Salento, l’affascinante conclusione del nostro viaggio in Puglia

20.10.2023
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Abbiamo ammirato la magnificenza della Daunia, la natura viva del Gargano, la quiete del Tavoliere, ci siamo riflessi sulle rive della Costa Imperiale e attraversato le meraviglie di Murgia, Gravine e Valle d’Itria. Siamo arrivati al tacco dello stivale, nel punto più orientale d’Italia. Ecco il Salento, il luogo dove la bici e le bellezze pugliesi trovano l’epilogo di una vacanza in sella. We are in Puglia, dove le due ruote trovano itinerari unici e dove la tradizione e la cultura accolgono il cicloturista a braccia aperte. Saliamo di nuovo in sella e impariamo a conoscere questo angolo circondato dal mare e costellato di meraviglie. 

Gli itinerari si adattano a tutti i tipi di bici
Gli itinerari si adattano a tutti i tipi di bici

Entroterra alle spalle

L’entroterra alle spalle e lo sguardo specchiato in acque cristalline. 78 chilometri con 405 metri di dislivello. L’itinerario ha inizio da Lecce, la città del barocco. Amata dai turisti, ma anche dai suoi cittadini, raccoglie in sé un intreccio irripetibile di arte e cultura. Da qui si dà il primo colpo di pedale e dopo appena 12 chilometri si raggiunge l’antico borgo fortificato di Acaya, impreziosito da un castello risalente ai primi anni del 1500. E poi, il silenzio unito alla bellezza del paesaggio dell’Oasi le Cesine, Riserva Naturale dello Stato. 

Per diversi chilometri si ha il lusso di pedalare tra fitti alberi, prima di giungere a ridosso delle spiagge di San Foca e di Torre dell’Orso, due delle località turistiche più frequentate del Salento, le cui acque cristalline meritano più di un tuffo e d’inverno spiccano come colpi di pennello in un quadro d’autore. Tra le due è possibile ammirare da vicino la suggestiva Grotta della Poesia e le antiche rovine di Roca Vecchia, antica città dell’età del bronzo. Lasciata la vista sul mare, non prima di aver ammirato i Faraglioni di Sant’Andrea, si prosegue in direzione Borgagne, piccolo paese dal carattere tipicamente salentino. Pochi chilometri più a sud si costeggiano i due laghi Alimini prima di terminare l’itinerario, dopo pochi colpi di pedale, dinanzi ai bastioni a picco sul mare di Otranto, la “Porta d’Oriente”. 

Bellezza senza fine

La Puglia ci ha abituati a una continua sfumatura di epoche storiche e tradizioni gastronomiche senza eguali. Ma anche luoghi dove l’uomo non può fare altro che ammirare. A circa 20 chilometri da Otranto, c’è una struttura cava erosa dal mare, ricca di numerose iscrizioni votive che la rendono una biblioteca nell’Adriatico. E’ un luogo dal grande fascino archeologico e naturalistico, dove fare letteralmente un bagno nella storia. Poco distante da San Cataldo, nota come la spiaggia dei leccesi, si apre la meravigliosa oasi naturale le Cesine. Qui è possibile ammirare le rare orchidee spontanee e il volo degli aironi e dei germani reali. Le Cesine è infatti un’oasi del WWF, che trovandosi lungo una delle principali rotte migratorie, ospita tantissimi uccelli acquatici. 

Tra Torre Sant’Andrea e Otranto, la spiaggia di Alimini – con le sue dune di sabbia finissima, il mare trasparente e i fondali bassi – è l’ideale per i più piccoli. Ma il lungo tratto di costa, aperto a tutti i venti, è un vero paradiso anche per i surfisti. Poco distante da Lecce, tra la località turistica di Torre dell’Orso e la Baia dei turchi, si trova Torre Sant’Andrea, un antico villaggio di pescatori con l’omonima torre di difesa cinquecentesca. I Faraglioni sono una scultura naturale, in cui l’acqua ha modellato la roccia bianca. Tra tutti, il più suggestivo è l’Arco degli innamorati. 

