Caro Rosa, cosa fai sulla mountain? «Mi diverto e vado forte»

11.08.2023
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Per un ex pro’ non è mai facile ridisegnare la propria vita una volta scesi dalla bici da strada, su cui si è passata gran parte del proprio tempo tra sacrifici e successi. Diego Rosa lo avevamo lasciato nel 2022 conscio che la sua carriera da stradista sarebbe finita per dare inizio a quella da biker. Lo abbiamo ritrovato sette mesi dopo campione italiano nella specialità marathon.

Un risultato importante che ripaga una scelta voluta, ma forse un po’ anticipata. Il tricolore sul petto e il nono posto conquistato una settimana fa ai mondiali di Glasgow (foto FCI in apertura), però hanno il sapore di rivincita e sono una molla per continuare a pedalare fuoristrada proprio come agli inizi della sua carriera. 

Il podio della categoria Elite maschile di Valsugana Wild Ride (foto Alice Russolo)
Il podio della categoria Elite maschile di Valsugana Wild Ride (foto Alice Russolo)
Diego, sei campione italiano marathon. Riavvolgiamo il nastro e raccontaci come sta andando questa “prima” stagione offroad…

A inizio anno ho fatto Gran Fondo e assaggiato alcune gare a tappe, per prendere un po’ confidenza con con gli avversari che poi avrei trovato alle marathon. Tante gare che mi servivano per fare esperienza. Sono partito meglio di quello che mi sarei aspettato. Sono arrivato nella seconda metà senza essermi ancora rotto nessun osso, quindi il bilancio è più che positivo (ride, ndr), già solo quello mi bastava, non mi sarei aspettato niente. 

Tutto liscio quindi?

Nella prima parte della stagione ho vinto una Gran Fondo, ho visto che più o meno ero sempre davanti, però mancavano un po’ i confronti nelle gare internazionali. Ecco invece che nella seconda parte di stagione, sono arrivati. Sportivamente diciamo che la seconda parte invece è stata anche un po’ dolce/amara, è iniziata con la Coppa del mondo ed ero andato in altura a prepararmi per quel blocco di gare compreso l’europeo e la Hero. Però a Finale mi sono rotto due costole e all’europeo ho bucato, ma in ogni caso non ero nelle migliori condizioni. Poi ho fatto una bella gara all’italiano e un bel mondiale. Morale alto, visto che mi rivedo davanti e son contento di dove sono adesso.

A livello di ritmo è stato facile oppure difficile entrare nell’ottica di queste gare marathon, venendo da stagioni su strada?

In realtà la parte dove pensavo di patire di più era la partenza e la prima parte di gara. Però già nelle Gran Fondo e nelle prime gare dell’anno avevo visto che grandi problemi in partenza non ne avevo. Sui percorsi più brevi, più da crosscountristi fatico di più. Invece in quei percorsi dove serve più il fondo posso dire la mia. Ho visto che nel finale di gara riesco sempre ad avere qualcosa di più anche se il mio punto debole rimangono le salite brevi. 

Rosa in azione durante il campionato italiano Marathon (foto Alice Russolo)
Rosa in azione durante il campionato italiano Marathon (foto Alice Russolo)
La bici da strada l’hai appesa al chiodo o ti alleni ancora sulle ruote strette?

La uso tantissimo, faccio blocchi da due o tre giorni di lavoro e su ogni blocco di lavoro esco una volta sola in MTB. Alterno periodi in cui uso di più la mountain a momenti in cui la uso un po’ di meno, dipende anche un po’ dalla logistica. Adesso per esempio sono al mare e sono venuto giù con la MTB. Quindi diciamo 70% strada e 30% mountain bike.

Una percentuale a dir poco sbilanciata…

So di non essere tanto abituato quando esco con la mountain e quindi vado a sovraccaricare e ad avere dei dolorini dappertutto. Sono un po’ costretto ogni tanto ad alternarla di più perchè la parte alta è stata ferma per anni.

Dal punto di vista tecnico invece ci avevi detto che dovevi un po’ ritornare a conoscere quello che è questa nuova generazione di mountain bike, settaggi e dettagli. Come ti stai trovando?

Ma sicuramente molto bene, da novembre ad oggi ho già cambiato tre bici. Sono passato dalla Specialized Epic da 100, a quella da 120 e adesso uso la World Cup, quindi ho avuto anche la possibilità di capire le diversità fra una bici e l’altra. Le 120 ti permettono molto di più, sono molto più stabili. Adesso con la World Cup probabilmente mi diverto di più, è un po’ uno stile di guida che torna al vecchio “frontino”, una via di mezzo. Sinceramente avessi dovuto fare questo passaggio alla mountain bike con le bici che utilizzavo 10 anni fa, sarebbe stato tutto molto, molto più complicato. Abbiamo corso un mondiale su un percorso davvero tecnico, con tanto fango. Le mie capacità di guida non sono di quel livello, però ho finito il mondiale, non sono caduto e non ho bucato, sicuramente la bici mi ha aiutato tantissimo.

Per Rosa i primi ritiri sono stati fondamentali per apprendere consigli dai compagni (foto Taddei Team)
Per Rosa i primi ritiri sono stati fondamentali per apprendere consigli dai compagni (foto Taddei Team)
E invece dal punto di vista della squadra come ti stai trovando?

Benissimo. Siamo una squadra di ex corridori su strada. La Taddei Factory Team ora, con me e Riccardo Chiarini, prima c’erano Failli e Casagrande, ha sempre avuto una certa mentalità. Andiamo a correre tutti per uno. Io a inizio stagione mi son messo a disposizione di Failli e Chiaro in diverse corse e adesso loro sapevano che quando sarebbe arrivato il mio turno mi avrebbero aiutato come all’italiano. Ci piace correre da squadra e mi trovo davvero bene. Loro hanno fatto lo stesso passaggio, mi aiutano con consigli che hanno già provato sulla loro pelle. E poi il modo di correre è quello un po’ da stradisti.

