La risposta di Evenepoel a Tadej? Una ventata di ironia

27.09.2024
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WETZIKON (Svizzera) – Per capire quanto quei due non si amino o comunque abbiano fiutato sportivamente l’uno il sangue dell’altro, basta iniziare dalla risposta che Evenepoel ha dato alla battutina perfida con cui ieri sera Pogacar aveva chiuso la sua conferenza stampa. Richiesto sul rivale belga, lo sloveno ne aveva lodato le abilità e il sangue freddo nella crono. Ma poi, quasi a volerlo tenere distante, aveva detto che la gara su strada sarà un’altra cosa. Aveva parlato di «a different game».

A Remco l’hanno riferito senz’altro. E allo stesso modo in cui la risposta di Pogacar sembrava pensata per l’uso, anche il commento del belga è sottile. Ironico e apparentemente scanzonato: eppure conoscendolo, se l’è legata al dito. Ecco quello che ha detto stamattina il belga, che ha riunito i giornalisti nel suo hotel prima di uscire in allenamento.

«Sarà davvero un altro gioco – ha detto – con una bici diversa, quindi una gara diversa. Ci saranno anche più ciclisti. Non sei da solo, quindi è esattamente un gioco diverso. Voglio dire, sappiamo tutti cos’è una gara ciclistica, quindi non è una novità».

Poi si è voltato verso i compagni, con una risatina che ha fatto capire più di altre parole. Senza Van Aert, che pure gli avrebbe coperto le spalle, il Belgio sarà tutto votato alla sua causa. Per vincere un mondiale serve gente forte e determinata. Per vincerlo contro Pogacar va tutto elevato al quadrato.

Evenepoel è sembrato molto calmo e più aperto all’approfondimento di Pogacar
Evenepoel è sembrato molto calmo e più aperto all’approfondimento di Pogacar
Cosa hai imparato da ieri, guardando la gara degli juniores?

Niente. Abbiamo guardato la loro gara, ma penso che non si possa paragonare alla nostra. Il gruppo è esploso già prima della caduta locale e in più pioveva. Noi avremo condizioni asciutte, quindi non ci sono troppi punti in comune. Penso che sia più importante guardare la gara under 23 di oggi. In ogni caso non abbiamo ancora fatto la riunione tecnica, quindi non so come correremo.

Che tipo di corsa vorresti?

Se devo credere ai giornali, ci sono due grandi favoriti. Quindi penso che i loro team debbano cercare di prendere il controllo della gara. Ma dipende da come si svilupperà la gara una volta entrati nel circuito. E’ sempre speciale gareggiare al mondiale, quindi dovremo valutare giro dopo giro e assicurarci di essere in grado e aperti per fronteggiare situazioni di gare multiple.

La crono iridata ha seguito la crono e la strada delle Olimpiadi. Manca una vittoria per l’enplein
La crono iridata ha seguito la crono e la strada delle Olimpiadi. Manca una vittoria per l’enplein
Dopo la stagione trionfale che hai avuto arrivi qui più rilassato del solito?

Penso di essere sempre abbastanza rilassato, ma la mentalità rimane la stessa. Voglio puntare al massimo e do il 100% di me stesso, come faccio sempre. E se poi verrà una vittoria, allora sarà stato un giorno super buono. Altrimenti, se non succederà… così è la vita. Penso che si debba sempre cercare di motivarsi, non importa in quale situazione. Quindi è abbastanza chiaro che sono rilassato, ma ancora molto motivato per le ultime due, tre settimane della stagione. Qui avremo a che fare con un percorso duro, un sacco di cambi di ritmo e di salite, quindi sarà una gara lunga e dura. Ma forse un po’ meno del previsto, almeno pensavamo che il tratto in linea fosse più impegnativo…

Ti sei allenato in Spagna con Van der Poel, come valuteresti la sua condizione in salita, vedendo questo percorso?

L’ultimo allenamento che abbiamo fatto insieme, per lui non è stato molto buono (ride, ndr). Penso che sia migliorato al Giro del Lussemburgo. E’ un corridore che sa come entrare in forma al momento giusto. Alla fine saranno passate tre settimane tra quell’allenamento e la gara di domenica, quindi sono abbastanza convinto che sarà in buona forma. E’ anche chiaro che Mathieu è un po’ più pesante di me e Tadej, quindi dovrà sollevare quel peso a ogni singolo giro. Questo potrebbe forse costargli un po’ di energie nel finale. Però è un corridore di livello mondiale, quindi non puoi mai darlo per morto, finché non è finita davvero.

Evenepoel pensa che il percorso sia duro per Van der Poel: ma gli atleti di questa classe non vanno sottovalutati
Evenepoel pensa che il percorso sia duro per Van der Poel: ma gli atleti di questa classe non vanno sottovalutati
Pensi che dopo quell’allenamento con te in Spagna si sia demotivato?

No, è quasi impossibile. E’ sempre molto motivato e sa come ricaricare le batterie dopo un periodo difficile. Quindi penso che sarà pronto.

Si può pensare che in qualche modo sarete alleati per battere Pogacar, anche solo per il fatto che parlate olandese?

No, penso che sia abbastanza semplice da capire. Sono qui con la nazionale del Belgio, non con l’Olanda. Non sarò mai loro alleato. Abbiamo il nostro piano e dobbiamo cercare di correre nel modo migliore per me e non per Mathieu. Non faremo accordi con altre nazioni.

Remco, domenica vorresti ritrovarti da solo con Pogacar ai 5 chilometri dall’arrivo?

Se non ci sono altre opzioni, penso che non avrei scelta. So che Tadej è un corridore molto veloce, ha un ottimo sprint. Ovviamente è una gara di 280 chilometri, quindi lo sprint potrebbe essere un po’ diverso. Ma se quella fosse la situazione, allora la accetterei e proverei a fare lo sprint per cercare di vincere. Il finale non è durissimo, quei 5 chilometri sono veloci, ma dopo una gara così lunga saranno ugualmente impegnativi. 

Ieri Pogacar ha punzecchiato Evenepoel, che stamattina ha risposto con l’ironia
Ieri Pogacar ha punzecchiato Evenepoel, che stamattina ha risposto con l’ironia
Saresti disposto a collaborare con lui fino all’ultimo, dato che è così veloce?

Se parliamo dello sprint in una corsa a tappe, in cui ci sono in ballo anche altri interessi, allora forse il risultato di uno sprint a due sarebbe già abbastanza definito. Ma al mondiale è diverso. C’è qualcosa da conquistare al traguardo, quindi penso che sarebbe nel mio diritto non tirare più negli ultimi chilometri. Tadej ha dimostrato un paio di volte di essere il più veloce di noi due, quindi ci sarà da vedere. E spero anche che alle nostre spalle non ci sia un gruppo che può rimontare (sorride, ndr). Tadej si è ritrovato in quella situazione una volta al Fiandre e non è andata bene. Se vai verso il traguardo del mondiale, vuoi vincere. Ma ovviamente, anche gli altri hanno medaglie da conquistare. Spero io non debba trovarmi nella stessa situazione.

E’ facile adattarsi a una situazione simile, per te che di solito tiri dritto sino in fondo?

