Il negozio prende quota, ma Chirico ora scopre il gravel

21.02.2023
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Luca Chirico è di ritorno da Livigno, dove ha passato il fine settimana sulla neve delle montagne svizzere, godendosi uno dei pochi svaghi da quando ha iniziato la nuova avventura da imprenditore nel negozio di bici, che abbiamo già visitato insieme.  

«Domenica – racconta – ho avuto modo di partecipare ad un circuito gravel a Saint Moritz, una bella e nuova esperienza. Ho iniziato a collaborare con Titici, sono amico di un ragazzo di Como che mi ha coinvolto in questo nuovo progetto. L’idea è di andare in giro e partecipare a questi eventi ed abbiamo creato un “team” che si chiama Sartoria Ciclistica di Como, porterà anche il nome del mio negozio. Al nostro fianco ci sono anche Fulcrum e Prologo. E’ un modo particolare di vivere la bici quello del gravel, l’ho provato e mi è piaciuto subito, però non ho intenzione di farlo in maniera competitiva.

«Da quando ho smesso di correre, sto uscendo molto meno. In più se avessi voluto mantenere un profilo competitivo, sarei rimasto nell’agonismo. Non mi piace nemmeno l’idea di partecipare a competizioni amatoriali da ex professionista, preferisco godermi la bici senza lo stress dell’agonismo. Organizzo dei tour di e-bike nel mio negozio e qualche volta degli amici mi convincono a uscire su strada, ma quando fa freddo non se ne parla! E’ cambiato tutto, ho stravolto la mia vita. Ci sono dei ritmi più frenetici rispetto a quelli che avevo da corridore, il negozio richiede tanto impegno, ma mi dà molte soddisfazioni».

Nel suo fine settimana a St. Moritz Chirico ha avuto modo di scoprire il gravel
Nel suo fine settimana a St. Moritz Chirico ha avuto modo di scoprire il gravel

Nuovo focus

In pochi mesi infatti per Chirico è cambiato tutto, dalle corse è passato a gestire un negozio, con tutti i pensieri del caso. La programmazione è a lungo termine, anche se qualcosa in questi primi mesi si è già raccolto.

«Bisogna modificare completamente mentalità – spiega – il negozio, che si chiama “In fuga – Luca Chirico Bike Experience”, mi porta tanti pensieri. Allo stesso tempo, però, mi dà molte soddisfazioni. L’ho aperto il 20 ottobre e, nonostante il periodo non fosse il migliore, sono molto soddisfatto. I primi due mesi sono andati bene, poi a gennaio c’è stata una frenata, ma ora c’è stata una ripartenza. Tutti dicevano che il mercato fosse inchiodato, ma negli ultimi anni il ciclismo è cresciuto molto, anche in inverno. Un periodo che solitamente vedeva meno appassionati in giro. Ora, complici anche le nuove discipline che stanno emergendo, la bici è diventata un mezzo che va bene anche tutto l’anno».

Il negozio di Chirico ha aperto il 20 ottobre a Porto Ceresio in provincia di Varese
Il negozio di Chirico ha aperto il 20 ottobre a Porto Ceresio in provincia di Varese

Dall’altra parte

Per un professionista cambiare mentalità non è sempre facile, ma come se l’è cavata l’ex corridore della Drone Hopper?

«Diventare imprenditore avendo avuto un passato da professionista ha i suoi lati positivi, devo ammetterlo. Quando la gente mi chiede un consiglio, capisco che si fida ed in fondo in questi anni di esperienze ne ho fatte e qualche bici – racconta ridendo – l’ho vista. Mi rendo conto di avere un’idea tecnica quando il cliente mi parla e il mio curriculum da corridore porta i clienti a fidarsi un po’ di più.

«La cosa più complicata è stata il passare a spiegare il mezzo. Prima lo guidavo e la cosa finiva lì, ora mi trovo a dover raccontare l’emozione della bici. Mi piace come nuovo ruolo, sono sempre stato uno che ci sta bene in mezzo alla gente. Preferisco parlare e lasciare al cliente poi la decisione finale, consapevole che se spieghi bene poi ti danno fiducia».

L’ultima corsa da professionista di Chirico è stato il Giro di Lombardia
L’ultima corsa da professionista di Chirico è stato il Giro di Lombardia

Gravel = avventura

Con questo nuovo progetto gravel, la bici ha il sapore dell’avventura: nei mesi primaverili c’è il progetto di andare in Spagna e Francia a fare degli eventi.

