Si lavora, si scherza, non si dorme: Bronzini e la sua LIV Racing

20.01.2022
4 min
Salva

Le parole di Elisa Longo Borghini hanno continuato a risuonarci nella testa fino al momento di parlare con Giorgia Bronzini, per capire in che modo stia lavorando nella nuova squadra: la LIV Racing Xstra.

«Mi dispiace molto che sia andata via – aveva detto a dicembre la campionessa italiana – ma sono convinta che alla Liv troverà il suo ambiente. Lei è capace di dare grinta e far crescere le giovani. Qui si è trovata in difficoltà in una organizzazione con parecchi schemi. Sono sicura che farà un gran lavoro».

Il pane nel vino

Giorgia è agli ultimi giorni di ritiro con la squadra a Cecina, prima di cambiare le valigie e iniziarne uno nuovo in Spagna nell’imminenza del debutto stagionale. Tanto è gasata la voce, quando il viso trasmette stanchezza. Lanciare un team non è semplice, se poi al mattino ti alleni con le tue atlete, allora la fatica cresce.

La squadra si era già radunata una prima volta a dicembre per un team building (foto Facebook)
La squadra si era già radunata una prima volta a dicembre per un team building (foto Facebook)

«Negli ultimi giorni – sorride confermando la sensazione – sono andata in bici molto più di sempre. Mai oltre le due ore al giorno, questo è il mio limite, però dopo aver fatto il ritiro di team building a dicembre, riuscire a fare due chiacchiere con loro pedalando è molto utile. Abbiamo appena ricevuto le divise, stiamo facendo i salti mortali. Noi direttori abbiamo fatto di tutto, dal tagliare il pane a preparare la logistica della stagione. E’ quello che più desideravo. Tirare tardi con i miei colleghi. Arrivare a sera stanchi morti a intingere il pane nel vino. Credo che il clima giusto si crei così…».

100 per cento Giorgia

Se l’ambiente non l’ha trovato, insomma, di certo lo sta costruendo, mediante la fusione dell’anima nordica del gruppo olandese con l’estro e la sana follia di una ragazza che è stata geniale da atleta e si sta trasformando in un grande tecnico.

Dividerà l’ammiraglia con Wil Stroetinga: «E’ come se uscissimo – scherza – dallo stesso circo!»
Dividerà l’ammiraglia con Wil Stroetinga: «E’ come se uscissimo dallo stesso circo!»

«Non ho nulla da rimpiangere degli anni alla Trek – dice – anzi sono stati una scuola importante. Tutto il lavoro di planning che sto facendo qui in questi giorni nasce da quelle esperienze. Mi hanno insegnato un certo modo di lavorare che ho portato con me. Ma per il resto, ci metto del mio. Qua c’è Giorgia al 100 per cento. A volte mi dimentico le cose e le atlete si mettono le mani nei capelli. Scherzo. Mi arrabbio. E’ la mia squadra e di Wim Stroetinga. Ricordate che parlammo di quanto fosse difficile avere due direttori donna? Un uomo e una donna funzionano meglio. Con Wim le cose vanno alla grande. Lo conoscevo dai velodromi, ma non avevamo mai collaborato. Sembriamo usciti dallo stesso circo, ci compensiamo e le cose funzionano».

Dirigere e scoprire

A scorrere l’organico, si capisce che la squadra abbia la missione di rilanciare ragazze di buon nome che negli ultimi tempi hanno avuto qualche esitazione, fatta salva probabilmente Rachele Barbieri che si è conquistata il posto a suon di risultati.

Al ritiro di Cecinda della LIV Racing Xstra c’erano anche le bici (foto Michiel Maas)
Al ritiro di Cecinda della LIV Racing Xstra c’erano anche le bici (foto Michiel Maas)

«E’ un gruppo omogeneo – conferma Bronzini – che ha bisogno di una spinta per uscire fuori. Ho avuto modo di valutare le loro qualità e credo che per i primi tempi saremo una sorta di scuola di ciclismo. Sabrina Stultyens la conosciamo, deve ritrovarsi. Rachele deve scavarsi il suo posto e lo stesso Katia (Ragusa, ndr). Silke Smulders è una ragazzina di vent’anni che l’anno scorso, senza quasi rendersene conto ha lottato per la maglia bianca del Giro e magari potrebbe puntare più su. Personaggi che dobbiamo dirigere e scoprire. Una sfida che mi incuriosisce e mi carica a mille».

Tutto sul Giro

Una sorta di cantiere aperto, quello che serve per dare la forma che più si vuole, con atlete disposte anche ad ascoltare e imparare. E davanti sfide che invece sono sempre più grandi.

Alla LIV Racing Xstra anche Chiara Rozzini, ex atleta e massaggiatore, qui con Bronzini e Longo Borghini (foto Instagram)
Alla LIV anche Chiara Rozzini, massaggiatore, qui con Giorgia e Longo Borghini (foto Instagram)

«E’ un team più piccolino – dice – ci sarà da darsi una mano in tante cose. Ho voluto uno staff di cui mi fido. E’ arrivata Chiara Rozzini come massaggiatore e accanto avrà Anna Plichta, che si è ritirata l’anno scorso ed è stata mia atleta alla Trek. Quanto al calendario, sono molto italiana, per cui faremo certamente il Tour, ma non è che l’idea mi faccia impazzire. Invece spero che si possa disputare un bel Giro d’Italia e che le mie ragazze facciano bella figura. Ecco, il Giro sarà un momento importante della stagione».

