Simone Velasco, XDS Astana Team

La rincorsa dell’Astana: iniziata quando tutto sembrava perduto

09.10.2025
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Poche gare ancora e la stagione di Simone Velasco (e della XDS Astana Team) vedrà scorrere i titoli di coda. Oggi il Gran Piemonte, poi il Lombardia e infine le due corse in Veneto. Se tutto andrà come previsto, i giorni di gara del corridore bolognese saranno 77. Un carico importante che lo ha visto raccogliere quindici top 10 tra cui cinque podi. L’ultimo piazzamento di rilievo è arrivato alla Coppa Agostoni domenica scorsa, il 5 ottobre, alle spalle di Adam Yates e Carlos Canal. 

Podio Agostoni 2025: Adam Yates, Carlos Canal Blanco, Simone Velasco
Per Velasco la Coppa Agostoni è stata la quinta gara a podio nel 2025
Podio Agostoni 2025: Adam Yates, Carlos Canal Blanco, Simone Velasco
Per Velasco la Coppa Agostoni è stata la quinta gara a podio nel 2025

Centellinare le energie

La XDS Astana, come tante altre squadre, ha deciso di insediare il proprio quartier generale a Malpensa per questo finale di stagione. 

«Siamo stati in un hotel vicino a Malpensa per tutta la settimana – racconta Velasco alla vigilia del Gran Piemonte – come noi altre squadre si sono spostate da queste parti. Ho deciso di rimanere qui anche io perché fare continuamente avanti e indietro da casa diventa impegnativo. Siamo a fine stagione e si devono centellinare le energie fisiche e mentali».

XDS Astana, ritiro
Il cambiamento è arrivato in occasione del primissimo ritiro, fatto addirittura a ottobre 2024
Come arrivi a queste ultime gare dopo il terzo posto dell’Agostoni?

Il fine settimana scorso è stato impegnativo, tra Giro dell’Emilia e Coppa Agostoni ci siamo dati da fare. Infatti ho deciso di non correre ieri alla Tre Valli e di riposare. Ieri (martedì, ndr) avevo proprio bisogno di stare fermo, oggi (mercoledì, ndr) mi sentivo leggermente meglio. La stagione è stata molto intensa, abbiamo corso molto per la questione dei punti e senza grandi stacchi. Alla fine credo di essermi fermato solamente una settimana a maggio per preparare il Tour de France

Proprio all’Agostoni parlavamo di di questa grande rimonta, nata con una riunione tra voi corridori un anno fa…

Vero. D’altronde sono dell’idea che certe situazioni o ti aiutano a legare o creano una spaccatura definitiva nel team. Noi siamo stati bravi a unirci e creare una squadra competitiva. Dopo le ultime gare del 2024 ci siamo trovati per un ritiro voluto dalla squadra, quattro giorni tutti insieme. Dovevamo provare le nuove bici, le misure dei kit da gara. In quei giorni sei già in off season, c’è meno stress. 

E ne è nata una riunione tra di voi?

Più che una singola riunione è stato un insieme di momenti passati insieme. Dopo i vari impegni della giornata la sera noi corridori uscivamo a fare un giro per stare insieme. C’erano già anche i nuovi, quindi era anche un modo per conoscerci. 

Che aria si respirava?

Di rivincita, l’obiettivo era di fare bene e far capire che le stagioni precedenti erano andate male per motivi non legati alla performance. Da questi momenti o tiri fuori una stagione bellissima o bruttissima.

Qual è il confine?

L’onestà tra compagni di squadra. Quando hai tanti corridori che vogliono fare bene c’è da essere onesti l’uno con l’altro e con se stessi. Bisogna sapersi mettere a disposizione del compagno e allo stesso tempo prendersi le proprie responsabilità quando serve. Questa annata molto positiva è nata dal gruppo.

Come si crea un team così unito?

Lo si fa tutti insieme, ognuno ha dato il suo contributo, a partire da chi era lì da qualche anno come Scaroni, Fortunato e il sottoscritto, sia da chi era appena arrivato: Bettiol, Ulissi, Teunissen, Gate. Si deve andare con i piedi di piombo senza fare proclami, ma con l’obiettivo di fare del nostro meglio. 

In che modo si sono calati i nuovi arrivati in questa sfida?

Con consapevolezza. Sapevano di arrivare da realtà differenti (come Ulissi e Bettiol, ndr) ma hanno subito capito dove fossero capitati e quale fosse l’obiettivo principale. Sono stati molto bravi ad adeguarsi, tutti. 

Tu sei il corridore che da più tempo è in Astana, hai preso in mano le redini?

Da veterano ho semplicemente detto quali fossero i pregi e i difetti di vivere una situazione come la nostra.

E quali erano?

Un difetto è che quando le cose vanno male, si crea dello stress perché si sente di dover raccogliere per forza qualcosa. Mentre il pregio di una situazione del genere è che nessuno ci aveva mai messo pressioni, quindi potevamo partire con il piede giusto senza stressarci. 

Una grande mano, oltre al lavoro di tutto il gruppo, ve l’ha data la grande stagione di Scaroni

Per lui è stata un’annata d’oro, una stagione difficile da fare soprattutto nell’anno giusto

Lorenzo Fortunato e Christian Scaroni sul traguardo di San Valentino Brentonico al Giro d’Italia
Lorenzo Fortunato e Christian Scaroni sul traguardo di San Valentino Brentonico al Giro d’Italia
Non è stato un caso.

Anche lui, come me, arriva da un ciclismo diverso rispetto a quello moderno. Non è stato sfruttato al massimo negli anni precedenti. Adesso è maturato e ha trovato la giusta dimensione, è aumentata la confidenza nei propri mezzi e ha espresso al massimo le sue potenzialità. 

Ultima domanda: hai qualche foto delle riunioni fatte a ottobre?

Mh… Non credo. Anzi, sicuramente non ne ho, perché in quei momenti mettevamo via i telefoni per restare concentrati. Altrimenti arriva la notifica, il messaggio, la chiamata. Avevamo bisogno di stare tra di noi. 

Vine vince, Fortunato fiuta la vetta e punta al mondiale

28.08.2025
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C’era aria di fuga stamattina, spiega Lorenzo Fortunato, terzo sul traguardo di Andorra dopo un’azione lunga 162 chilometri. Una vita. C’è appena il tempo che la bandierina si abbassi e dalla testa del gruppo schizzano via i dieci che, ancora ignari, andranno a giocarsi la tappa.

La partenza è in salita sul Coll de Sentigosa (11,4 chilometri al 4,1 per cento) e ad avvantaggiarsi sono Vine, Castrillo, Vervaeke, Garofoli, Debruyne, Ryan, Shaw, Armirail, Traen e Fortunato. Traen, che indossa la maglia della Bahrain Victorious è quello messo meglio in classifica generale (58’’ dietro Vingegaard), poi Armirail, Vervaeke e appunto Fortunato (a 1’43’’). 

