In auto con la Human: dietro le quinte della crono del Giro Women

09.07.2025
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BERGAMO – Dove la devo portare? Al Sentierone, grazie. E’ il botta e risposta scherzoso “a mo’ di taxi” con la diesse Giorgia Bronzini appena saliamo sull’ammiraglia della Human Powered Health poco prima della crono d’apertura del Giro Women di domenica scorsa. Da Chorus Life al Sentierone, appunto, per un totale di 14,2 chilometri nelle vie di Bergamo.

Sfruttando la disponibilità del team WorldTour statunitense, ci accordiamo sui dettagli da rispettare: ore 13,41 partenza di Katia Ragusa, quindi presentazione in zona ammiraglie almeno dieci minuti prima. Alla guida c’è Bronzini, nel sedile destro posteriore il meccanico spagnolo Joaquin Novoa (ex pro’ per due stagioni alla Cervélo) mentre a noi tocca il posto del passeggero davanti facendo ben attenzione a non interferire con tutta la strumentazione extra di bordo.

Postazione di controllo

Le ammiraglie attuali sono sempre più delle piccole “regie mobili” grazie a dotazioni indispensabili e altamente tecnologiche per seguire la gara e dialogare con la propria squadra. Poco prima di partire Bronzini ci illustra a grandi linee ciò di cui dispone l’auto. «Anche se io – ammette serenamente – non ho mai avuto troppa confidenza con questi macchinari».

La plancia della Skoda della Human ha il classico grande schermo del navigatore di serie che all’occorrenza diventa una piccola tv attraverso un pulsante nero aggiunto all’apparecchiatura standard. Sulla parte destra del cruscotto invece è installato un portatablet in cui vedere la mappa del percorso su VeloViewer con la segnalazione di ogni riferimento. Dalla curve alle rotonde, agli spartitraffico, oltre ovviamente ai chilometri percorsi e da percorrere. Oppure ai dati di salite e discese.

«Essendo una crono – prosegue Bronzini – non accendiamo la televisione, ma nelle tappe in linea la colleghiamo. Inoltre abbiamo un’antenna per il segnale WiFi ed anche altri tablet su cui vediamo gli aggiornamenti dei risultati, dei tempi intermedi e altri dati di questo genere. Questo avviene specialmente se ti stai giocando una gara a tappe e magari la crono è negli ultimi giorni».

«Infine chiaramente – conclude la descrizione Giorgia lanciando un appello – abbiamo radio corsa e la radio per parlare con le ragazze. Quest’ultima per me è fondamentale per la sicurezza delle atlete. Non capisco ancora perché nelle competizioni più importanti, tipo mondiale ed europeo, non la facciano usare. Lo ripeto sempre: fosse stato possibile, magari la povera junior svizzera morta (Muriel Furrer, ndr) avrebbero potuta rintracciarla subito e salvarla. Mah…»

Pronti, via, traguardo

Ormai ci siamo, gli speaker annunciano la partenza di Ragusa. La 28enne vicentina passa davanti a noi e 13 secondi dopo parte anche la nostra crono con le prime esortazioni ed indicazioni da parte della diesse piacentina verso la sua atleta.

La prima curva ampia a destra viene disegnata da Ragusa in posizione sulle protesi in piena velocità sbigottendo sia Bronzini che Novoa per il primo rischio preso forse inutilmente. Da lì in avanti, fino al giro di boa, siamo accompagnati da incitamenti e raccomandazioni, anche quelli che possono sembrare scontati come la respirazione.

La parte finale della crono è quella più complicata. Uno strappo secco che sfiora la città alta di Bergamo da fare metà di slancio e metà di grinta, poi una serie di curve, svolte e dossi rallentatori da fare con attenzione e, possibilmente, senza calare il ritmo. Gli ultimi tre chilometri tornano ad essere per grandi passisti.

Ai 250 metri c’è la deviazione ammiraglie. Bronzini dà le ultime indicazioni sulla curva a destra ed il rilancio sui sampietrini fino al traguardo. E lascia in radio Ragusa con un sentito e sincero elogio per la prova disputata tenendo conto delle sue caratteristiche poco avvezze alle cronometro.

Bronzini durante la crono ha continuato a fornire incitazioni e indicazioni a Ragusa, tenendo sempre alta l’attenzione
Bronzini durante la crono ha continuato a fornire incitazioni e indicazioni a Ragusa, tenendo sempre alta l’attenzione

Campolunghi spiega

Un vecchio adagio del ciclismo dice che la cronometro si divide in tre momenti. Si parte forte, a metà si aumenta e si finisce a tutta. Forse può anche essere vero, però ormai le prove contro il tempo sono esercizi da fare con grande metodologia, sia fisica che mentale.

Al pullman della Human c’è Enrico Campolunghi, diesse e preparatore atletico della squadra che parla con le atlete dopo aver seguito alcune loro ricognizioni. Prima dell’orario di partenza, ogni ragazza ha una sua tabella cui attenersi. Ed anche in questo caso non c’è nulla di scontato.

«La crono di Bergamo – dice Campolunghi – l’abbiamo studiata nei minimi particolari. Durante la ricognizione il percorso va visto con attenzione, notando com’è l’asfalto o dove sono tombini o buche ad esempio. Sui rulli ormai tutto è chiuso ed esegui solo un programma di 20-25 minuti di lavoro prima di andare alla partenza.

«Fai una prima parte tranquilla – continua – poi una progressione ogni minuto aumentando l’intensità fino alla soglia, da mantenere per un paio di minuti. Si fanno ancora trenta/sessanta secondi di “sgasata” ed infine vai col recupero. In pratica non si fa la visualizzazione del percorso sui rulli. Questo riscaldamento serve per l’attivazione metabolica e neuromuscolare nervosa».

Enrico Campolunghi è diesse e preparatore atletico della Human. Soprattutto per le crono, allena fisico e mente delle atlete
Enrico Campolunghi è diesse e preparatore atletico della Human. Soprattutto per le crono, allena fisico e mente delle atlete

L’attesa prima di partire

In televisione o dal vivo, si è abituati a vedere la crono che inizia quando il corridore scende dalla rampa. C’è però tutto un dietro le quinte che in molti non si aspettano e che non è semplice da gestire. Quei famosi lunghi sospiri che tirano gli atleti prima del via hanno una storia.

«Avere gli orari di partenza – spiega Campolunghi – il giorno prima ed il prima possibile, ci permette di stilare le tabelle di riscaldamento con precisione inserendo tutti i riferimenti cronologici. Un’atleta deve arrivare in chiamata 15 minuti prima del via. Bisogna quindi tenere conto di quanto tempo ci impiega per andare in partenza dalla zona pullman. E quindi tenere conto di quando vestirsi e iniziare il warm-up. Da quando salgono sui rulli a quando partono possono passare tranquillamente 50 minuti.

Le atlete hanno una tabella oraria di riscaldamento da rispettare prima di recarsi alla partenza e attendere per 15 minuti il proprio turno
Le atlete hanno una tabella oraria di riscaldamento da rispettare prima di recarsi alla partenza e attendere per 15 minuti il proprio turno

Quindici minuti sedute

«E quando arrivano in zona partenza – sottolinea Campolunghi – per regolamento devono aspettare sedute il proprio turno, senza pedalare. Lì devono saper gestire l’aspetto mentale e la tensione. Devono essere brave a concentrarsi, ignorare le distrazioni e pensare alla gestione della gara come è stata preparata. Magari bere piccoli sorsi ogni tanto senza appesantirsi o solo se necessario. Anche questo quarto d’ora di attesa si allena attraverso meeting e colloqui individuali. Ne faccio spesso con le atlete».

