I top e flop del 2023. I verdetti di Gregorio e Pancani

10.10.2023
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All’epilogo del 2023 su strada manca pochissimo, col calendario che prevede gli ultimi impegni di classe 1.Pro e World Tour. In questi giorni si sta correndo ancora in Turchia, in Veneto, in Cina e in altri angoli più isolati del mondo. Tutte gare che per qualche corridore potrebbero riequilibrare (parzialmente o meno) l’annata ma che non andrebbero a stravolgere la graduatoria di chi ha convinto o di chi è stato al di sotto delle aspettative.

Abbiamo voluto interpellare Luca Gregorio (che ci ha anticipato ciò che ha detto nel suo podcast) e Francesco Pancani, rispettivamente le prime voci delle telecronache Eurosport e Rai Sport, per conoscere i loro personalissimi “top&flop” della stagione. Un compito forse meno scontato del previsto.

Il rischio di trovarsi di fronte all’imbarazzo della scelta, sia in positivo che negativo, nell’esprimere i propri verdetti c’era eccome.

Sia per Gregorio che per Pancani, Pogacar e Vingegaard sono stati indubbiamente due top del 2023
Sia per Gregorio che per Pancani, Pogacar e Vingegaard sono stati indubbiamente due top del 2023

I promossi

Sentiamo che nomi ci hanno dato, motivandoli con il loro stile e non necessariamente in ordine di importanza. E partiamo dai promossi.

GREGORIO: «Inizio da Tadej Pogacar. E’ semplicemente il migliore. Numero uno della classifica mondiale, sempre sul pezzo da febbraio a ottobre. Protagonista nelle classiche e nelle corse a tappe. Vogliamo dirgli qualcosa? Fiandre e Lombardia (il terzo di fila come Coppi e Binda) nello stesso anno. Pazzesco».


PANCANI: «Filippo Zana. Parto con i cosiddetti top sotto un’ottica diversa, inserendo due nomi italiani. Il primo è il veneto della Jayco-AlUla. Personalmente ero molto curioso di vederlo in un team WorldTour e penso che abbia dimostrato grande personalità. La vittoria a Val di Zoldo al Giro d’Italia è la ciliegina sulla torta della sua stagione, oltre alla generale allo Slovenia. Però più che questi successi, mi è piaciuta la regolarità con cui ha lavorato alla grande per i suoi capitani».

GREGORIO: «Il secondo nome che faccio è Mathieu Van der Poel, un cecchino infallibile. Anno magico per lui e per questo merita il premio, per me, di migliore del 2023. Sanremo, Roubaix e un Mondiale da leggenda nel giro di sei mesi. Fenomenale».

Senza dubbio Filippo Zana è stata una delle belle conferme (o sorprese?) della stagione, specie per Pancani
Senza dubbio Filippo Zana è stata una delle belle conferme (o sorprese?) della stagione, specie per Pancani

PANCANI: «Dico Filippo Ganna perché secondo me anche il giorno che non correrà più sarà sempre un top. Ha fatto un grande inizio di stagione con un bellissimo secondo posto alla Sanremo e pure durante la stagione, specie nel finale alla Vuelta, si è riscoperto anche velocista. Poi, anche se non parliamo di strada, non posso dimenticare quello che ha fatto in pista ai mondiali di Glasgow nell’inseguimento individuale».

GREGORIO: «Proseguo con Jonas Vingegaard, a mio parere il più forte corridore attuale nei grandi giri a tappe. Dominante in salita, efficace a crono, sempre sul pezzo e con attorno una squadra super. Ha vinto anche Baschi e Delfinato e avrebbe potuto prendersi pure la Vuelta. Ice-man».

PANCANI: «Ovviamente Tadej Pogacar. E’ un corridore che vince da febbraio ad ottobre e non si tira mai indietro. Ha vissuto una primavera fantastica vincendo Parigi-Nizza, Fiandre, Amstel e Freccia. Solo una caduta alla Liegi lo ha messo fuori gioco compromettendogli la preparazione al Tour. Nonostante tutto in Francia ha ottenuto il suo quarto podio finale. Ha fatto secondo, un piazzamento che pesa. Ha chiuso poi alla grande col Lombardia».

GREGORIO: «Aggiungo Primoz Roglic. Ha vissuto la stagione dei sogni. Il suo peggior risultato è un quarto posto, ovviamente non considerando i piazzamenti nelle tappe parziali di un grande giro. Può piacere o meno come stile e modo di correre, ma è quasi infallibile. Giro d’Italia, Tirreno, Catalunya, Emilia, terzo alla Vuelta. Il modo migliore per salutare i calabroni. Garanzia».