Bronzini in ammiraglia e super motivazioni: Ragusa scalpita

24.11.2021
4 min
Salva

La prossima stagione sarà quella del rilancio per tante atlete. Una di queste sarà Katia Ragusa, pronta a tuffarsi nell’inizio di una nuova vita ciclistica. La 24enne vicentina di San Giorgio di Perlena lascia l’A.R. Monex Women’s Pro Cycling per passare alla Liv Racing Xstra, con cui ha firmato un contratto biennale. Nella formazione olandese la vice-campionessa italiana del 2020 – che sta terminando il periodo di vacanza – troverà anche Rachele Barbieri e la diesse Giorgia Bronzini.

Nel 2020 Katia Ragusa ha partecipato ai mondiali di Imola, lavorando per Longo Borghini
Nel 2020 Katia Ragusa ha partecipato ai mondiali di Imola, lavorando per Longo Borghini
Katia l’anno prossimo inizi una nuova avventura. La tua prima impressione?

Sono contenta di approdare in questa squadra WorldTour, per me è sicuramente un salto di qualità. Credo che ci siano i mezzi per fare lo step successivo che mi manca. Poi magari non ci riuscirò subito, però intanto mi sono messa nelle condizioni per farlo successivamente.

Come si è sviluppato il contatto col team olandese?

Verso metà stagione, più o meno attorno al Giro d’Italia donne. Fortunatamente ho avuto i contatti con Giorgia (Bronzini, ndr) che mi ha preso in considerazione dopo che lei stava accordando con la squadra. Mi ha chiesto se poteva fare il mio nome e da lì è partito tutto

La Bronzini ha creduto in te…

L’ho sempre stimata sia come atleta sia come diesse. Avere una come lei al nostro fianco e in ammiraglia significa tanto. Sono convinta che riuscirà a darci qualcosa di più sotto tutti i punti di vista, a livello umano, atletico e tattico.

Quale ruolo pensi di avere?

Nel 2022 vorrei vivere una stagione di riscatto. Ho appena chiuso un’annata molto sottotono dal punto di vista delle mie aspettative. Non pretendo di essere il corridore di punta di una formazione WorldTour e ne sono consapevole, ma se ci sarà l’occasione per ritagliarmi il mio spazio lo farò ben volentieri. Prima di tutto voglio trovare una condizione fisica ottimale.

Elisa Longo Borghini, Katia Ragusa, campionato italiano Breganze, 2020
Ai campionati italiani del 2020 a Breganze, Ragusa si è arresa solo alla Longo Borghini, arrivando seconda
Elisa Longo Borghini, Katia Ragusa, campionato italiano Breganze, 2020
Ai campionati italiani del 2020 a Breganze, si è arresa solo alla Longo Borghini, arrivando seconda
Il picco della forma potresti programmarlo per correre a luglio sia Giro che Tour…

A dicembre definiremo il calendario, ma è ovvio che mi piacerebbe correre entrambi. Basandomi sulle mie esperienze, ho sempre finito i Giri in crescendo. Penso al 2020 quando una settimana dopo la fine ero ad Imola ai mondiali come supporto per Elisa (Longo Borghini che chiuse terza, ndr). Personalmente non punto alla classifica generale, ma per rimanere davanti devi stare bene. Quindi, al netto di tutte le incognite, per me è possibile fare sia uno sia l’altro.

Prima parlavi di riscatto. Perché?

L’anno scorso col Covid, paradossalmente avevo fatto buoni risultati. Quindicesima al Giro, che per me significava davvero tanto (suo miglior piazzamento, ndr). Poi convocazione ai mondiali e secondo posto al campionato italiano. Arrivavo dalla BePink, avevo nuovi stimoli ed una migliore maturità fisica. Avevo corso tanto tra Australia e Spagna fino a fine febbraio prima della chiusura e mi aveva aiutato anche dopo il lockdown. Sembrava di buon auspicio per il 2021.

Invece?

Sono partita con molte aspettative, ma qualcosa non ha ingranato. La preparazione invernale non è andata bene, inseguivo la forma migliore in allenamento e in gara. Anche alcune dinamiche del team non sono state ottimali. Avrei dovuto correre il Giro però all’ultimo non l’ho fatto. Poi c’era anche la rincorsa per un posto alle Olimpiadi che ha inciso. Dovevo e volevo farmi vedere, ma non andavo bene. Insomma, il 2021 è stata una stagione da dimenticare.

Si riparte per il 2022 ancora su bici LIV, ma stavolta con la maglia del team WorldTour e Giorgia Bronzini in ammiraglia
Si riparte per il 2022 ancora su bici LIV, ma stavolta con il team WorldTour e Bronzini in ammiraglia
Svanito il sogno di andare a Tokyo, hai perso motivazioni?

