Malucelli riparte dal Giappone: un reset totale per rinascere

10.11.2023
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Come quando sbagli il primo bottone e tutto il resto si storce, la carriera di Matteo Malucelli si è inceppata sulla chiusura della Gazprom. Quei pochi mesi di ciclismo ad alto livello sono stati la sua fortuna e la sua condanna, perché nulla di tutto quello che è venuto in seguito gli è parso all’altezza. Per cui al momento di ripartire e ritenendo chiuso il suo periodo alla Bingoal, l’ingegnere romagnolo si è trovato davanti a un bivio. Da un lato, la scelta di smettere. Dall’altro la possibilità di un reset totale, andando a correte nel JCL Team Ukyo di Alberto Volpi. Una continental che farà prevalentemente attività in Oriente.

«Il paragone del primo bottone – riflette Malucelli , in apertura con la compagna Martina durante le recenti vacanze – calza a pennello. Vengo da due anni di camicie storte. Adesso che l’ho sbottonata tutta, proverò a chiuderla dritta. La sfortuna più grande che ho avuto non è stato che abbiano fermato la Gazprom, ma il fatto che io abbia toccato con mano che cos’è una squadra che funziona. Da lì, dovunque andassi, vedevo solo le cose negative e quando entri in quel vortice, è finita. Sono convinto che se non avessi fatto quei due mesi con loro, probabilmente sarei rimasto in piccole squadre senza avere metri di paragone così diversi. E’ stato come avere fra le mani un’auto di lusso e poi farsela portare via senza averla usata davvero».

Il 10 febbraio 2022, Malucelli debutta ad Antalya in maglia Gazprom e vince
E’ il 10 febbraio 2022: Malucelli debutta ad Antalya in maglia Gazprom e vince
Come è arrivato il Team Ukyo?

Moreno Nicoletti, il mio procuratore, me ne aveva parlato già a settembre. Io avevo capito che alla Bingoal non sarei andato avanti, per cui sapeva che avrei voluto cambiare. Abbiamo sentito altre squadre, ma alla fine quella è stata la proposta rimasta nel piatto. Ho voluto parlare con Volpi per togliermi tutti i dubbi e lui mi ha illustrato il progetto, che mi è piaciuto.

Che cosa ti ha convinto?

E’ un progetto nuovo e io ho voglia di rimettermi in gioco, perché secondo me valgo più di quello che ho dimostrato. In vita mia ho avuto due mesi per provare ad essere a un certo livello e mi sembra di averlo dimostrato. Volpi non lo conoscevo tanto. Ci eravamo salutati qualche volta in giro per aeroporti, ma nulla di più. Mi ha convinto perché è stato molto trasparente.

In azione sul Muro di Grammont al Renewi Tour, accanto a Martinelli: la parentesi belga si è chiusa
In azione sul Muro di Grammont al Renewi Tour, accanto a Martinelli: la parentesi belga si è chiusa
Che cosa ti ha detto?

Intanto mi ha ringraziato per avergli voluto parlare. Poi mi ha detto: abbiamo questi materiali, questo è il budget, queste le corse che possiamo fare, anche se cercheremo di farne anche in Europa. Non mi ha raccontato favole. La squadra è continental, ha il progetto di diventare professional, ma non si sa in che tempi. E’ stato molto chiaro e a me, da ingegnere, questa cosa piace.

Di quali materiali ti ha parlato?

Le bici Factor montate in tutto e per tutto con Shimano, ruote, caschi e scarpe compresi. Avremo pneumatici Vittoria. Mi ha parlato dei pedali e dei direttori sportivi. Ha detto tutto quello che mi doveva dire e mi ha fatto sentire importante. Non che ne avessi bisogno, non mi devo sentire una prima donna. Sono stato in squadre con gente molto più forte di me e questo tante volte è stato uno stimolo. Ma è gratificante che un direttore sportivo che nemmeno conosci dimostri che si era davvero accorto di te, parlando di questa o quella volata. E poi non mi ha chiesto niente, vittorie o altro. E devo dire che il suo peso nella decisione di accettare l’ha avuta anche la presenza di Boaro.

Nel 2023 la squadra giapponese ha corso su bici Factor montate 100 per cento Shimano: così anche il prossimo anno (foto Team Ukyo)
Nel 2023 la squadra giapponese ha corso su Factor montate 100 per cento Shimano: così anche nel 2024 (foto Team Ukyo)
Che cosa significa che correrai prevalentemente in Oriente?

Da quello che mi hanno detto, non dovremmo correre in Cina, perché fra i giapponesi e i cinesi non c’è un grande feeling. Quest’anno, hanno corso in Corea, Taiwan, Giappone, Langkawi, Filippine, poi Saudi Tour e Oman. Cercheranno di inserire qualche corsa in Europa, ma alla fine devi averne 60 adatte alle tue caratteristiche, non c’è bisogno che ce ne siano 120. In ogni caso, dopo aver parlato con Volpi, un po’ sono stato titubante. Per cui ho detto a Moreno che sarei andato in vacanza e avrei deciso quando fossi tornato, perché con la mente fresca si decide meglio. E alla fine ho deciso di fare questo vero reset. Guadagnerò meno, ma penso che solo ripartendo dal basso potrò tornare al livello migliore. Ho pensato a Finetto, che era con me alla Trevigiani e aveva già 30 anni. Poi è passato ancora e ne ha fatti altri quattro alla Delko, vincendo corse.

Perché ripartire da un team più piccolo ti dà motivazione?

Ho il desiderio di rimettermi in discussione, come da neoprofessionista. Sono all’anno zero, tutto quello che ho fatto finora mi ha portato in Giappone, evidentemente non è stato così grande. Perciò riparto da una piccola squadra. Se va bene, potrò correre ancora. Se va male, andrò a lavorare un anno più tardi.

Malucelli ha preso la decisione di firmare con il Team Ukyo al ritorno dalle vacanze, a mente fresca
Malucelli ha preso la decisione di firmare con il Team Ukyo al ritorno dalle vacanze, a mente fresca
La nuova bici è arrivata?

Dovrebbe arrivare in settimana, non vedo l’ora. E’ questo che mi dà morale, la voglia di quando sei giovane che negli ultimi anni era un po’ calata.

Ci saranno altri italiani in squadra?

Oltre a Volpi e Boaro qualcuno dello staff e anche un corridore giovane, che è stato inserito nel gruppo Whatsapp, ma ancora non è stato annunciato. Sono appena tornato dalle vacanze e anche se ho trent’anni e per qualcuno potrei essere vecchio, non vedo l’ora di ripartire. Ho fatto sette anni da pro’, chi dice che non potrò farne altri sette?

La via della seta di Lionel Marie, da China Glory a Parigi

23.10.2023
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GUILIN (Cina) – Lionel Marie, 58 anni, è uno dei tecnici della continental China Glory, ma da poco collabora con la nazionale cinese per cercare di darle capo e coda dopo gli scossoni del Covid. In passato aveva lavorato alla Garmin, Orica-Greenedge, come pure alla Cofidis e alla Israel. Lo abbiamo fermato alla partenza dell’ultima tappa del Tour of Guangxi, l’occasione per i suoi ragazzi di cimentarsi con gli atleti del WorldTour. Nei giorni precedenti della trasferta in Cina, avevamo scambiato solo rapide battute.

La sua squadra di club lo scorso anno accolse Matteo Malucelli dopo la chiusura della Gazprom. La gestisce con Jerome Coppel e Feng Han. Marie parla un ottimo italiano: scoperta casuale dell’ultima ora, dopo aver interagito con lui in francese e qualcuno anche in spagnolo (in apertura è con Binyan Ma, 24 anni, campione nazionale cinese su strada).

Lionel Marie ha 58 anni e proviene dalla Costa Azzurra
Lionel Marie ha 58 anni e proviene dalla Costa Azzurra
Come sei arrivato alla nazionale?