Santa Maria di Leuca si trova nel punto più a oriente d’Italia (foto Italia.it)
Santa Maria di Leuca si trova nel punto più a oriente d’Italia (foto Italia.it)

Fino al tacco

Giù fino al tacco dello Stivale e lenta riconquista del cuore rurale del Salento. Questo itinerario di 186 chilometri e 1.500 metri di dislivello procede a passo lento, lungo gli spot più belli della macchia mediterranea. Si parte dall’interno, da Maglie, per andare verso la costa e assaporare le diverse facce del salento attraverso Muro Leccese, Giurdignano e Otranto. Per poi approdare a Punta Palascia, il punto più orientale d’Italia, dove si ammira l’alba prima che in qualsiasi altro angolo del Belpaese. Da qui, l’Albania è distante appena 70 chilometri. Inseguendo la brulla costa adriatica, si giunge alla piccola baia di Porto Badisco, dove approdò Enea in fuga da Troia e, infine, a Santa Maria di Leuca, la spartiacque dei due mari: lo Ionio e l’Adriatico.

Il percorso da qui risale lungo il versante ionico, spingendosi alla scoperta del nucleo medioevale di Castrignano e del mausoleo Centopietre a Patù. Dopo un’immersione tra i filari di ulivi perfettamente allineati, si ritorna, per pochi chilometri, a rimettere gli occhi sul mare e su una delle città storiche del Mediterraneo: Gallipoli. L’anello che celebra il certo matrimonio tra il cicloturista e il Salento regala il magnifico spettacolo barocco di Nardò e i tesori d’arte di Galatina. Si conclude con il ritorno a Maglie. 

I muretti a secco sono patrimonio Unesco e accompagnano ai lati le pedalate dei cicloturisti (foto Salento Bici Tour)
I muretti a secco sono patrimonio Unesco e accompagnano ai lati le pedalate dei cicloturisti (foto Salento Bici Tour)

Epilogo salentino

Tanti luoghi abbiamo citato e tanti ce ne sarebbero da citare. Il Salento non è esente da questo incipit. Mettersi in sella e pedalare sulle strade tracciate dagli itinerari è però un ottimo modo per incontrare le bellezze storiche. A due passi da Otranto, le cave di bauxite, un tempo utilizzate per l’estrazione di alluminio, oggi si lasciano ammirare nel gioco di dune rosse a picco su un laghetto sorto dalla falda freatica nata dopo la loro dismissione. Nel cuore della Grecia salentina, dove ancora si parla il griko, antico idioma di origine greca, risplende Melpignano. Il piccolo borgo che ogni estate accoglie il concertone de “La notte della Taranta”, una grande festa dai ritmi incalzanti e danze sfrenate, legate alle storie della tradizione.

Accompagnati lungo la strada si notano i famosi muretti a secco. Un’arte antichissima, ostinata e paziente, in armonia con gli equilibri della natura. Dividono i terreni tra gli ulivi e, senza l’aggiunta di malta o cemento, permettono all’acqua di penetrare. L’arte dei muretti a secco oggi è riconosciuta come patrimonio Unesco. Meritano una visita il Parco naturale regionale Costa Otranto, le torri costiere di Gallipoli, alcune delle quali visitabili. E ancora, il piccolo fiordo salentino, il Ciolo, vicino Santa Maria di Leuca che regala panorami a picco sul mare. La monumentale fontana a cascata di Santa Maria di Leuca, con la scalinata e la colonna romana, sono le opere terminali dell’Acquedotto Pugliese. Infine Punta Meliso, il punto d’incontro tra i due Mari, lo Ionio e l’Adriatico. 

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Puglia coast to coast, poesia tra i due Mari

Puglia coast to coast, poesia tra i due Mari

13.10.2023
6 min
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Vedere il sole tuffarsi o nascere dal mare è una delle esperienze più belle a cui ognuno almeno una volta della vita deve assistere. In Puglia questa possibilità viene divisa da pochi chilometri. Ci troviamo nel tacco dello stivale, gli itinerari che scopriamo oggi sono un vero e proprio coast to coast da affrontare in sella. Da Brindisi a Taranto, dall’Adriatico allo Ionio. Alba e tramonti, pronti ad ammaliare i cicloturisti alla partenza e all’arrivo con un viaggio nell’entroterra salentino tra tradizioni e paesaggi mozzafiato.