«Era una giornata brutta, di pioggia – racconta il bolognese della XDS Astana – perfetta per le fughe, anche perché Vingegaard voleva lasciare la maglia. A lui interessa averla a Madrid. Vine ha attaccato in discesa e non sono riuscito a seguirlo. Se proprio vogliamo dire, poteva starci un secondo posto. Era il primo arrivo in salita, volevo arrivare nei dieci e l’ho fatto, quindi sono soddisfatto. Bicchiere mezzo pieno, va bene così!».

La salita preferita di Vine

Fortunato dice bene: Vingegaard ha deciso di lasciar andare la maglia e così il vantaggio dei primi lievita fino ai 6’30”, quando la corsa entra ad Andorra e mancano 35 chilometri all’arrivo. E proprio mentre si scala l’Alto de la Comella e in testa al gruppo alcune squadre iniziano a forzare i tempi, Jay Vine decide di non voler rischiare e attacca prima dello scollinamento. Poi si butta in discesa come una furia. Quando si presenta ai piedi della salita finale, che è lunga 9,6 chilometri e ha pendenza media del 6,3 per cento, ha un minuto di vantaggio sugli inseguitori.

«Conosco queste strade abbastanza bene – spiega l’australiano del UAE Team Emiratesvivo appena sotto la collina e la Comella è la mia salita preferita in tutta Andorra. Normalmente mi sarebbe piaciuto rendere la corsa più dura, ma con il vento contrario è stato difficile convincere i ragazzi a fare di più. Così ho deciso di andare in cima e sfruttare la discesa bagnata. Ho pensato che fosse l’occasione per tentare ed è andata bene».

Il tempo che la tappa partisse e la fuga ha preso il largo. Dentro anche Garofoli e Fortunato
Il tempo che la tappa partisse e la fuga ha preso il largo. Dentro anche Garofoli e Fortunato

L’ombra dell’Angliru

Fortunato ci riproverà. Venerdì prossimo c’è una salita che lo chiama: l’Alto de Angliru. Per il corridore diventato celebre nel 2021 per la vittoria dello Zoncolan è un richiamo (quasi) irresistibile.

«Non ci ho mai corso – dice Fortunato – ho fatto altre gare nelle Asturie, però mai lassù. E’ una salita simile allo Zoncolan, però in un contesto di corsa totalmente differente. La gamba è simile a quella del Giro, anche se dopo Burgos non sono stato tanto bene. Però oggi andavo, ero lì davanti, quindi un po’ alla volta torno su. Oggi puntavo alla tappa però ho cercato di fare gli sprint per la maglia a pois risparmiando la gamba e ho preso un po’ di punti. Cerco di tenere il piede in più scarpe per il momento, poi vediamo con l’andare dei giorni come andrà».

Il sogno del mondiale

Andorra ha spiegato chi comanda: Almeida e Ayuso hanno già diviso il loro cammino. Ayuso viene staccato ai meno 6 dall’arrivo e scivola indietro a quasi 12 minuti, mentre Almeida resta davanti con Vingegaard e gli altri uomini della classifica che da stasera è rivoluzionata e chissà per quanto. Traen ha la maglia rossa con 31″ su Armirail e 1’01” su Fortunato, che guarda la Vuelta e intanto immagina anche scenari futuri. Anche perché le parole di Marco Villa sulle prossime nazionali lasciano più di uno spiraglio aperto.

«Intanto pensiamo alla Vuelta – dice infatti – poi spero di essere convocato al mondiale, vediamo come esco di qua. Adesso ho mal di gambe, ma dopo la tappa è normale: sono convinto di recuperare e fare la corsa anche domani. Sarà un’altra giornata dura e vediamo come andrà. Sarà difficile andare in fuga. Oggi sono riuscito perché avevo abbastanza distacco, domani parto da terzo il classifica e vediamo come andrà. Prendere la maglia rossa? Perché no… (sorride: alla Vuelta anche i sogni a volte si avverano, ndr)».

Summer Victory Collection, le Nimbl dei campioni (per tutti)

23.08.2025
3 min
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La stagione non è ancora finita (proprio oggi inizia la Vuelta), ma per qualcuno è già tempo di bilanci. Per Nimbl, ad esempio, il 2025 è già stato un anno da incorniciare con la vittoria di Yates e la maglia azzurra di Fortunato al Giro d’Italia, e la storica vittoria al Tour de France femminile di Ferrand-Prevot. L’azienda italiana ha deciso di omaggiare queste imprese con un’edizione limitata del suo modello di punta Ultimate Pro Edition, la Summer Victory Collection.

La scritta Nimbl in rosa celebra la vittoria di Simon Yates al Giro 2025
La scritta Nimbl in rosa celebra la vittoria di Simon Yates al Giro 2025

Rosa, Giallo e Blu, le tinte dei campioni

La particolarità della Summer Victory Collection è la colorazione della tomaia, che rende unica questa versione delle Ultimate Pro. I più attenti le hanno già viste ai piedi di Lorenzo Fortunato nell’ultima tappa del Giro d’Italia, nella livrea blu che omaggiava la maglia azzurra di miglior scalatore indossata dal corridore italiano. Ora Nimbl ha fatto lo stesso per celebrare due fra le maglie più importanti del ciclismo mondiale.

Quella rosa vinta da Simon Yates e quella gialla indossata da Pauline Ferrand-Prevot sul podio di Châtel ad inizio agosto. L’estetica è molto curata e minimal, come nello stile di Nimbl. La base rimane bianca, ma impreziosita da una colorazione (rosa, gialla o blu) che parte dal tacco e poi sfuma a metà della linguetta. La livrea celebrativa è completata dalla scritta Nimbl con la stessa colorazione sul lato esterno della scritta.

La suola in monoscocca di carbonio sottilissima è uno dei segreti di questo modello, amatissimo dai professionisti
La suola in monoscocca di carbonio sottilissima è uno dei segreti di questo modello, amatissimo dai professionisti

Ultimate Pro Edition, la scarpa dei pro’

Il modello scelto per la Summer Victory Collection non poteva che essere il più performante, curato e leggero di Nimbl, la Ultimate Pro Edition. Si tratta di scarpe senza compromessi, realizzate a mano con la massima artigianalità. Sono leggerissime grazie alla suola in monoscocca in carbonio molto sottile (meno di 2 mm). La chiusura è affidata a due rotori Boa, con le guide in cotone che hanno sostituito quelle in plastica del precedente modello, rendendo così le scarpe ancora più comode. 

La tomaia è in microfibra e, assieme alla linguetta con un nuovo design, è studiata per garantire il massimo dell’areazione anche nelle giornate più calde (come quelle trovate da Ferrand-Prevot  al Tour). La suola è disponibile in due versioni, a 3 o a 4 fori, per adattarsi a tutti i tipi di tacchette presenti sul mercato. In due parole, le Ultimate Pro Edition sono le scarpe preferite dei professionisti.

