Scelte drastiche per VDP: il futuro secondo il padre Adrie

10.06.2022
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Quando parla Adrie Van Der Poel, non sono mai affermazioni comuni, ma destinate a suscitare clamore. Mentre Mathieu inizia a pensare al Tour, dopo le montagne russe del Giro d’Italia dove comunque ha raggiunto i suoi obiettivi come una vittoria di tappa e vestire la maglia rosa, Adrie pensa già più in là, molto più in là, all’appuntamento con Parigi 2024 per riprendersi quel che ha perso a Tokyo con quella caduta tanto famosa quanto rovinosa.

Adrie Van Der Poel 2022
Adrie Van Der Poel, ex iridato di ciclocross e vincitore di classiche (foto Raymond Kerckhoffs)
Adrie Van Der Poel 2022
Adrie Van Der Poel, ex iridato di ciclocross e vincitore di classiche (foto Raymond Kerckhoffs)

Quest’anno solamente strada

L’idea di Adrie, riportata nel numero speciale di Helden dedicato al prossimo Tour de France, è che Mathieu debba fare, a ruoli inversi, quel che ha fatto quest’anno. Il campione olandese, reduce dal grave infortunio alla schiena conseguenza di Tokyo che gli ha impedito di fatto di affrontare tutta la stagione di ciclocross, quest’anno è totalmente concentrato alla strada e non ha intenzione di affrontare alcuna prova di mtb, a differenza ad esempio di quanto sta facendo Tom Pidcock che punta apertamente al titolo mondiale di specialità.

Nei propositi di papà Van Der Poel, nel 2023 Mathieu dovrebbe tornare a una programmazione su doppio binario. Poi dovrebbe concentrarsi solo sulla mtb nel 2024 fino all’appuntamento olimpico. Obiettivo chiudere quel cerchio apertosi nello scorso agosto.

«Sappiamo ormai – dice – che la combinazione è abbastanza difficile. Se nella mtb sei lontano dalle gare, perdi posizioni nel ranking e sei costretto a partire dal fondo. Per questo nel 2023 dovrà fare di necessità virtù, ma poi nel 2024 dovrebbe lasciare da parte la strada».

VDP Mtb 2019
In mtb VDP ha vinto 13 gare di Coppa del Mondo e l’europeo 2019 (foto Cerveny)
VDP Mtb 2019
In mtb VDP ha vinto 13 gare di Coppa del Mondo e l’europeo 2019 (foto Cerveny)

Un progetto ancora da discutere

Un’affermazione forte, che successivamente Adrie tiene a specificare figlia solamente di sue congetture, delle quali non ha ancora parlato in maniera compiuta con suo figlio. C’è però un altro aspetto che l’ex campione del mondo di ciclocross tiene a sottolineare.

«La combinazione di tre discipline – spiega – ha dato vita a un programma molto intenso. Se tecnicamente il passaggio da ciclocross alla strada è semplice, come lo era ai miei tempi, con la mtb il discorso è diverso. Cambia la posizione in sella, cambia lo strumento stesso, servono adeguamenti particolari, per questo penso che un’Olimpiade non si possa inventare, ma si debba fare tutto quel che serve».

Adrie non ha voluto commentare la prestazione di suo figlio all’ultimo Giro, vissuto alla sua maniera, sempre per dare spettacolo. Chiacchierando però sono venuti fuori interessanti piccoli “fuori programma” del corridore dell’Alpecin Fenix, che ad esempio si è fermato durante una salita per formare un autografo, oppure si è messo a pedalare su una ruota e si è anche messo a scherzare in mezzo al gruppo con Pascal Eenkhoorn smentendo di fatto tutti coloro che lo giudicano schivo e poco socievole. E’ il suo modo di divertirsi, soprattutto con la bici da strada che, per sua stessa ammissione, spesso non gli dà le stesse sensazioni e gli stessi brividi della mtb. Infatti dopo il Giro ha dedicato una lunga giornata a un allenamento di oltre 90 chilometri sulle sponde del Lago di Como.

Ancora tanto da fare…

Su un aspetto però il padre del vincitore del Fiandre ha tenuto a mettere l’accento e riguarda le scelte di squadra fatte da Mathieu. Molti infatti si sono chiesti come mai non sia passato attraverso la Rabobank che in Olanda era una sorta di passaggio obbligato.

«E’ stata una scelta sia di Mathieu che prima ancora di David – ha sottolineato Adrie – è pur vero che non hanno poi insistito tanto per averlo, forse perché scottati dal rifiuto del fratello maggiore.

«A conti fatti però questo ha portato vantaggi – ha proseguito l’illustre genitore – innanzitutto perché sin dalla più giovane età Mathieu ha potuto correre libero da schemi, sviluppando quella sua propensione ad attaccare. Poi perché si è sviluppato un forte legame con Christoph Roodhooft, che è andato avanti negli anni. Ma io sono convinto che i due non abbiamo ancora dato tutto e quindi Mathieu possa ancora crescere».

Anche Pozzato si tiene strette le impennate di Van der Poel

03.06.2022
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Ha vinto, ha perso, ha attaccato e si è staccato. E soprattutto ha impennato. Mathieu Van der Poel ha lasciato il segno in questo suo Giro d’Italia. A volte, diciamo pure spesso, i suoi attacchi sono stati sconsiderati e così abbiamo voluto porre a giudizio questo suo modo di fare a Filippo Pozzato.

Anche Pippo era un cacciatore di classiche come Van der Poel e magari può cogliere meglio il suo modo di fare in una grande corsa a tappe.

Se avesse vinto il tappone di Lavarone VdP avrebbe messo nel sacco un’altra impresa folle
Se avesse vinto il tappone di Lavarone VdP avrebbe messo nel sacco un’altra impresa folle

Il Giro come test?