Arrivando al risultato dell’italiano. Cosa vuol dire per te? È un po’ una conferma di questa scelta…

Sì, è stata una rivincita che mi ripaga degli sforzi fatti e delle decisioni. Dire alla famiglia che smetti di correre e poi ti ritrovi ad andare via, in altura e alle gare tutti i fine settimana non è facile. La maglia tricolore l’ho inseguita per anni, sono molto contento di indossarla. E’ una di quelle maglie che tutte le domeniche ricordi a tutti e a te stesso che hai vinto quella gara. Ha un sapore speciale.

Qui la squadra al completo Taddei Factory Team
Qui la squadra al completo Taddei Factory Team
Per chiudere il il mondiale, questo nono posto che cosa ti ha dimostrato? 

Questo mondiale ha avuto due facce. Nella prima parte ho perso quattro minuti. Era un percorso molto tecnico e soprattutto c’erano discese difficili che finivano prima dei tratti di pianura, quindi io perdevo in discesa e poi rimanevo al vento. La seconda parte era più da pedalare con discese più scorrevoli e nelle ultime due ore ho perso solo 20 secondi dal vincitore. Quindi son più contento di quello. Nella seconda parte ho pedalato più forte di chi ha vinto ma in discesa ho perso. So che c’è ancora margine. Guardo sempre il bicchiere mezzo pieno.

E adesso come si sviluppa la tua stagione? 

Adesso sono al mare qualche giorno con la famiglia, perché se lo meritano assolutamente e anch’io ne ho bisogno. E poi tornerò a correre alla Kronplatz, poi la Mythos e due prove di coppa del mondo. 

Hai messo una data al finale di stagione?

Non lo sappiamo ancora, abbiamo preparato, le trasferte in Francia per la Coppa del Mondo e in America e poi dopo da lì vedremo. Poi avendo la maglia da campione Italiano, più si corre meglio è, bisogna sfoggiarla (ride,ndr).

Ca’ Virginia Bike Summer Camp, il centro estivo dei piccoli ciclisti

18.06.2023
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La bici e i suoi valori. Il divertimento e la spensieratezza dei più piccoli. Sono queste due le anime che ogni estate riempiono Ca’ Virginia Country House tra le colline marchigiane, a Borgo Massano. Il Bike Summer Camp racchiude tutto ciò e lo fa per i bimbi e i ragazzi dai 6 ai 12 anni dal 10 al 15 luglio

«Vogliamo che i più piccoli – spiega il Giacomo Rossi, titolare della struttura vincitrice di una puntata di Quattro Hotel di Bruno Barbieri, nella categoria bike hotel – stiano all’aria aperta. Rigorosamente in un ambiente sano e con i mezzi per apprezzare ciò che li circonda. E’ un momento di educazione anche all’utilizzo della bici alla larga dagli aspetti agonistici, ma perché ne scoprano la tecnica. Tutto divertendosi e svagandosi nella nostra struttura tra piscina, attività ricreative e formative».

Sport, svago e formazione

A Ca’ Virginia si respira aria di bici e di natura. Giacomo Rossi e la sua famiglia vogliono che questo animo green rivolto al rispetto dell’ambiente, la passione per le due ruote e i valori dello sport vengano trasferiti ai più piccoli. 

«La cosa interessante – dice Rossi – è che attraverso i maestri di mountain bike “Mondobici” abilitati AMI Bike, abbiamo la possibilità di insegnare anche ai ragazzi la tecnica di base. Dall’equilibrio all’assistenza per fare un primo intervento. Capire come utilizzare uno strumento come la bicicletta, quindi anche partenze in salita, discese, curve, gestione del baricentro e slalom. Poi abbiamo un percorso con un rock garden, curve paraboliche e assi di equilibrio.

«C’è la possibilità di divertimento in piscina, ma anche attività di svago, come con la capanna sul fiume piuttosto che il barbecue. Vivranno momenti di formazione in cui si impara anche la terminologia inglese del ciclismo. Oppure è prevista la visita al centro di recupero animali all’oasi faunistica. Un connubio tra ambiente, natura, tecnica, bici e divertimento».

Il necessario per divertirsi

Per pedalare al Bike Summer Camp, imparare e divertirsi i ragazzi che arrivano a Ca’ Virginia devono avere lo stretto necessario: MTB funzionante, kit riparazione con due camere d’aria, abbigliamento comodo, casco, occhiali e guantoni, costume, telo, k-way e zainetto. Si comincia alle 8,30 e si finisce alle 16,30. 

«Per iscriversi – spiega Giacomo Rossi – richiediamo che portino la bici e un minimo di accessori. Quest’anno abbiamo ristretto l’età dai 6 ai 12 anni, in modo che siano un po’ più indipendenti. Soprattutto diventa bello per loro, perché hanno la possibilità di stare insieme e divertirsi in autonomia. Il feedback degli altri anni è sempre stato positivo. Poi chiaramente ci sarà la festa finale con la consegna degli attestati e quello sarà anche il momento per stare insieme ai genitori e le famiglie, che potranno vedere i progressi che i ragazzi hanno fatto con il supporto dei maestri.

«Soprattutto i più piccolini prendono la bici come deve essere presa a quell’età, quindi come un modo per divertirsi. Per noi è un modo per dare un servizio anche alla collettività locale con la formula del centro estivo, visto che la maggiore presenza deriva da ragazzi del territorio. A dimostrazione di ciò, alcuni di questi, per esempio durante l’anno, sono sempre presenti al sabato mattina con la scuola di MTB che ospitiamo».

I valori della bici

Valori ben conosciuti da chi pratica ciclismo. In una settimana dedicata ai ragazzi, Ca’ Virgina è pronta a mettere esperienza e attività che durante l’anno sono riservate a clienti provenienti da tutto il mondo al servizio dei ragazzi. I comuni denominatori rimangono sempre la bicicletta e la sua incredibile scuola di vita. 

«Il valore che teniamo a esprimere – conclude Rossi – è quello di far capire ai ragazzi che la bicicletta può essere anche un modo di educazione e di rispetto ambientale, un valore sociale, un valore di aggregazione e di divertimento. L’educazione sostenibile più importante che possiamo dare ai ragazzi è farli crescere con questo tipo di concetto e di approccio».