No, credo di averlo già imparato soprattutto al Tour, dove ho dovuto correre in modalità più difensiva. Penso che il Tour mi abbia davvero insegnato a pedalare con una maturità superiore, diciamo, e anche a pensare un po’ di più.  Quindi penso che se domenica la situazione sarà quella, non mi troverò di fronte a qualcosa di nuovo.

Eveneoel racconta che al Tour ha imparato a correre in modo più conservativo
Eveneoel racconta che al Tour ha imparato a correre in modo più conservativo
Senti una pressione aggiuntiva, dato che sei sul punto di centrare la seconda doppietta, dopo quella olimpica?

No, è una cosa che mi spinge e basta. Sarebbe folle riuscirci ed è sempre più facile parlarne che correre per farlo. Quindi dovremo vedere come andrà. Certo, ora che ne ho tre su quattro, sono un po’ più vicino che lontano. Ci proveremo e si vedrà.

Negli ultimi anni, il Belgio ha raccolto molti successi: merito dei grandi corridori, ma anche del cittì Vanthourenhout. Qual è secondo te la sua migliore qualità come tecnico della nazionale?

Penso che Sven sia davvero bravo a creare un rapporto professionale tra i nuovi corridori che entrano nella nazionale. E’ anche piuttosto rilassato e giovane e questo aiuta. Conosce il ciclismo un po’ meglio dei tecnici più anziani, coglie bene certe situazioni e questo è molto positivo per il gruppo. Certo, è sempre più facile lavorare con un gruppo forte, con leader forti: nazionali forti e corridori forti. Ma ovviamente, devi essere anche in grado di gestire la pressione. E penso che lui l’abbia fatto molto bene. Di sicuro chi dovrà sostituire Sven avrà un compito difficile.

La crono iridata ha seguito la crono e la strada delle Olimpiadi. A Evenepoel manca una vittoria per l’enplein
La crono iridata ha seguito la crono e la strada delle Olimpiadi. Manca una vittoria per l’enplein
Se dovessi indicare tre corridori per il podio, quali nomi faresti?

Non lo farò. E’ un campionato del mondo, ci sono sempre delle sorprese. Chi potrebbe esserlo? Faccio un nome secco: Victor Campenaerts…

Il compagno di nazionale solleva lo sguardo dal punto in cui lo teneva fisso da un pezzo, si volta verso di lui e sorride. Ridono tutti. Il tempo delle interviste con le televisioni e poi andranno a pedalare sul percorso. Cresce la sensazione che stiamo per assistere a un mondiale di rara intensità.

Moser: «Lotta iridata a due, ma occhio a VdP e Alaphilippe»

21.09.2024
5 min
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Inizia domani, con le prove a cronometro, la rassegna iridata del 2024. Pensando al grande giorno della gara elite maschile è davvero difficile immaginarsi uno scontro che non veda come protagonisti Tadej Pogacar e Remco Evenepoel. Davvero troppa la differenza fra i due dimostrata al Tour e alle Olimpiadi. E anche per questo il mondiale di Zurigo sarà un po’ la resa dei conti tra questi due fenomeni.

Tuttavia un terzo incomodo potrebbe esserci. E se sì, chi sarà? Non sarebbe la prima volta che tra i due litiganti, il terzo goda… o ci metta lo zampino. Di questo “terzo incomodo” abbiamo parlato con Moreno Moser, ex corridore e oggi uno dei commentatori di Eurosport.

Oltre a commentare per Eurosport, Moser (classe 1990) ha svolto delle mansioni per Rcs Sport
Oltre a commentare per Eurosport, Moser (classe 1990) ha svolto delle mansioni per Rcs Sport
Moreno, chi può essere dunque un terzo uomo che a Zurigo su strada se la può giocare con Pogacar e Remco?

Al pari con loro nessuno: sarò categorico, ma davvero non c’è nessuno a quel livello. Semmai appena sotto questi due atleti ci metto Primoz Roglic, lui potrebbe giocare d’astuzia. Se devo allargare il discorso, essendo un mondiale duro direi che sono in ballo un po’ tutti quelli che hanno fatto la Vuelta. Quindi potrebbe fare bene anche gente come O’Connor, Mas…. ma quando dico loro intendo che possono dare fastidio.

Un nome sul banco te lo gettiamo noi: Marc Hirschi….

In effetti è un bel po’ che non perde una corsa e certamente va annoverato, anche se non ha fatto la Vuelta. Però a questo punto se c’è Hirschi allora dico che oltre a quei due, c’è un’incognita: Mathieu Van der Poel.

Dici? Non è un po’ duro per lui?

E’ vero: è duro. Ma le salite non sono super lunghe e non scordiamoci che lui si sa nascondere e preparare alla grande. Guardate che europeo che ha corso, quanto andava forte. Forse ha esagerato perché non aveva nulla da perdere.

Van der Poel, campione in carica, potrà essere la vera incognita a Zurigo
Van der Poel, campione in carica, potrà essere la vera incognita a Zurigo
Pensi che abbia esagerato anche per fare la gamba in una corsa comunque molto lunga in vista del mondiale?

I suoi attacchi non erano quelli di uno che è lì per allenarsi. Certo, ha provato a correre da protagonista, davanti per poi vedere quel che succedeva. Una cosa è certa: contro gente come Pogacar o Remco servono i super motori.

Insomma discorso a due?

In questo momento è davvero difficile battere uno come Tadej e trovare dei nomi che possano davvero fargli spavento. Se non succede qualcosa di particolare è difficile che qualcuno possa batterlo. E anche nello scontro con Evenepoel lo vedo favorito. Anche perché per la prima volta Remco non avrà neanche Van Aert al suo fianco: la pressione e i giochi di squadra del Belgio saranno tutti su di lui e per lui. Remco spesso vince attaccando da lontano, lontano… ma non credo che possa farlo al mondiale. Se si trova con Tadej, via da solo non ci va. Sì, può provarci, ma la vedo difficile.

Insomma la tua idea è chiara: Pogacar favorito, Remco primo e forse unico contendente, e poi c’è l’incognita Van der Poel.

Esatto. VdP non lo metto né tra gli outsider, né tra i favoriti. Lui è una mina vagante, anche perché bisognerà vedere come correranno. Fatti questi tre nomi: nell’ordine ci sono: Alaphilippe, Roglic, Pello Bilbao, Hirschi, Jorgenson (nella foto di apertura vicino ad Alaphilippe), Skjelmose. Anche le gare canadesi hanno detto molto sugli stati di forma.

Hirschi corre in casa: è motivato e in grande forma. In un mondiale altrettando duro, quello di Imola 2020, è arrivato terzo
Hirschi corre in casa: è motivato e in grande forma. In un mondiale altrettando duro, quello di Imola 2020, è arrivato terzo
Alaphilippe lo metti molto in alto: perché?

Perché in Canada, come detto, Alaphilippe si è mosso bene, un po’ forse anche per dargli un po’ di fiducia e poi perché è un corridore esperto che certe gare le sa affrontare. Mi dà più garanzie di altri avendo già vinto due mondiali.

Hirschi: correre in casa sarà più una spinta o una pressione per lui?

Credo che questo ragazzo saprà gestire bene la pressione…

Prima hai accennato al modo di correre: come si dovrebbe gareggiare per battere Pogacar e Remco?