«Però io voglio vivere queste esperienze – conclude – godendomi il senso di comunità tipico del gravel. Si tratta di una disciplina tanto in crescita, me ne rendo sempre più conto. I clienti che vengono in negozio da me sono persone che fino al giorno prima non sono mai andate in bici. Da questo capisco come lo spirito del gravel sia allettante, lo stimolo è di godere e apprezzare la natura che ci circonda. Nella mia vita ho avuto la possibilità di correre in molti posti, ma di vedere poco. Ogni tanto fermarsi a fare una foto è bello».

Chirico riparte da casa e dalla… fuga giusta

27.10.2022
6 min
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«La mia ultima corsa – dice Chirico – è stato il Lombardia. Ero stato male, non dovevo neanche farlo. Però mancava un corridore, così sono partito dicendo alla squadra che potevo fare al massimo 50 chilometri. A quel punto sono salito in ammiraglia. A Como, sono andato da amici a vedere il finale della corsa e da lì ho preso la bici e sono venuto a casa. Non è stato facile, perché avevo ancora il numero sulla schiena e un po’ di magone. Sono arrivato, c’era la mia compagna e sinceramente ho pianto. Perché ho capito che in quel momento finiva la mia carriera agonistica. Ho ancora a casa la maglia col numero, non l’ho lavata. Quella maglia resterà l’unica che non lavo. Non ho vinto la Roubaix, non ho fatto niente, però non la lavo e rimane lì. La mia ultima maglia».

Nelle ultime quattro stagioni, Chirico ha corso alla corte di Gianni Savio
Nelle ultime quattro stagioni, Chirico ha corso alla corte di Gianni Savio

Un autunno stranissimo

Porto Ceresio sonnecchia placido sulla sponda del lago di Lugano. La giornata è calda in modo strano, si va in bici in maglietta e pantaloncini, ma lo capisci che non è normale. L’autunno somiglia a una timida estate, mentre Luca Chirico ci aspetta sulla porta del negozio nuovo. L’ha chiamato “In fuga – Luca Chirico Bike Experience” e l’ha inaugurato giovedì scorso, anche se i lavori erano iniziati in primavera. L’idea era di aprirlo per l’estate e intercettare un po’ di stranieri, ma il progetto è cambiato perciò è slittato tutto in avanti.

«E io nel frattempo correvo – sorride – il cantiere l’ha seguito mio cognato che ha un’impresa edile. Quindi per fortuna mi ha alleggerito un po’ su quel fronte. La parte che ha coinvolto me invece è stata più che altro cercare i fornitori e le bici in un momento in cui non c’erano bici. Il lavoro è stato incastrare gli incontri rispetto ai miei impegni di allenamento. Non è facile passare da atleta a imprenditore, cambia tutto. Ancora non sono entrato nell’ottica, alcune cose mi mancano. Ho delle lacune, però piano piano inizio a entrare nel meccanismo che ti fa capire come andare avanti, come procedere. All’inizio c’è un casino in testa, incredibile. Mille cose cui pensare, soprattutto la burocrazia. Per fortuna mi ha aiutato mia sorella che ha due pasticcerie…».

Il negozio è stato inaugurato il 20 ottobre: si trova a Porto Ceresio, paese natale di Chirico
Il negozio è stato inaugurato il 20 ottobre: si trova a Porto Ceresio, paese natale di Chirico
Perché non dovevi fare il Lombardia?

Da giugno sono stato alle prese con un’infiammazione dolorosissima di tutto il fianco sinistro. Prima andava e veniva, poi a volte non lo sentivo. Invece da agosto mi ha sempre fatto male, senza capire a cosa sia dovuto. Dopo il ritiro di Livigno, sono rientrato a Peccioli e ho avuto ancora problemi. Da lì ho annullato tutte le gare, era inutile prendere in giro me stesso e la squadra. Era veramente avvilente. Pedalavo al 30 per cento con la sinistra e al 70 con la destra.

Nel frattempo la Drone Hopper ha avuto i suoi problemi. Hai pensato di guardarti intorno?

