Sportful e la maglia iridata di Finn: da casa al Ghisallo

04.10.2024
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Lorenzo Finn è il nuovo campione del mondo della categoria juniores, l’azione in solitaria lunga quasi 20 chilometri di Zurigo è stata incoronata dalla maglia iridata. Dal podio della città Svizzera, dove ha indossato la divisa classica disegnata da Santini, che continuerà a collaborare con l’UCI per i prossimi sette anni, è passato alla sua divisa Sportful. L’azienda veneta che disegna le divise per il team tedesco della Grenke Auto Eder ha realizzato in tempi record il kit iridato (foto Berry in apertura). Una maglia con la classica banda orizzontale arcobaleno, contornata dai vari sponsor, e un pantaloncino nero da abbinare. 

Rispetto alla solita posizione la banda iridata ha costretto Sportful a spostare qualche sponsor
Rispetto alla solita posizione la banda iridata ha costretto Sportful a spostare qualche sponsor

Tutto in due giorni

Come lo sappiamo? Semplice, visto che Lorenzo Finn dopo le fatiche del mondiale ci ha messo solamente tre giorni per trovare il primo successo con la divisa di campione del mondo realizzata da Sportful. Domenica 29 settembre alla Olgiate Molgora-Ghisallo, vinta anche nel 2023, Finn ha alzato nuovamente le braccia al cielo. Questa volta con l’arcobaleno sul petto. Siamo andati così da Sportful per capire in che modo un’azienda realizza la maglia iridata da consegnare ai propri corridori. 

«Il processo con il quale abbiamo realizzato la divisa di Finn – spiega Federico Mele, Head of Global Marketing – non è diverso da quello utilizzato per i professionisti. Come azienda abbiamo la capacità produttiva per realizzare una divisa del genere in poche ore. Abbiamo una sala, chiamata dei prodotti speciali, adibita proprio a queste esigenze. La notizia della vittoria di Lorenzo Finn è arrivata giovedì, il giorno dopo la maglia e i pantaloncini erano pronti. Sabato un mio collega glieli ha consegnati a casa e domenica ha vinto».

Prima uscita ufficiale a prima vittoria con la maglia iridata per Lorenzo Finn alla Olgiate Molgora-Ghisallo (foto Berry)
Prima uscita ufficiale a prima vittoria con la maglia iridata per Lorenzo Finn alla Olgiate Molgora-Ghisallo (foto Berry)

Le regole UCI

Quando si parla di divisa di campione del mondo si devono rispettare quelli che sono i dettami imposti dall’UCI. La banda orizzontale composta dai colori dell’arcobaleno blu, rosso, nero, giallo e verde, deve essere posizionata al centro della maglia. I loghi degli sponsor, invece, devono essere inseriti a una distanza compresa tra 10 e 30 millimetri. Ogni colore delle strisce arcobaleno deve essere rappresentato in egual misura. Le bande arcobaleno devono, inoltre, essere presenti anche sul colletto e i bordi delle maniche. 

«Naturalmente – spiega Federico Mele – la maggior importanza la ricoprono le strisce che distinguono il campione del mondo. Poi gli sponsor vanno posizionati sulla maglia a seconda degli spazi e degli accordi commerciali. Chiaramente un nome che prima compariva nella parte frontale in alto deve rimanere in una zona simile. Comunque comandano i contratti fatti con gli sponsor».

«A Finn – dice ancora Mele – abbiamo realizzato solamente un kit base composto da maglia e pantaloncini. Quest’ultimi sono stati colorati di nero per una questione cromatica, visto che il colore originale della Grenke Auto Eder non si abbina particolarmente con la maglia iridata. Poi è bello avere un kit completo. Sui pantaloncini l’iride va messo nel bordo basso con un’altezza massima di cinque centimetri, un centimetro per colore».

Finn ha dato un gran da fare a Sportful, quest’anno ha cambiato maglia due volte (foto Zoé Soullard/DirectVelo)
Finn ha dato un gran da fare a Sportful, quest’anno ha cambiato maglia due volte (foto Zoé Soullard/DirectVelo)

Subito vincente

Lorenzo Finn ha sfruttato la buona condizione di Zurigo per mettere nel palmares la sua seconda Olgiate Molgora-Ghisallo. Il primo successo in maglia iridata nonché l’ultimo, per quanto riguarda la categoria juniores.

«Avevo deciso di terminare il 2024 con Zurigo – racconta – ma dopo la vittoria ho deciso di indossare la maglia iridata almeno una volta. Quando stai bene tutto gira e anche sul Ghisallo è andata parecchio bene. Ricevere la maglia il giorno prima della gara a Como è stato bello, ringrazio Sportful per lo sforzo e il gesto. Vederla dal vivo con la scritta della squadra sopra mi ha fatto un certo effetto. Ho realizzato un pochino di più quanto fatto a Zurigo, non dico che vincere sul Ghisallo sia stato meglio ma sicuramente mi ha dato una grande emozione. C’erano tanti amici e molta gente che conoscevo, salire sul palco delle premiazioni è stato speciale».

«Ora non resta che tornare alla vita di tutti i giorni – conclude – purtroppo da dopo il Ghisallo il meteo è stato sempre brutto. Spero di trovare il clima giusto per indossarla anche in allenamento, d’altronde ho vinto e voglio godermi questa maglia fino al 31 dicembre».