Il magnifico Parco degli Ulivi di Ostuni (foto BigUp Eventi)
Il magnifico Parco degli Ulivi di Ostuni (foto BigUp Eventi)

Adriatico e Ionio

Dall’Adriatico allo Ionio, un emozionante viaggio tra spiagge, torri e aree naturali protette, l’alba su un versante ed il tramonto sull’altro. L’itinerario parte da Ostuni, con il suo grappolo di case bianche incastonate l’una sull’altra. Da qui si pedala alla volta del Castello di Ceglie Messapica, capitale dell’enogastronomia pugliese. Si prosegue in direzione Grottaglie, avamposto tra la Murgia e il Salento. Accompagnati da atmosfere magiche e ricche di storie, si attraversano i paesi della murgia tarantina. 

Raggiunta la costa nei pressi del Parco Archeologico di Saturo, l’itinerario si fa più semplice e adatto a tutte le gambe. Inseguendo la litoranea ionica-tarantina, si incontrano alcune delle più belle località marine della Puglia. Un susseguirsi di spiagge, prevalentemente sabbiose, con acque basse e cristalline, accompagnano il cicloturista a Torre Lapillo e a Porto Cesareo, due delle più iconiche e famose rive sullo Ionio. Dopo una boccata di ossigeno nell’Area naturale di Porto Selvaggio, il coast to coast, dall’Adriatico allo Ionio, si conclude tra le mura che cingono la splendida Gallipoli. 

Perle da vedere

L’itinerario descritto si snoda in 153 chilometri con 916 metri di dislivello. Tra una pedalata e l’altra si incontrano luoghi unici e caratteristici di questo territorio pugliese. A partire dalla spiaggia di Torre Lapillo, con la sua acqua verde smeraldo e la sabbia bianca finissima. La sua maestosa torre di avvistamento è tra gli antichi baluardi voluti da Carlo V per difendere le coste pugliesi dalle incursioni saracene. 

A pochi colpi di pedale si trova anche l’Area Marina Protetta di Porto Cesareo, ideale per snorkeling e immersioni tra coralli. Il biologo pioniere Pietro Parenzan, trovando una grande concentrazione di ha- bitat marini diversi, fondò qui il Museo di Biologia Marina. Perla dello Ionio è sicuramente il borgo antico di Gallipoli, arroccato su un’isola è collegato alla terraferma da un ponte in muratura. Il Castello Angioino Aragonese, la Cattedrale, la Fontana Greca e le spiagge, sono solo alcuni dei motivi che valgono una sosta. 

Gallipoli è stata anche teatro del Giro d’Italia ciclocross (foto Roberto Roca)
Gallipoli è stata anche teatro del Giro d’Italia ciclocross (foto Roberto Roca)

Profumi salentini

Da un lato all’altro è possibile spingersi e fare chilometri tra un mare e l’altro anche nell’entroterra, accarezzando il Salento e i suoi vini. L’itinerario è semplice dal punto di vista altimetrico con 385 metri di dislivello, ma capace di regalare emozioni indimenticabili, da gustare al ritmo morbido delle pedalate. 97 chilometri che partono da Grottaglie e si esauriscono a Brindisi. Il primo incontro sono le grandi città di origine messapica, Francavilla Fontana e Oria, scrigno di storie antichissime, dell’epoca romana e medioevale. Da qui le ruote ripercorrono, per diversi chilometri, le antiche tracce della regina viarum dei romani, la via Appia. 

Da Manduria ad Avetrana, il cicloturista affonda i respiri tra i vigneti del pregiato Primitivo, il famoso vino dal colore rosso rubino intenso. Lasciata Avetrana, il paesaggio continua tra nuovi vigneti. Da quelli del Primitivo, senza nemmeno avere il tempo di accorgersene, si passa ben presto a quelli del Negroamao, vino dal colore quasi nero e dal retrogusto amarognolo, tra Guagnano e Campi Salentina. Questa avventura si conclude nell’esuberante e superbo barocco di Lecce, la capitale del Salento, protagonista del nostro prossimo appuntamento. 