Le iscrizioni al Bike Summer Camp sono aperte, per farlo basterà chiamare il numero 3408853100 oppure inviare una email. Il prezzo è di 350 euro per la settimana (300 quota fratelli) oppure di 120 euro per mezza giornata. 

Ca’ Virginia

Valtellina Mtb, e-Bike e gravel: tre opportunità di vacanza

18.05.2023
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Il nostro viaggio nella Valtellina ci sta facendo scoprire tutte le sfumature e le opportunità di un territorio così propenso al mondo delle due ruote a pedali. La pianura, la collina e i mitici passi sono infatti teatro di eventi e iniziative aperte a tutti. Dai principianti agli agonisti fino a chi invece vuole vivere una vacanza diversa dal solito.

Oltre alle tranquille e affascinanti strade asfaltate da solcare con la bici da strada, la Valtellina offre un’infinità di sentieri immersi nella natura e in luoghi che altrimenti non sarebbero raggiungibili. Unico obbligo? Avere con sé una Mtb, gravel o e-Bike oppure noleggiarla nella fitta rete di noleggi spalmati sui vari itinerari. 

La Valtellina e il fuoristrada

«La mountain bike – spiega Manuel Pozzoni Marketing Manager di Turismo Valtellina – per il nostro territorio è uno dei settori di punta, essendo una destinazione di montagna. Abbiamo dai grandi eventi, come per esempio l’Alta Valtellina Bike Marathon piuttosto che la Bike Transalp ed altri eventi che sono di grande rilievo. Però in generale abbiamo una natura da scoprire tra montagne, sterrati e laghi. I sentieri ci permettono di offrire davvero moltissimi chilometri di itinerari per tutti i gusti. Proponiamo di norma anche il discorso dei bike park, da quelli più noti, come quelli di Livigno a Bormio, scendendo poi verso Madesimo e verso la Val Malenco.

«Ci sono itinerari – conclude Pozzoni – semplici e alla portata di tutti. Come i laghi di Cancano, che si trovano vicino a Bormio, in un contesto completamente pianeggiante a 2.000 metri di quota. Alcuni sono più impegnativi come quelli nel Parco Nazionale dello Stelvio. L’e-bike è un’altra opportunità che ci ha aperto ancora di più il ventaglio di utenti, con oltre 70 rifugi in Valtellina, molti dei quali sono raggiungibili su due ruote. Anche il gravel ci ha permesso di arricchire le possibilità e gli eventi, grazie ai tanti percorsi sterrati attraverso i quali ci proponiamo come una meta interessante per gli appassionati di questa disciplina. Al riguardo ci sarà un’importante evento che è la Gravel Marathon Valle Spluga».

Le e-bike trovano un luogo ideale per sprigionare i watt
Le e-bike trovano un luogo ideale per sprigionare i watt

Valtellina E-bike Festival

Il più grande evento italiano di eMtb apre la stagione valtellinese del cicloturismo. Si tratta del Melavì Valtellina Ebike Festival che conferma la sua formula vincente, fatta di escursioni, enogastronomia e atmosfera di festa, insieme a tante novità. In programma sabato 27 e domenica 28 maggio, si svolgerà nel magnifico teatro naturale di Morbegno: una bellissima cittadina medievale alle porte della Valtellina, a pochi passi dal Lago di Como. Un territorio dalle peculiarità culinarie e paesaggistiche uniche nel loro genere che conferma la sua evoluzione in campo promozionale e sportivo in vista delle prossime Olimpiadi invernali. 

Le iscrizioni alle iniziative sono aperte sul sito dedicato. Per chi ne fosse sprovvisto, è inoltre possibile richiedere il noleggio di una delle oltre 100 eBike messe a disposizione direttamente in loco. Fulcro del Melavì Valtellina Ebike Festival sarà l’eBike Village localizzato in una grande piazza a ridosso del centro storico. Questo sarà il punto di partenza e di arrivo di tutte le attività e delle competizioni, ma anche un’area espositiva dove poter vedere e testare le nuove e-Bike, partecipare a test drive di auto elettriche, assistere agli show di Bmx freestyle e molto altro.   

Vallate da scoprire una pedalata dopo l’altra
Vallate da scoprire una pedalata dopo l’altra

Wine Bike Tour

Sei itinerari ad anello con partenza e arrivo a Sondrio, immersi tra vigneti, siti culturali e splendidi paesaggi. E’ la ricetta “segreta“ per unire bici ed enogastronomia, in cui si pedala lungo i terrazzamenti coltivati a vigneto abbinando una sosta in cantina, apprezzando la bellezza paesaggistica di Sondrio e della Valtellina: ecco perché i Wine Bike Tour sono un’ottima idea per abbinare sport ed enogastronomia, ma non solo.

Sì parte direttamente da Sondrio, capoluogo di provincia, vengono proposti sei percorsi ad anello per tutti i gusti: da quelli per le famiglie, completamente pianeggianti, a quelli che si snodano nel versante delle Orobie valtellinesi, passando anche per riserve naturali, fino a quelli nel versante retico della Valtellina, nel cuore dei terrazzamenti e con la presenza di numerose case vinicole. Da non dimenticare anche il Sentiero Valtellina: percorrere anche solo un tratto dei 114 chilometri complessivi può essere un’ottima idea per scoprire Sondrio e dintorni a ritmo slow.

Il periodo migliore per fare i Wine Bike Tour? In autunno, la stagione della vendemmia, e in particolare da ottobre a metà novembre, quando i paesaggi, in primis i terrazzamenti, si colorano di diverse tonalità di giallo-arancione, regalando panorami unici e sorprendendo per la ricchezza e varietà di colori. Molti dei wine bike tour sopra proposti si intersecano con la Strada del Vino, una strada panoramica immersa nei terrazzamenti, che si snoda da Ardenno a Tirano toccando numerose cantine, ristoranti, agriturismi, botteghe e strutture ricettive che caratterizzano la Media e Bassa Valtellina. 

