantenuto i pronostici battendo al colpo di reni Magnier e Plotwright. Domani però si inizia già a salire e i tanti uomini di classifica che ambiscono a fare bene non possono restare attardati.

Si resta in Bassa Slesia, vicinissimi al confine con la Repubblica Ceca. Il profilo della seconda tappa propone quattro “gpm” di seconda categoria, tante salitelle intermedie e l’arrivo agli 800 metri di Karpacz, tutto racchiuso in poco meno di 150 chilometri. Il finale strizza l’occhio non solo ai passisti-scalatori, ma anche a quei corridori che sanno tenere su percorsi simili dotati di un bello spunto veloce in gruppetti ristretti. Le caratteristiche di Alberto Bettiol, per fare un esempio pratico e per dire il nome di un atleta che vorremmo rivedere davanti. E allora fuori dal bus della XDS-Astana il diesse Alexandre Shefer non si nasconde nel descriverci come vede l’ex campione italiano, senza tralasciare qualche pungolata di stimolo e motivazione.

Ulissi (2° nel 2024) e Bettiol sono gli uomini che faranno classifica al Tour de Pologne
Ulissi (2° nel 2024) e Bettiol sono gli uomini che faranno classifica al Tour de Pologne
Il Tour de Pologne è sempre una gara valida per potersi rilanciare. Sarà così anche per Bettiol?

Vediamo come andrà. Alberto ha fatto altura e secondo me è in forma. Nella prima parte di stagione ha avuto qualche acciacco, un po’ malato e altri problemi vari. Ora però siamo venuti in Polonia per fare classifica con lui.

Quindi non curerete la generale con Ulissi che nel 2024 qua aveva fatto secondo per pochi secondi?

Si divideranno i gradi di capitano, poi vedremo cosa dirà la strada. Rispetto agli altri anni, quest’anno il percorso del Pologne è piuttosto duro. Non ci sono grandi salite, ma ci sono tante salite abbastanza corte. Infatti il dislivello complessivo è più alto. Tuttavia quando Bettiol sta bene non ha problemi su questi tracciati. E guardando la lista dei partenti può giocarsela. Ci sono tanti buonissimi corridori, ma non i fenomeni alla Pogacar per capirci.

Il diesse Shefer ha voluto “responsabilizzare” Bettiol al Polonia, da cui si aspetta un segnale
Il diesse Shefer ha voluto “responsabilizzare” Bettiol al Polonia, da cui si aspetta un segnale
Vi aspettate quindi che possa essere là davanti con i migliori?

Certo, anche per tutta onestà quando parliamo di “fare classifica” intendiamo dal terzo posto in giù, visto che forse qualche corridore più scalatore di lui c’è. Più che altro, abbiamo scelto così perché Bettiol deve dare un segnale che c’è.

Lo avete fatto per una questione morale?

Sì esatto, ma anche per dargli qualche responsabilità in più. Se lui ci fa una buona classifica o anche un paio di tappe, magari con una vittoria, può puntare alle prossime gare con maggiore fiducia. C’è il calendario italiano, ci sono le gare canadesi e altre corse adatte a lui. Può fare un finale di stagione in crescendo. Un buon corridore come lui deve lasciare un segno in questo periodo.

Avete parlato con lui di questo aspetto?

Lui ha ancora due anni di contratto, ma bisogna guardare il presente. Noi abbiamo cercato di fargli capire la situazione. Noi tecnici e tutta la XDS-Astana teniamo a Bettiol. Uno come lui non può essere così assente durante la stagione. E’ un discorso che vale per lui quanto per noi, che abbiamo bisogno di lui. Ed anche il ciclismo italiano ha bisogno di ritrovare il miglior Bettiol.

Come avete visto Bettiol per questo Pologne?

Bene. Anzi, è la prima volta di quest’anno che l’ho visto pronto. E’ magro, tirato, concentrato. Vedremo da domani in avanti, ma lo vedo “a puntino”.

Kooij e il suo futuro

Durante la team presentation di ieri è stato il più nominato per il (quasi scontato) arrivo allo sprint. Un po’ perché Olav Kooij ha sempre centrato un successo al Tour de Pologne dal 2022 in avanti, un po’ perché tra i velocisti al via è quello più continuo nei risultati. Kooij “doveva” vincere e Kooij ha vinto, centrando il suo quinto sigillo nella corsa polacca (43° in carriera) ed indossando la prima maglia gialla di leader proprio come era successo nel 2022. Il 23enne velocista della Visma | Lease a Bike in mixed zone ha rivissuto la volata e sul suo contratto in scadenza quest’anno non si è sbilanciato.

«Mi piace questa gara – ha risposto l’olandese – ed è sempre un grande onore per me vincere su queste strade. E’ stata la mia prima vittoria dopo la tappa di Roma al Giro. Nel mezzo ho fatto un buon periodo di recupero, solo due gare e tanto lavoro per la seconda parte di stagione. Non ho visto la caduta (ad 1,6 chilometri dalla fine, ndr) perché è successa dietro di me. Devo ringraziare la squadra che ha lavorato tutto il giorno e soprattutto nel finale. Grazie a loro non è così difficile vincere da pronosticato (sorride, ndr). Sul mio futuro posso dirvi che sono molto emozionato, ma non posso dirvi nulla perché non sarebbe giusto adesso. Ho avuto diverse proposte e ho fatto tante chiacchierate, però ci saranno tempo e posti per dire tutto quanto».

E’ già tempo di ciclomercato, le big si muovono con anticipo

29.07.2025
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E’ una settimana importante per il ciclismo internazionale: venerdì 1 agosto sarà la data di sblocco dei nuovi contratti per il prossimo anno. Il ciclomercato si anima e promette molti colpi importanti per le squadre WorldTour. A dir la verità, molti trasferimenti sono stati già stabiliti, bisogna solo attendere la fatidica data per la loro ratificazione, ma molti di più sono i rumors che circolano nell’ambiente, a maggior ragione dopo il Tour de France che è da sempre anche luogo di incontri e accordi sotto banco.

Nella nostra analisi abbiamo preso in esame quelli che hanno una certa fondatezza, quelle voci che non sono solamente un sussurro ma che arrivano da più parti e che quindi sembrano davvero sul punto di diventare realtà.

Luca Giaimi è pronto al salto in prima squadra. Numerose le esperienze già fatte quest’anno
Luca Giaimi è pronto al salto in prima squadra. Numerose le esperienze già fatte quest’anno

Casa UAE: si sfoltiscono i ranghi

Prima squadra a essere presa in esame la UAE vincitutto. In entrata per ora si muove poco, si avrà l’ufficialità della promozione in prima squadra di Luca Giaimi che dovrebbe essere seguito da altri compagni come il talentuoso Matthias Schwarzbacher, ma i dirigenti contano di prendere anche il forte belga Kevin Vermaecke. E’ però in uscita che si contano addii di peso: quello di Alessandro Covi intenzionato a cercare maggiori spazi alla Ineos o, più probabilmente, all’XDS Astana e soprattutto quello di Ayuso, oggetto del desiderio di molte squadre.