Mi hanno chiesto di seguire la squadra perché qua conosco un po’ di gente. E’ un’esperienza diversa rispetto al team, ma ho accettato.

Nei giorni scorsi dicevi che dopo il Covid qua in Cina c’è da ricostruire una generazione di corridori.

Sì, perché hanno avuto tre anni senza potere uscire dal Paese e anche di fare bici. Conosco un corridore che si è allenato per tutto questo tempo su una pista di atletica di 400 metri. Faceva due ore al giorno, ci vuole fegato per certe cose.

Qual è l’obiettivo del tuo incarico?

Fare punti per la qualificazione alle Olimpiadi di Parigi. Questa volta siamo riusciti a piazzare un atleta e il sogno sarebbe che potesse finire la gara. Per il futuro vedremo se si potrà alzare di più il livello per avere più rappresentanti. Sarebbe il sogno di tutti qua in Cina.

Il team cinese è equipaggiato con biciclette Pardus, azienda di Laoling City, che lavora anche conto terzi
Il team cinese è equipaggiato con biciclette Pardus, azienda di Laoling City, che lavora anche conto terzi
Il Paese sembra ricchissimo, ci sono sponsor che vogliono investire nel ciclismo?

Gli sponsor ci sarebbero pure, ma tutto passa per il Governo. La Federazione assieme al Comitato olimpico era quella che all’inizio metteva più soldi, ma adesso hanno trovato un accordo e investono sull’organizzazione delle gare. Una parte di questi soldi arriva anche alla squadra, il mio manager si occupa di questo. In più abbiamo il supporto di Pardus, che è una grande azienda che fa le bici in Cina anche per altre marche. Loro ci danno una bella spinta.

Che tipo di attività si riesce a fare in Cina?

C’è un bel calendario, in cui ai corridori arrivano un sacco di soldi. Basti pensare che al Tour of Hainan (gara a tappe che si è corsa alla vigilia del Tour of Guangxi, ndr) al primo hanno dato 27.000 dollari. Per questo tante squadre vengono a correre qua, non solo per i punti. Quest’anno abbiamo corso contro Medellin, ma anche la Corratec e la Green Project-Bardiani. E questo fa crescere il livello, perché i cinesi devono lottare per stare al loro livello. Vedono dov’è il vero ciclismo e noi, con il supporto di corridori come Willie Smit, Piccoli e Trarieux, gli facciamo vedere come mettersi a posto.

Binyan Ma si è piazzato settimo nella seconda tappa del Tour of Guangxi, vinta da Milan
Binyan Ma si è piazzato settimo nella seconda tappa del Tour of Guangxi, vinta da Milan
Hai detto che ti piacerebbe portare qui uno sprinter europeo perché faccia da guida ai velocisti cinesi.

E’ molto difficile lottare per la classifica generale, ma vincere delle tappe è possibile, perché qui in Cina e nel resto dell’Asia ci sono opportunità di fare tanti sprint. Abbiamo due velocisti che possono crescere e a quel punto sto cercando un velocista che non abbia più voglia di fare sprint per sé. Sarebbe un altro stress, un altro livello di gara. Uno cui piace il ciclismo e lo insegni ai miei corridori. Come tenere le posizioni o seguirlo fino agli ultimi 200 metri.

Sarebbe anche un’esperienza di vita, in fondo.

Dal prossimo anno, staremo qua per un mese e mezzo e per il resto proveremo a correre in Europa o in Turchia. Vedremo come sarà possibile con i visti. Riuscire a fare piazzamenti e punti può aprire la porta alle wild card per le corse in Oriente.

Marie con i suoi atleti della nazionale cinese, che aiuta da poco tempo con l’obiettivo della qualifica olimpica
Marie con i suoi atleti della nazionale cinese, che aiuta da poco tempo con l’obiettivo della qualifica olimpica
Malucelli non andava bene per quel ruolo?

Era spesso scontento, veniva da un livello superiore, ma evidentemente non era stato nelle condizioni di scegliere. Se arrivi alla China Glory e non alla Soudal-Quick Step, evidentemente un motivo ci sarà. No, noi cerchiamo qualcuno che abbia messo via le sue velleità di fare risultato.

Quanto è stato diverso per te passare dal WorldTour a gestire questa piccola squadra?

Quando nel 1995 ero responsabile per la Federazione francese di organizzare il ciclismo in Normandia, avevo fondato una scuola di ciclismo. Qui mi sembra di essere ritornato un po’ indietro, ma con più possibilità. Non ho da cercare i soldi ed è interessante perché loro hanno voglia di crescere. Il WorldTour è un altro mondo. Sono forti, sanno cosa devono fare. Ma qui vedo che ho un impatto su di loro e mi piace.

Al Tour of Guangxi, Lionel Marie ha guidato la nazionale cinese, nel primo confronto con atleti WorldTour
Al Tour of Guangxi, Lionel Marie ha guidato la nazionale cinese, nel primo confronto con atleti WorldTour
Ma sempre con il problema della lingua?

Un bel problema. Per fortuna ho un corridore che parla inglese e qualcuno che lo capisce anche in macchina. Il cinese è molto complicato, la stessa combinazione di lettere può avere cinque significati diversi. Però andiamo bene. Vedono quando sono soddisfatto e capiscono subito quando sono arrabbiato, anche senza bisogno di parlare (ride, ndr).

La loro stagione è finita con il Tour of Guangxi?

Normalmente avremmo dovuto fare altre due corse per la Lega cinese, ma ho chiesto al manager di metterli a riposo, perché dal primo di settembre abbiamo viaggiato da una gara all’altra. Sono arrivati stanchi, hanno bisogno di recupero.

Farete un ritiro invernale?

Ne stiamo organizzando uno per gennaio ad Hainan. Hanno tutto il tempo per riposarsi…

Spezialetti in Bingoal ha trovato la sua dimensione

18.10.2023
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La Tre Valli Varesine ha chiuso la prima stagione in Bingoal WB di Alessandro Spezialetti, il diesse arrivato a stagione in corso nel team belga, dopo l’esperienza con Savio e una carriera radicata in Italia. 

«Mi preparo per le vacanze – racconta da casa Spezialetti – da qualche giorno ho firmato il contratto per la prossima stagione, quindi parto sereno. Avrei dovuto chiudere la stagione con le due gare in Veneto, ma poi la squadra ha deciso di andare in Turchia e al seguito dei corridori sono andati altri due diesse».

Arriva Persico, per Spezialetti un corridore che potrà dire la sua nelle corse veloci (foto NB srl/Jacopo Perani)
Arriva Persico, per Spezialetti un corridore che potrà dire la sua nelle corse veloci (foto NB srl/Jacopo Perani)

La novità 2023

L’anno ancora in corso per Spezialetti ha portato la tanto attesa novità di un’esperienza all’estero. Il Belgio lo ha accolto e lui ha preso le misure con un ciclismo diverso, cosa ha visto in questi suoi mesi valloni?

«Dopo le prime gare ho iniziato a fare conoscenza con lo staff ed i corridori – dice – sono entrato pian piano nei meccanismi del team. Mi sono trovato bene fin da subito, ho perfezionato l’inglese e mi sono ambientato nella maniera giusta. Devi entrare in contatto con la loro cultura e la loro mentalità, che è diversa dalla nostra. Sono molto più tranquilli e schematici di noi, hanno un modo di approcciarsi alla corsa molto differente dal nostro. Nel 90 per cento delle corse piove, questo però non modifica le tattiche in corsa. Altrimenti ogni settimana dovresti avere un piano diverso».

Villa è un corridore interessante, dalle caratteristiche che si avvicinano molto alle corse del Nord (foto Boldan)
Villa è un corridore interessante, dalle caratteristiche che si avvicinano molto alle corse del Nord (foto Boldan)
C’è tanta differenza tra una professional italiana e una belga?