Le Ultimate Pro in livrea giallo-oro sono dedicate alla storica maglia gialla di Pauline Ferrand-Prevot
Le Ultimate Pro in livrea giallo-oro sono dedicate alla storica maglia gialla di Pauline Ferrand-Prevot

Peso, disponibilità e prezzo

Il peso delle Ultimate Pro Edition è impressionante: solo 192 grammi nella taglia 43. I tre modelli, Rosa, Azzurro e Giallo, della Summer Victory Collection saranno disponibili nel sito dell’azienda a partire dal 1° settembre 2025, e il prezzo consigliato è di 599 euro.

E chissà che entro fine settembre, al termine della Vuelta, non venga aggiunto alla capsule collection anche il modello Rosso. Le Ultimate Pro Edition, infatti, sono anche le scarpe di Vingegaard, il grande favorito della corsa a tappe spagnola.

Nimbl

Parlando con Fortunato: il lavoro, il Tour (da casa), la squadra…

30.07.2025
6 min
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Lorenzo Fortunato è stato uno dei migliori italiani al Giro d’Italia, e guardando il Tour de France è venuto spontaneo chiedersi come avrebbe potuto cavarsela anche lì, con le gambe del mese di maggio.
Ora è a Livigno, coccolato dall’Hotel Paradise Lodge, da sempre amico dei ciclisti, e in compagnia dei suoi compagni della XDS-Astana, per preparare una seconda parte di stagione intensa e stimolante, nella quale l’obiettivo principale sarà la Vuelta

Passata la sbornia del Tour de France ritornano i corridori che erano stati protagonisti a maggio. C’è una sorta di grande rotazione. E tra coloro che rientrano in pista c’è anche Lorenzo appunto. La maglia blu del Giro, uno degli attaccanti più tosti e anche uno dei corridori italiani più solidi ormai.

Lorenzo Fortunato (classe 1996) al Giro si è comportato alla grande vincendo la maglia blu di miglior scalatore
Fortunato (classe 1996) al Giro si è comportato alla grande vincendo la maglia blu di miglior scalatore
Lorenzo, dal Giro di Svizzera non hai più corso. Hai fatto un bello stacco…

Sì, sono uscito bene dal Giro d’Italia, il Giro di Svizzera un po’ meno: ero in calo e, se tornassi indietro, avrei recuperato un po’ prima. Però poi ho avuto tutto il tempo per riposare. Ora sono in altura con la squadra, a Livigno, ospiti di Riccardo nel suo Hotel Paradise, che per i ciclisti è davvero un paradiso.

Come stai lavorando al rientro?

Tra poco concludo tre settimane qui, poi correrò la Vuelta a Burgos e infine la Vuelta. Un programma classico, simile all’anno scorso.

Qui tutti dicono che ogni anno si va più forte. Tu come giudichi la tua annata?

E’ vero, si va sempre più forte. Però io ho iniziato bene la stagione, ho fatto un bel Giro d’Italia e sono fiducioso di poter ripetermi nella seconda parte. Ho sempre lavorato sodo ma con equilibrio, quindi credo di poter arrivare bene alla Vuelta e chiudere in crescendo la stagione.

Alla Vuelta con che obiettivi andrai?

Un po’ come al Giro: da battitore libero. Quest’anno puntiamo su quello. Poi diciamo che è buono anche per le tappe: si fanno più punti, c’è meno stress e si raccolgono più risultati. E ci sono delle frazioni buone per fare qualcosa. Questa è la strategia.

L’emiliano si sta allenando in quota con i suoi compagni
L’emiliano si sta allenando in quota con i suoi compagni
Al Tour ci è capitato di chiacchierare con qualche corridore in fuga: dicevano che “il Fortunato del Giro ci stava bene”. Che ne pensi?

Il Tour è un’altra corsa. Le prime dieci tappe non hanno lasciato spazio alle fughe, poi sono partite ma hanno vinto soprattutto gli scalatori. Non c’è stato tanto margine per i corridori “mezzo e mezzo”. Penso per esempio a Simone Velasco, che ha faticato tanto ma ha fatto una grande fuga con un quarto posto. Magari si sarebbe trovato meglio al Giro.

In effetti hanno vinto corridori come Arensman, Healy, Paret-Peintre… e Groves ha sfruttato una caduta che ha messo in difficoltà proprio Velasco.

Anche a Boulogne-sur-Mer “Vela” era andato bene. Secondo me Simone ha fatto tutto quello che poteva.

Ti saresti visto bene nella tappa del Mont Ventoux?

Magari sì, erano tappe in cui la fuga partiva in salita, di forza. Potevo esserci anch’io. Erano fughe da scalatori. Quelle potevano essere le mie occasioni ma certo vincere non sarebbe comunque stato facile. Quindi sì: il Fortunato con la forma del Giro al Tour ci poteva stare ma non per la classifica ovviamente. Avrei sofferto molto nei primi dieci giorni, ma nella seconda parte avrei potuto dire la mia.

Prima hai detto: “Dopo il Giro avrei recuperato un po’ prima”. Perché, come hai gestito quella fase?

Dopo il Giro ho fatto due settimane tranquille, con qualche richiamo di forza e VO2Max, e poi sono andato al Giro di Svizzera. Ma avevo anche tanti impegni che forse potevo gestire meglio. Dopo la bella tappa con Scaroni, dopo la maglia blu, la fughe… ecco appuntamenti con sponsor, eventi, inviti… Belli e giustamente andavano onorati, ma non mi hanno permesso di lavorare al meglio per essere al 100 per cento allo Svizzera.

Il memorabile arrivo in parata a San Valentino Brentonico di Fortunato e Scaroni
Il memorabile arrivo in parata a San Valentino Brentonico di Fortunato e Scaroni
Chiaro…

Aggiungo però che ero comunque un po’ in calo. Se tornassi indietro salterei lo Svizzera e staccherei subito dopo il Giro. Nelle prime quattro tappe ho tenuto duro, ero decimo in classifica, poi anche mentalmente facevo fatica. Ho provato ad andare in fuga, ma non ero più il Fortunato del Giro. Però ci sta, io ci ho provato.

E dopo?

Dopo lo Svizzera sono stato una settimana completamente fermo, senza bici. Poi ho ripreso mettendo chilometri nelle gambe, in vista del blocco in altura.

E adesso come stai lavorando?

Tanti chilometri, tanto dislivello. Gli allenamenti classici: un po’ di forza, salite lunghe. Sto tornando al peso ideale: magari nello stacco ho messo su quel chiletto. Tutto qui. Senza inventare troppo. Dopo Burgos vedrò cosa manca di preciso e nelle due settimane prima della Vuelta lavorerò su quello. Anche perché dopo la Vuelta non sarà finita. Ci sono altre corse, anche quelle italiane.

Parli in modo maturo, Lorenzo. Questo Giro ti ha dato la consapevolezza definitiva?