Un’atleta deve essere onesta con se stessa quando sa di non essere in forma. Sapevo che non mi stavo meritando la convocazione ed è stato giustissimo così. Ho saputo di non essere più una papabile a maggio. La stagione andava male, a luglio ho fatto una settimana di stacco totale per ricaricare le batterie. In quei giorni però è nato il contatto con la Liv ed è stato un conforto importante. Ho cercato di finire il 2021 nel migliore dei modi e di vedere i lati positivi.

Nel 2022 sarai al settimo anno da elite. Che voto dai finora alla tua carriera?

Mi darei un sette. Essere ancora abbastanza giovane e conoscere bene la categoria è un punto di forza da sfruttare. Fin dal primo anno avevo avuto modo di fare esperienze in gare WorldTour. So di non essere un corridore di punta, ma sono sempre cresciuta. Ed ora sono già focalizzata sul 2022. 

Liv partner di prestigio del Trofeo Binda

16.11.2021
3 min
Salva

Sono passati poco più di due anni da quando Marianne Vos conquistava in sella ad una Liv il trofeo Binda (foto di apertura). Nel 2022 il marchio taiwanese, appartenente al gruppo Giant, tornerà ad essere protagonista della manifestazione organizzata dalla Cycling Sport Promotion. Il tutto sarà possibile grazie ad un accordo di collaborazione ufficializzato nei giorni scorsi.

La macchina organizzativa guidata da Mario Minervino, presidente della Cycling Sport Promotion, è al lavoro da diverse settimane per definire tutti i dettagli del trofeo Alfredo Binda – Comune di Cittiglio. La gara verrà inserita nel calendario 2022 dell’UCI Women World Tour. Come da tradizione, accanto alla gara riservata alle Elite, ci sarà il Piccolo trofeo Binda, gara di Coppa delle Nazioni 2022 donne junior. Entrambe le manifestazioni sono in calendario per domenica 20 marzo.

Mario Minervino, presidente della Cycling Sport Promotion e Rossella Magnani, sindaco di Cittiglio (foto Flaviano Ossola)
Mario Minervino, presidente della Cycling Sport Promotion e Rossella Magnani, sindaco di Cittiglio (foto Flaviano Ossola)

Una scelta naturale

La scelta della Cycling Sport Promotion di avere Liv al proprio fianco non è per nulla casuale. Stiamo infatti parlando dell’unica azienda di respiro mondiale che ha come finalità quella di produrre una linea di biciclette pensate, progettate e realizzate per le cicliste. Mario Minervino non ha nascosto la soddisfazione per la nuova partnership: «Era destino, Liv è nata nel 2008, l’anno in cui nacque la UCI World Cup con il trofeo Binda ad aprire il calendario. Siamo molto contenti di questa partnership di reciproco e forte interesse. Con Liv abbiamo appena iniziato un percorso che promette tante iniziative di successo».

Al centro le donne

Liv fa parte del gruppo Giant e alla guida del colosso taiwanese oggi c’è Bonnie Tu che proprio nel 2008 fondò il marchio. Parliamo di una realtà che realizza biciclette e attrezzature dedicate esclusivamente al mondo femminile. In grado di coprire a 360 gradi ogni tipo di esigenza per quante vogliono fare del ciclismo il proprio sport, a ogni livello e in ogni sua forma. Con premesse di questo tipo era naturale legarsi ad un evento sportivo come il trofeo Binda pensato esclusivamente per il mondo femminile.

Marta Villa, marketing coordinator di Liv per l’Italia
Marta Villa, marketing coordinator di Liv per l’Italia

Una partnership naturale

A raccontarci qualcosa di più della nuova partnership è Marta Villa, marketing coordinator per l’Italia di Liv. L’abbiamo incontrata presso la sede di Giant Italia a Nerviano, in provincia di Milano: «Per il 2021 come politica aziendale abbiamo preferito privilegiare la figura delle ambassador quale strumento per far conoscere il marchio Liv. Anche il prossimo anno porteremo avanti questo strumento di promozione».

«Siamo comunque sempre alla ricerca di nuove opportunità – prosegue Marta Villa – e già dallo scorso anno avevamo iniziato a dialogare con Mario Minervino e il suo staff. Liv vuole che l’esperienza di andare in bici sia perfetta fin dalle prime pedalate. Ogni nostra decisione è presa considerando le donne in primo piano. Le figure femminili occupano un ruolo chiave in azienda. Con premesse di questo tipo era naturale avvicinarci alle gare della Cycling Sport Promotion, realtà leader nel mondo nell’organizzazione di eventi ciclistici al femminile».

Tante iniziative in programma

Nelle prossime settimane sono previsti diversi incontri tra lo staff della Cycling Sport Promotion e il management italiano di Liv. L’obiettivo è quello di definire nei dettagli la presenza del brand taiwanese in zona partenza e arrivo e per studiare altre iniziative promozionali. Il prossimo 20 marzo contribuirà a dare visibilità al marchio la presenza in gara del Liv Racing World Team che potrà schierare al via ben tre italiane. Si tratta di Sofia Bertizzolo, Rachele Barbieri e Katia Ragusa. Tutte e tre saranno guidate in ammiraglia da Giorgia Bronzini.