Ecco che ci tornano alla mente le parole di Marco Villa su Guazzini e Venturelli dopo l’italiano a crono di qualche settimana fa, in cui hanno conquistato le maglie delle rispettive categorie. Il cittì delle crono diceva che partono con mezzo minuto di svantaggio proprio perché prima del via tendono più a lamentarsi per eventuali cose che non vanno, che a focalizzarsi sulle proprie grandi potenzialità. Insomma, nel ciclismo moderno non si può più lasciare nulla al caso.

Bronzini e il suo credo: «Human reattiva e mai rinunciataria»

07.03.2024
7 min
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Due mesi di gare alle spalle e all’orizzonte un programma altrettanto uguale. Non è ancora tempo di bilanci, ma la prima parte del 2024 ha già dato qualche indicazione a Giorgia Bronzini e alla sua Human Powered Health.

Il modo di correre a livello tattico e il relativo approccio mentale alle corse. E non solo. La quarantenne diesse piacentina (in apertura foto Oskar Scarsbrook) da quest’anno ha caricato il suo bagaglio di esperienza sull’ammiraglia del team WorldTour statunitense, trovando subito l’intesa con le sue atlete e con i suoi colleghi di reparto. Nel realismo del contesto in cui si trova – tra ciclismo femminile attuale e propria squadra – Bronzini sta lavorando per ottimizzare ogni dettaglio, impartendo il suo credo. Gli effetti stanno iniziando a vedersi, non solo negli ordini d’arrivo. Ed è foriera come sempre di tanti punti di vista non scontati.

Nelle prime gare del 2024, la Human ha mostrato già tanta compattezza (foto ufficio stampa)
Nelle prime gare del 2024, la Human ha mostrato già tanta compattezza (foto ufficio stampa)
Giorgia che inizio di stagione è stato finora?

Direi che ci è mancata solo una vittoria per gratificare tutto il nostro lavoro, ma al momento pensiamo di essere sulla buona strada. Penso sia stato un buon avvio per una serie di circostanze. In alcune potevamo essere più attente, in altre decisamente più fortunate. E poi considerate che molte delle nostre ragazze non avevano mai corso assieme, come è successo al UAE Tour.

Difficile da gestire come contesto?

Sì, anche se non impossibile, però sappiamo tutti com’è ora il ciclismo in generale, specie quello femminile, che non lascia più nulla al caso. Negli Emirati Arabi abbiamo portato una formazione in cui le atlete erano tutte nuove l’una per l’altra. Eppure in gara abbiamo trovato la giusta sintonia in fretta. Con Daria Pikulik siamo stati una delle poche squadre che si è giocata la volata con la Wiebes. Daria laggiù ha fatto un buon lavoro ed è stata brava a centrare l’obiettivo di giocarsi lo sprint con la velocista più forte al mondo. Avremmo potuto raccogliere qualcosa in più di quel terzo posto, come del resto nelle altre corse, ma va bene uguale.

In ogni caso è arrivato più di un podio.

Sono i risultati che danno morale e riscontri sul lavoro svolto. Nel frattempo spero che Cordon-Ragot trovi la condizione giusta dopo un periodo influenzale che l’ha rallentata. A Valencia abbiamo fatto bene subito ad inizio febbraio con Raaijmakers seconda a pochissimi metri dalla vittoria. Poi venti giorni dopo ad Almeria abbiamo fatto seconde e terze con Biriukova e Zanetti. Alla Valenciana Lily Williams meritava forse qualcosina in più del quinto posto nella volata vinta da Balsamo. Infine Ruth Winder (che ora corre col cognome da sposata Edwards, ndr) terza al Trofeo Oro in Euro a Cinquale dopo che alla Strade Bianche era caduta. Ecco, con la fortuna siamo già in credito…

Spiegaci pure.

Con Ruth puntavamo a fare bene alla Omloop Het Nieuwsblad, così come a Siena. E’ rientrata dopo due anni di inattività, ma è arrivata preparata. Immaginavo fosse così perché la conosco bene avendola avuta alla Trek-Segafredo. Ebbene, in Belgio è rimasta coinvolta in una caduta proprio mentre attaccava Elisa (Longo Borghini, ndr) e addio speranze di piazzamento. Sul Bosberg tuttavia ha fatto una bella azione facendo la differenza, però è rimasta fine a se stessa perché ha trovato poca collaborazione. Resta la bella prestazione e lo spirito con cui ha corso.

Malcotti è rientrata da un infortunio. Alle Strade Bianche è stata a lungo in fuga, risultando la migliore della Human
Malcotti è rientrata da un infortunio. Alle Strade Bianche è stata a lungo in fuga, risultando la migliore della Human
Immaginiamo sia ciò che trasferisce sempre Giorgia Bronzini alle sue ragazze, giusto?

Per tanti aspetti non possiamo essere considerate al livello di squadre più attrezzate, però guai a presentarsi alle gare già sconfitte in partenza perché vediamo che ci sono i grandi nomi attuali. Non dobbiamo essere rinunciatarie. Spiego sempre, anche con umiltà, che noi dobbiamo essere brave a giocarci al meglio le nostre carte. A livello tattico dobbiamo cercare di sopperire qualche altra carenza.

Che ritorno hai dalle atlete?

Sono contenta perché le ragazze mi seguono. Capiscono cosa intendo dire. Anche con gli altri miei colleghi diesse siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Mi fa piacere che la mia filosofia sia condivisa. E soprattutto mi piace lo spirito di reazione che hanno mostrato. Winder a Siena è caduta rovinosamente ritirandosi. Nonostante le botte, il giorno dopo l’ho convinta a correre a Cinquale ed è salita sul podio. Questo per me, per noi è un grande segnale.

Ragusa al Tour Down Under ha conquistato la maglia delle scalatrici. Bronzini ha elogiato il suo lavoro oscuro (foto ufficio stampa)
Ragusa al Tour Down Under ha conquistato la maglia delle scalatrici. Bronzini ha elogiato il suo lavoro oscuro (foto ufficio stampa)
La pattuglia delle italiane come sta andando?

Malcotti a fine 2023 si è rotta il gomito, sempre per quel famoso discorso sulla fortuna (sorride con un briciolo di amarezza, ndr). Però si è ripresa bene, tanto che alla Strade Bianche l’ho mandata in avanscoperta per circa 90 chilometri ed ha seguito alla lettera la tattica. Alla fine è stata lei la migliore delle nostre. Per me Barbara quest’anno farà uno step in avanti, la vedo motivata. Zanardi invece non ha iniziato al top della forma. Sta cercando di trovarla, però guardiamo avanti con fiducia perché sappiamo che lei è un diesel. Infine c’è Ragusa.

Cosa ci dici di lei?

Ragusa ha fatto un passo in avanti con la condizione rispetto allo scorso anno. Ha esordito al Tour Down Under, dove ha conquistato la maglia delle scalatrici. Poi si è resa disponibile per le altre gare. A Siena, dove ha iniziato a lavorare prima del previsto. Lei è sempre devota al team, facendo tanto lavoro oscuro e per me Katia è una delle migliori a farlo. Anzi per me è un merito saperlo fare, visto che non è semplice per nulla. Infatti per questo ha maturato molto rispetto da parte delle compagne ed anche dai tecnici. Spero che quest’anno possa vivere nuovamente una giornata come a Roubaix l’anno scorso (dove fece seconda al termine di una lunghissima fuga, ndr), magari portando a casa qualcosa in più.