Da un punto di vista tecnico, noi abbiamo interpretato questo modo di correre anche come un test. Pensiamo alla fuga verso Lavarone, per esempio.

In fin dei conti, è vero che l’asso della Alpecin-Fenix aveva già preso parte lo scorso anno al Tour, ma sapeva anche che si sarebbe fermato (come è stato) dopo una decina di frazioni. Di fatto questo era il suo primo grande Giro. E tutti quegli attacchi magari gli sono serviti per conoscere meglio il suo fisico: spingerlo al limite, vedere come reagisce, come recupera.

Forse sarà anche stato così, oppure la motivazione è più semplice. Parola dunque a Pozzato.

Pozzato ha presentato il Giro del Veneto che organizza con il suo gruppo, PP Sport Event (foto Instagram – Pocisofficial)
Pozzato ha presentato il Giro del Veneto che organizza con il suo gruppo, PP Sport Event (foto Instagram – Pocisofficial)
Filippo, ti è piaciuto Van der Poel in questo Giro?

Molto direi. Lo ha interpretato in modo spettacolare. Questo suo correre senza un senso piace alla gente. A volte gli va bene, a volte gli va male. Poi lo sapete, a me piacciono questi personaggi, sono una figata! Mi ricorda il Peter Sagan di 5-6 anni fa. Sarebbe stato bello vederli insieme entrambi al massimo. Hanno caratteristiche simili nel modo di correre. Un modo che cattura il pubblico.

Un Pozzato, anche lui cacciatore di classiche, però non avrebbe corso così? Spesso, VdP ha sprecato energie e avrebbe potuto finalizzare di più…

Intanto io non avevo la gamba di Van der Poel e questo per forza di cose mi faceva correre con più testa, al risparmio. Con la sua gamba ti diverti! No, non credo che siamo paragonabili. A livello di logica, non avrebbe avuto molto senso, ma Van der Poel sa cosa sia la logica? Intendo in senso buono.

Okay, correre così è bello, piace alla gente, però qualche vittoria sulla coscienza ce l’ha. A Napoli per esempio ha commesso un grande errore…

Però quel giorno in fuga c’era tanta gente e alcuni team avevano più corridori. In questo modo hanno fatto gioco di squadra. E poi bisogna essere in corsa, nelle gambe dell’atleta, per capire certe cose fino in fondo. Sì, al Giro ha buttato tante tappe, però con questo suo modo di correre ha anche vinto tante corse in modo inaspettato. Ripeto, è il bello di questo corridore.

Però quando ha usato la testa è andato a segno. Pensiamo alla prima tappa in Ungheria…

Perché lì non doveva sbagliare: c’era la maglia rosa in ballo. In quell’occasione ha fatto i suoi calcoli, servivano testa e intelligenza. E quando serve, lui le usa. 

Durante il Giro, parlando con gli altri corridori ci dicevano che Mathieu è così: lui in bici si diverte. Lo vedevano. Anche per te è così?

Sì. Con la sua gamba è così. Però non è qualcosa per tutti. I corridori hanno ragione sicuramente. Atleti come Mathieu si divertono e fanno spettacolo. Se fanno spettacolo si divertono. E quando smettono di divertirsi, calano anche nella prestazione. E non lanciano più il cappello all’aria.

Il pubblico italiano ha abbracciato Van der Poel, anche per questi suoi folli attacchi
Il pubblico italiano ha abbracciato Van der Poel, anche per questi suoi folli attacchi
Quindi, Filippo, queste impennate ce le teniamo strette?

Ma sì! Ha iniziato Sagan e bene così. Abbiamo bisogno di personaggi del genere. Dobbiamo avvicinare i giovani. Dobbiamo far passare il messaggio che il ciclismo è uno sport figo, che ti aiuta a vivere bene. Non è solo quello eroico e duro, quello dei sacrifici, delle rinunce. Il ciclismo è il ragazzo, è il manager che la sera a fine giornata si ritrova al bar con gli amici per un aperitivo e poi parte con la luce sulla bici per una girata col buio. Va a divertirsi. 

Un punto di vista che rompe con il passato…

Far fatica non è brutto. Andare in bici non è una condanna. Lo dico sempre ai ragazzi del mio staff: rivolgiamoci ad un target dai 25 ai 50 anni. Facciamo vedere a questa grossa fetta di pubblico quanto sia figo andare in bici. La bici non è solo sofferenza. L’idolo dei ragazzini non deve essere Cristiano Ronaldo, deve essere un Van der Poel, un Sagan. Nel ciclismo la prestazione resta centrale, non è un gioco, ma uno sport. Il sacrificio resta alla base per raggiungere i risultati sportivi, dico solo che però non deve essere visto come una condanna.

Bisogna cambiare anche il modo di comunicare…

Anche voi giornalisti. Apriamoci, facciamoci vedere anche nella vita normale. Io 12 anni fa prendevo le multe dalle mie squadre perché utilizzavo i social, adesso è scritto nei contratti dei corridori. E’ così che fai vedere e che nasce un idolo.

Canyon: anche il 2022 è aerodinamico con Aeroad

26.05.2022
3 min
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Canyon toglie il velo dalla propria gamma Aeroad 2022, una delle bici più riconoscibili e vincenti del WorldTour. La casa di Coblenza ha creato, insieme a Mathieu Van Der Poel, un binomio incredibile e vincente. In sella alla Aeroad il campione olandese ha vinto praticamente tutto: ha indossato la maglia gialla al Tour, ha conquistato due volte il Giro delle Fiandre, la Strade Bianche e quest’anno ha vestito per tre giorni la maglia rosa al Giro d’Italia.

Questo è il modello Aeroad CF SL l’entry level della gamma
Questo è il modello Aeroad CF SL l’entry level della gamma

Una lunga serie

La gamma di bici Aeroad è nata nel 2020 e i test e gli sviluppi per portare questo mezzo vicino alla perfezione sono stati molteplici. In Canyon si è lavorato per 4 anni: con numerosi test e simulazioni anche in galleria del vento per offrire agli utenti il miglior prodotto possibile.

