La velocità vola. E ora “Bomber” Quaranta vuole battere i grandi

11.03.2025
5 min
Salva

«Oggi anche un giovane italiano – dice con orgoglio e una punta di malizia Ivan Quaranta – può dire che da grande vuole fare il velocista. Può dirlo perché esiste un settore con dei tecnici dedicati e i Corpi di Stato che ci danno una mano. Gli atleti più meritevoli vengono assunti, la Federazione ci crede e noi andiamo avanti. A me non basta più vincere il campionato europeo da junior o under 23. Mi piacerebbe arrivare a Los Angeles con qualche velleità in più».

Dopo tre anni da collaboratore di Marco Villa, Ivan Quaranta è stato nominato commissario tecnico della velocità azzurra. Oggi è partito per la Turchia verso la prova di Nations’ Cup. Se fosse il naturale corso nella carriera di un tecnico che tecnico è sempre stato, ci sarebbe poco di cui stupirsi. Ma se l’uomo si fa chiamare Bomber, ha nel palmares un mondiale juniores nella velocità, poi una carriera su strada in cui vinse volate e rifilò cazzotti a Cipollini, quindi si è messo a organizzare eventi prima di diventare tecnico juniores e poi U23, allora la storia ha i tratti del romanzo. Ivan Quaranta cittì azzurro della pista è il capitolo di un romanzo che nel 2028 a Los Angeles potrebbe arricchirsi di qualche pagina indimenticabile.

«E’ il riconoscimento del lavoro che ho fatto – dice Ivan “Bomber” Quaranta – ho affiancato Villa e anche Marco era d’accordo. E’ il coronamento di un sogno, essere commissario tecnico del settore velocità è un grande onore, essendo nato nella velocità. La prima gara di valore che ho vinto fu il campionato del mondo in pista nel torneo della velocità».

Nella serata di Zolder agli ultimi europei, l’oro di Bianchi (qui con Ivan Quaranta) nel km da fermo
Nella serata di Zolder agli ultimi europei, l’oro di Bianchi (qui con Ivan Quaranta) nel km da fermo
Rispetto agli anni in cui vincevi quel mondiale, il mondo è cambiato…

Sono stato tecnico su strada, prima con gli allievi della Cremasca e poi con la Colpack. Sapevo già leggere un test, ero aggiornato. Però era tutto legato alla strada, quindi ricominciare con la velocità ha significato rendersi conto che il mondo era cambiato radicalmente. Anche se la velocità l’ho sempre guardata, mi è sempre piaciuta. Da Theo Bos a Chris Hoy, sono sempre stato appassionato. Capivo che i rapporti erano cambiati, i materiali, le velocità, anche il tipo di volata.

Il tipo di volata?

Da quando hanno tolto la possibilità di fare surplace, è cambiato anche il modello prestativo della specialità. Adesso si mettono in testa e bisogna avere nelle gambe 40-45 secondi di sforzo massimale, con rapportoni molto più lunghi. Mi sono dovuto applicare, inizialmente mi è servito molto l’aiuto di Villa. Poi mi sono appoggiato al nostro Team Performance, a partire da Diego Bragato, che ne è responsabile, e tutti gli altri. Mi sono applicato, ho studiato, ho cercato di rubare il mestiere andando a vedere.

Andando a vedere cosa?

Mi è capitato di andare in pista con i meccanici la mattina molto presto. Il velodromo era vuoto e io andavo a rubare un po’ di foto per vedere i rapporti che usavano, le pedivelle. Se il tecnico è preparato, capisce che tipo di prestazione serve per poter essere competitivi. Inizialmente abbiamo sperimentato, a volte anche sbagliando. A volte, purtroppo è brutto da dire, ho usato questi ragazzi come cavie. Mi sono rimesso anche sui libri di testo, qualcosa mi ha passato Dino Salvoldi. Ho lavorato tre anni cercando di capire che tipo di sforzo servisse.

Mattia Predomo si è affacciato da giovanissimo sulla velocità mondiale
Mattia Predomo si è affacciato da giovanissimo sulla velocità mondiale
E che cosa avete capito?

Che la grande differenza oggi è il lavoro che il velocista fa in palestra. La forza la migliori in palestra. In bicicletta la puoi completare, puoi fare tutti i lavori che vuoi. La partenza da fermo piuttosto che le SFR. Fai tutti i lavori che vuoi, ma la vera forza l’aumenti in palestra. Un buon 65-70% del nostro allenamento si fa con i pesi e lo completiamo in bicicletta, perché comunque il gesto tecnico ci deve essere. Oltre al modello prestativo, c’è anche la componente tecnica. Penso al cambio in un team sprint piuttosto che la tecnica della partenza da fermo o le traiettorie da utilizzare in un lancio su 200 metri. C’è ancora tanta componente tecnica e molta più fisicità rispetto a quando correvo io.

Nel 2020 la velocità italiana quasi non esisteva, oggi è un settore in rampa di lancio…

Abbiamo creato un metodo di lavoro che sta dando i suoi buoni frutti. Sicuramente sbaglieremo ancora, sicuramente non saremo i migliori, però in tre anni abbiamo vinto tre campionati del mondo e 14 titoli europei, battendo anche tedeschi, inglesi e francesi. Nei giovani siamo una delle Nazioni più forti. La cosa importante è sottolineare Il supporto dei corpi di Stato, che per noi è stato fondamentale. Perché grazie a loro e al nostro metodo di lavoro siamo riusciti a raggiungere dei buoni risultati. La qualifica olimpica della Miriam (Vece, ndr). Abbiamo abbassato tutti i record italiani. Abbiamo vinto i campionati europei, i campionati del mondo juniores, ancora l’anno scorso con Del Medico. Questo ha permesso di creare un bel gruppo, perché adesso saremo una ventina.

Parlavi dei corpi militari…

Siamo una ventina e ce l’hanno permesso Fiamme Oro, Fiamme Azzure e l’Esercito, che hanno praticamente assunto quasi tutti i velocisti. La cosa più bella è che una volta li dovevi andare a cercare per convincerli. Speravi che venissero in pista a girare per diventare velocisti. Nessuno voleva avvicinarsi al mondo dello sprint, perché significava abbandonare la strada. Arrivi al punto che fino agli juniores, qualche garetta puoi ancora farla. Ma poi devi abbandonare la strada, perché il lavoro è prettamente palestra-pista a oltranza. La cosa più bella adesso è che ci sono gli allievi e anche gli juniores che ti chiamano e vogliono provare. Un allievo può dire di voler fare il velocista. Questa è la cosa più importante che abbiamo creato in questi anni.

Per Ivan Quaranta, qui con Miriam Vece, gli ultimi tre sono stati anni di studio e lavoro
Per Ivan Quaranta, qui con Miriam Vece, gli ultimi tre sono stati anni di studio e lavoro
Abbiamo un bel gruppo di giovani in rotta su Los Angeles, quindi?