Gli itinerari si intrecciano nelle montagne valtellinesi tra luoghi storici e natura
Gli itinerari si intrecciano nelle montagne valtellinesi tra luoghi storici e natura

Gravel Marathon Valle Spluga

Parliamo ora della prima Gravel Marathon della Lombardia in un territorio straordinario, pieno di storia ciclistica, tradizione e accoglienza. Il territorio che la ospiterà sarà infatti la Valle Spluga. I percorsi saranno tre: Pian dei Cavalli, Montespluga e Alpe Motta. 

Divisi per difficoltà e livello di preparazione, gli itinerari oltre a far scoprire il territorio valtellinese in totale sicurezza sono anche un’occasione per misurarsi in un contesto unico. Si parte con il Basic, Alpe Motta con 80 chilometri e 1.857 metri di dislivello immersi nella natura della Valchiavenna. Si prosegue con l’intermedio di Montespluga, denominato “il percorso gravel per eccellenza“, con cui si sale fino in quota per ammirare la maestosità della vallata. Nel percorso si possono trovare le soste gourmet per assaporare le eccellenze culinarie del territorio: il tutto racchiuso in 99 chilometri e 2.321 metri di dislivello. Si chiude con il livello Extreme, Pian dei Cavalli, con la sfida più ambiziosa della giornata, per attraversare i luoghi più affascinanti della Valchiavenna: 118 chilometri per 3.349 m di dislivello. 

Divertimento e adrenalina sono due elementi fondamentali delle attività valtellinesi
Divertimento e adrenalina sono due elementi fondamentali delle attività valtellinesi

Adrenalina e divertimento

In Valtellina sono presenti diversi bike park dove poter trascorrere una giornata all’insegna dell’adrenalina e del divertimento. Vi sono tracciati per tutti i gusti: da quelli per il downhill e freeride a quelli più semplici, anche per principianti. A Livigno il Bike Park del Mottolino, tra i più conosciuti e apprezzati delle Alpi, offre ben 14 sentieri con tre livelli di difficoltà, un’area Jump, un’area North Shore e un’area slopestyle. Sempre a Livigno da non perdere il Bike Park Carosello 3000, progettato per essere accessibile a tutti i livelli di riding.

Al Bormio Bike Park, invece, vi sono sette piste da downhill, jump area e north shore: è definito come il “Gravity Park” perchè le piste partono addirittura dai 3000 m del monte Vallecetta. A Madesimo, infine, il MadeBike Park presenta percorsi di differenti livelli, come d’inverno sulle piste da sci, piste blu, rosse e nere. Completa l’offerta dei bike park in Valtellina anche quello del Palù, in Valmalenco.

Arricchisce la parte del divertimento il Sentiero Rusca. Un itinerario storico che ripercorre in parte la Strada Cavallera, rotta commerciale che collegava Sondrio col Passo del Muretto (2.562 metri), porta di comunicazione tra Valtellina ed Engadina. L’itinerario completo parte da Sondrio e arriva al Passo del Muretto: in mountain bike si può arrivare fino a Chiesa in Valmalenco e da lì in poi si può percorrere la seconda parte a piedi, prevalentemente di strade sterrate, sentieri e mulattiere, passando per San Giuseppe e Chiareggio. Lungo il percorso sono presenti diversi punti di sosta con pannelli informativi e aree gioco per bambini.

Valtellina

Pasol firma le maglie degli Internazionali d’Italia Series

24.03.2023
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La stagione offroad, quella del Cross Country in modo particolare, deve ancora entrare nel vivo, ma il 2023 sembra già iniziato sotto una buona stella per Internazionali d’Italia Series… Il più importante circuito italiano della disciplina olimpica ha difatti recentemente ufficializzato la definizione di un rilevante accordo di collaborazione con Pasol per quanto riguarda la fornitura delle sei maglie ufficiali della challenge che vestiranno i leader delle classifiche generali. Alla luce di questa nuova collaborazione, il brand vicentino consolida così la propria vicinanza al mondo del ciclismo e del Cross Country in particolare. Ed mantra di Pasol “Vivi Fuori” incarna perfettamente lo spirito dei biker, ovvero quello di godere della montagna e della natura a 360 gradi. 

La maglia della gamma JS Zana di Pasol, quella che sarà indossata dai leader di Internazionali d’Italia Series, offre un mix di stile, qualità e tecnicità. Realizzata in poliestere bi-elastico, questa “jersey” è in grado di garantire un “fit” ideale unitamente ad una asciugatura rapida anche nelle giornate più calde. Saranno dunque marchiate Pasol la maglia blu del leader della classifica Uomini Open, la maglia verde del leader della classifica uomini U23, la maglia rossa del leader della classifica uomini junior, la maglia fucsia della leader della classifica donne open, la maglia viola della leader della classifica donne U23 e la maglia azzurra della leader della classifica donne junior. 

La filosofia degli Internazionali d’Italia Series sposa perfettamente quella di Pasol
La filosofia degli Internazionali d’Italia Series sposa perfettamente quella di Pasol

“Vivi Fuori” è la filosofia

«Siamo felici di essere diventati partner degli Internazionali d’Italia Series – ha commentato Luciano Sommacal, che di Pasol è il CEO – il più importante circuito italiano di Cross Country Mtb. Per noi il divertimento all’aria aperta rappresenta un ingrediente essenziale, e questa collaborazione incarna perfettamente la nostra filosofia. Siamo orgogliosi di condividere il nostro progetto con atleti e amanti della Mountain Bike, a maggior ragione calcando un palcoscenico così importante e prestigioso».

Per Pasol è importante esplorare e godersi tutti i momenti di libertà che la bici ci dona
Per Pasol è importante esplorare e godersi tutti i momenti di libertà che la bici ci dona

«Pasol ha creduto fortemente nel nostro progetto – ha ribattuto Michele Mondini di CM Outdoor Events – e siamo davvero felici di iniziare questa nuova collaborazione. In una stagione di gare che si preannuncia di altissimo profilo, con tre appuntamenti di livello Hors Catégorie, le maglie degli Internazionali d’Italia Series disegnate da Pasol si preparano a brillare sulle spalle dei grandi nomi dell’XC mondiale». 

Le prime maglie di leader di Internazionali d’Italia Series sono state assegnate sabato scorso 18 marzo nel corso della seconda edizione del Pineta Sperane XCO a San Zeno di Montagna (Verona).