Il modello Aeroad ha l’obiettivo di essere adatto a tutte le esigenze dei ciclisti di ogni categoria, non solo ai professionisti. Per rendere possibile tutto ciò, Canyon offre un’ampia gamma di allestimenti e tre diverse piattaforme di telaio: la Aeroad CFR di livello pro, la CF SLX per ciclisti appassionati e la CF SL, la scelta più accessibile.

Adatta ad ogni esigenza

I modelli Aeroad CFR e CF SLX hanno integrato il misuratore di potenza, per allenamenti sempre più dettagliati e specifici. La Canyon CFR, la gamma più alta delle tre, offre un allestimento degno dei professionisti: con ruote in carbonio DT Swiss ARC 1100 Dicut, alle quali si combina un telaio super leggero.

Il modello Canyon Aeroad CFR è lo stesso usato da Van Der Poel alla Parigi-Roubaix
Il modello Canyon Aeroad CFR è lo stesso usato da Van Der Poel alla Parigi-Roubaix

Tre modelli di Aeroad CF SLX saranno disponibili per la vendita a partire da 4.999 euro, prezzo per averla equipaggiata con SRAM Rival AXS. Completa la gamma la Aeroad CF SL 8 Disc a partire da 3.999 euro, allestita con cambio Shimano Ultegra, ruote DT Swiss ARC 1600.

Canyon

Mareczko 2022

Giro dimenticato, Mareczko è già in gara per vincere

26.05.2022
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Mentre il Giro d’Italia va avanti, il resto del mondo ciclistico non sta con le mani in mano. Molte sono le gare in programma nel calendario e sabato scorso ne è andata in scena una particolare, la Veenendaal-Veenendaal in Olanda. Particolare perché, nata nel 1985, è una delle pochissime classiche rimaste riservata espressamente ai velocisti: gara senza asperità di rilievo, una lunga cavalcata verso la soluzione finale che quasi sempre è una volata di gruppo.

Scorrendo l’ordine di arrivo dell’ultima edizione si scopre che ai piedi del podio nella gara nella quale ha riassaggiato il sapore del successo Dylan Groenewegen, c’era Jakub Mareczko, lo sprinter dell’Alpecin-Fenix che al Giro d’Italia c’era, chiudendo la sua esperienza anzitempo. Una cosa del genere fino a qualche anno fa non sarebbe stata permessa. Chi si ritirava in un grande giro, doveva poi star fermo fino alla sua conclusione. Le pressioni dei team hanno però spinto l’Uci a rivedere questa regola.

Mareczko, che in questi giorni è in Belgio per seguire il calendario del Nord, applaude questa scelta che gli ha permesso di tornare in gara prima del previsto: «E’ un’opportunità in più che viene data ai corridori per fare semplicemente il loro lavoro. Oltretutto ho potuto trovare corse più adatte alle mie caratteristiche, più del Giro d’Italia».

Groenewegen Veenendaal 2022
La volata vincente di Groenewegen a Veenendaal: Mareczko è dall’altra parte della strada
Groenewegen Veenendaal 2022
La volata vincente di Groenewegen a Veenendaal: Mareczko è dall’altra parte della strada
Ripartiamo allora dalla corsa rosa. Non era nei tuoi programmi, vero?

Ho saputo che dovevo correrlo due giorni prima della partenza… Tim Merlier che era lo sprinter candidato alla gara si era fatto male al gomito e non aveva recuperato in tempo, così mi hanno chiamato come velocista della squadra, considerando che non avevamo un uomo per la classifica. Il fatto è che anch’io non ero nel pieno della condizione: in Turchia mi ero fratturato lo scafoide, il recupero è stato lento e questo mi ha un po’ condizionato.

Tu di fatto hai potuto gareggiare solo nella porzione ungherese…

Sì, perché il quarto giorno sull’Etna sono emersi tutti i miei problemi di tenuta. Oltretutto quest’anno sto soffrendo particolarmente l’allergia e in Sicilia non riuscivo proprio a respirare. La squadra mi aveva messo anche un compagno per aiutarmi a salire la montagna quando ho perso le ruote del gruppo, ma mi sentivo davvero male, così ho preferito mollare.

Eppure in Ungheria non eri andato male.

No, nell’unica volata disponibile, nella terza tappa ero giunto quinto. La squadra aveva lavorato benissimo e Mathieu era davanti per pilotarmi verso lo sprint finale, ma alla rotonda dell’ultima curva un avversario mi ha tolto dalla sua ruota. Ho dovuto a quel punto inventare la volata, ma con un po’ più di fortuna nella preparazione avrei potuto fare anche meglio. 

Mareczko Giro 2022
Mareczko in Ungheria: il Giro era iniziato abbastanza bene, con il 5° posto a Balatonfured
Mareczko Giro 2022
Mareczko in Ungheria: il Giro era iniziato abbastanza bene, con il 5° posto a Balatonfured
Anche se la tua esperienza è stata breve, com’è stato il primo Giro nell’Alpecin di Van Der Poel?

Da quel punto di vista non posso dirne altro che bene. La squadra corre per Mathieu e Mathieu corre per la squadra. In quello sprint si era messo volentieri a disposizione e con la sua potenza mi stava portando nella posizione ideale per lo sprint. Questo lo fa uno che tiene ai risultati di tutti, non corre solamente per sé.

E dopo il ritiro?

Sono rimasto fermo un paio di giorni, fatto le terapie possibili per l’allergia ma soprattutto poi ho potuto fare qualche allenamento giusto, mi sono sentito meglio. In Belgio oltretutto l’aria per me è più respirabile in questo periodo, così a Veenendaal ero un altro Mareczko.

Che corsa è quella olandese, è davvero una delle poche rimaste per voi velocisti?

