Persico, la Cina e la prima vittoria: un viaggio nel viaggio

21.07.2024
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“Vincere aiuta a vincere” è una frase tipica dello sport. Non perdere il feeling con la vittoria ti permette di sapere sempre cosa fare quando poi ti trovi lì, a giocarti tutto in 200 metri. Davide Persico ha tenuto allacciato il fil rouge con il successo al suo primo anno da professionista. Di per sé questa è già una buona notizia, non si tratta di un passo semplice. Il corridore bergamasco, passato nel 2024 tra le file della Bingoal-WB, aveva già sfiorato il gradino più alto del podio alla sua prima gara in Colombia. Solo un Gaviria in grande spolvero lo aveva preceduto. In Cina, al Tour of Qinghai Lake, Persico non ha trovato nessuno in grado di batterlo. Così per lui è arrivata la prima vittoria di stagione e, di conseguenza, la prima con i professionisti. 

«Una vittoria – spiega da casa mentre lotta ancora con il fuso orario e le sue conseguenze – che testimonia come abbia lavorato bene nell’ultimo periodo. Dopo qualche mese difficile in primavera ho ripreso il ritmo con le gare, prima in Slovacchia e poi, per l’appunto, in Cina. Vincere fa sempre bene, ogni tanto serve un buon risultato per continuare a lavorare. E’ come un’autovalutazione e devo dire che sono contento».

Una corsa in un Paese lontano diventa anche un modo per immergersi in quella cultura (foto Tour of Qinghai Lake)
Una corsa in un Paese lontano diventa anche un modo per immergersi in quella cultura (foto Tour of Qinghai Lake)
Anche se è una vittoria ottenuta dall’altra parte del mondo?

Non sarà una gara europea, ma come in ogni corsa devi avere le gambe buone, altrimenti non vinci. Magari non era il livello che si trova da noi e anche questo non è esattamente vero. Alla fine c’erano tante squadre professional oltre alla nostra: Burgos-BH, Caja Rural, Corratec e Vf Group Bardiani. Ed erano presenti anche due formazioni WorldTour: Astana e Alpecin.

Un livello che rimane alto. 

Lo si ripete sempre, ma non ci sono corse di secondo livello. Le squadre cercano punti per le classifiche UCI, poi certe corse sono il giusto palcoscenico per i giovani. 

I panorami sono stati spesso montani, viste le altitudini alle quali si svolgeva la gara (foto Tour of Qinghai Lake)
I panorami sono stati spesso montani, viste le altitudini alle quali si svolgeva la gara (foto Tour of Qinghai Lake)
Che corsa è stata per te?

A due volti. La gara si è svolta interamente sopra quota 2.500 metri con passaggi anche a 4.000 e si sentiva. Non avevo fatto un periodo di adattamento in altura prima di partire, quindi i primi giorni ho sofferto un pochino. Sono stato bravo a non spingere al massimo fin da subito, ho gestito gli sforzi e le gambe rispondevano bene, giorno dopo giorno. 

La svolta quando è arrivata?

Dalla quinta tappa, dove ho fatto un secondo posto che mi ha fatto capire di essere migliorato. Il giorno dopo è stato quello in cui mi sono sentito meglio in assoluto, anche se la tappa è stata parecchio dura. Era la più lunga, 206 chilometri, con un freddo invernale. Sembrava di essere tornati alle corse di marzo quando senti il profumo della canfora usata per scaldare i muscoli. 

Che tipo di percorsi avete trovato?

C’era tanto vento in generale e l’aria rarefatta faceva pesare alcuni sforzi. Nella tappa che ho vinto c’è stata fin da subito tanta confusione, con i ventagli che hanno spaccato il gruppo. Dal canto mio sono rimasto tranquillo fino all’ultimo GPM a quota 4.115 metri. Da lì è stata tutta discesa fino al traguardo e in volata ho preso le ruote di Zanoncello e sono riuscito a batterlo. 

Come ti sei trovato a correre per la prima volta così lontano da casa?

Partivo un po’ prevenuto. Tizza ed io ci siamo organizzati per portarci da casa molte cose che pensavamo ci sarebbero potute tornare utili. Abbiamo messo in valigia anche un fornelletto elettrico, un bollitore, caffè e pasta. Poi alla partenza ci trovavamo con gli altri italiani e scambiavamo qualche parola, c’era competizione, ma si è creato anche un bel gruppo. E’ anche capitato che la sera, dopo cena, ci trovassimo per mangiare un pezzo di crostata e parlare un po’. 

Nonostante fosse dall’altra parte del mondo non sono mancate le foto di rito con i tifosi
Nonostante fosse dall’altra parte del mondo non sono mancate le foto di rito con i tifosi
La gara com’era organizzata? 

Devo ammettere che sono molto bravi, a livelli a volte migliori delle corse europee. Le strade venivano chiuse molto prima del passaggio della corsa e a bordo strada c’era sempre tanta gente a vederci. Mi è capitato di vedere gente che vive a 3.500 o 4.000 metri nelle loro abitazioni tipiche. In quei momenti sei lì a correre con il freddo addosso e pensi che loro in quelle zone ci abitano, probabilmente è stata la cosa più strana che ho notato. 

Il fuso orario è stato pesante da gestire?

Il viaggio è lungo, ci abbiamo messo quasi due giorni. Così come al ritorno, considerando che la squadra aveva prenotato lo scalo ad Amsterdam e poi io avevo anche il volo per l’Italia. Ero in giro già da prima, avendo corso allo Slovacchia, avevo qualche preoccupazione riguardo a come avrei gestito praticamente tre settimane fuori casa. Alla fine è andata bene, l’ho vissuta giorno dopo giorno e sono rimasto piacevolmente colpito. 

Le strade larghe e il vento hanno scombussolato spesso lo svolgersi della gara (foto Tour of Qinghai Lake)
Le strade larghe e il vento hanno scombussolato spesso lo svolgersi della gara (foto Tour of Qinghai Lake)
Ora la fiducia c’è, va sfruttata?

Spero di recuperare bene dalle fatiche di queste trasferte e di arrivare allo Czech Tour in condizione. Non ci saranno grandi occasioni, visto che l’unico arrivo in volata sarà nella prima tappa. Ma vedremo come andrà.