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Una “buona” fatica. Il diario di Buratti al Tour of the Alps

23.04.2023
6 min
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PREDAZZO – Il ghiaccio lo aveva rotto alla Freccia del Brabante, ma Nicolò Buratti, malgrado la gran fatica, è ben felice di aver capito al Tour of the Alps ciò che lo attende tra i pro’. E’ quello che ha sempre voluto e adesso non fa certo il difficile se gli ultimi giorni sono tosti.

Alla corsa dell’Euregio abbiamo seguito un po’ più da vicino il 21enne della Bahrain-Victorius, formazione che era partita con l’obiettivo della vittoria finale e che ha chiuso sul podio grazie al terzo posto di Jack Haig. Ne abbiamo ricavato una sorta di suo diario giornaliero di tappa in tappa. Un momento in cui esprimere le proprie sensazioni che il friulano di Corno di Rosazzo ha accettato di buon grado, riuscendolo a gestire altrettanto bene. Parlare a caldo quando l’acido lattico ti sta mordendo ovunque non è la circostanza preferita di un corridore, ma Nicolò non ci ha mai negato un sorriso.

Nonostante la fatica, Buratti giudica molto buona e formativa l’esperienza al Tour of the Alps
Nonostante la fatica, Buratti giudica molto buona e formativa l’esperienza al Tour of the Alps

Prima tappa

La frazione inaugurale del Tour of the Alps prevede 2.470 metri di dislivello in meno di 130 chilometri di corsa. L’arrivo austriaco di Alpbach non appare troppo duro, a parte un tratto in doppia cifra di pendenza.

«C’è poco da dire – esordisce Buratti – qui si fa fatica. E’ stata una tappa corta e piuttosto esplosiva. Il ritmo è stato elevato in generale. Sono arrivato abbastanza stanco però ho cercato di aiutare la squadra nel miglior modo possibile in base alle mie capacità. Prima dell’ultima salita, che era bella dura (Kerschbaumer Sattel, 5,2 km al 10%, ndr) mi sono staccato e sono arrivato al traguardo cercando di recuperare».

Seconda tappa

La tappa numero due del “TotA” ha 400 metri e 35 chilometri in più rispetto al giorno prima. Sul traguardo della Ritten Arena a Renon vince ancora Geoghegan Hart (stavolta in uno sprint ristretto) ma la Bahrain-Victorius piazza Haig e Buitrago sul podio parziale. Inoltre il colombiano prende la maglia azzurra di miglior scalatore.

«E’ stata una giornata altrettanto dura come ieri – spiega Nicolò mentre si disseta con una aranciata – la tappa è stata più controllata, anche se il ritmo è comunque stato alto. Personalmente sono più contento perché sono riuscito ad aiutare molto di più la squadra. Il mio lavoro l’ho svolto. Anche oggi, sulla salita che portava a Renon, sono venuto su tranquillo».

Il compito di Buratti (in terza posizione) al TotA è stato di quello di lavorare per la squadra fino alle ultime salite
Il compito di Buratti (in terza posizione) al TotA è stato di quello di lavorare per la squadra fino alle ultime salite

«La squadra che c’è qua – aggiunge – in pratica è quella che andrà al Giro d’Italia, quindi i compagni sono in rampa di lancio. In ogni caso dal Brabante ad oggi è stato un percorso piuttosto positivo per me. La classica belga è stata corsa in maniera più simile alle gare U23 e devo essere sincero che non mi sono trovato troppo fuori luogo. Qui invece al Tour of the Alps è dura. C’è tanta salita, sono tutti scalatori e tutti in condizione pre-Giro. Insomma, si fatica e basta (sorride mentre ci saluta, ndr)».

Terza tappa

Il Tour of the Alps entra nel vivo con una frazione di non semplice lettura. Si scende dall’altopiano di Renon e si viaggia sulle fondovalli che portano sotto Trento. Praticamente tutta pianura tranne i due GPM di giornata. Dieci chilometri verso il Lago di Cei (a circa due terzi della tappa) e poi gli ultimi quindici abbondanti di ascesa (al 7,5 per cento) che portano a San Valentino di Brentonico.

«E’ stata una tappa dura come ci avevano anticipato – ci dice Buratti mentre i massaggiatori si preoccupano di coprirlo dall’aria fredda – le gambe stanno iniziando a bollire, a perdersi un po’ per strada. Anche se affaticato, tuttavia sono riuscito a finire abbastanza bene. Adesso vediamo come recupererò stasera. Domani si arriva a Predazzo e quella sarà veramente la tappa più dura di tutte. In ogni caso per me è sempre più un banco di prova importante. Per me sono le prime esperienze con i pro’, quindi è utile per fare gamba. Prendo quello che viene senza problemi».

Alla partenza della quarta di tappa da Rovereto, Buratti era sereno sapendo cosa lo aspettava
Alla partenza della quarta di tappa da Rovereto, Buratti era sereno sapendo cosa lo aspettava

Quarta tappa

Ha ragione Buratti, quella che parte da Rovereto è la tappa più incline al format della corsa. Un continuo su e giù per le vallate trentine per un totale di 3.600 metri di dislivello spalmati su poco più di 150 chilometri. Nel frattempo il meteo è diventato più inclemente e alla partenza scappa qualche goccione d’acqua. La pioggia accompagnerà i corridori fino a Predazzo. Nicolò lo intercettiamo tra il suo bus e il podio-firma. Non si aspetta nulla di particolare, sforzi a parte, ma l’umore appare buono. La sua tappa durerà poco più della metà.

«La fatica si è fatta sentire – ci racconta nel tardo pomeriggio – soprattutto con la partenza subito in salita (quasi sedici chilometri verso Passo Sommo, sopra Folgaria, ndr). Non è stata la mia miglior giornata e di conseguenza ho pagato un po’ più del dovuto. E’ vero, ho concluso in anticipo il mio Tour of the Alps però rientra tutto in quello che può considerarsi bagaglio di esperienza.

«Era la mia seconda gara con i pro’, una gara di una certa caratura tra l’altro, visti i partecipanti. Ho accusato un po’ il ritmo alto di andatura del gruppo. Tuttavia penso che queste mazzate facciano bene per crescere e capire il livello».

Dopo un periodo di recupero, Buratti potrebbe tornare in gara al Giro di Ungheria dal 10 al 14 maggio
Dopo un periodo di recupero, Buratti potrebbe tornare in gara al Giro di Ungheria dal 10 al 14 maggio

«Adesso farò qualche giorno di recupero – chiude Buratti – Devo ricaricare le batterie al meglio, poi tornerò ad allenarmi per i prossimi appuntamenti. Forse potrei correre il Giro di Ungheria però vedremo. So che devo continuare a migliorarmi per arrivare al livello dei grandi che si giocano le corse. E’ stata un’ottima esperienza, soprattutto perché alla fine ho fatto una settimana con la squadra. Sono molto contento perché mi ha consentito di conoscere meglio l’ambiente e capire come si muove una squadra World Tour durante una corsa a tappe. Prendo con piacere il lato positivo di questi giorni di fatica».