Pasol

Nicolas Milesi: strada, cronometro e un passato in mtb

06.03.2023
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Lo abbiamo incontrato alla partenza della Coppa San Geo, mentre le squadre si andavano radunando. La prima gara di stagione porta con sé un senso di novità in tutti i suoi partecipanti, nuovi o “vecchi” che siano. Questa sensazione si amplifica parlando con Nicolas Milesi, corridore della Colpack Ballan al suo primo anno nella categoria under 23. 

Il bergamasco alla partenza della Coppa San Geo, sua prima corsa da under 23
Il giovane bergamasco alla partenza della Coppa San Geo, sua prima corsa da under 23

Tutto in casa

Milesi è nato a Parre, vicino a Clusone, nel cuore della Val Seriana. Il suo primo passo in un ciclismo di un certo peso lo fa con un team bergamasco, questione di cuore e vicinanza. 

«Ho iniziato a correre da piccolo nella categoria G1 – ci racconta – con la mountain bike, correvo con la squadra del mio paese: la MTB Parre. Sono rimasto con loro fino ad allievo di secondo anno e questo penso mi abbia aiutato ad imparare a correre con libertà e spensieratezza. Non sono mai partito con il pensiero di vincere. In quello stesso anno ho vinto il campionato italiano di mountain bike, così ho voluto mettermi alla prova in due gare su strada. Mi è piaciuto fin da subito, l’ambiente è molto diverso, alcune squadre si sono interessate a me.

«Così sono passato junior con la Ciclistica Trevigliese, una squadra molto preparata che mi ha permesso comunque di fare qualche esperienza ancora in mountain bike. Da junior di secondo (l’anno scorso, ndr)  mi sono buttato anche nel mondo delle cronometro. Devo dire che mi piacciono molto e da quest’anno ho deciso di concentrarmi bene sulla strada e vedere cosa potrò fare nel mio futuro. Penso, tuttavia, che questo “viaggio” sia stato perfetto, vissuto senza pressioni con l’intenzione di concentrarsi veramente adesso che tutto conta».

Estero e corse

Nicolas, nonostante la giovane età, ha già collezionato tante esperienze fuori dall’Italia, alcune con la Ciclistica Trevigliese. Altre, invece, con la nazionale: come la Parigi-Roubaix juniores. 

«Sicuramente – spiega – andare all’estero aiuta a crescere, è tutto un altro modo di correre. Il livello è più alto. Spero di continuare a fare esperienze di questo genere, la Colpack ha deciso di ampliare il proprio calendario e questo ci potrà solamente far maturare. In quelle tipologie di gare, come la Parigi-Roubaix, mi sono divertito tantissimo. Anche se sono consapevole di avere ancora poca esperienza su strada. In alcuni frangenti ho peccato, avrei potuto ottenere risultati migliori, sia alla Parigi-Roubaix che in altre corse. Però sono ancora giovane, e posso imparare davvero molto».

Milesi (a destra) con i compagni di nazionale dopo l’oro nel Team Mixed Relay agli europei di Anadia
Milesi (a destra) con i compagni di nazionale dopo l’oro nel Team Mixed Relay agli europei di Anadia

Tante discipline

Nicolas Milesi sembra uno di quei corridori che va forte a prescindere dal tipo di bici che usa. Nella mtb ha collezionato un bronzo europeo nella categoria esordienti ed il titolo nazionale. A cronometro, da junior, appena si è messo in bici ha portato a casa il terzo posto al campionato italiano e la medaglia d’oro nel Team Mixed Relay agli europei di Anadia lo scorso anno. Una volta sceso in campo anche su strada ha inanellato grandi prestazioni, con alcune vittorie. E nel 2022 si è aggiudicato il terzo posto ai campionati italiani e al Trofeo Buffoni.

«La mia prima cronometro – continua – l’ho corsa nel 2022, ma continuerò a farle quando ci sarà l’occasione. Ho gareggiato contro il tempo anche al mondiale di Wollongong (concluso al 13° posto, ndr) è stata una bellissima esperienza. Ho provato tante discipline e tante gare, però penso che corse come la Parigi-Roubaix o il Giro delle Fiandre, anche se non l’ho provato, mi si addicono. Il mio passato in mountain bike mi ha dato una grande mano da questo punto di vista, inoltre ho visto che tengo molto bene anche sul passo. Mi piace quando la corsa si fa dura».

Nel frattempo, mercoledì, c’è stato il tempo per un assaggio tra i professionisti al Trofeo Laigueglia
Nel frattempo, mercoledì, c’è stato il tempo per un assaggio tra i professionisti al Trofeo Laigueglia

Intanto si parte

La stagione 2023 ed il primo anno tra gli under di Milesi sono iniziati, il bergamasco parte senza pressioni ma comunque con qualche sguardo puntato addosso. 

«Mi aspetto molto da questo mio primo anno da under 23 – conclude – ho finito la scuola e mi posso concentrare interamente sul ciclismo. Mi sono diplomato geometra lo scorso anno dopo un percorso di quattro anni. Ho passato un inverno pressoché perfetto, c’è stato solo un piccolo intoppo nel ritiro di febbraio: una piccola infiammazione al ginocchio. Ora è tutto alle spalle e sono pronto per partire ed assaporare questo inizio di stagione».

Non solo i pro’: EthicSport supporta anche le gran fondo

06.03.2023
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Non solo ciclismo su strada… L’impegno, la promozione e la comunicazione di EthicSport, brand tutto italiano e attivo nel settore dell’integrazione alimentare sportiva, abbracciano come è noto tutte le diverse discipline della pratica ciclistica. In modo particolare, forti sono la presenza e il supporto sempre attivo di EthicSport al fianco di eventi gran fondo, sia strada che Mtb, e team offroad di primissimo livello, del calibro del Soudal Lee Cougan e del Taddei Factory Team.