Sì, anche se ha le sue difficoltà. E’ una gara nervosa, con stradine strette tipiche dell’Olanda, dove devi essere sempre attento alla guida. All’inizio ad esempio c’era molto vento e la Jumbo Visma ha fatto un ventaglio, noi per fortuna eravamo rimasti davanti ma il gruppo si è spaccato.

Mareczko Van Den Bossche 2022
In casa Alpecin l’atmosfera è buona, Jakub testimonia la disponibilità dei compagni ad aiutarlo
Mareczko Van Den Bossche 2022
In casa Alpecin l’atmosfera è buona, Jakub testimonia la disponibilità dei compagni ad aiutarlo
Dove ti vedremo ancora?

Continuo con le gare fra Belgio e Olanda, come detto qui respiro meglio e posso esprimermi. Oggi c’è il Circuito di Vallonia e domenica un’altra gara. Speriamo di portare a casa qualcosa, il quarto posto di sabato mi ha soddisfatto per com’è arrivato e quel che significava, ma voglio e valgo di più.

E poi?

Non so ancora quale sarà il programma, ma di sicuro non sarò al Tour.

Incidenti a parte, come giudichi questa prima parte di stagione?

Era partita bene, a febbraio con la vittoria di tappa e la conquista della classifica a punti al Giro di Turchia stava procedendo nel migliore dei modi, poi le cadute e l’allergia mi hanno un po’ frenato. Ora però sono in ripresa, vediamo come vanno le prossime corse ma io sono ottimista.

Girmay batte Van der Poel, ma il tappo rovina la festa di Jesi

17.05.2022
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La volata è magistrale, lunga, di potenza pura. A Jesi va in scena la rivincita del duello visto a Visegrad. E’ una sfida fra titani, un duello di forza. E alla fine Mathieu Van der Poel deve arrendersi a Biniam Girmay. E prima di farlo gli fa il gesto del pollice in alto come a dirgli: “Ehi amico, oggi il più forte sei stato tu”.

Il Giro d’Italia arriva a Jesi ed è un bagno di folla. L’estate è esplosa all’improvviso. I platani fanno ombra e i pioppi “fanno nevicare”. L’eritreo della Intermarché Wanty Gobert dunque ce l’ha fatta. Ha vinto la tanto desiderata tappa. E sì che è tutto il Giro d’Italia che ci prova e proprio contro di lui.

Pozzo alla Guarnieri

Nel rettilineo dietro l’arrivo si alza il boato: sono tutti contenti che Girmay abbia vinto. Uno tra i primi a superare la barriera di giornalisti e fotografi che hanno dato l’assalto all’eritreo è Domenico Pozzovivo.

«E’ stata la prima volta in carriera che tiravo una volata – dice il lucano con un sorriso grosso così – Abbiamo fatto un lavorone oggi e Biniam lo ha finalizzato. E’ stata una tappa fantastica per noi. Ce l’avevamo in mente sin dal mattino, ma anche da prima.

«Abbiamo corso compatti. Ci siamo divisi bene i compiti. Prima i passisti e poi nel finale eravamo davanti noi scalatori. Nell’ultima discesa, infatti, che era velocissima, abbiamo un po’ faticato a tenere le ruote. Però sono riuscito a risalire e agli ultimi 700 metri ho urlato a Biniam di seguirmi… ed è andata benissimo».

«La tattica era questa sin dal via: tutti per lui. Ma non era facile attuarla. Soprattutto il finale lo avevamo studiato benissimo. Un meeting molto accurato con i nostri direttori sportivi, Valerio Piva e Steven De Neef.

Biniam è un talento cristallino. Durante la gara abbiamo cercato di farlo stare tranquillo con qualche parola, standogli vicino…».

Pozzovivo è davvero felice. Il suo sorriso è sincero. E’ contento per il compagno, per la squadra, per il gruppo. E per questa nuova esperienza da ultimo uomo. Un Guarnieri in versione mini! Anche a 40 anni c’è qualcosa da imparare. 

Tappo maledetto

Nel frattempo tutti i corridori che sfilano fanno un gesto d’intesa a Girmay o danno una pacca sulla spalla ad uno dei corridori dell’Intermarché Wanty Gobert che incontrano. E’ festa… Piva ai bus abbraccia tutti i componenti dello staff che man mano arrivano a Jesi.

La festa però viene rovinata nel momento in cui dovrebbe iniziare del tutto, cioè sul palco delle premiazioni. Il tappo della bottiglia dello spumante colpisce con violenza l’occhio sinistro di Girmay. 

Poco dopo l’incidente con il tappo dello spumante, il suo occhio sinistro inizia a gonfiarsi
Poco dopo l’incidente con il tappo dello spumante, il suo occhio sinistro inizia a gonfiarsi

In ospedale

Quella che doveva essere una semplice “pizzicata”, con il passare dei minuti diventa un bel problema. E infatti dietro il palco in attesa della conferenza stampa, l’eritreo è piuttosto contrariato. Il dissenso diventa paura quando dice di non vederci più.

L’occhio si gonfia. Si siede, continua a toccarselo, gli danno dell’acqua. Ma nulla da fare. Si attende il medico che a sua volta decide di portarlo in ospedale. L’urlo di gioia viene strozzato. E la conferenza stampa annullata.

La forza del gruppo

Quel che non cambia però è il risultato. E come lo si è raggiunto. Lorenzo Rota, segue Pozzovivo ad una manciata di secondi. 

Mentre sorseggia dei sali, con la divisa più leggera e super traspirante segnata dal bianco del sudore secco, Lorenzo racconta…

«E’ stata una giornata perfetta per noi – dice il lombardo – Ieri abbiamo riposato bene e oggi… è andata così. La vittoria era nell’aria, ma non è mai facile trasformarla in realtà, specie in un grande Giro. Però verso Jesi, dal primo all’ultimo di noi abbiamo fatto un lavoro straordinario».