La verità? Non ho neanche provato a cercare una squadra per l’anno prossimo. Non me la sentivo, ero veramente giù di morale. Non sono stato il professionista che mi aspettavo, perché comunque da quando ho avuto il problema all’arteria iliaca non sono mai più tornato sui livelli che avrei voluto. Ma non mi piango addosso e non ho mai cercato scuse. Sono felicissimo della mia vita. Sabato mi sono sposato con Francesca, in due settimane è cambiato tutto. Avremmo voluto anticipare perché suo padre stava molto male, ma non ce l’ha fatta. Alla fine ci siamo sposati lo stesso, era quello che anche lui avrebbe voluto. 

La carriera da pro’, fra varie sfortune, è stata inferiore alle sue attese
La carriera da pro’, fra varie sfortune, è stata inferiore alle sue attese
Qualche rimpianto?

Ne ho dal punto di vista dei risultati, perché mi rendo conto che avrei davvero potuto dare di più. Sono frasi fatte, che magari dicono tutti. Però mi guardo indietro e dico che se il fisico non si fosse messo in mezzo, avrei potuto fare molto di più. E cosa posso farci?

Perché il nome “In fuga”?

Perché per me questa è una fuga da quello che sono stato. Sono stato un corridore e per il nome del negozio cercavo un nome dal gergo ciclistico che mi appartenesse. Mi rendo conto che nella mia vita non ho fatto tante fughe, però spero che questa qua sia quella più importante che mi porti lontano.

Gli arredi sono tutti su misura: nel negozio si vendono le bici Aurum, Hersh e Focus e si noleggiano e-Bike
Gli arredi sono tutti su misura: nel negozio si vendono le bici Aurum, Hersh e Focus e si noleggiano e-Bike
Ti mancherà la vita del corridore?

Ultimamente facevo fatica ad andare via da casa, ma era una fatica legata alla sofferenza fisica e quindi non andava bene. Ogni volta che preparavo la valigia, ero col magone a chiedermi: ma perché lo sto facendo? Il problema alla gamba persiste, ne ho girate tante. Ancora adesso sto andando in fisioterapia, stamattina ero a Bellinzona a farmi trattare dall’unico che un po’ mi ha tolto il dolore. Vorrei provare a stare bene perché un domani vorrei uscire in bici con i miei amici e uno dei migliori è Fabio Aru.

Anche lui ha si è operato all’arteria iliaca…

Infatti ci confrontiamo tanto su questo tema, perché abbiamo avuto praticamente lo stesso problema. La differenza è che lui era già un campione affermato, io avevo 22 anni e mi sono trovato a dover affrontare questo problema più grande di me. E alla fine cosa si fa? Ci si mette il cuore in pace, ma si vive lo sport in modo totalmente diverso.

I risultati più belli da U23: nel 2014 in maglia Trevigiani, Chirico vince il Memorial Rusconi
I risultati più belli da U23: nel 2014 in maglia Trevigiani, Chirico vince il Memorial Rusconi
Come si vive?

Fabio stesso negli ultimi anni non era il Fabio che conosco adesso. Era spesso nervoso perché essendo abituato alla competizione ad alto livello, a causa di questo problema era diventato solo un numero. Perdi sicurezza. Prima che venisse anche a me, nel 2015 a 23 anni feci un bel Giro d’Italia. Mi dissi che quello era l’inizio di un percorso, invece l’anno scorso dalla prima gara venne fuori il problema.

Il resto della mattinata se ne va in chiacchiere e racconti. La torta preparata da sua sorella per la festa a sorpresa per l’addio di Nibali. I percorsi di allenamento nella zona del lago. I ricordi dei compagni dei primi tempi, da Barbin a Rino Gasparrini che avrebbe meritato di passare. Milesi direttore sportivo e gli ultimi tempi da pro’ in quel clima pesante della squadra. Ora tutto questo appartiene al passato e forse un po’ di magone verrà a galla quando gli amici partiranno per i primi ritiri. Ma per il momento non ci pensa. E piuttosto abbiamo un problema: non ha ancora detto a sua madre che ha deciso di smettere. Speriamo l’abbia fatto prima dell’uscita di questo articolo…

Chirico: debutto in Turchia a metà aprile, come si è preparato?

23.04.2022
5 min
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Luca Chirico ha dato il via alla sua stagione solamente al Giro di Turchia (foto apertura Getty Images), dopo più di due mesi rispetto al resto del gruppo. Tutto sommato non si è affatto comportato male, sempre davanti ed un 18° posto nella classifica finale. Il Giro di Turchia, il cui nome completo è Presidential Tour of Turkey, non è di certo una gara estremamente impegnativa, ma neanche Luca si sarebbe aspettato di andare così bene, perché sono stati mesi complicati.