La Visma-Lease a Bike non sta a guardare e pur mantenendo la sua intelaiatura di base cambia un po’ il suo roster rendendolo più italiano, affiancando ad Affini il giovane Pietro Mattio proveniente dal devo team ma anche Filippo Fiorelli (Bardiani) e Davide Piganzoli (Polti-VisitMalta) che fanno finalmente il grande salto. Anche qui però ci sono addii importanti, soprattutto in ottica classiche come quelli di Tiesj Benoot e Olaf Kooji in trattativa con la Decathlon AG2R e Dylan Van Baarle promesso alla Soudal.

Intorno alla scelta di Evenepoel gira un po’ tutto il ciclomercato. La Red Bull è ormai vicinissima al belga
Intorno alla scelta di Evenepoel gira un po’ tutto il ciclomercato. La Red Bull è ormai vicinissima al belga

Evenepoel è davvero il re del mercato?

Già, la Soudal il cui mercato molto dipende dal destino di Remco Evenepoel. Se davvero passerà alla Red Bull, significa che la squadra verrà reimpostata nelle sue fondamenta. Probabile l’arrivo di “gente da classiche del Nord” come, oltre a Van Baarle, Edward Planckaert dall’Alpecin e Jasper Stuyven dalla Lidl-Trek, ma anche Alberto Dainese potrebbe trovare spazio.

La Ineos Grenadiers dovrà far fronte a una serie di ritiri, tra cui quelli di Geraint Thomas, Omar Fraile e Jonathan Castroviejo. Arriveranno molti giovani, sicuri i nomi di Peter Oxenberg e Theodor Storm dalla Lotto-Kern Haus, la squadra satellite, probabile anche l’acquisizione di Sam Welsford dalla Red Bull, mentre nelle ultime ore la grande prestazione generale al Tour de France ha fatto salire le quotazioni di Kevin Vauquelin, sul quale si vuole investire in ottica grandi giri.

Per Kooij si profila un nuovo team. L’olandese dovrebbe finire in Francia, alla Decathlon AG2R
Per Kooij si profila un nuovo team. L’olandese dovrebbe finire in Francia, alla Decathlon AG2R

Vendrame è pronto a cambiare aria

Chi è davvero attivissima sul mercato è la Decathlon AG2R intenzionata a rivoluzionare il proprio roster. Tanti i corridori sul taccuino, da Benoot a Kooij, da Hoole allo stesso Vauquelin. Chi dovrebbe lasciare la squadra è Andrea Vendrame che ha tantissimi team pretendenti, tra Ineos, Bahrain, Cofidis, Groupama FDJ…

Si muove anche l’Alpecin Deceuninck che punta molto sui propri giovani: Lennert Belmans, Aaron Dockx, Senna Remijn, tutti da tenere d’occhio visti i propri risultati nelle categorie inferiori, ma al team di VDP potrebbe arrivare anche Busatto insieme a un altro giovane emergente, Joran Wyseure.

Fila di team alla porta di Vendrame, corridore molto apprezzato per le sue prese d’iniziativa
Fila di team alla porta di Vendrame, corridore molto apprezzato per le sue prese d’iniziativa

Tante attenzioni per i giovani azzurri

Il ciclomercato della Red Bull Bora Hansgrohe è giocoforza legato all’esito della trattativa con Evenepoel. Tanti però i movimenti sul tavolo, alcuni riguardano anche gli italiani, come Mattia Cattaneo (che arriverebbe con l’olimpionico) ma anche il talentuoso junior Alessio Magagnotti, sul quale s’intende investire con forza. Un altro giovane azzurro, l’iridato di ciclocross Mattia Agostinacchio è atteso dall’EF Education-Easy Post intenzionata anche a rilanciare l’americano Luke Lamperti dopo una stagione in chiaroscuro alla Soudal.

Si muove anche la Jayco AlUla, che punta su Jack Haig che cerca un rilancio ma anche sul tricolore Filippo Conca. Possibile la partenza di Groenewegen, destinazione l’Unibet, scelta curiosa visto lo status dell’olandese, ma anche Dunbar potrebbe partire verso Tudor o Q36.5 alla ricerca di un uomo da classifica per i grandi giri. Anche l’ex tricolore Zana potrebbe lasciare il team, viste le richieste di Movistar e Ineos.

Vauquelin è una delle grandi sorprese del Tour. L’Ineos (ma non solo) è pronta ad investire su di lui
Vauquelin è una delle grandi sorprese del Tour. L’Ineos (ma non solo) è pronta ad investire su di lui

Ma c’è chi al ciclomercato rimane in attesa…

Alcuni team per ora restano alla finestra: la Lidl-Trek ha in programma per il momento solo l’ingresso del giovane Jakob Soderquist fra i grandi, anche la Movistar si guarda intorno, ma è presumibile che l’esito della Vuelta darà un nuovo scossone alle scelte dei team, come anche gli esiti delle prove titolate, soprattutto nelle categorie giovanili.

Kooij sale sul diretto Affini-Van Aert e si prende Roma

01.06.2025
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ROMA – Olav Kooij sta per entrare in mix zone. Sono passati forse venti minuti dalla sua vittoria, ma ecco che Wout Van Aert lo richiama. «Vieni, andiamo alla premiazione di Simon (Yates chiaramente, ndr)». E così è andata a finire che tra brindisi, premiazioni, antidoping, priorità delle tv, e svariate pacche sulle spalle, l’olandese della Visma-Lease a Bike si è presentato ai microfoni quando ormai le ombre avevano coperto persino i punti più alti del Foro Romano.

Il re di Roma è lui. E’ lui che ha vinto lo sprint finale su un circuito meno scontato del previsto. Un anello nel cuore della Capitale che a tratti riprendeva gli ondulati del GP Liberazione e arrivava sulla collinetta che domina il Circo Massimo.

Olav Kooij (classe 2001) è al suo secondo successo al Giro 2025, il terzo in totale
Olav Kooij (classe 2001) è al suo secondo successo al Giro 2025, il terzo in totale

Turbocompressore Affini

Si poteva pensare che i calabroni, oggi a dire il vero con il rosa al posto del giallo, potessero essere appagati dai due successi di tappa e soprattutto dalla rocambolesca maglia rosa conquistata ieri. E invece eccoli spianati sulle loro Cervélo. Il treno finale, un diretto, era composto da Edoardo Affini, Wout Van Aert e appunto Kooij.

La velocità era altissima. La fuga volava e dietro si limava come fosse una classica. Altro che gambe stanche. O almeno, se così era, i corridori non lo hanno dato a vedere. La Alpecin-Deceuninck ha svolto un ottimo lavoro per Kaden Groves, ammaliato dal circuito tecnico e duro e dall’arrivo in salita: 300 metri al cinque per cento.