Van der Poel, programma per tutelare gambe e testa

02.09.2023
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L’idea che quella di Glasgow potesse essere l’ultima corsa della stagione è stata presto abbandonata, per cui Mathieu Van der Poel tornerà in gara su strada domani a Plouay. Il suo calendario è stato ridisegnato per gratificare la maglia di campione del mondo e permettere all’olandese di avvicinarsi meglio ai prossimi obiettivi.

«Il divario tra Glasgow e l’inizio della stagione del cross sarebbe troppo grande – ha spiegato Christoph Roodhooft, l’artefice dei successi sportivi del campione del mondo a Het Nieuwsblad – quindi al suo calendario sono state aggiunte alcune prove. Con quale scopo? Fa poca differenza per il suo palmares se vince a Plouay o Fourmies, anche se sono grandi gare. Essere presenti da campione del mondo è il motivo principale. Mathieu vuole assolutamente partecipare anche al test event di mountain bike prima dei Giochi Olimpici (23 settembre, ndr), quindi ha dovuto tenersi in allenamento. Non ci sono obiettivi specifici, ma si spera che da qualche parte si riesca anche a fare risultato».

La prima uscita in maglia iridata, al criterium Profronde Van Etter-Leur
La prima uscita in maglia iridata, al criterium Profronde Van Etter-Leur

Vacanze finite

Il programma prevede dunque Plouay, il GP Fourmies (10 settembre), GP Wallonie (12 settembre), Super8 Classic (16 settembre) e Circuit Franco-Belge (28 settembre): ad eccezione del Super8 sono tutte classiche a cui Van der Poel non ha ancora mai partecipato.

«Era tutto un fatto di pianificazione – ha approfondito Roodhooft – per cui capitava che non si adattassero alla sua preparazione per il campionato del mondo, oppure alla preparazione per la stagione di ciclocross. Non era certo un fatto di volerle o non volerle fare. Il percorso di Plouay gli si addice, ma naturalmente c’è stata una certa… decompressione dopo i mondiali. Dopo la delusione nella mountain bike (Van der Poel è caduto in partenza e ha dovuto ritirarsi, ndr) Mathieu è andato in vacanza per qualche giorno. Poi però ha iniziato ad allenarsi bene e ho l’impressione che stia andando abbastanza bene. E non dimentichiamo che è settembre per tutti. La maglia iridata gli rende impossibile pedalare in modo anonimo. Ma anche senza averla indosso, per Mathieu era quasi impossibile».

Mathieu insieme al campione europeo Jakobsen. VDP non sarà in gara a Drenthe il 24 settembre
Mathieu insieme al campione europeo Jakobsen. VDP non sarà in gara a Drenthe il 24 settembre

Continuare al top

Van der Poel ha vinto solo cinque corse in questa stagione, ma fra queste ci sono la Milano-Sanremo, la Parigi-Roubaix e il campionato del mondo.

«E quelle sono le corse in base alle quali viene giudicato – ha proseguito il suo tecnico – per me può vincere 25 gare, ma ci aspettiamo tutti che vinca gare come Sanremo, Fiandre o Roubaix. La quantità non è importante, conta la qualità. Nel team ci occupiamo anche del suo benessere mentale. Oggi ha 28 anni: questa è una fase cruciale della sua carriera. Se la supera bene, può continuare a correre ad alto livello per qualche altro anno. Spesso si vedono i migliori talenti svanire dopo questa fase della loro carriera, intorno ai trent’anni. Facciamo tutto il possibile per impedirlo, perché semplicemente andare avanti in modo anonimo non è nel suo carattere. O continua nel modo giusto, oppure non continua».

Per il campione olandese sempre tanta passione da parte dei fans, ancor più dopo il titolo mondiale
Per il campione olandese sempre tanta passione da parte dei fans, ancor più dopo il titolo mondiale

Pressione e salute

E qui Roodhoft ha spalancato la porta su uno dei problemi che sta determinando da qualche anno il nuovo corso del ciclismo e aumentando la pressione sugli atleti, soprattutto sui più forti, arrivando a ritiri clamorosi come quello di Tom Dumoulin.

«Corrono molto meno, ma sono sempre in bicicletta. All’interno di questo approccio completamente nuovo, fatto di allenamento in quota e controllo rigoroso del cibo, spetta a noi garantire il benessere mentale. Ormai correre significa lavorare per obiettivi, cercare di essere forti al momento giusto e in modo sano».

Balsamo, l’ultimo bacio a Madrid e poi la valigia per Sydney

16.09.2022
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Elisa Balsamo, 24 anni, ha chiuso la valigia e per la prima volta da un anno, al suo interno non c’era la maglia iridata. Nel momento in cui leggerete questa parole, la campionessa del mondo in carica è in volo fra Malpensa e Abu Dhabi, da cui poi con gli altri azzurri spiccherà il volo verso Sydney.

La Vuelta è stata l’ultima corsa con la maglia iridata; un viaggio iniziato a Leuven il 25 settembre 2021
La Vuelta è stata l’ultima corsa con la maglia iridata; un viaggio iniziato a Leuven il 25 settembre 2021

«Diciamo che ha fatto abbastanza effetto – dice – non portare quella maglia. Mi consolo col fatto che è stato un anno veramente positivo. Però nel dubbio non ho riposto niente, chi lo sa come finisce la storia…».

Gli occhi puntati

Il percorso di Balsamo fino ai mondiali di Wollongong è passato per la Vuelta, con una vittoria di tappa che ha confermato la buona condizione. E anche se il mondiale, come ama ripetere, è sempre qualcosa di particolare, il senso di aver fatto il proprio dovere è una bella compagnia su cui appoggiarsi.

