La strada verso il Tour è una sorta di grande mosaico, le cui tessere si vanno evidenziando in tutte le corse di giugno. E se il Delfinato ha segnalato i nomi di Roglic e Jorgenson, Carlos Rodriguez, Evenepoel e Buitrago, il Giro di Svizzera va ancora in cerca dei suoi tasselli. Oggi il primo arrivo in salita sul San Gottardo ha dato un bello scossone alla classifica. La tappa se l’è portata a casa Torstein Træen, norvegese di 28 anni, che dopo sette stagioni alla Uno X (quattro nel devo team e tre nella professional), ha fatto il grande salto nel WorldTour. Una bella intuizione dei manager del Team Bahrain Victorious, visto che il ragazzo non aveva ancora vinto una sola corsa, né si era distinto per clamorose azioni da gregario. Chapeau! Alle sue spalle intanto oggi si è accesa la lotta fra Yates e Skjelmose.
«Non credevo fosse possibile – ha raccontato il norvegese – perché stamattina non pensavo di avere le gambe. Poi, durante la fuga, ho iniziato a pensare a tutto quello che mi è successo negli ultimi anni e, ovviamente, a Gino (Mader, scomparso lo scorso anno prorio al Tour de Suisse, ndr). Ho sperato solo di poter resistere, e fortunatamente l’ho fatto. L’ultimo chilometro sembrava non finire mai. Yates arrivava velocemente. Non era asfalto, ma ciottolato e c’era vento contrario.
«Vincere la tappa dedicata a Gino è stato incredibile. Manca a tutti. Personalmente non lo conoscevo perché l’anno scorso non ero in questa squadra, ma sento quanto manca. Sono onorato di aver vinto questa tappa per lui, soprattutto con la sua famiglia presente. Significa così tanto…».
Gli scatti di Yates
Alle sue spalle, è mancato poco che Adam Yates riuscisse nella grande rimonta. L’inglese ha attaccato quando forse mancava troppo poco all’arrivo e alla fine non è riuscito a recuperare gli ultimi 23 secondi: quando è partito il fuggitivo viaggiava oltre quota 3 minuti. In più con i suoi 58 chili, quando ha messo le ruote alte in carbonio sul selciato che sale al Gottardo, che ha il simpatico nomignolo “Tremola”, la sua azione si è un po’ disunita. Ugualmente il britannico ha conquistato la maglia gialla.
«E’ stata una bella tappa – ha detto – anche se il piano oggi non era di attaccare. Dopo aver dato un’occhiata agli arrivi, volevamo cercare di risparmiare un po’ di energia. Ma durante la salita mi sentivo bene e così ho deciso di mettere i ragazzi davanti e fare un bel ritmo. Ho attaccato solo per vedere se qualcuno mi avrebbe seguito, non ero molto sicuro di me nel tratto con i ciottoli. Non mi piacciono le strade così, perché quando pesi meno di 60 chili, vieni sballottato qua e là ed è piuttosto difficile trovare la giusta trazione. Quindi prima ho attaccato solo per vedere. E visto che nessuno mi ha seguito, ho deciso di continuare.
«Penso che la salita di domani mi si addica un po’ meglio. E’ un po’ più ripida, ma d’ora in avanti ogni giorno si arriva in cima ad una montagna, anche la crono ha l’arrivo in alto. Quindi il difficile sta per arrivare. Sarà una settimana molto dura, ma la squadra sembra forte e motivata. Quindi spero che alla fine diremo che sarà stata una bella settimana».
Le risposte di Skjelmose
La tappa di domani di cui parla Yates prevede l’arrivo a Carì, a quota 1.636, a capo di una salita di 10,2 chilometri all’8 per cento di pendenza media. La classifica è ancora corta, ma oggi alle spalle di Yates si è mosso bene il vincitore uscente Mattias Skjelmose.
«Credo che oggi abbiamo corso bene – ha detto Skjelmose – come squadra abbiamo fatto quello che dovevamo. I ragazzi hanno creduto in me e hanno fatto un ottimo lavoro per tenere sotto controllo la situazione per molto tempo, Jacopo (Mosca, ndr) in particolare. L’attacco di Yates è stato violento. Se fossi stato alla sua ruota, forse avrei potuto provare a seguirlo. Comunque è andato forte, ma io ho avuto sempre la sensazione di buone gambe, quindi ho deciso di aspettare il momento giusto per forzare il ritmo e minimizzare le perdite. Sono contento della mia prestazione.
«Per me era il primo test in montagna dopo aver staccato e aver fatto il training camp in altura. Si arriva a giorni come questo sempre con un po’ di dubbio, invece alla fine mi sono sentito davvero bene e questa è la cosa più importante. Anche se Yates oggi ha mostrato un’ottima forma, sento che la gara per la classifica generale è ancora aperta. Sono in una buona posizione. Avremo tre tappe di montagna e una cronometro per giocarci le nostre possibilità. Ci proveremo».
I dubbi di Bernal
Skjelmose ha lo stesso distacco di Almeida e questo potrebbe rendergli la vita molto difficile. Il portoghese e il britannico, entrambi di maglia UAE Emirates potrebbero metterlo facilmente in mezzo e questo aggiunge un tocco di pepe al Giro di Svizzera. Per dare l’idea della forza della UAE Emirates, consideriamo che i due andranno al Tour per fare da gregari a Pogacar!
Oggi nella scia di Skjelmose e Almeida si è visto anche Bernal, che ha ceduto 12 secondi soltanto nell’ultimo chilometro. Il colombiano viaggia a 49 secondi nella generale e c’è da capire a che punto sia il suo recupero della miglior condizione. Nei giorni scorsi ha detto che qualora non si sentisse all’altezza dei migliori, potrebbe rinunciare al Tour. Difficile da credere, ma merita di essere seguito. La sensazione è che i giochi siano appena agli inizi.