Buratti di volata tra i pro’: oggi debutta al Brabante

12.04.2023
5 min
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Si è messo tutto in moto all’inizio della Tirreno-Adriatico, quando il team manager Miholjevic ha chiamato il suo procuratore Scimone per chiedergli se Nicolò Buratti fosse pronto per esordire subito alla Bahrain Victorious. Il friulano si era appena fatto una ragione della grande delusione per il passaggio rinviato al 2024, nonostante il grande finale di 2022, quando la porta si è riaperta.

La sua stagione era già iniziata. Terzo alla Firenze-Empoli. Secondo alla Gand-Wevelgem. Tredicesimo al Piva. E quando il resto del Cycling Team Friuli si avvicinava al Giro del Belvedere e al Palio del Recioto, Buratti ha chiuso la valigia ed è volato in Belgio (in apertura foto Team Bahrain Victorious).

La Freccia del Brabante parte da Leuven e arriva a Overijse, dopo 206,1 chilometri
La Freccia del Brabante parte da Leuven e arriva a Overijse, dopo 206,1 chilometri
Che effetto fa passare dal Belvedere alla Freccia del Brabante?

Più o meno sono la stessa cosa (ride, ndr). Un po’ di emozione la sento. Però comunque sono molto contento, felice ed entusiasta di intraprendere questa nuova avventura.

La notizia è uscita lunedì, ma il meccanismo era in ballo da un pezzo…

Mi hanno contattato più o meno un mese fa, dicendomi che c’era questa possibilità. Ovviamente ho accettato e non potevo essere più felice. Poi si è trattato di fare tutte le pratiche e le formalità. E adesso sono qui (abbiamo parlato con Buratti ieri pomeriggio: oggi alle 12,30 prenderà il via da Leuven nella prima corsa da pro’, ndr).

Ti eri rassegnato all’idea di fare un altro anno negli under 23?

E’ stato un fulmine a ciel sereno. Ormai avevo programmato la stagione, mi ero posto i miei obiettivi. All’inizio sono rimasto di sasso, proprio perché devo resettare tutto, reimpostare le tabelle e rivedere i miei obiettivi.

Il 26 marzo, Buratti ha conquistato il secondo posto alla Gand-Wevelgem (foto Instagram CTF)
Il 26 marzo, Buratti ha conquistato il secondo posto alla Gand-Wevelgem (foto Instagram CTF)
Il secondo posto alla Gand dice che la condizione è quantomeno decente, no?

Vero, sono in un buono stato e spero che non ci sia troppo divario tra una categoria e l’altra. Sicuramente il salto c’è, però spero di non subirlo così tanto.

Hai già ricevuto un programma delle prossime corse?

Al momento solo la Freccia del Brabante, poi si vedrà. Sicuramente mi daranno presto una bozza di calendario.

E’ stato più semplice abituarsi a questo passaggio o farsi una ragione l’anno passato del fatto che non saresti passato subito?

Me ne ero fatto una ragione, quindi è stato più complicato capire che stavo passando in maniera così veloce. Siamo rimasti tutti a bocca aperta, io per primo.

Buratti è stato il miglior azzurro lo scorso anno ai mondiali di Wollongong
Buratti è stato il miglior azzurro lo scorso anno ai mondiali di Wollongong
Amadori ha detto che il piano di fare di te il leader del mondiale U23 non cambia.

Sono d’accordo. Si dovrà vedere il calendario col team e quello della nazionale. Avevo in programma qualche gara con Marino, adesso vedremo se riuscirò a rispettare le date. Però comunque al mondiale vorrei esserci.

Che effetto fa ritrovarsi di colpo in ritiro nella squadra WorldTour?

Per fortuna avevo fatto ritiri con loro quest’anno a dicembre e gennaio. Quindi lo staff l’avevo già visto e anche se non li conosco bene di persona, so quali sono le persone di riferimento. Lo stesso con gli altri corridori. C’è Fran Miholjevic con cui ho corso per due anni. C’è Jonathan Milan, che è friulano anche lui. C’è Govekar, che ha 22 anni. Siamo una squadra giovane, però punteremo a fare sicuramente bene.

Fra i risultati migliori del 2022, la vittoria di Capodarco è da incorniciare
Fra i risultati migliori del 2022, la vittoria di Capodarco è da incorniciare
Hai tenuto la stessa bici?

Ho cambiato modello. Oggi nel giro di scarico (ieri, ndr) ho provato la Merida Reacto, mentre prima avevo la Scultura. Però le geometrie sono le stesse, quindi mi sono trovato subito bene.

Ti aspetti qualche incarico particolare nella prima gara da pro’?

Farò quello che mi diranno di fare e insieme dovrò capire come sarà la gara. Devo ambientarmi, dovrò capire il team e il team dovrà capire me, come mi approccio e come mi gestisco. Insomma, quel che serve si farà.

Dopo il Kemmelberg della Gand, cosa pensi di questi muri?

Le gare in Belgio sono particolari. Recentemente sono andato bene, quindi ho preso un po’ le misure di come si corre qui. Sicuramente da professionista la modalità di gara cambia. E i muri sono duri, niente da dire, bisognerà avere le gambe per superarli.

Buratti ha iniziato l’anno con il Cycling Team Friuli, è passato alla Bahrain Victorious da oggi, 12 aprile 2023 (foto TBV)
Buratti ha iniziato l’anno con il Cycling Team Friuli, è passato alla Bahrain Victorious da oggi, 12 aprile 2023 (foto TBV)
Come ti hanno salutato i compagni del CTF?

Sono stati contenti, è proprio un passaggio di testimone. Adesso tocca a loro riuscire a passare e cogliere i risultati che meritano. Mi auguro veramente di incontrarli entro un paio d’anni. Hanno le capacità per farlo e se c’è l’ho fatta io, che non sono un extraterrestre, possono tranquillamente farlo anche loro.

Dovrai cambiare preparatore? 

No, sarò seguito ugualmente da Andrea Fusaz e anche questa è una grande cosa.

Si può dire in bocca al lupo?

Si deve dire, grazie. Un po’ di fortuna ci sta sempre bene.

Amadori, strategie azzurre verso il mondiale di Glasgow

11.04.2023
5 min
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In Scozia, a visionare il percorso dei mondiali, non c’era solamente Bennati, ma anche il cittì degli under 23 Marino Amadori (in apertura con De Pretto, stamattina al Palio del Recioto). Quella di agosto sarà un’edizione particolare del campionato del mondo, con tante incognite davanti a sé. Amadori lo troviamo alla partenza del Giro del Belvedere, all’interno della meravigliosa villa che ospita la sede di partenza. 

«Il  percorso – dice il cittì nascosto dietro le lenti scure dei suoi occhiali – assomiglia un po’ a quello del mondiale del 2019, in Yorkshire. C’è un primo pezzo in linea e poi un circuito, che gli under 23 dovranno ripetere per sette volte».