Sicuramente provando a sfruttare la squadra e provare da lontano… Ma lontano, lontano: tipo a 100 e passa dall’arrivo. Deve essere proprio qualcosa di diverso, d’inaspettato. Magari va via un gruppetto di dieci buoni atleti e uno dei nomi fatti riesce ad inserirsi. Poi magari chiudere diventa complicato, tanto più che Mohoric, l’unico vero uomo che nel finale poteva tirare per Pogacar, non ci sarà…

Dici che Tratnik, uomo di Roglic, non lo farà? 

No, no anche lui… è serio. Ma io intendevo più nelle fasi calde.

Potrebbe essere il compagno Roglic il vero nemico di Pogacar? Eccoli con la maglia della Slovenia al mondiale di Imola 2020
Potrebbe essere il compagno Roglic il vero nemico di Pogacar? Eccoli con la maglia della Slovenia al mondiale di Imola 2020
Ecco, a proposito di Slovenia. Come la vedi con due capitani super: Roglic e Pogacar?

Eh – sospira Moser – Roglic potrebbe essere il grande problema di Pogacar. Se in quell’azione di quel drappello che dicevamo c’è dentro Primoz, dietro Tadej non tira. La fuga va via e poi magari Roglic neanche vince. Se fossi in Pogacar, Roglic me lo terrei vicino e lo farei tiare per me.

Ma questo non spetta al tecnico sloveno?

Io penso che se vuole si fa quel che dice Pogacar. Se fossi il tecnico sloveno darei totale appoggio a Pogacar. Anche perché Roglic è forte, magari è in giornata e stacca tutti, ma gli capita spesso anche di non esserlo, di scivolare… non dà poi tutte queste garanzie. Non è come Remco con Van Aert, che comunque le corse le sa vincere.

De Lie come VdP: «I risultati arrivano col divertimento»

05.09.2024
5 min
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Ugualmente non correrà agli europei. Dopo aver vinto l’ultima tappa del Renewi Tour su e giù per il Muro di Geraardsbergen, Arnaud De Lie ha preso atto di non essere fra i convocati del Belgio per la gara di Hasselt, anche se la caduta della Vuelta ha tolto di mezzo Wout Van Aert. Così il Toro di Lescheret è tornato a casa per recuperare le forze e farsi trovare pronto per la gara di Amburgo di domenica prossima, per poi fare rotta sulle prove canadesi del WorldTour. Fu proprio vincendo il GP Quebec dello scorso anno che il campione belga mise un piede nella dimensione del grande corridore, che fino a quel momento era stata una previsione più che una certezza.

«Vincere con questa maglia tricolore significa sempre qualcosa – dice – e farlo in un luogo così mitico, nella tappa regina del Renewi Tour, è stato ancora più iconico. Il Muro di Geraardsbergen, che abbiamo scalato più volte, fa parte della storia del ciclismo. Non farò gli europei perché Merlier e Philipsen sono più veloci di me. Mentre corridori come Van Lerberghe e Rickaert sono più bravi di me nel tirare le volate. Non sono uno che fa il leadout, perché è qualcosa che devi imparare lavorando in modo specifico. Però mi piace lavorare per un compagno di squadra, come è stato con Segaert al Renewi Tour».

Due diamanti in cassaforte

La Lotto Dstny intanto si frega le mani, avendo messo in mostra nella gara belga due talenti di assoluto rispetto. Il primo, Alec Segaert, che vincendo la crono si era proposto per i piani alti della classifica. Il secondo, lo stesso De Lie, che ha giocato la sua carta nella tappa finale, quando si è capito che il compagno non sarebbe stato in grado di rispondere all’affondo di Tim Wellens.

«L’ho fatto tutto sui pedali – sorride – uomo contro uomo. E’ bella anche una vittoria in volata, ma quell’ultima tappa è stata una gara vera. Sono state più di quattro ore con un caldo fuori dal comune. E’ stato durissimo scalare per tre volte e mezzo il Muro. Nel primo passaggio mi sono sentito benissimo e il nostro primo obiettivo era difendere la maglia di Segaert. Quando però l’ammiraglia ha capito che Alec era troppo indietro, ha dato via libera a me. Wellens non era recuperabile, ma possiamo essere ugualmente molto soddisfatti di ciò che abbiamo ottenuto. Dopo tutto Alec ha solo 21 anni, io 22. Nelle due tappe che non si sono concluse con uno sprint, siamo stati i più forti. Ciò fa ben sperare per i prossimi anni».

La primavera bruciata

Quello che più brucia, ascoltando il racconto di De Lie è la primavera buttata a causa del morbo di Lyme, l’infezione trasmessa dalle zecche. Per un ragazzo nato e cresciuto in fattoria, sembra quasi una beffa. I suoi sintomi comprendono varie irritazioni cutanee, come pure alla lunga alterazioni neurologiche, cardiache o articolari che, se non trattate, possono trasformarsi in vere e proprie complicazioni. Per curarla si ricorre ad antibiotici che hanno ridotto le sue capacità nel periodo delle corse più adatte. Dopo il decimo posto alla Omloop Het Nieuwsblad infatti, il belga non è stato più in grado di ottenere prestazioni di alto livello.

«Vincendo in questa tappa del Renewi Tour – ha confermato De Lie – ho dimostrato che se non ho problemi fisici, ci sono. Solo chi l’ha sperimentato sa cosa sia quella malattia. Sono arrivato a chiedermi cosa ci facessi su una bici, una sensazione che ogni corridore prima o poi si trova a provare, ma questa volta era diverso. Non ho toccato la bici per dieci giorni e quando l’ho ripresa, non avevo più voglia di salirci sopra. Ho fatto molti sacrifici per riprendermi. E adesso sono tornato e ho la conferma che questi sono i miei percorsi preferiti».

Al Tour, De Lie ha avuto modo di conoscere meglio il suo idolo Van der Poel
Al Tour, De Lie ha avuto modo di conoscere meglio il suo idolo Van der Poel

L’amico Van der Poel

David Van der Poel, fratello di Mathieu, collabora con il suo agente. Si conoscevano prima quando anche lui correva, si conoscono meglio ora che collaborano. E questo crea un’insolita commistione di affetti e ambizioni. De Lie infatti correrà il prossimo Giro delle Fiandre con la maglia di campione belga e in quanto tale sarà una sorta di bandiera contro il dominatore Van der Poel che, per citare l’Iliade, tanti dolori inflisse ai belgi. Secondo alcuni nel suo non esporsi c’è proprio la voglia di prendergli le misure.

«Mathieu van der Poel – dice De Lie – è Mathieu van der Poel, giusto? Questa è un’altra differenza fra noi. Penso che sia prima di tutto un bravo ragazzo. Con il suo modo di fare dimostra che il divertimento viene prima di tutto e con il divertimento arrivano i risultati. Questo è anche il mio pensiero. Ricordo che nei miei primi anni da professionista non osavo davvero avvicinarlo, non avevo il carattere per farlo. Invece nell’ultimo Tour abbiamo spesso pedalato uno accanto all’altro. In fuga, nel gruppetto o anche semplicemente in gruppo. Al Tour c’è anche tempo per parlare. E comunque non credo di avere ancora le gambe per contrastarlo, anche se sarebbe bello. Credo che sia ancora un obiettivo lontano. Perciò preferisco concentrarmi su quello che posso raggiungere davvero».