«E’ da un po’ che non ho molta fortuna – dice con un misto di tristezza tra una risata e l’altra il corridore della Drone Hopper Androni – sei mesi fa, ad ottobre, mi sono rotto la clavicola. Ho dovuto rallentare la preparazione, riprendendo la bici solamente a fine novembre». 

Il Giro di Turchia è un’ottima gara per iniziare, il clima mite permette di correre e recuperare al meglio (foto Instagram)
Il Giro di Turchia è un’ottima gara per iniziare, il clima mite permette di correre e recuperare al meglio (foto Instagram)
Vi avevamo incontrati in ritiro in Spagna e tu stavi facendo dei lavori a parte.

Già, al ritiro di fine novembre con la squadra non avevo fatto grandi lavori di preparazione, mantenendo un ritmo più blando perché ero in fase di recupero. A dicembre avevo iniziato ad allenarmi con più intensità, ed il programma, in accordo con la squadra, era di fare un paio di corse a Mallorca per prendere il ritmo gara. Poco prima di partire, ho preso il Covid e sono saltate anche quelle.

Con il Covid quanto ti sei dovuto fermare?

In realtà poco, non ho avuto particolari sintomi, sono stato fermo 5-6 giorni e subito dopo mi sono negativizzato. Si era deciso di ripartire con il Gran Camino, ma il 25 febbraio in allenamento sono caduto e mi sono rotto il quinto metacarpo. La degenza è durata sei settimane, poi io in accordo con la squadra ho deciso di prolungare leggermente la convalescenza, decidendo di ripartire dal Giro di Turchia.

La condizione di Chirico è aumentata tappa dopo tappa (foto Instagram)
La condizione di Chirico è aumentata tappa dopo tappa (foto Instagram)
Una preparazione a “macchie” con tanti giorni di stop, come hai fatto a trovare la condizione?

Nonostante tutte le sfortune, ho avuto un bel mese di dicembre, nel quale i carichi di lavoro sono stati normali. Il Covid non mi ha destabilizzato molto, anche perché arrivavo da 4 giorni di carico, quindi è stato un “recupero” forzato.

E la frattura?

Quella mi ha tenuto fermo pochi giorni, solamente una decina, poi ho fatto un tutore apposito in una clinica di Lugano e sono tornato ad allenarmi su strada. Prima di andare in Turchia sono andato 15 giorni a Livigno, dal 23 marzo al 5 aprile, il giovedì siamo partiti. Mi ha aiutato molto mettere il focus su una gara, per gestire il rientro ed i carichi di lavoro.

Come hai lavorato?

Nei giorni successivi alla frattura, ho fatto qualche sessione di rulli, dalla mezz’ora all’ora e mezza. Sono stati utili per non rimanere completamente fermo e mantenere un discreto ritmo.

Prima di partire per la Turchia, Luca Chirico ha affrontato un ritiro di 15 giorni in altura (foto Instagram)
Prima di partire per la Turchia, Luca Chirico ha affrontato un ritiro di 15 giorni in altura (foto Instagram)
In altura?

Lì mi trovo molto bene a lavorare, riesco a concentrarmi e fare la vita da atleta al cento per cento. Di base sono uno che si allena bene, non mi tiro mai indietro. Preferisco andare in ritiro, anche da solo. Ho visto che nelle gare di ritorno dall’altura riesco ad andare sempre bene.

Il ritmo gara ormai è fondamentale per entrare in condizione, come lo hai sostituito?

Con il mio preparatore, Michele Bartoli, ho fatto un piano di allenamento improntato su tante ore con degli allenamenti ad alta intensità. Su 5 ore di lavoro, allenavo molto la forza, ma soprattutto i cambi di ritmo.

Quelli li facevi in salita immaginiamo.

Sì, sceglievo una salita a lunga percorrenza, per esempio il Foscagno. All’inizio facevo i primi 20 minuti a ritmo medio. Poi, più vicino alla cima, inserivo i cambi di ritmo o le ripetute. Questo per avvicinarmi di più alla quota dei 2.000 metri e lavorare anche per massimizzare il consumo di ossigeno. 