Circuit des Ardennes 2023, Alberto Bruttomesso, nazionale, CTF, Cycling Team Friuli (foto Alexis Dancerelle)
Circuit des Ardennes 2023, Alberto Bruttomesso, nazionale, CTF, Cycling Team Friuli (foto Alexis Dancerelle)

Difficile da interpretare

Il cittì Daniele Bennati ci aveva presentato il percorso pochi giorni fa, e Amadori non si discosta molto dalla sua lettura tecnica. 

«I primi 70 chilometri sono ondulati ma senza difficoltà altimetriche – racconta – è ondulato, con strade strette, che poi diventano larghe: complicato si può dire. Poi i restanti 100 chilometri della prova sono all’interno del circuito, molto particolare con 42 curve. Anche lì cambia molto nella sua fisionomia, ci sono dei brevi strappi che si prendono anche da fermo. Il più impegnativo a circa 3 chilometri dall’arrivo può risultare decisivo, è uno sforzo breve, alla fine potremmo dire che è un percorso esplosivo. Se dovesse anche piovere le difficoltà aumentano e non poco. Le soluzioni sono tante, potrebbe arrivare uno da solo come un gruppetto di una ventina di corridori oppure ci potrebbe essere un arrivo in volata».

De Pretto, dopo un buon inizio di stagione, correrà la Liegi U23 guidato da Amadori
De Pretto, dopo un buon inizio di stagione, correrà la Liegi U23 guidato da Amadori

Gente forte

Così ha descritto Amadori i corridori che potranno farsi vedere in questo mondiale. Non c’è tempo di respirare e serve avere la situazione sotto controllo, sempre. 

«E’ un percorso non da limatori – continua il cittì – non da gente che sta sulle ruote, perché non avrebbero nessuna possibilità di arrivare. Servono corridori forti, con grande resistenza, gente che non abbia paura di prendere aria in faccia fin dal chilometro zero. Bisogna stare sempre attenti, perché fughe numerose possono mettere in grande difficoltà il gruppo. Sempre al mondiale dello Yorkshire, andò via una fuga, noi avevamo dentro Covi insieme ad un’altra decina di corridori. Gli USA, con McNulty, non riuscirono a mettere un uomo davanti e si incaricarono dell’inseguimento. Se viene un’azione simile ad agosto diventa molto più pericolosa, perché non ci sono tratti in cui si può recuperare tanto tempo».

Amadori all’arrivo del Giro del Belvedere, tra ieri e oggi deve visionare alcuni ragazzi in vista dei prossimi impegni
Amadori all’arrivo del Giro del Belvedere, tra ieri e oggi deve visionare alcuni ragazzi in vista dei prossimi impegni

I numeri contano

La nazionale di Amadori ha già iniziato a correre, anche all’estero, si è chiuso nel giorno di Pasqua il Circuit des Ardennes, con un terzo posto di Bruttomesso proprio nella tappa conclusiva. I ragazzi, guidati da Scirea si sono messi alla prova in nuovi percorsi e la preparazione al mondiale parte anche da qui. 

«Avere cinque o sei corridori in squadra conta tantissimo – riprende Amadori – se riusciremo ad entrare nelle prime cinque nazioni partiremo con sei corridori, altrimenti con cinque. Quell’uomo in più farà tanta differenza, perché diventa una pedina importante che ci si può giocare in ogni momento. Si potrebbe utilizzarlo all’inizio per fare il ritmo o per inserire un uomo in più nella fuga iniziale. Una cosa è certa, gli appuntamenti di Coppa delle Nazioni saranno fondamentali per prendere punti e salire di posizione del ranking.

«Avremo due appuntamenti importanti, il primo in Polonia ed il secondo in Repubblica Ceca. Anche nelle gare che abbiamo fatto (Gent e Ardenne, ndr) ed i successivi (Liegi e Bretagna, ndr) proveremo un po’ di corridori per vedere come ci poniamo a livello internazionale».

Buratti dopo un bell’inizio di stagione è stato promosso anticipatamente alla Bahrain Victorious (foto Instagram CTF)
Buratti è stato promosso anticipatamente alla Bahrain Victorious (foto Instagram CTF)

La carta Buratti

Il corridore italiano sul quale si fa riferimento, per lo meno ad inizio stagione, è Nicolò Buratti, che poche settimane fa ha conquistato un bel secondo posto alla Gent-Wevelgem U23. Un nome che avevamo già speso per il mondiale australiano e che ha una gran voglia di riscattarsi. Abbiamo scoperto ieri, al termine del Giro del Belvedere, che il corridore del CTF è stato promosso anticipatamente nel WorldTour alla Bahrain Victorious, riuscirà comunque a partecipare al mondiale U23?

«Il progetto con Buratti – ammette il cittì – è quello di puntare al mondiale, ho parlato con lui, è un suo obiettivo. C’è da valutare anche il programma, perché con il ciclismo di oggi bisogna già partire da lontano nel preparare certi eventi. Abbiamo già provato gli anni scorsi a fare determinati esperimenti e non hanno fruttato, quindi non li faremo più. Il prossimo mese si decide se Buratti potrà essere davvero dei nostri ed eventualmente partiremo con un percorso di avvicinamento mirato. Grazie alla Federazione siamo riusciti a programmare un ritiro al Sestriere, nel mese di luglio. Prima del mondiale faremo anche una corsa a tappe in Francia, proprio per ultimare il lavoro fatto ed arrivare al top».

Gent U23: Buratti emerge dai muri e dalla pioggia

27.03.2023
4 min
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Una domenica di grande ciclismo in Belgio, un antipasto di quello che saranno i prossimi giorni, anzi, settimane. Sulle strade della Gent-Wevelgem, che hanno visto trionfare la Jumbo-Visma con la doppietta firmata da Laporte e Van Aert, è andata in scena anche la corsa dedicata agli under 23. Una gara fredda, piovosa e perennemente accesa, Nicolò Buratti, del CTF, ha colto un bellissimo secondo posto. Lui che, proprio qualche giorno fa, è stato su quei muri e su quel pavé insieme ai suoi compagni per imparare a domarli. 

Un pizzico di rammarico

La Gent-Wevelgem under 23 si è chiusa da poche ore, così raggiungiamo il giovane corridore del CTF. Una doccia dopo la premiazione ed un breve trasferimento in hotel, la voce è ferma ed il racconto inizia. 

«E’ andata bene – esordisce – il risultato è ottimo, anche se devo ammettere che c’è un pizzico di rammarico per la vittoria sfumata. Però si tratta di una gara di assoluto livello e di grande prestigio, questo secondo posto alla fine è comunque molto bello e soddisfacente».

Con un’azione di contropiede nell’ultimo chilometro è stato Gil Gelders a vincere la Gent U23 (foto Cliché Flore Cauwelier)
Con un’azione di contropiede nell’ultimo chilometro è stato Gil Gelders a vincere la Gent U23 (foto Cliché Flore Cauwelier)
Che corsa è stata?

Dura, una vera classica del Nord. Abbiamo preso acqua tutto il giorno, c’era un gran vento ed il freddo non è mancato. Una gara al limite, infatti l’abbiamo finita in 56 su più di 140 partenti. Insomma, una gara dura da ogni punto di vista: del clima e del chilometraggio, 190 chilometri non sono pochi. 