Non così tanta come ci si potrebbe aspettare. Cambia principalmente l’approccio alla gara, loro non hanno l’assillo di andare in fuga per “mostrare la maglia”. Chiaramente essendo una professional, dove non arrivi con i risultati lavori per altri obiettivi, come può essere la fuga. Alla Coppa Agostoni, al Giro dell’Emilia abbiamo fatto così. 

La Bingoal WB è una squadra che però nel frattempo ha accolto tanta Italia…

Vero, anche il calendario si è allargato tanto, io alla fine ho fatto Wallonie e Austria, per il resto ho seguito tutte le corse in Italia. Abbiamo De Rosa come marchio di bici e due corridori italiani (Tizza e Malucelli, ndr). 

L’anno prossimo arriveranno altri due ragazzi: Davide Persico e Giacomo Villa.

Ho consigliato io di portarli da noi, ne abbiamo parlato con la squadra e ho detto la mia sui ragazzi. 

Alla Bingoal i due nuovi giovani troveranno Tizza, che ha chiuso la sua seconda stagione nella professional belga (foto Simone Panzeri)
Alla Bingoal i due nuovi giovani troveranno Tizza, che ha chiuso la sua seconda stagione nella professional belga (foto Simone Panzeri)
Cosa hai visto in loro?

Persico è un bel velocista, che ha già fatto lo stage con noi in questa stagione ed è andato bene. Può crescere ancora molto e darci tante soddisfazioni, in gare come il Giro di Turchia o il Saudi Tour avrà le giuste chance. Deve migliorare sul fondo, come tutti i ragazzi che passano professionisti, le gare in Belgio potranno aiutarlo molto a crescere e mettere fatica nelle gambe. 

Per Villa, invece?

Per le caratteristiche della Bingoal e per come siamo strutturati può trovare la sua dimensione nelle gare in Belgio, Francia e Italia. Lo vedo come un corridore adatto a gare simili alla Freccia Vallone, alla Liegi o all’Amstel. Non gli si chiederanno subito i risultati, ma con il tempo imparerà e crescerà. E’ un bel corridore, l’ho visto in azione e appena ho potuto sono andato da Milesi con il mio capo per fargli una proposta

Persico lo avete visto in azione nello stage, quando vi siete convinti di prendere Villa?

Tra Poggiana e Capodarco. Io ho fatto anche il Giro Next Gen con la nostra Devo e l’ho visto in azione anche in quel caso (in apertura alla presentazione della corsa rosa under 23, foto LaPresse). E’ emerso tanto nella seconda parte di stagione, con una bella prova pure al Tour de l’Avenir. 

Per il team belga non solo corridori e diesse italiani, ma anche le bici, fornite da De Rosa (foto Instagram)
Per il team belga non solo corridori e diesse italiani, ma anche le bici, fornite da De Rosa (foto Instagram)
Come ti sei trovato a lavorare con i giovani?

Mi è piaciuto molto: seguirli, vederli crescere e soprattutto insegnarli la fatica. Con Michiel Lambrecht proprio a Capodarco, abbiamo fatto una bellissima prestazione. E’ facile vincere con i campioni, a me piace prendere i giovani, formarli e vedere arrivare i risultati pian piano. 

Quindi sarai il mentore dei due nuovi italiani in “Erasmus”?

Assolutamente, non vedo l’ora di lavorarci insieme. Non manca poi molto: a novembre faremo un mini ritiro e poi da dicembre si ripartirà ufficialmente.

Bici e valigia pronta per Malucelli, il ciclista giramondo

01.10.2023
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Mentre domenica si correva l’europeo, Matteo Malucelli stava affrontando la Paris-Chauny, classica del calendario francese adatta alle ruote veloci e nell’occasione ha chiuso al 9° posto. Potrà sembrare poco a uno sguardo superficiale, ma non è così. Per il ventinovenne forlivese è la continuazione di una stagione, la sua prima nella Bingoal dove ha colto ben 13 Top 10 e per una squadra come quella belga, affamata di punti Uci, è un bel bottino.

Quella fiamminga è solo l’ultima squadra nella carriera di Malucelli, diventato suo malgrado una sorta di giramondo. Basti pensare che dal 2020 ha girato ben 5 team e ognuno gli ha dato qualcosa, lo ha fatto crescere non solo come ciclista ma anche dal punto di vista umano. Tutto serve per la sua maturazione, anche gare come quella di domenica scorsa.

Jasper Philipsen vincitore in volata sui francesi Tesson e Penhoet, con Malucelli nono (Photo News)
Jasper Philipsen vincitore in volata sui francesi Tesson e Penhoet, con Malucelli nono (Photo News)

«Non era una gara qualunque, se si considera che a vincere è stato Jasper Philipsen e che sono arrivato a pochi centimetri da gente come Coquard e Girmay. Era la prima volta che la facevo: quand’ero all’Androni frequentavamo la porzione primaverile delle classiche franco-belghe, queste no e per me è stata una scoperta».

Che gara era?

Dicono che sia una corsa per velocisti e infatti si è conclusa con una volata di gruppo, ma lo sprint te lo devi guadagnare perché ci sono 2.300 metri di dislivello e infatti qualche pezzo grosso è rimasto indietro, come Groenewegen. A me quelle strade piacciono, più di quelle belghe perché ci sono meno spartitraffico e rotonde, il tracciato è più filante pur avendo le caratteristiche tipiche di quelle prove. Per me essere arrivato nei primi 10 vuol dire tanto, conferma che sto attraversando un buon momento.

Sui muri delle Fiandre, Malucelli si sta trovando a meraviglia e vuole emergere nel 2024
Sui muri delle Fiandre, Malucelli si sta trovando a meraviglia e vuole emergere nel 2024
Anche nelle prove immediatamente precedenti eri andato bene…

Sì, dal mio rientro in gara a metà settembre ho “bucato” solo la prima corsa, il Campionato delle Fiandre perché sono caduto a 200 metri dal traguardo sennò sarei sempre stato intorno alla decima-quindicesima piazza. La mia è stata una stagione abbastanza strana, con tante corse nella prima parte e poi una lunga pausa in estate perché non c’erano impegni nel mio calendario e che ho usato per allenarmi a casa, poi ho ripreso con il Renewi Tour che era poco adatto a me. Io sono uno che cresce di condizione correndo, per questo sono fiducioso per le prossime gare.

Come ti trovi nel team belga?

Non è facile, bisogna adattarsi a un sistema diverso dal nostro, per fortuna qui tra Spezialetti fra i diesse e Tizza nel team, c’è anche un po’ d’Italia che addolcisce il tutto. I risultati sono frutto anche del mio capire pian piano come stanno le cose. In primavera ho preso belle mazzate in gara, perché proprio non mi ci ritrovavo.

Con Tizza che per Matteo è stato fondamentale nell’ambientamento in Belgio
Con Tizza che per Matteo è stato fondamentale nell’ambientamento in Belgio
Tu sei quasi tuo malgrado un ciclista globalizzato: 5 diversi team in 5 diverse parti del mondo dal 2020 in poi. Proviamo a identificare ogni capitolo attraverso un particolare iniziando dalla Caja Rural

Ci sono rimasto due anni, ma praticamente il secondo, dove dovevo mettere a frutto quello che avevo imparato, non ho potuto correre per il Covid che aveva fermato tutto. Una cosa che mi è rimasta impressa? La cena alle 21,30, io sono abituato a mangiare alle 19,30, loro a quell’ora facevano merenda. Dicevo loro: «Ma non vi pesa andare a letto con la pancia piena?». Oltretutto alzandosi poi presto la mattina. Non riuscivo proprio ad abituarmi…

Nel 2021 sei tornato così all’Androni…

Se si parla di Androni si parla di lui: Gianni Savio. Gli devo tantissimo e proprio avendo girato il mondo ho capito a posteriori quanto valga, il suo modo di vedere il ciclismo, anche il suo carattere per certi versi particolare ma necessario per farsi rispettare in questo mondo.