Prima di partire per la Turchia si è allenato spesso con l’amico Diego Ulissi (foto Instagram)
Prima di partire per la Turchia si è allenato spesso con l’amico Diego Ulissi (foto Instagram)
Il confronto con Bartoli com’è?

Direi che è costante, siamo spesso in contatto. Lui ti fornisce la tabella con i lavori e poi ti chiama per discuterla insieme. Ci confrontiamo anche sui numeri e sui valori, io solitamente li faccio controllare a lui, ma poi mi piace curiosare. Vedevo che i valori corrispondevano a quelli degli altri ritiri in altura che facevo gli anni precedenti.

Sei arrivato con più certezze in Turchia?

Anche se sai di aver lavorato bene hai sempre il dubbio sul livello degli altri. I più grandi dubbi sono sulla resistenza e sul ritmo di gara nelle grandi distanze. Il Giro di Turchia però è stata la corsa perfetta per rientrare, 8 giorni di gara, di cui 2 sopra i 200 chilometri. Poi c’erano tappe di “recupero” con chilometraggio ridotto e poco dislivello (ad esempio la terza, 118 chilometri piatti, ndr). 

Quindi la condizione è in crescendo?

Considerate che la sfortuna non mi abbandona, sono tornato dalla Turchia e stavo poco bene, ho provato la temperatura ed avevo qualche linea di febbre. Per fortuna tampone negativo, è una forma di polmonite che sono riuscito ad individuare presto, evitando complicazioni. Ora sono ancora sui rulli, forse nei prossimi giorni parto per il Giro della Grecia, vediamo come sto.

Chirico e quell’allenamento durissimo con la Van Vleuten

26.08.2021
4 min
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Il ciclismo femminile è in rapida ascesa. Abbiamo imparato a conoscere le numerose atlete che si scontrano lungo le strade di tutto il mondo. L’ultimo grande palcoscenico su cui si è visto battagliare queste atlete sono le Olimpiadi, nella cronometro ha brillato il talento cristallino di Annemiek Van Vleuten. La neocampionessa olimpica in questi giorni è sulle montagne ad allenarsi ed ha fatto un incontro particolare, con Luca Chirico.

Anche il corridore dell’Androni-Sidermec si sta allenando da quelle parti e i due ne hanno approfittato per fare una pedalata insieme. Il lombardo è in una buona condizione di forma. Ha colto un ottavo posto al Giro dell’Appennino e al Savoie Mont Blanc è stato decisivo nell’aiutare Umba e Cepeda nei successi di tappa e nella generale. Da lui ci facciamo raccontare qualche curiosità sulla ciclista olandese.

La Canyon della campionessa olandese sul Foscagno
La Canyon della campionessa olandese sul Foscagno
Come mai vi siete incontrati?

Eravamo vicini. Stavamo allenandoci tutti e due ed abbiamo deciso di fare una pedalata insieme. Io sto preparando l’ultima parte di stagione (correrà in Francia prima di riprendere le gare in Italia, ndr). Lei era sul Foscagno mentre io sono a Livigno, ci siamo incontrati a Trepalle, sopra Livigno. E da lì siamo partiti.

Che giro avete fatto?

Siamo andati verso il Bernina, poi passo Albula, ed ancora Bernina per tornare verso Livigno, lei arrivando da Foscagno si è fatta anche Forcola all’andata e Foscagno per tornare a casa.

Un gran bel giro! Quanto siete stati fuori?

Contate che io dovevo fare dei lavori in salita, avevo previsto di fare più o meno 3.000 metri di dislivello, lei ne avrà fatti 3.500 se consideriamo anche la strada per arrivare al punto di ritrovo Trepalle, appunto. Il giro fatto insieme complessivamente è durato poco più di 5 ore.

Va forte…

Urca! Direi proprio di sì, visto il tipo di allenamento che dovevo fare in salita la staccavo, lei andava su del suo passo, ma non l’ho mai aspettata più di 5 minuti.

Per la Van Vleuten in allenamento come in gara sempre tanta grinta
Per la Van Vleuten in allenamento come in gara sempre tanta grinta
Le gare femminili però durano molto meno, come mai questa sua scelta: te lo ha detto?

A lei piace allenarsi in quello che è l’endurance in questo modo, preferisce fare tante ore, senza lavori specifici per abituare il corpo allo sforzo. 

Ed il percorso così duro?