Credo di sì. Col tempo capisci dove puoi puntare e dove invece è meglio rialzarsi. Ti costruisci obiettivi più realistici, più raggiungibili. Dopo la vittoria sullo Zoncolan ho provato a fare classifica, ma arrivavo sempre dodicesimo, quindicesimo... Allora ho detto: forse è meglio concentrarsi su altro. Non escludo che un giorno ci riproverò, ma per ora va bene così.

Anche perché arrivare quattordicesimo, per dire, non ti cambia molto…

Esatto. Ne ho parlato con Mazzoleni e con Shefer: se punti alla top 5 e ti va male, arrivi comunque nei 10. Ma se punti ai dieci e ti va male, arrivi quindicesimo.

Fortunato ha confermato che Ulissi (alla sua ruota) è stato un innesto importante per la XDS-Astana: un esempio e un diesse in corsa
Fortunato ha confermato che Ulissi (alla sua ruota) è stato un innesto importante per la XDS-Astana: un esempio e un diesse in corsa
E poi sei bloccato, non puoi andare in fuga…

Vero, non ti giochi le tappe, sei marcato: non hai spazio. E a a quel punto è tutto inutile. Per questo quest’anno ho fatto l’opposto.

E ti è piaciuto?

Sì, anche perché avevo dietro una bella squadra. Siamo un gruppo affiatato e con tanti italiani dai preparatori come Mazzoleni, ai direttori sportivi come Zanini, ma anche Shefer che ormai è italiano d’adozione, e Cataldo. Un bel gruppo, anche tra i corridori.

A proposito di Zanini, “Zazà” ha speso belle parole per Ulissi. Tu che impressione hai avuto?

Diego Ulissi è il direttore sportivo in corsa: dove non arrivano i diesse dalla macchina, ci arriva lui. E’ un nostro punto di forza. Quest’anno quando ha preso la maglia rosa sono stato contentissimo, quasi più che se l’avessi presa io. Quel giorno ero secondo a pochi secondi, ma il risultato gli ha dato ancora più morale e forza per continuare ad aiutarci anche nelle tappe successive.

Insomma, quando c’è Ulissi la squadra gira bene?

Sì, ma anche con Masnada, Conci, Scaroni, Velasco… Ripeto: siamo un bel gruppo. Ci alleniamo insieme, tra chi è a San Marino e chi è in Svizzera. Siamo uniti… e non solo in corsa.

Pieve di Soligo, la grande festa del Cycling Stars Criterium

03.06.2025
6 min
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PIEVE DI SOLIGO – Per capire cosa sia il Cycling Stars Criterium, ieri sera bisognava essere fuori dal bus parcheggiato nella piazza di Pieve di Soligo appena prima che uscissero i corridori. Dietro il nastro che delimitava l’area riservata agli atleti era assiepato uno stuolo di bambini in attesa di vedere da vicino i campioni che, solo il giorno precedente, avevano terminato il Giro d’Italia numero 108

Emanuel, l’operatore della tv messicana, filma un bambino che aspetta Del Toro per farsi regalare gli occhiali (spoiler: non ce la farà)
Emanuel, l’operatore della tv messicana, filma un bambino che aspetta Del Toro per farsi regalare gli occhiali (spoiler: non ce la farà)

Presente anche la televisione messicana

D’altronde il ciclismo è lo sport popolare per definizione, passa per le strade dei paesi, e non di rado i campioni erano e sono ancora degli eroi provenienti dal popolo. Lo scopo di questa kermesse è esattamente questo: riportare i campioni vicino ai tifosi, specie ai più piccoli. Mentre attendiamo anche noi assieme ai bambini facciamo due chiacchiere con un operatore televisivo dai tratti centro-americani.

Sarà mica un invitato della tv messicana venuto in Italia a seguire il fenomeno Del Toro? Lo è. Si chiama Emanuel e lavora per Televisa Mexico, l’equivalente della Rai. E’ arrivato domenica a Roma e oggi è qui perché domani ha in programma un’intervista col nuovo fenomeno della UAE Emirates. Dice che vedere un connazionale in maglia rosa, che ha quasi vinto una corsa così importante come il Giro d’Italia, ha acceso l’entusiasmo di tutto il Paese, perché lì il ciclismo è uno sport seguitissimo. 

L’uscita di Del Toro dal bus messo a disposizione dalla Soudal-QuickStep
L’uscita di Del Toro dal bus messo a disposizione dalla Soudal-QuickStep

L’entusiasmo dei bambini e le parole di Del Toro

Il fermento tra i bambini inizia già quando dal bus scende Carlos Verona, vincitore della tappa di Asiago, a cui i giovani tifosi già chiedono foto e autografi. Si mantiene alto all’arrivo di Masnada e Zana, altre foto e altri autografi. Con la discesa di Fortunato c’è un mezzo boato, quando arriva Pellizzari un boato intero e quando è il momento di Del Toro un boato e mezzo, anzi due. D’altronde questi campioni hanno una decina d’anni più di loro. A ben pensarci c’è molta più differenza d’età tra Caruso e Del Toro che tra Del Toro e un bambino di quinta elementare

Quando Del Toro percorre i pochi metri che lo portano dal bus al cancelletto che immette nel percorso facciamo a spallate con la ressa di bambini per fargli qualche domanda. Abbiamo la meglio solo per il vantaggio dato dalla stazza, non certo per la maggior determinazione. Dice che l’intenzione ad inizio Giro era quello di stare davanti, ma quello che poi è successo – tutti quei giorni in rosa, il sostegno di tutto un paese – è stato un sogno.

Gli chiediamo se sul Finestre lasciar andare Yates sia stata questione di tattica o gambe. Risponde che sicuramente c’è stata molta tattica, ma non vuole e non può cambiare il passato e quindi va bene così. Lo vedremo al Tour al fianco a Pogacar o alla Vuelta? Ancora non ha nessun programma, ora pensa solo a godersi il momento e riposare. 

Tra le donne ha vinto la campionessa europea Lorena Wiebes (foto Miriam Teruzzi)
Tra le donne ha vinto la campionessa europea Lorena Wiebes Wiebes (foto Miriam Teruzzi)

Iniziano le ostilità, ma non troppo ostili

Prima della competizione riservata ai pro’ avevano già gareggiato gli ex professionisti, dove ha vinto Alessandro Ballan, e le donne, tra le quali si è imposta la campionessa europea Lorena Wiebes davanti alla campionessa italiana Elisa Longo Borghini e Soraya Paladin

I professionisti in gara sono 22 e partono attorno alle 21,20, quando la piazza è gremita. In programma ci sono 30 giri del circuito lungo un chilometro nel centro di Pieve di Soligo. Uno dopo l’altro si alternano in testa Masnada, Verona, Mosca, Zana, Fortunato, Vendrame, Caruso, Frigo, Pietrobon, un po’ tutti i volti più noti si fanno vedere in un’azione a favore di pubblico, com’è giusto che sia. 