In tema gran fondo, l’evento “faro” del 2023 al quale EthicSport non farà mancare il proprio supporto in qualità di partner tecnico è la BGY Airport Granfondo, la cui prima edizione è in programma a Bergamo per domenica 14 maggio. Questo nuovo evento amatoriale permetterà a tutti gli appassionati che decideranno di prendervi parte di cimentarsi lungo percorsi ritenuti “storici” per le due ruote, alla scoperta di un territorio variegato, versatile e da sempre votato alla bicicletta. La partenza è fissata a Bergamo, come anticipato, nei pressi del Gewiss Stadium, la casa dell’Atalanta. I percorsi a disposizione saranno tre: il corto da 89,4 chilometri (1.400 metri il dislivello positivo). Il medio da 128,8 chilometri (per 2.100 metri di dislivello) e il lungo che misura 162,1 chilometri per complessivi 3.050 metri di dislivello. Tutte e tre le varianti attraverseranno luoghi simbolo del ciclismo italiano e mondiale, a partire dalla salita iconica di Bergamo: il Selvino. 

Va inoltre sottolineato che grazie alla categoria GIM (Green is Magic), la BGY Airport Granfondo chiamerà a raccolta le biciclette di qualsiasi tipo. Sia muscolari che elettriche, sia da strada che Mtb oppure gravel. Il fine è di incentivare la partecipazione di tutti gli amanti delle due ruote per promuovere il territorio bergamasco ed educare ulteriormente alla mobilità sostenibile. 

EthicSport sarà partner della BGY Airport Granfondo
EthicSport sarà partner della BGY Airport Granfondo

Grandi eventi & team

«Nasciamo dalla ricerca scientifica – dichiarano con orgoglio dallo staff comunicazione di EthicSport – e il nostro obiettivo è quello di creare consapevolezza sulle pratiche alimentari nello sport e soddisfare le esigenze nutrizionali di tutti gli atleti, dai professionisti agli amatori. Proprio per questo motivo la presenza diretta ai grandi eventi ciclistici rappresenta un asset fondamentale del nostro lavoro. L’esperienza sul campo cresce continuamente, anche grazie allo stretto contatto con squadre professionistiche, federazioni sportive, staff medici e università. Il nostro impegno, da sempre, è quello di diffondere la cultura dell’integrazione sportiva, osservando pratiche etiche, sane e benefiche per l’organismo. I nostri integratori sportivi sono sviluppati per ottimizzare il rendimento in tutte le fasi delle discipline sportive, in modo particolare negli sport di endurance. I prodotti nascono per ottimizzare le prestazioni e per offrire al tempo stesso benessere».

EthicSport ha collaborazioni con team professionistici, sia su strada che mountain bike
EthicSport ha collaborazioni con team professionistici, sia su strada che mountain bike

Ogni nuovo prodotto EthicSport nasce da un attento studio delle letterature scientifiche, nel totale rispetto dell’organismo dell’atleta. Utilizzando le migliori materie prime e seguendo i più alti standard produttivi per offrire all’atleta la migliore resa, sia in allenamento che in gara.

Inoltre, ciascun lotto di integratori EthicSport è testato da laboratori indipendenti, prima di essere immesso sul mercato, e sottoposto ad analisi microbiologiche e antidoping che ne attestano la conformità e il rispetto dei requisiti igienico-sanitari.

EthicSport

Rosa e il ritorno in mtb: retroscena e lavoro per la nuova avventura

29.11.2022
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A soli 33 anni Diego Rosa lascia la strada… ma non il ciclismo. L’atleta piemontese, infatti passerà, o meglio tornerà, alla mountain bike. La sua vecchia casa. Il suo primo amore. E si sa: il primo amore non si scorda mai.

Rosa difendeva, e difende ufficialmente fino a fine anno, i colori della Eolo-Kometa. Con questo team ha corso due stagioni. Si è ben difeso e quest’anno al Giro d’Italia ha lottato a lungo per vestire la maglia blu di miglior scalatore.

Domenica scorsa, Rosa (classe 1989) era a Monaco per l’evento Beking
Domenica scorsa, Rosa (classe 1989) era a Monaco per l’evento Beking
Diego, come va? Come ti sembra questo “nuovo vecchio” inverno?

Eh, sono un po’ spaesato. Cambiare aria ci sta! Ma per il resto tutto è molto simile. Esco in allenamento, la preparazione è più o meno quella… cambia il mezzo.

E come ti stai trovando?

Diciamo che come ho lasciato ho ripreso. Abbandonai la mtb che arrivavano le prime full, ho ripreso la mtb con una full. Quella volta quando provai quel tipo di bici dopo un chilometro di discesa “pizzicai” la posteriore. E stavolta dopo il primo chilometro di discesa di nuovo ho bucato. Nonostante liquidi, mousse… non è cambiato niente! Scherzi a parte, con le 29” faccio un po’ di fatica a girare nei tornanti stretti. Rispetto alle bici di una volta sono più grosse, ma per il resto la guida si è molto semplificata.

Definisci semplificata…

Queste bici ti perdonano molto. Se prima sbagliavi, arrivavi troppo veloce o cambiavi idea nell’approcciare un sasso, per dire, erano problemi. Con queste bici invece ci passi sopra. Ti permettono di correggere, magari la traiettoria non è ideale, ma non cadi.

Diego sta insistendo molto con la palestra e in particolare con la parte alta del corpo
Diego sta insistendo molto con la palestra e in particolare con la parte alta del corpo
Come ci stai lavorando?

Ho iniziato in queste settimane e dal punto di vista tecnico, del setup non è così semplice. Una volta la forcella era aperta o chiusa, adesso ne uso una elettronica: devi regolare l’affondo, il ritorno, la pressione… e anche per questo non sto facendo molte uscite su strada in allenamento: quattro uscite su sei sono in mtb, voglio riabituarmi a questo mezzo. Magari più in là farò la metà su strada e la metà offroad. 

E’ comprensibile…

E poi ogni giorno mi viene in mente una cosa nuova. Esco sempre regolando qualcosa. Nei primi giorni per la pressione mi regolavo col vecchio metodo del dito. E a forza di sgonfiare ero arrivato a 0.9 bar… un po’ poco! E infatti mi sono detto: “Ecco perché bucavo!”. Quindi per ora sono molto concentrato sul setup.

Hai accennato che la preparazione è molto simile, ma qualcosa di diverso ci sarà pure?