Anche Rota non sta nella pelle. Sarà anche perché sta tornando ai suoi livelli, dopo aver superato un virus che lo ha tenuto lontano dalle corse per due mesi.

«Sono veramente contento. Come detto, non era facile. Non si tratta di pressione, perché viviamo alla giornata, ma quando inizi a fare risultato questa cresce. Ed è normale. Abbiamo due uomini in classifica e tutte le volte siamo protagonisti con qualcuno». 

«Siamo un bellissimo gruppo. Siamo ragazzi tranquilli. In questa squadra si sta bene, siamo una famiglia… e infatti ho rinnovato con loro per diversi anni. Anche ieri, nel giorno di riposo, anziché stare davanti ai telefonini o ai videogiochi ce ne siamo stati in hotel tutti insieme a chiacchierare. A chiacchierare del più e del meno, a fare considerazioni sulla corsa, a scherzare…

«E anche Pasqualon, che sta preparando il Tour, ogni tanto si fa sentire. L’altro giorno mi ha scritto. Il Giro è ancora lungo e speriamo di toglierci altre soddisfazioni».

Ciccone e la Trek, sul Blockhaus fra tattiche e sogni

14.05.2022
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Ciccone è sudato e chiede di andarsi a cambiare. Napoli tutto intorno ha accolto il Giro con una festa calcistica, che già dal mattino in Piazza Plebiscito ha fatto sentire il calore di una città esplosiva e colorita.

L’abruzzese è alla vigilia della tappa delle tappe sulle salite del suo Abruzzo, mentre sul palco si applaude ancora De Gendt. Sull’ultima salita, Lennard Kamna ha attaccato frontalmente la maglia rosa di Lopez, che però si è difeso con sicurezza. Ciccone sorride, marpione e finalmente sereno.

«Sicuramente la tappa sarà bellissima – dice Ciccone – il percorso è durissimo e spettacolare. Visti i ritmi che stiamo portando, voglio essere protagonista. Arriviamo con la maglia rosa in pugno, quindi avremo gli occhi puntati. Sicuramente saremo protagonisti perché per noi è una tappa importante. Vogliamo in primis tenere la maglia e provare l’azione per vincere».

De Gendt Napoli 2022
Thomas De Gendt rivince al Giro dopo 10 anni: al suo attivo anche tappe al Tour e alla Vuelta, sempre in fuga
De Gendt Napoli 2022
Thomas De Gendt rivince al Giro dopo 10 anni: al suo attivo anche tappe al Tour e alla Vuelta, sempre in fuga

La calma necessaria

Stamattina, durante due chiacchiere per caso davanti al pullman della Trek-Segafredo con Luca Guercilena e il dottor Daniele, si ragionava sul fatto che Giulio sia finalmente calmo e in controllo. E del fatto che per trovare la necessaria consapevolezza a Ciccone manchi ormai soltanto un bel risultato, perché quanto a valori e mezzi non ha nulla da invidiare. Ma ora c’è da difendere la rosa e sfruttare semmai qualche occasione.

«Di Lopez – dice l’abruzzese – continuo a parlare da tempo. Ho fatto un mese con lui in montagna, ho corso con lui tante gare l’anno scorso. In salita fa paura, va veramente forte e lo ha dimostrato anche oggi, che provavano ad attaccarlo. Ha le gambe, secondo me si può difendere bene. Non è scontato che perda la maglia. E io per ora sono a sua disposizione. Sta dimostrando che non solo ha preso la maglia, ma va fortissimo. La sta tenendo bene – prosegue Ciccone – noi lo supportiamo e non ci fasciamo troppo la testa. In squadra c’è un bel clima, la viviamo alla giornata. Continuiamo con questo spirito che alla fine ci porterà buoni risultati»

Festival fiammingo

In quella che Lello Illiano ha definito una piccola Liegi, non poteva che vincere un belga. E se a fare fuoco e fiamme sono stati i vincitori della Gand, del Fiandre e di una vecchia Liegi – Girmay, Van der Poel e Wouter Poels – alla fine a vincere è stato il vecchio Thomas De Gendt.

«Di solito quando sono in una fuga di 22 – racconta De Gendt – sono abituato ad avere 21 corridori alla mia ruota. Questa volta ho visto che c’era Van der Poel e ho pensato che toccava a lui. Dopo due anni sfortunati, ho dimostrato che so ancora vincere. Ho trovato questa tappa molto bella. Un circuito come un mondiale, interessante da vedere in un grande Giro, con la gente che ha avuto la possibilità di vederci più volte».

Gabburo mezzo e mezzo

De Gendt ha battuto Gabburo, l’italiano che finora è andato più vicino alla vittoria in questo Giro nato dall’Ungheria. Ieri infatti Formolo si è fermato al terzo posto. Piantato in mezzo al rettilineo, il veronese ha bevuto avidamente mezza borraccia che gli ha bagnato la barba ispida, poi si è messo a raccontare.

«Non ci aspettavamo una partenza così – racconta il corridore della Bardiani-CSF – vista la tappa di domani e quella che c’è stata ieri. Eravamo 22 davanti, io sono riuscito a inserirmi e a portare a casa un bel secondo posto. Sicuramente è un risultato guadagnato, ma anche una vittoria mancata. Avere la possibilità di giocarsi la vittoria non è di tutti i giorni. Io l’ho avuta oggi e un po’ di rammarico c’è.

«Negli ultimi 200 metri – alza lo sguardo al cielo – ho provato a tenere in scia il compagno di De Gendt e mi sono giocato la mia carta. Ma lui è stato più forte. Mi ha fatto un bell’effetto essere davanti con tre corridori WorldTour, sono veramente contento. Duemila e passa metri di dislivelli con questi strappetti, non è stato facile».