Assaggiare per credere

Il viaggio verso Sud in questa bike destination è costellata da specialità gastronomiche a cui il ciclotuirista può solo dire di sì. Prodotti unici al mondo che la terra e la tradizione sono in grado di regalare ad ogni viandante. Passando per Ceglie Messapica, paesino delle Murge sud-orientali, si può assaggiare il biscotto cegliese, a base di mandorle autoctone tostate, con marmellata di amarene, ciliegie, mela cotogna o uva, secondo le varietà locali. Famose in tutto il mondo invece a Taranto non ci si può esimere dall’assaggio della regina delle acque, la cozza. Quella Tarantina è particolarmente saporita perché cresce lì dove le acque salate del Mar Piccolo si mescolano continuamente con le correnti di acqua dolce chiamate Citri. Uno spettacolo culinario con un paloscenico che varia di chilometro in chilometro. 

Oltre al suo cibo, la terra pugliese è in grado di offrire eccellenze da bere. Come il primitivo negramaro Manduria. Vino DOC il cui vitigno si narra fu portato in Puglia dai Greci. Guagnano è centro produttivo DOC del Salice Salentino, dal vitigno negroamaro, il cui nome, ripetizione dell’aggettivo nero in latino e greco ne indica il caratteristico colore. Infine per riprendere lo spunto e proseguire il proprio viaggio nel Salento che ci aspetta c’è il caffè leccese. Chiedere un caffè in Salento, vuol dire far incontrare la tradizione araba del caffè con il latte di mandorla. Ecco il particolare caffè al ghiaccio salentino, l’esaltazione del dolce e dell’amaro stretti in un fresco abbraccio. Il pieno di energia per una giornata su due ruote. 

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E prima di salutare Lecce, sfogliamo l’album

11.01.2021
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L’album dei campionati italiani di ciclocross a Lecce (nella foto di apertura i festeggiamenti di Marco Paludetti e della Sanfiorese, per la vittoria di Pietro Deon fra gli esordienti). Le gare sono finite in archivio con i loro podi e le loro maglie tricolori. Noi c’eravamo e abbiamo portato via un bel mucchio di foto, la nostra raccolta, che ora vogliamo condividere con voi e con le ragazze e i ragazzi che vi hanno partecipato. Nell’album che segue troverete sguardi, gambe, fango, emozioni, fatica e un grosso arrivederci al prossimo anno. Mentre la disciplina dei prati e dei sentieri si avvia a concludere la sua stagione.

Il rush finale

In Italia si correrà domenica prossima a casa di Daniele Pontoni, che ieri con i suoi ragazzi ha festeggiato il tricolore di Bryan Olivo. All’estero, malgrado i tanti annullamenti, la Coppa del mondo scriverà l’ultimo atto a Overijse, poi sarà tempo di mondiali. Ancora in Belgio, sulle spiagge di Ostenda.

Alice Maria Arzuffi, Lecce 2021

Arzuffi scatena la carica delle ragazze

10.01.2021
4 min
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Il tifoso a bordo strada dice che si vede l’effetto delle gare in Belgio, mentre Alice Maria Arzuffi con la maglia delle Fiamme Oro sfiora il paletto di legno e rilancia l’andatura verso la conquista del campionato italiano. Alle sue spalle, snocciolate come grani di un rosario molto infangato nel pomeriggio di Lecce, Francesca Baroni e Lucia Bramati avanzano verso le rispettive maglie tricolori, delle under 23 e delle junior. Il fatto che abbia smesso di piovere dal mattino sta asciugando il terreno, che è rimasto pesante, ma si è fatto meno scivoloso.

«Non era il mio percorso – dice Arzuffi – ma visto che ho vinto, forse un po’ lo era lo stesso. Non era più così veloce dopo la pioggia della notte, per cui sono partita subito a tutta e ho fatto il ritmo alto».