Zanardi sta lavorando per trovare la miglior condizione. Bronzini guarda avanti con fiducia per la sua conterranea
Zanardi sta lavorando per trovare la miglior condizione. Bronzini guarda avanti con fiducia per la sua conterranea
Cosa prevede il vostro calendario?

I miei colleghi Latomme e Sheehan sono in Belgio, io riprenderò a Cittiglio. Poi anch’io li raggiungerò per le gare del Nord. Tutte le classiche le facciamo. Personalmente dovrei saltare Freccia Vallone e Liegi perché dovrei andare in Spagna per la Vuelta. La presentano domani e ci hanno anticipato che il via potrebbe essere una cronosquadre. In virtù di questa indiscrezione abbiamo programmato una serie di prove con le bici da crono tra Freccia del Brabante ed Amstel. Non vogliamo farci trovare impreparate su nessun terreno, anche se è un’altra questione che mi fa un po’ stizzire…

Ovvero?

Le solite indiscrezioni parlano anche di un possibile arrivo sull’Angliru. Onestamente spero che non sia così. Per me salite così estreme nel ciclismo femminile non servono a nulla. Non avrebbe senso una salita simile, anche perché sarebbe in una corsa a tappe di una sola settimana dove ti condizionerebbe tutto e non necessariamente in meglio. Oltretutto una salita così non vorrebbe mai più affrontata in stagione in una qualsiasi altra gara altrove.

Quindi non sei d’accordo nel proporre le grandi salite?

No, anzi benvengano le montagne mitiche, purché vengano inserite con criterio. E poi bastano quelle “normali”, non le estreme. Come ad esempio il Tourmalet al Tour l’anno scorso. Salita leggendaria, dura, ma non impossibile. Avete visto che spettacolo c’era venuto fuori? Oppure si preferisce vedere una gara su una salita dove si sale a fatica con la macchina? Vedremo se sarà veramente così.

Pronte quindi per andare alle prossime gare con il solito spirito?

Certamente, quello non dovrà mai mancarci. In Spagna dovremmo andare con una squadra mista, puntando più alle tappe che alla generale, anche se decideremo più avanti chi portare per curare la classifica. Per il resto ho buone sensazioni per la campagna del Nord.

Ragusa alla Human, per riscattarsi con una gamba “nuova”

06.11.2023
6 min
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Ancora qualche giorno di tranquillità poi il suo 2024 sarà davvero dietro l’angolo. Katia Ragusa è appena passata alla Human Powered Health e fra poco inizierà la rincorsa alla nuova stagione con grandi stimoli, dopo aver risolto un delicato problema fisico.

Nella migrazione di staff e atlete che dalla Liv sono confluite alla Jayco-Alula, la 26enne vicentina (in apertura foto ilciclistafotografo) ha preso un’altra strada seguendo nel team statunitense Giorgia Bronzini, sua diesse e mentore di questi ultimi anni. Anche Ragusa non rientrava più nei piani della sua ex squadra, ma ha dovuto chiudere largamente in anticipo lannata. Un 2023 che prometteva bene dopo lo splendido secondo posto alla Roubaix e che invece si è arenato a causa di una noia alla gamba destra. Ora che è tutto risolto, ci siamo fatti raccontare da lei come si sta preparando alla sua nuova avventura.

Giorgia & Katia, atto terzo

Per la terza stagione consecutiva Ragusa sarà guidata da Bronzini. Si ritroveranno in una Human molto “italiana” grazie al nuovo arrivo di Zanardi e alla già lunga presenza di Malcotti. Ecco cosa ci aveva detto la diesse piacentina quando non era stato ancora ufficializzato il passaggio di Ragusa.

«Katia ora deve vincere con me in ammiraglia (sorride, ndr). Lei è stata una scommessa vinta parzialmente perché l’ho seguita meno di quello che volevo. E’ anche per questo che ho cercato di volerla ancora con me in squadra. In base al calendario che offriremo al team, che sarà più completo rispetto al passato, sono certa che Katia avrà i suoi spazi e le sue opportunità rispetto ad un lavoro da gregario fisso. Può ricalcare il percorso che ha fatto lì Barbara (Malcotti, ndr)».

Prosegue il vostro rapporto lavorativo. Come ti trovi con Bronzini?

Sono contenta di aver stabilito un filo diretto con lei. Devo solo ringraziare Giorgia perché è un tecnico che ti coinvolge tanto. Di persone come lei ce ne sono poche, soprattutto nel nostro ambiente. Uno dei suoi grandi pregi è che, essendo stata una grande atleta e avendo smesso da poco, riesce ad immedesimarsi in ognuna di noi. Capisce le esigenze e trova la soluzione giusta per ogni singola ragazza. Poi è stata preziosa anche in questo mio trasferimento.

In che modo?

A luglio la Liv mi aveva fatto intendere che non ero più nei loro progetti, così il mio procuratore (Lorenzo Carera, ndr) si è subito messo in moto per cercare altrove. Sapendo che Giorgia si stava accordando con la Human, abbiamo chiesto se c’era la possibilità di raggiungerla. E loro ci hanno ben accolto.

Ragusa a spasso in montagna con i suoi cani Moky e Benny durante la convalescenza dall’operazione alla gamba destra
Ragusa a spasso in montagna con i suoi cani Moky e Benny durante la convalescenza dall’operazione alla gamba destra
Cosa ti hanno detto alla Human?

Ho parlato con Kenny Latomme (uno degli altri diesse del team, ndr). Ho avuto subito un’ottima impressione. Anche se è un po’ meno sotto i riflettori rispetto alle altre, la Human è un team molto ben organizzato, con una persona dedicata ad ogni compito specifico. Hanno in mente un buon programma. Non vedo l’ora di iniziare il 2024, anche perché questa stagione è stata molto condizionata dal problema alla gamba destra.

Spiegaci cosa ti è successo.

La mia ultima gara è stata a Plouay ad inizio settembre e qualche giorno dopo ho fatto un accertamento medico. Era già dal Tour de Suisse (metà giugno, ndr) che sentivo la gamba destra molto più affaticata dell’altra. Sempre un formicolio al piede e la sensazione di avere un laccio all’altezza della coscia. La sintomatologia era simile a quella dell’arteria iliaca, ma facendo una TAC abbiamo scoperto che geneticamente ho due arterie, anziché una, che vanno ad irrorare il quadricipite. Facendo ciclismo questa seconda arteria si è ispessita causandomi una stenosi, ovvero una chiusura all’inizio dell’arteria stessa che non mi faceva arrivare il giusto flusso di sangue alla gamba.

Il secondo posto alla Roubaix è il miglior risultato di Ragusa nei due anni di Liv. Nel 2024 vuole confermare quel tipo di prestazione in più corse
Il secondo posto alla Roubaix è il miglior risultato di Ragusa nei due anni di Liv. Nel 2024 vuole confermare quel tipo di prestazione in più corse
Come lo hai risolto?

A fine settembre ho fatto un’angioplastica. Un intervento minimamente invasivo, fatto in day-hospital, che mi ha liberato l’arteria di quella strozzatura grazie ad una sonda e un palloncino. La visita di controllo di qualche giorno fa è andata bene. Avevo comunque fatto camminate in montagna e anche uscite in bici senza problemi. Infatti non avevo preso paura, perché mi avevano detto che era tutto sotto controllo. Certo, facendo uno sport intenso come il ciclismo ora dovrò tenere monitorata la situazione, ma sono molto serena. Anzi visto che la gamba destra è andata in decifit in questi mesi, sto facendo esercizi mirati per recuperare il giusto tono muscolare. Fra poco si parte.