Mi ha confidato che ama molto il Giro d’Italia Donne perché il percorso è duro e ci sono molte salite toste, preferisce gare impegnative piuttosto che percorsi pianeggianti con una sola salita nel finale. Direi che le piacciono le gare ad eliminazione – dice Chirico, ridendo -.

Hai notato qualche particolarità nella sua bici o nei suoi accessori?

Non ci ho fatto molto caso ad essere sincero, ma direi di no altrimenti mi sarebbero saltati subito all’occhio. Probabilmente ha qualche dente in più nel pacco pignoni, ma giusto un paio.

Cosa ci fa qui dalle tue parti?

E’ in una fase di recupero o comunque di allenamenti più leggeri, anche se così non sembrerebbe, due giorni fa, si è fatta il Giro dell’Umbrail, che sono altre 6 ore buone.

Tra ritiri e gare (qui lo Stelvio al Giro 2020) queste montagne sono una seconda casa per Chirico
Tra ritiri e gare (qui lo Stelvio al Giro 2020) queste montagne sono una seconda casa per Chirico
Come ti spieghi questa suo incredibile caparbietà?

Sicuramente è una questione mentale. E’ abituata a fare quel qualcosa in più per emergere, per vincere.

Cosa pensi del mondo del ciclismo femminile?

Sono cresciute molto, far parte di una squadra World Tour permette alle atlete di essere seguite con la stessa attenzione e meticolosità dei colleghi uomini.

Ti ha detto quali saranno i suoi prossimi impegni?

Il 12 settembre farà gli europei, questo è poco ma sicuro, poi il mondiale è un’altra data cerchiata in rosso sul suo calendario. Prima dovrebbe andare alla Vuelta, che poi è una piccola corsa a tappe che affianca gli ultimi giorni di gara degli uomini.

Miche, le ruote veloci e insieme leggere dell’Androni

22.05.2021
3 min
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Il team Androni Giocattoli Sidermec utilizza le ruote Miche Supertype con profilo da 50 o 38 millimetri.

La leggerezza e la performance sono garantite dall’alto livello di qualità dei materiali utilizzati. Il cerchio, ovvero il componente più consistente della ruota, è realizzato con fibra di carbonio 3K. Mentre il mozzo è realizzato in alluminio 7075 T6 forgiato, al fine di offrire un’adeguata resistenza e anche la migliore scorrevolezza possibile, grazie ai cuscinetti sigillati SKF.

«I corridori – racconta Paolo Bisceglia, responsabile Miche – hanno la possibilità di scegliere il profilo che ritengono più adatto in base al tipo di percorso che dovranno affrontare. Se prendiamo in considerazione le Supertype 550 da 50 millimetri, si può sostenere sicuramente che sono ruote adatte all’alta velocità. Si prestano su qualsiasi tipo di terreno, ottime anche in salita».

Luca Chirico, professionista dal 2015, è attualmente in forza al team Androni Giocattoli Sidermec.

«Io personalmente – dice – utilizzo le ruote da 38 millimetri. Non sono un velocista che fa solo corse piatte. Grazie alle Supertype da 38 mm riesco a trovarmi bene sia in pianura che in salita.”

Le Miche Supertype da 50 mm
Le Miche Supertype da 50 mm

Raggi in acciaio

I raggi sono realizzati in acciaio Inox, inseriti rispettando l’ordine di un design innovativo che prevede una raggiatura 14+7 e che bilancia in maniera ottimale le forze di trazione e di frenata, mantenendo un peso accetabile.

«Sono raggi sottili – riprende Bisceglia – ma sapete, a noi interessa che siano di quantità inferiore, ma altissima qualità, piuttosto che inserire un esagerato numero di raggi che si rompono non appena avviene un piccolo urto. Preferiamo una distribuzione su tutto il cerchio che abbia un progetto ben studiato».

Le Miche Supertype da 38 mm
Le Miche Supertype da 38 mm

Anche per copertoncino

Le ruote sono per tubolare, ma esiste anche una versione per copertoncino che i corridori utilizzano in allenamento e che a quanto pare sono molto apprezate al punto da essere utilizzate anche in corsa.