Liv Cycling

Cycling Sport Promotion

La Liv di Katia Ragusa e una diversa idea di bici

27.03.2021
6 min
Salva

Ci sono due squadre nel grande giro ad utilizzare biciclette Liv: quella ufficiale nel WorldTour, in cui corrono Sofia Bertizzolo e Soraya Paladin, e la Monex Pro Cycling di Katia Ragusa e patron Maurizio Fabretto. Eppure non tragga in inganno il fatto che tali bici siano in mano ad autentiche guerriere, perché nella filosofia Liv le gare sono l’ultimo dei pensieri.

«La mia Liv Langma è una signora bici – commenta una Katia Ragusa sorridente all’alba delle gare in Belgio – che ho in mano da un paio di mesi e con cui mi trovo benissimo. Prima volta con i freni a disco e una geometria particolare. Devo ancora trovare il giusto assetto, ma quando scatto, la sento che mi segue. Non è un peso da portare via. Va bene in pianura e anche in salita».

Giorno di quasi primavera a Bassano del Grappa, davanti al Bike Hotel Alla Corte che gentilmente ha acconsentito a fare da set a questo incontro tecnico con la ragazza vicentina.

Katia Ragusa ci ha raggiunti a Bassano del Grappa per questo test
Katia Ragusa ci ha raggunti a Bassano del Grappa per questo test

Filosofia Liv

Ne parliamo da un po’ con Marta Villa, di Liv Italia, quando ci rendiamo conto che lo scopo del settore femminile di Giant è quello di diffondere l’uso della bici piuttosto che creare schiere di nuove atlete con il numero sulla schiena.

«Le ragazze del team WorldTour – dice – sono il modo per Giant di tenere un piede nell’agonismo di alto livello, non avendo più la squadra maschile. Inoltre le squadre sono un faro per far vedere in giro il prodotto e per il suo sviluppo, anche se Liv non è orientata sulla performance. Sono bici sviluppate da ragazze per ragazze, ma senza nessuna velleità agonistica. Se gli uomini che comprano la bici da corsa sognano di emulare Nibali e Van der Poel, le nostre clienti vogliono andare in bici per stare bene. Tanto che quando uscì il modello Langma, prevedemmo anche una versione super top di gamma da quasi 9.000 euro, che però non fu confermata, visto che non si vendeva».

I numeri del boom

Come tutte le aziende inserite nella nostra inchiesta di mercato (Giant non è stata interpellata soltanto perché non fornisce più le bici a team WorldTour, ma ne avrebbe pieno diritto), anche per Liv la riapertura delle porte dopo il lockdown di marzo 2020 ha significato un aumento consistente delle vendite e di riflesso l’insorgere di problemi legati alle consegne, in linea con quelli degli altri.

«Dati alla mano – prosegue Marta Villa – c’è stato un incremento delle vendite soprattutto con l’elettrico e in una fascia di donne sopra i 35 anni che magari non aveva mai praticato ciclismo o al massimo usava la bici in modo non così assiduo. E poi è anche aumentata la richiesta di gravel, con il nostro modello Devote, che sta andando benissimo».

Langma Disc

Il modello Langma che Katia Ragusa ci sta illustrando è davvero una signora bici, come una signora atleta è la ragazza di Breganze, che lo scorso anno è arrivata seconda al campionato italiano vinto da Elisa Longo Borghini.

Il telaio è compatto e realizzato con tubazioni Advanced-Grade Composite. I tubi hanno diametri esigui e la rigidità viene ottimizzata da geometrie studiate accuratamente. La singolarità del triangolo principale, che forse risponde alle esigenze di comfort più che alla ricerca della prestazione, è l’altezza del tubo di sterzo. Al punto da consigliare quasi una misura più piccola (se non fosse per il successivo problema di lunghezza) per riuscire ad abbassarsi al massimo come vuole di solito chi corre. La sagomatura dei tubi e il fatto di non ricorrere a diametri tondi fa sì che la bici sia anche piuttosto aerodinamica e rigida, grazie al movimento centrale PowerCore che conferisce grande rigidità nella zona della scatola.

Ecco la visione d’insieme della Langma Disc
Ecco la visione d’insieme della Langma Disc

«La vera sorpresa – spiega Ragusa – sono i freni a disco. Mi rendo conto di quanto si stacchi meglio in discesa, sono un bel vantaggio. La geometria è particolare, per cui mi trovo benissimo, ma devo anche entrarci in totale confidenza. Ad esempio, penso che per trovare la posizione perfetta e scendere come piace a me, metterò un attacco manubrio negativo.».

Non solo Langma

Le bici alla Monex Pro Cycling sono arrivate per l’intercessione della filiale messicana di Liv, dato che il team ha affiliazione proprio laggiù. Le ragazze di Fabretto hanno quasi tutte il modello Langma, ma le più veloci sono state dotate dell’Enviliv Advanced, che magari pesa di più in salita, ma nelle corse veloci è davvero un’arma vincente.