Cosa prevede il tuo programma?

So già che correrò il Down Under in Australia. Ho chiesto io di poterlo correre per iniziare forte il 2024. Quindi dal 12 al 26 novembre andrò ad allenarmi a Calpe per fare una buona parte di fondo. Tornerò a casa per qualche giorno poi il 3 dicembre ripartirò, stavolta con la squadra, per andare tre giorni a Minneapolis dove c’è la sede della Human. Laggiù faremo i test e proveremo i materiali. Infine torneremo a Girona per il ritiro fino al 18 dicembre.

Ragusa ha subito un’angioplastica alla gamba destra per risolvere un problema genetico ad un’arteria
Ragusa ha subito un’angioplastica alla gamba destra per risolvere un problema genetico ad un’arteria
Quali saranno gli obiettivi di Katia Ragusa nel 2024?

Gli ultimi due anni in Liv sono stati fondamentali per la mia crescita e capire meglio il WorldTour. Vorrei ripetere la buona primavera di quest’anno, possibilmente però senza problemi fisici. Per il corridore che sono ho bisogno di trovare la condizione giusta col caldo, quindi l’Australia mi aiuterà ad arrivare in condizione per le classiche del Nord. Poi anche le gare a tappe sono un obiettivo in cui giocarmi le mie carte. Ma per ora penso solo ad iniziare bene la nuova stagione. Ho buoni presupposti.

Bronzini si ripete. Scommessa vinta anche con Ragusa

17.04.2023
6 min
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Da quando è salita in ammiraglia, Giorgia Bronzini ha saputo ritagliarsi anche un ruolo da bookmaker. Una virtù, quella di scommettere sulle qualità di altre atlete, che la piacentina della Liv Racing TeqFind non ha mai nascosto di avere anche in sella alla bici, ma che ha perfezionato negli ultimi anni da diesse.

Lei fa un nome, ci lavora e ci punta forte poi a fine stagione verifica se la sfida è stata vinta. Per stessa ammissione di Bronzini, la scommessa del 2023 sarebbe stata Katia Ragusa, ricalcando quella vincente con Rachele Barbieri dell’anno precedente. Considerando il profondo cambiamento avvenuto due stagioni fa, il secondo posto della 25enne vicentina alla Roubaix Femmes vale come un successo per il team olandese, che ora vuole dare un seguito nei prossimi appuntamenti. Il trittico delle Ardenne è iniziato ieri con buone indicazioni ed è uno degli argomenti di cui abbiamo parlato con Bronzini (in apertura con Quinty Ton).

Bronzini contenta della prova della sua squadra e di Stultiens a lungo in fuga
Bronzini contenta della prova della sua squadra e di Stultiens a lungo in fuga
Giorgia all’Amstel vi siete fatte vedere. Com’è andata?

Le ragazze hanno corso molto bene, malgrado fossimo partite in cinque perché Jaskulska sabato notte ha avuto una reazione allergica ad un occhio per il contatto con un’ape. Sabrina (Stultiens, ndr) è stata brava restando in avanscoperta per diversi chilometri. Doveva fungere da punto di riferimento per noi. Purtroppo Mavi Garcia ha sofferto ancora il freddo e si è ghiacciata come al Brabante. Non è riuscita a fare ciò che di solito sa fare in gare come queste. Non ci voleva. Forse averlo saputo in anticipo, l’avrei fatta muovere prima e magari poteva andare diversamente qualcosa. In generale però sono contenta della nostra prestazione.

La spagnola ha la possibilità di rifarsi nei prossimi giorni.

Ero dell’idea che in questo trittico Mavi potesse fare bene e lo sono tuttora. Adesso c’è questo dominio della SD-Worx e credo che si inserirà anche la Trek-Segafredo, quindi a livello di numeri ne avranno sicuramente più di noi là davanti in corsa. Se Mavi si troverà da sola, è chiaro che sarà più difficile da gestire la situazione per un risultato pieno. Lei sta bene, arriva da un periodo di altura. Ha patito il brutto tempo, ma speriamo che in queste ultime due gare il suo corpo si sia adattato al freddo. Mi sento abbastanza fiduciosa. Vedremo come andranno Freccia Vallone e Liegi. Dopo le Ardenne, Mavi farà la Vuelta.

Mavi Garcia ha patito il freddo a Brabante e Amstel. Cerca il riscatto a Freccia e Liegi
Mavi Garcia ha patito il freddo a Brabante e Amstel. Cerca il riscatto a Freccia e Liegi
Nel 2022 eravate state bersagliate dalla malasorte tra Covid e infortuni. Sembra meglio quest’anno?

Tendenzialmente sì ma non troppo. Abbiamo avuto meno casi di Covid però già ad inizio stagione avevamo due ragazze fuori, che sarebbero state importanti per le classiche. Van der Hulst ha avuto problemi con l’arteria iliaca. Korevaar invece ha avuto noie ad un ginocchio, senza dimenticare che anche De Jong è stata ferma per problemi ad un ginocchio. Non siamo state al completo per le classiche ma ce la siamo cavata bene. Alla Strade Bianche ha preso il Covid Ton che era in una condizione ottimale, dopo aver disputato una Het Nieuwsblad quasi perfetta. Alla fine non ci è girata benissimo nemmeno quest’anno, però il risultato di Katia ha fatto finire il periodo delle classiche delle pietre con un giro di vite importante.

Torniamo proprio a quel giorno alla Roubaix. Ti è spiaciuto non esserci stata?

Sì, ma i miei programmi prevedevano che sarei salita per queste classiche delle Ardenne. Avrei voluto condividere la gioia di quel secondo posto. Non stavo nella pelle, ero felicissima. Vedevo quegli abbracci in televisione e virtualmente ero lassù con la squadra. La nostra tattica è stata giusta. Katia è andata in fuga con la sicurezza di poter prendere davanti tutti i settori, specie quelli più difficili. Negli ultimi chilometri la sostenevo a distanza. E alla fine ha fatto davvero un grande corsa.

La “scommessa Ragusa” a che punto è?

Per me è già vinta… non mi chiamano “maga” perché prevedo il futuro (sorride riferendosi al suo soprannome di quando correva, ndr). Battute a parte, devo dire che era vinta anche prima, a prescindere dal risultato, perché ho visto una Katia diversa. A fine 2022 è riuscita a fermarsi e tirare il fiato dallo stress e dalle mille cose a cui pensare. Abbiamo lavorato gomito a gomito e i progressi li ho visti subito nei primi mesi di quest’anno. Forse non mi aspettavo che arrivasse adesso, ma devo dire che questo piazzamento è arrivato al momento giusto. Katia stava facendo sacrifici da due anni e se lo meritava. Spero che ricapiti ancora da qua alla fine, magari con una vittoria.

Qual è stato il segreto per la sua rinascita?

L’ascolto. Quello funziona sempre e per Katia è stata la qualità migliore. Fortunatamente ha saputo comprendere che prima era in un loop abitudinario che non la portava troppo lontano. Stava lavorando su un corpo stanco sia fisicamente sia psicologicamente. Abbiamo aggiustato la mira, sapendo dove tirare il freno e dove invece forzare qualcosina in più. Ora ha ripreso una routine di allenamenti in modo giusto. L’intenzione era darle un metodo e delle motivazioni da cui attingere anche in futuro, con la speranza che ne possa fare buon uso quando ne avrà bisogno.

