E’ curioso il fatto come, nei 25 giorni di gara che Marco Tizza ha affrontato quest’anno, Freccia Vallone e Liegi-Bastogne-Liegi siano state le gare con i piazzamenti peggiori, addirittura 126° e 121°. I numeri, lo abbiamo detto spesso, ingannano se non vengono letti alla luce di quel che succede sulla strada. Perché nella settimana delle Ardenne il trentenne di Giussano è stato protagonista, vivendo forse una delle sue giornate più belle, in occasione della Doyenne.
Potremmo spiegare il perché in due parole, ma è giusto che a farlo sia il diretto interessato, che nella voce lascia ancora trasparire, a qualche giorno di distanza, l’emozione vissuta su quelle strade: «Il bello è che non c’ero arrivato al meglio, un po’ per le conseguenze della Coppi e Bartali quando anch’io come tanti altri avevo preso la bronchite, un po’ per l’allergia: per me questo periodo è terribile, sono allergico ai pollini rilasciati dai pioppi e fatico a respirare. Sapevo però che la squadra aveva bisogno e quindi ho tenuto duro.
Una fuga che non parte mai
«Sono arrivato in Belgio con una condizione scarsissima, perché nelle settimane precedenti era stata dura correre in questa situazione. Ma per la squadra era importante, come lo sono tutte le gare in Olanda e Belgio, ma queste in particolare. L’obiettivo era mettersi in mostra, entrare nella fuga. Alla Freccia avevo provato, ma dopo un paio di scatti andavo subito in acido. Ero comunque riuscito a finirla e questo mi aveva un po’ rincuorato.
«Il giorno della Liegi sentivo il cuore a mille ed è strano perché ormai sono un corridore svezzato, ne ho viste tante in carriera, ma quell’ambiente, quel calore della gente, l’attesa frenetica, sentito tutto sulla mia pelle. Ci dovevo riuscire, questa volta la fuga sarebbe stata mia. Mi sono presentato alla partenza una ventina di minuti prima proprio per essere il più possibile davanti, non mi sarebbero sfuggiti.
Tizza, prima della Bingoal, ha corso sette anni fra le continental italiane La pagina che Het Nieuwsblad ha dedicato a Tizza Per il lombardo la scelta belga è stata indovinata
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Una corsa solo con la grinta
«Invece, subito dopo il via mi sono accorto che la solfa era la stessa della Freccia, tanti tentativi di scatto ma la fuga non partiva. Dopo un’ora eravamo ancora tutti lì. Poi dopo una sessantina di chilometri finalmente è nato lo scatto giusto, con un buon gruppetto e io l’avevo “imbroccata”. Ve lo assicuro, sono rimasto in quel gruppo solamente con la grinta, le gambe erano finite da un pezzo…
«Dopo che ci hanno raggiunti avevo fatto il mio, ma se dal punto di vista fisico non ne avevo veramente più, di testa ero ancora esaltato, nel sentire gli incitamenti della gente e allora ho deciso di tirare avanti, mi ero posto come obiettivo di finirla e soprattutto di arrivare entro il tempo massimo, non importa se sarei stato l’ultimo. Sono arrivato quasi mezz’ora dopo Evenepoel, ma mi sono sentito un po’ vincitore anch’io».
Finita l’allergia si va a Livigno
Fin qui il suo racconto quasi in presa diretta, ma c’è anche altro. Tizza aveva trovato l’ingaggio alla Bingoal Pauwels Sauzen proprio in extremis, accettando di buon grado il trasferirsi all’estero. Come giudica finora la sua esperienza? «Davvero positiva. Sono a mio agio con gli altri ragazzi, faccio gruppo, sto anche tentando di insegnare loro l’italiano: hanno provato a insegnarmi il francese ma non mi ci ritrovo, molto meglio con il tedesco, mia madre è di lì e per fortuna ci sono molte parole simili fra le due lingue. E’ un bell’ambiente e vedo che i più giovani mi hanno preso come riferimento».
C’è sempre il problema dell’allergia: «Ha sempre influito nella costruzione del mio calendario, infatti ora mi fermo un pochino e andrò una ventina di giorni a Livigno per lavorare in altura (dove pioppi non ci sono…) per poi preparare bene il campionato italiano attraverso un po’ di gare tra Francia e Belgio, spero che siano abbastanza dure».
Ci si gioca tutto in Belgio
Il problema, per la squadra della quale Tizza fa parte, è che non è invitata ad alcun grande giro: «Per questo team però non è un cruccio, loro tengono molto a tutte le gare del calendario del Nord Europa, per loro sono una sorta di sfida con tutte le altre squadre locali. Ad esempio il Giro del Belgio e il Giro del Benelux sono molto sentiti e lì conto di fare bene».
Paradossalmente Tizza si è trovato meglio che in tante altre occasioni prima, il ciclismo a quelle latitudini gli si confà di più: «Io sono sempre stato un limatore, qui i percorsi sono tutti pieni di strappi, curve, cambiano di continuo, devi essere sempre sul pezzo. Quelli italiani sono proprio geograficamente più monotoni e portano spesso a un andamento lento nella prima parte, in Belgio invece si parte e si arriva a tutta. Per me è l’ideale, l’unica cosa che ho detto ai dirigenti è di evitarmi le pietre: con quei percorsi non sono mai andato d’accordo…».