«Fra le caratteristiche di Langma – spiega ancora Marta Villa – c’è quella di disporre di telai moto piccoli, XS o addirittura XXS e la Monex ci ha chiesto proprio un paio di bici così piccoline».

Katia Ragusa a Cittiglio, domani correrà la Gand-Wevelgem
Katia Ragusa a Cittiglio, domani correrà la Gand-Wevelgem

Le bici del team di Fabretto sono montate con lo Shimano Ultegra e quasi tutti componenti Giant. La sella invece è Prologo Dimension 143.

Domani Katia Ragusa e la sua Liv Langma saranno impegnate nella Gand-Wevelgem: 143 chilometri da Ieper (in realtà) fino allo stesso traguardo degli uomini.

Astana Women Team, Tour Down Under 2020, Katia Ragusa, Yareli Salazar

Addio Astana, le ragioni di Fabretto

13.12.2020
4 min
Salva

Maurizio Fabretto, classe 1958, sta al ciclismo femminile più o meno come l’Arena sta a Verona. Se devi chiedere un parere a qualcuno, dalle sue parti ci passi sempre. Basta poco e la memoria va a sponsor come H2O, Safi, poi Pasta Zara e Diadora. Ragazze come Zabirova, Brandli, Polikeviciute, Cooke, Bronzini, Cantele, Zugno, Tamanini, Parietti, Bastianelli, Ziliute, Carrara, Romoli, Borgato, Neben, Bertizzolo, Paternoster e Pirrone sono passate di lì collezionando vittorie a grappoli.

«Finché un giorno – racconta – venne a cercarmi Vinokourov e mi chiese se avevo la possibilità di fare una squadra femminile che si chiamasse Astana. Era un bel nome, da pensare che fossimo collegati alla squadra WorldTour, ma non è mai stato così. Anzi, mi sentivo proprio di serie B. Guardavo la Trek-Segafredo, la Mitchelton e la Movistar, con i pullman e i camion dei pro’ e noi niente. Giusto un pugno di ragazze kazake che si staccavano in partenza e che dopo tanto tempo non hanno imparato una parola di italiano. Per cui ci siamo lasciati, di fronte al fatto che loro non avevano interesse. In così tanti anni non sono mai andato in Kazakhstan…».

Nuova maglia Monex, Maurizio Fabretto 2021
La nuova maglia Monex per il 2021
Nuova maglia Monex, Maurizio Fabretto 2021
La nuova maglia Monex per il 2021

Nuovo sponsor

Il comunicato, diffuso nelle scorse settimane, recita quello che ieri ha confermato anche Katia Ragusa: “chiuso il capitolo Astana, il team presieduto da Maurizio Fabretto si è immediatamente messo al lavoro ed oggi è orgoglioso di annunciare ufficialmente la nascita della A.R. Monex Women’s Pro Cycling Team”.

Volendo andare oltre, una telefonata con il capo ci sta tutta. Fabretto risponde, non si fa pregare e parte subito alla carica.

«Non è possibile quello che stanno facendo – dice dopo aver sottolineato che il team sarà affiliato in Italia – i militari si devono fare le loro squadre. Il doppio contratto non è possibile. Paghiamo noi le ragazze e loro se le portano via. Di questo passo, nessuno investirà più sulle giovani. Qua non parliamo di un ciclismo nazionale. Normalmente la stagione di queste ragazze inizia dall’Australia e va avanti di aereo in aereo. In Italia c’è davvero poco ormai. E noi paghiamo tutto per vedercele portare via? Da nessuna parte il pubblico fa concorrenza al privato, senza contare che i soldi dei corpi militari sono i soldi delle nostre tasse. Voglio vedere se la prossima federazione metterà mano a questa cosa. Io avrò sempre le italiane, ma non posso più investire su quelle forti».

Renato Di Rocco, Noemi Cantele 2014
Renato Di Rocco e Noemi Cantele alla presentazione del team nel 2014
Renato Di Rocco, Noemi Cantele 2014
Di Rocco e Cantele alla presentazione del team nel 2014
Chiuso con l’Astana, come sei arrivato al nuovo sponsor?

Avevo due o tre cosette importanti e ho fatto questo accordo. La squadra delle donne resterà internazionale, quella di mountain bike e al continental su strada saranno moto messicane, perché dentro ci sono dei soldi del Governo. E la banca online cui faremo riferimento ha la sede a Città del Messico e filiali in tutto il mondo, dal Canada alla Gran Bretagna e forse a breve anche in Italia.

La squadra delle donne terrà lo stesso impianto?

Non ne abbiamo tenute tante, anche perché le kazake non ci saranno più. però abbiamo ancora Lizbeth Salazar, che ha appena vinto in pista a Cali, in Colombia, Katia Ragusa (le due sono insieme nella foto di apertura, ndr) e Arlenis Sierra. Poi abbiamo preso delle ragazze giovani. Eider Merino, che viene dalla Movistar. Martinez che ha vinto i Giochi Panamericani e una francesina campionessa nazionale.