Uno splendido Roglic sfila in rosa sulle strade di Roma. E questo non è stato il suo unico grande risultato, ha ricordato Gregorio
Uno splendido Roglic sfila in rosa sulle strade di Roma. E questo non è stato il suo unico grande risultato, ha ricordato Gregorio

PANCANI: «Un altro che non può mancare è Mathieu Van der Poel. Credo che sia veramente l’unico corridore che riesca ad entusiasmare il pubblico col suo modo sfrontato anche più dello stesso Pogacar. VdP quest’anno ha centrato tutti gli obiettivi che si era prefissato. Sanremo, Roubaix e mondiale. Già queste valgono una carriera, figuratevi una stagione. E come le ha vinte. Caro Mathieu, per me sei il top del 2023».

GREGORIO: «Infine dico Wout Van Aert. Questa quinta menzione dovrebbe essere per Evenepoel (cifre alla mano), ma scelgo Van Aert perchè è una benedizione per questo ciclismo. C’è sempre. Comunque e dovunque. E’ vero, ha vinto poco e non corse di primo piano, ma nello stesso anno ha fatto secondo al Mondiale e all’Europeo, terzo alla Sanremo e alla Roubaix, quarto al Fiandre e ha regalato una Gand a Laporte. Commovente».

PANCANI: «Il mio ultimo nome è Jonas Vingegaard. Forse è il meno personaggio fra tutti i suoi rivali e personalmente mi piace moltissimo questo suo essere naturale, con atteggiamenti apparentemente distaccati. E’ andato forte da inizio stagione. Al Tour ha cotto a fuoco lento Pogacar e gli altri. La crono di Combloux è stata qualcosa di incredibile. Si è meritato una menzione anche perché è andato alla Vuelta, correndola da protagonista e finendola col secondo posto. Per me ha preso ulteriore consapevolezza dei suoi mezzi».

Tanto impegno non è bastato a Carapaz, a dire il vero anche sfortunato. Richard è tra i bocciati di peso di Pancani
Tanto impegno non è bastato a Carapaz, a dire il vero anche sfortunato. Richard è tra i bocciati di peso di Pancani

I bocciati (o rimandati)

Si passa poi alle note dolenti. E qui non mancano le sorprese, come Vlasov per esempio, ma anche i giudizi concordi. Scopriamoli…

GREGORIO: «Enric Mas. il primo anno del post-Valverde sarebbe dovuto essere quello della consacrazione per il maiorchino. Zero vittorie e un sesto posto (anonimo) alla Vuelta ci hanno raccontato il contrario. Eterno incompiuto».

Tra i bocciati di Gregorio figura il russo Vlasov. Un potenziale non espresso del tutto, come Mas
Tra i bocciati di Gregorio figura il russo Vlasov. Un potenziale non espresso del tutto, come Mas

PANCANI: «Wout Van Aert. Inizio andando controcorrente. Sembrerà quasi un’offesa perché parlo di un grandissimo atleta ed uno dei fenomeni di questi anni. Il belga della Jumbo-Visma però sta allungando la sua lista di secondi e terzi posti che lo rendono sempre più una sorta di “Paperino” del ciclismo. E onestamente mi fa molto male vederlo così. Diciamo che lo definirei un flop di stimolo».

GREGORIO: «Alexander Vlasov. La Bora lo aveva preso nel 2022 per puntare almeno al podio in un GT. Quest’anno, come sempre, ha chiuso in crescendo. Ma non basta. Stesso discorso di Mas. Buon potenziale, ma resa non all’altezza. Vorrei ma non posso».

PANCANI: «Voglio esagerare in modo un po’ provocatorio e dico Remco Evenepoel. E’ vero che ha vinto la Liegi, pur con la fuoriuscita di Pogacar qualcuno potrebbe dire, ed il mondiale a crono ma in altri appuntamenti ha steccato. Al Giro, per tanti motivi. Alla Vuelta è andato fuori classifica subito e al Lombardia, sempre complice anche una caduta, non ha fatto risultato. E’ uno dei tanti talenti attuali e forse quest’anno sui piatti della bilancia pesano più gli obiettivi mancati che i successi».

GREGORIO: «Fabio Jakobsen. Sette vittorie all’attivo (solo la tappa alla Tirreno, però, pesa), ma da uno dei primi 2-3 velocisti al mondo era lecito attendersi molto di più. Cambierà aria (Dsm) e speriamo gli faccia bene».