Lopez Napoli 2022
Juan Pedro Lopez ha difeso la maglia: chissà che non faccia lo stesso domani sul Blockhaus…
Lopez Napoli 2022
Juan Pedro Lopez ha difeso la maglia: chissà che non faccia lo stesso domani sul Blockhaus…

Strategia Martin, 10 e lode

Ma in mezzo a tanto parlare di classiche, poco si è parlato del fatto che è andata in scena la tensione fra gli uomini di classifica. E se dalla testa del gruppo, Kamna ha provato a scattare per guadagnare su Lopez, nella fuga si è infilato Guillaume Martin, che al Giro c’è venuto per puntare alla classifica. E lui racconta con lo sguardo vispo, essendosi reso conto che stamattina occupava il 28° posto della classifica a 4’06” mentre stasera andrà a cena al 4° posto con un passivo di appena 1’06”.

«Non era una fuga prevista – dice – non volevo stare in gruppo, per non correre rischi e stare lontano dalla bolgia. E’ stata una buona giornata, senza stress e senza sbattermi per la posizione. E’ stata una buona operazione, spero di recuperare bene per essere forte domani. Domani comincia il Giro d’Italia…».

VDP davanti a tutti e Oldani promette: è l’inizio…

07.05.2022
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Miglior inizio di Giro d’Italia non ci poteva davvero essere per l’Alpecin-Fenix. Il primo obiettivo è stato raggiunto con Mathieu Van Der Poel che ha abbinato la maglia rosa alla maglia gialla dello scorso Tour de France. Questa volta non c’era da onorare la memoria del nonno Raymond Poulidor, che il Giro d’Italia non lo aveva mai voluto correre puntando tutto sul Tour, ma era una ambizione tutta sua, un altro obiettivo da centrare in questa stagione nata in maniera strana. Ma il suo Giro è appena cominciato e per capire come vuole affrontarlo abbiamo sentito uno dei due italiani chiamato a sostenerlo in gara: Stefano Oldani.

Il 24enne milanese arriva a questo Giro non senza ambizioni personali, ma di questo si parlerà tra poco, prima c’è da festeggiare la conquista del capitano, con cui finora Stefano aveva condiviso poche soddisfazioni simili.

«Quest’anno avevamo disputato due sole corse insieme, la Sanremo nella quale aveva sorpreso tutti ma non noi e l’Amstel Gold Race alla quale teneva molto e che non era andata secondo i suoi desideri».

Vdp Visegrad 2022
Van Der Poel in rosa a Visegrad: seconda maglia conquistata in carriera, sempre all’esordio
Vdp Visegrad 2022
Van Der Poel in rosa a Visegrad: seconda maglia conquistata in carriera, sempre all’esordio
Come mai non eravate sorpresi? In fin dei conti veniva da un inverno tribolatissimo, senza quasi tutto il suo amato ciclocross e tanti problemi alla schiena…

Quando corri con un campione simile, sai che se decide di presentarsi in gara, soprattutto in una grande corsa, lo fa perché se la sente, è in forma. Alla Sanremo si vedeva che volava. Quando hai un talento simile, certe cose vengono spontanee. Sa bene che i problemi alla schiena sono qualcosa con cui dovrà convivere e si è adattato, fa i suoi esercizi specifici prima di ogni gara perché sa che deve avere cura del suo fisico perché possa rispondere alle sue sollecitazioni.

Com’era Mathieu nel suo approccio alla corsa rosa?

Tranquillo, con lo stato d’animo di chi sapeva di poter centrare l’obiettivo. Mathieu tiene molto a questa corsa e ha già detto che al Tour ci si penserà quando sarà il momento. E’ il capitano di una squadra come la nostra che parte un po’ in maniera piratesca, puntando a raccogliere il più possibile senza mai dover guardare alla classifica, non avendo un uomo per essa. Il che per certi versi può essere un vantaggio.

VDP Sanremo 2022
L’olandese dietro il rivale Van Aert alla Sanremo, chiusa con un 3° posto clamoroso essendo al rientro
VDP Sanremo 2022
L’olandese dietro il rivale Van Aert alla Sanremo, chiusa con un 3° posto clamoroso essendo al rientro
Oltretutto vi è venuta a mancare l’altra punta, Tim Merlier…

Sì, la sua caduta ha cambiato un po’ le prospettive della squadra, ma non il suo equilibrio, perché avremo Mareczko per le volate e sono sicuro che Jakub si farà vedere. Inoltre non nascondo che in qualche particolare arrivo vorrei provarci anch’io… Intanto però abbiamo la nostra punta che ha già “fatto gol” e sono sicuro che non sarà l’unico, visto soprattutto che Mathieu intende andare avanti fino alla fine.

Quali sono gli arrivi che ti si addicono di più?

Io non sono abituato a fare piani prima del via perché poi so che vengono regolarmente disattesi. Ho dato una sommaria occhiata al programma ma ora lo sto studiando con più attenzione e un paio di tappe col circoletto rosso ci sono, ma preferisco non dire quali sono, per scaramanzia.

Oldani 2022
Stefano Oldani è pronto ad aiutare Van Der Poel, ma avrà le sue occasioni per emergere
Oldani 2022
Stefano Oldani è pronto ad aiutare Van Der Poel, ma avrà le sue occasioni per emergere
Torniamo a VDP: come si è preparato per questo Giro considerando che il periodo delle classiche è finito da poco?

Questo è un tema che mi ha lasciato dell’amaro in bocca. Mathieu ha portato chi doveva correre al Giro in altura, sfruttando un hotel con camere iperbariche, ma io non sono potuto andare perché la giurisprudenza sportiva italiana le considera pratica illegale, a differenza di quel che avviene all’estero.

Quindi che hai fatto?

Dopo la Freccia del Brabante mi sono trasferito per due settimane all’Etna, da Pasqua fino a fine mese di aprile. Ho lavorato in altura, fatto tutto quel che dovevo, ma non mi piace il fatto che ci sia disparità.