Ma quando poi entrano in gioco i mega motori c’è poco da fare. Sentite qui il racconto di Affini degli ultimi 1.500 metri: «C’era tanta tensione ed è stato un po’ un gioco di tempistiche nella parte finale. Anche le altre squadre volevano stare davanti e soprattutto avevano sacrificato degli uomini per chiudere sulla fuga, che stava andando veramente forte. Quindi un po’ tutti erano senza uomini e per questo non bisognava sbagliare i tempi della volata. A quel punto siamo andati in crescendo di velocità, pensavamo partisse il tutto ma si sono spostati e la velocità è calata».

Quelli sono attimi di incertezza in cui c’è un grande rimescolamento di carte. E proprio lì Affini mette a segno il capolavoro per il suo team e per Kooij.

«Ci sono state di nuovo un paio di accelerazioni – spiega Affini – ma sono riuscito a stare in posizione senza sprecare troppo. Poi a un chilometro e mezzo ho visto che era il momento di andare e mi sono detto: “Adesso. O la va o la spacca”. Per radio Wout mi ha fatto sapere che erano in buona posizione. Mi ha detto: “Siamo qui”. Io ho capito che erano alla mia ruota ed è stata un’indicazione importante per fare un’accelerata forte. Quando sai che i tuoi compagni ti seguono hai ancora più motivazione, più certezza. Sai che non stai facendo una tirata a vuoto».

L’urlo dell’olandese che ha preceduto Groves e Moschetti (che si nota col casco bianco e azzurro nella foto di apertura)
L’urlo dell’olandese che ha preceduto Groves e Moschetti (che si nota col casco bianco e azzurro nella foto di apertura)

Vittoria Kooij

A quel punto Kooij doveva “solo” spingere la sua bici fino al traguardo. «Edoardo – dice Kooij – è stato un grande a spingere in quel modo e a sua volta anche Wout ha potuto affondare fortissimo. Toccava a me e non potevo che spingere forte sui pedali… L’unica paura che avevo non era per lo sprint in sé ma di riuscire a restare sui pedali dopo tre settimane durissime».

«Non è facile concludere uno sprint perfetto, ma oggi credo proprio che ci siamo riusciti con tutta la squadra. Prima di Affini e Van Aert che, ripeto, mi hanno posizionato in modo perfetto, anche gli altri avevano svolto egregiamente il loro compito. Pertanto sono contento di averli ripagati così».

Prima di andare oltre, Olav ha dedicato anche un pensiero a Robert Gesink, una colonna portante di questo team. «Oggi abbiamo pedalato con un’emozione speciale ulteriore, per la perdita della moglie del nostro ex compagno di squadra Gesink».

La Visma ha tirato sia per Kooij che per tenere Yates fuori da guai. Per Affini e compagni un lavoro doppio, ma anche doppia felicità
La Visma ha tirato sia per Kooij che per tenere Yates fuori da guai. Per Affini e compagni un lavoro doppio, ma anche doppia felicità

Festa maglia rosa

«Olav – racconta Affini – è sicuramente un grande velocista, direi uno dei migliori al mondo. E che finale per noi, con Simon in maglia rosa. È stato bellissimo finire il Giro d’Italia così, con Olav primo a Roma. Era una tappa che avevamo cerchiato in rosso. E credetemi, oggi non è stata affatto una passerella, come si suol dire. Siamo andati forti tutto il giorno. A parte ovviamente la prima parte con un po’ di foto, un po’ di festeggiamenti».

Anche Kooij fa eco a quanto detto da Affini e ha voglia di staccarsi dalla sua vittoria. In fin dei conti è comprensibile: hanno vinto il Giro d’Italia. «Questo finale di settimana è stato incredibile, davvero. L’azione di ieri con Simon è stata, è stata… non so neanche come dire: pazzesca! E poi vincere qui a Roma. La vittoria di Simon mi ha dato ancora più carica. Abbiamo vissuto 24 ore incredibili».

Proprio su Roma, si è soffermato l’olandese. In qualche modo è riuscito a godersi lo spettacolo di questo arrivo nella storia. «E’ stato bellissimo, abbiamo pedalato con un panorama stupendo. Conoscevo già il Colosseo… Un circuito bello, ma anche duro. Ora festeggeremo con una bella cena romana!».

Inizia la rumba dei velocisti. Malucelli punta su Kooij e… Moschetti

11.05.2025
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Se oggi l’altimetria rischia di essere per loro proibitiva, dalla tappa di martedì a Lecce dovrebbe finalmente aprirsi lo show dei velocisti in questo Giro d’Italia. Su carta, le frazioni dedicate alle ruote veloci sono sette, ma almeno tre di queste gli sprinter dovranno sudarsele fino all’ultimo metro. E una di queste potrebbe essere quella di oggi a Valona.

Del parterre dei velocisti abbiamo parlato con chi di volate se ne intende: Matteo Malucelli, atleta della XDS-Astana che alla corsa rosa non c’è, ma che ha fatto le carte ai colleghi presenti. L’occhio di chi è nel gruppo riesce sempre a dare qualcosa in più.

Matteo Malucelli (classe 1993) ha analizzato per noi il parterre dei velocisti al Giro
Matteo Malucelli (classe 1993) ha analizzato per noi il parterre dei velocisti al Giro
Matteo, iniziamo dall’analisi degli sprinter in gara. Il livello com’è?

E’ vero che, lo dico sinceramente, il livello non è mega galattico. Manca gente come Jasper Philipsen e Jonathan Milan. Secondo me però vedremo degli sprint molto interessanti proprio perché mancano i tre corridori che hanno dominato tutte le volate finora: Philipsen, Merlier e Milan.

Quindi chi vedi come favorito?

Secondo me Olav Kooij è quello che ha un livello un filino più alto degli altri: lo sprinter più “puro” (immagine di apertura in uno sprint contro Bennett, anche lui presente al Giro, ndr). Olav è il più veloce per me. Se Kooij avrà spazio, anche in base a quel che farà Van Aert, sarà un osso duro. Dietro di lui ci sono altri bei velocisti che si giocheranno le tappe. Direi che ci sono 5-6 corridori sullo stesso livello. E poi chiaramente c’è Mads Pedersen che è fortissimo, ma non è uno sprinter puro. E’ qualcosa di più di un velocista (e lo ha dimostrato nella tappa di apertura, ndr).

Chiaro…

E’ cambiata. Il velocista puro come una volta non c’è più o comunque si sta modificando. Però gli uomini davvero veloci ci sono ancora, e quindi sicuramente ci saranno delle belle volate. Kooij, sulla carta, è quello che ha velocità di punta maggiore più veloce. Però…

Però?