La prova su strada delle donne elite misura 164,3 chilometri: una distanza importante

«L’anno scorso – spiega – arrivai a Leuven con addosso la rabbia di voler risollevare una stagione difficile che non era andata come volevo (la delusione delle Olimpiadi fu davvero un duro colpo, ndr). Adesso invece arrivo dalla stagione più bella e sicuramente ho più occhi puntati addosso. L’anno scorso nessuno avrebbe creduto che fossi capace di vincere un mondiale, adesso magari a qualcuno potrebbe venire in mente. Perciò volo in Australia con l’idea di dare il massimo, ma senza mettermi troppe pressioni addosso».

Un mondiale aperto

Di sicuro questi mesi nella Trek-Segafredo hanno mostrato una Balsamo molto più solida e meno… velocista. La vittoria nel Trofeo Binda, che il suo tecnico Arzeni aveva teorizzato in anni non sospetti, ha iniziato a mostrare un’atleta completa che vincendo poi anche la Gand-Wevelgem e il campionato italiano, ha dimostrato di saper stringere i denti in salita. E poi di sapersi sempre fare giustizia con il suo sprint. Per questo il percorso nervoso di Wollongong – lungo 164,3 chilometri con tratto in linea, salita lunga e 5 giri del circuito – potrebbe non essere uno scoglio insormontabile.

Esperienza e buon umore: il 2022 di Balsamo alla Trek è stato un anno da incorniciare
Esperienza e buon umore: il 2022 di Balsamo alla Trek è stato un anno da incorniciare

«E’ un tracciato molto aperto – riflette – e dipenderà molto da come verrà affrontato. Potrebbe succedere che la Van Vleuten punti a tutta la salita lunga e che si ritrovino nel circuito finale in un piccolo gruppo selezionato, come anche che vada via una fuga più innocua e alla fine si rimescoli tutto. Sicuramente la Trek-Segafredo mi ha dato tanto. Avere compagne esperte come Elisa Longo Borghini, Lucinda Brand ed Ellen Van Dijk aiuta a crescere. Alla Valcar non c’erano, per cui sono soddisfatta di quello che ho fatto prima e anche molto della mia scelta successiva».

L’iride in gioco

In questo quadro di solidità, si inserisce anche il nuovo progetto azzurro di Paolo Sangalli, che ha ripreso il buono costruito negli ultimi anni da Salvoldi e ha portato dentro la sua flemma e la capacità di vivere vigilie e avvicinamenti meno pressanti.

Per favore, verrebbe da sorridere, qualcuno le dia una maglia: Elisa non ha mai indossato quella della Trek
Per favore, verrebbe da sorridere, qualcuno le dia una maglia: Elisa non ha mai indossato quella della Trek

«Abbiamo una bella squadra – dice Balsamo – con la sola pecca di Marta (Cavalli, ndr) che sconta ancora i postumi della caduta del Tour. Credo che saremo un bel gruppo, pronto a reagire alle situazioni della corsa. Sangalli sta cercando di darci tranquillità, non mette pressioni e questo lo apprezzo molto, perché preferisco lavorare concentrata seguendo il mio percorso. E comunque anche per lui sarà il primo mondiale, magari sarà emozionato. Quindi si va in Australia per rimettere in gioco la mia maglia iridata. Sicuramente mi ci sono affezionata, ma in ogni caso sono molto contenta di come siano andate le cose finora».

Il nuovo Alaphilippe: nervi saldi, meno errori e il sogno Liegi

16.01.2022
5 min
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Alaphilippe si accinge a vivere il secondo anno da campione del mondo con una flemma mai vista. Il corridore spiritato che in certi giorni era difficile da seguire anche nelle dichiarazioni ha ceduto il posto a un uomo calmo e riflessivo. Sarà la paternità oppure la serenità di non dover dimostrare altro, pensiamo che se il francese riuscirà a portare questa flemma in corsa, diventerà il cecchino che tanti aspettano. Si è visto a Leuven, in fondo, quando ha messo il naso fuori una sola volta e ha vinto. Oppure forse si tratta di semplice necessità, dovendo fronteggiare avversari più forti di lui fisicamente.

Molto più pacato, Alaphilippe ha spiegato che la Liegi sarà il primo obiettivo
Molto più pacato, Alaphilippe ha spiegato che la Liegi sarà il primo obiettivo

«Il risultato più bello del 2021 – dice – è stato essere diventato padre, il più grande cambiamento nella mia vita. Non si può comparare con i risultati del ciclismo, ma in qualche modo sento che vi è connesso. Sono contento dell’ultima stagione, perché ho raggiunto i miei obiettivi. Ho vinto nuovamente la Freccia Vallone. Ho provato l’emozione di vincere al Tour e prendere la maglia gialla dieci giorni dopo la nascita di mio figlio. E poi è arrivata la maglia iridata per il secondo anno consecutivo, che è stata più di un sogno. Quest’anno voglio godermela (dice toccandola con il palmo della mano, ndr) senza rincorrere traguardi troppo lontani».

Tutto sulla Liegi

Per certi versi è come se non avesse ancora metabolizzato la seconda vittoria iridata e in qualche momento di questa conversazione sarà lui per primo ad ammetterlo.