Francesca Baroni, Alessandro Guerciotti, Lecce 2021
Francesca Baroni recupera le forze accanto ad Alessandro Guerciotti
Francesca Baroni, Alessandro Guerciotti, Lecce 2021
Francesca Baroni con patron Guerciotti

Effetto Belgio

Il Belgio si è visto davvero, però, nella sicurezza e nella leggerezza con cui la campionessa italiana è venuta fuori da ciascuna delle mille curve di un percorso disegnato, come disse Bartoli giorni fa, all’italiana. 

«Quest’anno – die Alice – sono partita più piano per ritrovarmi la condizione avanti nella stagione. Nell’ultimo periodo invece ho corso tanto e dopo una settimana di scarico sono arrivata qui fresca e con tanta fiducia. Adesso ho davanti due settimane di allenamento per il mondiale e poi sarà il momento di dedicarmi alla strada. Rimettere la maglia della Valcar sarà come tornare a casa, perché sono stata con loro fino a due anni fa. Conosco Valentino Villa, il presidente, e Arzeni è da sempre il mio allenatore. Voglio fare una bella stagione anche su strada, per togliermi le soddisfazioni giuste».

La forza di Francesca

Francesca Baroni seduta nel prato accanto ad Alessandro Guerciotti scioglie i capelli e si sistema per la premiazione. La toscana ha fatto gara parallela con Gaia Realini, poi di colpo nel tratto rettilineo in cui si faceva differenza con la potenza ha piazzato un allungo micidiale che ha piegato la piccola abruzzese.

«Non ho fatto niente di che – dice – ho accelerato un po’ e lei si è staccata».

Poi cerca la mamma per mollarle la borraccia, il casco e tutto quello che le ha permesso di arrivare al successo, ma ora non serve per salire sul podio e raccogliere gli applausi. E poi, una volta vestita di bianco, rosso e verde, la foto con Vito Di Tano è la conferma del tanto bel lavoro svolto finora.

Luca e Lucia Bramati, Lecce 2021
Luca e Lucia Bramati, per entrambi la vittoria ha doppio valore ricordando la mamma e la nonna scomparsa
Luca e Lucia Bramati, Lecce 2021
Luca e Lucia Bramati, una vittoria che scuote

Il cuore di Lucia

E poi c’è Lucia, che sorride, ma dentro deve avere un mare niente affatto placido. La famiglia Bramati e il resto della squadra sono partiti da Bergamo dopo il funerale di nonna Maria Teresa, mamma di Luca e nonna di Lucia.

«Non è stato facile correre con questo stato d’animo – racconta lei – né farsi trovare pronta quando tutti se lo aspettano».

Luca invece, con la commozione nel tono di voce, dice che sua mamma stava benissimo e se l’è portata via il Covid.

«Aveva 79 anni e stava benissimo – dice – prima di ammalarsi veniva in negozio da me con l’auto cabrio».

Il cielo schiarisce, non restano che gli elite uomini e poi su Lecce scenderà il silenzio. Ad ora, al netto di un percorso atipico rispetto agli standard internazionali, tutto ha funzionato alla perfezione. Legittima la soddisfazione degli organizzatori e quel sentore di festa che affiora quando ci si rende conto che il porto di arrivo è finalmente in vista.

Daniele Pontoni

Tricolori di cross: neanche la Guerra li ha fermati

08.01.2021
3 min
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La storia dei tricolori di ciclocross ha radici molto antiche: il primo titolo venne assegnato addirittura nel 1930, ben vent’anni prima dell’avvento dei campionati mondiali. Al tempo il ciclocross era molto sentito e praticato in Italia, solo un gradino sotto all’attività su strada, basti pensare che si andò avanti a correre anche negli anni più difficili del Secondo Conflitto Mondiale e la rassegna tricolore saltò solo le edizioni del 1940 e 1945. Proprio la Guerra interruppe il dominio del primo grande interprete del ciclocross italiano, Luigi Ferrando, vincitore di 5 titoli fra il 1932 e il 1939. Il ligure era un buono stradista, vincitore anche di un Giro dell’Appennino, primo di tantissimi esempi di praticanti entrambe le discipline.