Però anche io, in Turchia, pensavo di essere il più veloce e su tre volate ne ho vinta una. Quindi magari il più veloce non lo ero davvero. E’ anche vero che corridori più quotati come Kristoff non ne hanno vinta nemmeno una. Le volate sono sempre un po’ un terno al lotto.

Pedersen non è un velocista puro, ma a Tirana ha dimostrato notevole potenza
Pedersen non è un velocista puro, ma a Tirana ha dimostrato notevole potenza
In ogni caso, mancano pezzi grossi come Philipsen, Merlier, Milan. Non è poco…

E anche Groenewegen. Ma il livello resta buono. E poi bisogna considerare il percorso: in alcune tappe potrà vincere un velocista che ha qualcosa in più. Secondo me Groves e Pedersen sono i corridori che possono passare meglio le salite. E questo darà loro la possibilità di giocarsi più arrivi. E di arrivarci con gambe migliori.

Il percorso lo hai guardato?

Non facendolo non l’ho studiato bene, ma ho visto che di volate piatte ce ne sono poche. Gli arrivi degli sprint arrivano quasi tutti dopo tappe mosse, quindi sarà fondamentale anche la tenuta sugli strappi.

Riassumendo, chi sono gli sprinter più pericolosi?

Come detto, il più puro è Kooij. Poi ci sono Pedersen, Groves, il mio compagno di squadra Kanter, Sam Bennett, Van Aert, Lonardi e Moschetti. Ecco, Matteo secondo me una tappa la vince.

Cosa ti porta a dire questo su Moschetti?

Perché è partito bene ed è forte. E’ sempre stato forte. Lo conosco, ha trovato la squadra giusta e le motivazioni giuste. Quando un velocista comincia a vincere prende fiducia. E’ questione di equilibrio. Una tappa al Giro se la merita e sarei contento per lui se dovesse riuscirci.

Matteo Moschetti ha già vinto 4 corse quest’anno: per Malucelli ha ottime possibilità di conquistare una tappa in questo Giro
Matteo Moschetti ha già vinto 4 corse quest’anno: per Malucelli ha ottime possibilità di conquistare una tappa in questo Giro
E di Lonardi invece cosa ci dici? E’ uscito dalla Turchia con la maglia verde…

E’ quello il suo problema, tiene troppo in salita! Gliel’ho detto: «Ma perché vai così forte in salita? Magari potresti essere più veloce se risparmiassi un po’». E lui mi ha risposto che lo sa, che deve cercare di essere più potente per i finali. In generale però Lonardi va forte e la maglia verde di miglior sprinter lo dimostra. E’ costante. Ma la coperta è corta: se migliori in salita, perdi qualcosa in volata. Bisogna trovare la giusta combinazione. Questo vale per lui come per tanti altri.

Questo equilibrio è davvero delicato nel ciclismo moderno…

E’ così. Bisogna fare delle scelte e la squadra deve esserne consapevole. Il calendario deve essere programmato in funzione delle tue caratteristiche. La squadra te lo deve cucire addosso anche con gli altri compagni. Se vai al Giro d’Italia non puoi essere un velocista da Tour of Langkawi, per capirci. Perché il Giro non lo finisci, fai fatica.

C’è qualche altro nome da tenere d’occhio?

Beh, c’è Luca Mozzato, anche se quest’anno si è visto poco. C’è Milan Fretin che è stata una bella sorpresa. E poi bisogna capire Casper Van Uden. Però, sinceramente, in Turchia non è che abbia brillato.

Le lacrime di Maestri, lo sprint di Kooij e Ganna ancora leader

13.03.2025
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TRASACCO – La nuvola s’è spostata e ha smesso di piovere. L’arrivo è dall’altra parte del parchetto, per cui i corridori devono fare il giro e raggiungono come capita il gruppo dei massaggiatori che li attendono. Quando i primi tagliano il traguardo, gli ultimi hanno ancora dieci chilometri da fare: Milan è là dietro cercando di recuperare dalle botte di ieri in vista della tappa finale. Il freddo non aiuta, ma Johnny racconterà poi che nel finale è tornato ad avere buone sensazioni e la preoccupazione per la caduta di ieri si è dissipata. Nella bolgia di atleti che tremando cercano di infilarsi la mantellina, Mirko Maestri riemerge in lacrime da un lunghissimo abbraccio con Maurizio Borserini, il fotografo della squadra.

La tappa l’ha vinta Kooij, l’emiliano è arrivato quinto. «Oggi ho dato il massimo – ha detto dopo l’arrivo il velocista della Visma-Lease a Bike – anche se quando sono venuti fuori i ventagli, mi sono ritrovato tra speranza e disperazione. Un momento pensavo che ce l’avremmo fatta e quello dopo invece no. Quando poi abbiamo preso la testa della corsa, ho cambiato mentalità. Sono davvero felice. L‘obiettivo era vincere una tappa e ci siamo riusciti. Questo mi dà molta fiducia».

Per Olav Kooij, 23 anni, quella di Trasacco è la terza vittoria dell’anno dopo le due in Oman
Per Olav Kooij, 23 anni, quella di Trasacco è la terza vittoria dell’anno dopo le due in Oman

In fuga per 155 chilometri

Peccato che abbia ricostruito la fiducia sulla pelle di Maestri, che invece è stato in fuga per 155 dei 190 chilometri della tappa. Più che al Giro, quando nella tappa di Fano si arrese ad Alaphilippe. Il finale è stato uno snervante tira e molla. Alle porte del piccolo comune aquilano sulla sponda del Fucino, il vantaggio è stato a lungo inchiodato sui 13 secondi. Erano quattro. Maestri, Arcas, Leemreize e Blume Levy. Rutsch, che è stato per un po’ anche leader virtuale, è scivolato in una curva a destra e non l’hanno più visto. Il gruppo li aveva davanti, che pareva di toccarli. Prima di vederli anche noi passare, pensavamo che se li avessero presi alla svelta, la loro sofferenza sarebbe finita. Invece erano intenzionati a tenere duro: non si molla niente.

«Peccato perché ci credevo – dice Maestri – avevo parlato di questa tappa con Zanatta già da prima che la Tirreno cominciasse. Siamo arrivati a un soffio, mi dispiace. Sono anche un po’ incavolato il corridore della Uno X, perché se avessimo collaborato nel finale, si poteva arrivare e ci saremmo giocati una volata a tre con lui e con Healy».

Il via da Norcia, dove San Benedetto veglia sulla cittadina che porta ancora le ferite del terremoto
Il via da Norcia, dove San Benedetto veglia sulla cittadina che porta ancora le ferite del terremoto

La generosità di Healy

L’irlandese li ha presi subito dopo l’ultimo strappo, quello su cui Van der Poel ha mostrato i muscoli e Ganna è andato a prenderlo. Healy li ha raggiunti e si è messo subito in testa, con lui sono rimasti il corridore della Polti-VisitMalta e quello della Uno-X Mobility. Ha tirato quasi sempre lui, evidentemente spinto da mire di classifica. Un paio di volte proprio Maestri gli ha dato un cambio, Blume Levy non ha fatto nemmeno il gesto. Non si è reso conto che in certi casi il modo migliore per non vincere è credersi più furbi degli altri.