Ho fatto uno stacco identico alle altre stagioni su strada. Quindi tre settimane di vacanza, una settimana di ripresa molto calma e poi la preparazione vera e propria. Di certo faccio più palestra, soprattutto per la parte alta del corpo. Avevo perso tanto in questi anni su strada. Quello è peso da portare in giro, qui invece sono muscoli che servono. In allenamento quando faccio le discese lunghe a volte mi devo fermare. Mi fanno male le braccia, le mani… per non parlare delle scapole. Anche per questo preferisco uscire di più in mtb.

In estate, quando in Italia non c’erano gare, Rosa ha preso parte ad un paio di marathon in Mtb
In estate, quando in Italia non c’erano gare, Rosa ha preso parte ad un paio di marathon in Mtb
Parliamo invece un po’ del recente passato. Come hai vissuto il momento dell’addio alla strada?

In modo molto leggero. Credevo mi sarebbe pesato di più, invece è stato tranquillo. Avendolo già in prospettiva, non mi è pesato. Se invece non avessi avuto già un contratto pronto magari sarei stato depresso.

Quindi questa estate quando hai preso parte alla Dolomiti Superbike già sapevi che saresti tornato su strada?

No, no… avevo chiesto alla squadra già a febbraio di partecipare a quel paio di corse estive. Coincidevano con un periodo di lontananza dalle gare su strada. Vero, ho sempre detto che il giorno che avrei chiuso con la strada avrei fatto un anno in mtb, ma in quel momento non immaginavo ancora che sarebbe successo quest’anno.

C’è qualcosa che non ha funzionato?

Diciamo che ci sono stati un po’ di problemi di comunicazione con la squadra. Io avrei fatto ancora un anno, ma forse questa è stata la mia fortuna.

Al Giro d’Italia, Rosa ha indossato la maglia blu per sei giorni. Chiude la sua carriera su strada dopo 10 stagioni
Al Giro d’Italia, Rosa ha indossato la maglia blu per sei giorni. Chiude la sua carriera su strada dopo 10 stagioni
Perché?

Io ero in grado di continuare e credevo di avere ancora una stagione davanti. E a dire il vero avevo avuto anche delle offerte buone da team WorldTour. Io non volevo cambiare squadra. Sembrava tutto okay, poi quando mi hanno detto che non mi avrebbero rinnovato il contratto era tardi. Non volevo tornare indietro a chiedere con la coda tra le gambe a chi mi aveva fatto un’offerta… Un po’ mi “giravano”. Ma va bene così: a 33 anni va bene così e va bene come sto adesso.

Dal canto tuo pensi di aver fatto qualche errore, di aver dato sempre il 100 per cento?

Col senno del poi sempre qualcosa si può fare meglio, ma se tornassi indietro farei esattamente ciò che ho fatto e quindi gli stessi eventuali errori. Sì, ci sono stati dei periodi di riposo in mezzo alla stagione, ma quando dovevo fare il corridore l’ho fatto al 100 per cento. Sì, rifarei tutto.

Torniamo alla mtb: sai già che calendario farai?

Al 99 per cento dovremmo partire dall’Andalucia Bike Race (un’importante corsa a tappe in mtb, ndr) e poi fare le maggiori corse del calendario italiano. A me piacerebbe molto anche fare la Coppa del mondo che, dovrebbe tornare anche nelle marathon. O comunque prendere parte alle prove della Marathon Series, vale a dire le più importanti gare internazionali. Vediamo l’UCI cosa ci farà sapere.

Crono CX1: le scarpe per l’offroad al top della performance

05.11.2022
3 min
Salva

Inverno vuol dire fango, sentieri, offroad. Durante questi mesi sono tanti gli appassionati che si cimentano nella sfide del ciclocross e altri che sperimentano nuove discipline. E’ il mondo che cresce, giorno dopo giorno, il bello della bici è anche questo: sperimentare. Per chi ama farlo al meglio in ogni situazione, Crono ha presentato delle nuove scarpe per offroad: le CX1

La tomaia è in microfibra: leggera e traspirante
La tomaia è in microfibra: leggera e traspirante

Punta e tallone rinforzati

La CX1 è un modello di scarpa estremamente tecnico e dal peso contenuto. In Crono hanno premiato la robustezza, mediante l’inserimento di una punta realizzata in gomma anti strappo. Anche il tallone è stato rinforzato per proteggere la parte posteriore del piede, una della più sollecitate nelle uscite in fuoristrada. Il design della CX1 è ideato per offrire il massimo scarico di detriti e di fango. La superficie centrale è disegnata per un grip ottimale per ogni terreno.

«Questa scarpa – ci racconta Stefano Stocco, titolare di Crono – nasce dal modello strada CR1. Una scarpa dalla quale abbiamo preso tanti spunti tecnici. Uno su tutti è la chiusura Boa bilaterale, per avere un calzata sempre salda. Un altro spunto portato anche su questo modello è la tomaia in microfibra: leggera e traspirante, tiene il piede al riparo da acqua e detriti ma allo stesso tempo evita l’accumulo di calore

Il sistema di chiusura usato da Crono è il Boa Li2
Il sistema di chiusura usato da Crono è il Boa Li2

Multi-Contact Closure System

Il sistema di chiusura utilizzato per la CX1 è il Multi-Contact Closure System: sviluppato da Crono stessa. Permette una chiusura avvolgente e distribuita su 8 punti di pressione diversi, eliminando il fastidio della linguetta e con una chiusura incredibilmente avvolgente.

Il Multi Contact System permette la trazione della prima fascia di chiusura della scarpa distribuita su due vettori. Questo consente alla CX1 di adattarsi molto meglio alle diverse morfologie dei piedi. Il sistema di chiusura lavora, inoltre, su una linea nella direzione dell’angolo del tallone e ne evita il sollevamento durante la pedalata. 

La suola delle CX1 è realizzata in carbonio:, questo la rende resistente e performante
La suola delle CX1 è realizzata in carbonio:, questo la rende resistente e performante

BOA Li2 e suola top

I rotori sono i BOA Li2 con cavo in acciaio rivestito e sostituibile, che consentono un miglior contatto con la scarpa. La regolazione è millimetrica e non è un problema agire sui rotori anche durante la vostra uscita.