Come si è sviluppata?

Dopo un centinaio di chilometri dal via, sono iniziati i primi ventagli e un gruppetto di una ventina di atleti si è avvantaggiato. Noi siamo rimasti esclusi e ci è toccato rincorrere, siamo riusciti a tappare il buco poco prima che iniziasse la parte tosta del percorso: quella dei muri.

Una volta scaldata la gara che è successo?

Sono iniziati i muri ed il gruppo ha iniziato a perdere pezzi, noi del CTF eravamo rimasti in tre, riuscendo a coprire bene su tutti gli attacchi. Sul Kemmelberg ci siamo sganciati in otto corridori, poi siamo rimasti in sette. Mancavano ancora tanti chilometri all’arrivo, almeno una quarantina, ma dietro eravamo ben coperti. Infatti eravamo in sette ma tutti di squadre diverse, così dietro non c’era motivo di chiudere il buco. 

Buratti ha regolato il gruppetto inseguitore, conquistando il secondo posto alla Gent U23 (foto Instagram CTF)
Buratti ha regolato il gruppetto inseguitore, conquistando il secondo posto alla Gent U23 (foto Instagram CTF)
Quando si è decisa la corsa?

Negli ultimi cinque chilometri, a turno tra noi sette al comando qualcuno cercava di uscire. Io ero abbastanza fiducioso di poter vincere un eventuale sprint, ma ho provato un allungo ad un chilometro dall’arrivo. Nel momento in cui mi hanno ripreso è scattato il corridore della Soudal-Quick Step (Gil Gelders, ndr) ci ha preso in contropiede e non siamo riusciti a chiudere.

Un azzardo anticipare ad un chilometro dall’arrivo?

Ho provato, me la sentivo, da questo punto di vista non penso sia stata una mossa sbagliata. Eravamo tutti un po’ sulle gambe, non è neanche detto che in volata sarei riuscito a performare al meglio.

Come è andata la gestione della corsa in condizioni così estreme?

Mi sono trovato bene per tutto il giorno, anche se non avevo troppa esperienza in condizioni simili. Avevamo provato a correre qui in Belgio settimana scorsa, ma in condizioni climatiche completamente differenti. Non ho sofferto il freddo, anche con la pioggia l’ho gestita bene, coprendomi il giusto. Anche la parte dell’integrazione, l’ho curata al meglio, sono riuscito a mangiare tutto il giorno, con quantità leggermente superiori al  normale. Era difficile trovare lo spazio per mangiare, tra pavé, pioggia, freddo, vento, muri.

Aver fatto una settimana di “adattamento” su queste strade è stato utile?

Sì, venire qui con qualche giorno di anticipo ci ha permesso di studiare tutto nei minimi dettagli. Eravamo consapevoli a cosa saremmo andati incontro. 

Buratti ed il CTF hanno preso le misure con i muri alla Youngster Coast Challenge (kimberleecfotos)
Buratti ed il CTF hanno preso le misure con i muri alla Youngster Coast Challenge (kimberleecfotos)
Olivo ci ha detto che la Youngster Coast Challenge, la gara di venerdì scorso, vi ha dato dei parametri sui quali muovervi.

Il Kemmelberg lo avevamo fatto sia in quella corsa che in allenamento. Direi che pedalare più volte su quei muri ci ha dato maggiore confidenza, anche in condizioni davvero proibitive come quelle di oggi (ieri, ndr). 

Che sensazione hai provato nel correre una corsa così importante?

E’ stato bellissimo. I muri sono veramente duri, quasi infiniti, servivano davvero tante gambe per fare la differenza. Il ricordo mi rimarrà per un bel po’, anche perché nonostante il tempo lungo il percorso c’era comunque tanta gente. Oggi su queste strade hanno corso tutti dagli junior ai pro’. 

La scelta di rimanere un anno in più tra gli under 23 è stata in parte ripagata con questa esperienza?

E’ un gradino importante della mia crescita, sicuramente per ora sono contento della scelta. Consapevole del fatto che mi farò trovare più pronto quando l’anno prossimo passerò professionista. 

Il CTF riparte con il botto, ma la strada è ancora lunga

02.03.2023
5 min
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Il Cycling Team Friuli (CTF) in questo inizio di stagione ha già raccolto dei buoni risultati: una vittoria e tre podi. Sia con i giovani, come Bruttomesso e Matteo Milan, sia con i più esperti: Buratti. La formazione friulana guidata da Renzo Boscolo è partita forte e punta in alto, per crescere e migliorare gara dopo gara. 

Renzo Boscolo insieme ai suoi ragazzi al Tour of Szeklerland 2022 (foto CTF)
Renzo Boscolo insieme ai suoi ragazzi al Tour of Szeklerland 2022 (foto CTF)

Sempre operativo

Il diesse si trova sulla strada del ritorno dall’Umag Trophy, i suoi ragazzi oggi non correvano, ma lui era lì per guardare la concorrenza. 

«Ho finito di lavorare – racconta Boscolo dalla macchina – e sono andato a Umago per vedere la corsa. Mi piace, confronto un po’ le squadre e faccio una panoramica della situazione. Da casa mia, a Trieste, ci vuole davvero poco ad arrivare oltre confine».

«E’ stata una bella corsa quella di oggi – racconta – ha vinto Adam Toupalik. Persico, quarto sul traguardo, ha fatto proprio una bella volata. Non sono riusciti a chiudere sulla fuga dei tre ma quando vai all’estero è sempre difficile. In Italia conosci le squadre e sai come comportarti, nel momento in cui cambi scenario ci sono dei riferimenti differenti e non è facile regolarsi. Poi oggi faceva freddo, c’era vento ed a tutto ciò si è aggiunta la pioggia, non una bella situazione».

La stagione si è aperta sabato scorso con il secondo posto di Bruttomesso alla San Geo dietro Persico (foto Rodella)
La stagione si è aperta sabato scorso con il secondo posto di Bruttomesso alla San Geo dietro Persico (foto Rodella)

Una rosea primavera

Nonostante il calendario dica che siamo a marzo, il meteo rimane poco clemente, fa freddo e la primavera sembra lontana. I risultati per il CTF, tuttavia, sbocciano, anche se questo è solo l’inizio. 

«Siamo partiti bene – riprende Boscolo – non possiamo negarlo. Abbiamo portato a casa quattro podi in altrettante corse. Vuol dire che in inverno abbiamo lavorato nel modo giusto, sia con i ragazzi giovani che con quelli esperti. D’altronde l’unica vittoria ed uno dei due secondi posti sono arrivati da Bruttomesso (in apertura al GP Misano 100, foto CTF). L’altra seconda posizione l’ha conquistata Matteo Milan, mentre il quarto ed ultimo podio è frutto di un ragazzo più esperto: Buratti. Da Nicolò ci aspettiamo qualcosa di importante quest’anno, visto anche il fatto che è rimasto con noi per crescere ancora e confermarsi». 

Nuovi stimoli

Nel corso della telefonata il diesse dal cognome veneto, ma friulano a tutti gli effetti, ha attraversato ben tre Paesi. E’ partito dalla Croazia e, per tornare in Italia, è passato dalla Slovenia. 