«Quando è passato Ben Healy – prosegue – gli siamo andati dietro. Credo che abbia avuto indicazioni dall’ammiraglia. Ma quando arrivi lì, a mollare non ci pensi per niente. L’anno scorso mi hanno preso a un chilometro (nella tappa di Giulianova, vinta da Milan, ndr), quest’anno addirittura ho fatto quinto. Avevo ancora gambe e infatti sono arrabbiato, perché penso che nella volata a tre avrei vinto. Non mi sbilancio mai, però per come è andata la volata di gruppo… Ci ho provato, ci riproverò e spero ci sia l’occasione anche al Giro. Non abbiamo ancora saputo niente, però mi farò trovare pronto e voglio chiudere finalmente questo cerchio».

Sullo strappo del circuito, Van der Poel accelera forte, Ganna rientra in progressione. Altre prove di Poggio?
Sullo strappo del circuito, Van der Poel accelera forte, Ganna rientra in progressione. Altre prove di Poggio?

La previsione di Zanatta

Zanatta conferma e ricorda anche che nel 2010 da queste parti una fuga (quasi) bidone stava per decidere il Giro d’Italia. L’Abruzzo ha strade, curve e discese che ispirano l’imboscata. Per questo l’idea di andare avanti gli era parsa azzeccata e la sua previsione ha colto nel segno.

«Avevo detto a Maestri che era la tappa giusta per lui – ammette Zanatta – poteva giocarsela. Sarebbero bastati 5 secondi in più e comunque si può essere soddisfatti. Un quinto posto con tutti i corridori che ci sono non è davvero da buttare, peccato che abbia avuto paura ad anticipare. Ha anche dato un paio di cambi a Healy, lo sapevamo che su quello strappo qualcuno sarebbe partito ed era molto probabile che arrivasse lui. Nella riunione avevo fatto proprio il suo nome ed ero certo che avrebbe avuto interesse ad arrivare per guadagnare terreno».

Healy tira, Maestri gli dà due cambi, Blume Levy si volta e fa un po’ il furbo
Healy tira, Maestri gli dà due cambi, Blume Levy si volta e fa un po’ il furbo

Senza mai mollare

Il pullman non è lontano, la strada lentamente si va svuotando. La tappa è partita da Norcia subito in salita. Ha attraversato le Terre Mutate del terremoto. Ha scavalcato salite poco note, ma non certo di poco conto. Si è frammentata in quattro ventagli. E solo dopo Ovindoli la strada ha smesso di fare male.

«Ho fatto un tentativo in discesa – racconta Maestri – nella pianura tra la prima e la seconda salita, che però non era un Gpm. Sono partito con il corridore della Wanty e poi sono entrati gli altri tre ragazzi. L’abbiamo portata via io e Rutsch, era freddo, però meno di ieri. Abbiamo tenuto l’andatura forte tutto il giorno, mentre ieri si accelerava e poi si rallentava e quindi si gelava. Anche se erano a 10 secondi, io ho corso per arrivare. Non mi sarei fermato finché non ce li avessi avuti attaccati alla ruota dietro, per non dire altro. Non ho mollato, si è visto anche nella volata. Peccato che non tutti ci abbiano creduto come me…».

Vingegaard vince, gli altri no. De Groot, che succede alla Visma?

04.03.2025
5 min
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Quattro vittorie. E’ vero, la stagione è appena iniziata e è presto per fare bilanci, ma pochi si sarebbero attesi una Visma-Lease a Bike messa alle corde già dopo poco più di un mese, quando i rivali della UAE sono già a 13 (e Pogacar di suo ne ha messe in carniere tre). Con Robbert De Groot avevamo già avuto modo di parlare dei nuovi giovani che stanno uscendo fuori, a cominciare dal talentuoso norvegese Nordhagen, ma dopo la vittoria di Vingegaard alla Volta ao Algarve abbiamo ripreso in mano il telefono per sentire gli umori in casa olandese.

Vingegaard ha vinto a cronometro all’Algarve aggiudicandosi la classifica finale. Due delle 4 vittorie del team
Vingegaard ha vinto a cronometro all’Algarve aggiudicandosi la classifica finale. Due delle 4 vittorie del team

Si può fare davvero di più

«E’ solo un piccolo inizio – afferma il direttore sportivo olandese – Gran parte della squadra è ancora al lavoro, c’è anche chi deve cominciare e sta lavorando in altura per i futuri impegni. Possiamo dire che la stagione vera e propria per noi è cominciata con le classiche belghe dell’ultimo fine settimana dove effettivamente ci aspettavamo di più. Ma in generale possiamo essere soddisfatti delle nostre prestazioni in Oman e soprattutto anche in Algeria, ovviamente. Mettiamo in conto anche le difficoltà avute da alcuni, ad esempio Kooij che dopo le due vittorie in Oman si è ammalato all’UAE Tour non potendo rendere per quanto è capace. Io penso che siamo a un buon livello al momento e speriamo di poterlo dimostrare anche dalle prossime gare».

Olav Kooij aveva iniziato bene al Tour of Oman, ma un’influenza lo ha poi debilitato
Olav Kooij aveva iniziato bene al Tour of Oman, ma un’influenza lo ha poi debilitato
Parliamo allora degli aspetti positivi: come hai visto Vingegaard alla Volta ao Algarve, secondo te a che punto è della sua condizione?

Penso che possiamo essere contenti, molto contenti. Considerando che in funzione del Tour non abbiamo avuto ancora periodi di altura per lui. Quindi sì, siamo molto contenti del suo livello, credo che sia già un bel segnale anche per come è arrivata.

Che cosa chiedi ai vostri giovani che vengono dal devo team, in questa fase della stagione?

Penso che sia una squadra, il devo team, molto interessante visti i nomi che ci ha già dato. A cominciare da Brennan e Nordhagen. Ma ci sono altri nomi del team giovane che stiamo tenendo sotto la nostra lente, da Hoydahl a Rex a Smith. Interessante è anche l’altro inglese, Pattinson. Abbiamo alcuni giovani ragazzi molto interessanti in arrivo e sicuramente proveremo a mostrare qualcosa nelle gare come Umago, Porec, questo tipo di gare dove ci sarà anche Mattio. Ma ci mescoleremo. Ci mescoleremo parecchio. In gare come Denain o alla Coppi e Bartali porteremo alcuni giovani nel team principale per far fare loro esperienza.