Poi sei approdato alla Gazprom…

E dico la verità, mi ci sarei fermato a lungo perché era la squadra ideale per me, con una buona parte italiana, ma con una metodica russa, fatta di regole chiare, di programmazione, l’ideale per la mia mentalità da ingegnere, dove non si trascurava nulla. Tutti sanno com’è andata a finire e mi è dispiaciuto tantissimo.

Ad agosto dello scorso anno hai trovato posto al China Glory Continental Team

Non era certo facile, un team così lontano dalla nostra cultura, ma ho apprezzato quell’esperienza. Anche in questo caso, parlando di che cosa mi è rimasto impresso, mi viene in mente qualcosa legato all’alimentazione. Avevo corso spesso in Cina ma non mi ero mai fidato della cucina locale, avevamo sempre i nostri cuochi e nostri cibi. Mi sono dovuto adattare e ho scoperto una cucina tipica molto buona, oltretutto più salutare di quanto si possa pensare.

La volata finale del Saudi Tour con il forlivese beffato da Consonni
La volata finale del Saudi Tour con il forlivese beffato da Consonni
Infine l’approdo alla Bingoal…

Devo dire grazie a Tizza che mi ha dato una mano sia ad entrare che ad ambientarmi. Trovare una cosa bella? Devo dire il calendario che fanno, tutte gare franco-belghe con i classici muri e il pavé, qualcosa che avevo visto solo in televisione e dove mi sono trovato bene. Questa poi è davvero la patria del ciclismo: fai una gara neanche troppo conosciuta al martedì? Al mattino è pieno di gente alla partenza, c’è un clima unico, sono appassionati veri.

A proposito di viaggi, ti aspetta il Giro di Turchia.

L’ho già affrontato tre volte ed è una gara che mi piace molto, ci sono 4-5 occasioni per sprint di gruppo, in alcune tappe forse è scontato, in altre bisognerà guadagnarselo. Io vorrei sfruttare la buona condizione che ho anche per migliorare i miei risultati e per capire che cosa mi aspetta il prossimo anno.

Ultimi giorni di scuola, Malucelli fiuta le vacanze

17.06.2023
6 min
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«Sono partito venerdì – sorride Malucelli – dovevo correre solo il sabato, tanto che avevo l’aereo domenica mattina. Invece mi hanno chiesto se volessi correre lo ZLM Tour. Gli ho detto che per me andava bene, ma a patto che poi non mi chiedessero anche di fare il Giro del Belgio. Così ho corso lo ZLM e sono andato bene. E loro cosa hanno fatto? Mi hanno detto: hai la condizione, perché non fai anche il Giro del Belgio?».

Malucelli e Marco Tizza: i due italiani della Bingoal
Malucelli e Marco Tizza: i due italiani della Bingoal

Uno zainetto per 18 giorni

Malucelli racconta. Il Baloise Belgium Tour si accinge a vivere la penultima tappa, nel segno dei velocisti più forti e di Van der Poel che ha ricominciato a… fare il matto. Per il romagnolo che da quest’anno corre nella Bingoal-WB, si tratta dell’ultimo atto di una lunghissima prima parte di stagione.

«Insomma – prosegue – ero partito da casa con uno zainetto e quando domenica tornerò, sarò stato via per 18 giorni. Per fortuna c’era la Coppa della Pace vicino casa, in Romagna. Martina, la mia compagna, ha fatto la valigia e l’ha data al direttore sportivo del team U23, che me l’ha portata su. E’ il mio lavoro: finché ce n’è, giusto rispondere presente. Ma dopo questa corsa mi fermo, recupero e mi presento alla grande per la seconda parte di stagione. Sono sfinito».

Seconda tappa dello ZLM Tour: 1° Mareczko, 4° Malucelli: fra i due c’è grande rivalità (foto Bingoal)
Seconda tappa dello ZLM Tour: 1° Mareczko, 4° Malucelli: fra i due c’è grande rivalità (foto Bingoal)
La prima tappa l’ha vinta Philipsen, tu sei arrivato a 15 minuti: come mai?

Sono un po’ avanti coi lavori, un po’ provato, diciamo così (sorride, ndr). Quando sei stanco, anche la capacità di soffrire crolla drasticamente. Mi sono staccato per un soffio. Eppure in quel momento non sono riuscito a soffrire, ma ci sta e credo che sia anche normale.

Come mai tanta fatica?

Ho corso a inizio stagione al Saudi Tour, poi dovevo andare in Turchia, ma l’hanno cancellata. Ho fatto il ritiro, sono stato in Belgio per 15 giorni a fare le prime corse e poi ho sofferto due mesi per l’allergia. Sono rientrato a casa dalla Sicilia, ma a differenza dello scorso anno sono andato piano. Allora sono andato in altura e quando sono sceso, ho cominciato a correre. Sono partito da casa il 14 maggio e finora ci sono tornato solo per tre giorni.

Sempre alle corse?

Ho fatto Dunkerque e subito dopo Boucle de la Mayenne. Sono tornato a casa il lunedì e sono ripartito il venerdì. Ho corso il sabato, sono rimasto in Belgio, ho fatto lo ZLM Tour e adesso il Giro del Belgio. Ho corso di più fino adesso che tutto il 2022, anche se negli ultimi tre anni ho corso proprio poco.

Al via della Classic Brugge-De Panne, però Malucelli si ritirerà per problemi legati all’allergia (foto Bingoal)
Al via della Classic Brugge-De Panne, però Malucelli si ritirerà per problemi legati all’allergia (foto Bingoal)
Perché?

Nel 2020 c’è stato il COVID e ho fatto una trentina di gare. Nel 2021 ho preso il Covid a inizio stagione, poi ad agosto quando siamo rientrati mi sono rotto le costole e ho fatto una cinquantina di giornate di gara. L’anno scorso c’è stata la storia della Gazprom e alla fine ho chiuso con 33 corse. Quest’anno sono già 37. Chi ha fatto il Giro d’Italia è a 40, quindi più o meno sono su quei livelli.

Quindi?

Quello che comincia a essere pesante è il fatto che corri, poi rimani tre giorni in Belgio in un hotel da solo. Poi vai a un’altra gara, fai un viaggio e torni a casa per tre giorni e riparti subito. Mentalmente diventa tosto ed è difficile recuperare. Non è che vai via due settimane, poi stai a casa due settimane. L’ultima volta sono tornato di lunedì, ho avuto tre giorni e poi sono ripartito. Non fai neanche in tempo a riprendere le abitudini. Così adesso sono 2-3 giorni che mi sento stanco. L’ho detto alla squadra, però hanno voluto che corressi perché nelle ultime settimane avevo fatto diverse top 10. Se vai alle corse e non sei al 100 per cento di testa e gambe, diventa dura.

Sembra brutto tirarsi indietro dopo le pause forzate del 2022?

E’ proprio questo. Da una parte non ce la fai, dall’altra la testa dice che non ti devi tirare indietro, perché hai passato quella situazione e adesso non puoi dire no se ti chiedono di correre. So cosa significa essere costretto a casa, ci sono già passato. Ma adesso ho anche bisogno di recuperare. E me ne accorgo perché Van der Poel sta facendo fuoco e fiamme e con questi corridori diventa una sofferenza.

L’ambientamento della Bingoal-WB procede bene, ma il Belgio ha un ciclismo tutto suo. Parola di Malucelli
L’ambientamento della Bingoal-WB procede bene, ma il Belgio ha un ciclismo tutto suo. Parola di Malucelli
Dopo il Belgio tiri il fiato?