Fra quattro anni, i nostri dovrebbero essere pronti. Poi c’è così tanto divario tra elite, under 23 e juniores, che servono degli anni per imporsi. Per arrivare a tirare certi rapporti, per sollevare certi pesi in palestra e andare a certa velocità, servono anni di lavoro. Predomo è un secondo anno under 23. Bianchi è già un primo anno elite. Moro è già un po’ più grande. E io fra quattro anni voglio cominciare a rompere le scatole anche gli elite. Con questi ragazzi, che ho trovato quando sono arrivato. E con quelli che si stanno inserendo, che oggi sono juniores di primo e secondo anno. Matilde Cenci, che era al primo anno da junior, l’anno scorso è stata terza nel keirin. Quindi se non è Los Angeles, saranno le Olimpiadi successive. Comunque stiamo creando un bel gruppo, prima o poi un Lavreysen lo troveremo anche in italia.

La ricetta di Quaranta: poche gare e tanto allenamento

21.02.2025
5 min
Salva

Neanche il tempo di disfare le valigie che Ivan Quaranta si è messo subito al lavoro, c’erano gli juniores chiamati alle loro sedute settimanali a Montichiari. Il suo lavoro è questo, senza sosta e non c’è neanche il tempo di assaporare le mille emozioni di Zolder, di un europeo che ha visto il settore velocità protagonista al di là dell’oro di Bianchi nel chilometro da fermo (con lui in apertura).

Per Ivan Quaranta, qui con Miriam Vece, sono stati europei positivi ma con un bilancio in deficit
Per Ivan Quaranta, qui con Miriam Vece, sono stati europei positivi ma con un bilancio in deficit

In quasi ogni torneo, in quasi ogni disciplina la formazione italiana è stata protagonista, anzi alla fine, per quanto fatto vedere, il piatto piange e su questo Quaranta mette l’accento.

«Lo ammetto, i piazzamenti finali mi bruciano, soprattutto il 4° posto di Stefano Moro nel keirin e anche il quinto della Vece. Che aveva solo bisogno di un po’ di fortuna: alla partenza avevamo battezzato la ruota della russa come quella che poteva portarla sul podio, invece la scelta non ha pagato. A proposito dei maschi, bisogna considerare che in gara c’era un certo Lavreysen: ormai quello è un extraterrestre, bisognerebbe vietargli di correre (dice ridendo, ndr)».

Per Stefano Moro medaglia sfuggita di un nonnulla nel keirin
Per Stefano Moro medaglia sfuggita di un nonnulla nel keirin
Una compattezza simile in un torneo titolato non si vedeva però da tanti anni…

E’ vero, anzi solo un paio d’anni fa gare del genere le ammiravamo dalla tribuna, ora invece ci siamo anche noi e con velleità. I ragazzi hanno confermato il loro valore, abbiamo una base sulla quale lavorare per progredire e i margini sono ampi, considerando l’età anagrafica e quella di pratica a questi livelli.

Alla vigilia si parlava tanto della scorrevolezza del nuovissimo impianto belga, eppure non ci sono stati progressi a livello cronometrico, secondo te perché?

I risultati vanno letti. Nello sprint a squadre siamo rimasti un decimo sopra il nostro primato il che significa che eravamo sui nostri limiti, poi clima e umidità possono fare la differenza in bene o in male. L’unico primato mondiale è venuto dall’inseguimento individuale femminile, ma quella è una specialità ancora relativamente nuova, dove ci sono margini. Anche Bianchi è comunque sceso sotto il minuto, i riscontri cronometrici secondo me sono positivi.

Per Bianchi secondo oro continentale nel chilometro. Ormai scendere sotto il minuto è un’abitudine…
Per Bianchi secondo oro continentale nel chilometro. Ormai scendere sotto il minuto è un’abitudine…
Proprio parlando con Bianchi si diceva che i mostri sacri come il suddetto Lavreysen sono davanti, ma la distanza si è un po’ ridotta…

E’ vero, ma l’impressione che ho avuto è che l’olandese sia arrivato a Zolder non proprio al massimo della forma, eppure è un tale fuoriclasse che vince anche così. Quindi siamo noi che siamo progrediti o era lui che era regredito? Io non ho interesse a trovare una risposta, dobbiamo imparare a guardare quel che facciamo in casa nostra, sapendo che prima o poi la ruota girerà e dovremo farci trovare pronti. Il concetto di Bianchi è comunque giusto: un medagliato come Yakovlev è finito dietro, il polacco Rudyk lo avevamo quasi battuto. I segnali ci sono.

Nello sprint la batteria di Predomo contro l’olimpionico è piaciuta molto…

Mattia l’ha onorata al meglio, contro gli altri Lavreysen ha vinto con molto più distacco. Tra l’altro c’è un aneddoto in proposito: quando è finita la loro sfida, mi sono avvicinato ad Harrie per fargli i complimenti e lui mi ha detto: «Mi sono dovuto impegnare per batterlo, per questo alla fine mi sono complimentato con lui». E’ un bell’attestato di stima.

Lavreysen batte Predomo, ma dopo l’arrivo si complimenta con l’azzurro per la sua prova
Lavreysen batte Predomo, ma dopo l’arrivo si complimenta con l’azzurro per la sua prova
Nelle foto la loro differenza fisica è evidente…

Mattia continua a pagare dazio nei 200 metri di qualificazione e questo lo penalizza negli accoppiamenti, ma quello dipende dalla sua stazza fisica, ci sono almeno 15 chili di muscoli di differenza… Quando poi si gareggia uno contro uno, lanciandosi dalla balaustra, lì Predomo diventa pericolosissimo. Sta però crescendo, anche contro il tempo si è attestato su 9”9 basso e questa è una bella base. Quando avrà messo su qualche altro chilo, il discorso cambierà.

Il calendario così scarno vi penalizza?

Io direi di no – risponde Quaranta – e spiego il perché: i nostri sono tutti Under 23, quindi il campionato europeo sarà primario per noi sulla strada dei mondiali di ottobre. In Nations Cup in Turchia vedremo chi portare, potremmo anche scegliere una rappresentativa ridotta. Poi avremo qualche gara S1 e S2, ma neanche troppe perché ho altre idee in testa.

Uno scalpo illustre per la Vece nello sprint: l’olandese Van de Wouw campionessa europea nel chilometro
Uno scalpo illustre per la Vece nello sprint: l’olandese Van de Wouw campionessa europea nel chilometro
Quali?

Noi dobbiamo approfittare di questa stagione così avara di impegni per lavorare tanto in palestra e in pista. Per noi l’allenamento è basilare e lo scorso anno, inseguendo il sogno della qualificazione olimpica mancata per un solo posto, abbiamo trascurato questo aspetto che invece, per i ragazzi, è oggi fondamentale.

Non si rischia la noia?

Sta a me saper variare e tenere sulla corda i ragazzi, farli divertire e saperli motivare. Serve lavorare sul fisico, sulla tecnica, anche sulla mentalità, inculcare in loro un pensiero vincente. Per questo dico che gli europei di categoria saranno importantissimi, perché vincendo s’impara a vincere e si può salire man mano di categoria. In fin dei conti nel quadriennio abbiamo raccolto qualcosa come 15 titoli europei e 3 mondiali, serve solo pazienza per trasformarli a livello superiore perché il materiale c’è…

L’oro di Bianchi, stavolta vissuto da campione consumato

15.02.2025
5 min
Salva

Come un anno fa. Gli europei di Zolder, che tante positive indicazioni in chiave italiana hanno dato agli albori del nuovo quadriennio olimpico, hanno riproposto all’attenzione generale il nome di Matteo Bianchi, assoluto dominatore della gara del chilometro da fermo. E’ vero, non è gara olimpica (non ancora?) ma la sua vittoria, soprattutto per com’è venuta, per la superiorità dimostrata nei confronti di tutti gli avversari è il miglior segnale che si potesse avere.