«Credo che questa mentalità – dice – possa essere la chiave della mia carriera. Vuoi vincere, ma è difficile essere sempre a livelli altissimi e questo può diventare un pensiero che ti schiaccia. Io invece voglio stare bene. Mi spiego. Ho rincorso le classiche fiamminghe, il Fiandre soprattutto. Potrebbe essere alla mia portata, ma la prima volta mi è costato una frattura e un lungo stop, mentre l’anno scorso sul Kruisberg mi si è spenta la luce. Ma soprattutto mi ha portato lontano da quelli che sono i miei obiettivi principali. Sono molto motivato per la Liegi, la corsa che più mi si addice e che finora mi è sfuggita per i miei errori e per l’arrivo di avversari nuovi».

La lezione di Valverde

I suoi errori. Impossibile dimenticare il 2020, quando proprio nel finale della Doyenne (che si corse d’ottobre) buttò via forze a profusione, poi chiuse Hirschi in volata e alla fine alzò le braccia troppo presto permettendo a Roglic di passarlo, con la squalifica come mazzata finale. Oppure il 2021, quando è arrivato a ridosso dello sprint ancora in testa al gruppetto, ha dovuto inventarsi una manovra da pistard per tornare in coda e poi ha lanciato la volata con troppo anticipo, permettendo a Pogacar di rimontarlo.

Julian Alaphilippe compirà 30 anni l’11 giugno (foto Quick Step-Alpha Vinyl)
Julian Alaphilippe compirà 30 anni l’11 giugno (foto Quick Step-Alpha Vinyl)

«E’ naturale a volte fare degli errori – sorride amaro – ma mi sono reso conto che alcuni di questi sono stati frutto della pressione. Il mio primo anno in maglia iridata in certi momenti è stato così e non voglio che si ripeta. Devo accettare che non posso vincere ogni corsa e devo smetterla di fare come qualche stagione fa, quando vincevo e subito guardavo alla corsa successiva. Sono sicuro che questo mi porterà a divertirmi di più. Devo imparare da Valverde. Sono certo che a 40 anni non sarò più in gruppo come lui, ma so anche che Alejandro è un esempio per il livello che riesce ad avere e la capacità di sorridere dopo ogni corsa. Che abbia vinto o che abbia perso».

Al Tour da cacciatore

Gestire la pressione e farsela scivolare addosso: proprio lo spagnolo è maestro. E questo gli ha permesso negli anni di accettare sfide pazzesche senza farsene schiacciare, vincendo classiche e conquistando podi nei tre grandi Giri.

«La sola pressione che accetto – dice Alaphilippe – è quella che metto a me stesso, nel non voler deludere la squadra e i tifosi. Una pressione da cui invece ho imparato a stare alla larga è quella del Tour. Per ora la mia presenza alla Grande Boucle sarà giorno per giorno, con l’impegno di andare a vedere le tappe in cui potrei vincere. Mi chiedono spesso se correndo in un’altra squadra, il mio atteggiamento sarebbe diverso. Forse sì, forse no. Tanti mi chiedono di fare classifica, ma io per primo so che i risultati del 2019 furono anche il frutto si situazioni e che ad oggi sarei il primo a sorprendermi se fossi capace di gestire tre settimane.

«Perciò, anche quest’anno sentite che cosa farò. Voglio il tempo per divertirmi sulla bici. Voglio portare in gruppo questa maglia, che è la più bella e tutti sognano e alla quale per certi versi devo ancora abituarmi. Ricordo quando nel 2019 mi passava accanto Valverde e io lo guardavo con ammirazione. Ecco cosa farò nel 2022. E non credo che cambierò idea».

Casa Colpack, arriva Baroncini. Colleoni racconta…

10.10.2021
7 min
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«Mio padre era contadino. E quando correva Gimondi – raconta Colleoni – lasciava le vacche a urlare e ancora da mungere nella stalla per andare a sentire la radio. Il ciclismo è lo sport più bello, più controllato e meno pagato. La maglia iridata di Baroncini è l’ultima ciliegina, cos’altro posso chiedere? Finora avevamo quella di Ganna nell’inseguimento. Quando in Belgio, Baroncini ha attaccato ero a casa mia con la pelle d’oca. Uscivo in giardino per la tensione e urlavo. La gente avrà pensato che fossi diventato matto…».

La sede Colpack si trova a Mornico al Serio, nell’ufficio in fondo al corridoio Beppe Colleoni racconta il ciclismo della sua squadra e dei suoi ragazzi. Dalle foto e dai quadri alle pareti, si capisce che il Team Colpack-Ballan sia più di un semplice passatempo. Antonio Bevilacqua, seduto accanto funge da memoria storica. Il presidente è in gran forma, la sensazione è che parlare di ciclismo per qualche minuto lo distragga dalle incombenze di lavoro. Il dannato Covid è ancora in giro, se non altro per le sue conseguenze. Un fornitore di materia prima non consegna come dovrebbe e questo per la produzione è un bel problema. Baroncini seduto davanti, annuisce e sorride, mentre firma cartoline con la sua foto da iridato.

Sabato il team, tirato da Baroncini, ha vinto il tricolore cronosquadre (foto sito Colpack-Ballan)
Sabato il team, tirto da Baroncini, ha vinto il tricolore cronosquadre (foto sito Colpack-Ballan)
Presidente, ormai avete alle spalle una storia lunghissima…

Ricordo quando mio figlio Michele si mise in bici a 6 anni, poi venne la volta di Cristiano. Sono stati entrambi professionisti e Michele continua a fare avanti e indietro dal lavoro con la sua nuova fuoriserie. Gliel’ha regalata sua moglie, ci ha speso 12 mila euro. Come squadra abbiamo cominciato nel 1994 con gli juniores. Poi arrivò Bevilacqua, che voleva coinvolgermi con la Bergamasca. Ma io gli dissi: «O si fa una squadra nostra, oppure niente». Poi c’è stata la parentesi fra i professionisti, ma dal 2011 siano tornati il Team Colpack.