Ho due mesi senza corse perché la squadra farà il Giro d’Austria, il Vallonia e il Sazka Tour, che però sono dure per me. Per questo hanno voluto che corressi qui e poi potrò riposarmi.

Rifaresti la scelta di firmare alla Bingoal?

C’è un buon clima, ci ho messo un po’ per ambientarmi. Hanno un’altra cultura, ma è proprio il ciclismo belga che è diverso. Magari ti sembra di essere in un momento tranquillo, partono e ti lasciano lì. A me è capitato perché mi sono fermato a fare la pipì oppure perché ho portato la mantellina alla macchina al momento sbagliato. Ma con l’esperienza si impara tutto e adesso con i compagni ha trovato un po’ di feeling, che è importante.

C’è mai stato quest’anno il miglior Malucelli?

No, forse l’unica volta è stato al Saudi Tour. Purtroppo, più passano gli anni e più il gap con gli squadroni si sente. Magari allo ZLM Tour durante le tappe mi sono sentito veramente bene, ma non so per quale motivo, quando arrivo là, faccio quarto. Guardando i file delle corse, faccio i miei valori, a volte un po’ meno, ma a volte di più. Però gli altri anni ho sempre vinto, quest’anno arrivo lì, ai piedi del podio. E’ anche vero che ho sempre fatto tutte gare con le WorldTour e quando dieci di quelle squadre mettono uno nei primi dieci, tu sei fuori dai giochi.

In azione nel prologo dello ZLM Tour, una corsa in cui Malucelli ha ottenuto buoni piazzamenti (foto Dancerelle/Direct Velo)
In azione nel prologo dello ZLM Tour, una corsa in cui Malucelli ha ottenuto buoni piazzamenti (foto Dancerelle/Direct Velo)
Cosa farai dopo le vacanze, andrai in altura o ti allenerai a casa?

Sicuramente andrò in montagna. San Marino si è salvata dall’alluvione, ma nelle mie zone non c’è più la salita. La pioggia ha demolito tutte le strade. Noi ciclisti siamo gli ultimi a doversi lamentare, ma non abbiamo più percorsi. Gli amatori si sono ridotti come quando c’era il Covid e non potevi uscire dal tuo comune. C’è una sola salita e vanno tutti lì, che sembra di capitare in una gran fondo. E’ tutto franato, strade chiuse, un macello. Perciò l’idea è quella di finire qui, andare a casa per una decina di giorni di stacco, poi montagna e riprendere a metà agosto in Francia. Potrebbe essere al Limousin, poi non so se Poitou Charentes o Benelux e poi un po’ di gare di un giorno in Belgio e c’è da vedere cosa ci sarà in Italia. Adesso finiamo qui, mancano ancora due tappe…

Tizza, il perfetto Cicerone per gli italiani della Bingoal

12.02.2023
5 min
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C’è un angolo di Belgio che man mano si sta colorando di verde, bianco e rosso. Si tratta della Bingoal WB, la professional vallone che da un paio d’anni sta accogliendo corridori italiani. Il primo a “mettere piede” in Belgio è stato Marco Tizza, e uno dopo l’altro ne sono arrivati degli altri. Da Attilio Viviani, per metà stagione 2022, a Malucelli. Una bella novità è rappresentata anche dall’approdo di Spezialetti, uno dei primi diesse non belgi del team. 

Tizza Liegi 2022
Tizza è approdato nel 2022 alla Bingoal ed è stato il primo italiano nella professional belga
Tizza Liegi 2022
Tizza è approdato nel 2022 alla Bingoal ed è stato il primo italiano nella professional belga

Porte aperte

Il tour della Bingoal WB lo facciamo quindi con il corridore brianzolo, arrivato nel team lo scorso anno, dopo i contatti avvenuti nell’autunno della stagione precedente. 

«Sinceramente – attacca Tizza mentre si prepara per uscire ad allenarsi – preferisco il Belgio rispetto all’Italia. Se guardo a quella che è stata la mia esperienza, posso dire che si riesce a fare più gruppo ed i diesse sono più coinvolti. Da noi sono tutti un po’ più individualisti. In squadra c’è un gran bel rapporto, arrivavo da sconosciuto, ma mi sono fatto subito apprezzare. Un’altra cosa bella è che non partono con pregiudizi, o comunque fanno presto a cambiare idea. Non sono stato tantissimo in Belgio, anche perché, viste le mie caratteristiche fisiche (Tizza pesa 60 chili ed è alto poco più di un metro e 70, ndr), non sono un corridore da pavé. Sono sempre rimasto non più di una settimana, prima per preparare Liegi e Freccia e poi per il Giro del Belgio. E’ un Paese che mi piace molto, dedicato al ciclismo e molto accogliente, anche se a me piacciono le salite e lì non ce ne sono molte (ride, ndr)».

Malucelli ha esordito bene con la nuova maglia secondo nell’ultima frazione del Saudi Tour dietro Consonni
Malucelli ha esordito bene con la nuova maglia secondo nell’ultima frazione del Saudi Tour dietro Consonni

Si parla francese

Dopo un anno intero con la maglia della professional belga Tizza è pronto per accogliere Malucelli e il diesse Spezialetti. 

«La Bingoal – continua – è una professional ottimamente organizzata. C’è un altro modo di allenarsi e di lavorare ma non è difficile adattarsi. Sono contento che sia arrivato Malucelli, è bello trovare qualcuno che conosci già e per di più italiano. Io e lui abbiamo corso insieme nel 2015 al Team Idea 2010, nel corso del tempo non ci siamo mai persi di vista. Appena ho saputo che era uno dei candidati per venire da noi sono stato contento. L’anno scorso non mi sono sentito escluso, anzi, ma ogni tanto mi sarebbe piaciuto avere qualcuno con il quale parlare italiano.

«Alla Bingoal si parla in francese, essendo valloni, ma i diesse in radio traducono in inglese. Dopo un anno posso dire che il francese lo capisco, ma non lo parlo. Motivo per il quale ogni tanto mi sono sentito un po’ distante. Quando è arrivato Attilio (Viviani, ndr) sono stato felice, non lo conoscevo ma abbiamo legato subito. Tant’è che ancora oggi ci sentiamo spesso».

Alessandro Spezialetti (a destra) dopo una vita in Italia ha deciso di intraprendere questa nuova sfida alla Bingoal
Alessandro Spezialetti (a destra) dopo una vita in Italia ha deciso di intraprendere questa nuova sfida alla Bingoal

Allenamenti differenti

Una nuova squadra vuol dire, spesso, nuovo metodo di lavoro, soprattutto se questa è straniera. Come si allenano i belgi della Bingoal?

«Direi – racconta Tizza – che è stato uno dei passi più difficili che ho fatto. Loro qui si allenano in un’altra maniera, vanno a tutta dall’inizio alla fine. Io che peso dieci chili in meno l’ho sofferto un po’ all’inizio – dice ridendo – “Malu” penso si sia adattato meglio. Ora andrà in ritiro con la squadra perché non ci sono corse e gli toccherà pedalare forte. Infatti, scherzando, mi dice che preferisce correre così si stanca meno, io gli ho detto che deve essere contento di andare in Spagna, almeno sta un po’ al caldo, a casa sua nevica!

«Però è vero che i belgi “menano” sempre, in particolare quando durante un allenamento incontrano altre squadre. Lì partono delle bagarre incredibili, secondo me a Malucelli faranno bene questi ritmi, lui è un velocista e deve abituarsi a tenere duro. Anche in ritiro eravamo spesso a tutta, ma poi alla prima gara in Arabia per un pelo non vincevamo (i due sono insieme alla partenza della prima tappa del Saudi Tour nella foto di apertura, ndr). Siamo partiti troppo indietro con il treno, ho provato a portarlo fuori ai 600 metri ma era troppo tardi. Però iniziare così dà fiducia».