Oldani Limburgo 2022
Oldani ha chiuso 2° alla Volta Limburg Classic, fra i belgi De Lie e Vliegen
Oldani Limburgo 2022
Oldani ha chiuso 2° alla Volta Limburg Classic, fra i belgi De Lie e Vliegen
Una vittoria è arrivata per la vostra squadra, ma accennavi di voler contribuire al bottino.

Io dico che è arrivato il momento di tornare a vincere. Al Giro del Limburgo ci sono andato vicino con un secondo posto e ho capito che potevo davvero farcela, tornare a essere quello delle categorie giovanili che le sue soddisfazioni se le prendeva. E’ chiaro che serve anche tanta fortuna, serve che tutto combaci alla perfezione come in un puzzle. Diciamo però che la vittoria di Mathieu è una bella spinta per il morale.

Il fatto di non avere un uomo di classifica perché vi dovrebbe aiutare?

Perché ci consente di poter correre all’attacco, cercare di sfruttare ogni occasione senza vincoli mentali, senza dover gestire la corsa. Ci saranno le tappe per gli uomini a caccia della maglia rosa e ci saranno quelle dove ognuno di noi potrà dire la sua. Il bello di questo team è proprio questo: ognuno può trovare i suoi spazi, la sua occasione. L’importante è farsi trovare pronti.

Mathieu e la maglia rosa: missione compiuta

06.05.2022
5 min
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La smorfia di fatica di Mathieu Van der Poel era quasi palpabile quando è passato sotto di noi ai 70 metri. Il collo tutto tirato in avanti, la bocca spalancata, i muscoli del polpaccio che esplodevano. E una figura possente, che quasi nascondeva Biniam Girmay.

Lo spettacolo del Giro d’Italia si apre così. Sulla collina di Visegrad, di un verde rigoglioso e dove alle spalle dell’arrivo c’è anche una pista da sci, sembra si sia radunata l’Ungheria intera. La gente è tantissima. Il calore anche. Il tifo e i cori non cessano un minuto. E’ festa vera.

Abbraccio ungherese

E’ festa vera come lo era questa mattina a Budapest. Mai avremmo pensato di vedere tanta gente. Pensate che ad un certo punto sono arrivati anche dall’altra sponda del Danubio per raggiungere l’arrivo. Le barche non bastavano più ed è stata attivata una chiatta, trainata da un rimorchiatore.

In tutto ciò Mathieu Van der Poel partiva con i favori del pronostico. Lo avevamo scritto noi. Lo aveva detto lui che teneva moltissimo alla maglia rosa, tanto più dopo aver indossato quella gialla. E di fatto lo diceva il percorso, con il finale perfetto per un corridore super potente come lui.

Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. E il mare erano i 195 chilometri per la linea d’arrivo. La corsa è stata semplice tutto sommato, ma in quei quattro chilometri finali si è lottato quasi con violenza.

Tanto tifo per Girmay anche a queste longitudini: non ce lo aspettavamo
Tanto tifo per Girmay anche a queste longitudini: non ce lo aspettavamo

Duello annunciato

Girmay non ci stava e forse non è mai andato così forte. Neanche quando ha vinto la Gand ha tirato fuori tanti watt dalle sue gambe. Era il corridore della Intermaché-Wanty Gobert l’altro favorito. 

Anche lui si piega dalla fatica e poi lascia scorrere la bici verso valle. Verso i bus parcheggiati in pratica dalla parte opposta da dove si saliva. «E’ stato il primo scontro con Van der Poel – ha detto l’eritreo – lui è un campione. Va bene così. Ma queste sfide sono belle».

Ma piegato è anche Van der Poel. Lui neanche si ferma. Apre un varco con la sua stazza potente tra fotografi, giornalisti, massaggiatori… e appena trova la forza per frenare parcheggia la bici tra due auto e si stende sull’erba, parecchi metri dopo il traguardo.

La sua cassa toracica si gonfia e si sgonfia dismisura. Solo dopo tre minuti abbondanti tira su la testa. E fa una linguaccia di gioia al compagno Tobias Bayer che gli dà il cinque e gli dice: «Pink jersey, guy (sei maglia rosa, ragazzo)».

Il tesissimo sprint tra VdP e Girmay (con Ewan a terra)
Il tesissimo sprint tra VdP e Girmay

Missione compiuta

Stamattina, prima del via, Van der Poel aveva detto apertamente e ancora una volta che la maglia rosa era n’opportunità, ma anche che in molti la volevano.

Passa una manciata di ore e…

«Sono felicissimo – ha detto Mathieu – è incredibile vestire la Maglia Rosa dopo aver indossato in passato la maglia gialla.

«E’ stata molto dura. Sapevo che sarebbe stato importantissimo essere in buona posizione all’attacco della salita finale. E trovare lo spazio è stato molto difficile. In un paio di occasioni mi sono ritrovato chiuso. Temevo i velocisti, ma ho capito che potevo batterli solo all’ultimo chilometro. A quel punto era troppo dura per loro».

Era dura ma Caleb Ewan non ci è andato lontano. Poi è caduto, non avrebbe vinto lo stesso, ma era lì.

Tobias Bayer si complimenta con Mathieu. Quando passa Formolo esclama: «Caspita, è arrivato sin qua con lo sprint!»
Tobias Bayer si complimenta con Mathieu. Quando passa Formolo esclama: «Caspita, è arrivato sin qua con lo sprint!»

Leysen racconta

«È un sogno – dice il suo fedelissimo, Senne Leysen – è un ottimo inizio per iniziare questa lunga corsa. Un vittoria non è mai facile. C’erano molti contendenti. Tutti pensavano che sarebbe stata una vittoria facile, ma, queste sono invece probabilmente le vittorie più difficili da ottenere. E noi l’abbiamo fatto come una squadra».