«Al contrario degli altri anni – spiega – oggi all’Umag Trophy non abbiamo corso. Ed anche le prossime corse croate, non ci vedranno protagonisti. Ne parlavo proprio oggi (ieri, ndr) con l’organizzatore della corsa. Il CTF è stata la prima squadra italiana ad andare a quelle gare, c’era ancora De Marchi con noi. Quest’anno abbiamo puntato di più sul nord Europa. Ci appoggeremo alle strutture della Bahrain Victorious e del Cannibal Team. Abbiamo ottenuto gli inviti per la Gent-Wevelgem U23 e per altre corse, faremo girare un po’ i ragazzi. Si tratta dell’ennesimo step di crescita che fa parte del nostro progetto. E’ giusto fare esperienze nuove, ogni Paese ha le sue specialità e non si smette mai di imparare».

I corridori del CTF prima della partenza della San Geo, esordio in Italia poi si punta verso il nord Europa
I corridori del CTF prima della partenza della San Geo, esordio in Italia poi si punta verso il nord Europa

Crescita continua

“Imparare” non è un verbo usato a caso da Boscolo, il CTF crede nei propri ragazzi, consapevoli che nessuno ha il posto assicurato tra i professionisti, bisogna guadagnarselo.

«Noi anticipiamo i tempi – dice il diesse – facendogli fare le esperienze che si troveranno poi a fare una volta professionisti. Non tutti hanno la qualità di passare nel WorldTour subito, ma anche loro devono e possono imparare. Le continental devono permettere ai ragazzi di sbagliare, questa è la logica del progetto. Nelle prime corse di stagione gli errori sono stati fatti, risultati buoni non sono sinonimo di perfezione, si può sempre migliorare. Vi faccio un esempio: sono molto più contento della prestazione di Bruttomesso alla San Geo che della sua vittoria a Misano. Nella prima corsa non ha vinto, ma si è messo in mostra, ha fatto vedere di stare bene, ed anche se ha sbagliato i tempi della volata sono soddisfatto. Alberto ha dimostrato di non essere solo un velocista, cosa che tra gli under 23 non ha senso, perché quando passi professionista i velocisti puri non esistono più».

Il CTF si è messo subito in mostra, correndo le prime gare da protagonista
Il CTF si è messo subito in mostra, correndo le prime gare da protagonista

L’università del ciclismo

Il diesse chiude la telefonata con un ragionamento che merita un capitolo a parte. «Il team development – conclude – deve essere visto come la Primavera delle squadre di calcio. Siamo partiti a lavorare sulla crescita dei nostri atleti già dal primo dei due ritiri invernali. Non solo bici ma anche lezioni e apprendimento.

«Come squadra abbiamo l’obbligo di far crescere tutti i ragazzi, poi sarà il mondo del professionismo a decidere chi passa, in base alle esigenze del momento ed altri fattori. Si passa anche dalle corse di livello inferiore, che hanno lo stesso senso delle “partitelle” infrasettimanali nel calcio. In quel caso si ha la possibilità di provare determinate situazioni che altrimenti non avresti modo di vedere e approfondire. Io penso che siamo l’equivalente di un piano di studi universitario: un mix di corsi differenti che alla fine ti danno la formazione necessaria».

Il bicchiere mezzo pieno di Buratti: 2023 tra U23 e WT

08.01.2023
5 min
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A novembre l’annuncio della Bahrain Victorious. Un misto di gioia con qualche accenno di amarezza. Buratti, uno dei migliori under 23 della scorsa stagione, forse il migliore, vestirà per un altro anno la casacca del Cycling Team Friuli prima di approdare alla World Tour, con un biennale postdatato 2024-2025. Una crescita che agli occhi di tutti è risultata anomala, con sfumature lette da molti in chiave positiva. Per una volta il più forte non ha fatto la corsa contro il tempo per approdare tra i pro’.

E’ stato preso più volte come esempio per aver saputo rinunciare alla smania del passaggio di categoria. Nicolò (foto Facebook in apertura) ha mantenuto il sangue freddo, non rinunciando ad una crescita costante ed è andato contro ogni inerzia del ciclismo moderno che riguarda i giovani spinti a passare ad ogni costo appena i numeri lo permettono

Per Nicolo Buratti la vittoria di Capodarco è stata la più bella del 2022
Per Nicolo Buratti la vittoria di Capodarco è stata la più bella del 2022

Ci siamo chiesti cosa Buratti pensasse a pochi giorni nel nuovo anno: timori, dubbi e obiettivi. Abbiamo chiamato il friulano consapevoli del fatto che dietro ad una decisione di questo tipo che ha scatenato dibattiti e consensi c’è sempre un ragazzo di 21 anni che condivide il sogno di molti, di pedalare ad alto livello inseguendo le proprie aspirazioni. Nicolò parlaci del tuo 2023…

Come hai passato le feste? Nel gelido inverno friulano o sei andato in cerca di calore altrove?

Molto bene. A dicembre sono già stato in Spagna per un ritiro con la Bahrain. Le prime due settimane le ho passate là e dopo son tornato a casa per le Feste continuando con la mia preparazione. Partirò dopodomani (oggi, ndr) per il secondo ritiro in Spagna, a prendere un po’ di caldo.

Sei andato con la WorldTour, quindi ti stai già integrando.

Sì a dicembre eravamo con altri ragazzi del CTF, ma non con tutti. Mentre questa settimana ci sarà il ritiro ufficiale della squadra e saremo al completo. 

Buratti ha firmato per un biennale 2024-25 alla Bahrain Victorious
Buratti ha firmato per un biennale 2024-25 alla Bahrain Victorious
Abbiamo parlato di recente con Jonathan Milan, ci ha detto che vi allenate spesso insieme?

Sì, abbiamo fatto anche quattro giorni assieme dopo Natale. Come dice lui abbiamo un gruppo di ragazzi friulani tra dilettanti e professionisti e quando c’è l’occasione si scrive e ci si raduna per macinare chilometri insieme. 

Veniamo al 2023, come stai vivendo la preparazione di questo anno da under con un biennale in tasca?

Dobbiamo prendere quello che viene, bisogna concentrarsi sulla nuova stagione focalizzandosi su nuovi obiettivi e nuovi stimoli. Sarà un anno di transizione, ma che sarà dedicato ad un ulteriore miglioramento delle mie prestazioni e conoscenza personale come corridore a 360°, per capire dove posso migliorare ancora e arrivare più pronto al professionismo. 

La stagione di Buratti si dividerà tra gare con la continental e la sorella maggiore WT
La stagione di Buratti si dividerà tra gare con la continental e la sorella maggiore WT
La tua stagione 2022 è stata da incorniciare. Hai timori, paura di non riuscire a riconfermarti?

Posso dire che riconfermarsi facendo i risultati della scorsa stagione sarà veramente difficile. Anche banalmente come numero di vittorie, sono il primo a dire che non è scontato. Sta a me cercare di eguagliare e riuscire a portare nuove vittorie, anche più importanti rispetto a quelle che ho già portato a casa. Non me ne vogliano le gare che ho vinto, che sono state importanti, ma aspiro anche a risultati ancora più blasonati. Non devo fissarmi sul numero, ma puntare sulla qualità.