Il giorno dopo Bianchi è già in viaggio verso casa e la cosa che emerge subito è la sua estrema tranquillità, ben diversa da quella della sua prima vittoria continentale ad Apeldoorn: «Dopo aver visto la startlist sapevo di avere buone possibilità, poi è chiaro che la gara è un’altra cosa, per vincere tutti i tasselli devono andare al posto giusto. Questa volta però ho gestito la gara in maniera diversa: nella qualificazione, pur essendo l’unico a scendere sotto il minuto ho cercato di gestirmi, di non dare tutto pensando alla finale».

La partenza di Bianchi nel chilometro. L’azzurro ha dominato la gara sin dalle qualificazioni
La partenza di Bianchi nel chilometro. L’azzurro ha dominato la gara sin dalle qualificazioni
Significa che hai una maggiore consapevolezza delle tue qualità…

Sì, comincio a conoscermi meglio, ma anche se può sembrare freddezza la mia, le emozioni le sento profondamente e vincere un evento del genere ne dà tante, ci vuole tempo per assimilarle.

Rispetto agli avversari, riferendosi al comparto generale della velocità, hai la sensazione che le cose stiano cambiando?

La distanza dai grandi dello sprint si va riducendo, lavorando giorno per giorno ci stiamo avvicinando e risultati come il mio sono il carburante giusto per continuare su questa strada. Siamo sempre più competitivi, si è visto nel torneo della velocità a squadre ma anche nella prova di Predomo in quella individuale, dove solo i maestri olandesi ci hanno fermato.

Per il bolzanino è la seconda medaglia d’oro nel chilometro da fermo, dopo Apeldoorn 2024
Per il bolzanino è la seconda medaglia d’oro nel chilometro da fermo, dopo Apeldoorn 2024
Parli sempre al plurale…

Siamo un gruppo molto affiatato, i risultati dell’uno sono i risultati di tutti. Stiamo sempre insieme e questo favorisce lo sviluppo delle dinamiche di squadra. Noi dobbiamo migliorare insieme per poter avere delle reali chance, questo è chiaro a tutti.

Poi c’è sempre il fattore età dalla vostra parte…

Sì, sappiamo di essere i più giovani e di avere maggiori margini rispetto ad altre realtà che sono sulla breccia da più tempo. Questo ci dà fiducia perché sappiamo che dobbiamo esprimere ancora il nostro maggior potenziale. Poi si vedrà, nelle nostre discipline concorrono tanti fattori, soprattutto è importante che insieme a noi, insieme alla nostra crescita fisica e tecnica vadano avanti anche la ricerca sui mezzi e sui materiali, perché le prestazioni scaturiscono da un insieme di componenti.

Il gruppo è l’arma in più del settore, ogni risultato è vissuto come frutto comune
Il gruppo è l’arma in più del settore, ogni risultato è vissuto come frutto comune
Tu sei tra i maggiori specialisti di una specialità gloriosa come il chilometro che però attualmente non fa parte del programma olimpico: questo non è un rammarico?

Dipende da quello che uno vuole, io voglio investire fortemente sul team sprint perché è la specialità che può permetterci di andare ai Giochi Olimpici. E’ uno sforzo molto simile a quello del chilometro, soprattutto per me che sono chiamato alla chiusura, quel giro finale racchiude molte delle prerogative del chilometro da fermo, il fatto di poter dare un importante contributo è un grande stimolo per me.

Il vostro team ha una formazione ormai stabile?

Abbastanza, anche a Zolder abbiamo avuto Minuta al lancio che è fra noi quello più esplosivo, poi Predomo per il secondo giro e io in chiusura. Ma abbiamo anche altre opzioni, come l’impiego di Napolitano al posto di Minuta oppure lo stesso Napolitano al lancio e Minuta al secondo giro. Avere varie possibilità è un vantaggio, anche io sono sempre disponibile a cambiare se serve.

Predomo insieme a Lavreysen. La sfida quest’anno ha visto l’azzurro più vicino al campione del mondo
Predomo insieme a Lavreysen. La sfida quest’anno ha visto l’azzurro più vicino al campione del mondo
Un dato che ha colpito è il fatto che da Zolder, dove pure si diceva che la pista fosse velocissima, non sono arrivati record, anche voi siete rimasti sopra il primato italiano pur entrando a vele spiegate fra i primi 8, cosa mai scontata…

In questo incide molto il tipo di pista, ma anche le condizioni climatiche: la temperatura, la pressione. L’impianto ci è sembrato veloce, in fin dei conti siamo rimasti intorno a un decimo di secondo dal record, quindi la prestazione è stata all’altezza e anche nel chilometro i tempi sono stati buoni.

Ora che cosa ti attende?

E’ una stagione abbastanza strana, ma lo sarà anche la prossima. Ci prepareremo per la prova di Nations Cup in Turchia ad aprile, l’unica di questa stagione, poi durante l’estate si procederà fra allenamenti e gare nazionali, con qualche puntata all’estero per le prove S1, il tutto pensando ai mondiali di ottobre.

Bianchi insieme a Quaranta, che a Zolder ha presentato un gruppo in evidente evoluzione
Bianchi insieme a Quaranta, che a Zolder ha presentato un gruppo in evidente evoluzione
Non si rischia la monotonia?

La nostra è una disciplina che si fonda sull’allenamento, sia in pista che in palestra, se il calendario è scarno non possiamo che prenderne atto. Noi d’altronde abbiamo Quaranta che è uno straordinario motivatore, è una parte importantissima di tutto il nostro progetto, ci dà i riferimenti, organizza gli allenamenti proprio per darci continuamente stimoli. Mi chiedono spesso se inseriamo anche prove su strada, ma nel nostro caso non avrebbero senso. Su strada andiamo, per fare allenamenti sul fondo e la resistenza, ma basta quello.

Tutti dicono che a Los Angeles la velocità italiana sarà chiamata a fare il salto di qualità, anche verso le medaglie. Questo non vi dà pressione?

No, non ci vogliamo pensare, almeno in questo biennio dove le Olimpiadi sono lontane, non si parla ancora di qualificazioni. Siamo concentrati sul lavoro, su responsabilità che sono positive, tanto è vero che gli europei sono stati solo una tappa, anche se a me ha portato molta fortuna…

La velocità alle porte del paradiso. Quaranta prepara le chiavi…

27.11.2024
5 min
Salva

Vacanze brevi per Ivan Quaranta e i ragazzi della velocità. Non solo perché a breve arriveranno gli europei, in programma a febbraio 2025, ma anche perché il settore è chiamato a lavorare duramente in questi anni che porteranno verso Los Angeles 2028. Se per gli altri specialisti della pista queste sono settimane di riflessioni e ripartenze con volti nuovi, nella velocità Parigi (dov’eravamo presenti con Miriam Vece e Sara Fiorin) è stata il punto di partenza e Quaranta ne è consapevole.