«Abbiamo voluto questa corsa sin dall’inizio. Abbiamo mandato un uomo in testa al gruppo. Per fortuna poi ci hanno aiutato anche altri. Abbiamo lottato per portarlo davanti, il pensiero che lo affliggeva di più. Poi Mathieu ha finito il nostro lavoro. Ma la pressione era tutta su di lui.

«Lui dice che non è un problema avere molta pressione, soprattutto ora che è maturo. Ma dentro di sé ciò che avverte è diverso da quel che si vede fuori, ne sono certo».

Leysen è il compagno forse più stretto di allenamento di VdP. Ammette che ha talento, ma anche che si allena tanto e seriamente. «In Spagna prima del Giro ha fatto molto, pensava molto a questo giorno e oggi è stato semplicemente fantastico».

L’Alpecin Fenix ha lavorato bene nel finale. E non solo…

Ora la crono

Neanche il tempo di godersi la maglia rosa che Mathieu già è chiamato a pensare a domani. Alla crono.

«E domani? Io che lo conosco bene – conclude Leysen – posso dire che domani può tenere la maglia. Ci sono altri corridori più favoriti di noi, ma sono nove chilometri. E in passato Mathieu ha fatto delle belle crono. Quando si tratta di lui, io non ho mai il coraggio di dire che non ce la può fare!».

E Mathieu cosa dice? «C’è una cronometro domani. Non so se riuscirò a difendere la maglia rosa, ma di sicuro ci proverò».

Domani si comincia e tutti scommettono su Van der Poel

05.05.2022
4 min
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Saranno 190 chilometri pianeggianti fino allo strappo finale di Visegrad. Probabilmente un gioco da ragazzi. Verrebbe da dire che vincerà chi sarà in grado di prendere la miglior rincorsa, ma nel ciclismo non c’è nulla di banale e in quegli ultimi 5,6 chilometri ci sarà da divertirsi. Certamente da sgomitare. Il Giro comincia e Van der Poel appare concentrato. E anche se lo tirano tutti per la manica, ricordando quanto fece al Tour 2021 sul Mur de Bretagne, l’olandese raffredda gli animi. Lì c’era la dedica per suo nonno Raymond Poulidor e la maglia gialla mai vestita. Lì era un’altra storia.

«Sembra semplice prendere la rosa – dice – ma tanti penseranno di poterlo fare. Bisognerà vedere chi avrà lo spunto migliore. Il sogno di prendere la maglia gialla era un po’ più grande, vista la storia che c’era dietro. Voglio assolutamente provare a indossare anche io la rosa, ma non sarà facile. Indossare la maglia di leader dei tre Giri non è un obiettivo. Tutti sanno che ho in testa obiettivi più concreti. Non è un segreto che voglio essere campione del mondo in tutte e tre le discipline».

Giro e Tour

La strada è lunga, ammette abbassando lo sguardo. Ma si scuote e richiama tutti alla concretezza. Intanto si sa che la Alpecin-Fenix, in omaggio al secondo sponsor che è italiano, correrà con la maglia color verde comodoro, per il lancio di una nuova pittura murale, il cui nome X-Kin compare sulla maglia.

«Voglio finire il Giro e il Tour quest’anno – dice – l’anno scorso ho abbandonato il Tour perché stavano arrivando anche le Olimpiadi. Quest’anno non è così e quindi è un’altra storia. Si sente spesso dire che finire un Giro ti rende un corridore più forte e mi piacerebbe vedere se è vero. La preparazione non è stata delle migliori. Non credo di essere più fresco perché ho cominciato dopo. Recuperare da un infortunio logora anche di più. Perciò fra i tanti punti interrogativi c’è anche vedere come reagirà il mio corpo davanti alle salite della terza settimana».

Tour 2021, Van der Poel fa la crono della vita a Laval e salva la maglia gialla
Tour 2021, Van der Poel fa la crono della vita a Laval e salva la maglia gialla

La crono dimenticata

Domani si comincia. Da Budapest al Castello di Visegrad. A cose normali forse la squadra avrebbe puntato su Merlier, ma Tim non si è ripreso dalla caduta di Roubaix, per cui per le volate è tornato in ballo Mareczko.

«Ho provato l’arrivo – dice Mathieu – non sarà sicuramente facile. E’ un po’ come la tappa di apertura del Tour 2021, dove le cose andarono storte (a Landernau vinse Alaphilippe e Van der Poel si piazzò 20°, ndr). Non so se i velocisti saranno in grado di resistere, penso che Caleb Ewan sarà lì. Non sarà facile uscire in rosa dalla prima tappa, ma ci proverò. E se non dovesse bastare Visegrad, magari posso pensare alla crono del giorno dopo. Non posso dire di averci lavorato tanto (ride, ndr), appena un giorno nelle ultime settimane. Al Tour lo scorso anno andai bene, quindi non ho cambiato quasi nulla in termini di posizione. Ma non dico nulla, c’è tanta gente che si è preparata. Non io. E so che dovrò lavorarci tanto in futuro».

Debutto al Giro per Van der Poel. Il suo obiettivo 2022 è concludere poi anche il Tour
Debutto al Giro per Van der Poel. Il suo obiettivo 2022 è concludere poi anche il Tour

Il podio? Meglio Dumoulin

L’ultimo sorriso gli scappa quando gli riportiamo la battuta di Contador sul fatto che Alberto lo vedrebbe sul podio finale di questo Giro.

«Io sul podio? Forse dopo il primo giorno – sorride – ma la classifica finale non è un obiettivo. Nemmeno la maglia a punti. Cerco di vincere le tappe e di prendere la maglia rosa se mi sarà possibile. Il resto lo lascio a quelli più adatti, compreso Dumoulin. Sono molto curioso di vedere cosa potrà fare. Seguii ogni giorno dal divano il suo Giro del 2017, spero che sia nuovamente forte».