I tuoi diesse come ti hanno spiegato questa situazione?

Abbiamo analizzato quello che avevamo in mano e abbiamo deciso per questa situazione. Nessuno mi ha imposto niente o mi hanno detto che “purtroppo” avrei dovuto fare un altro anno da under. E’ stata una decisione di comune accordo.

Guardandoti attorno, vedere coetanei e più giovani passare in squadre WT o professional, che impressione ti fa?

Io guardo al mio percorso. Penso al mio interesse, alla mia squadra e a ciò che mi aspetta. Se gli altri hanno avuto la possibilità di passare, vuol dire che i meriti li hanno avuti e hanno colto l’occasione al volo. Io comunque so che la mia è lì ad aspettarmi e devo solo attendere quest’anno ancora. Guardando il bicchiere mezzo pieno, so che sarà un anno che potrò sfruttare per migliorarmi ancora e capire dove posso arrivare. 

Buratti nel mondiale australiano è stato attanagliato dalla sfortuna, tra forature e problemi meccanici
Buratti nel mondiale australiano è stato attanagliato dalla sfortuna, tra forature e problemi meccanici
Avete previsto una stagione ibrida, con corse trai pro’ e gare con la WT?

E’ ancora in fase di organizzazione. Il piano prevede sicuramente corse con i professionisti. Sarà un anno più rivolto a gare con i pro’, per entrare nell’ottica e nell’ambiente in maniera graduale. 

Anche se non hai ancora il calendario sotto mano, si può immaginare che per agosto hai previsto un appuntamento importante. Con il mondiale hai un conto in sospeso…

E’ un obiettivo sicuramente. Si sa com’è andata. Non sento di avere nulla da recriminare, se non con la sfortuna. So che ci sono i presupposti per fare bene. 

Esulta Buratti. La Bahrain adesso è realtà, ma dal 2024

22.11.2022
5 min
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Cinque minuti a mezzogiorno del 18 novembre. La Bahrain-Victorius cinguetta l’ingaggio di due ragazzi del Cycling Team Friuli, la sua formazione vivaio. Nicolò Buratti ed Alberto Bruttomesso passeranno pro’ a partire dal 2024 con un contratto biennale.

Una notizia nell’aria, ma non scontata benché si stia parlando di due tra i migliori talenti espressi dall’ultima annata tra i gli under 23. Il turno per parlare con Bruttomesso dell’argomento lo abbiamo avuto qualche giorno fa, ora tocca a Buratti vuotare il sacco delle emozioni. Se è vero che l’attesa del piacere è essa stessa il piacere (di diventare professionista in questo caso), chissà come il 21enne udinese di Corno di Rosazzo avrà vissuto i giorni precedenti al tanto sperato annuncio.

Buratti sgrana gli occhi guardando il futuro che lo attende alla Bahrain-Victorius
Buratti sgrana gli occhi guardando il futuro che lo attende alla Bahrain-Victorius

Come avevamo anticipato più di una settimana fa, per il dominatore di Poggiana e Capodarco (due delle sue nove perle stagionali) le porte per il salto di categoria nel 2023 si erano chiuse in anticipo rispetto alle sue ultime ottime prestazioni. Invece no, come ci spiega Nicolò…

Moralmente come avevi preso il fatto che l’anno prossimo non c’era posto per te alla Bahrain?

Inizialmente devo confessarvi che ci sono rimasto male. Dopo la stagione che ho fatto ci speravo. C’erano i presupposti. Però forse ho inanellato i migliori risultati quasi troppo tardi. La Bahrain aveva già fatto e finito il mercato per il 2023, ma loro si sono impegnati con i dirigenti del CT Friuli di trovare una soluzione ottimale.

E moralmente come hai accolto questa notizia?

Beh, nemmeno da dire, alla grande (sorride, ndr). Diciamo che da quando mi hanno detto che non sarei passato nel 2023 a quando è arrivata la conferma dell’ingaggio sono trascorsi un po’ di giorni, ma nemmeno troppi. Quindi alla fine non avuto molto tempo per essere preoccupato o di cattivo umore.

Buratti nel 2023 vorrebbe essere un esempio per i suoi compagni più giovani del CT Friuli
Buratti nel 2023 vorrebbe essere un esempio per i suoi compagni più giovani del CT Friuli
Farai il 2023 nel Cycling Team Friuli. Pensi che sia quella soluzione ideale di cui parlavi prima?

Direi proprio di sì. Sarà la terza stagione con loro, in un ambiente che conosco e in cui sto bene. Il fatto che la squadra sia la development della Bahrain mi consentirà di avere un inserimento graduale tra i pro’. Sulla carta sono già in programma dei training camp e lo stage ad agosto. Naturalmente però bisognerà vedere che annata farò.

Ecco, come sarà ora che hai il contratto in tasca? Che motivazioni avrai?

Riconfermare i risultati di quest’anno credo che sia il miglior stimolo possibile. Non sarà facile, anche perché vorrei crescere ulteriormente attraverso un calendario più internazionale sia col mio team che con la maglia azzurra. Mi reputo un corridore da classiche e vorrei fare bene in quelle primaverili in Italia ma anche all’estero. Ad esempio, fare risultato alla Gand-Wevelgem con la nazionale è un obiettivo. Quest’anno l’ho corsa e non è andata benissimo. Voglio rifarmi. Ad oggi i presupposti ci sono. Il top sarebbe iniziare il 2023 così come ho finito il 2022.

Il podio di Capodarco. Buratti nel 2022 ha conquistato 9 vittorie e una lunga serie di top ten
Il podio di Capodarco. Buratti nel 2022 ha conquistato 9 vittorie e una lunga serie di top ten
Delle nove vittorie di quest’anno, sei le hai ottenute da agosto in avanti. Cosa ti è mancato all’inizio?

Non saprei, forse un mix di fortuna e cattiveria agonistica. Per la verità sono stato piuttosto costante per tutta la stagione. Ho vinto la prima gara alla seconda che ho fatto e ho vinto la mia ultima gara alla penultima. Nel mezzo però mi sono sbloccato mentalmente ed è cambiato tutto. Mi sono sentito più sereno ed in pace con me stesso e sono arrivati i successi.

Cosa o chi ha fatto scattare la molla?

La mia famiglia e la squadra mi hanno sempre supportato, come sempre ed in ogni momento. Gli allenamenti erano sempre quelli o comunque non li ho cambiati tanto. Fisicamente stavo bene. Però ad un certo punto, soprattutto ad agosto, ho iniziato a pensare che il professionismo me lo dovevo ancora guadagnare. Insomma, se quel qualcosa è venuto, credo che sia venuto tutto da me.

Foratura, cambio della ruota e poi ancora cambio bici. un giro per rientrare: questo il mondiale 2022 di Buratti
Foratura, cambio della ruota e poi ancora cambio bici. un giro per rientrare: questo il mondiale 2022 di Buratti
Avrai il ruolo di prima punta, ma cosa vorrebbe dare Buratti in più al CTF?