Van der Poel e Alaphilippe: sono sbarcati i guastatori

01.08.2024
4 min
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All’appello mancavano soltanto Mathieu Van der Poel e Alaphilippe. L’olandese è arrivato ieri sera in Francia, nella base logistica scelta dalla federazione olandese per tutte le discipline ciclistiche. Il francese ha fatto lo stesso. Evidentemente le preparazioni si somigliano, in più oggi i corridori hanno potuto provare il percorso, anche se Van der Poel ha ritenuto di farne a meno.

Di Evenepoel si è già detto, se non altro per la conquista del titolo olimpico a crono. Poi c’è Van Aert, che con il terzo posto ha riservato per sé un posto in prima fila anche per la corsa di sabato. Altri corridori saranno certamente della partita, anche il Pidcock in super forma dopo l’oro nella mtb. Ma Van der Poel e Alaphilippe hanno conquistato classiche e mondiali correndo in maniera garibaldina e sono due dei più accreditati per far esplodere la corsa.

«Credo di aver seguito la preparazione ideale – dice il francese – con un approccio diverso dai miei connazionali Madouas, Laporte e Vauquelin. Non ho corso il Tour de France, ma ho fatto comunque il massimo. Mi sento bene, motivato. Non mi considero un favorito, sono qui per dare il massimo per la Francia, questo mi sta a cuore».

Un momento unico

C’è quasi il rimpianto per la scelta di aver rinunciato a Tokyo e insieme la consapevolezza di aver riallacciato il filo con il Julian arrembante, capace di attaccare e poi vincere in volata.

«I Giochi non possono essere un obiettivo ordinario – dice – le ultime edizioni dicono che anche nel ciclismo stanno diventando sempre più importanti e con un livello altissimo. Avevo scelto di restare a casa nell’anno di Tokyo per la nascita di mio figlio. Ma già allora dissi che speravo di esserci a Parigi. Era nella mia mente da un po’ e mi stavo preparando. Tutti avranno una carica d’animo in più perché sono i Giochi. Sarà un momento unico».

Il Centre Port Royal è la base scelta dalla KNWU olandese per tutte le squadre ciclistiche alle Olimpiadi
Il Centre Port Royal è la base scelta dalla KNWU olandese per tutte le squadre ciclistiche alle Olimpiadi

Come per Glasgow

Van der Poel è molto meno solenne, non si sa se per prudenza o perché ormai è talmente abituato alle grandi vigilie, da non sentire più di tanto quella olimpica. Certo il fatto di risiedere in un hotel a 35 chilometri da Parigi fa sì che la quotidianità sia piuttosto… ordinaria.

«Mi sono allenato in Belgio – spiega – avevo pensato di andare in Spagna, ma alla fine ho rinunciato. C’era poco tempo e poiché parteciperò ai Giochi con una nuova bici Canyon, ho preferito restare vicino al centro di assistenza. Ho cercato di guardare quello che ho fatto l’anno scorso, cercando di mantenere la stessa linea. Anche i mondiali di Glasgow si corsero due settimane dopo il Tour, solo che quest’anno è stato un Tour diverso, posso quasi dire di esserne uscito meno stanco. Per questo avevo ancora bisogno di allenamenti duri che mi facessero venire mal di gambe. Martedì ho fatto l’ultima distanza. Ora mi sento bene e cerco la gamba di Glasgow e quella sensazione di freschezza».

Van der Poel sarebbe uscito meno stanco dal Tour, perché sulle ultime montagne è andato al risparmio
Tour de France 2024, Mathieu Van der Poel

Meglio senza radio

Non deve essere semplice essere additato anche questa volta come colui che può far esplodere la corsa e forse per questo Van der Poel tende a sviare il pronostico.

«E’ una corsa atipica – dice – non è come nelle classiche, quando imposti una tattica e puoi controllare la gara. Questa volta sarà diverso. Nessuno sa in quale punto si farà la selezione, non è detto che succeda sulla salita di Montmartre. Dovremo soprattutto restare attenti e non farci sorprendere da una fuga da lontano. Se dovesse succedere, la corsa si chiuderebbe subito. So che tanti vogliono aprirla da subito, anche a Evenepoel piacciono certe situazioni. Mi piace il fatto che si corra senza auricolari, sono favorevole. Puoi decidere con la tua testa e questo di solito produce corse migliori. E soprattutto è un vantaggio per i corridori che sanno leggere la corsa».

Pronostici olimpici: previsioni azzurre, ma non troppo…

26.07.2024
5 min
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La vigilia dei Giochi Olimpici è sempre contraddistinta dai pronostici. Si ammucchiano le virtuali medaglie per stilare il medagliere in anticipo sui tempi. C’è chi lo fa di mestiere, come la Nielsen specializzata in lavori statistici dal più alto profilo. Tramite la sua affiliata Gracenote sin da un anno a questa parte ha messo insieme tutti i risultati probabili, tracciando una linea guida in vista delle prove di Parigi.

Va detto che il lavoro di Gracenote è tanto articolato quanto semplice. L’algoritmo che stila i pronostici è infatti generato dai risultati ottenuti nel corso del triennio, mondiali e prove continentali in primis, mettendo poi una variabile dettata alla casualità. Tuttavia nel computo finale si vede come i risultati scaturiscano principalmente dal confronto di ordini d’arrivo.

Evenepoel, con Tarling e Ganna, è fra i più pronosticati per la crono
Evenepoel, con Tarling e Ganna, è fra i più pronosticati per la crono

La defezione di Pogacar

Ecco così che nelle prove su strada si ripete quasi pedissequamente il copione degli ultimi mondiali, con Van der Poel oro in linea davanti a Philipsen. Prima che annunciasse il forfait, accreditato per l’argento c’era Pogacar, rientrato prepotentemente in gioco a furia di vittorie. Agli inizi della stagione, le proiezioni non lo accreditavano del podio e la cosa, come si ricorderà, fece adirare non poco il suo ex cittì e attuale diesse alla Uae Andrej Hauptman. Nella crono comanda Evenepoel su Ganna e, non senza sorpresa, lo svizzero Kung, fra le donne oro in linea a Kopecky (con Balsamo seconda) e crono all’australiana Brown.

Su pista l’Italia viene accreditata di due argenti, con entrambi i quartetti. Rivincita danese al maschile, oro britannico al femminile, ma le albioniche, prime anche nella madison, in queste proiezioni avevano ancora fra loro l’infortunata Archibald, quindi la situazione è un po’ cambiata. Per il resto l’Olanda svetta nel medagliere specifico con 4 ori, 3 dei quali per merito di Lavreysen.

Pronostici di parte

Il gioco dei pronostici appassiona tanti, anche in Italia dove il sito multidisciplinare Oasport ha avuto occhi un po’ più accondiscendenti verso il colore azzurro. Anche se Ganna viene ritenuto inferiore a Evenepoel e Tarling e la Longo Borghini viene accreditata del terzo podio in 8 anni, dietro Wiebes e Kopecky. Su pista ancora Danimarca vincente sugli azzurri, ma al femminile svettano le nostre ragazze su britanniche e neozelandesi. Intanto Thomas fa doppietta in casa, nell’omnium e con Grondin nella madison con Hayter due volte secondo.