Correre nelle stradine del Belgio è estremamente difficile, ci vuole un periodo di adattamento (foto Instagram/Marco Tizza)
Correre nelle stradine del Belgio è estremamente difficile, ci vuole un periodo di adattamento (foto Instagram/Marco Tizza)

Nuovi orizzonti

Ce lo aveva raccontato anche Spezialetti, la Bingoal vuole espandere il proprio raggio d’azione. L’arrivo dei due italiani fa intendere proprio questo e anche Tizza conferma.

«La squadra – conclude – vuole crescere ed ampliare il proprio calendario. Facciamo tutte le corse WorldTour in Belgio e Francia, ora vogliamo correre anche in Italia. Ai miei compagni il nostro Paese piace moltissimo, c’è sempre una gran battaglia per entrare nella selezione. Amano il cibo e il clima. A loro invece invidio i tifosi e la cultura del ciclismo, ad ogni corsa c’è sempre tantissima gente sulle strade ed al pullman. Anche se non siamo un team WorldTour i tifosi vogliono foto ed autografi. Poi sulle strade quando ci alleniamo è un continuo salutare, una festa infinita.

«Una cosa alla quale Malucelli dovrà abituarsi sono le corse, questi sono matti (ride, ndr) Sono tutti mezzi crossisti e non esiste erba o terra che non calpestino con le ruote, anche in corsa, si “lima” dall’inizio alla fine. Correre su queste strade è molto stressante a livello psicologico, dovrò fare da tutore al povero Malu! Non sa quello che lo aspetta (ride di nuovo, ndr)».

Ruote rigide e tubeless, binomio perfetto

09.02.2023
5 min
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Meglio una bici confortevole e delle ruote rigide? Oppure il contrario? Come vanno un paio di ruote moderne super performanti e con i tubeless?

Abbiamo chiesto a Matteo Malucelli, da quest’anno alla Bingoal su bici De Rosa e ruote Ursus, alla prima esperienza vera con il binomio ruota/tubeless. Ma abbiamo voluto sondare direttamente anche Ursus, chiedendo qualche informazione sulla tecnica di produzione.

Malucelli, secondo nell’ultima tappa del Saudi Tour, dietro Consonni
Malucelli, secondo nell’ultima tappa del Saudi Tour, dietro Consonni

In gara ed in allenamento

«Utilizzo le stesse ruote in gara – ci racconta Malucelli- e sulla bici che ho a casa per allenarmi. Si tratta delle Ursus Miura, quelle con il profilo da 47. Le 67 invece vengono montate in gara solo quando i percorso sono piatti e si presuppone che la competizione finisca con una media molto elevata».

Le Ursus che il team ha in dotazione sono rigide?

Sono delle ruote piuttosto rigide, non estreme, ma la differenza è nella scorrevolezza. La ruota non solo scorre quando la si fa girare a secco, ma è una sensazione ed un dato di fatto che emerge quando la bici viene lanciata con il corridore in sella. Tornando alla rigidità delle ruote che usiamo in Bingoal, potrei dire che è leggermente sopra la media, ma nulla di estremo per fortuna, così si sfrutta anche una notevole guidabilità, senza doversi ancorare alla bici.

Comunque rigide, ma sono anche guidabili?

Eccome. Entrambe le altezze – 47 e 67 – sono quasi immuni alle folate laterali ed evitano di farti prendere delle sbacchettate che porterebbero fuori traiettoria in modo pericoloso. La forma del cerchio è particolare, grazie ad un design che ha il compito di accogliere e accompagnare l’aria.

Sembra che tu le abbia studiate bene…

Ho avuto modo di approfondire l’argomento con gli ingegneri Ursus, visto che pure io sono ingegnere e mi piace conoscere la tecnica di sviluppo.

Le Ursus Miura TC67 tubeless ready
Le Ursus Miura TC67 tubeless ready
Avevi mai utilizzato in gara il binomio ruote/tubeless?

No, è la prima volta e forse non tornerei indietro. Utilizziamo Ursus per le ruote e Hutchinson per gli pneumatici, tubeless in gara e con camera d’aria per l’allenamento. L’efficienza della configurazione tubeless è di altissimo livello, un aspetto che ha colpito positivamente anche molti compagni di squadra.

Come mai il copertoncino in allenamento?

A mio parere e per quello che concerne il mio feeling, ritengo la camera d’aria meno performante del tubeless. Tornare al tubeless quando sono in gara mi dà la sensazione di una velocità e fluidità ancor più elevate, anche più facile da guidare alle andature elevate.

Corridori della Bingoal in ritiro in Spagna a gennaio (photonews)
Corridori della Bingoal in ritiro in Spagna a gennaio (photonews)
Meglio una sensazione di comfort o meglio sentire la strada?

Dipende. Potrei rispondere che con queste ruote e con i tubeless riesco ad ottenere il compromesso migliore, ovvero, bicicletta super scorrevole e veloce, ma anche una bella dose di stabilità e comfort. Chiaro è che bisogna farci il palato. Non è così scontato passare ai tubeless da 28 gonfiati a 5 atmosfere e a volte anche meno, se sei abituato ai tubolari gonfiati a 8 e anche oltre.

Ci descrivi le tue sensazioni?

Ruote rigide, capaci di prendere velocità in un attimo e che scorrono parecchio in ogni situazione. Gomme tubeless, che al primo utilizzo danno la sensazione di essere sgonfie. In realtà ci si accorge di essere veloci allo stesso modo, se non in modo maggiore e questo succede anche nei tratti dove la bici deve essere guidata. Ovvio che il tubeless debba essere gonfiato nel modo corretto, rispettando i canoni di pressione. Nei cambi di direzione con il tubeless si hanno più possibilità di correggere una traiettoria sbagliata. Inoltre mi colpisce positivamente il fatto che la soluzione che adotto io, quindi ruota da 47 e tubeless, lavora in modo costante quando piego, ho tanto grip, stabilità e non perdo velocità.

Torneresti al tubolare?

Una premessa è necessaria, nel senso che la resa tecnica del mezzo per me è finalizzata alla ricerca della prestazione quando sono in gara. Il mio parere è che prima del freno a disco, buona parte della performances tecnica la facevano le ruote. Geometrie a parte, le ruote contavano più del resto dei componenti. Nell’era della biciclette con i freni a disco di ultima generazione e di conseguenza dei perni passanti, il mezzo è un sistema.

Composto da quali elementi?

I componenti devono tutti collimare fra loro. Le ruote hanno sempre una valenza primaria, ma il cerchio tubeless si deve interfacciare con gli pneumatici. Si devono rispettare delle tolleranze ben precise per i dischi e per i perni. Devono anche essere perfettamente in linea con le tubazioni del telaio per sfruttare una maggiore efficienza aerodinamica, solo per fare alcuni esempi. Tanti piccoli fattori che fanno la differenza. Complessivamente le nuove bici, quelle con le ruote alte e panciute con i tubeless e che portano con sé dei concetti aerodinamici, sono difficilmente accostabili a quelle delle generazioni passate.

La De Rosa del Team Bingoal (photonews)
La De Rosa del Team Bingoal (photonews)

La parola ad Ursus

«Abbiamo fornito ai team professionistici – spiegano dall’azienda di Rosà, in provincia di Vicenza – i modelli Miura, TC37, TC47 e TC67. Per corridori come Matteo Malucelli, considerando proprio le sue caratteristiche, consideriamo le ultime due, 47 e 67. Le nuove versioni delle Miura, il riferimento è relativo a quelle che adottano la tecnologia tubeless ready, hanno una spalla diversa del cerchio, che ha subito una maggiorazione e questo rispetto alla versione per il copertoncino standard. Inoltre, nella sezione interna è stata creata una vera e propria scanalatura che si predispone al tubeless tape, per completare la compatibilità nei confronti degli pneumatici senza camera d’aria. Questa scanalatura non è presente sulla versione per il solo copertoncino.