PANCANI: «Fabio Jakobsen. Sono completamente d’accordo con Luca. Anch’io da un velocista come lui mi aspettavo tanto ma tanto di più».

Chiudiamo con un bocciato in comune: Jakobsen. Nonostante tutto ha messo nel sacco 7 corse
Chiudiamo con un bocciato in comune: Jakobsen. Nonostante tutto ha messo nel sacco 7 corse

GREGORIO: «Julian Alaphilippe. Mi piange il cuore perché è il mio idolo indiscusso, ma vedere Loulou confinato a gregario di lusso a 31 anni mi fa sanguinare. Due vittorie appena e ormai nemmeno mai in gara per un buon piazzamento nelle classiche. Fine della storia?».

PANCANI: «Richard Carapaz. Diciamo che è stato bravo a nascondersi fino a luglio cogliendo solo una vittoria a fine maggio. Al Tour è stato sfortunato con una brutta caduta alla prima tappa ma forse aveva sbagliato ad improntare la sua stagione solo con la gara francese. E’ stato buono il recupero di condizione nel finale di stagione con alcuni bei piazzamenti ma potevamo aspettarci qualcosa di più».

GREGORIO: «Hugh Carthy. Il terzo posto alla Vuelta del 2020 ci aveva fatto pensare a un corridore potenzialmente in crescita. Ma il britannico ha bucato anche questo 2023. Mi viene da pensare solo a una cosa. Meteora».

PANCANI: «David Gaudu. Dopo il secondo posto alla Parigi-Nizza era lecito aspettarsi qualcosa in più da un corridore che è una promessa da un po’. Di fatto ha costretto Demare a lasciare la Groupama-Fdj per avere la squadra al suo servizio al Tour, dove ha chiuso nono nella generale. E anche nelle classiche non ha inciso. Al momento non sembra essere lui il primo francese che potrebbe rivincere il Tour. In ogni caso, nel 2024 deve fare il definitivo salto di qualità».

Musica e ciclismo sul canale video di Magnetic Days 

19.12.2022
3 min
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E’ andata in onda lunedì scorso 5 dicembre, direttamente sulla piattaforma di intrattenimento video di Magnetic Days MDVIDEO.TV, la prima puntata del format Scatto & Stacco. Ad ideare e moderare questo nuovo ciclo di appuntamenti, come anticipato disponibile solo ed esclusivamente sul canale ufficiale video di Magnetic Days, è Roberto Sardelli: esperto giornalista sportivo toscano, con il ciclismo nel cuore, e grande appassionato di musica proprio come Riccardo Magrini che lo accompagna sin dalla prima puntata.

E proprio l’ex professionista di Montecatini Terme, da anni voce e volto tecnico del ciclismo per quanto riguarda Eurosport, è un grande appassionato di musica, al punto tale di intonare qualche… ritornello durante le dirette in corsa in compagnia di Luca Gregorio, trasformando così la tappa in un momento a dir poco unico ed originale.

Il primo ospite del nuovo format è stato Riccardo Magrini, voce di Eurosport
Il primo ospite del nuovo format è stato Riccardo Magrini, voce di Eurosport

Da Merckx alla luna

La prima puntata è stata dedicata all’anno 1969: una stagione di profondi cambiamenti all’indomani delle contestazioni studentesche e dei movimenti operai. Un anno ricordato per il primo allunaggio, ma anche per moltissima buona musica ascoltata in primis al Festival di Sanremo.

Per quanto riguarda invece il ciclismo, il 1969 passò agli annali come la stagione della definitiva consacrazione del più grande corridore di tutti i tempi: il belga Eddy Merckx.

Un format da scoprire

«Non potevamo non ospitare sulla nostra piattaforma video MDVIDEO.TV anche l’amico Riccardo Magrini – ha dichiarato Marco Sbragi, il CEO di Magnetic Days – che voglio ricordare tra i primissimi personaggi del mondo dello sport ad utilizzare il nostro trainer Jarvis. Ma a parte questo dettaglio, per noi comunque importante, l’esperienza di Magrini, unitamente al suo modo estremamente spontaneo di stare davanti alle telecamera, rende sempre piacevoli e interessanti i suoi contenuti. Scatto & Stacco è un format nuovo e stimolante, un piccolo viaggio che coniuga mondi apparentemente lontani come il grande ciclismo e la musica leggera, il tutto amplificato dalla simpatia e dall’affiatamento di lunga data che esiste tra Roberto Sardelli e Riccardo Magrini».