Ogni anno con lo stesso gusto di fare le cose?

Se posso dirlo, le cose sono cambiate, non c’è più il clima di prima. Con i ragazzi non riesco a comunicare come una volta. Un po’ per colpa della pandemia e un po’ per altri motivi. Con Villella ci sentivamo di continuo, Baroncini quasi non lo conosco. Ormai te li lasciano così poco, che non fai in tempo a conoscerli.

Si divertiva di più qualche anno fa, insomma?

Nel 2016 eravamo a San Vendemiano con Consonni e Ganna. Dissi loro che avevo il portafogli pieno e che un premio in caso di vittoria ci sarebbe stato bene. Ganna si voltò verso Consonni. Rimasero a parlare qualche minuto nel camper. Scesero. Corsero. E fecero primo e secondo. Loro sono stati gli ultimi con cui si è creato un bel rapporto, perché sono rimasti il tempo giusto.

Baroncini firma le cartoline con la sua foto in maglia iridata
Baroncini firma le cartoline con la sua foto in maglia iridata
Quant’è il tempo giusto?

Mi basterebbe farli firmare per due anni. Una maglia iridata come la sua (dice guardando Baroncini, ndr) dovresti poterla onorare. Mi verrebbe quasi da dire ai procuratori di venire loro a farsi la squadra. I ragazzi non si fermano neanche per un anno. Se adesso Baroncini potesse fare sei mesi ancora da under 23 con la maglia, sarebbe per noi il modo di venire ripagati dell’investimento su di lui. D’accordo che certi patti si fanno prima, come per Tiberi, Piccolo e Ayuso. Ma volete dirmi che hanno avuto questi grandi vantaggi ad andare di là così giovani?

Che effetto fa però vederli andar forte da professionisti?

Rinforza la nostra immagine. Masnada ha fatto con noi due anni da junior, quattro da U23 e uno da elite. Sette anni. Lo chiamavo “cavallo pazzo” perché aveva da dire con tutti. Ma non è sempre scontato che si vinca. Mi ricordo una Parma-La Spezia. Partimmo con 13 corridori e nemmeno uno nei primi all’arrivo. Ero nero (si mette a ridere, ndr). Gli dissi di lasciare borse e tute, che li avrei mandati a casa in mutande. In certi momenti però abbiamo avuto corridori che potevano fare e disfare a loro piacimento. Avrei potuto guidarli anche io dall’ammiraglia…

Perché ha impiegato così tanto per fare la continental?

Non mi interessava, non potevamo fare le corse regionali. Avevamo solo under 23 e tanti di primo anno, le corse più piccole erano e sono una necessità. Certo, la continental è bella per l’esperienza di correre fra i pro’.

Esiste un ritorno quantificabile per il vostro investimento?

Zero, niente di niente. Qualche cliente segue il ciclismo e il giorno dopo commentiamo semmai la vittoria, ma nulla di più. Coinvolgo i miei partner, le altre aziende. Gli chiedo di usare parte del budget per aiutarci con la squadra. Ma io per primo lo faccio per la passione.

Invece cosa ricorda degli anni nel professionismo?

Non grandi cose, a dire il vero. Mi ricordo che ero a Sanremo il giorno del blitz (i Carabinieri del Nas fecero al Giro del 2001 un blitz antidoping spettacolare, ma senza grossi riscontri, ndr) con gente che si calava dalle finestre e quell’episodio un po’ mi ha fermato. Non era il mio ambiente. Ma bene i controlli. Quest’anno ad Ayuso ne hanno fatto un quantitativo esagerato, ma almeno ora è tutto credibile.

Resta in contatto con i suoi ex atleti?

Sempre, quando si può. Orrico si ferma spesso a salutare, lo stesso Masnada. Quando gli ho chiesto come si trovi alla Deceuninck-Quick Step ha detto che sta come alla Colpack. Anche Ganna passa a salutare qualche volta.

E di Bevilacqua cosa dice?

E’ la mia spesa più grande (ride forte, ndr), è l’aspirapolvere del mio portafogli, ma andiamo d’accordo. Spendiamo parecchio, ma è tutto sotto controllo. Passione sì, ma con i piedi per terra.

Quest’anno la Colpack, che produce sacchetti per la raccolta differenziata che vende quasi esclusivamente all’estero, celebra i 30 anni di attività. La festa, che avrebbe dovuto farsi a gennaio ed è stata rinviata causa Covid, si svolgerà ai primi di dicembre. Colleoni partì nel 1991 con un socio, tre linee e quattro operai. Oggi ha 180 dipendenti nella sede bergamasca e altri 40 in quella di Cremona, diretta da suo figlio Cristiano. Eppure nonostante numeri così importanti, nelle stanze e nei corridori del grande capannone si vedono solo foto di ciclismo. E il passaggio di Baroncini, annunciata a gran voce nei lunghi corridori dallo stesso vulcanico Colleoni, ha la stessa enfasi della visita di un Capo di Stato. Se questa non è passione…

Capsule Collection Santini per i 100 anni dei Mondiali

24.09.2021
3 min
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I Campionati del Mondo di ciclismo entrano oggi nel vivo con le prove su strada, quelle sicuramente più affascinanti e di maggiore interesse per tutti gli appassionati. I vincitori di tutte le gare, cronometro comprese, avranno l’onore di indossare per un anno intero la maglia più bella del mondo, quella tutta bianca con l’iride in orizzontale che anche quest’anno sarà realizzata da Santini. Una collaborazione davvero felice quella tra l’azienda italiana e l’UCI che dura dal 1988.