«Ursus produce le stesse ruote per i corridori professionisti e per gli amatori – proseguono dall’azienda vicentina – e quelle in dotazione ai team pro sono customizzate solo a livello grafico. Gli sticker bianchi delle squadre pro hanno l’obiettivo di distinguersi in gruppo, ma la tecnica costruttiva non subisce variazioni».

A tavola da velocisti, fra watt e chili: Malucelli racconta

24.01.2023
6 min
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Velocisti e salita, una coperta molto corta. Con queste parole giorni fa Marco Benfatto ci aveva guidato nel mondo degli uomini veloci: quelli… condannati dal fisico a un certo tipo di prestazioni e ad attenzioni maniacali per tenere a bada il peso. Fra i casi portati ad esempio, il tecnico padovano aveva citato Matteo Malucelli (immagine photonews in apertura).

«Matteo è molto bravo – le sue parole – perché avendo studiato Ingegneria, è molto matematico nei ragionamenti. Calcola le calorie e si alimenta in base a quello che consuma. Ormai è tutto calcolato e tutto studiato, non scappa niente».

Da quest’anno Malucelli corre nella belga Bingoal. E’ pro’ dal 2017 (photonews)
Da quest’anno Malucelli corre nella belga Bingoal. E’ pro’ dal 2017 (photonews)

Squadra nuova, bici nuova

Il riferimento ci è parso interessante e con uno di quei giochi che la tecnologia rende possibile, abbiamo chiamato il velocista romagnolo. Lui in partenza dalla Spagna verso casa, prima di volare al Saudi Tour. Chi scrive dall’hotel di San Juan, in attesa dell’inizio della corsa argentina.

«Sono pronto per cominciare – ha detto Malucelli dall’aeroporto – era ora. Dopo quello che abbiamo passato con la Gazprom, ci voleva un periodo di normalità e lavoro fatto bene. Le gambe ci sono. Anche la bici è a posto. Chiaro che in allenamento con la squadra non vedi differenze, perché siamo tutti alla pari, quindi si dovrà aspettare di essere in mezzo al gruppo. Però la bici De Rosa mi piace e le nuove ruote Ursus sembrano davvero veloci».

La Bingoal correrà quest’anno con bici De Rosa e con le nuove ruote Ursus (photonews)
La Bingoal correrà quest’anno con bici De Rosa e con le nuove ruote Ursus (photonews)
Parliamo di alimentazione e velocisti?

Negli anni ci sono più attenzione e consapevolezza di quello che si mangia. Al primo da pro’, col peso era proprio una guerra e un po’ lo è ancora. Ma non è vero, come dicono, che per un velocista avere un chilo in più non cambia nulla. Già in salita facciamo fatica, se siamo anche pesanti, addio…

Benfatto parla di grande attenzione da parte tua.

Una volta ero più maniacale, ho avuto periodi in cui pesavo tutto. Invece adesso ho imparato a regolarmi e mangio in base a quello che ho fatto e che devo fare. Devi sapere cosa metti nel piatto. Ad esempio che le patate non sono verdura, ma carboidrati. Che ci sono carni più grasse di altri. Che i legumi sono proteine. E poi le quantità. Se devi allenarti forte, magari fai una colazione più robusta. Se hai scarico, puoi permetterti di farne una con pochi zuccheri. Diciamo che con gli anni ho maturato una discreta conoscenza alimentare.

Questa vittoria al Giro di Sicilia 2022 è l’emblema del riscatto di Malucelli dopo la chiusura della Gazprom
Questa vittoria al Giro di Sicilia 2022 è l’emblema del riscatto di Malucelli dopo la chiusura della Gazprom
In cosa consiste il tuo essere attento?

Cerco di guardare tutto, soprattutto in allenamento. Se devo fare un lavoro intenso, faccio il calcolo dei carboidrati che ci sono nelle barrette e in quello che porto, sapendo quanti dovrò consumarne. Ma giù dalla bici non sono uno che non mangia e che, se capita, va via di testa.

Stessa cosa quando non sei a casa?

Se vado in hotel, non ho la bilancia e non so mai come vengono cotti i cibi che mi arrivano nel piatto o prendo dal buffet. Per cui compongo i piatti tenendo conto dei principali macronutrienti.

Fra le cose da sapere, c’è che le patate sono molto ricche di carboidrati (foto ricetta.it)
Fra le cose da sapere, c’è che le patate sono molto ricche di carboidrati (foto ricetta.it)
Vale a dire?

Se faccio tanto, metà del piatto sarà riempito con la pasta, quindi carboidrati, mentre l’altra metà divisa fra proteine e verdure. Se non devo fare tanto, il rapporto si inverte. Nella mia testa vado a comparti e soprattutto evito il secondo giro al buffet. Mangio, mi alzo e vado via.

Perché dicevi che il chilo in più si sente, eccome?

Noi velocisti abbiamo la fortuna di essere molto muscolosi, quindi abbiamo il metabolismo basale più alto e di conseguenza bruciamo di più. Ma rispetto a uno scalatore abbiamo meno watt. Per cui facendo il rapporto potenza/peso, il nostro viene più basso. Se aggiungi un chilo, va giù di brutto. Diverso se aggiungi un chilo a chi ha molti più watt. In proporzione, quel chilo incide diversamente. Devi essere magro, altrimenti porti con te una zavorra, ma devi anche essere forte.

I legumi sono una preziosa fonte di proteine (foto Tutto fa brodo)
I legumi sono una preziosa fonte di proteine (foto Tutto fa brodo)
In gruppo lo capiscono?

A volte provo a farlo capire ai miei compagni scalatori che pesano 10 chili in meno e hanno gli stessi watt. E gli dico: già pesare più di voi e avere meno watt, significa fare la stessa salita con una cassa d’acqua sulle spalle. Se aggiungo un chilo, quindi una bottiglia, cambia qualcosa? Quel chilo in più per me equivale circa all’uno per cento in più, sono dati importanti. Vuol dire che può fare la differenza. In questo vedo il mio approccio da ingegnere, so dare un valore a numeri cui spesso non si pensa.

In che modo è cambiato il tuo rapporto con il peso?

Quando ero alla Caja Rural, ne avevo perso parecchio e non andavo. Il mio obiettivo è vincere, non essere magro. Quindi è meglio arrivare a una volata in meno, se in mezzo c’è tanta salita, ma essere capace di vincere quando ci arrivo bene.

Malucelli ha eliminato dal suo menù le carni più grasse, fra cui quella di maiale
Malucelli ha eliminato dal suo menù le carni più grasse, fra cui quella di maiale
Hai eliminato degli alimenti?

Mangio tutto, tranne quando voglio dimagrire e allora elimino gli alimenti con più calorie. Non mangio salame né carne di maiale, preferisco un petto di pollo, ma se c’è una grigliata capita che una salsiccia la mangi. Evito le carni grasse e i formaggi, anche se mi piacciono molto. La carne rossa fatico a digerirla, quindi la mangio una o due volte alla settimana.

Con gli alcolici come ti regoli?

Per fortuna non sono un amante. Fra una birra e un gelato, scelgo il gelato. Mi limito perché so che l’alcol non aiuta l’atleta, ma a tavola un bicchiere di vino ci sta spesso bene.

Un gelato a fine allenamento non incide troppo sul bilancio calorico
Un gelato a fine allenamento non incide troppo sul bilancio calorico
E il gelato?