Mi piacerebbe essere una guida, un esempio per i nostri primi anni o per i più giovani di me. E’ vero che Alberto (Bruttomesso, ndr) ed io siamo a posto per il futuro, ma vorrei aiutare i miei compagni a svezzarsi nelle varie gare. Porto in dote la mia esperienza di quest’anno, specie quella morale per consigliare la squadra quando non arriveranno i risultati. Poi ovvio che anch’io, insieme a loro, vorrò fare un ulteriore step psico-fisico.

A proposito, ritornando sulla maglia azzurra. Forse non ci hai detto tutti i veri obiettivi…

Eh sì, l’anno prossimo puntiamo in alto (sorride, ndr). Il vero obiettivo sarà il mondiale di Glasgow ad agosto. Il percorso è adatto alle mie caratteristiche e voglio arrivarci pronto e preparato. E poi, dopo quello di quest’anno, ho un conto in sospeso da saldare…

Olivo: «Bene crescere, ma il futuro va preso al volo»

10.11.2022
6 min
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Bryan Olivo ha appena ripreso ad allenarsi. Fino a due anni fa, questo per lui era il momento più divertente della stagione. Il cross era casa sua, la maglia DP66 e la bici Giant. Nel 2021 ha conquistato la maglia tricolore juniores a Lecce battendo Masciarelli. Poi, passato su strada, ha preso la bici da cross e l’ha messa in garage. Il 2022 è stato la prima stagione da stradista a tempo pieno con il CT Friuli.

Olivo ha partecipato al Tour of Szeklerland e al Giro di Slovacchia, mentre si è ritirato dopo la seconda tappa del Giro del Friuli. I risultati migliori sono venuti nelle crono. Terzo ai tricolori, secondo a Ponsacco. Con la nazionale ha corso gli europei crono, strada e pista (in apertura la crono di Anadia, foto UEC). Bryan compirà vent’anni a gennaio.

Tricolore di cross juniores, Olivo ha mollato il fuoristrada lo scorso inverno (foto Alessio Pederiva)
Tricolore di cross juniores, Olivo ha mollato il fuoristrada lo scorso inverno (foto Alessio Pederiva)
Finite le vacanze?

Ho appena ripreso a fare qualcosa. Sono stato fermo dal 12 ottobre fino ad ora, ci voleva. La stagione sinceramente non l’ho neanche sentita più di tanto, nel senso che ho iniziato ad andare forte alla fine, quindi non mi è pesata particolarmente. Ogni tanto però un po’ di riposo ci vuole lo stesso e adesso sono carico per ricominciare.

Che cosa ti pare dunque del mondo della strada?

Mi piace. Se si vuole emergere e passare professionisti, bisogna andare forte su strada e io mi sono trovato bene. In Slovacchia ho corso tra i professionisti, mi piace il loro modo di correre. Fra gli under 23, soprattutto in Italia, si parte ad attaccare dall’inizio alla fine. Non c’è una tattica di corsa ragionata. Invece ho notato che all’estero le corse sono più pensate e io mi trovo meglio. C’è anche molto più lavoro di squadra e alla fine sembra un po’ di fare le grandi corse, per come le vedi in tivù.

Hai mantenuto la pista, giusto?

Ho fatto l’europeo under 23 ad Anadia, in Portogallo, nell’inseguimento individuale (nella gara in cui Manlio Moro ha conquistato il bronzo, Bryan è stato 10°, ndr). La pista dovrei tenerla, a meno di cose eclatanti. L’idea mia e penso anche dei miei preparatori e dei direttori sportivi è di rincominciare dalla base di fine anno in cui sono andato forte, poi migliorare. Durante la stagione ci saranno vari obiettivi di cui parleremo. Però, l’idea per il 2023 è di andar forte e iniziare a vincere.

Ancora al Tour of Szeklerland, in fuga nei boschi della Romania (foto Instagram)
Ancora al Tour of Szeklerland, in fuga nei boschi della Romania (foto Instagram)
I risultati migliori sono venuti nelle crono.

Vedendo da quest’anno, le cronometro sono veramente il mio punto forte. E’ una cosa su cui si può lavorare bene e magari togliersi anche qualche bella soddisfazione. Ho visto che contro il tempo posso dare il mio vero potenziale al 100 per cento. Ovviamente bisognerà vincere anche le gare su strada, però il mio punto forte adesso sono le cronometro. E’ qualcosa che sento mio. Quando salgo su quella bici mi sento un’altra persona e quindi mi piace veramente tanto.

Hai parlato di strada, vedendoti e ricordando le tue doti nel cross, un occhio alle strade del Nord si potrebbe dare, no?

Direi di sì. Alla fine ho visto che in salita dopo i 3 chilometri inizio a fare fatica, mentre sugli strappi e sui percorsi mossi posso farmi vedere. Le classiche del Nord potrebbero andar bene, però è tutto da sperimentare. L’anno scorso non ho potuto confrontarmi con quei percorsi, però l’idea è quella di puntare sulle classiche e sui percorsi vallonati.

Veniamo alla nota dolente: Trentin dice che rinunciare presto al cross per intestardirsi sulla strada è un errore.

La mia idea è che se vuoi passare professionista e nel cross non sei un fenomeno assoluto, è meglio che ti concentri sulla strada al 100 per cento, così magari hai una possibilità. Fare tutte e due le cose, magari non fatte bene, secondo me compromette la possibilità di andare avanti. Io almeno la penso così.

Al Tour of Szeklerland, riunione con i ds Boscolo e Baronti (foto CT Friuli)
Al Tour of Szeklerland, riunione con i ds Boscolo e Baronti (foto CT Friuli)
Quando sei arrivato a questa consapevolezza?

Ho sempre detto di essere amante del ciclocross e che non lo avrei mai lasciato. Però, nel momento in cui vai a ragionare bene su quali possono essere i pro e i contro, soprattutto nel cross fatto in Italia… In Belgio e Olanda, sono due cose diverse. Ugualmente, dove sono i corridori belgi e olandesi che fanno cross e vanno forte su strada? A parte quei due o tre fenomeni, intendo. Io parlo di livello under 23 e juniores. Se si guardano i risultati, non trovi nessuno che va forte su strada e fa cross.

In teoria, si fa multidisciplina non per vincere da junior o U23, ma per avere una formazione più completa da pro’.

Diciamo però che adesso il ciclismo sta portando in una direzione in cui se non vai forte subito, non passerai mai più. Vediamo sempre più juniores che passano direttamente professionisti e under 23 che fanno sempre più fatica. Probabilmente è il movimento che ti porta ad andar forte da junior.

Secondo te, Buratti che non passa è un’occasione mancata o un anno in più gli farà bene? 

Non lo so, è una domanda cui non vorrei rispondere.

