C’è stato da attendere anche più del dovuto per assistere alla sfida tra Van der Poel e Van Aert nel ciclocross, alla fine fissata a Loenhout. I problemi al ginocchio del secondo hanno consigliato una programmazione mirata e posticipata anche più di quella del campione del mondo. Era chiaro che, al momento del via, la differenza fra i due (nella foto di apertura Instagram Alpecin-Deceuninck/Photonews) ci sarebbe stata, sostanziale ed evidente. Eppure alla fine può essere proprio lo sconfitto, Van Aert, a sorridere maggiormente visto com’è andata la sua “prima”.
Un’invasione di gente (e pioggia di euro…)
Teatro della sfida, l’Azencross, inserito nel circuito Exact Cross, fuori da quelli principali eppure attesissimo e con la gente assiepata intorno al percorso: «C’erano almeno 25 mila persone – racconta un testimone d’eccezione, il diesse della Fas Airport Services Guerciotti Luca Bramati – e calcolando 25 euro a biglietto significa un’entrata solo da questa voce, per gli organizzatori, di 650 mila euro. A quel punto pagare un ingaggio da sogno a VDP o Van Aert non è poi difficile…».
La cronaca della gara è presto fatta: sin dal via Van Der Poel ha provato a fare la differenza, ma prima uno scatenato Tim Merlier (alla fine lo sprinter della Fenix Deceuninck ha chiuso 9°) e poi soprattutto Laurens Sweeck sono rimasti a contatto con l’olandese, che solo dopo 3 tornate ha fatto la differenza. Un dominio posticipato, che per Bramati ha precise ragioni tecniche.
Il problema delle gomme
«Si è visto che all’inizio Mathieu era molto nervoso. A un certo punto ha urlato qualcosa ai box, poi è entrato cambiando la bici per poi cambiarla di nuovo e allora se n’è andato. Io ho avuto la sensazione che avesse sbagliato la pressione delle gomme e che quindi non riuscisse a galleggiare. Appena gli hanno dato il giusto assetto, non c’è più stata storia».
La supremazia di Van Der Poel, alla sua quarta vittoria in 4 gare, è schiacciante forse anche più che negli anni scorsi: «Quando ha disputato e vinto la prima gara, ero al fianco di suo padre Adri, mio avversario di tante battaglie e mi diceva che sapeva come per gli altri non c’era storia. Mi ha detto che Mathieu quand’è in piena spinta tocca anche i 2.000 watt nella fase di rilancio, chi può esprimere la stessa potenza? Oggi c’è poco da fare, gran parte delle gare di ciclocross si giocano sulla potenza pura e infatti in questo momento è ciò che fa la differenza fra i due grandi e uno come Nys».
Van Aert e le curve legnose
Sul campione europeo, che a Loenhout ha chiuso secondo a 14” dall’olandese, Bramati spende molti elogi: «E’ davvero notevole, lo vedo crescere ogni volta che gareggia. Tecnicamente è già al livello dei due, gli manca la potenza e quella l’acquisisci solo con gli anni. Se continua, credo che li raggiungerà».
Intanto a Loenhout è finito davanti a Van Aert, alla fine quarto a 36” dopo due cadute che hanno inficiato una prestazione sicuramente superiore alle previsioni: «Wout l’ho visto davvero bene, fisicamente è già a un ottimo livello, gli manca naturalmente la dimestichezza del gesto. In curva è particolarmente legnoso, infatti Nys gli guadagnava sempre e le sue due cadute sono avvenute proprio lì. Se in curva perdi anche solo pochissima velocità rispetto a chi ti è vicino, ti ritrovi a dover recuperare metri e perdere quindi energie preziose. E’ evidente che ha grandi margini di miglioramento, ma di gare ne farà poche, meno che il suo rivale».
Sfida mondiale? A una condizione…
Molti dicono che Van Aert lasci una porticina aperta a una partecipazione al mondiale, ma per chi è dell’ambiente è una possibilità molto remota: «Conosciamo bene l’ambiente della Visma-Lease a Bike, è una squadra che programma sempre tutto a lunga scadenza e difficilmente cambia. Wout potrebbe ripensarci solo se davvero si accorgesse che può raggiungere il livello del rivale e batterlo nella gara iridata, ma è un’eventualità che reputo molto difficile che si realizzi».
La nota sorprendente di giornata è stato Sweeck, finito terzo dopo aver speso tantissimo per restare con il vincitore. Anche nelle sue dichiarazioni post gara c’era netta la sensazione di aver voluto provare ad andare oltre i limiti, non sentendosi battuto in partenza contro VDP: «Ci credo poco – sentenzia Bramati – tutti gli altri sanno bene la differenza che c’è, soprattutto come detto a livello di forza pura. Non era tanto Sweeck, che pure è un buon corridore ma nulla più, ad andare oltre i limiti, quanto l’olandese che non trovava l’assetto giusto per esprimersi. Quando tutti i tasselli sono andati al posto giusto non c’è stata più gara».
E Viezzi intanto cresce…
Una nota a margine riguarda Stefano Viezzi, unico italiano in gara, finito ventunesimo a 3’47”, uno dei migliori U23 della gara: «E’ stato bravissimo, conferma la mia impressione, che sia l’unico che davvero potrà competere a quei livelli. Ha fatto una scelta azzardata andando a correre e a vivere alla Fenix, ma era necessaria, perché ormai il ciclocross è lì che ha casa. Se si pensa che uno come Sweeck, per me uno dei tanti, guadagna fino a 350 mila euro l’anno, allora si capisce come non ci sia modo di competere e stando alla Guerciotti ne ho la piena consapevolezza, considerando i sacrifici che si fanno per far correre i ragazzi all’estero. E’ tutta una questione di soldi, sono quelli che scavano il solco».