Il danese insieme a Pogacar all’ultimo Tour. La sfida si rinnoverà e sarà replicata alla Vuelta
Il danese insieme a Pogacar all’ultimo Tour. La sfida si rinnoverà e sarà replicata alla Vuelta
Vingegaard ha vinto la Volta ao Algarve grazie alla cronometro, tutti ricordiamo la sua prestazione nella crono di Combloux al Tour. Hai detto però che Nordhagen alla sua età è superiore, che cosa te lo fa credere?

E’ molto difficile da dire. Stiamo lavorando per capire quali sono i suoi limiti, per vedere come può gestire un team. Intanto siamo intenzionati a fargli fare molte gare a tappe brevi, dove curare la classifica. Per sviluppare le sue abilità vincenti, abituarlo a quelle responsabilità. E per sviluppare qualche altra abilità tecnica. Quindi dobbiamo davvero aspettare e vedere come va la stagione per lui. L’importante è non metterlo subito sotto giudizio.

Il fatto che i leader della vostra squadra in questo momento non solo olandesi, salvo Kooij per gli sprint, come è visto dai fans in Olanda?

La gente a casa vorrebbe avere più corridori olandesi, lo sappiamo. Ma per noi non è così, il ciclismo è uno sport internazionale. Tutti i team sono vere e proprie multinazionali. Pogacar è sloveno e corre in un team arabo, Vingegaard danese in un team olandese e così via. Dobbiamo accettare che il ciclismo è un grande gioco internazionale E non importa se sei del Paese in cui è tenuta la licenza. Penso che si tratti di creare squadre vincenti, ma puoi farlo solo avendo i migliori corridori da tutto il mondo.

Per Uijtdebroeks prevista una serie di prove brevi a tappe, per abituarlo alla guida della squadra
Per Uijtdebroeks prevista una serie di prove brevi a tappe, per abituarlo alla guida della squadra
Tutti aspettano la doppia sfida fra Jonas e Pogacar a Tour e Vuelta. Quanto inciderà la scelta degli uomini dei team e la loro prestazione in aiuto dei capitani per fare la differenza?

Penso che sia un fattore molto importante. Sono team a un livello incredibilmente alto per supportare grandi campioni e noi abbiamo una grande fiducia nel fatto che i nostri corridori possano competere con il campione del mondo. Quindi faremo tutto il possibile per creare una squadra molto, molto forte in queste gare, per supportare Jonas, per provare a competere con quello che ad oggi è il più forte di tutti. Ma dovremo essere tutti al massimo, io credo che sarà uno spettacolo enorme e vogliamo che sia incerto fino alla fine.

Che risultato ti renderebbe davvero felice quest’anno?

Vincere il Tour de France, che diamine…

Un Alaphilippe all’antica e la corsa esplode. Poi Kooij infila Milan

12.05.2024
6 min
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NAPOLI – Una giostra sfrenata, questo è stato il finale della tappa. Pogacar passa tirando su col naso, la gamba asciutta e lo sguardo che scruta sopra le teste davanti a lui. Se non avesse dato l’ultima tirata in favore dei velocisti, forse Narvaez sarebbe arrivato primo. In qualche modo lo sloveno s’è preso la rivincita dopo la tappa di Torino, quando l’ecuadoriano vinse e gli impedì di vestire la prima rosa. Ma queste forse sono deviazioni da giornalisti: certamente non sarà stato per questo, quanto piuttosto per lanciare Molano. Ha vinto Kooij, che ha bruciato Milan e appunto il colombiano del UAE Team Emirates. Simone Consonni è piegato sulla bici contro la transenna e fa giusto in tempo a riprendere fiato quando gli si avvicina Stuyven. Il bergamasco quasi si scusa, il belga gli risponde che va bene e che l’importante era che fosse nel posto giusto.

«La mia vita è un inseguimento – dice Simone con una punta di ironia – avevamo fatto tutto giusto, se Narvaez è arrivato così avanti è perché eravamo tutti al gancio».

In trepidante attesa

Al centro della strada, Julian Alaphilippe si guarda intorno. Forse a Napoli non c’è mai stato in vita sua e ora guarda il mare e in fondo fino a Castel dell’Ovo. La vista è incantata, il sudore sulla fronte brilla al sole del pomeriggio inoltrato. Il francese è vivo. Anche oggi ha attaccato e ha visto avvicinarsi il Golfo, il Vesuvio e gli ultimi chilometri dalla sua posizione di attaccante.

«Se vince oggi – mormorava il massaggiatore Yankee Germano quando il francese era ancora in testa alla corsa – si sblocca e nel resto del Giro farà uno show al giorno. Ma sarebbe importante soprattutto per il suo spirito».

Quasi 200 chilometri di fuga per Maestri e Pietrobon, un grande spot per il primo Giro del Team Polti-Kometa
Quasi 200 chilometri di fuga per Maestri e Pietrobon, un grande spot per il primo Giro del Team Polti-Kometa

Julian è vivo

Il francese è fermo, il mondo gli gira intorno. Due mondiali, sei tappe al Tour e tre volte la Freccia Vallone, ma dalla caduta della Liegi del 2022 nulla è stato più come prima. A giugno sarà passato un anno dalla sua ultima vittoria: la tappa di La Chaise-Dieu al Delfinato, era il 5 giugno. Eppure l’aria del Giro gli fa bene. Il secondo posto (beffardo) di Rapolano lo ha riproposto nella veste di attaccante sulle strade bianche. La fuga di ieri verso Prati di Tivo è un interrogativo che attende riposte. Gli attacchi di oggi verso Napoli sono stati forse troppi e privi di logica, ma confermano che Alaphilippe c’è.

«Sono vivo – sorride in inglese – sono felice di essere qui e mi godo la gara. Forse oggi era meglio aspettare l’ultima salita, ma ero in una buona posizione. Il percorso era molto nervoso e quando ho visto quello strappo più ripido, ho provato. La prima volta Costiou ha collaborato. Quando sono tornati sotto, inizialmente abbiamo avuto la voglia di mollare. Lui si è rialzato, io ho provato a rilanciare».

La fuga di ieri

Il clima in squadra sembra essersi rasserenato. La scena di Lefevere che gli passa le borracce mentre è in fuga fa capire che forse l’ostacolo di certe tensioni è stato rimosso. Pare che addirittura ora si tratti per un rinnovo del contratto, dopo che nei mesi scorsi certe cifre gli sono state rinfacciate senza grande eleganza. Ma adesso tutto questo non conta. Julian si sta riconnettendo con Alaphilippe e già ci si chiede dove potrà provarci ancora.