Non smetterei di mangiarlo. Anche lì, dipende dai gusti. Pare che quelli cremosi siano i più calorici, ma se ne mangi uno al rientro dalla bici, non fa grossa differenza. E poi tanto fanno le abitudini, come per l’alcol. Se bevi una birra ogni tanto, non cambia nulla. Se la bevi tutti i giorni, allora è diverso. La coperta è davvero corta, Benfatto ha detto bene. Trovare il giusto compromesso non è facile, ma nemmeno impossibile.

Velocisti e salita, una coperta molto corta

15.01.2023
6 min
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Chissà se Jakobsen si aspettava che dalle sue parole, pronunciate alla presentazione della Soudal-Quick Step, sarebbero nati così tanti approfondimenti su velocità e attitudine alla salita: forse no. Così, mentre qualche giorno fa abbiamo verificato con Fabio Sabatini se l’olandese sia davvero l’uomo più veloce al mondo, oggi approfondiamo un’altra sua affermazione.

«Sono velocissimo – ha detto l’olandese (in apertura sull’arrivo di Peyragudes al Tour 2022, salvo per 15“ dal tempo massimo) – però magari non sono il velocista più forte del mondo, visto che devo sempre lottare col tempo massimo. Se vuoi essere il più veloce, devi soffrire in salita. Ma io sono fatto così e non voglio cambiare. Non voglio diventare come Blijlevens, che cercò di migliorare in salita, perdendo il suo spunto veloce».

Ripassando la storia del velocista olandese, classe 1971 che corse fra il 1994 e il 2004, arriviamo da Marco Benfatto, ex pro’ ed ex preparatore della Gazprom-RusVelo.

Dopo la chiusura della Gazprom, Benfatto ha continuato ad allenarne gli italiani. Qui con Scaroni, Malucelli e Carboni
Dopo la chiusura della Gazprom, Benfatto ha continuato ad allenarne gli italiani. Qui con Scaroni, Malucelli e Carboni
Marco, cosa pensi di questo ragionamento di Jakobsen? 

Il velocista puro non esiste più, forse lui è uno degli ultimi. Non è più l’epoca di Endrio Leoni, quando andavano piano per tutta la tappa e i corridori gestivano l’andatura in altra maniera. Adesso si parte sempre a blocco, nelle tappe con salite sempre di più. E se non sei già predisposto geneticamente con una buona capacità aerobica, fai fatica o ti devi accontentare di puntare su gare meno dure.

E’ vero che cercando di migliorare in salita, si perde la volata?

E’ matematico, come una coperta che più la tiri da una parte e più è corta dall’altra. Ci sono velocisti e velocisti. Non sono tutti esplosivi come i pistard, che non sono in assoluto i velocisti più forti, però hanno anche una predisposizione per tenere anche sulle salite brevi. E’ una cosa che mi dicevano sempre da dilettante “Ciano” Rui e Faresin: «Ricordati che il velocista da professionista è tutta un’altra cosa».

Jakobsen contro Morkov, sfida a Calpe: l’olandese lavora molto sugli sprint e poco sulla salita
Jakobsen contro Morkov, sfida a Calpe: l’olandese lavora molto sugli sprint e poco sulla salita
E avevano ragione?

E’ proprio così. I vari Modolo, per esempio, o anche Nizzolo da dilettanti erano quasi considerati gente che andava in salita, perché tenevano. Quando invece sono passati e si sono trovati a fare volate dopo 200 chilometri e dopo aver passato le salite, hanno dovuto cambiare pelle. Si va sempre più forte e bisogna avere una componente aerobica elevata.

E come si fa?

Bisogna sempre cercare di non snaturare il corridore, perché un velocista anche se si allena in salita non diventerà mai uno scalatore. Quindi bisogna sempre cercare di limare il massimo per portare a casa il risultato. Se poi però non diventi carne né pesce, allora abbiamo sbagliato qualcosa.

Nonostante abbia sempre lottato contro il tempo massimo, Cavendish in salita si difende meglio di Jakobsen
Nonostante abbia sempre lottato contro il tempo massimo, Cavendish in salita si difende meglio di Jakobsen
Alla luce di questo, come gestisci la settimana di un velocista?

Dedichiamo alcuni giorni a lavori specifici più adatti ai velocisti e giorni in cui anche lui si deve fare le sue ore di sella, di salita. Dall’esperienza di questo primo anno di lavoro, è venuto fuori che i velocisti si devono allenare di più sul loro punto debole, quindi un po’ di più sulla salita. Mentre lo scalatore, se insiste con i lavori di forza, come per esempio in palestra, migliora sulla parte in cui è un po’ più debole e quindi si completa.

Scatterà più forte?

Se lavora di più sulla forza, avendo già la resistenza, sviluppa la sparata per fare la differenza e riesce a fare uno step in più. Ma quello che ti ha dato madre natura non te lo toglie nessuno, sia per il velocista sia per lo scalatore.

Il velocista in pista (qui Bianchi con il cittì Quaranta) può trascurare la fase aerobica, che su strada è decisiva
Il velocista in pista (qui Bianchi con il cittì Quaranta) può trascurare la fase aerobica, che su strada è decisiva
I lavori in salita dello scalatore sono diversi da quello del velocista?

La differenza è che per esempio il velocista lavora a cadenze più elevate. Cerca di fare dei lavori ad intensità maggiore, perché il suo modello prestazionale di riferimento è quello degli ultimi ultimi 10 chilometri. E lì ci sono tanti cambi di ritmo e le potenze magari sono brevi ma intense, con rilanci a 700-800 watt. Perciò deve allenare quel tipo di resistenza con frequenza di pedalata più alta, abituandosi a girare sempre attorno alle 100-110 Rpm.

Anche il velocista ha l’assillo del peso?

Per assurdo, anche se sembra impossibile, di più. Ci sono scalatori più grassi dei velocisti. Me lo confermava anche Mazzoleni quando eravamo in Gazprom, dicendo che anche Nibali non aveva questa gran percentuale di magrezza, mentre i velocisti di solito sono molto più fissati con il peso. Devono limare su tutto, perché in salita bisogna tenere duro, quindi anche un chilo in più fa comodo non averlo. Ad esempio, Malucelli è molto bravo. Avendo studiato Ingegneria, è molto matematico nei ragionamenti. Calcola le calorie e si alimenta in base a quello che consuma. Ormai è tutto calcolato e tutto studiato, non scappa niente.

Hai parlato di coperta da tirare: come trovi il giusto equilibrio?

Qui si vede la bravura del preparatore atletico, avete proprio centrato il bersaglio. Trovare l’equilibrio che faccia rendere al massimo l’atleta è il punto cruciale. Quindi si comincia conoscendo il corridore, perché ognuno è diverso dall’altro. Quindi lavorandoci e vedendo come reagisce, si costruisce un vestito su misura.

Blijlevens, pro’ dal 1994 al 2004, ha vinto 4 tappe al Tour, 5 alla Vuelta e 2 al Giro: per dimagrire, perse spunto in volata
Blijlevens, pro’ dal 1994 al 2004, ha vinto 4 tappe al Tour, 5 alla Vuelta e 2 al Giro: per dimagrire, perse spunto in volata
Non ci sono regole universali?

Ci sono delle regole che però non vanno bene per tutti allo stesso modo. Per esempio nel test del lattato, in teoria le 4 millimoli sono il range quasi per tutti, per trovare la soglia aerobica. Però abbiamo visto che alcuni ce l’hanno a 5,2, altri a meno. Quindi alla fine, per capire l’atleta e dargli i parametri di allenamento, è importantissimo non fermarsi ai dati del primo test, ma farne altri per avere una maggiore possibilità di analisi

Il rapporto potenza/peso quindi conta anche per il velocista?

Non è fondamentale, però ovviamente quando si fa un test, anche un velocista adesso deve avere sopra i 5 watt/kg. Altrimenti non va da nessuna parte. Per lo scalatore si tratta di un rapporto fondamentale, ma nemmeno lo scalatore può fare a meno di conoscerlo…