A questo punto quali sono i prossimi “cavalli” su cui punterà Giorgia Bronzini?

In generale penso molto bene della squadra ma se vogliamo parlare ancora di scommesse (sorride, ndr), vi indico tre nomi validi. Quinty Ton quest’anno ha fatto un bel salto di qualità. E’ un’atleta piuttosto completa e cercherò di farle avere una soddisfazione importante. Marta Jaskulska credo che abbia delle doti che nemmeno lei sa di avere. In accordo col suo preparatore atletico stiamo cercando di aiutarla a maturare dal punto di vista ciclistico. Lavoro su di loro dall’anno scorso e vorrei che entrambe potessero sorprendersi di se stesse. Infine c’è anche Caroline Andersson, giovane svedese che va forte in salita, anche se non è al livello delle migliori scalatrici. E’ ancora molto acerba. Va seguita, istruita e presa per mano. Sto lavorando con lei solo da inizio anno, tuttavia penso che verso fine stagione potrà fare bene.

Dal pavé al Giro, la lunga volata di Ragusa

14.04.2023
5 min
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Le lacrime nel prato di Roubaix sono un ricordo e il secondo posto alle spalle di Alison Jackson ha smesso di bruciare, soprattutto perché alla vigilia Katia Ragusa, 25 anni (in apertura, foto Liv Racing-TechFind), non lo avrebbe mai neppure sognato. La vicentina ha passato quattro giorni a casa e poi ieri è ripartita per l’Olanda.

La Liv Racing-TeqFind ha dato appuntamento alle ragazze che dal primo maggio correranno la Vuelta per una prova di cronosquadre, dato che la corsa spagnola ne propone una di 14,5 chilometri il primo giorno. Sede dell’allenamento è stato il Tom Dumoulin Bike Park di Sittard.

La fuga di Roubaix serviva per anticipare le mosse del gruppo, ma si è rivelata il treno per il podio (foto Liv Racing-TechFind)
La fuga di Roubaix serviva per anticipare le mosse del gruppo, ma si è rivelata il treno per il podio (foto Liv Racing-TechFind)
Sembra di rivedere la Katia Ragusa seconda al campionato italiano del 2020, che poi si era un po’ persa…

Adesso che mi sono ripresa dalle fatiche della Roubaix, posso dire che come avvio di stagione è stato positivo, già dalla Valenciana. Certo mancava sempre qualcosina. E’ successo diverse volte che fossi con le prime, poi mi capitava davanti una caduta e andava tutto in fumo. Però comunque le sensazioni sono sicuramente migliori rispetto allo scorso anno.

Seconda a Roubaix, seconda nella classifica degli scalatori alla Valenciana: hai capito che tipo di corridore diventerai da grande?

Diciamo che resto una passista. Nelle salite dure e lunghe, pago nei confronti degli scalatori puri.  Però se sono salite pedalabili e io sto bene, riesco a passarle via. Se invece nei finali mi ritrovo in compagnia, riesco a salvarmi allo sprint solo se siamo in un gruppetto ristretto e la corsa è stata impegnativa. Diciamo che in una gara come la Roubaix, dopo un’edizione dura come quella di sabato, non esiste più essere veloce o meno veloce: esiste quello che è rimasto nelle tasche e basta.

La squadra corre con bici LIV e tutta la componentistica Cadex (toto LIV Racing-FindTech)
La squadra corre con bici LIV e tutta la componentistica Cadex (toto LIV Racing-FindTech)
I problemi del 2022 sono dimenticati?

L’anno scorso per me è stato un anno un po’ tribolato e quindi la condizione non è mai stata delle migliori. Partii per la Roubaix con il fascino di partecipare a una gara storica e alla fine fui contenta di averla finita. Quest’anno ci sono arrivata con un’altra consapevolezza. Sapevo che le sensazioni erano abbastanza buone. Il piano era di andare in fuga per prendere i primi settori di pavé più tranquilli, in modo da avere meno stress e meno strappi che in gruppo e poi avremmo visto quello che succedeva. Ovvio che non avrei mai immaginato di partire per giocarmi il podio o la stessa vittoria.

Giorgia Bronzini per te ha messo la mano sul fuoco…

Con lei si è creato un rapporto veramente stupendo. A volte ci penso e quasi mi sembra incredibile che una campionessa del suo spessore, con tutte le vittorie che ha ottenuto, riesca a creare un rapporto umano così bello e sia una persona così speciale. E’ stata sempre lì, pronta a spronarmi quando c’era da spronarmi, oppure a sostenermi quando ha capito che mi serviva un altro tipo di appoggio. L’anno scorso è stato difficile e lei mi era sempre intorno, cercando di tirarmi su. 

«Nello sprint dopo una corsa dura come la Roubaix – dice Ragusa – non conta essere veloci, conta quel che si ha nelle gambe»
«Nello sprint dopo una corsa dura come la Roubaix non conta essere veloci, conta quel che si ha nelle gambe»
E’ stata davvero così dura?

All’inizio ho sofferto parecchio. Pensavo che ero al primo anno in una squadra forte che mi aveva dato fiducia e volevo dimostrare di essere un’atleta valida. Quando poi si è scoperta la mononucleosi e si è capita la ragione dei problemi, è arrivata un po’ più di tranquillità. Ma prima è stata dura, perché comunque avrei voluto fare di più. La squadra è ben organizzata, abbiamo programmi molto precisi. La voglia di fare bene ti viene spontanea. E’ stato proprio un gran salto.

Cosa ti aspetta ora?

Nel programma adesso c’è la Freccia Vallone (Katia è invece riserva all’Amstel Gold Race, ndr), poi dal primo al 7 maggio sarò alla Vuelta. A quel punto mi concentrerà sul Giro d’Italia, che ho chiesto di correre. Scopriremo le tappe a fine aprile e sono molto curiosa di vederle. Prima però c’è il campionato italiano.

Ragusa tornerà al Giro Donne anche quest’anno, ma prima andrà alla Vuelta
Ragusa tornerà al Giro Donne anche quest’anno, ma prima andrà alla Vuelta
Scoprire il Giro a fine aprile è un problema?

Per me individualmente cambia poco, perché comunque ero già orientata sul farlo. Però essenzialmente questo ritardo rompe molto i piani dei team e di tutte le altre atlete che ancora non hanno fatto le loro scelte. Se pensiamo al Tour de France che aveva annunciato le tappe già lo scorso inverno… I team hanno bisogno di sapere per farsi un’idea di quali atlete portare e come programmare il resto della stagione. Saperlo così all’ultimo è una faccenda ostica, diciamo così.

Perché dopo una Roubaix così bella sei riserva all’Amstel?

Non era proprio nei miei programmi, però ho detto: «Scusatemi, visto che vengo su per preparare la cronosquadre della Vuelta, perché non potrei fare l’Amstel?». Quando sto bene, più corro e meglio mi trovo. Quindi avere una gara in più nelle gambe sarebbe ottimo.

Alla Vuelta Valenciana, Katia Ragusa ha ottenuto il secondo posto nella classifica dei GPM
Alla Vuelta Valenciana, Katia Ragusa ha ottenuto il secondo posto nella classifica dei GPM
Allora perché non fare la Liegi?