Il team sprint azzurro continua a progredire ed è entrato fra i primi 8 agli ultimi mondiali
Il team sprint azzurro continua a progredire ed è entrato fra i primi 8 agli ultimi mondiali

Nelle varie analisi di passaggio fra un quadriennio olimpico e l’altro, il settore della velocità maschile è considerato fra quelli, analizzando tutti gli sport, a più alto indice di crescita. Significa che le aspettative sono tante e quasi non basterà considerare un obiettivo esserci, dalla California ci si attendono anche buone notizie: «I progressi ci sono stati in questo quadriennio appena concluso – ammette Quaranta – si vede dai piazzamenti nelle prove internazionali, ma soprattutto dai tempi. L’ottavo posto ai mondiali nel team sprint è un traguardo importante e al contempo un punto di ripartenza».

Di fronte a te e ai ragazzi ci sono quattro anni di lavoro sotto i riflettori, perché le aspettative sono tante…

Anche da parte nostra, lo posso assicurare, ma i segnali che abbiamo sono più che incoraggianti. Il fatto è che in questo mondo serve pazienza: da tre anni dominiamo la scena a livello internazionale fra gli U23, questo vuol dire molto, ma il passaggio alla categoria superiore non è automatico, serve tempo. Il dato più incoraggiante è che funziona il metodo e lo vediamo non solo dai risultati dei vari Predomo e Bianchi, ma anche da quelli juniores con l’oro iridato nel keirin di Del Medico e dalla crescita delle ragazzine, dove finalmente riusciamo a fare proselitismo.

Marco Villa e Ivan Quaranta insieme a Fabio Del Medico, laureatosi iridato nel keirin fra gli juniores
Ivan Quaranta insieme a Fabio Del Medico, laureatosi iridato nel keirin fra gli juniores
E’ un metodo che riguarda solo l’allenamento?

No, è a più ampio raggio e in tal senso fondamentale è l’apporto dei gruppi sportivi militari che offrono un futuro ai nostri ragazzi e questo sta facendo la differenza. Oggi un allievo può davvero fare il velocista come professione ciclistica, cosa che fino a poco tempo fa era un’utopia. Con una carriera al di fuori dello sport e un tecnico a tempo pieno, il settore ha tutte le possibilità di crescere.

Quel che manca però è un nome di riferimento, il Sinner della situazione intorno al quale i più giovani possono crescere, cosa che nell’endurance c’è stato, con Viviani…

E’ vero, proprio per questo dico sempre ai ragazzi che saranno i pionieri di una nuova storia. Lo stiamo già vedendo, il ricasco delle loro vittorie nelle categorie giovanili, che hanno portato nuove ragazze come Cenci e Trevisan a impegnarsi in questo settore. E’ un ciclo che si sta aprendo. Ci manca il corridore esperto, eppure siamo riusciti a ridurre il gap dalle nazioni guida. Per far questo serve correre tanto, essere sempre in pista. Un altro passo avanti è la struttura logistica ora a disposizione nei pressi di Montichiari, un cascinale a 2 chilometri che consente di fare lunghi stage.

Da sinistra Erja Giulia Bianchi, Siria Trevisan e Matilde Cenci, bronzo agli europei juniores di Cottbus
Da sinistra Erja Giulia Bianchi, Siria Trevisan e Matilde Cenci, bronzo agli europei juniores di Cottbus
Quanto serve fare attività agonistica su pista?

Nel nostro settore tantissimo. Devo dire grazie alla Fci che pur con un budget contenuto ci consente di affrontare molte gare di categoria 1 e 2, soprattutto in Svizzera, dove i nostri fanno esperienza e magari vincono e sappiamo bene quanto vincere faccia bene anche a livello psicologico. I buoni risultati danno morale alto.

Il fatto che quando si arriva a europei e mondiali ci sono i grandi campioni che vanno più forte non pesa sui ragazzi?

Io dico loro che serve tempo, le distanze si accorciano poco a poco, proporzionalmente con la loro crescita a livello fisico. La differenza è tutta nei carichi in palestra, ma a quelli dei vari Lavreysen e Hoogland non ci arrivi dall’oggi al domani. Devi lavorarci giorno dopo giorno senza avere fretta anche per non incorrere in gravi infortuni. Per questo dico che la dote primaria deve essere la pazienza e apprezzare anche quei piccoli numeri che mano a mano riducono la distanza. Loro se ne accorgono, ne sono consapevoli.

Mattia Predomo è il leader della squadra. Quaranta punta su di lui per portare il team a Los Angeles 2028
Mattia Predomo è il leader della squadra. Quaranta punta su di lui per portare il team a Los Angeles 2028
Il lavoro di questi giorni in che cosa consiste?

Abbiniamo pista a palestra, per riportare i ragazzi a sollevare certi pesi e a riprendere la mano tecnica. Sono due cose che devono andare di pari passo. A dicembre faremo anche allenamenti su strada, seguendo uno schema di 3 settimane di carico e una di scarico fino agli europei. C’è tanto da fare, un aspetto sul quale dobbiamo concentrarci è anche la tecnica di cambio nel team sprint che può darci ulteriori vantaggi. Come anche lavorare nella corsa di gruppo per il keirin. Intanto stiamo studiando con Pinarello una bici specifica, monoscocca in carbonio. Finora i ragazzi hanno sviluppato una bici per la corsa a punti, ma abbiamo visto che serve un modello specifico per le prove di velocità. L’importante è che sia pronto per gli europei del 2027, quando inizierà il cammino di qualificazione olimpica.

Stefano Minuta, protagonista a Ballerup nel chilometro, altro elemento in crescita
Stefano Minuta, protagonista a Ballerup nel chilometro, altro elemento in crescita
A Los Angeles sai che non ci si attende solo la mera partecipazione. Questo rappresenta un peso per te e i ragazzi?

Per me no, so che le aspettative sono tante, ma io sono sempre stato abituato a gestire la pressione, sin da quando correvo. Il mio ruolo si misura sui risultati, è normale che sia così. Devo essere io bravo a trasmettere i giusti impulsi perché un ventenne possa gestire la pressione, perché si appassioni all’allenamento, visto che la nostra attività vive soprattutto di quello. Motivarli è il mio mestiere, sapendo che ora i nodi stanno arrivando al pettine e vincere a livello giovanile presto non basterà più.

Predomo studia Lavreysen, colpi d’occhio da campione

04.11.2024
6 min
Salva

La crescita di un corridore passa anche attraverso il confronto con i campioni della sua epoca. Mattia Predomo è un autentico dominatore nelle categorie giovanili della velocità, ma questa è una specialità dove si matura pian piano, anche attraverso sconfitte ed esperienze contro i leader, come l’olandese vincitutto Lavreysen. Noi abbiamo sottoposto l’azzurro a un piccolo gioco, mettendolo davanti ad alcune foto dell’olimpionico arancione, analizzandole dal punto di vista tecnico e soprattutto confrontandosi con esse.