Annabella Stropparo, 2005
Annabella Stropparo ha vinto 8 campionati italiani di ciclocross
Annabella Stropparo, 2005
Annabella Stropparo ha vinto 8 tricolori

La maglia nera

Negli anni Cinquanta spicca un nome, ben conosciuto agli appassionati di storia del ciclismo: Luigi Malabrocca, storica maglia nera del Giro d’Italia, che però nel ciclocross sapeva farsi valere, tanto da conquistare due titoli italiani, nel 1951 e 1953. Nel 1959 iniziò la lunga collezione di successi di Renato Longo, andata avanti fino al 1972 attraverso 12 titoli italiani a cui il corridore di Vittorio Veneto unì ben 5 successi mondiali. Longo invece era un ciclocrossista tout court e le sue uscite su strada (due vittorie in carriera) servivano solo per tenere la gamba in allenamento in vista della stagione invernale.

Panizza bis

Negli anni Settanta ecco che i pro’ della strada iniziano a frequentare assiduamente il ciclocross italiano, soprattutto invogliati da kermesse con premi in denaro. Ai campionati Italiani si registrano le doppiette di Wladimiro Panizza nel 1975-76 e Franco Bitossi nel biennio successivo. Nel 1979 inizia il periodo di successi, 4 in 5 anni, di Antonio Saronni, fratello di Giuseppe stella assoluta del ciclismo su strada, con il quale le carriere non si mischiarono quasi mai. Antonio gareggiava solo sui prati, semmai era Giuseppe che ogni tanto faceva una capatina nel ciclocross sempre in ottica allenamento.

Enrico Franzoi, Coppa del mondo Zolder 2009
Quattro maglie tricolori per Franzoi, qui in Coppa del mondo 2009 a Zolder
Enrico Franzoi, Coppa del mondo Zolder 2009
Quattro maglie tricolori per Franzoi

Irrompe Pontoni

Gli anni Ottanta sono quelli di Ottavio Paccagnella, 6 vittorie per lui, i Novanta vedono irrompere sulla scena Daniele Pontoni: il friulano conquista 10 titoli tra il 1994 e il 2004 che sarebbero stati ben 11 se nel 1998 non fosse stato squalificato per positività al controllo antidoping, lasciando così il titolo tricolore all’attuale Ct della nazionale Fausto Scotti. Nel 2003 Pontoni conquista il titolo nazionale Elite ma non è il primo arrivato: lo precede infatti Enrico Franzoi, appartenente però alla categoria U23 (fra i più grandi Franzoi conquisterà 4 successi, fra il 2005 e il 2009). Il fatto si ripeterà nel 2012, quando Marco Aurelio Fontana (per lui 7 titoli fra il 2008 e il 2015) verrà preceduto da Elia Silvestri.

Regno Lechner

La storia dei tricolori di ciclocross femminile ha una genesi molto più recente: la prima campionessa italiana è stata Maria Paola Turcutto nel 1996, replicando poi l’anno successivo prima che iniziasse la lunga serie di vittorie di Annabella Stropparo, la specialista di Mtb che tra il ’98 e il 2006 ha portato a casa 8 titoli. Un primato destinato però a durare poco: nel 2009 è iniziato il regno di Eva Lechner, arrivata finora a 11 successi, ma la serie potrebbe anche allungarsi domenica a Lecce

Jakob Dorigoni, San Fior, 2020 (foto Billiani)

Quattro giorni ai tricolori, parla Scotti

07.01.2021
4 min
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Lo sguardo di Fausto Scotti è già rivolto ai tricolori. Il Giro d’Italia di Ciclocross è appena concluso, ma la scadenza di Lecce incombe ed è il momento di fare un punto della situazione.

«Arriviamo all’appuntamento – dice il tecnico azzurro – con un movimento in chiaro progresso di condizione. Se guardo alle prime gare del Giro a ottobre e a quello che è successo a Sant’Elpidio, è evidente che ci sia stato un generale miglioramento qualitativo. Invece dal punto di vista dei numeri, ogni gara ha confermato la vitalità del movimento, ma se quello italiano è considerato il più grande al mondo, con oltre 3.000 praticanti, non è un caso…».