MDVideo

MagneticDays

Veloplus, la nuova casa del ciclista

28.06.2022
4 min
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Nei giorni scorsi abbiamo avuto il privilegio di essere fra i primi a visitare il nuovo showroom di Veloplus, azienda specializzata nella produzione di abbigliamento personalizzato per il ciclismo. A farci da guida è stato Matteo Spreafico, che con il papà Maurizio e le sorelle Alice ed Erika porta avanti con passione e competenza l’azienda di famiglia.

Matteo ricopre diversi ruoli in Veloplus tanto da definirsi un vero e proprio “tuttofare”. Si occupa infatti di ricerca e sviluppo, testa personalmente ogni nuovo prodotto e si dedica alla definizione delle strategie di marketing finalizzate a far crescere il marchio. E’ lui a raccontarci la genesi di questo nuovo progetto che per Veloplus vuole essere una “vetrina elegante” dove poter esporre il meglio della propria produzione.

La serata di presentazione è continuata poi all’interno del nuovo showroom
La serata di presentazione è continuata poi all’interno del nuovo showroom
Cosa vi ha portato a decidere di aprire uno showroom?

Ad essere sinceri, all’inizio non avevamo in previsione di fare uno showroom. E’ stata una decisione presa nel momento stesso in cui ci siamo trasferiti nella sede dove ci troviamo oggi. Siamo qui dall’inizio di quest’anno. Avevamo bisogno di più spazio dal momento che il lavoro continuava a crescere. La sede che abbiamo scelto aveva già un edifico accanto alla struttura principale, oggi occupata da produzione e uffici, che si prestava perfettamente ad essere uno showroom. E’ nata così l’idea di creare un ambiente elegante ed accogliente dove mostrare i nostri prodotti ed incontrare i nostri clienti.

Se non ci sbagliamo, nuova sede e showroom arrivano in un momento molto particolare nella storia di Veloplus?

E’ corretto. Quest’anno Veloplus festeggia i suoi primi 15 anni. Il marchio nasce infatti nel 2007. Nell’ultimo anno ci sono state poi tantissime novità a testimonianza della forte crescita che abbiamo avuto. Per prima cosa abbiamo rinnovato il nostro sito internet, sia da un punto di vista grafico che dei contenuti. Successivamente abbiamo lanciato il nostro e-commerce a supporto della nuova collezione firmata Veloplus che è andata ad affiancarsi al personalizzato e per la quale abbiamo creato un logo ad hoc. Le novità sono state davvero tante e tutte concentrate in un breve periodo.

L’idea del nuovo showroom è di avere un posto elegante ed accogliente dove mostrare le nuove collezioni
L’idea del nuovo showroom è di avere un posto elegante ed accogliente dove mostrare le nuove collezioni
Se dovessimo definire il nuovo showrom che parole potremmo usare?

Mi piace pensarlo come “la casa del ciclista”. La mia idea, la stessa di mio papà e delle mie sorelle, è che diventi un luogo dove ciascuno possa trovare il prodotto perfetto per il proprio modo di interpretare il ciclismo. Chi entra nel nostro showroom può trovare il meglio della nostra produzione, ma anche capi che potremmo definire entry level, adatti a chi si avvicina al mondo del ciclismo ma vuole comunque indossare un prodotto di qualità spendendo il giusto.
Tutto è ordinato. Da una parte si trova l’abbigliamento da uomo, dall’altra quello riservato alle donne. Uno spazio particolare è stato inoltre dedicato ai ciclisti più piccoli. La nostra è davvero un’offerta completa. Da poco abbiamo anche inserito una collezione particolare realizzata con l’artista Bob Marongiu con capi ricchi di colori e di allegria.

Che ruolo avrà lo showroom nel vostro rapporto con i team ciclistici?

Veloplus nasce come azienda in grado di soddisfare al meglio le richieste delle società ciclistiche. Ora possono venire qui da noi e toccare con mano i tessuti con i quali realizzare poi la loro divisa. Anche per questo motivo all’interno dello showroom abbiamo previsto una sala riunioni dove accogliere i team e scegliere insieme a loro tessuti e tagli della divisa che andranno poi ad indossare. Lavorando con i team professionistici (quest’anno Veloplus veste il Team Corratec, ndr) possiamo inoltre dare a tutte le società, soprattutto a quelle più esigenti, la possibilità di indossare la stessa divisa di un professionista.