Predomo, ragazzo estremamente attento ad ogni sfumatura della sua disciplina si è sottoposto di buon grado alla prova: «Con Lavreysen ho gareggiato un paio di volte ma l’ho sempre guardato con attenzione perché è il riferimento assoluto. Partiamo però dal presupposto che siamo fisicamente molto diversi: lui ha almeno 20 centimetri più di me in altezza e questo si traduce in almeno 13 chili in più. Si vede che la sua muscolatura è molto sviluppata».

Predomo sottolinea la posizione di Lavreysen, che lo porta ad avere le braccia più flesse del solito
Predomo sottolinea la posizione di Lavreysen, che lo porta ad avere le braccia più flesse del solito
Questo comporta l’uso di bici con una taglia diversa?

Non solo. Per lui viene fatta una bici con telaio su misura, non è lui che si adatta con le misure, gli viene costruito un telaio apposito, come avviene per altri olandesi e qualche inglese a che so io. Questo è un fattore importante perché incide sulla sua posizione e tutto il resto. Noi invece dobbiamo lavorare molto sulle misure e le posizioni.

Partiamo allora dalla foto della partenza nel chilometro da fermo…

La cosa che emerge guardandola è la sua posizione estremamente avanzata. Sta lanciando la bici, quindi scarica su di essa una grande potenza per acquisire prima possibile grande velocità. Da notare la posizione delle braccia: se ci fate caso sono leggermente piegate in base alla posizione avanzata delle spalle e questo io credo derivi dal suo passato nella Bmx. Di regola si tengono le braccia più dritte, proprio perché la posizione della parte superiore del corpo è più arretrata.

Nella foto alla balaustra? Qui siamo in una fase abbastanza tranquilla…

E infatti le mani hanno una minor tensione, sono sulla parte bassa del manubrio in posizione rilassata. Significa che sono i giri prima del lancio verso lo sprint, si cerca di acquisire la posizione più comoda possibile non solo per risparmiare energie, ma anche per poter scaricare potenza e lanciarsi più forte possibile. Sicuramente è una posizione molto diversa da quella che assumono gli stradisti, per esempio. Guardate la differenza delle braccia quando invece è vicino alla linea blu, lì sono molto più attive, per dare spinta anche stando seduto. In quella foto desumo che Harrie stia per alzarsi sulla sella.

Guardando le sue gambe che cosa noti di diverso?

Una delle sue caratteristiche è l’eccezionale gioco di piedi e caviglie sui pedali e questo si desume dalla sua prestazione nel chilometro. Non è la sua specialità, so che prima di Ballerup non l’ha disputata spessissimo, ma si nota guardando la foto come la sua posizione sia molto diversa da quella tenuta dai corridori che, invece che dalla velocità, vengono dal quartetto. Nel suo caso si capisce come a differenza degli inseguitori non guardi all’aerodinamica.

Che cosa intendi dire?

Non cerca di assumere una posizione il più possibile “morbida” contro l’aria, ma pensa solo a scaricare potenza. Sui 4 giri conta molto la spinta: lui cerca di raggiungere subito la velocità di crociera, perché a quel punto gli è più facile tenere la bici. La sua è una posizione classica: quando gareggi nella velocità, hai invece una posizione o più arretrata, tendente quasi allo zero e questa tendenza se notate si sta spostando sempre più anche alla strada. Lo stesso Pogacar tende ad avere una posizione simile, perché più comoda e redditizia. Molto dipende dalle pedivelle: io uso le 165, lui ha le 170 che aprono un angolo più basso che permette una spinta migliore.

La posizione del busto?

Torniamo alla foto vicino alla linea blu: la sua posizione è di pieno scarico sulle gambe pur mantenendo la bici in linea. E’ qualcosa che per lui sembra facilissimo ma non lo è. E’ un aspetto sul quale sto lavorando molto con i tecnici, per avere una posizione più comoda potendo in questo modo massimizzare la spinta degli arti inferiori con la bici che, rimanendo stabile e in linea, traduce tutta la forza emessa.

La sfida con Hoogland nella finale mondiale. Le posizioni sono simili, emerge la grande potenza dei due
La sfida con Hoogland nella finale mondiale. Le posizioni sono simili, emerge la grande potenza dei due
Nello sprint e nel keirin la sua posizione è diversa?

Diciamo che è più classica, simile alla nostra ma lì non puoi inventarti molto. L’impugnatura del manubrio è quella, può cambiare di minimi particolari ma se guardate rispetto all’avversario che è dietro non ci sono grandi differenze, anche se lui si sta alzando sulla sella. Semmai è interessante il fatto che sia leggermente spostato indietro, più in linea con i pedali, ma è sempre per il discorso di prima di scaricare più potenza più velocemente possibile.

Quanto influisce in tutto ciò il lavoro su pista e quello fuori, in palestra?

Questo è un aspetto importante. Direi che la palestra costituisce almeno il 70 per cento della prestazione, ma quelle masse muscolari non le acquisisci dall’oggi al domani, ci vogliono anni di applicazione costante. E’ un percorso lungo, nel quale ogni carico in più deve arrivare al momento opportuno e deve andare di pari passo con la tecnica, con quei piccoli ma fondamentali accorgimenti di cui abbiamo parlato. Poi la prestazione è molto personale: l’australiano Hoffman è uno dei migliori partitori del circuito, ma ha un modo di scattare profondamente diverso da quello ad esempio dei belgi. Ognuno deve trovare la sua strada, io sto lavorando per quello.

Velocità su pista, i ragazzi azzurri crescono ancora

17.07.2024
5 min
Salva

Anche se l’appuntamento olimpico bussa alle porte, per i tecnici azzurri della pista c’è anche tanto altro da affrontare. Nella scorsa settimana ad esempio ci sono stati i campionati europei per juniores e under 23, in quella Cottbus che nel secolo scorso era uno dei centri principali dello sport della Germania Est. L’Italia con le sue 20 medaglie complessive di cui 7 d’oro ha colto il terzo posto nel medagliere, alle spalle di britannici e padroni di casa tedeschi, confermando che dietro le punte presenti a Parigi c’è un intero movimento ricco di ricambi. E che va a pescare anche in territori da troppo tempo inesplorati come la velocità.

Ivan Quaranta ha portato a casa, nello specifico settore, titoli e medaglie, ma soprattutto tante indicazioni. Eppure si sente dalla voce che le pur grandi soddisfazioni hanno solo lenito il rammarico per non aver portato il suo giovanissimo gruppo a Parigi.

Il team della velocità con Quaranta e il presidente Fci Dagnoni. Un oro pesante il primo giorno (foto Uec)
Quaranta fra Napolitano e Minuta, nuove entrate nella squadra della velocità U23 (foto Uec)

«Quando ho intrapreso quest’avventura, dopo aver visionato i test dei ragazzi dissi che volevo qualificarli per i Giochi e mi presero per pazzo – racconta il tecnico cremasco – La realtà è che abbiamo sfiorato la qualificazione continuando sempre a crescere, dimostrando che la mia idea non era balzana. Abbiamo una nazionale fortissima, a livello Under 23 ormai non abbiamo avversari e questo l’ho sottolineato ai ragazzi dopo la vittoria nel team sprint: bravi, ma siamo sempre a livello di categoria, gli Elite vanno più forte e lo sanno, sono loro che dovranno battere. E ci riusciranno…».