«Sono lo stesso modello – dice Bisceglia – però per copertonicno e tubeless. Da quel che so, i corridori le utilizzano anche in corsa, specialmente quando ci sono delle particolari difficoltà meteorologiche per le quali aumenta il rischio di foratura. In base a quello che ci riportano i tecnici, i corridori sono estremamente soddisfatti. Anche i meccanici sostengono che le nostre ruote sono rigide al punto giusto, non si muovono ne tantomeno disperdono velocità. Preferiamo parlare con lo staff – conclude Bisceglia – altrimenti dovremmo parlare con 20 corridori contemporaneamente. Un pregio delle ruote? La reattività sicuramente, contribuiscono allo scatto in modo soddisfacente. Non sono ruote che restano inchiodate, tutt’altro».

Le Supertype 338
Le Supertype 338

Leggere e performanti

Le Supertype 550 da 50 mm pesano 1.488 kg, mentre le 338 da 38 millimetri pesano 1.430 kg. Sono realizzate con gli stessi identici materiali, entrambe sono ruote per freni a disco.

«Come dico sempre – riprende Bisceglia – la ruota non va mai considerata in base al singolo pezzo con il quale è montata. Bensì, la differenza finale, la farà l’insieme di questi pezzi, ognuno dei quali, contribuirà a rendere omogeneo e scorrevole il movimento ciclico della ruota. Può sembrare scontato – continua – ma non è affatto così. Non bisogna credere che un componente ne compensì l’altro. Ognuno fa il suo e lo deve fare nel migliore dei modi per garantire la massima prestazione».

miche.it

Cinque minuti per scoprire le 7 vite di Chirico

23.01.2021
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«A casa c’è la neve – ride Chirico – giù in basso ci sono 18 gradi. Se penso che l’altro giorno ho fatto un allenamento con lo Squalo a meno due, mi sa che non torno più su…».

Come un gatto

Luca Chirico ha più vite di un gatto. Il varesino, incontrato sulla cima dell’Etna, veste oggi la maglia dell’Androni, ma andando a ritroso nella sua carriera, sono più le volte in cui è stato a un passo dallo smettere di quelle in cui ha rischiato di vincere. La storia è complessa e passa per due interventi all’arteria femorale, qualche caduta di troppo, incomprensioni non meglio precisate e tutta una serie di coincidenze grazie alle quali è ancora in gruppo. Il fatto che siamo qua a parlare di lui non è dovuto però un atto di clemenza, bensì al ricordo di quando Luca era un azzurro che ha corso due mondiali da junior e da U23 e alla curiosità di capire quanta testa serva per non mandare tutto in malora.

Nella tappa di Sestriere al Giro 2020 arriva nel gruppetto di Fabbro e Majka
Sestriere, al Giro 2020: arriva con Fabbro e Majka

La tappa turca

«Le volte in cui ho rischiato davvero di smettere – dice al tavolo del bar del Rifugio Sapienza – sono state un paio. Nel 2016 ho avuto il primo problema all’arteria e la squadra (la Bardiani-Csf, ndr) non mi ha confermato. Sembrava che dovessi smettere, ma avevo fatto l’operazione proprio per andare in bici e così ho trovato la squadra turca: la Torku. Lì sono andato bene e ho firmato con l’Androni, ma un po’ il problema dell’arteria e un po’ qualche incomprensione, abbiamo rescisso il contratto. Se ripenso a quel periodo, mi sono fidato delle persone sbagliate, ma capita e neanche io ho avuto la capacità di reagire. Poi sembrava che dovessi cominciare a giugno con la Nippo, in cui smetteva Cunego, ma non se ne fece niente…».

Due volte azzurro

Già così sarebbe bastato. Chirico ha gli occhi chiari che non stanno mai fermi e un parlare a scatti che rende anche bene l’idea del corridore che era e che cerca ancora di essere. Non ha un carattere semplice. In gara riesce a trasfigurarsi oltre i suoi limiti allo stesso modo in cui, se le cose non vanno, si butta giù. Uno scattante sugli strappi e poi veloce in volata. Uno che se te lo porti in fuga e ti distrai, potrebbe fregarti per bene. Un uomo tagliato su misura per l’Androni Giocattoli, anche se tornare a vestire questa maglia proprio semplice non è stato.