Lorenzo Fortunato in una fase di corsa: finirà terzo (foto Miriam Teruzzi)
Lorenzo Fortunato in una fase di corsa: finirà terzo (foto Miriam Teruzzi)

La telecronaca Mei-Cassani e lo spunto del messicano

A fare la telecronaca ci sono Davide Cassani e Paolo Mei, lo speaker del Giro. Mentre i giri passano, Cassani racconta di quella volta che ha perso la Coppa Placci per una tattica sbagliatissima assieme a Chiappucci, di quella volta (quelle volte) che ha vinto il Giro dell’Emilia, del fatto che Caruso è uno dei suoi corridori preferiti, un vero uomo squadra, tanto che l’ha portato in entrambe le Olimpiadi in cui era CT. 

Anche questo è parte del bello del Cycling Stars Criterium: sentire e vedere dal vivo una voce che la maggioranza delle persone ha sentito e visto solo in televisione. A pensarci meglio, è qualcosa di molto più simile a un concerto rock che ad una gara di ciclismo.

Un gruppetto prova la fuga e Mei chiede a Cassani: «Quante possibilità hanno di arrivare all’arrivo?».

«Poche, credo quasi nessuna».

Poi: «Davide, che rapporti usano?». «54×15, 54×14, perché in questo circuito serve rilanciare nelle curve».

Quando però Del Toro, Fortunato e Pellizzari vanno in fuga all’ultimo giro, Cassani sentenzia: «Non li prendono più». E così sarà. Del Toro (e chi sennò) ha allungato nelle ultime centinaia di metri e si è andato a prendere la 10ª edizione del Cycling Stars Criterium. Secondo Pellizzari, terzo Fortunato

Un successo condiviso

Dopo le premiazioni, e dopo aver assaggiato (bis) il famoso spiedo di Pieve di Soligo, avviciniamo Enrico Bonsembiante, che ha organizzato la kermesse assieme ad Alessandro Ballan. 

«Mi sembra sia andata benissimo – dice – oltre le aspettative, nonostante il meteo ballerino che alla fine comunque ci ha graziati. Stimiamo circa 10 mila persone venute nel corso della serata ad assistere al Criterium, quindi è stato un successone. Anche per questo dobbiamo dire grazie agli oltre 100 volontari, ai nostri partner e alle tantissime associazioni locali, a tutti quelli che ci hanno dato una mano a rendere possibile tutto questo».

Il “tutto questo” di cui parla Bonsembiante è una serata in cui il ciclismo è declinato in festa, in spettacolo, in concerto rock. Qualcosa che va oltre ad una gara in bicicletta.

Fortunato: «La maglia blu è per la squadra e i tifosi lungo le strade»

31.05.2025
5 min
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BORMIO – Sono le 9,45 e Lorenzo Fortunato esce dall’ascensore dell’hotel che ha ospitato la XDS Astana al termine della tappa numero diciassette. Il volto è rilassato e l’abbronzatura lascia intravedere i segni del laccetto del casco. Il Giro d’Italia del Folletto dello Zoncolan si sta tingendo sempre più di blu, simbolo della maglia indossata dal leader della classifica dei GPM. Fortunato è andato spesso all’attacco in quest’ultima settimana di Giro, lo abbiamo visto nei giorni scorsi alzarsi sui pedali prima sul Tonale e poi sul Mortirolo.

Lorenzo Fortunato e Christian Scaroni dopo la doppietta di San Valentino nella 16ª tappa
Lorenzo Fortunato e Christian Scaroni dopo la doppietta di San Valentino nella 16ª tappa

A caccia di punti

Fortunato in questa corsa rosa ha messo da parte le ambizioni di classifica e si è votato alla causa della maglia blu. 

«E’ arrivata man mano – racconta seduto sulla poltrona nella hall dell’hotel – insieme al team avevamo visto che la maglia blu avrebbe portato gli stessi punti di una vittoria di tappa. Ci siamo detti di provare a puntare su questa classifica anche per dare visibilità allo sponsor XDS. Di conseguenza fin da subito ho cercato di prendere qualche punto nei vari GPM ma senza esagerare e senza fughe troppo dispendiose. Sono riuscito a muovermi bene, anzi mi è venuto tutto abbastanza semplice».

Nell’ultima settimana sei stato tanto in fuga, si può dire che questa maglia è ormai tua?

Devo arrivare fino a Roma (dice con una risatina scaramantica, ndr) ma ho un bel vantaggio sul secondo che tra l’altro è il mio compagno Scaroni. Proprio nella tappa nella quale abbiamo fatto primo e secondo (San Valentino, ndr) ho raccolto un buon bottino in fatto di punti.

Gli obiettivi a inizio Giro quali erano?

Vincere la maglia azzurra e una tappa, adesso manca la tappa. Proprio a San Valentino poteva arrivare ma appena capito che Scaroni e io saremmo arrivati insieme in cima, gli ho detto che avrebbe tagliato lui il traguardo per primo. Il lavoro che i miei hanno fatto per me è stato importante ed è stato giusto così.

Scelta che è arrivata anche da una certa consapevolezza nei tuoi mezzi?

Sto bene e proverò a entrare in qualche altra fuga, non tanto per i punti ma per cogliere l’ultimo obiettivo di questo Giro: vincere una tappa.

La magia di passare per primo su una salita del Giro, i tifosi in trepidante attesa si scatenano
La magia di passare per primo su una salita del Giro, i tifosi in trepidante attesa si scatenano
Ti abbiamo visto molto attivo, spesso eri il primo ad alzare il ritmo in salita.

Negli ultimi giorni stanno venendo fuori quelle che sono le “fughe di gambe”. Praticamente davanti ci troviamo in trenta corridori, esattamente come succedeva nella passata edizione della Vuelta. Lo scorso anno sulle strade spagnole ho imparato che si deve provare a fare una piccola selezione fin da subito in modo da rimanere con dieci o dodici corridori e trovare presto l’accordo. 

Hai accantonato la classifica generale, perché?

In squadra quest’anno tutti abbiamo deciso di non fare classifica e di puntare alle tappe. Abbiamo bisogno di punti per salvarci e riuscire ad arrivare nei primi cinque nella generale è difficile e ti espone a tanti rischi. Se malauguratamente succede qualcosa e vai a casa, hai lavorato tanto per nulla. Guardate Tiberi o Ciccone che in un giorno hanno perso tutto. E poi la convinzione di fare un Giro diverso è arrivata anche dagli occhi dei tifosi.

Il blu della maglia legata alla classifica dei GPM è sempre più sulle spalle di Fortunato
Il blu della maglia legata alla classifica dei GPM è sempre più sulle spalle di Fortunato
In che senso?

Chi fa classifica rimane ventuno giorni a soffrire sulla bici e questo basta per arrivare quinto, settimo, decimo. Ma chi è arrivato quinto, settimo o decimo al Giro dello scorso anno? Conta vincere e basta. 