Un secolo di Mondiali

L’edizione 2021 è davvero speciale sotto diversi aspetti. La rassegna iridata si disputa infatti nelle Fiandre, una regione che vive in stretta simbiosi con il ciclismo. Quest’anno poi i Campionati del Mondo compiono 100 anni e Santini ha deciso di celebrare la ricorrenza con una collezione ad hoc che include una maglia uomo e una donna con i nomi di quanti, uomini e donne, hanno saputo conquistare il titolo mondiale su strada e una ulteriore maglia Limited Edition con dettagli oro.

La maglia uomo vuole rendere omaggio alle leggende del ciclismo. Per questo ha incisi tutti i nomi dei ciclisti che hanno conquistato il titolo mondiale nella prova su strada tra il 1921 e il 2020. Sarà come indossare l’albo d’oro iridato.

Allo stesso modo la versione femminile riporta i nomi delle campionesse che hanno scritto il proprio nome nell’albo dei mondiali. Entrambe le maglie sono realizzate con una combinazione di tessuti in micro-rete estremamente traspiranti e leggeri e con maniche dal taglio al vivo. La maglia da donna presenta naturalmente un taglio adatto al corpo femminile. Il prezzo consigliato al pubblico è di 100 euro.

Un’edizione limitata

Santini ha pensato anche a chi desidera avere un ricordo davvero unico realizzando una versione speciale della maglia di Campione del Mondo. E’ proposta in edizione limitata e numerata di soli 1.000 pezzi per festeggiare il centesimo compleanno dei Mondiali su strada. Ogni maglia è numerata e impreziosita da dettagli oro come la zip, l’etichetta sul fianco, che riporta anche il numero della maglia, e quella ricamata al centro delle tasche posteriori che racconta questo secolo di storia.

Santini conferma la propria attenzione all’ambiente. La maglia è infatti interamente realizzata in Polartec® Power Dry Recycled, tessuto derivato da filati provenienti da PET riciclato. Disponibile per l’acquisto sul sito www.santinicycling.com e in selezionati negozi in tutto il mondo, è confezionata in una scatola da collezione. Il prezzo consigliato al pubblico è di 150 euro.

Santinicycling

A Ostenda la prima maglia iridata eco-friendly

29.01.2021
4 min
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Si comincia da Ostenda, ai campionati del mondo di ciclocross più blindati della storia, con le prime maglie iridate Santini tessute con filati riciclati. E’ singolare rendersi conto di come la spinta green sia ormai inarrestabile e sia altrettanto necessario comunicare la propria adesione, per non rimanere giù dal treno. Non basta. Anche il packaging in cui verranno confezionate sarà compostabile e smaltibile nell’umido. Racconta tutto Stefano Devicenzi, Marketing Specialist di Santini, con cui avevamo già passato in rassegna le dotazioni della Trek-Segafredo nella nostra precedente visita all’azienda di Lallio.

Ecco la prima maglia iridata ecologica, nella sua confezione compostabile
Ecco la prima maglia iridata ecologica, nella sua confezione compostabile
Un’iniziativa partita dall’Uci?

Partita da punti diversi, compreso il loro. Uci è una federazione che ha tra le sue finalità lo sviluppo mondiale del ciclismo e l’ecosostenibilità è un tema importante. Per cui quando abbiamo rinnovato l’impegno, l’esigenza di spingere in una certa direzione ci è stata ribadita. Già da prima però avevamo iniziato anche noi a valutare questo aspetto, che di recente ha avuto l’impennata di cui si diceva poco fa. Perciò, a partire dal 2021, tutte le maglie da podio Uci e quelle destinate alla vendita saranno realizzate con filati Polartec che derivano da plastiche riciclate. Ma proprio dalle bottiglie…

Le maglie e anche il packaging, giusto?

Esatto. Il materiale che utilizziamo al tatto sembra più duro del precedente, che era morbido quasi come i sacchetti dell’umido. In realtà quella era plastica al 100 per cento, mentre i nuovi, pur diversi al tatto, sono compostabili e si smaltiscono nell’umido.

Un’attenzione che rimarrà limitata alla produzione Uci?

La stiamo estendendo a tutto il magazzino fino a coprire l’intera collezione estiva 2021 e a seguire tutta la nostra produzione. In realtà si tratta di un’evoluzione fisiologica, essendo iniziata con la divisa estiva della Trek già nel 2020, presentata a Londra nel 2019, anche se ai tempi lavoravamo con tessuto Ecofabric RECY by Corno (un tessuto ecologico prodotto con filati riciclati da materiali usati o dispersi nell’ambiente) e il Native-Ecoknit di Sitip, realizzato anch’esso con fibre e filati riciclati.

Così Polartec ha annunciato la produzione di tessuti da bottiglie di plastica
Così Polartec ha annunciato la produzione di tessuti da bottiglie di plastica
Le maglie perdono o cambiano proprietà?

Niente di tutto ciò, mantengono le stesse, perché il tessuto subisce e sopporta ottimamente le stesse rivoluzioni e le lavorazioni di un prodotto tradizionale. Possiamo applicargli trattamenti antiacqua o anti raggi UV e non c’è alcuna differenza. Il risultato finale è identico. E’ come se volessi produrre cartone. Puoi farlo partendo dalla cellulosa, quindi abbattendo alberi. Oppure utilizzando carta riciclata. Il prodotto finale è lo stesso.