Sofia Bertizzolo, Giro d'Italia donne 2016
Sofia Bertizzolo in maglia Astana al Giro d’Italia 2016
Sofia Bertizzolo, Giro d'Italia donne 2016
Sofia Bertizzolo al Giro d’Italia 2016
Cosa pensa Fabretto di Katia Ragusa?

Sta crescendo bene. Prima nessuno la conosceva, mentre dal Giro d’Italia in avanti ha iniziato a farsi vedere. E’ andata bene anche ai mondiali. Spero solo che non me la portino via i militari.

Chi avrete in ammiraglia?

Il capo resta Aldo Piccolo. Poi ci sono Plaza e Giuseppina Grassi che sono entrambi messicani. Pensate che lei è la figlia del custode del velodromo di Città del Messico di quando Moser fece il record dell’Ora e ha partecipato alle Olimpiadi di Pechino.

Ancora bici Wilier?

No, non si poteva più. Così abbiamo scelto Liv, dato che Giant si è fatta avanti subito. Loro in Messico hanno Scott, ma non c’era margine di fare diversamente. La squadra a fine settembre era già a posto con i pagamenti delle assicurazioni. Me la trovate in Italia un’altra così?

Katia Ragusa, campionati italiani 2020

Gli occhi di Ragusa puntano già sul 2021

13.12.2020
4 min
Salva

La foto degli occhi chiari e arrossati di Katia Ragusa all’arrivo dei campionati italiani, assieme al sorriso di Elisa Longo Borghini sul traguardo, è l’immagine di un giorno che sembra lontano anni luce. Risucchiato indietro dalla frenesia del 2020 che è finito direttamente in bocca al 2021. Si correva su un percorso disegnato da suo padre, che la ragazza dell’Astana conosceva come le sue tasche. Ma nulla aveva potuto nell’ultimo giro, dopo essersi opposta nei primi quattro, quando Elisa aveva mollato gli indugi.

Nuovo sponsor

Il nuovo anno ha il cambio di nome della squadra e la consapevolezza di aver salito un altro gradino. Perché contrariamente a quanto Marta Cavalli ha detto a bici.PRO un paio di giorni fa, Katia è fra coloro che il passaggio di categoria ha dovuto sudarselo (con orgoglio) chilometro dopo chilometro. La Astana, che già fra gli uomini ha allentato la presa acconsentendo all’ingresso della canadese PremierTech, non si dedicava poi molto alle ragazze. E Maurizio Fabretto si è rimboccato le maniche lanciando la A.R. Monex Women’s Pro Cycling Team, parte di un progetto ben più articolato.

«E io intanto dall’ultima settimana di novembre ho ricominciato ad allenarmi – spiega la ragazza nata a Schio nel 1997 – alla fine di un’annata davvero stravolta. Per me era un’ambizione venirne fuori a testa alta e ho l’orgoglio di aver raggiunto certi traguardi. Forse con qualche piccolo rimpianto, ma davvero poca roba».

Katia Ragusa, Santos Tour Down Under 2020
Al Santos Tour Down Under, Ragusa 8ª nella generale e 3ª miglior giovane
Katia Ragusa, Santos Tour Down Under 2020
Terza miglior giovane al Santos Tour Down Under

Dall’Australia a Breganze

Il suo 2020 era iniziato prima del Covid sulle strade del Tour Down Under e già si era visto che fra le migliori riusciva a starci quasi bene. Il terzo posto fra le più giovani si riallacciava idealmente con il terzo nella classifica della montagna al Giro d’Italia e il quarto posto in crescendo nell’ultima tappa, sette mesi dopo, con la glaciazione del lockdown nel mezzo a riscrivere la storia. Non un ritiro e un crescere di risultati che dall’ottavo posto alla Freccia del Brabante l’hanno portata al secondo nel campionato italiano.

«Si sapeva che quel percorso fosse adatto a Elisa – dice con il timbro di voce allegro dopo l’allenamento e una bella doccia – ma in realtà era adatto anche a me. Sono le strade di casa, la salita quasi l’ho asfaltata io, ma per quel giorno ho raccolto il massimo. Nel quarto giro mi aspettavo che attaccasse e sono riuscita a restarle a ruota. Ma quando è andata via di progressione nel quinto, non ho potuto farci niente. Lo sapevo che non avrebbe aspettato il finale».

Inizio precoce

La sua storia in bici inizia da piccolina e per giunta in anticipo, senza che il padre e lo zio corridori avessero pensato che le potesse interessare correre in bicicletta.

«Ho fatto tutto da me – ride – e ho persino chiesto di cominciare un anno prima. Però lo ammetto che qualche momento di “chi me l’ha fatto fare” negli anni mi è passato. Soprattutto quando da junior sono passata fra le elite. Un salto che all’inizio non capisci dove sei finita. E quando lo capisci, ti viene quasi voglia di scappare. Confrontarsi con le grandi a 19 anni è stato difficile, ma nel 2020 sento di aver fatto il primo passo di un salto di qualità. Certo, c’è tanto da lavorare, però è bello rendersi conto che sto crescendo un po’ ogni anno. E se Marta (Cavalli, ndr) parla di questa generazione di giovani che si adatta subito alla categoria, a me tocca ammettere che forse faccio parte di quella precedente. I primi due anni ho fatto fatica, ma adesso ci sono».