«Sono super felice delle mie gambe – ammette – mi manca ancora un po’ per la vittoria. Ma voglio anche godermi la gara e in questo momento sono felice di come mi sento. Spero di poter continuare a provare a vincere fino alla fine. L’attacco di ieri forse l’ho pagato oggi, ho sentito le gambe un po’ più pesanti, ma penso che tutti siano super felici che domani ci sarà un giorno di riposo. C’è stato un ritmo strano per tutto il giorno, quindi per le gambe non è stato facile, ma alla fine sia ieri sia oggi per me erano dei bei percorsi. Mi piace questo tipo di salite, anche se quando ho attaccato ero un po’ troppo lontano da Napoli. Ho capito che anche scollinando la salita davanti, la strada verso Napoli sarebbe stata troppo lunga. Quindi forse era meglio aspettare l’ultimo strappo».

Alaphilippe è rimasto all’attacco dal Monte di Procida fino all’ultimo strappo, ripreso poi da Narvaez
Alaphilippe è rimasto all’attacco dal Monte di Procida fino all’ultimo strappo, ripreso poi da Narvaez

Missile Narvaez

Si accorgono di lui anche altri e arrivano con un microfono di Sporza, perché la squadra è belga e i giornalisti fiamminghi sono curiosi di sapere. Alaphilippe adesso però ha voglia di tornare al pullman.

«Ho provato – ripete – ma purtroppo nella prima fuga c’era un corridore della Alpecin che ci impediva di trovare una buona intesa. Anche questo è normale, voglio dire, lavorava per Kaden Groves. E’ stato un peccato, ma alla fine ho attaccato da troppo lontano, quindi nessun rimpianto. Quando ho visto Narvaez che mi passava come un missile, ho capito l’errore di essere partito troppo lontano, ma oramai la frittata era fatta…».

Poi si allontana. La fila dei bus inizia pochi metri più avanti, Julian si avvia in cerca del suo. Le gambe rispondono, finalmente si può provare a fare la corsa. In questo Giro di grossi calibri che si contendono ogni traguardo, recuperare un attaccante come lui porterà del pepe nei piatti di ogni giorno. Torniamo verso la sala stampa in tempo per sentire Milan ammettere di aver sbagliato qualcosa nella traiettoria dello sprint, ma riconoscere di non aver avuto le gambe che sperava. Il riposo arriva tempestivo e desiderato. Le medie record e le giornate senza risparmiarsi un solo colpo hanno già scavato solchi profondi nelle gambe e sui loro volti.

Vader, Kooij e la loro “banda”: Jumbo-Visma fa il pieno

17.10.2023
5 min
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GUILIN – Se nei giorni scorsi i velocisti che avevano già vinto al Tour of Guangxi si erano in qualche modo mostrati accondiscendenti verso quelli che ancora mancavano all’appello, oggi nella volata finale nessuno avrebbe fatto sconti. Per questo, quando Viviani è passato sul traguardo ha picchiato il pugno sul manubrio, mentre Olav Kooij sfrecciava sorridendo e giallo come il sole. Oggi la Ineos ha corso per Ethan Hayter e c’è mancato davvero un soffio. Secondo Molano e terzo dunque il britannico, che grazie al piazzamento è passato dalla settima alla terza posizione in classifica.

La Jumbo Visma è volata in Cina con 5 corridori, ha vinto tre tappe e la classifica finale
La Jumbo Visma è volata in Cina con 5 corridori, ha vinto tre tappe e la classifica finale

Festa Jumbo Visma

Il capannello della Jumbo-Visma è un continuo darsi pacche, con il divertente siparietto di uno dei due gemelli Van Dijke che a ogni abbraccio perdeva la lattina di Coca Cola ricevuta dal massaggiatore. Solo che quello, al secondo episodio del genere, ha smesso di passargliene altre. Milan Vader ha ringraziato i compagni per il lavoro fatto. I ragazzi del personale scambiavano abbracci con i corridori. E quando poi è arrivato anche Kooij, l’abbraccio è stato collettivo come la foto ricordo. E un’altra lattina è finita sull’asfalto.

«E’ stato bellissimo – dice Kooij – siamo venuti solo in cinque, ma alla fine è stata una settimana di grande successo. Abbiamo dato il massimo ogni giorno e alla fine questo è il risultato. Non è stato facile vincere oggi, perché un corridore aveva il compito di stare sempre con Milan Vader, quindi per me ne restavano due. In tre non si può fare un granché, per cui ho preso l’aiuto che potevo dalla squadra e poi ho provato a fare da me.

«Siamo tutti ragazzi per lo più giovani, più Steven (Kruijswijk, ndr) che ha molta esperienza. Abbiamo trascorso una settimana davvero bella e abbiamo avuto la conferma che alla fine i risultati arrivano anche divertendosi. E’ stato un finale di stagione davvero bello, il modo migliore per andare in vacanza».

Guilin, ultima tappa del Tour of Guangxi a Kooj, 2° Molano all’estrema destra, 3° Hayter
Guilin, ultima tappa del Tour of Guangxi a Kooj, 2° Molano all’estrema destra, 3° Hayter

E’ tornata la Cina

Si conclude il primo Tour of Guangxi dopo gli anni del Covid. E’ stato necessario aspettare tre stagioni per rivedere eventi internazionali in Cina. La riapertura di questa frontiera ha ridato ossigeno a squadre di ogni livello, anche le professionali italiane, che sono volate in Oriente per riaprire la caccia ai punti. Il ritorno del WorldTour ha in qualche modo sancito la riapertura definitiva.

Non tutte le squadre hanno raccolto il messaggio e l’opportunità. Forti della possibilità di rinunciare alla partecipazione, al Tour of Guangxi non erano presenti la Ag2R, l’Astana, la Cofidis e la Soudal-Quick Step.

Il calore con cui il pubblico cinese ha accolto chi c’era e il livello dell’organizzazione non hanno fatto rimpiangere le strade europee. Alcuni aspetti e rigidità tutti cinesi (come la doppia transenna o lo sbarramento di polizia per evitare che i tifosi arrivino alle vere transenne), continuano tuttavia a sembrarci eccessivi, ma sono figli della loro cultura.

La Cina è il posto dove nasce la maggior parte dei telai e della componentistica presenti sul mercato mondiale, se la gestione delle risorse fosse in mano ai privati e non allo Stato, probabilmente il ciclismo esploderebbe ben più di quanto sia possibile ora.

Olav Kooij aveva già vinto la terza tappa a Nanning. Chiude il 2023 a quota 14 vittorie
Olav Kooij aveva già vinto la terza tappa a Nanning. Chiude il 2023 a quota 14 vittorie

Tre tappe su sei

In mezzo ai tanti tifosi che lo acclamavano, Milan Vader ha conquistato la maglia rossa finale. Ha abbracciato uno ad uno coloro che lo hanno accompagnato in questa risalita e si è lasciato alle spalle una volta per tutti i fantasmi del suo infortunio.