E’ immaginabile l’impiego di tessuti riciclati anche per l’invernale?

Ad ora siamo sull’estivo, ma è immaginabile un’estensione step by step. Un giubbino termico nasce dall’accoppiamento di materiali diversi, per cui c’è bisogno di uno sviluppo che probabilmente non tarderà ad arrivare. Come con le auto elettriche, che di anno in anno fanno degli passi ulteriori verso affidabilità e praticabilità.

Stampare un giornale su carta riciclata costa più che su carta nuova…

Immagino che forse anche questi tessuti costino qualcosa in più, non saprei dire quanto, perché la lavorazione per estrarre i polimeri dalle bottiglie di plastica non è banale. Ma anticipo la domanda: noi non abbiamo aumentato i prezzi. Le maglie costano come prima, gli unici aumenti sono quelli imposti dal mercato.

La specifica dei colori dell’iride da parte dell’Uci non ammette eccezioni
La specifica dei colori dell’iride Uci non ammette eccezioni
E’ curioso vedere come di colpo l’ambiente stia a cuore a tutti…

Pensate che il materiale dei nuovi imballaggi è stato messo a punto nel 2011, ma prima non ha avuto grandi applicazioni nel mondo del ciclismo. Aggiungete che questo cambiamento per noi nasce anche dalla necessità di ridurre la plastica che, in proporzione, è superiore nella confezione di una maglia di 30 grammi che in una bicicletta. Quasi pesava più la busta della stessa maglia. Per questo stesso motivo, fatta salva l’ultima volta a causa del Covid, ai corridori della Trek-Segafredo abbiamo smesso di dare gli scatoloni con dentro i capi imbustati.

Come mai?

Se entravi nella stanza di un corridore nel giorno in cui gli davano la dotazione, ti trovavi davanti a un’esplosione di carta e buste. Quindi loro aprivano tutto e lo mettevano nelle valigie. Così cosa abbiamo fatto? Prepariamo noi le valigie, mettendo dentro la dotazione senza imballo. Comunque confermo che da un anno all’altro è diventato fondamentale poter dire di essere davvero eco-friendly. Come per le case automobilistiche. Anche quelle con i motori super potenti piano piano si sono viste costrette a mettere in gamma quantomeno un’ibrida. Magari non c’è mai stata la corsa ad arrivarci prima dei competitor, ma adesso sarebbe davvero brutto essere fuori da questa dimensione.

Confezione maglia iridata Santini

Santini dice addio alla plastica grazie a TIPA

23.01.2021
2 min
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Santini si conferma sempre più un’azienda attenta alla salvaguardia dell’ambiente. Di recente ha infatti siglato un accordo con TIPA, finalizzato a eliminare l’utilizzo della plastica nella fase di confezionamento.
TIPA è una realtà internazionale che dal 2010 ha sviluppato una tecnologia per produrre sacchetti del tutto simili alla plastica che hanno però il pregio di essere interamente degradabili grazie a una miscela di polimeri compostabili.

Una scelta strategica

La collaborazione con TIPA si inserisce in una strategia aziendale più ampia, che va dalla priorità verso fornitori a Kilometro Zero fino alla produzione di capi realizzati utilizzando tessuti riciclati.
L’azienda bergamasca ha infatti scelto fornitori di tessuti del proprio territorio. Fra queste ci sono le aziende bergamasche Sitip e Carvico, e si sta sempre più impegnando nella produzione di capi con filati riciclati.

Logo Tipa
TIPA è un’azienda che collabora con grandi marchi di settori dall’abbigliamento al food
Logo Tipa
TIPA è un’azienda che collabora con grandi marchi di vari settori dall’abbigliamento al food

Maglie iridate riciclate

I completi forniti ai team professionistici delle formazioni maschile e femminile Trek-Segafredo, di cui vi avevamo già parlato, così come la maglia ufficiale della Granfondo Stelvio Santini ed anche alcune collezioni per la prossima estate, sono realizzati con tessuti riciclati e derivati dal recupero di materiali di scarto. Inoltre, a partire dai Mondiali Uci di Ciclocross 2021, le maglie destinate ai campioni del mondo di tutte le discipline saranno realizzate con tessuti riciclati forniti da Polartec.

Schema di biodegradabilità confezioni TIPA
Le confezioni TIPA si decompongono in soli 12 mesi
Schema di biodegradabilità confezioni TIPA
Le confezioni TIPA di decompongono in soli 12 mesi

Confezioni biodegradabili

«Non solo i capi saranno quindi amici dell’ambiente, ma anche le loro confezioni – dichiara Paola Santini, Marketing Manager di Santini Cycling Wear – e grazie all’accordo con TIPA, da gennaio 2021 utilizzeremo infatti imballaggi compostabili. Questo è il nostro impegno per diventare sempre più sostenibili e avere un impatto minore sull’ecosistema».
«L’imballaggio TIPA è un’alternativa veramente sostenibile ai tradizionali materiali di confezionamento in plastica monouso – ha commentato Daphan Nissenbaum, CEO e co-fondatrice di TIPA – perché garantisce la stessa protezione al suo contenuto, ma si biodegrada completamente, ritornando alla terra come compost». Gli imballaggi TIPA possono essere gettati nel compost domestico, cioè nel sacchetto per la raccolta dell’umido. Questo permetterà loro di disintegrarsi entro sei mesi e biodegradarsi completamente in un anno.

santinicycling.com

tipa-corp.com

David Lappartient, Monica Santini

Santini-Uci, altri quattro anni iridati

26.09.2020
4 min
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L’Uci e Santini si sono stretti nuovamente la mano e per i prossimi quattro anni la maglia iridata avrà il logo dell’azienda bergamasca. La novità dell’accordo di Imola è un occhio rinnovato all’ambiente e alle tematiche ecologiche

A partire da gennaio 2021, infatti, dai mondiali di ciclocross in Belgio, la maglia iridata sarà realizzata con tessuti riciclati da Polartec. Saranno eco-friendly anche la maglia per il campione del mondo master e quelle leader del circuito Women’s World Tour. Tutte le maglie saranno infine inserite in una confezione biodegradabile.