Katia Ragusa, mondiali Imola 2020
Per Katia Ragusa, tanta concentrazione e un po’ di sole al via dei mondiali di Imola
Katia Ragusa, mondiali Imola 2020
Sole e concentrazione al via dei mondiali

Comanda la testa

Sulla bici non si smette mai di lavorare, se ne accorgeranno presto anche le più giovani. Ma intanto la consapevolezza di aver trovato la chiave di lettura dell’enigma è diventata per Katia la spinta più forte.

«Devo lavorare sullo spunto finale – dice Ragusa – cui si arriva migliorando la resistenza per ritrovarsi davanti a giocarsela in determinate situazioni di gara. Serve fare esperienza. E togliersi dalla testa ogni giorno un pezzetto di quella convinzione che non puoi farcela. Sto iniziando a capirlo e questo è importante. E allora ho deciso di crescere ancora in questa squadra, per essere pronta semmai a proseguire in uno squadrone all’estero. Che penso sia l’ambizione di tutte».

Montagne e libri

Giù dalla bici rivendica una vita normale e abbastanza semplice. Negli scatti che capita di incontrare sui social, la si vede camminare in montagna nella giusta compagnia.

«Niente di troppo strano – ammette Ragusa e sorride – mi piace andare in montagna e leggere qualche libro. Non sono la più assidua delle lettrici, l’ultimo che ho letto è il terzo dell’Amica Geniale e magari adesso attaccherò il quarto. Però quando sono alle gare più che un libro, preferisco seguire una serie tivù. Ma prima della gare temo che passerà un po’. Intanto non faremo ritiri prima di Natale, per il Covid e anche perché siamo solo quattro italiane e ritrovarci con le sudamericane sarebbe un problema. Si pensa di farlo a febbraio. E a quel punto avremo anche il nostro bel calendario».

 

Una risata. Un saluto. Gli auguri di Natale. E la chiamata si chiude come era iniziata. Con la sua voce cristallina. E il ricordo di quegli occhi chiari e arrossati all’arrivo dei campionati italiani.

Giorgia Bronzini, Maria Giiulia Confalonieri, Sarcedo, tricolori 2020

Bronzini felice, ma vittoria non semplice

31.10.2020
2 min
Salva

Giorgia Bronzini, più tirata di quanto correva, non fa che abbracciare le sue ragazze all’arrivo. Lungo il percorso le ruote Bontrager e vari personaggi in appoggio facevano pensare che la Trek-Segafredo avesse messo in atto il piano perfetto per lanciare la sua leader, seppure oggi abbia corso con le insegne delle Fiamme Oro.

Giorgia Bronzini, Elisa Longo Borghini, Sarcedo, tricolori 2020
L’abbraccio con Longo Borghini dopo la vittoria
Giorgia Bronzini, Elisa Longo Borghini, Sarcedo, tricolori 2020
Con Longo Borghini dopo la vittoria

Mai scontato

«Ma non c’è mai niente di scontato nelle gare in bicicletta – dice Bronzini – sapevo che Elisa aveva i numeri e le gambe per vincere, soprattutto perché era supportata da una squadra in forma e da una grande Marta Cavalli. Ci eravamo già immaginate questo scenario, appunto con Marta, Ragusa e Longo Borghini. Elisa aveva fatto vedere nelle ultime gare il suo scenario di forma, per cui abbiamo detto loro di parlarsi. E Marta è stata molto umile pensando alla sua capitana di nazionale, che si meritava questa maglia oggi. Sicuramente per Marta ci saranno altre occasioni in cui questo sacrificio tornerà utile».

Contro le arancioni

Meritava di vincere, oggi. La stagione ha portato vittorie, ma anche una serie di piazzamenti alle spalle delle olandesi più forti, dal Giro d’Italia al mondiale di Imola. E sul fatto che Elisa vinca in Italia, ma fuori si ritrovi spesso a piegarsi per lo strapotere delle Olandesi, la diesse della Trek ha le idee chiare.

Giorgia Bronzini, Sofia Bertizzolo, Sarcedo, tricolori 2020
Con Sofia Bertizzolo, prima di andare via
Giorgia Bronzini, Sofia Bertizzolo, Sarcedo, tricolori 2020
Con Bertizzolo prima di ripartire

«Facendo parte di una società internazionale – dice Bronzini – dove abbiamo atlete che potevano essere avversarie e invece sono dalla parte di Elisa, tutte insieme possiamo vincere e battere le arancioni. Chiaro che Elisa è la miglior pedina che in Italia abbiamo per le salite e le gare toste. Vedo però Marta Cavalli che sta crescendo molto bene e anche Elisa Balsamo e Vittoria Guazzini. Tutte queste ragazze hanno un grande potenziale per contrastare l’ondata arancione. E magari presto la tendenza si invertirà».

E la Vuelta in Spagna?