C’è poi chi, come il gruppo Facebook Fratellanza Olimpica ha messo insieme non solo i risultati ma ore e ore di discussione tracciando alla fine un bilancio per ogni specialità. Se si avverassero le loro previsioni, ci sarebbe davvero da festeggiare, stanti gli ori di Ganna a cronometro e dei due quartetti. Come contorno ci sarebbero gli argenti nella prova in linea femminile e il bronzo nell’omnium sempre femminile. VDP comanda nella prova in linea, Kopecky torna a svettare fra le donne, Dygert è la cronowoman più veloce.

Kopecky è la favorita della crono e della strada donne, Elisa Longo Borghini è attesa alla medaglia
Kopecky è la favorita della crono e della strada donne, Elisa Longo Borghini è attesa alla medaglia

Parliamo però di pronostici molto condizionati dall’appartenenza nazionale. Se valichiamo le Alpi le cose cambiano un po’, anzi forse troppo se si pensa che il sito specializzato Le Comptoir du Sports dà il medagliere generale azzurro accreditato di appena 7 ori e quindi fuori dalla Top 10. Nel ciclismo in particolare gli azzurri dovrebbero prendere l’argento con il quartetto maschile dietro i rivali danesi, e l’argento di Ganna dietro Evenepoel. E basta… In compenso, per i francesi ci sono 4 medaglie fra cui l’oro di Thomas.

Dalle previsioni alle quote

Perché tanta attenzione ai pronostici? Perché essi segnano anche le quote che le varie agenzie di scommesse stabiliscono e qui l’affare si fa interessante. Tanto scetticismo infatti porta a quote molto invitanti e a una situazione molto precisa. Nella cronometro maschile, ad esempio, molto difficilmente si esce dal trio degli scorsi mondiali con Tarling che secondo Eurobet si fa preferire a Ganna e Evenepoel, ma Van Aert, quarto favorito, è già a 36. Per la prova in linea VDP favorito, ma Pedersen è una valida alternativa a 7, Van Aert è già a 13 come Evenepoel, Bettiol viene dato addirittura a 51.

Secondo i francesi, Thomas fa doppietta in casa, nell’omnium e nella madison
Secondo i francesi, Thomas fa doppietta in casa, nell’omnium e nella madison

In campo femminile, nella crono quote bassissime per la Dygert su Van Dijk e Brown, la Longo Borghini è data a 21. Più ottimismo per la gara in linea con 9 per lei e 11 per la Balsamo, ma Kopecky e le olandesi hanno più appeal. E volendo, le quote più intriganti riguardano la pista e il quartetto femminile, poco accreditato e quindi con quote molto invitanti…

Parigi, sabato si comincia: “Longo” e Ganna per lanciare l’Italia

23.07.2024
6 min
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La grande attesa è ormai giunta a conclusione, da sabato non ci sarà più spazio per le chiacchiere, ma su piste, strade, pedane e corsie di Parigi si darà vita al più grande spettacolo del mondo, quello olimpico. Le due settimane che stabiliscono la reale forza sportiva di una nazione e sulle quali si baserà tutto il lavoro (e anche gli introiti economici…) del quadriennio successivo.

E’ una vigilia particolare per l’Italia, che porta a Parigi la spedizione più ampia (403 elementi, a dispetto di sole 4 squadre qualificate) e più ambiziosa di sempre. Da Tokyo 2020 è stato un crescendo di grandi risultati, che hanno fatto addirittura dell’Italia il Paese principe anche nelle manifestazioni omnisportive europee, eppure in questa crescita il contributo ciclistico c’è stato, ma non di primo piano.

14 agosto 2004, Bettini vince di forza la medaglia d’oro di Atene, battendo in volata il portoghese Paulinho (foto Olycom)
14 agosto 2004, Bettini vince di forza la medaglia d’oro di Atene, battendo in volata il portoghese Paulinho (foto Olycom)

L’importanza d’iniziare bene

La particolare conformazione del calendario impone però all’Italia delle due ruote di battere subito un colpo. Inutile nasconderselo: già sabato, primo giorno di assegnazione delle medaglie, il Bel Paese calerà carte importanti per ambire quantomeno al podio. Tutti sanno che il giorno iniziale ha un peso psicologico non indifferente: chi ha qualche anno sulle spalle ricorda il fatidico 14 agosto 2004, quando Paolo Bettini colse l’oro nella prova in linea. Da lì arrivò a poche decine di minuti di distanza l’oro di Montano nella sciabola e poi fu un crescendo di emozioni e successi, fino all’apoteosi di Baldini nella maratona.

Fino a qualche mese fa, nel giorno delle cronometro, si sarebbe puntato tutto su Ganna e su quella voglia di prendersi la rivincita su Evenepoel dopo i 12 fatidici secondi costatigli il titolo mondiale lo scorso anno. Il Pippo nazionale (non ce ne voglia Baudo…) ha incentrato tutta la sua stagione su questo appuntamento (e su quello della pista) e la sfida si preannuncia apertissima.

Longo Borghini viene dalla conquista del Giro. Sabato potrebbe sorprendere in una crono incerta
Longo Borghini viene dalla conquista del Giro. Sabato potrebbe sorprendere in una crono incerta

Tutto sulla crono? Non proprio…

Da qualche tempo però le cose sono un po’ cambiate. Non per colpa del piemontese, che si è preparato al meglio, quanto perché prima si disputerà la prova femminile. Dopo la vittoria del ballottaggio con Vittoria Guazzini ma soprattutto del trionfo al Giro d’Italia (con tanto di successo nella cronometro), Elisa Longo Borghini potrebbe anche essere la variabile imprevedibile. La gara ha da una parte la favorita d’obbligo nell’americana Chloe Dygert, dall’altra appare molto incerta per le altre posizioni, stante l’assenza della svizzera Reusser e le condizioni non ottimali dell’olandese Van Dijk.

Una settimana dopo arriveranno gli appuntamenti su strada. Qui la presenza italiana a Parigi è quasi marginale al maschile, dove si può confidare in uno squillo di Bettiol che però non ha convinto appieno al Tour, ma è potente fra le donne, dove alla stessa Longo Borghini e alla ritrovata Balsamo, con il supporto di Cecchini e Persico, si chiede di provare a mettere i bastoni fra le ruote nella lotta fra olandesi e l’iridata Kopecky. Si può fare, a condizione di costruire una corsa su misura per le due stelle azzurre, o selettiva al massimo per la maglia rosa, o puntando allo sprint, magari a ranghi ridotti per la Balsamo.

Per Van der Poel, qui nella crono finale, un Tour nascosto. Prepara il grande colpo?
Per Van der Poel, qui nella crono finale, un Tour nascosto. Prepara il grande colpo?

Strada uomini il 3 agosto

L’appuntamento per le donne è domenica 4 agosto, mentre 24 ore prima sarà spettacolo con la gara maschile. Chi pensa ancora che per i professionisti la gara olimpica abbia poco valore è rimasto ancorato a schemi sorpassati. Non è un caso se al via ci saranno quasi tutti i più forti, con le assenze di Pogacar e Vingegaard per percorsi non proprio favorevoli e le fatiche del Tour da smaltire. Van der Poel ha corso una Grande Boucle in sordina, Van Aert idem, ma l’impressione è che abbiano lavorato proprio pensando alla sfida parigina che vale una carriera.