Inizialmente era nel programma, però ho chiesto io di poterla saltare. Dopo la Freccia torno a casa subito e così ho qualche giorno in più prima della Vuelta. Finora ho corso abbastanza, ho fatto tre gare più rispetto a quelle che avevo in programma e alle prossime vorrei arrivarci fresca come serve.

Roubaix Femmes a Jackson, ma grande Ragusa

08.04.2023
5 min
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Katia Ragusa scoppia in un pianto liberatorio. Una curva in più dopo l’arrivo, esattamente nel punto in cui dall’altra parte della pista si entra nel velodromo, l’atleta della Liv Racing-TeqFind è a terra che piange e a tratti sorride (sul podio in apertura Jackson, Ragusa e Truyen).

I classici schizzi di fango. Un massaggiatore che le passa salviette imbevute e lei che per una volta ancora spinge il bottoncino della radio e ringrazia tutte le compagne.

Mezza curva prima invece, nello stesso punto di Colbrelli, Alison Jackson si mette le mani sul casco e continua a ripetersi: «I don’t believe it. I don’t believe it (non ci credo, non ci credo)».

Big beffate

E’ stata una Parigi-Roubaix Femmes strana. Un gruppo fin troppo folto che scappa poco dopo il via e prende tanto vantaggio. Le big reagiscono e il destino della fuga sembra segnato. Vengono quasi riprese – 10”, forse meno – ma ecco che nell’ultimo settore di pavé le reduci in testa tornano a guadagnare terreno su Kopecky, Longo Borghini, Consonni…

La canadese è stata la più forte. Negli ultimi 50 chilometri, quando è partito da dietro il contrattacco della super favorita Kopecky lei è quella che ha tirato più di tutte. Si è dannata l’anima. Invitava anche le altre a fare altrettanto. Nel velodromo si è messa davanti, alla corda, e quella posizione non l’ha più mollata.

Alison Jackson (classe 1988) vince la Roubaix Femmes, il successo più importante della sua carriera
Alison Jackson (classe 1988) vince la Roubaix Femmes, il successo più importante della sua carriera

Roubaix canadese

«E’ qualcosa di grande per me, per il Canada, per la squadra – ha detto Jackson – indescrivibile. Durante l’antidoping mi hanno chiesto a chi dedicare la vittoria, ma ero talmente impreparata che non lo sapevo. Adesso, dico alla mia famiglia e alla mia squadra.

«Volevamo andare in fuga. Ho spinto tanto e no… se mi chiedete se volevo arrivare in volata rispondo di no. Non sono forte allo sprint. Ma dopo tanta fatica contano le energie. E comunque non ne avevo per andare via. Sapevo che le altre non ne avevano poi più di me. Lo vedevo».

«Per radio – racconta Tim Harris, il diesse della EF Educationle dicevo che era la più forte. Lei è sempre stata aggressiva. Spesso si è piazzata e oggi ha avuto la possibilità di dimostrarlo. E’ stato importante essere davanti, perché in questo modo poteva andare più tranquilla, rischiare meno e sfruttare la sua forza. Avevo solo paura della piccola salitella nel finale (l’entrata a Roubaix, prima del settore finale in pavè è in falsopiano, ndr), ma nessuna si è mossa».

Coraggio Ragusa

E il fatto di anticipare è stato la chiave anche per Katia Ragusa. Ci viene da ripensare alle parole scambiate stamattina con Elena Cecchini sull’importanza di stare davanti, di anticipare con una fuga, specie se questa è abbastanza folta perché non si spende di più. E così è andata.

«E’ indescrivibile quello che provo – ha detto Ragusa – questa gara è unica. Sono andata in fuga per anticipare i settori di pavé, ma non mi aspettavo di arrivare davanti qui a Roubaix. Siamo partite dopo pochi chilometri. Già al via mi ero posizionata davanti per prendere la fuga.

«Che lacrime sono? Sono lacrime di gioia. Sì, il secondo è il primo dei perdenti. Però dopo la stagione che ho passato l’anno scorso, in cui mancava sempre qualcosa, questo importante piazzamento compensa tutto».

Katia Ragusa (classe 1997) sulle pietre si è trovata a suo agio
Katia Ragusa (classe 1997) sulle pietre si è trovata a suo agio

Mezza ruota

Per capire certe reazioni delle ragazze bisogna essere sul campo. Stare nella corsa. Si è tesi già solo stando all’arrivo da spettatori, figuriamoci da protagonisti.

Alla fine Katia è andata a mezza ruota da un successo clamoroso, di quelli che ti cambiano la vita, almeno quella sportiva. Crederci era lecito. Anche perché davanti non c’erano una Kopecky o una Vos.

«Ci ho creduto, anche perché dall’ammiraglia continuavano a dirmi che potevo correre per la vittoria. Avevo anche provato ad anticipare su un settore di pavè ai -30. Era lontano ma volevo vedere se riuscivamo a tirar fuori un gruppetto più piccolo. In quel momento l’idea era di cercare di arrivare  più vicino possibile all’arrivo».

Lo sprint di potenza della canadese che precede Katia Ragusa
Lo sprint di potenza della canadese che precede Katia Ragusa

Quanta testa

Poi però il velodromo si è avvicinato per davvero. E Ragusa e compagne di fuga erano ancora in testa. 

«Nel momento dell’ingresso al velodromo – continua Ragusa – le gambe erano dure e la fatica si faceva sentire. Ho anche pensato di anticipare la volata, però ho valutato due cose: primo che il margine sulle inseguitrici era buono e secondo che la velocità era ancora alta, pertanto non ce l’avrei fatta ad andare via. A quel punto l’importante era entrare davanti nel velodromo, cercare di tenere le posizioni di testa e poi dare tutto quello che era rimasto.

«Per il resto è andata bene. Anche dal punto di vista tecnico, mi sono trovata a mio agio e fare la recon è stato più che utile. E anche la tattica. Stando davanti c’è stato meno stress. I primi settori li abbiamo presi davvero con tranquillità.

«E adesso cosa cambia? Cambia che un risultato così dà morale. Dà tanto morale. Fare seconda in una classica monumento non me lo sarei mai aspettato quando sono partita stamattina». 

Ragusa, nel 2023 sarà un’altra scommessa da vincere per la Liv

17.09.2022
5 min
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Sul 2022 che sta per andare in archivio Katia Ragusa vuole tirarci sopra una bella riga ed impostare la prossima stagione con rinnovati propositi senza alcuna particolare aspettativa. La 25enne della Liv Racing Xstra ha vissuto una annata complicata ma non tutto il male viene per nuocere. Perché c’è sempre qualcosa da cui trarre una lezione. E poi sul suo rilancio, come ci ha detto qualche giorno fa, punta forte la sua diesse Giorgia Bronzini.

«Dopo un buon ritiro invernale in cui mi sentivo bene – racconta la vicentina di San Giorgio di Perlena riavvolgendo il nastro del suo anno – ho dovuto scontrarmi presto con la dura realtà. Già dalla Valenciana ho capito che non ero ai livelli in cui speravo di essere. Pensavo fosse solo perché era l’inizio di stagione e mi mancasse il ritmo. Non era così purtroppo.»

Nonostante una condizione altalenante, Ragusa ha sempre rispettato gli ordini tattici andando spesso in fuga
Nonostante una condizione altalenante, Ragusa ha sempre rispettato gli ordini tattici andando spesso in fuga

La telefonata con Ragusa diventa subito una chiacchierata per esorcizzare i mesi appena trascorsi. Lei, ci confida, è quasi sempre stata dell’idea di parlare solo davanti ai risultati. Facile ma a noi piace ascoltare tutti, compresi specialmente gli atleti che hanno faticato nel loro rendimento. Katia riteneva di non avere nulla da dire invece qualcosa di interessante ce lo aveva.