Invece ora sei leader di una classifica e stai correndo con il segno distintivo della maglia blu, che effetto fa lungo le strade?

Questo modo di correre mi fa essere più libero. Mi sto godendo maggiormente le tappe di montagna consapevole che non devo tenere duro sempre. E con il fatto di andare in fuga mi rendo conto che al tifoso sulle strade piace molto più un attacco in salita piuttosto che un corridore costante che poi alla fine arriva decimo ma non lo vedi mai davanti. In termini ciclistici vale meno, ma scollinare per primo sul Mortirolo fa infiammare il tifo. E’ un Giro diverso per certi aspetti ma sempre bellissimo.

Scaroni mette la ciliegina sulla torta e ringrazia Fortunato

27.05.2025
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SAN VALENTINO – Christian Scaroni alza le braccia al cielo nel segno della sua prima vittoria in un Grande Giro e lo fa nella corsa di casa, al suo fianco c’è Lorenzo Fortunato: il Folletto dello Zoncolan che oggi ha consolidato la maglia blu dei GPM. La prima vittoria italiana a questo Giro d’Italia coincide con l’impresa dei due corridori della XDS Astana. Scaroni ha gli occhi che fuggono a destra e sinistra, un po’ per inseguire le voci che gli fanno le domande durante l’intervista e un po’ per ricordare. Il bresciano riavvolge il nastro fino a stamattina quando a Piazzola sul Brenta si è affacciato dal pullman e ha visto delle nuvole grigie.

«Siamo partiti con la pioggia – racconta mentre il rosso del cordino della medaglia gli fascia il collo – in giornate come queste sono in grado di esprimermi al 110 per cento. Amo la pioggia, forse in discesa faccio ancora un po’ fatica (dice con una risata, ndr). L’obiettivo di tappa era consolidare la maglia blu di Fortunato. Poi sulla penultima salita, Santa Barbara, ci siamo messi a fare un buon forcing e il gruppetto si è assottigliato sempre più. Ai piedi dell’ultima scalata Fortunato e io ci siamo resi conto di essere i più forti, così abbiamo parlato, mi ha detto che la tappa sarebbe stata mia perché lui aveva già preso tanti punti sugli altri GPM».

Christian Scaroni brinda al suo primo successo al Giro d’Italia con un grazie di cuore a Fortunato
Christian Scaroni brinda al suo primo successo al Giro d’Italia con un grazie di cuore a Fortunato

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E altrettanti pensieri. La scalata fino ai prati verdi di San Lorenzo illuminati di bronzo dal sole che volge al tramonto è stata lunga. Una salita per chi ha pazienza e i due corridori della XDS Astana sono stati bravi a gestire la loro superiorità. Quando anche Jefferson Cepeda ha mollato il colpo si è trattato di spingere fino alla fine volando sulle ali dell’entusiasmo. 

«L’ultimo chilometro a ruota di Fortunato – continua Scaroni – è stato lungo, avevo le gambe distrutte. Lui è stato un uomo di parola e mi ha aspettato sincerandosi di avermi sempre al suo fianco. Non potrò far altro che ringraziarlo per il resto della mia vita. Lui e anche la squadra. Gli altri componenti della fuga non ci hanno fatto troppa paura, l’unico capace di impensierirci era Pello Bilbao e quando ha allungato nell’ultima discesa ci siamo subito messi alla sua ruota. Per il resto abbiamo gestito lo sforzo. Una volta rimasti in tre con il Movistar (Cepeda per l’appunto, ndr) ci siamo detti di attaccare e metterlo in mezzo».

Nella fuga del mattino era presente anche Masnada, un lavoro importante il suo al servizio di Fortunato
Nella fuga del mattino era presente anche Masnada, un lavoro importante il suo al servizio di Fortunato
Arrivavi da un inizio di stagione positivo e tutto ad un tratto la caduta alle Strade Bianche ha frenato tutto, quanto è stato complicato ripartire?

Credo che sia stato il momento più difficile. Quando si vola in alto e poi si cade (metaforicamente e fisicamente, ndr) ci si fa male. Ero in un periodo dove le cose mi riuscivano bene e arrivavo da vittorie, tantissimi piazzamenti e prestazioni convincenti. Ritrovarsi all’improvviso a casa, seduto sul divano e senza poter fare nulla, è stato complicato. Ho cominciato la preparazione per il Giro in maniera graduale, sapevo che non sarebbe stata una corsa facile per me. Passata la prima settimana ho iniziato a sentirmi meglio, lo switch è arrivato nella tappa di Vicenza (venerdì scorso, ndr).

In un ciclismo in cui nei Grandi Giri è difficile che una fuga arrivi al traguardo quanto è complicato per un corridore da corse di un giorno come te cogliere dei risultati? 

Per me il punto di domanda principale era sul come mi sarei approcciato a questo Giro d’Italia. A causa dell’infortunio non sono riuscito ad andare in altura ed è stata la prima volta nella mia carriera in cui ho preparato un Grande Giro senza quel passaggio. Sapevo avrei potuto fare fatica nel recuperare gli sforzi tra un giorno e l’altro viste le mie caratteristiche. Sinceramente questa tappa non l’avevo cerchiata, non pensavo potesse arrivare la fuga e invece con il passare dei chilometri ci abbiamo creduto sempre più. Meglio oggi che un altro giorno (dice con una risata, ndr). 

12 chilometri all’arrivo: Scaroni allunga su Cepeda e poco dopo Fortunato ritorna sulla sua ruota
12 chilometri all’arrivo: Scaroni allunga su Cepeda e poco dopo Fortunato ritorna sulla sua ruota
In una lotta per i punti sempre più accesa questa doppietta ha un peso importante, quale pensi sia stata la svolta per il team quest’anno?

Il gruppo. Ci conosciamo bene e anche i ragazzi nuovi sono entrati alla grande. Avere tra noi corridori esperti come Ulissi, Bettiol o Teunissen è un elemento aggiunto che dona valore. Questo ha permesso ad atleti di buon livello, come me, di fare quel gradino in più e di correre con maggiore intelligenza e ottimizzare i risultati. 

Quale step senti di averlo fatto? 

Fin da inizio anno sento di aver cambiato marcia e ora riesco a competere con i migliori. Manca ancora un gradino per entrare nella scala dei campioni ma bisogna farlo con i giusti tempi, passo dopo passo. Sto vivendo tutto come un esame e si deve cercare di passarli tutti per confermarsi. Sicuramente queste tre vittorie da inizio anno mi hanno dato grande consapevolezza nei miei mezzi. Oggi può essere stata la ciliegina sulla torta.

Se ti guardi indietro e ripensi al periodo difficile della Gazprom cosa provi?

Sono passati tre anni, anche quello è stato un periodo difficile della mia carriera. Sicuramente sopravvivere a quel momento delicato è stato importante e ha fatto uscire una parte del mio carattere che era un po’ nascosta. A distanza di tutto questo tempo mi viene da pensare al percorso positivo che ho fatto e sono contentissimo di aver raggiunto questa vittoria che che tutti i corridori sognano fin da bambini.