«Vincere questa gara significa molto per me – dice l’olandese – sono molto orgoglioso dei ragazzi perché abbiamo vinto tre tappe su sei e anche la classifica generale. Mi piace aver ottenuto la prima vittoria con questo gruppo e penso anche di averli sorpresi. Per questo si sentiva che l’atmosfera stava crescendo e stamattina eravamo tutti super motivati e avevamo tutto sotto controllo».

La prima vittoria e la classifica finale sono il segno della rinascita di Vader
La prima vittoria e la classifica finale sono il segno della rinascita di Vader

Vader riparte da Guilin

L’altro giorno, dopo la vittoria di Nongla, le lacrime gli strozzavano la gola e parlare era stato difficile, per l’emozione e il ricordo dei momenti duri vissuti lo scorso anno. Oggi la chiacchiera sgorga via da sé ed è un parlare che mette allegria.

«Forse prima di lasciarmi tutto alle spalle – dice Vader – servirà ancora del tempo. Sicuramente ho avuto un po’ di nervosismo fino al traguardo, ma penso anche che tutti abbiamo bisogno di qualche giorno per capire bene. L’importante è che io mi senta bene. Sulla bici non ho dolori, anche se adesso non vedo l’ora di stare con la mia famiglia, passare del tempo con la mia ragazza e godermi un po’ la vita. Poi mangerò del buon cibo e andrò in cerca di un posto caldo. So che mi aspetta un inverno di lavoro per continuare a migliorare. Ma questo sarà per dopo. Ho chiara in testa la lista delle cose da fare».

Guangxi, terza volata: tocca a Kooij. Domani si sale

14.10.2023
5 min
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NANNING – E’ bastata una salita senza troppa storia, indicata sul libro della corsa col nome Qingxiushan Scenic Songtao Road, e lo scenario nel gruppo dei velocisti del Tour of Guangxi è cambiato radicalmente. Primo Kooij, secondo Pluimers, terzo Van Den Berg.

Manning, pur immersa nella foschia, trasmette un senso di possenza, che è strano per una città di cui in Europa forse non si è mai sentito parlare e conta oltre 7 milioni di abitanti. E così nel corso dei cinque passaggi davanti all’arrivo, posto all’ombra dell’imponente Palazzo delle Arti, prima a tenere il gruppo in tiro ci ha pensato la fuga. E quando poi a 10 chilometri dall’arrivo, il gruppo ha riassorbito il drappello in cui viaggiavano De Bondt (nuovo leader della corsa) e Wandahal (sempre più maglia a pois), i velocisti si sono guardati in faccia.

Il circuito di Nanning prevedeva il passaggio del fiume Jong Jiang su ponti giganteschi
Il circuito di Nanning prevedeva il passaggio del fiume Jong Jiang su ponti giganteschi

Lavorone Jumbo

Viviani sin dal mattino ha detto che qualcuno avrebbe fatto di tutto per arrivare in volata. Ma mentre il nome da lui ipotizzato era quello di De Lie, gli unici in grado di scendere nelle retrovie e prendere per mano l’uomo veloce sono stati i corridori delle Jumbo-Visma. Così, quando il Kooij ripescato si è trovata spalancata la via dello sprint, ha avuto gioco relativamente facile.

Alle interviste il corridore ventunenne olandese arriva con comodo, in tuta e scarpe da tennis, dopo essersi sottoposto all’antidoping, Poi però, una volta arrivato, è gioviale e disponibile.

Per Olav Kooij, la tappa di Nanning è la 12ª vittoria stagionale. Ha 21 anni, è alto 1,84 e pesa 72 chili
Per Olav Kooij, la tappa di Nanning è la 12ª vittoria stagionale. Ha 21 anni, è alto 1,84 e pesa 72 chili
Uno sprinter di sostanza, insomma…

Non penso oggi di aver fornito la prova più grande. Su quella salita ho faticato, ma grazie ai miei compagni sono riuscito a risalire. Sono venuto perché è bello poter vincere a fine stagione. Il paesaggio è selvaggio, qualcosa di diverso da quello a cui siamo abituati, ma è arrivata un’altra vittoria WorldTour, quindi è sempre bello.

A parte le volate, come sta andando questa esperienza cinese?

Al di fuori della gara è tutto completamente diverso. Probabilmente sarebbe carino venire una volta per turismo e assaggiare la cucina cinese. Qualche giorno fa lo avete visto tutti nel nostro hotel, abbiamo un bel buffet, ma anche tante limitazioni.

I tuoi amici in Europa sanno che sei qui a correre?

Per la maggior parte delle persone potremmo anche essere andati in vacanza. Penso che sia stata davvero una grande stagione per la nostra squadra e siamo stati in grado vincere molte corse. Averlo fatto anche questa settimana aggiunge un buon sapore

Nanning è una città modernissima, ma non mancano manifestazioni folkloristiche che la legano alla tradizione
Nanning è una città modernissima, ma non mancano manifestazioni folkloristiche che la legano alla tradizione
Intanto si è parlato molto della fusione con la Soudal-Quick Step, che cosa ne avete pensato?

Come corridori, anche noi abbiamo seguito la notizia sui media. Ovviamente non abbiamo alcuna influenza su questo aspetto. Quindi sostanzialmente si è trattato di aspettare che le cose evolvessero. Non so quale squadra avessero in mente di costruire, ma la sensazione è che per noi non sarebbe cambiato molto.

E’ difficile essere Olav Kooij in una squadra così votata ai Grandi Giri? Avrai la possibilità di farne uno?

Normalmente, il 2024 sarà l’anno in cui correrò un Grande Giro. La squadra ha già fatto qualcosa di speciale vincendoli tutti e tre e nel frattempo c’erano molte altre gare più adatte per i velocisti. Ma per me uno degli obiettivi è andare in un Grande Giro.

A un certo punto si è iniziato a dire che avresti lasciato la Jumbo-Visma, invece sul più bello la squadra ha annunciato il prolungamento del tuo contratto fino al 2025. Decisione difficile da prendere?

Quando hai il contratto in scadenza, guardi alle opzioni e poi anche a dove vuoi andare con la tua carriera. Io mi trovo ancora in una squadra olandese, per me la migliore al mondo. E’ stato davvero bello che abbiano avuto fiducia in me. Avevo la sensazione di avere ancora le possibilità per crescere, avere un buon programma e fare dei bei risultati.

Alla presentazione della squadra fu dichiarato per te un bilancio di 10 vittorie stagionali: ti ha sorpreso essere tanto considerato?

E’ bello che oltre ai Grandi Giri ci siano anche altri obiettivi, soprattutto nelle gare più piccole, quelle di una settimana. Il mio era quello di avere un anno corposo, mantenere un buon livello e ovviamente provare a vincere dall’inizio alla fine. Sono davvero felice di aver vinto questa settimana per chiudere il 2023 nel modo migliore. Domani sarà decisivo per la classifica e poi ci saranno altre due occasioni per me, quindi non depongo le armi. Magari ci vedremo ancora qui…