Partiamo diretti. Che stagione è stata?

Piena di alti e bassi. Sono partita che volevo far vedere che ero all’altezza del mio primo anno in un team World Tour. Anzi, avevo molta carica per questa cosa. La preparazione è andata bene infatti. Ero entusiasta e forse questo mix è stato controproducente per me. Mi ero creata inconsciamente troppe aspettative.

E poi cosa è successo?

Che mi sono ritrovata ad inseguire sempre la giusta condizione. E non riuscendola mai a raggiungere veramente mi sono un po’ demoralizzata. Dopo la Liegi, ad esempio volevo riprendermi ma c’era da preparare il campionato italiano e il Giro Donne. E’ iniziato un circolo vizioso che mi ha alimentato molti dubbi. Avevo disputato un 2020 ai massimi livelli con il secondo posto al tricolore e la convocazione ai mondiali di Imola ma sembrava lontano anni luce. Vi devo dire che più di una volta mi è passata per la testa la voglia di smettere. Alla fine però ha prevalso la passione per il ciclismo e per il mio lavoro. Non mi è mai pesato uscire in allenamento. Perché credo che quella sia la spia della riserva per tanti, se non per tutti. Se ti si accende troppe volte, significa che ti sta passando la voglia.

Questo aspetto psicologico lo hai gestito in qualche maniera?

Sì, mi sono affidata ad un mental coach. Ne ho discusso con Giorgia (Bronzini, ndr) e da metà estate ho iniziato un percorso con questa figura professionale. Anche in passato capitava di scoraggiarmi se non andavo. La mancanza di risultati l’ho sempre vissuta male. La testa è una componente importante. Ora però con questo mental coach ci siamo posti degli obiettivi nel breve, medio e lungo termine.

Giorgia ci aveva parlato di conseguenze per un overtraining. C’era anche qualcosa di fisico?

Anche il 2021 non è stata una stagione buona. Però uno dei problemi di quest’anno è legato anche alla mononucleosi. A marzo dopo Cittiglio, dove mi sono ritirata, mi sono preoccupata. E’ vero che non ero in condizione ma dovermi addirittura fermare mi sembrava eccessivo per come stavo. Così abbiamo fatto degli approfondimenti e abbiamo scoperto che l’avevo passata in inverno. Probabilmente ne stavo ancora pagando le conseguenze. E nel ciclismo femminile attuale fai tanta fatica per finire una gara se non sei al top.

Nel 2020 Ragusa ha partecipato ai mondiali di Imola, lavorando per Longo Borghini
Nel 2020 Ragusa ha partecipato ai mondiali di Imola, lavorando per Longo Borghini
Tra l’altro in squadra praticamente eravate sempre le solite a correre…

Esattamente. Abbiamo avuto tantissimi casi di covid, quindi molte di noi hanno fatto gli straordinari. Il mio dottore, una volta visti gli esiti degli esami, mi ha chiamato per dirmi che dovevo stare ferma 15/20 giorni per recuperare a dovere. Io gli ho risposto dal Belgio dicendogli che stavo per correre perché altrimenti non avevamo il numero minimo per partire. Devo dire poi che ho avuto anche parecchia sfortuna in alcune circostanze. All’ultima tappa del Tour of Scandinavia ero in fuga ma ho bucato. Il cambio ruote ci ha messo un po’ a intervenire e poi non mi ha aiutata a riportarmi dentro come capita quasi sempre. Il gruppo ci avrebbe ripreso però magari poteva succedere di tutto. Insomma, anche quelli sono segnali di una annata negativa.

Nel 2023 sarai la scommessa di Bronzini come è stato per Barbieri. Ti crea pressioni?

No tutt’altro. Ho letto cosa vi ha detto Giorgia e mi onorano tanto le sue parole. E mi stimolano tanto, naturalmente. Ha creduto in me ingaggiandomi e voglio ripagarla. Giorgia è una persona molto umana. Non ha peli sulla lingua quando deve parlarti, sia sotto il punto di vista tattico che morale. Magari potrei confrontarmi con Rachele su questa situazione piuttosto simile. Tanto di cappello ai risultati che ha fatto lei, specie all’europeo. Cercherò, e spero, di rilanciarmi come ha fatto Rachele.

Nel 2023 Ragusa sarà la scommessa di Bronzini, replicando quella vincente con Barbieri di quest’anno
Nel 2023 Ragusa sarà la scommessa di Bronzini, replicando quella vincente con Barbieri di quest’anno
Cosa ha insegnato questa annata a Katia Ragusa?

Guardo il bicchiere mezzo pieno. Tengo buone le tante fughe che ho fatto. Per andarci, considerando il nostro livello alto, ci vogliono gambe e visione di corsa. Poi ho imparato che le situazioni vanno valutate a mente fredda. Ragionarci sopra con calma e trovare la soluzione anziché farsi prendere troppo dal momento o dalla agitazione. Per il 2023 non voglio farmi aspettative, ho imparato anche questo. Mi porrò degli obiettivi incentrati più sulle prestazioni, sulla mia crescita che sulla ricerca dei risultati.

Giorgia vede già la nuova Liv con una Mavi in più

11.09.2022
5 min
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«Non dimentico che fino a poco tempo fa ero al loro posto e avrei voluto che mi trattassero prima da essere umano che da atleta». E’ uno dei mantra, rafforzato da quando è salita in ammiraglia, di Giorgia Bronzini.

Non c’è atleta, infatti, che sia stata a contatto con la 39enne piacentina che non abbia notato questa sensibilità. Un aspetto che può fare la differenza e l’ha fatta nella scelta di Mavi Garcia per approdare alla Liv Racing Xstra. Proprio su questo trasferimento di ciclo-mercato e mentre è attualmente impegnata alla Challenge by La Vuelta (dove quattro anni fa a Madrid conquistò l’ultimo dei suoi 116 successi da elite), abbiamo chiesto a Bronzini quale sia la sua ricetta vincente nelle trattative e come cambierà la sua squadra con l’arrivo della scalatrice spagnola.

Mavi Garcia trionfa a Plouay a fine agosto. Qualche settimana prima aveva firmato un biennale con la Liv Racing Xstra
Mavi Garcia trionfa a Plouay a fine agosto. Qualche settimana prima aveva firmato un biennale con la Liv Racing Xstra
Giorgia hai letto quello che ci ha detto Mavi?

Sì, mi ha fatto piacere. Forse ho fatto piacere anche a lei con discorsi che l’hanno toccata. La parte emotiva è importante per me, direi fondamentale.

Qual è il tuo segreto per creare la giusta sintonia? Cos’hai detto a Mavi per convincerla?

Non lo so nemmeno io forse quale sia (ride, ndr). No, credo che essendolo stata recentemente, ragiono ancora da atleta, quindi trovo un giusto compromesso col ruolo che ho adesso. A Mavi penso di aver trasmesso quella tranquillità di rispettare prima la sua parte umana. Io so che se anche produci watt come un centrale elettrica, ma a casa non sei tranquilla o c’è qualcosa che non va nella tua vita, i risultati fanno fatica ad arrivare o non arrivano proprio. Dico da sempre che la nostra performance è data per l’80 per cento dalla testa.