Lo scorso anno erano arrivato 4 titoli, questa volta oltre a quello del team sprint c’è stato quello di Predomo nel keirin: sei soddisfatto?

Sì perché la nostra squadra di velocità è cambiata per metà. Intanto abbiamo ora Moro e Bianchi che sono Elite, poi abbiamo perso Tugnolo che ha scelto di concentrarsi sul ciclismo su strada, ma intanto sono cresciuti Napolitano e Minuta. La squadra c’è e sta migliorando. Tra l’altro abbiamo vinto su una pista ben diversa da quelle canoniche, un velodromo di 333 metri in cemento, il che significa che nel team sprint c’era un chilometro da fare per l’ultimo componente. Farlo senza riferimenti assoluti non è cosa di tutti i giorni.

Lo sprint vincente di Predomo ai danni del tedesco Hackmann: l’oro nel keirin è suo (foto Uec)
Lo sprint vincente di Predomo ai danni del tedesco Hackmann: l’oro nel keirin è suo (foto Uec)
Da parte sua Predomo continua a faticare nella velocità individuale…

Paga il suo essere un peso leggero che costa tantissimo nella prova di qualificazione, i 200 metri lanciati, dove rispetto a chi può lanciare dalla sommità della curva 90 e passa chili ha un gap non di poco conto. Poi nella batteria può giocarsela, ma chiaramente gli abbinamenti lo penalizzano. Dobbiamo lavorarci, trovare il giusto compromesso perché nella sfida a tu per tu la sua agilità è un punto a favore.

Dietro questa squadra, ora che i migliori juniores dello scorso anno sono passati, che cosa c’è dietro?

Tanto lavoro da fare, soprattutto cercando nelle categorie più piccole, gli esordienti e gli allievi. Il problema è che tanti ragazzini poi si lasciano abbagliare dalle vittorie su strada e decidono di non provarci più. E’ un prezzo che paghiamo alla nostra cultura, difficile da sradicare. Avevo commissionato al centro studi un lavoro statistico sui migliori giovani velocisti degli ultimi 12 anni, quasi tutti si sono ritirati, non hanno proseguito neanche su strada, vittime delle prime delusioni. La generazione dei Predomo, Bianchi, Minuta è la prima che vuole insistere e spero che dietro ne arrivino tanti altri seguendo un po’ quel che sta succedendo fra le donne.

Siria Trevisan, terza nei 500 metri da fermo, un nuovo talento sul quale lavorare (foto Fci)
Siria Trevisan, terza nei 500 metri da fermo, un nuovo talento sul quale lavorare (foto Fci)
Qui infatti si sono registrate delle novità…

Abbiamo vinto il bronzo nel team sprint juniores con Trevisan, Bianchi e Centi e la stessa Trevisan ha chiuso terza nei 500 metri da fermo. La cosa particolare è che sono ragazze al primo anno di categoria che vogliono investire su questa disciplina e che anzi mi hanno contattato loro per entrare nel gruppo. E’ chiaro che sono solo agli inizi, ma il fatto che siano le ragazze stesse a volerci provare, a chiedermi di farlo è un segno positivo e devo dire che lavorare insieme a Miriam Vece, sapendo che andrà alle Olimpiadi è un forte richiamo, perché sanno che potranno farlo anche loro un giorno, se ci credono e lavorano. Si sta innestando un circolo virtuoso, fra le donne come in campo maschile.

Appena tornato dalla Germania hai subito ripreso il lavoro a Montichiari con lo staff di Villa: che atmosfera hai trovato?

Delle migliori, l’approccio ideale verso i Giochi, con i ragazzi concentrati ma allo stesso tempo allegri, scherzosi. Sanno che non sarà per nulla facile rifare quanto avvenuto a Tokyo, ma le possibilità ci sono e questa volta anche per le donne. Io sono convinto che le medaglie sono alla portata, poi è la gara che decide tutto. Le ragazze soprattutto ci stupiranno: sappiamo tutti quel che hanno passato, in particolare la Balsamo, ma posso assicurare che in questi ultimi giorni sta lavorando a livelli superiori a quelli che ci aspettavamo. Villa intanto ha dato a tutti i propri ruoli in base alle caratteristiche, anche per le altre gare e tutte hanno accettato di buon grado le scelte.

Il velodromo di Cottbus è stato invaso di gente nei 6 giorni di gara (foto Uec)
Il velodromo di Cottbus è stato invaso di gente nei 6 giorni di gara (foto Uec)
E per la Vece?

Molto dipenderà dal tempo che farà nei 200 metri lanciati, ma io credo che nella velocità potrà entrare nelle prime 10, poi bisognerà vedere che abbinamenti troverà. Per il keirin sono molto ottimista, nelle sue corde c’è la possibilità di entrare in finale, lo ha già fatto due volte in Coppa del Mondo. Io sono fiducioso, anche perché quando sei in finale tutto è possibile, la storia delle Olimpiadi è piena di esiti contro ogni previsione…

Strada e Mtb: la visibilità KTM in Italia è sempre più… evidente

12.01.2024
3 min
Salva

Il bike brand austriaco KTM ha riconfermato per la stagione 2024 la propria partnership tecnica e di sponsorizzazione con la formazione under 23/elite e juniores Campana Imballaggi Geo&Tex Trentino. La squadra, coordinata dal team manager Alessandro Coden e in grado negli ultimi anni di conquistare diverse maglie e medaglie internazionali su pista grazie ai propri velocisti, in questo 2024 potrà contare nuovamente su Mattia Predomo. Il forte velocista proprio questa settimana è impegnato nelle gare di velocità in occasione del primo grande evento della stagione: gli Europei su pista di Apeldoorn in Olanda.

«Nel corso dei primi ritiri stagionali – ha dichiarato Coden – abbiamo svolto lavori improntati soprattutto sul fondo, cominciando a mettere benzina importante nelle gambe dei ragazzi. E lo abbiamo fatto sfruttando in pieno il potenziale tecnico che una realtà del calibro di KTM è stata in grado di riservarci. Siamo entusiasti e felici di poter pedalare assieme a loro. Posso affermare con certezza che anche quest’anno potremo contare su un gruppo di bravi ragazzi, con la testa sulle spalle ed una forte passione per la bicicletta. Stiamo studiando per la stagione un calendario decisamente più internazionale dell’anno scorso, i cui dettagli verranno però ufficializzati più avanti».

KTM ha supportato i ragazzi della Campana Imballaggi anche nella stagione 2023
KTM ha supportato i ragazzi della Campana Imballaggi anche nella stagione 2023

Accanto a BBBike Shop

Ma l’impegno di KTM in Italia, in termini di iniziative di marketing e comunicazione, è da sempre fortemente orientato anche al settore Mtb. E’ notizia di qualche giorno fa ad esempio che i circuiti offroad di riferimento del Centro Italia – il Tour3Regioni, la Supersix Race ed il Caveja Bike Cup – avranno quest’anno proprio il brand austriaco quale loro main sponsor. Il produttore austriaco ha difatti scelto la realtà organizzativa Bike-Advisor per arricchire in maniera importante la propria visibilità nell’ambiente amatoriale delle ruote grasse. 