Dopo la strada, a Parigi inizierà la seconda settimana dedicata alla pista. E’ chiaro che in chiave italiana l’attenzione principale è tutta sui quartetti, da una parte quello maschile rimasto immutato rispetto al trionfo del 2021 e che dovrà presumibilmente ripetersi su quei valori, stante la crescita di Gran Bretagna e Danimarca, dall’altro quello delle ragazze che hanno seguito lo stesso iter compiuto dagli uomini prima di Tokyo, bisognerà vedere se riusciranno a completare la parabola.

Il trionfo azzurro di Tokyo 2020 è ancora nel cuore. La Danimarca però cova la vendetta
Il trionfo azzurro di Tokyo 2020 è ancora nel cuore. La Danimarca però cova la vendetta

Gli orari degli inseguimenti

Si comincerà nel pomeriggio di lunedì 5 agosto con le qualificazioni maschili: il torneo sarà infatti spalmato su tre giorni, con le semifinali alle 19,14 del martedì e le finali alle 18,04 del mercoledì. Per le ragazze questi gli orari da ricordare: martedì alle 17,30 le qualificazioni, mercoledì alle 13,52 il primo turno e alle 18,57 le finali.

Giovedì 8 agosto sarà la volta dell’omnium maschile a cominciare dalle 17 dove Viviani vuole riassaporare l’ebbrezza di Rio 2016. Elia è uno di quelli che si esalta quando sente profumo di Olimpiade, tutto quel che è avvenuto prima ha poco valore anche se obiettivamente i favoriti sono altri, poi al venerdì spazio alla madison femminile seguita sabato dalla maschile, ma qui giochiamo il ruolo degli outsider, domenica gran finale con l’omnium femminile dove chiunque gareggi fra Balsamo e Paternoster ha tutte le carte in regola per agguantare il podio.

Parigi è pronta, quasi svuotata degli abitanti e piena di turisti-spettatori. Venerdì la cerimonia inaugurale
Parigi è pronta, quasi svuotata degli abitanti e piena di turisti-spettatori. Venerdì la cerimonia inaugurale

Caccia a un’altra Top 10

Sarebbe, si spera, la ciliegina sulla torta speriamo non solo della spedizione ciclistica, ma di quella generale. Che parte tenendo a mente due numeri: 40 (il massimo numero di medaglie vinte, a Tokyo 2020) e 14 (il numero di ori, a Los Angeles 1984). E che vuole confermarsi nella Top 10 del medagliere dove staziona dal 1996. Quello, a conti fatti, sarà il risultato più importante.

Quello che segue è uno specchietto sintetico delle prove che vedranno impegnati gli atleti azzurri, a partire da sabato prossimo e sino al gran finale di domenica 11 agosto. A questo link invece il programma completo del ciclismo.

CRONOMETRO INDIVIDUALE
Sabato 27 luglio
Gara donne14,30
Gara uomini16,32
MOUNTAIN BIKE
Domenica 28 luglio
Cross country donne14,10
Lunedì 29 luglio
Cross country uomini14,10
PROVE SU STRADA
Sabato 3 agosto
Gara uomini11,00
Domenica 4 agosto
Gara donne14,00
PISTA
Mercoledì 7 agosto
Finale inseguimento a squadre uomini18,04
Finale inseguimento a squadre donne18,57
Giovedì 8 agosto
Omnium uomini17,00-19,30
Venerdì 9 agosto
Madison donne18,09
Sabato 10 agosto
Madison uomini17,59
Domenica 11 agosto
Omnium donne11,00-13,55

Il Tour di Van der Poel finisce ugualmente a Parigi

28.06.2024
5 min
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FIRENZE – Al 28 giugno, cioè oggi, Mathieu Van der Poel – il campione del mondo – ha collezionato sette giorni di corsa, con tre primi, un secondo e un terzo posto. Anche se le vittorie sono, il Fiandre, la Roubaix e il GP E3 Saxo Bank e il secondo posto la Sanremo, non sarà poco? In precedenza aveva disputato la stagione del cross, con 14 gare e 13 vittorie, staccando per 40 giorni fra il mondiale vinto a Tabor e la Sanremo.

E’ vero che i conti si fanno alla fine e che d’ora in avanti lo attendono il Tour, le Olimpiadi e poi forse anche i mondiali, ma non avremmo mai immaginato che l’olandese avrebbe preso così alla lettera i consigli di chi suggeriva una gestione più oculata degli sforzi. Lo scorso anno di questi tempi, i suoi giorni di corsa erano stati 20, l’anno precedente addirittura 31.

Van der Poel ha incontrato la stampa assieme a Philipsen: i loro obiettivi coincideranno di nuovo?
Van der Poel ha incontrato la stampa assieme a Philipsen: i loro obiettivi coincideranno di nuovo?

Settanta giorni

Il suo capo fa scudo. Christoph Roodhooft, che alla Alpecin-Deceuninck si occupa della gestione sportiva mentre il fratello Philip è l’uomo dei contratti, dice che va bene così, invitando a non guardare il dito, ma la luna.

«Ogni volta che ha corso – dice – Mathieu è stato estremamente presente. Non lo sapevamo in anticipo, stavamo correndo un rischio, ma adesso ogni scelta sembra perfettamente giustificabile. Se poi si tratti di uno scenario che possa essere giustificabile per ogni stagione, è un’altra questione. Bisogna considerare l’anno nel suo complesso e alla fine anche Mathieu avrà settanta giorni di gare, come la maggior parte dei professionisti di oggi. A lui piace molto questa pianificazione. Quest’anno abbiamo sacrificato il Baloise Belgium Tour, perché una vittoria lì o al Giro di Svizzera non cambierebbe la sua carriera. Lui ha molte pressioni quando corre, tutto è ingigantito. Per cui, quando facciamo un programma cerchiamo soprattutto l’equilibrio».

La borraccia a un tifoso: correndo così poco, l’entusiasmo di Van der Poel è sempre fresco
La borraccia a un tifoso: correndo così poco, l’entusiasmo di Van der Poel è sempre fresco

Lo sguardo del bambino

Quando ieri ha incontrato la stampa alla vigilia della presentazione delle squadre, Van der Poel aveva lo sguardo di un bambino in gita. Firenze gli porta bene, anche se forse il ricordo di quel 2013 in cui vinse il mondiale juniores davanti a Mads Pedersen ora gli sembra davvero lontanissimo.

Cosa ricordi dei mondial di Firenze 2013?

E’ successo molto tempo fa, quel giorno è sparito da tempo nei ricordi. Ma Firenze è una città bellissima in cui correre. Proprio come il fine settimana di apertura del Tour, anche quel mondiale era una corsa molto dura. Poi ho vinto, ma la differenza è che ora peso dieci chili in più.

Perché hai scelto una preparazione con soli allenamenti e senza gare?

Perché la primavera è stata lunga. La stagione del cross richiede un lungo periodo di forma e concentrazione. Avevo bisogno di una pausa dopo la Liegi. Quando ho ricominciato ad allenarmi, prima a La Plagne con la squadra, poi da solo in Spagna, ci è voluto davvero un po’ prima di avere il giusto feeling con la bici. Le Olimpiadi arriveranno presto, quindi era necessario gettare basi ampie. Preferirei correre più spesso, ma questo è il ciclismo moderno.

Il 28 settembre 2013, Mathieu Van der Poel conquista il mondiale juniores. Secondo Pedersen
Il 28 settembre 2013, Mathieu Van der Poel conquista il mondiale juniores. Secondo Pedersen
Il Tour sarebbe nuovamente un successo per te senza una vittoria di tappa?