Velociste a confronto. Barbieri si è affidata ai consigli di Bronzini per fare risultato
Velociste a confronto. Barbieri si è affidata ai consigli di Bronzini per fare risultato
Possiamo dire che alla Liv si vede sempre di più la tua impronta?

Sì, ma in squadra anche il resto dello staff condivide con me questo modo di agire. Sono orgogliosa di aver portato questa mia filosofia. Sento di essere nel posto giusto per lavorare. Però attenzione, mica le do tutte vinte alle ragazze, perché talvolta trovi quelle che non sono mai contente. Uso bastone e carota in egual misura, anzi a volte non mi trattengo se mi fanno arrabbiare. Ad esempio ad ogni mia atleta do un obiettivo tangibile e contestualizzato su di lei. Se nemmeno ci provano a raggiungerlo, sanno che mi faccio sentire

Qualche tua ragazza ci ha detto che ti fai sentire in continuazione…

In effetti è così. Anzi, ormai si preoccupano se alla radio in corsa non mi sentono (sorride, ndr). Se non parlo significa che qualcosa non sta andando bene per niente o che sto dormendo. Le supporto sempre durante la gara. Le motivo, le stimolo, le rimprovero, cerco di dare loro una soluzione. Mi faccio sentire proprio per quello che dicevo prima. La testa, a volte il cuore, fa la differenza rispetto ai valori tecnici.

L’arrivo della Garcia ridisegna la fisionomia della vostra squadra?

Sì e no. Avevamo già ragazze adatte alla salita, ma la processione di Covid in cui siamo incappate ci ha condizionato pesantemente. Arriverà anche una giovane straniera per farla crescere. Comunque Mavi sarà la leader dei grandi giri e delle classiche. Con lei studieremo obiettivi precisi e tattiche ad hoc in corsa. Come vi ha detto lei, stiamo studiando il calendario migliore in cui potrà ottimizzare il lavoro fatto.

Lei ci ha parlato di Stultiens ma ci sembra di capire che potrà contare su più atlete.

Sabrina ha pagato tantissimo il cosiddetto long-covid. E’ rientrata al Tour dove ha fatto fatica ma per il morale l’ho portata alla Vuelta. Consideriamola una stagione di passaggio, ma voglio fare un buon inverno con lei. Così come con Smulders e Ton, che alzeranno l’asticella in salita lavorando sodo nella pausa. Anche Demey può tornare utile a Mavi nella fase di pianura che porta alle salite. Poi ci sono altre tre ragazze da considerare valide per tutti i terreni.

Di chi parli Giorgia?

Una è Korevaar che l’abbiamo dovuta spremere perché in pratica è una delle pochissime che non è mai stata bloccata dal covid. Grande lavoratrice anche lei. All’europeo ha tirato tutto il giorno per Wiebes e al Tour of Scandinavia ha sfiorato un grande risultato nella tappa più impegnativa. Stesso discorso vale per Jaskulska cui le ho fatto fare gli straordinari. Sempre all’attacco, al Giro Donne è stata un giorno in maglia bianca e si è spesa molto per la squadra. Lei ha un grande potenziale e spero possa fare un ulteriore step.

Katia Ragusa ha vissuto una stagione difficile, ma Bronzini conta sul suo rilancio nel 2023
Katia Ragusa ha vissuto una stagione difficile, ma Bronzini conta sul suo rilancio nel 2023
E la terza a cui ti riferivi?

E’ Ragusa, che ha vissuto una stagione difficile, forse a causa di un sovrallenamento che si portava appresso dal 2021. Al Giro l’ho mandata spesso in fuga ed è sempre stata a disposizione delle compagne. Dobbiamo recuperarla. Non vi nascondo che Katia sarà la mia scommessa per il 2023 come la è stata Rachele (Barbieri, ndr) quest’anno. Io ci credo.

Con una Mavi nel motore, a che obiettivi puntate?

Vincere una delle classiche delle Ardenne sarebbe il top. Naturalmente sarebbero molto graditi anche una tappa o il podio o entrambi in un grande giro. Però le fondamenta per questi obiettivi le getteremo nel training camp di questo inverno. Se non avremo i problemi di quest’anno, partiamo da una base più consapevole anche per correggere in corsa tutti eventuali intoppi che si presenteranno.

Ragusa forte sul Giro: «Meno classiche, più corse a tappe»

26.01.2022
3 min
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Dopo il secondo posto nel campionato italiano del 2020, Katia Ragusa si era lanciata sul 2021 con le unghie affilate e tanta voglia di lasciare il segno. Eppure c’è voluto qualche mese perché la veneta prendesse il passo e forse proprio grazie al buon finale e all’occhio lucido di Giorgia Bronzini, alla fine per lei è arrivata la chiamata della LIV Racing-Xstra. Per lei che già correva su bici LIV alla Monex di Maurizio Fabbretto.

Lo scorso anno Katia Ragusa ha corso con la A.R. Monex, ugualmente su bici LIV
Lo scorso anno Katia Ragusa ha corso con la A.R. Monex, ugualmente su bici LIV

Ragusa d’attacco

Il ritiro con la nuova squadra le ha restituito sorriso e voglia. I 24 anni sono carichi di energia e freschezza che conoscendola affiorano più dai sorrisi che dalle parole.

«Davvero tantissimo entusiasmo – dice subito – è stato il primo ritiro con le bici dopo quello di gennaio che è servito più come team buiding e con il gruppo, dalle atlete allo staff, si è creata infatti un’ottima sintonia. Sono davvero molto motivata. Non penso che andrò in giro a cercare riscatto, voglio solo ritornare a essere la Katia che prende e va…».

Katia Ragusa è passata dalla A.R. Monex alla LIV Racing-Xstra, team WorldTour (foto Michiel Maas)
Katia Ragusa è passata dalla A.R. Monex alla LIV Racing-Xstra (foto Michiel Maas)
Che cosa te lo ha impedito l’anno scorso?

Un mix di cose che non hanno funzionato e hanno aggravato la situazione. Non voglio tornarci, diciamo che la pagina è stata voltata.

Cosa cambia arrivando in una WorldTour?

Molte cose, anche gli impegni. Ad esempio l’inserimento nell’Adams che è una cosa per me completamente nuova.

L’anno scorso sei partita ambiziosa, quest’anno?

Vediamo come va all’inizio e poi cominceremo a parlare di aspettative. Sono a un buon livello. Lavoro con il preparatore della squadra che ha modificato il mio programma di lavoro, sento di essere sulla strada giusta. Ha cambiato la quantità di lavoro in negativo, mi sta impedendo di allenarmi troppo, come invece ho fatto lo scorso anno. In cambio però abbiamo inserito più lavori di qualità.

Dalla Toscana alla Spagna, il prossimo ritiro della LIV Racing-Xstra si svolgerà nella zona di Valencia (foto Michiel Maas)
Il prossimo ritiro della LIV Racing-Xstra si svolgerà nella zona di Valencia (foto Michiel Maas)
Programma?

Farò sicuramente meno classiche e mi concentrerò sulle gare a tappe.

Che effetto fa pensare che sei finalmente diventata una professionista?

E’ il lavoro che sognavo, quando ci penso mi rendo conto che è una gran bella cosa.

Farai base a casa oppure saranno previsti ritiri permanenti?

Saremo a casa, ma a febbraio ci sarà un altro ritiro in Spagna. Comincerò all’Omloop Van Hageland e poi farò la Strade Bianche. Niente Roubaix e niente Tour, sì il Giro. Ho buone sensazioni, speriamo continui così.