«Un capitolo importante della nostra storia aziendale – ha commentato Monica Santini, Amministratore Delegato di Santini Cycling Wear – che racconta della collaborazione con la più alta istituzione del ciclismo mondiale. La scelta di materiali riciclati conferma il nostro impegno verso l’ambiente. Da anni, infatti, scegliamo fornitori locali e stiamo sempre più utilizzando tessuti riciclati».

Galleria iridata azienda Santini Bergamo
Nella sede dell’azienda, una parete racconta tutti i mondiali dal 1988
Galleria iridata azienda Santini Bergamo
Nella sede bergamasca dell’azienda, una parete racconta tutti i mondiali dal 1988

Un passo indietro nella storia di Santini lo abbiamo fatto con Paola Santini, Direttore Marketing di Santini Cycling Wear. Le due sorelle, figlie del cavalier Pietro, sono oggi la colonna portante dell’azienda.

Da quanto tempo Santini realizza la maglia iridata?

Santini è partner dell’Uci dal 1988 e questo legame rappresenta un capitolo fondamentale nella storia aziendale. Vestire i campioni del mondo è fonte di grande orgoglio. 

La maglia iridata si presta a variazioni? 

E’ una maglia iconica che non cambia nel tempo. Abbiamo fatto un restyling nel 2016 quando l’Uci ha aggiornato il logo ed è stato deciso di rendere la grafica unica per tutte le discipline.

Quindi non si cambia?

Quindi sul design della maglia iridata non c’è molto da fare, ma abbiamo la piena fiducia di Uci per la scelta dei tessuti che vengono aggiornati costantemente. Per quanto riguarda invece la linea Uci, abbiamo mano libera per disegnarla, nel rispetto delle linee guida dell’uso dei colori e del logo.

Taglio stoffa iridata, carta, Santini
La macchina taglia il tessuto, inizia il percorso che porterà alla maglia iridata
Taglio stoffa iridata, carta, Santini
La macchina taglia il tessuto, inizia il percorso che porterà alla maglia iridata
Quanti eventi iridati coprite ogni anno? 

Forniamo le maglie ai campionati del mondo per tutte le specialità. Dalla strada alla pista, dal ciclocross alla mountain bike, passando per indoor cycling e para-cycling. Ci attiviamo anche con la creazione di una linea dedicata per alcuni di questi eventi, lavorando direttamente con l’organizzatore locale e l’Uci.

La maglia iridata è anche un prodotto da vendere? 

Le vendite riguardano soprattutto i prodotti della linea Uci con i colori dell’iride. La maglia iridata non è il prodotto più venduto. Credo che in parte sia dovuto ad un certo imbarazzo nei confronti di una maglia così importante per il ciclismo. Una maglia che molti pensano si possa indossare solo se meritata, sudata e vinta.

Santini, rotoli stoffa iridata
Si stampa su carta la striscia iridata che passerà poi sul tessuto delle maglie
Santini, rotoli stoffa iridata
Si stampa su carta la striscia iridata che passerà poi sul tessuto delle maglie
Le tante grafiche dei mondiali vi hanno complicato la vita? 

La parte complicata è il fatto che ogni mondiale ha un organizzatore diverso e quindi persone nuove cui spiegare ogni volta cosa facciamo. Una volta superato questo scoglio, il nostro direttore creativo, Fergus Niland, si diverte a disegnare la linea dedicata.

C’è stato un campione del mondo cui l’azienda è stata più legata che ad altri? 

Più di uno e per diverse motivazioni. A livello emozionale posso citare Bugno e anche Freire, con i quali abbiamo avuto un rapporto molto stretto di collaborazione e amicizia. Poi ci sono campioni come Sagan o tutti gli australiani, da Evans a Dennis.

Perché gli australiani?

Perché hanno vinto il mondiale vestendo già Santini con la propria nazionale. Mads Pedersen invece è stato speciale perché era da molto che un corridore di un team sponsorizzato Santini, la Trek-Segafredo, non vinceva un mondiale su strada. Avrei una lista infinita e non vorrei dimenticare le donne.

Santini, timbro maglia iridata, punzone
La maglia è pronta. Cucita la zip, resta soltanto da apporre il timbro con il logo Santini
Santini, timbro maglia iridata, punzone
La maglia è pronta. Cucita la zip, resta soltanto da apporre il timbro con il logo
Quali vogliamo ricordare?

Anna Meares, con cui abbiamo un bellissimo rapporto e che per noi è un’icona, non solo per le vittorie che ha conseguito in carriera ma anche per quello che rappresenta per il ciclismo femminile su pista. Oppure “Lizzie” Deignan, che ha dimostrato come l’essere donna e mamma non significhi smettere di vincere! Con entrambe abbiamo sviluppato alcune delle nostre linee dedicate alle donne e quindi abbiamo lavorato a stretto contatto creando un rapporto unico.