Al Giro del Friuli doveva lavorare per Buratti, ma il 2° giorno si è fermato per problemi fisici (foto Instagram)
Al Giro del Friuli doveva lavorare per Buratti, ma il 2° giorno si è fermato per problemi fisici (foto Instagram)
Seguendo il tuo ragionamento, sembra quasi che ci sia un solo treno…

Se hai il contratto in mano, un anno in più non fa niente, però se non hai il contratto in mano, ovviamente non passare è un’occasione sprecata. Dipende da che punto di vista lo vedi. Se gli fai fare il quarto anno e non hai il contratto, magari non hai motivazioni. Se invece ce l’hai già, un anno in più non cambia niente, perché sai che alla fine passerai.

Se adesso venisse qualcuno e ti offrisse di passare subito, dopo che hai detto di dover ancora crescere, cosa faresti?

Non posso mica non accettare, no? Sarebbe un’occasione. E’ come dire che il treno passa una volta e poi magari non passa più. Sono d’accordo che sia necessario crescere, però fai che durante quest’anno per crescere ti succede qualcosa, anche solo per pura sfortuna? Dopo come fai?

Allo stesso modo, metti che vai di là, non sei pronto e smetti di correre?

Certo, sono punti di vista alla fine. Però è giusto che un corridore deve crescere prima di passare, questo voglio dirlo.

Bryan Olivo, Daniele Pontoni, 2018
Pontoni con Olivo: il cittì è stato il suo primo mentore nel cross e ha sperato di poterlo rivedere nella specialità (foto Billiani)
Bryan Olivo, Daniele Pontoni, 2018
Pontoni con Olivo: il cittì è stato il suo mentore nel cross (foto Billiani)
Come riprende la preparazione adesso?

Con un po’ di palestra, soprattutto quella. Un paio di ore in bici 2-3 volte alla settimana e poi si aumenterà sempre di più. Per due settimane ancora da soli, poi ci troveremo quasi ogni sabato e domenica insieme in casetta. Qua la mattina e la sera fa freddo, ma durante il giorno si sta ancora bene. E’ perfetto per andare in bici all’orda di pranzo. Che di questi tempi non guasta. 

EDITORIALE / Buratti, il coraggio delle scelte intelligenti

07.11.2022
4 min
Salva

Nicolò Buratti non passa professionista. Quando la notizia si è sparsa grazie all‘intervista con Franco Pellizotti pubblicata giovedì scorso su bici.PRO, lo stupore ha iniziato a circolare fra messaggi, telefonate e vari social.

Buratti, per chi non lo sapesse, è probabilmente l’under 23 italiano più forte del 2022, con 9 vittorie di peso fra cui Poggiana, Capodarco, il GP Colli Rovescalesi e il Del Rosso. Ed è anche quello che senza una serie di problemi meccanici da mani nei capelli, avrebbe lottato per la maglia iridata di categoria.

La notizia non è da lasciar correre e ci spinge a una riflessione più approfondita, distaccandoci per un momento dall’automatismo vittorie = passaggio, che negli ultimi anni ha condannato alla disoccupazione parecchi atleti che non erano pronti per il salto.

Una foratura e poi la ruota storta e il mondiale di Buratti è sfumato mestamente
Una foratura e poi la ruota storta e il mondiale di Buratti è sfumato mestamente

L’approccio frettoloso

Il primo impatto è stato lo stesso di coloro che hanno puntato il dito: se non passa Buratti, allora chi? Il ragazzo ha 21 anni e corre nel Cycling Team Friuli che da quest’anno è vivaio del Team Bahrain Victorious. Quale messaggio arriva ai corridori che volessero approdare nella squadra di Bressan e Boscolo, se persino i più forti non vengono fatti passare?

Parrebbe che il mancato debutto di Buratti fra i grandi dipenda dal fatto che il team WorldTour avesse già chiuso il budget 2023 ad agosto, poco prima che Buratti mettesse la quarta e iniziasse a volare. Miholjevic avrebbe cercato le risorse per tirarlo dentro, ma alla fine si sarebbe arreso.

Il tema è delicato e soltanto i dirigenti della squadra del Bahrain conoscono la situazione. Se infatti bastassero i conti della serva, si potrebbe pensare che grazie al risparmio di cinque mesi di stipendio di Dylan Teuns (passato alla Israel) ce ne sarebbe stato in abbondanza per il giovane italiano. Ma noi non siamo serve e ci concediamo una riflessione meno frettolosa.

Buratti rimarrà per un altro anno con il CT Friuli, con cui ha vinto il tricolore cronosquadre, con Olivo, Debiasi e Milan
Buratti rimarrà per un altro anno con il CT Friuli, con cui ha vinto il tricolore cronosquadre, con Olivo, Debiasi e Milan

L’approccio ragionato

Buratti ha bisogno di crescere ancora. Dov’era l’anno scorso di questi tempi? Aveva finito il secondo anno da U23 con il secondo posto al Trofeo Chianti Sensi di Lamporecchio (corsa di 134 chilometri) come miglior risultato. L’anno precedente, al debutto nella categoria, aveva portato a casa una vittoria con la maglia del Pedale Scaligero, dopo due anni fra gli juniores con una vittoria e due podi. Bastano le vittorie del 2022 per dire che Buratti sia pronto per il professionismo? Forse sì, ma forse anche no.

Il messaggio che dovrebbe passare, quindi, dovrebbe essere legato a un ragionamento tecnico tutto volto al suo interesse. E all’interesse di tutti i corridori che saltano subito sul treno, costi quel che costi.

Buratti potrebbe non essere pronto, come tanti alla sua età: deve confermare agli altri e soprattutto a se stesso che l’oro del 2022 non è stato per caso. Un team WorldTour non è il posto migliore per farlo, andate a leggere cosa ha detto su questo Matteo Trentin.

Avrebbe potuto puntare su una professional, tuttavia rinunciando alle occasioni che una squadra superiore potrà dargli quando sarà pronto. Parrebbe infatti che per lui si stia scrivendo un biennale 2024-2025 proprio con il team Bahrain.

Forte di vittorie come Capodarco, nel 2023 Buratti potrà alzare l’asticella e puntare al mondiale
Forte di vittorie come Capodarco, nel 2023 Buratti potrà alzare l’asticella e puntare al mondiale

Il ferro caldo

Una volta, quando i corridori facevano 4 anni al top fra gli under 23, si tiravano in ballo le motivazioni mancanti, ma probabilmente nel caso di Buratti c’è ancora tanto da scoprire e da costruire. Farà attività qualificata con la nazionale e con il suo team. E soprattutto, a causa di una situazione che non avrebbe sperato di vivere, avrà la possibilità di affrancarsi dalla ricerca spasmodica di nuovi fenomeni imberbi, come Evenepoel, Ayuso e Pogacar, che restano eccezioni.

Per cui ripartiamo dalla domanda d’esordio. Rimanere al CT Friuli potrebbe essere descritto come una scelta intelligente, anziché una disgrazia. E se non passa Buratti, forse non dovrebbero passare tanti altri meno solidi di lui, convinti in prima persona o da altre voci che il ferro vada battuto finché è caldo.

Stiano attenti. Il ferro caldo si plasma molto facilmente. Ma quando si raffredda e la forma non è quella che si sperava, poi raddrizzarlo è difficile. E niente sarà più come prima.