Obiettivo punti, Fortunato pronto ad una stagione da duro

31.01.2025
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Lorenzo Fortunato si prepara ad affrontare una stagione particolare. Dopo un 2024 in cui è stato l’atleta del team ad aver racimolato più punti UCI, la squadra gli ha chiesto di continuare su questo filone. La XDS-Astana, ha necessità di risalire la china per restare nel WorldTour e Lorenzo è un profilo ideale per questo scopo. Cosa che ci ribadito anche Mazzoleni.

Questo non significa che il bolognese dovrà stravolgere il proprio stile di corsa, ma sicuramente dovrà puntare ancora di più sulla costanza e sulla capacità di ottenere piazzamenti importanti.

Attualmente Fortunato si trova sul Teide per un ritiro in altura insieme al gruppo degli scalatori e a qualche cacciatore di classiche. La voglia di allenarsi e fare sempre meglio non manca. Così come il buon umore. Ma soprattutto, parlando faccia a faccia con lui, possiamo dire che ormai è divenuto un corridore maturo, sicuro di sé. E un veterano del gruppo.

Fortunato in compagnia del massaggiatore Nicola Dini
Fortunato in compagnia del massaggiatore Nicola Dini
Lorenzo, un’altra stagione al via. Come hai passato l’inverno?

Sono stato bene, tranquillo. Ho fatto un mese completamente fermo perché la mia stagione era stata molto lunga, tra Giro d’Italia, Vuelta e l’ultima corsa in Cina. Di solito i corridori staccano per due o tre settimane, io invece ho preferito fermarmi un mese intero. Poi ho ripreso gradualmente e adesso sto bene. Il primo mese ho fatto fatica, soprattutto nel ritiro di dicembre, ma ora mi sento a livello degli altri.

Che stagione ci possiamo aspettare da te? Quale sarà il tuo calendario?

A grandi linee il calendario sarà simile a quello dell’anno scorso. Farò due grandi Giri, iniziando con il Giro d’Italia, e parteciperò a corse a tappe di una settimana come la Tirreno-Adriatico e il Catalunya. Quest’anno, prima del Giro, correrò il Romandia invece di andare alla Liegi. È stata una scelta condivisa con la squadra, per avere un avvicinamento più specifico.

È sempre più difficile vincere in questo ciclismo, soprattutto senza uno spunto veloce. Cosa ci si può inventare?

È complicato in effetti. E non poco. Basta guardare le corse che ho fatto l’anno scorso: la Tirreno l’ha vinta Vingegaard, il Catalunya Pogacar e lo stesso Pogacar ha dominato il Giro. Vincere in questo contesto è quasi impossibile, ma non si sa mai. Il focus per il 2024 sarà raccogliere punti, quindi cercherò di massimizzare i piazzamenti.

Fortunato (classe 1996) è alla seconda stagione nel gruppo Astana, oggi XDS (foto XDS-Astana)
Fortunato (classe 1996) è alla seconda stagione nel gruppo Astana, oggi XDS (foto XDS-Astana)
Avete pensato a strategie alternative, come puntare su corse più piccole per cercare la vittoria?

Sì, ma il calendario WorldTour è molto fitto e qualcuno deve comunque affrontare queste corse. Siamo una squadra di 30 corridori, non di 50, quindi bisogna fare delle scelte. Il mio compito sarà fare classifica o provare a vincere tappe nei Grandi Giri. La cosa importante è essere costanti, stare davanti, magari lottare anche per un piazzamento… ma fare punti.

E questo abbiamo visto che ormai vale per tutti, non solo per voi della XDS… Dove inizierai la stagione?

Partirò da Murcia, poi farò il Tour du Var e il Laigueglia. Sono corse di un giorno e il mio obiettivo sarà supportare i compagni, come Velasco e Scaroni, che hanno più possibilità di vittoria. Ci vuole anche qualcuno che lavori per loro.

La squadra è cambiata molto. Che impressioni hai?

È quasi una rivoluzione direi. Cambiare bici è stato un passo importante, ma soprattutto ci sono tanti nuovi compagni. Il gruppo italiano è cresciuto molto, con l’arrivo di Bettiol, Masnada, Ulissi, Malucelli e Conci. C’è un bell’ambiente, come già c’era lo scorso anno, ma ora siamo ancora più uniti.

Fortunato lo scorso anno è stato 12° al Giro e 16° alla Vuelta
Fortunato lo scorso anno è stato 12° al Giro e 16° alla Vuelta
Cosa portano corridori come Bettiol e Ulissi?

Hanno tanta esperienza. Diego Ulissi, in particolare, è un punto di riferimento. In corsa avere un compagno così è come avere un secondo direttore sportivo accanto. Anche Bettiol ha esperienza e talento, ma Diego, con qualche anno in più, può davvero fare la differenza.

Piccolo passo indietro, Lorenzo. Hai parlato di un mese di stop totale: più fatica all’inizio, ma anche più energie dopo?

A dicembre ho fatto tanta fatica, ma ora mi sento livellato come dicevo. Se confronto la mia condizione attuale con quella di un anno fa, a gennaio sto uguale. Ho staccato di più rispetto ad altri compagni perché ho corso di più. Era necessario recuperare dopo una stagione intensa (in più Fortunato si è anche sposato in autunno, ndr). Ma sì, sono convinto che questo piccolo bagaglio di riposo me lo ritroverò più in là.

Nel 2024 hai fatto il Delfinato dopo il Giro, e tu stesso ci dicesti che non fu una super scelta: quest’anno lo rifarai?

No, per ora il mio programma arriva fino al Giro, poi vedremo. L’anno scorso al Delfinato ho avuto due giorni in cui stavo molto bene e ho vinto la maglia della montagna, ma ho anche sofferto molto nell’ultima tappa. Quest’anno voglio valutare meglio dopo il Giro e programmare la seconda parte della stagione con più attenzione.

Un selfie dal Teide: Fortunato e Masnada stanno condividendo gran parte del loro tempo (foto Instagram)
Un selfie dal Teide: Fortunato e Masnada stanno condividendo gran parte del loro tempo (foto Instagram)
L’anno scorso hai corso spalla a spalla con Pogacar ed Evenepoel: cosa ti aspetti da loro nel 2024?

Pogacar è stato superiore a tutti e durante tutta la stagione. Se Tadej continuerà così o addirittura migliorerà, farà ancora più selezione e più storia. Mi aspetto che Vingegaard possa battagliare di più con lui. Evenepoel è un campione, ma Pogacar sembra avere ancora qualcosa in più.

In ritiro a Calpe, dove c’era quasi tutto l’immenso mondo dei pro’, vi siete incrociati con Pogacar?