Nel 2014, Chirico in maglia Trevigiani, vince il Memorial Rusconi
Nel 2014, Chirico in maglia Trevigiani, vince il Memorial Rusconi
Quindi siamo arrivati a metà 2018 e Chirico è senza squadra…

Ormai l’avevo messa lì, dopo sette mesi senza correre. Gente che continuava a passare professionista, chi vuoi che mi prendesse? Avevo 26 anni, neanche tanti. La fortuna è stata conoscere a metà 2018 Giampietro Foletti di Asteel, l’agenzia di comunicazione e marketing che affianca l’Androni. E lui ha cominciato a credere in me e mi incitava ad allenarmi. E come lui ha iniziato a farlo Fabio Aru. E così ho continuato a pedalare. Sono arrivato ad avere un nuovo aggancio con Savio e Bellini e per il 2020 sono rientrato con l’Androni.

L’anno del Covid, perfetto per ricominciare…

Ma alla fine è andato anche bene. Sono ripartito dalla Malesia, ma sono caduto e mi sono ritirato. Poi il Savoie Mont Blanc alla ripartenza dopo tanto lavoro con Aru a Sestriere. La prima gara in cui ho avuto buone sensazioni è stato il campionato italiano, mentre non sono contento del Giro. Sono stato bene qua in Sicilia, ma appena siamo passati di là ho sempre avuto problemi di respirazione. In più mi mancavano la confidenza con le gare e con le prime posizioni. Al Coppi e Bartali stavo per lanciare la mia bella volata a Forlì, convinto di fare bene, ma Bagioli ha scartato e sono finito per terra…

Ai mondiali di Ponferrada, con Martinelli, nel giorno della rivelazione di Moscon
Ai mondiali di Ponferrada, con Martinelli, nel giorno della rivelazione di Moscon
Pensi che la tua storia sarebbe stata diversa senza tanti intoppi?

Ho perso tanto, soprattutto per le due operazioni. Ho tantissimi rimpianti. Venivo dal mondiale di Offida con gli juniores e quello di Ponferrada da U23, potevo avere una bella carriera. Di sicuro non mi è tornato indietro quello che ho dato. Però credo di avere ancora dei margini. E con il Giro nelle gambe, il 2021 potrebbe essere davvero il primo anno ben fatto.

Ti alleni con Bartoli, giusto?

Ci sono arrivato tramite Ulissi, con cui mi alleno a Lugano. Mi ha messo in contatto lui, perché hanno lavorato a lungo insieme. E con Michele mi sono trovato subito bene, considerando anche che non avevo un preparatore da due anni.

Michele dice che puoi ottenere di più di quanto hai fatto vedere finora e che l’attività che ha fatto in questi ultimi anni non è stata per niente solida…

Dopo l’ultimo test, pochi giorni fa, mi ha detto che siamo tre step avanti rispetto allo scorso anno nello stesso periodo. Avevo perso forza e resistenza. A casa facevo le 5 ore, ma non è mai come farle in gara. Il Giro, come detto, mi ha dato una bella base.

Nel 2017 corre con la Torku. Si vede in Italia solo per i tricolori di Ivrea
Nel 2017 corre con la Torku. Si vede in Italia solo per i tricolori di Ivrea
Cosa dicevi dell’uscita con lo Squalo?

Mi capita spesso di allenarmi con Vincenzo e ogni volta è estremamente motivante. Dà sempre consigli, parliamo molto e riesce a suggerirmi dritte su allenamento, corsa e vita che per me sono molto importanti. Ho tanto da imparare. In più allenarsi con lui in salita è come quando in gara vai oltre i tuoi limiti, il livello si alza tanto e il tempo passa meglio. L’altro giorno abbiamo deciso di fare una salita fino a mille metri. C’erano due gradi sotto zero, un metro di neve e ghiaccio sulla strada. Ma siamo arrivati su e ci siamo quasi divertiti. Anche lui è venuto in Sicilia per Capodanno, qua il tempo è incredibile. Ma adesso speriamo di ripartire.

Da Laigueglia?

Avrei dovuto cominciare a San Juan, adesso vediamo. Dall’11 al 24 febbraio saremo in ritiro in Liguria e lì si faranno i piani, in attesa degli inviti di Rcs. Per noi andare al Giro sarebbe la svolta della stagione.

Dopo le sei ore e i 4.000 metri di dislivello del mercoledì, celebrati con 80 grammi di pasta in bianco con il pomodoro a parte, giovedì Chirico si è concesso un giorno di riposo. Giretto sul mare e cannolo.
«Anche qua è zona rossa – ha scherzato – ma c’è il sole. Ti prendi il caffè, te lo porti fuori e sembra tutto normale. Da noi, se resti fuori a prendere il caffè, congeli…».