KTM ha instaurato una collaborazione con diverse realtà legate al mondo della bici
KTM ha instaurato una collaborazione con diverse realtà legate al mondo della bici

L’azienda austriaca sarà appoggiata sia tecnicamente quanto logisticamente dal concessionario BBBike Shop di Forlì, storico riferimento commerciale per l’area romagnola. In occasione di ogni prova dei circuiti sarà possibile per tutti gli appassionati toccare con mano gli ultimi modelli proposti sul mercato dal colosso bike austriaco, nonché avere tutte le informazioni utili da parte degli esperti di BBBike Shop Forlì. Durante la stagione, inoltre, alcuni atleti dei team sponsorizzati da KTM (il KTM Protek Elettrosystem, il KTM Alchemist Brenta Brakes dei fratelli Samparisi e quelli giovanissimi della neonata KTM Academy Le Marmotte, realtà presentata ufficialmente nello scorso mese di dicembre…) presenzieranno ad alcune delle prove in programma. 

KTM

In finale con Bianchi, poi tutti a casa: come sta la velocità?

08.08.2023
6 min
Salva

GLASGOW – «Settimo a 21 anni – dice Matteo Bianchi dopo la finale del chilometro da fermo – è un buon risultato. L’anno scorso i partecipanti erano di un livello inferiore e sono riuscito a portare a casa un secondo posto in qualifica e il quinto in finale. Quest’anno ci sono tutti i migliori: la differenza di esperienza e di maturità si è vista, però centrare la finale era un buon obiettivo e l’ho raggiunta. Siamo tutti molto giovani, io sono il più vecchio e non ho ancora 22 anni. Intorno vedo atleti di 27-28 anni al top della carriera, è normale vederli davanti. Si prende spunto. Che tipo di riscaldamento fanno o che tipo di approccio, anche se poi ci si affida ai preparatori e si seguono le loro indicazioni. Sono soddisfatto anche per aver abbattuto il muro del minuto su una pista non velocissima come Parigi l’anno scorso. Va bene, è la strada giusta».

Bianchi è entrato nella finale del chilometro, abbattendo il muro del minuto in qualifica
Bianchi è entrato nella finale del chilometro, abbattendo il muro del minuto in qualifica

Il bilancio azzurro

Il settimo tempo di Matteo Bianchi nel chilometro da fermo è l’emblema della situazione della velocità azzurra ai mondiali di Glasgow. E anche se da casa qualcuno potrà storcere il naso davanti a risultati non certo da prima pagina, chiederne ragione al responsabile di settore Ivan Quaranta è un modo onesto di inquadrare la scena.

«Questa – dice – è una categoria superiore alla nostra. Siamo partiti da un gruppo di giovani che hanno ben figurato ai campionati europei, vincendo tutto quello che si poteva vincere. Il kerin e il chilometro con Bianchi, abbiamo vinto il team sprint che è l’equivalente dell’inseguimento a squadre e quindi era la specialità più importante perché ci permette di qualificare un atleta per le Olimpiadi. Ogni gara che facciamo, miglioriamo. Qui abbiamo fatto il record italiano proprio nel team sprint e ci siamo classificati all’undicesimo posto a meno di un decimo dall’ottava e arrivare ottavi significava essere qualificati per le Olimpiadi, dato che vanno i primi 8 terzetti. Insomma, il nostro atleta più vecchio è Bianchi che ha 21 anni…».

Quaranta con Miriam Vece: poteva prendere il bronzo nei 500 metri, ma ha avuto un’esitazione in partenza
Quaranta con Miriam Vece: poteva prendere il bronzo nei 500 metri, ma ha avuto un’esitazione in partenza
Ti aspettavi di più o siamo in linea con le attese?

Forse Miriam Vece poteva fare qualcosa di più nei 500 metri, ma ha avuto un attimo di deconcentrazione alla partenza e ha perso 3 decimi sul blocco di partenza. Altrimenti avrebbe fatto più o meno il suo tempo e poteva ambire a una medaglia di bronzo. E poi ha fatto il Keirin, che però non è la disciplina più adatta a lei, perché ha un po’ paura nelle volate e ha fatto un tempo che secondo me non è nelle sue corde, perché a Montichiari in allenamento fa di meglio.

Nel maschile?

Bianchi settimo può essere un buon punto di partenza. Predomo si è già qualificato per la velocità e calcolate che qua si qualificavano 30 corridori in tutto il mondo. Quindi già essere nei top 30 mondiali a 19 anni è una bella cosa. Questo mondiale serviva per fargli fare un po’ di esperienza. Sicuramente sarà di buon auspicio per i prossimi anni. E comunque, non siamo tanto lontani. I tempi dei migliori in questo mondiale pre-olimpico sono gli stessi che fanno da 3-4 anni. Quindi loro sono fermi sugli stessi tempi di eccellenza, mentre noi pian piano ci stiamo avvicinando. Anche questa è una valutazione da fare.

Predomo non è riuscito a superare le qualificazioni dei 200 metri, ma ha solo 19 anni
Predomo non è riuscito a superare le qualificazioni dei 200 metri, ma ha solo 19 anni
La sintesi è che bisogna avere pazienza?

Esattamente. Dopo questa ondata, a livello mondiale dietro ci siamo noi. Siamo noi i campioni europei e del mondo juniores in tutte le discipline. Quindi se la storia dello sport è fatta di cicli, presto verrà il nostro momento.

Cosa si può dire a chi vorrebbe bruciare le tappe?

Si sa che ormai la velocità è diventata una specialità in cui progredisci di pari passo con i pesi che sollevi in palestra. I ragazzi fanno palestra e pista, poi palestra e ancora pista. Qualche volta si allenano anche su strada, ma soprattutto in palestra. Per arrivare ad alzare certi carichi, anche nel sollevamento pesi stesso, servono gli anni. Così pure per arrivare a spingere certi rapporti e andare a certe velocità. Servono gli anni di lavoro, che purtroppo se ne hai 18-19 non puoi aver messo insieme. Serve accumulare tanto volume di lavoro e il tempo in cui riesci a farlo è soggettivo, ma va previsto.

Predomo è passato in un anno da 100 a 190 chili di squat: ha 19 anni, siamo solo agli inizi
Predomo è passato in un anno da 100 a 190 chili di squat: ha 19 anni, siamo solo agli inizi
Ognuno quindi ha i suoi tempi e non vale la pena spingere per arrivarci prima?

Forse possono anche arrivare prima a certi carichi, ma li danneggi. Per esempio, Predomo l’ho conosciuto che sollevava 100 chili di squat, adesso ne solleva 190. Okay che Lavreysen a 26 anni ne solleva 250, ma da 100 a 190 già è un bel salto. Rischi che si fanno male, perché sono giovani e spingono. Più carichi e più spingono, però c’è da fare dei lavori progressivi per tutelare l’atleta.

Stasera Francesco Ceci è in gara nella finale per l’oro nel tandem paralimpico, perché è stato escluso dal giro della nazionale? Non farebbe comodo un atleta di esperienza vicino ai nostri atleti così giovani?