Questa domanda mi perseguita. Non ho vinto una tappa l’anno scorso, ma ho pensato che sia stato ugualmente un successo, con molti ringraziamenti da parte di Philipsen che ha preso la maglia verde. Mi è piaciuto far parte di questo suo risultato. E il Tour mi ha aiutato tantissimo anche in vista del mondiale.

Sei qui a preparare le Olimpiadi?

Non ho detto questo. Mi sono allenato duramente per vincere una tappa. Tuttavia, le volate sono ovviamente per Jasper e ci sono pochissime opportunità per i corridori da classiche. Mi aspetto che il fine settimana di apertura sia semplicemente troppo duro. Soprattutto la tappa di domenica.

Per voi corridori del Nord potrebbe esserci la nona tappa con i suoi sterrati?

Quella dovrebbe andarmi bene. Ma un po’ mi conoscete, non ho ancora studiato molto bene il libro di corsa. Non ho guardato oltre il primo giorno di riposo.

Philipsen e la sfida per la maglia verde: dopo la conquista 2023, sarà di nuovo sua?
Philipsen e la sfida per la maglia verde: dopo la conquista 2023, sarà di nuovo sua?

Il Tour finisce… a Parigi

Che il Tour servirà principalmente in chiave olimpica è confermato nuovamente da Roodhooft e quasi sembra che si stia lavorando per costruire la… macchina perfetta. Un campione che corre solo quando è certo di poter vincere e per il resto del tempo preferisca allenarsi per i fatti suoi. Con buona pace dei corridori normali che potrebbero vantarsi di averlo battuto, trovandolo in un giorno di condizione mezza e mezza. Si è grandi anche dando dignità e spessore alle vittorie degli altri, ma di questo la modernità del ciclismo non tiene conto. In un modo o nell’altro, il Tour di Mathieu Van der Poel finirà a Parigi con le Olimpiadi.

«Ci sono poche tappe in cui Mathieu potrà perseguire obiettivi personali – dice Roodhoft – ma il resto del Tour è dedicato principalmente alle Olimpiadi. Non bisognerebbe mai definire il Tour una gara di preparazione, ma per corridori del suo calibro ci sono tappe che si possono considerare tali. Nel ciclismo moderno, ogni squadra sa cosa ciascun corridore deve fare ogni giorno. E’ diventato tutto molto ben definito e questo vale anche per lui».

Caccia ai 5 Monumenti, chi farà prima: Pogacar o Van der Poel?

28.04.2024
5 min
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Prima di chiudere definitivamente il capitolo classiche – solo una settimana fa eravamo alla Liegi e sembra passato un secolo – restiamo ancora un po’ sul tema. E lo facciamo con Paolo Slongo, preparatore di lungo corso. Lui ha vinto classiche anche “fuori portata” con i suoi atleti, uno su tutti Nibali alla Sanremo, quindi ha una certa esperienza. La questione in ballo è: chi farà prima a conquistare tutti e cinque i Monumenti, Tadej Pogacar o Mathieu Van der Poel?

Lo sloveno e l’olandese sono stati i mattatori di questa prima parte della stagione. Il corridore della Alpecin-Deceuninck più di quello della UAE Emirates. In ogni caso i due fuoriclasse sono 3 a 3 in questa spettacolare rincorsa ai cinque monumenti che, ricordiamo, nella storia sono riusciti a conquistare solo tre corridori: Eddie Merckx, Rick Van Looy e Roger De Vlaeminck.

Già solo poter tornare a parlarne dopo tanto tempo è un piccolo traguardo. Il ciclismo ci sta regalando dei campioni assoluti e ce li dobbiamo godere. Pogacar ha vinto: Lombardia, Liegi e Fiandre. Van der Poel: Sanremo, Fiandre e Roubaix.

Paolo Slongo è oggi uno dei preparatori della Lidl-Trek
Paolo Slongo è oggi uno dei preparatori della Lidl-Trek
Paolo, dunque, chi dei due potrà arrivarci prima? Ammesso che sia possibile…

La Sanremo è difficile per Pogacar. Non è una corsa impossibile, ma proprio per questo è difficile da vincere… per tutti. Van der Poel già l’ha messa nel sacco, Pogacar no. Due anni fa, ricordo che incontrai Tadej a Cittiglio, era venuto a vedere la sua compagna Urska Zigart al Trofeo Binda. Glielo dissi: «Vincerai la Sanremo quando diverse cose si metteranno insieme, a partire dal clima particolare».

Cioè?

Mi riferisco ad un insieme di cose che potranno agevolarlo. Lui è uomo da corse a tappe, da grandi Giri quindi rispetto ad altri spende di meno, pertanto se incontra una giornata difficile, magari con freddo e pioggia le sue possibilità aumentano. Quando vinse Nibali era freddo, incontrammo due, tre acquazzoni e questo cambiò certi equilibri e il dispendio energetico. E infatti nel finale Vincenzo era più fresco di altri. Per la Sanremo quindi a Tadej, ma anche ad altri, serve anche un pizzico di fortuna e che tutto giri per il verso giusto. Alla fine non la vincemmo con Sagan… ed era la corsa perfetta per lui!

E la Roubaix? Lo stesso Pogacar ha fatto intuire che sente più fattibile la corsa delle pietre che non la Classicissima: perché? E’ questione anche di tecnologia che favorisce uno più leggero come lui?

La tecnologia credo che favorisca tutti, quindi il gap eventualmente resterebbe lo stesso. Piuttosto la Roubaix è una corsa meno aperta. Con meno sorprese. Per certi aspetti somiglia alla Strade Bianche, non tanto per il fondo particolare quanto per i settori, che siano pavè o sterrati appunto, che ti portano ad andare in soglia o fuorisoglia. In più è una corsa lunga, di resistenza, di sfinimento… in cui il dispendio energetico è enorme e uno come lui potrebbe avere meno problemi ad emergere. 

Insomma confermi che la Roubaix è più “facile” per Pogacar?

Sì, da un punto di vista tecnico il suo vero tallone d’Achille è la Sanremo, la Roubaix potrebbe esserlo da un punto di vista della programmazione.

Nella tappa del pavè del Tour 2022 Pogacar si è trovato a suo agio, ma si sa che le pietre della Roubaix sono un’altra cosa
Nella tappa del pavè del Tour 2022 Pogacar si è trovato a suo agio, ma si sa che le pietre della Roubaix sono un’altra cosa
Cosa intendi?

Che lui punta anche ai grandi Giri e la Roubaix è rischiosa. Magari rimanda un anno, rimanda un altro alla fine perde occasioni ed esperienza.

Passiamo a Van der Poel, per lui mancano all’appello Liegi e Lombardia…

Sono due corse simili, ma differenti e in periodi differenti. Sono distanti tra loro pertanto bisogna vedere con che calendario arriva al Lombardia soprattutto. In teoria essendo uomo da mondiale, potrebbe sfruttare la condizione, ma poi lì subentrano anche le strategie di squadra, che priorità danno.

Più Liegi quindi o Lombardia per VdP?

Per la Liegi ha dimostrato di poter lottare, certo è che dovrebbe tralasciare la prima parte di classiche, quella a lui più congeniale (e qui torna il discorso delle priorità del team, ndr) o quantomeno la Roubaix. Quella ti resta nelle gambe ed è vicina alle classiche delle Ardenne si è visto anche come stava all’Amstel. La Liegi è più fattibile del Lombardia.