Presentazione del nuovo showroom di Veloplus: al centro Matteo Spreafico alla sua destra: Davide Ballerini e Riccardo Magrini, chiude la fila Luca Gregorio
Presentazione del nuovo showroom di Veloplus: al centro Matteo Spreafico alla sua destra: Davide Ballerini e Riccardo Magrini, chiude la fila Luca Gregorio

L’inaugurazione ufficiale dello showroom è avvenuta lo scorso 18 giugno alla presenza di oltre 300 persone tra le quali alcuni amici di Veloplus come gli ex professionisti Riccardo Magrini, Wladimir Belli, Stefano Allocchio e i giornalisti Sandro Sabatini e Massimo Nebuloni. Con loro c’era Davide Ballerini attualmente in forza alla Quick Step – Alpha Vinyl, ex compagno di squadra di Matteo Spreafico. La serata è stata brillantemente condotta da Luca Gregorio, una delle voci del ciclismo per Eurosport. Nel salutarci Matteo Spreafico ci ha accennato ad alcuni progetti futuri ancora top secret ma che ci hanno confermato come Veloplus voglia continuare a crescere.

Veloplus

Luca Gregorio e Riccardo Magrini, a voi la linea…

08.10.2021
6 min
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Telecronache. Si pensa che basti infilarsi un paio di cuffie, avere in mano un microfono, e sia fatta. Beh, non è proprio così. Almeno per Luca Gregorio, un po’ di più per Riccardo Magrini… come vedremo!

Ad Eurosport il ciclismo è di casa. E lo è diventato anche grazie a questo duetto che si completa alla grande. Gregorio conduttore-giornalista, Magrini commentatore tecnico. I due si sono anche sciroppati le dirette da casa nel periodo del Covid e partiamo proprio da qui.

Magrini (a sinistra) e Gregorio (a destra): nelle loro telecronache non manca il divertimento
Magrini (a sinistra) e Gregorio (a destra): nelle loro telecronache non manca il divertimento

Le cronache da casa

Magrini: «Da casa ormai è un po’ che non le facciamo più. Prima dovevamo rispettare le policy di Discovery per cui non potevamo essere in studio. In quei casi ci fornivano una scheda audio, un computer per essere collegati alla regia e la telecronaca da remoto era pronta. Era quasi come essere in studio». 

Gregorio: «L’anno scorso abbiamo fatto una grandissima parte del Giro da casa. Non c’è una grossa differenza tecnica, ma manca un po’ quella comunicazione non verbale fatta di sguardi, di gomito a gomito, d’intesa… che poi è il nostro divertimento. Da casa, quando andiamo in bagno ce lo scriviamo su WhatsApp!».

Prima del via delle gare e delle dirette i due s’informano moltissimo
Prima del via delle gare e delle dirette i due s’informano moltissimo

Cuffie, microfono e…

Magrini: «Non abbiamo una scaletta. Soprattutto io… La corsa non ha mai un andamento predefinito quindi cosa prepari? Seguo quello che succede ed è tutto improvvisato. Mi procuro sempre un elenco partenti, quello sì. Semmai dò un occhio al computer se non ricordo qualche palmares o qualche dato di un corridore. Sento dire: devi studiare, devi studiare… Ma cosa devo studiare? Sono 50 anni che sono nel ciclismo: da appassionato, da corridore, da direttore sportivo, certo devo essere aggiornato e infatti faccio le mie telefonate ai diesse, ai corridori».

Gregorio: «Non abbiamo una scaletta vera e propria. Ci piace andare “a braccio”, a volte sembra di fare intrattenimento radiofonico. Prima del “Papi”, così chiamo Riccardo che per me è stato come un padre che mi ha preso sotto la sua ala, preparavo molto di più le dirette. Adesso mi tengo informato fino all’ultimo, leggo giornali, siti come il vostro e qualcosa mi appunto, anche se il più delle volte poi me lo ricordo a memoria».

Il mondiale di Alaphilippe nonostante le 7 ore di diretta è “volato” vista l’intensità della corsa
Il mondiale di Alaphilippe nonostante le 7 ore di diretta è “volato” vista l’intensità della corsa

Le maxi dirette

Magrini: «Molto dipende dall’andamento della corsa, ma se ti capita un mondiale come l’ultimo in cui hai sette ore di diretta è facile. Non c’è mai stato un momento di pausa. E’ un bel ciclismo da commentare quello attuale, semmai è più difficile quando non accade nulla. Lì ti devi inventare qualcosa. In quel caso Luca lancia un argomento e si chiacchiera. Un argomento di attualità che magari neanche è inerente alla cronaca della corsa. E va avanti fin quando la gara non entra nel vivo. Da quel momento ti concentri sulle immagini».