Fausto Scotti, Luigi Bielli
Per Scotti e il suo collaboratore Bielli, dopo il tricolore, si andrà verso i mondiali
Fausto Scotti, Luigi Bielli
Per Scotti e Bielli, dopo Lecce sarà tempo di mondiali
La sconfitta di Dorigoni ti ha sorpreso?

No, innanzitutto perché Jakob viene dall’ultimo periodo di carico e la stessa gara di Sant’Elpidio era inserita nella tabella di allenamento. Sapeva già di non poter rendere al massimo, ma a Lecce la musica sarà ben altra. Poi non va dimenticato che Filippo Fontana è andato veramente forte, ha confermato quel che si diceva di lui da junior, a Sant’Elpidio volava. In queste condizioni nella gara di Lecce sarà lui il favorito fra gli under 23.

Filippo Fontana, Sant'Elpidio a Mare 2020
Filippo Fontana, primo a Sant’Elpidio, è uno dei favoriti per gli italiani U23 (foto Passarini)
Filippo Fontana, Sant'Elpidio a Mare 2020
Fontana, 1° a Sant’Elpidio (foto Passarini)
A ben guardare, nelle categorie giovanili avrai difficoltà nello scegliere i nomi…

Spero proprio di averle, queste difficoltà… Il fatto è che ancora attendiamo di sapere quale sarà il programma di gare ai mondiali di Ostenda: l’Uci ha detto che darà una risposta il 16 gennaio. Probabilmente aspetteranno di capire quale sarà l’evoluzione della pandemia in Belgio e soprattutto le ultime ordinanze del governo locale. Noi abbiamo avuto la fortuna di fare l’intera attività, in altri Paesi – dal Belgio all’Olanda, dalla Francia a tanti altri – i ragazzi non hanno gareggiato. Saremmo avvantaggiati? Forse, ma non è questo che conta. L’importante è poter dare a questi ragazzi l’emozione di una gara iridata. Vedremo…

Fabio Aru, Montodino 2020
Aru soffre nel guidato stretto, ma spinge forte in salita
Fabio Aru, Montodino 2020
Aru soffre nel guidato, ma spinge forte in salita
Torniamo agli elite: senza parlare di una sua possibile convocazione, come hai visto Aru?

Non era un percorso fra i più adatti a lui, c’era tanto da guidare e discese anche pericolose sulle quali giustamente non ha rischiato, ma la volete sapere una cosa? L’ho cronometrato sui tratti pedalabili in salita e andava più forte anche dello stesso vincitore Fontana. In certi passaggi mi ha impressionato. Dopo i tricolori vedremo cosa fare, intanto ho comunque deciso che finita la gara di Lecce faremo un raduno sul litorale laziale con 12 atleti elite per impostare la trasferta mondiale.

Eva Lechner, San Fior 2020
Eva Lechner, con Arzuffi e Persico: le tre favorite dei tricolori donne elite (foto Billiani)
Eva Lechner, San Fior 2020
Lechner, con Arzuffi e Persico: favorite dei tricolori (foto Billiani)
Come vedi la gara tricolore?

Il percorso è ampiamente pedalabile e presumo che si svilupperà una bella battaglia fra Dorigoni e Bertolini che puntano da tempo l’appuntamento. Anche Colledani su quel percorso può dire la sua e Cominelli non parte battuto, ma deve sicuramente partire meglio di come ha fatto a Sant’Elpidio. Nelle altre categorie ci sarà lotta serrata. Se fra gli under 23 Fontana si fa preferire di pochissimo, fra gli junior è un terno al lotto. Sono tanti che possono vincere e nelle stesse categorie femminili ci sarà ugualmente grande battaglia, uno spettacolo assicurato.

Vedremo all’opera Lechner e Arzuffi fra le elite?

Sicuramente e con loro Silvia Persico, che se la può giocare. La lotta per il titolo non uscirà da queste tre.