Perché?

Perché le salite sono più lunghe e può sfruttare un po’ meno le sue caratteristiche di forza ed esplosività.

Sin qui per Van der Poel una sola partecipazione al Lombardia: era il 2020 e arrivò 10°
Sin qui per Van der Poel una sola partecipazione al Lombardia: era il 2020 e arrivò 10°
Quanti chili dovrebbe perdere Van der Poel per queste due classiche?

E’ difficilissimo rispondere, anche perché non ho i suoi dati. Ma poi siamo sicuri che possa dimagrire? Perché un conto è essere grossi e muscolati e un conto è essere “grassi”. Magari lui è già al 4-5 per cento di massa grassa e cosa vai a limare? Van der Poel ha una muscolatura ben definita e e bisognerebbe andarlo a snaturare e abbiamo visto che chi lo ha fatto spesso ci ha rimesso. E’ andare contro natura.

E il discorso dei carboidrati l’ora in teoria dovrebbe agevolare uno come VdP che può “dare da mangiare” ai suoi muscoli di più che in passato. Ci può stare questa teoria?

Non credo, ormai tutti si alimentano bene e con grande cura. E’ un po’ come il discorso della tecnologia e vale per entrambi.

Hanno un limite di tempo per questa assalto ai cinque Monumenti?

Un limite preciso non c’è. Questo dipende soprattutto da loro e dai loro stimoli più che dai loro fisici. E sotto questo aspetto Van der Poel è leggermente avvantaggiato perché lui non è uomo da corse a tappe. Queste ti usurano di più sia durante la gara stessa che nell’avvicinamento. Per Mathieu è più facile prendersi delle pausa nel corso della stagione.

Quindi secondo te ce la possono fare?

Possono senza dubbio invadere l’uno il campo dell’altro, come è già successo al Fiandre. Dico che hanno più o meno le stesse probabilità, tutto sta a quanto sono disposti a trascurare altre corse per raggiungere questi due obiettivi.

Van der Poel si inchina, ma non bacia l’anello

22.04.2024
4 min
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LIEGI (Belgio) – Van der Poel rispolvera un po’ di sano realismo e si arrende con l’onore delle armi. Sul podio c’è salito, sia pure a più di due minuti dal vincitore. E siccome è un ragazzo dotato di cervello fino, il suo bilancio di fine Liegi è lucidissimo.

«Anche con le gambe migliori non avrei potuto seguire Tadej – dice – non so davvero come sono riuscito a salire sul podio. Ora capisco perché dicono che la Liegi-Bastogne-Liegi sia difficile da abbinare alle classiche del pavé. Il recupero dopo il Fiandre e la Roubaix si è rivelato più complicato del previsto e ciò fornisce spunti di riflessione per il futuro. Vincere qui, se al via ci sarà anche Tadej, sarà molto difficile e forse addirittura impossibile».

Quando arriva per raccontarsi, l’olandese iridato è straordinariamente rilassato, come chiunque abbia vinto Fiandre e Roubaix e volendo potrebbe andarsene in vacanza e nessuno gli chiederebbe altro.

Van der Poel prima del via è stato accolto da una salva di applausi e si è concesso ai tifosi
Van der Poel prima del via è stato accolto da una salva di applausi e si è concesso ai tifosi
Sei felice o pensi ti sia mancato qualcosa?

Sono felice. Fino a cinque chilometri dalla fine, non credevo nel podio. Penso che tutti abbiano capito che oggi (ieri, ndr) era il massimo possibile per me. Rientrare è stato un grande sforzo. Ero dietro per togliermi gambali e guanti, quando davanti c’è stata la caduta e la strada si è bloccata. Pensavo che non avremmo mai rivisto la parte anteriore della corsa, quindi ero già felice che dopo un lungo inseguimento fossimo rientrati. Già sentivo che le mie gambe erano un po’ stanche, ma credo che anche con gambe migliori non avrei potuto fare niente di meglio.

Un terzo a Liegi chiude un’ottima stagione delle classiche…

Penso che la mia stagione sia già più che soddisfacente, ma sono davvero felice di essere salito sul podio anche oggi. E’ stata una decisione attentamente ponderata quella di far durare il mio picco di forma così a lungo e non vedo perché sarebbe impossibile non farlo di nuovo nei prossimi anni. Dalla Sanremo alla Liegi. E’ qualcosa che conosco da quando gareggio in inverno nel ciclocross e poi passo su strada. Mi regala lunghi periodi di competizione ad alto livello. L’unico dettaglio che forse ho sottovalutato è stato il calo di tutta la squadra dopo Roubaix. Avevamo vinto i primi tre Monumenti, è stato difficile per tutti rimanere così concentrati e motivati per il quarto. Non c’è vergogna nell’ammettere che siamo stati battuti da atleti migliori di noi.

Tanto è potente e perfetto in pianura, per quanto appare quasi fuori posto in salita
Tanto è potente e perfetto in pianura, per quanto appare quasi fuori posto in salita
Si è sempre detto che la Liegi sia una gara per scalatori.

Vero, ci sono stati scalatori migliori di me, ma alla fine mi sono trovato a sprintare contro altri scalatori e ho avuto io la meglio.

Ti pesa pensare che potresti non vincere mai una Liegi?

E’ una domanda che non mi pongo, siete voi giornalisti a farvela. Sono una persona abbastanza realistica, so che se Pogacar avrà una buona giornata, non potrò mai seguirlo nemmeno con le mie gambe migliori. Ho solo una cosa da sperare e cioè che un giorno non stia bene, altrimenti sarà sempre difficile vincere qui.

Non dipende da te in nessun modo?

Per pensare di vincere dovrei forse rinunciare ad altre corse e magari perdere qualche chilo. Preferisco andare per gradi. Come ho sempre fatto, mi concentro sulle cose che so fare meglio e questo per me significa fare Fiandre e Roubaix, che mi si addicono di più. Se per vincere la Liegi dovrò cambiare tutto, allora non sarà per i prossimi anni.

Chiamato sul podio peril terzo posto, Mathieu non sa ancora se essere felice o deluso
Chiamato sul podio peril terzo posto, Mathieu non sa ancora se essere felice o deluso
Arriva l’estate e arrivano le Olimpiadi: hai deciso fra strada e mountain bike?

Penso che la prossima settimana sarà tempo di vedere come riempiremo quest’estate, ma non ne ho ancora idea, altrimenti lo direi. Non so ancora cosa farò, tranne che adesso andrò a prendere un po’ di sole. Adoro ancora la mountain bike, ma è un anno speciale con le Olimpiadi. Posso vincere la strada e come ho già detto, non voglio scommettere due cavalli e poi magari fallire con entrambi. Quindi vedremo dove porta l’estate.

L’ago della bilancia si va spostando verso la strada, ma forse gli scoccia anche ammetterlo. La lezione di Glasgow è stata chiara: dopo la vittoria del mondiale su strada, quello in mountain bike contro Pidcock è sembrato un brutto sogno. E va bene che inseguirli fa restare giovani, ma siamo certi che abbia senso rinunciare a un oro olimpico su strada per inseguirne uno anche più improbabile sulla Mtb?