Non so cosa sia successo prima di me. Quando sono arrivato, lui purtroppo non c’era già più. Non so cosa ci sia stato con le Fiamme Azzurre, prima di essere inserito all’interno della Federazione, seguivo anche poco il settore. Ero direttore sportivo della Colpack, seguivo come un appassionato, però non ero dentro e non conoscevo le dinamiche del gruppo. Sicuramente uno che ha fatto tanti anni a livello mondiale, quantomeno avrebbe da trasmettere esperienza e tattica, però non sta a me giudicare quello che è stato fatto prima.

Per Napolitano, Bianchi e Predomo, nuovo record italiano del team sprint: 43″749, 2 decimi meglio del precedente
Per Napolitano, Bianchi e Predomo, nuovo record italiano del team sprint: 43″749, 2 decimi meglio del precedente
Fosse per te lo convocheresti?

Credo che ormai Francesco sia fuori da questo giro. Il regolamento impone di scegliere fra paralimpico o normodotato. Però mai dire mai. Quest’anno si è presentato vincendo l’italiano del chilometro, non è fermo e ha fatto dei tempi che difficilmente faceva prima quando era in attività. Si è presentato in forma, di questo bisogna dargli atto. Adesso ha fatto questa scelta, vedo che si sta anche divertendo. Ho visto che dà consigli a tutti, sono contento per lui.

L’Italia della velocità se ne va da Glasgow con Bianchi entrato nella finale del chilometro da fermo e il settimo posto finale. Predomo uscito subito dai 200 metri. Con Miriam Vece al di sotto delle sue possibilità nei 500 e il record italiano nella velocità olimpica. La strada per Parigi è ancora lunga, ma abbiamo ripreso da poco. Hoogland e Lavreysen sono due divinità gigantesche, noi li abbiamo sfidati con degli under 23. Come andare al Tour contro Vingegaard e Pogacar con gli azzurrini di Amadori. Tutto sommato, pensiamo che sia andata anche bene.

La velocità azzurra vola, ora Quaranta pensa a Glasgow

28.07.2023
5 min
Salva

Nello straricco bilancio degli europei juniores e under 23 di Anadia il settore velocità ha dato un contributo davvero di prim’ordine, basti pensare che nella categoria più grande i ragazzi di Ivan Quaranta hanno fatto bottino pieno, con l’aggiunta dell’oro di Davide Stella nel chilometro da fermo junior e, ciliegina sulla torta, un oro e un bronzo con le pari età.

La partenza del keirin: Beatrice Bertolini andrà a cogliere un oro storico
La partenza del keirin: Beatrice Bertolini andrà a cogliere un oro storico

E’ proprio da questo dato che l’analisi di Quaranta, proiettata anche sui prossimi mondiali, parte perché è qualcosa che solo un anno fa era impensabile.

«In campo femminile il problema del reclutamento è atavico e ben lungi dall’essere risolto – dice – ma proprio per questo risultati del genere non potevano neanche essere sognati quando ho preso in mano il settore. Ho notato però che i risultati conseguiti dai ragazzi lo scorso anno hanno favorito una sorta di passaparola, un po’ di ragazze si sono interessate, si sono avvicinate e cominciamo ad avere un pochino di quantità e anche, come si è visto di qualità».

Come si possono accrescere questi numeri?

E’ difficile, sappiamo bene ad esempio che, se in campo maschile la bmx può essere uno strumento di affiancamento, questa possibilità fra le ragazze non c’è: i numeri in quella specialità sono troppo esigui. Continuiamo a coinvolgere giovanissime stradiste, ma non è semplice perché la rapidissima evoluzione del WorldTour sta portando le ragazze a guardare con interesse alla strada sapendo che può garantire stipendi importanti. Una volta il ciclismo femminile era quasi amatoriale, l’unico modo per guadagnarci era entrare in un corpo militare e la pista era la via per riuscirci. Ora ci sono altre sirene…

Per il team sprint junior donne un bronzo significativo, ma c’è ancora molto da fare
Per il team sprint junior donne un bronzo significativo, ma c’è ancora molto da fare
I risultati di Anadia sono davvero sorprendenti…

C’è uno spirito di emulazione e quei podi serviranno. Abbiamo ad esempio Carola Ratti che ha sposato il progetto, allo stesso modo la Bertolini che ha vinto il keirin e non ricordo sinceramente un’italiana vincere una prova simile da junior, poi la Grassi che ancora è combattuta fra la pista e la strada, ma intanto ci siamo e già a buon livello.

A tal proposito, verrebbe da pensare che tanti risultati così importanti siano frutto anche della concorrenza.

Non è così. Qualitativamente sono stati europei superiori a quelli dello scorso anno e lo dicono i tempi: nella velocità a squadra il tempo dei ragazzi (43”990, nuovo primato italiano assoluto, ndr) è ben 3 decimi inferiore a quello valso l’oro nel 2022. Nella velocità femminile dove siamo arrivate terze, c’erano 5 squadre, lo scorso anno erano 4. Poi ogni anno dipende da chi si presenta, ma il livello era molto buono.

Matteo Bianchi ha dominato sulla pista di Anadia, con 3 titoli fra gli Under 23
Matteo Bianchi ha dominato sulla pista di Anadia, con 3 titoli fra gli Under 23
Venendo ai maschi, la sensazione è che si stia sviluppando anche una certa rivalità fra i nostri ragazzi.

Sì e questo non può fare che bene al movimento. Io ho un gruppo di 6 titolari fra i quali devo scegliere ogni volta 3 o 4 convocati, quindi anche gli allenamenti diventano un terreno di confronto. E da questo derivano i progressi: Minuta ad esempio che pur non era nel terzetto di Anadia ha fatto passi da gigante, ha tolto 3 decimi in un anno che è tantissimo. Predomo nei 200 lanciati viaggia ormai a 9”8, Bianchi ha portato a casa ben 3 medaglie d’oro. Ma più che le medaglie, sono i tempi a dirmi che il nostro gruppo è progredito tantissimo. I ragazzi non erano mai scesi sotto i 44 secondi e lo hanno fatto su una pista che non è di per sé velocissima.

Ora vi aspettano i mondiali…

E’ come andare con una squadra di under 23 a fare il Tour de France dei grandi… Noi partiamo con due obiettivi di base: il primo è far fare ai ragazzi un’esperienza fondamentale, contro i migliori del mondo che hanno anche dieci anni in più. Il secondo è migliorare i nostri tempi, puntare ad esempio nello sprint a squadra a fare il record italiano che potrebbe anche portarci nella top 10 e considerando che a Parigi andranno 8 squadre, significherebbe che non siamo poi così lontani.

Continua imperiosa la crescita di Predomo: nella velocità battuto il forte olandese Van Loon
Continua imperiosa la crescita di Predomo: nella velocità battuto il forte olandese Van Loon
Hai toccato un argomento delicato: le Olimpiadi…

Abbiamo sempre detto che il progetto deve essere orientato verso Los Angeles 2028, queste sono tutte tappe di passaggio, ma ad esempio a Glasgow avremo Predomo nel torneo della velocità ed era dai tempi di Chiappa che non partecipavamo. Ai mondiali saranno in 30, a Parigi in 32, se tanto mi dà tanto… Poi c’è Miriam Vece che al 90% sarà qualificata per i Giochi e da lei mi aspetto anche risultati di qualità. Noi andiamo in Scozia per imparare e dimostrare che ora ci siamo anche noi…