Il ritiro di Evenepoel tra fisico in difficoltà e testa sottosopra

20.07.2025
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A 100 chilometri da Superbagneres, il numero 21 si sposta sulla destra, stacca il piede dal pedale, sfila il computerino dalla sua Specialized e sale in ammiraglia. Quel numero 21 era sulla schiena di Remco Evenepoel in quel momento ancora terzo nella classifica generale, proprietario della maglia bianca… e un atleta che poteva ancora dire molto. Forse.

Forse, perché nelle ultime giornate il campione olimpico ha vissuto momenti affatto semplici, fino allo smacco del sorpasso da parte di Vingegaard nella cronometro di Peyragudes. Però era lì.

Inizio del Tourmalet: Remco si sfila subito. Pascal Eenkhoorn lo scorta. Poco dopo il ritiro
Inizio del Tourmalet: Remco si sfila subito. Pascal Eenkhoorn lo scorta. Poco dopo il ritiro

Cosa è successo

Sarebbe interessante sapere nel dettaglio cosa ha vissuto Remco in queste ultime 72 ore. Il coach Koen Pelgrim ha parlato di problemi alle alte intensità. Sostanzialmente, ha detto il tecnico fiammingo, in questo Tour de France Evenepoel ha pagato il conto dell’incidente che lo ha coinvolto lo scorso autunno. Di fatto non ha potuto costruire una base solida e per questo motivo le sue prestazioni sono risultate altalenanti.

Sempre per ammissione di Pelgrim, problemi simili Evenepoel li aveva vissuti già dopo il Delfinato, solo che allora non era in gara. «Dopo aver lavorato per recuperare la condizione e dopo gli sforzi importanti del Delfinato – ha detto Pelgrim a Sporza – Remco faceva fatica a perfomare quando doveva spingere forte. Questo a causa di una base di lavoro non troppo solida. E’ stato un continuo riadattarsi».

E questa tesi può anche anche starci. Anche Pogacar, quando si ruppe il polso tre anni fa, dopo due settimane di Tour crollò. Sembra quasi che una settimana a tutta la si regga, ma poi si paga dazio. Evidentemente non si riesce a garantire costanza agli alti regimi, si recupera meno.

Di contro, va detto che Remco era risalito in sella a fine gennaio e il tempo per costruire la base in teoria lo aveva avuto. Tadej in quel caso fu costretto a fermarsi (molto meno) tra aprile e maggio. Pertanto è indubbio che c’è anche la componente mentale. E qui il discorso si apre…

A Peyragudes Vingegaard arriva come un treno. Evenepoel, in crisi, non può far altro che vederlo andare via. Forse qui la crepa è diventata una voragine

I blackout di Remco

Il gesto di stizza nei confronti delle telecamere che lo vanno a cercare mentre si sta sfilando sulle primissime rampe del Tourmalet sono un indizio di nervosismo. Anche se poi, per correttezza, bisogna dire che qualche istante dopo ha regalato la borraccia a un bambino. Però non è la prima volta che Remco va in blackout. E crolla.

Giro d’Italia 2023: è in maglia rosa, la crono non va come dovrebbe e si ritira all’improvviso a tarda serata. Non ha neanche dato il tempo ai dirigenti della Soudal-Quick Step di programmare la notizia. Il ritiro fu dovuto al Covid. Legittimo, certo, ma sarebbe stato meglio gestirlo in altro modo. Sei Remco Evenepoel, sei in maglia rosa, hai appena vinto la crono anche se non con il distacco che ipotizzavi e il giorno successivo c’è il riposo. Niente: via dall’Italia come un fulmine.

Vuelta dello stesso anno. Remco è ben messo in classifica generale. E’ stato anche leader, ha vinto una tappa e nella crono è arrivato secondo dietro a Ganna. Alla prima difficoltà cede di schianto, anche quella volta sul Tourmalet. Forse questa montagna è stregata per lui. Poi innesca una serie di alti e bassi clamorosi nel resto della gara spagnola.

Vuelta 2023: a più di 90 km dall’arrivo, Evenepoel molla. Arriverà sul Tourmalet ad oltre 27′. Il giorno dopo vincerà
Vuelta 2023: a più di 90 km dall’arrivo, Evenepoel molla. Arriverà sul Tourmalet ad oltre 27′. Il giorno dopo vincerà

Insistere o mollare?

Quella volta non si ritirò, anzi il giorno dopo vinse con un’impresa delle sue. Il problema è che alla prima crisi non tenne duro, ma si lasciò andare, incassando quasi mezz’ora. E qualche giorno dopo vinse ancora.

Giuseppe Martinelli quella volta (rileggete qui quell’articolo perché ieri è tornato estremamente di attualità) parlò di una crisi di testa e attribuì parte della responsabilità anche alla squadra.

«In un grande Giro può capitare la giornata no, ma un conto è perdere 5′-6′, un altro è crollare di mezz’ora. Si lotta. Si resta aggrappati alla classifica e poi si valuta la sera o nei giorni successivi»: questo più o meno il senso delle sue parole.

Ciò che destabilizzò Martinelli fu proprio la vittoria nel tappone del giorno seguente a Larra-Belagua. Secondo lui, la squadra avrebbe dovuto assecondarlo di meno e farlo insistere. Evenepoel era più acerbo. Certo, da allora le cose sono cambiate e l’atleta è maturato, ma il risultato e le modalità del ritiro restano molto simili. Ieri è stato il direttore sportivo Klaas Lodewyck a consigliargli di finirla lì.

A circa 100 km dall’arrivo Evenepoel, sconsolato, si ritira dal Tour de France (screenshot a video)
A circa 100 km dall’arrivo Evenepoel, sconsolato, si ritira dal Tour de France (screenshot a video)

Le parole del protagonista

La stampa belga, o gran parte di essa, ha preso le sue parti e si è allineata con la tesi, comunque più che legittima, di Pelgrim. Il fatto è che dispiace vedere un campionissimo come lui ritirarsi.

Anche perché, soprattutto in assenza di motivazioni chiare, per non dire ufficiali, esplodono le supposizioni. “Lo ha fatto perché ora prepara la Vuelta”. “Ha mollato perché tanto cambierà squadra”. O addirittura si è già letto che la sua probabile nuova squadra, la Red Bull-Bora, potrebbe non volerlo più e puntare su Florian Lipowitz. Quello stesso Lipowitz che, ironia della sorte, si è preso la sua maglia bianca e il suo terzo posto. Una carambola incredibile e forse anche inopportuna.

Remco ha parlato a fine tappa. Gesto assolutamente da apprezzare soprattutto perché è apparso devastato sotto il profilo morale. Prima di fermarsi ha anche pianto. «Avere una brutta giornata – ha detto – è possibile. Ma tre brutte giornate di fila non sono qualcosa che mi capita di solito, quindi fermarsi era l’opzione migliore. In realtà è stato Lodewyck a dirmi di smettere. Non ho idea di cosa sia successo». E questa è la parte che più lascia sconsolato Remco.

Anche Evenepoel ha parlato della difficoltà dopo il Delfinato, di una stanchezza latente e ha aggiunto: «Non posso ancora dire nulla riguardo al mio ritiro perché non so nulla. Indagheremo e vedremo cosa è successo. Tutti sanno che ho avuto un inverno decisamente brutto. Ma valuteremo. Forse c’è qualcosa che non va nel mio corpo. So che ad un certo punto non ha funzionato più nulla. Magari avrei potuto insistere, ma poi sarebbe stato peggio e non sarei più tornato in gara neanche a settembre».