La suola usata da Crono è la Carboncomp, il top di gamma del brand: rigida e robusta. Studiata per avere un grip eccezionale su qualsiasi terreno, anche nei momenti di “portage” (ovvero quando si superano ostacoli o sezioni con la bici in spalla, ndr). Grazie ai sei livelli di carbonio intrecciati, la trasmissione della potenza sui pedali è eccezionale.

Crono

Fluidità, strategia, setup: “Piraz” promuove Nibali biker

29.10.2022
5 min
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Non si è ancora placata l’eco dell’esperienza di Vincenzo Nibali alla Capoliveri Legend Cup. Lo Squalo ha preso il via in una delle marathon più belle, suggestive e soprattutto tecniche del mondo. E’ stato un vero debutto di fuoco. Un debutto che Mirko Pirazzoli, grande ex biker agonista e oggi tecnico, ha seguito da dentro.

“Il Piraz”, che certo non ha problemi di manico, commentava in diretta la gara in sella ad una e-Bike. E non era la prima volta che lo faceva. Così gli abbiamo chiesto un giudizio sul Nibali biker e lui ha individuato tre “punti cardine”: fluidità nella guida, una grande lucidità tattica e una buona preparazione tecnica.

Fludità

«Prima di tutto – dice Pirazzoli – trovo bellissimo vedere un campione come lui mettersi in gioco e farlo con tanto entusiasmo. Vincenzo ha grandi margini e se davvero lo vorrà, gli basteranno pochi mesi per lasciare il segno anche in mtb.

«La cosa che mi ha colpito nel vederlo in azione, non è stata tanto la guida in discesa, ma la sua fluidità nel complesso. Fluidità nella guida e nello stare nel gruppo di testa alla prima esperienza internazionale. Nonostante il gruppo di alto livello, Vincenzo si è sentito a proprio agio.

«La vera differenza, ed è forse questo l’aspetto tecnico che più mi ha rapito, è stata la sua pedalata. Un pedalata rotonda che nessun biker ha. E per pedalata rotonda intendo efficiente. Un’andatura redditizia e sicura.

«Nelle discese larghe e veloci staccava il piede interno. Per un biker è quasi un veto: guai a staccare un piede dal pedale. E invece aiuta molto a bilanciarsi e a trovare il punto di corda. Pensate che nelle discese su ghiaia, Vincenzo ha anche provato ad attaccare! E’ successo a metà del primo giro. Mostrando una padronanza da veterano.

«Al tempo stesso però si percepiva un senso di “ansia” nel non aver esperienza. Io sono stato con lui all’interno della corsa e ho notato questo aspetto. Il fuoristrada a questo livello non è ancora nelle sue corde. Deve solo farne tanto e acquisirà quegli automatismi».

La strategia

Pirazzoli parla di una grande voglia di mettersi in gioco come fosse fosse un principiante, con grande umiltà. Ma al tempo stesso con lucidità e presa di coscienza del “problema”.

«A metà percorso – va avanti Pirazzoli – era lui che chiedeva a me dove fosse il rifornimento. Aveva capito che ne avrebbe avuto bisogno, che poteva andare in crisi. E quando senti che hai bisogno di bere e mangiare è troppo tardi, ma lui se ne è accorto con largo anticipo. Ha cercato di porre subito rimedio. Credo che poi si sia staccato per questo motivo». E questo lo aveva ammesso Vincenzo stesso a noi. 

Ma Nibali avrà pur fatto qualche errore. Pirazzoli fa fatica a trovarne.

«Non parlerei proprio di errori… nel suo caso. Alla vigilia mi ha confessato che aveva un po’ paura della prima discesa perché affrontarla in gruppo con la polvere significava non vedere bene dove mettere le ruote. E questo nel suo caso incide molto di più ed è realmente pericoloso. Pertanto non posso definirlo uno sbaglio.

«Per questo il fatto di aver staccato tutti all’inizio è stato giusto. In questo modo ha potuto affrontare la discesa davanti. Io gli avevo suggerito di mettersi su un lato e di lasciarsi sfilare. 

«Ma questa azione violenta all’inizio è stata la concausa che a metà corsa gli ha fatto pagare dazio. Un fuorigiri resta nelle gambe. E quando ha mollato, lo ha fatto su una salita con pendenze che da stradista non affronta. Senza contare che non aveva una biomeccanica ottimale per tali pendenze. Parliamo di oltre il 30%».

Un mtb full, con telescopico, gomme grandi, “salsicciotti”… Pirazzoli ha esaltato il setup scelto dal siciliano
Un mtb full, con telescopico, gomme grandi, “salsicciotti”… Pirazzoli ha esaltato il setup scelto dal siciliano

La tecnica

«Vincenzo – dice Pirazzoli – ha preparato la bici al meglio delle sue possibilità, delle informazioni raccolte e dei suggerimenti che gli sono arrivati dai più esperti del settore. Aveva dunque una bici pronta e al passo coi tempi per essere competitivo. E questo mi fa sorridere: ci sono dei biker pro’ che si ostinano a non sviluppare la bici secondo i componenti che oggi sono più performanti. Nibali invece aveva il telescopico, le gomme giuste e tanti altri dettagli moderni.

«Anche le scelte biomeccaniche erano relativamente azzeccate. Ha lavorato sulla posizione, anche se non ne ha ancora una di un biker di livello. Chiaramente ha usato degli angoli, con degli sviluppi biomeccanici ben prestabiliti. Non ha avuto il tempo per adattarsi. Ha fatto il meglio che poteva. Senza snaturare di punto in bianco la sua posizione su strada.

«Nibali ha “registrato” tutto, ne sono certo. Ha altri obiettivi come la Cape Epic. Se imparerà a gestire bene l’equilibrio in velocità a mio avviso potrà essere un atleta competitivo a livelli internazionali anche nella Mtb.

«Magari in questa prima partecipazione alla Cape, lui e il suo compagno, potranno posizionarsi tra la decima e ventesima coppia. Ma se Vincenzo ci si dedicherà veramente, in un paio d’anni potrà puntare alla classifica generale».