Spero non si vada, che senso avrebbe? Cosa potrebbe pensare la gente vedendoci correre nelle vie di Madrid che è in lockdown? Ma ad ora è tutto confermato, staremo a vedere…

Elisa Longo Borghini, campionato italiano Breganze, 2020

Tricolore bis, stamattina Elisa sorrideva

31.10.2020
4 min
Salva

Stamattina Elisa Longo Borghini sorrideva. E riallacciandoci a quanto scritto nei giorni scorsi, era chiaro che per le altre sarebbero stati dolori. Il campionato italiano delle elite ha seguito più o meno il copione che il gruppo aveva immaginato e quando la piemontese ha aperto il gas al penultimo passaggio sulla salita di Sarcedo, dietro è stato chiaro che il tricolore fosse andato. Per la Longo, seconda maglia tricolore dell’anno, dopo quella della crono.

Elisa Longo Borghini, campionato italiano Breganze, 2020
Alla partenza sorrideva, brutto segnale per le avversarie
Elisa Longo Borghini, campionato italiano Breganze, 2020
Un sorriso alla partenza, voglia di fare bene

Salita vera

La salita di Sarcedo non era banale, soprattutto perché non finiva mai. Tirava e poi mollava e poi dietro l’ennesima curva riprendeva ad arrampicarsi in modo serio. Alla fine sono saltati fuori più di 2.200 metri di dislivello, con l’aggravante che dalla cima all’arrivo non era per niente corta. Eppure quando Elisa è partita, alle sue spalle si è scavato il vuoto. Ha attaccato al penultimo giro ed è andata, scollinando con quasi un minuto di vantaggio.

Katia Ragusa ci ha provato. Quella salita porta a casa sua, non c’è curva, albero o roccia che non abbia riconosciuto e forse per questo è stata l’ultima ad arrendersi e la più veloce nello sprint per il secondo posto.

Elisa Longo Borghini, Katia Ragusa, campionato italiano Breganze, 2020
Attacco in salita al penultimo giro, risponde Ragusa
Elisa Longo Borghini, Katia Ragusa, campionato italiano Breganze, 2020
Attacco al penultimo giro, Ragusa risponde

Elisa via a tutta

«Ho seguito Katia Ragusa che ha risposto a Sofia Bertizzolo – sta raccontando Elisa dopo il traguardo – poi Marta Cavalli è riuscita a restare con noi e a quel punto sono andata via di passo».

Sul fatto che il suo livello sia tale da permetterle di vincere agevolmente con le avversarie di casa, la risposta è chiara.

«Ero un po’ a tutta, sì. E’ la verità – spiega Elisa – non bisogna dare mai niente per scontato. E soprattutto bisogna giocarsela sino alla fine. Sono abituata a non vincere, quindi quando sono davanti mi voglio assicurare di arrivare bene. Ho una buona condizione, è un momento in cui mi sento molto bene. Sapevo di avere le gambe per vincere. E non è più facile vincere in Italia, solo è difficilissimo vincere in ambito internazionale. Quando pensando alle olandesi (sorride, ndr) mi sento come Gimondi con Merckx? Mi sento Elisa con le olandesi. A volte loro sono più forti. A volte si vince e a volte si perde. Questo è lo sport».

Katia Ragusa, campionato italiano Breganze, 2020
Per Katia Ragusa, tricolore sulle strade di casa
Katia Ragusa, campionato italiano Breganze, 2020
Katia Ragusa, Astana, correva in casa

Katia in estasi

Katia Ragusa si è fermata un metro più in là. La mascherina fa divampare ancora di più i suoi occhi.

«E’ la mia salita – sorride – la conosco bene, perché è sulle strade di casa. E’ stata una bellissima emozione, perché erano tutti per me, a ogni angolo. C’erano scritte dovunque: Vai Katia. Era impossibile non fare bene oggi. Si sapeva che era Elisa quella più forte. Però si è cercato di raccogliere il meglio possibile per onorare, l’evento, l’organizzazione, tutta la gente».

Elisa Longo Borghini, Katia Ragusa, Marta Cavalli, campionato italiano Breganze, 2020
Sul podio, Elisa Longo Borghini con Katia Ragusa e Marta Cavalli
Elisa Longo Borghini, Katia Ragusa, Marta Cavalli, campionato italiano Breganze, 2020
Sul podio, Longo Borghini con Ragusa e Cavalli

Alla fine del 2020 manca la Vuelta Espana, tre giorni di corsa che tutte eviterebbero volentieri. Così si possono fare i primi bilanci.

«E’ stato un anno molto positivo – dice – non me lo aspettavo. Nonostante il lockdown che mi ha messo un po’ in subbuglio, poi ho fatto un salto di qualità e quindi posso solo che essere soddisfatta. Non so se questo sia il giorno più bello della stagione. Si gioca il primato con con la giornata del mondiale».

Tutti a casa. E poi?

Lo staff messo in piedi da Davide Casarotto ha ottimamente gestito il tricolore. Riprendiamo la via di casa portando via il sorriso di Elisa e i saluti fra ragazze che ancora non sanno, come tutti noi, quando si rivedranno.