Sì, abbiamo pedalato un po’ insieme. Lui è molto tranquillo, non si comporta come una superstar, ma come un corridore normale. Noi lo vediamo come Pogacar, ma lui si comporta come uno di noi.

Con chi dividi la camera in ritiro?

Sono sempre con Fausto Masnada. Già a dicembre eravamo in ritiro insieme e abbiamo più o meno lo stesso calendario. Stiamo condividendo anche la macchina del caffè in camera! E siamo diventati una coppia fissa di allenamento.

Masnada prende cappello e l’Astana spalanca le porte

31.10.2024
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Masnada risponde da Dubai e gli diciamo grazie, perché le vacanze sono sacre. Il momento però è così positivo da volerlo raccontare. E così approfittiamo degli ultimi giorni del suo lungo viaggio per raccontare l’anno storto e l’approdo finale all’Astana, che gli ha dato buon umore e voglia di ripartire.

«Ci sono tre motivi – dice – per cui non avrei voluto nessun’altra squadra. Il primo è che conosco l’ambiente. Fortunato, Ballerini e Scaroni hanno costruito un gruppo forte e affiatato, che vuole fare bene. Il secondo è che ritrovo il preparatore Vasilis Anastopoulos, con cui avevo già lavorato alla Quick Step e in quei due anni feci le cose migliori. E poi c’è Mazzoleni, che mi seguiva negli anni alla Colpack e mi conosce benissimo. Sono queste le tre motivazioni per cui sono contentissimo di aver firmato con l’Astana».

Gli ultimi due anni non sono stati affatto semplici e le parole poco gentili di Lefevere al suo addio fanno capire che il rapporto era ormai sfilacciato. Poche corse nel 2023 e appena qualcuna in più nella stagione appena conclusa nella Japan Cup. E intorno, come carico non trascurabile, il senso di essere mancante di qualcosa che gli impediva di svolgere il ruolo per cui veniva pagato.

Masnada è stato a lungo nel “cerchio magico” di Evenepoel. Lo ha aiutato a vincere la Vuelta del 2022
Masnada è stato a lungo nel “cerchio magico” di Evenepoel. Lo ha aiutato a vincere la Vuelta del 2022
Che cosa è successo?

Negli ultimi due anni non ho performato come ci aspettavamo e Patrick ragiona da manager. E anche io questa volta ho scelto con la testa e non il cuore, per cambiare e trovare nuovi stimoli.

Quanto è stato pesante veder passare il tempo senza riuscire a incidere in alcun modo?

Parecchio. Fossi uno che non si impegna, capirei lo scetticismo. Ma io ero impedito fisicamente e se non rendi, c’è chi prende il tuo posto. Ho cercato di accelerare senza la necessaria gradualità. So come funziona: se aspetti di tornare al 100 per cento, non trovi più posto. Invece la frenesia è stata un errore e mi sono ritrovato al punto di partenza. No ho mai avuto la tranquillità per preparare un obiettivo, ma ero comunque pagato e li vedevo storcere il naso.

Non facile…

Essere a casa era un senso di colpa. Eppure si poteva capire che l’unico a rimetterci ero io. Il mio valore di mercato scendeva e in più stando fuori perdevo l’aspetto gara, il performare nel gruppo. Fermarsi per tre mesi a metà stagione per guarire del tutto, avrebbe significato non correre più. Ero alla ricerca di un contratto e tutti si chiedevano perché non corressi. Perché dovresti ingaggiare uno che non corre? Per questo appena sono stato in grado, sono tornato. Non ho voluto fermarmi, ho rischiato, ma sono bastate quelle poche corse per far vedere che ci sono e trovare un contratto.

Al Romandia le condizioni erano già in calo: di lì a poco il primo test in Belgio
Al Romandia le condizioni erano già in calo: di lì a poco il primo test in Belgio
Due anni e due problemi diversi?

Esatto. Il primo anno ho lottato e risolto con l’intervento l’infezione al soprassella. Quest’anno era diverso, ma il tempo passava ugualmente veloce. Quando sono ripartito, avevo paura di non riuscire a spingere come prima. Poi però ho visto che miglioravo e che i valori crescevano e allora ho capito di aver superato la fase critica.

Si può spiegare che cosa hai avuto?

La chiamano Ovetraining Syndrome, ma non significa che il mio coach mi avesse allenato troppo, è la somma di più cose. Viene individuata, definita e misurata da test universitari ed è per questo che a maggio la squadra mi ha chiesto di sottopormi al test in Belgio.

In cosa consiste?

Vari passaggi. Un test incrementale con prelievi ematici in cui valutavano la risposta ormonale dell’organismo allo stimolo allenante. Hanno visto che nella curva non c’erano segnali che il mio corpo reagisse bene. I dottori si sono confrontati e hanno visto che non dipendeva dall’aspetto mentale.

Calpe 2022, Cattaneo, Masnada, Bagioli: dei tre italiani della Soudal Quick Step è rimasto solo Mattia
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Aspetto mentale? Quindi ti hanno fatto una sorta di visita fiscale?

Una cosa del genere, ma io ero disposto ad andare dovunque pur di far capire che avevo un problema vero. A fine maggio, dunque, il primo test e mi hanno dato due mesi di stop. L’ho rifatto poi ad agosto e la risposta è stata migliore. A quel punto loro volevano che riposassi ancora, ma io mi sono confrontato col medico e gli ho detto che se non fossi tornato a correre, tanto valeva che smettessi. Si è un po’ forzata la mano, ma sono più che felice di come è andata e di essere arrivato all’Astana.

Hai parlato dei tre motivi per cui lo sei: tornare in un gruppo italiano è una bella spinta?

Con i ragazzi sono stato in ritiro a Livigno e anche se di squadre diverse, dopo gli allenamenti ci trovavamo davvero bene. Ci siamo ritrovati a fare gruppo anche giù dalla bici e li vedo che sono uniti e hanno voglia di fare bene. Parlare italiano è importante, soprattutto quando sei fuori per settimane di seguito. A me è capitato di essere il solo italiano in un gruppo che parlava fiammingo e così ti senti escluso.

L’ultima corsa 2024 di Masnada è stata la Japan Cup, chiusa in 21ª posizione
L’ultima corsa 2024 di Masnada è stata la Japan Cup, chiusa in 21ª posizione
Si parte col morale alto?

Altissimo. Abbiamo fatto una videocall con tutte le le figure di riferimento della squadra. Mi hanno dato un’idea di programma, io gli ho detto cosa piacerebbe a me e ne parleremo al primo ritiro a dicembre. Ho anche voluto foto e informazioni di questa nuova bicicletta che ritirerò il 5 novembre al Service Course della squadra a Nizza. Sono al settimo cielo. So che guadagnerò meno rispetto a prima, ma finalmente torno a fare quello che mi piace. Davvero non vedo l’ora di tornare e cominciare. E intanto chiedo informazioni a Lorenzo Fortunato. Qui a Dubai ci sono anche lui e sua moglie…