Gregorio: «La cosa simpatica è che ogni volta che ci sono queste dirette parto spaventato. Mi chiedo: ma cosa dico per 5-6 ore? Poi invece va bene ed è un piccolo miracolo che si realizza ogni volta. Va detto però che tanto dipende dalla corsa. Per esempio europei, mondiale e Roubaix sono stati così intensi che abbiamo divagato pochissimo. Semmai è più difficile in quelle tappe piatte del Giro o del Tour in cui succede poco o la fuga ha 5′ e resta lì. In quel caso l’argomento di giornata è importante e lo svisceriamo insieme.

«Un altra cosa è l’extra ciclismo – riprende Gregorio – Per esempio, l’Italia è tutta bella e quando magari inquadrano una chiesa mi limito a dire di cosa si tratta e non approfondisco. A Riccardo non interessa e anche il pubblico tutto sommato preferisce la corsa».

L’intervento dei social in trasmissione non sempre è facile
L’intervento dei social in trasmissione non sempre è facile

Il pubblico

Magrini: «Avevamo l’interazione con il pubblico ma l’abbiamo tolta. Stava prendendo un andazzo che non andava bene. Diciamo così…».

Gregorio: «Ci appoggiavamo soprattutto a Twitter. All’inizio era un aiuto ma abbiamo deciso di “segarlo”. Mettevi sul piatto degli argomenti e spesso qualcuno esagerava. A volte qualche risposta faceva arrabbiare Riccardo che partiva in quarta e in quel caso era comodo perché passavano 20′-30’».

Alberto Bettiol, Giro delle Fiandre 2020
Alberto Bettiol, re del Giro delle Fiandre 2020
Alberto Bettiol, Giro delle Fiandre 2020
Alberto Bettiol, re del Giro delle Fiandre 2020

Le telecronache più belle

Magrini: «Il Fiandre di Bettiol – risponde secco Riccardo – perché lo vedevo che pedalava bene e in diretta era un po’ che lo spronavo e gli “dicevo”: parti. E lo dissi quando mancavano 100 chilometri all’arrivo. Fu entusiasmante tutta la sua gara, incerta fino alla fine e io ci avevo azzeccato. In più quel giorno fu una telecronaca a tre, visto che c’era anche Wladimir Belli. Poi mi hanno appassionato gli scatti di Contador, le frullate di Froome, il Tour di Nibali. Ma devo dire che ultime telecronache sono state molto belle. Pensiamo alla Roubaix di Colbrelli e Moscon l’altro giorno o il mondiale di Alaphilippe, c’è stata tensione per tutta la gara».

Gregorio: «La Sanremo di Alaphilippe, un po’ perché lui è uno dei miei idoli e un po’ perché eravamo sul posto, affianco alle cabine della Rai per capirci. Sul posto abbiamo fatto quella Sanremo e due Lombardia, altrimenti sempre da studio. Poi direi il mondiale di Valverde, altro campione che mi piace, e la Roubaix di Colbrelli. Mentre fu difficile commentare la tappa dopo la morte di Bjorg Lambrecht al Giro di Polonia 2019. E anche il Giro di Croazia di qualche anno fa: la corsa era piatta, il livello bassissimo e si era a fine stagione. Magro quasi si addormentava!».

Magrini, ex corridore e ds, è il commentatore tecnico. Gregorio è il telecronista. Fa telecronache da 20 anni: basket, calcio e ora ciclismo
Magrini, ex corridore e ds, è il commentatore tecnico. Gregorio è il telecronista. Fa telecronache da 20 anni: basket, calcio e ora ciclismo

Il duetto

Magrini: «Con Luca ci intendiamo bene. Lui lancia gli argomenti, descrive la corsa e io integro con spunti tecnici, aneddoti… Poi lui a volte va a cercare cose del passato e io attacco a raccontare. Luca è giovane, va in bici quasi tutti i giorni è appassionato… Gli dò anche dei consigli ma fa come gli pare: gli piacciono le salite e va sempre in salita!».

Gregorio: «Come detto, lui è un “Papi”. Arriviamo in studio un’ora prima per fare la prova audio, che dura pochissimo. Successivamente stampiamo la starting list, prendiamo un caffè, diamo uno sguardo alle ultime news e cantiamo. Celentano, De Gregori, i Nomadi… i grandi classici, perché Riccardo non conosce molto la musica moderna!».