Soudal-Quick Step: un po’ famiglia, un po’ bandiera

06.01.2023
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Quando sul palco della grande edicola in ghisa sale Remco Evenepoel, i bambini si agitano sulla schiena dei genitori. Il giovane campione del mondo, vincitore anche della Liegi e della Vuelta, trasuda di orgoglio, fasciato dalla nuova maglia Soudal-Quick Step. Ovviamente non si capisce nulla di quello che dicono e forse l’appartenenza, generata da questa lingua così inospitale, li rende una comunità tanto forte.

«Quando mi dicono che in Olanda ci sono più biciclette che da noi – ci ha appena detto l’importatore belga di Castelli, che al team fornisce le maglie – rispondo che è vero. In Olanda hanno la cultura della bicicletta, da noi invece c’è la cultura del ciclismo».

Squadra e famiglia

A Popsaland, accanto alla stazione dei treni di De Panne, oggi è il Family Day e proprio per questo la Soudal-Quick Step ha scelto l’immenso parco giochi per presentare la squadra 2023. Il mare ruggisce rabbioso a pochi chilometri dalle spiagge di Dunkerque e dello sbarco in Normandia. E’ il giorno del compleanno di Patrick Lefevere, che compie 67 anni e sul palco del teatro è la perfetta spalla per lo speaker. E’ lui a dettare il ritmo e ad interromperlo quando sente di voler dire qualcosa. Soudal ha portato i soldi e il rosso che fino allo scorso anno tingeva altre maglie, Patrick ha mantenuto la guida e l’ispirazione.

«Questa squadra – dice – vuole essere vicina alle famiglie, perché sono certo che fra i bambini che oggi vedranno sfilare i nostri campioni, ci saranno i tifosi del domani. Sta diventando un percorso impegnativo. Sono arrivate la squadra delle donne e abbiamo potenziato il Development Team. Forniamo a tutti il meglio, dai materiali all’abbigliamento, la preparazione e la nutrizione. Ammetto di avere un pessimo carattere, dopo una vittoria penso subito alla successiva. Se mi fermassi a pensare al bello che abbiamo fatto, mi addormenterei».

Una serie Amazon

Nessun problema: ricordare certe vittorie sarà ancor più facile quando in primavera su Amazon Prime Video andrà in onda la serie dedicata al 2022 della Quick Step-Alpha Vinyl. Ne fanno scorrere sullo schermo una piccola parte, i 18 minuti ad altissima intensità che raccontano la vittoria di Liegi. La riunione della vigilia. Alaphilippe capitano e Remco in contropiede. La caduta del campione del mondo. La paura della sua compagna Marion Rousse nella postazione della diretta. Lo sgomento di Bramati e del meccanico Luigi, che racconta e quasi piange. La commozione è roba vera. Poi l’attacco di Remco e la vittoria.

«Siamo stati per un anno con la squadra – racconta Tijl Verstraeten, che ha seguito la serie per Amazon – sempre e dovunque, da gennaio a fine stagione. Abbiamo seguito ogni cosa, ogni momento, anche quelli più tesi. Ricordo di aver fatto un’intervista a Remco in cui diceva che questa squadra è una famiglia. Forse il segreto è proprio questo, lo staff eccezionale che permette ai corridori di fare il loro lavoro. Questa storia del Wolfpack è qualcosa di vero…».

Alaphilippe racconta brevemente le sue ambizioni e poi riparte
Alaphilippe racconta brevemente le sue ambizioni e poi riparte

Alaphilippe mascherato

La giornata va avanti fra interno ed esterno, fra il teatro e la piazzetta dove bambini e famiglie sentono e ridono per le battute dei corridori. Il cielo è grigio, la temperatura resta intorno ai dieci gradi.

Entrando in uno dei saloni dell’hotel che accoglie la squadra, ci siamo accorti di un Alaphilippe contrariato e inaspettatamente con la mascherina in faccia. Julian farà una rapida apparizione sul palco, racconterà di volersi rifare dopo il 2022 storto e poi andrà via. Fino a ieri si è allenato bene con gli altri, stamattina si sentiva strano. La prudenza non è mai troppa: incombono le prime corse e il secondo ritiro di Calpe. Meglio non correre rischi.

«E soprattutto, meglio adesso che a primavera – dice Evenepoel parlando del compagno – quando LouLou potrà rifarsi. Ad agosto rimetterò in palio la mia maglia iridata e sono offeso con i signori dell’UCI – aggiunge ridendo – perché terrò la maglia 11 mesi e non 12. Ma se proprio qualcuno deve portarmela via, deve essere un corridore del Belgio o in alternativa uno qualsiasi di questa squadra. E fra loro, Julian occupa un posto speciale».

Squadra e Federazione

Sul palco sfilano gli sponsor, tutti o quasi orgogliosamente belgi, sotto lo sguardo compiaciuto del presidente della Federazione belga Tom Van Damme.

«La squadra cresce – dice – e ha per sponsor alcune delle migliori aziende del Belgio. Questo per noi è molto importante, perché serve anche per convincere altri investitori che si può fare. La nostra collaborazione con il gruppo di Lefevere è utile, perché permette di offrire una vetrina anche ai giovani corridori belgi, che soprattutto nella Development possono mettersi alla prova».

Passione, sogno, orgoglio

Lefevere annuisce. Sa di essersi aggiudicato una battaglia molto importante e che adesso il suo progetto può crescere. Sul divano accanto a lui siedono i due fondatori di Soudal e una rappresentante di Quick Step. Se anche c’è un filo di rammarico per aver perso il primo nome, non lo dà a vedere.

«Siamo due grandi compagnie del Belgio – dice – entrambe attive sul mercato internazionale. Abbiamo dei valori in comune, che si chiamano passione, sogno e orgoglio. Questa squadra è il posto ideale in cui farli vivere».

Cinque o niente

Lefevere li ascolta annuendo, poi prende la parola con il piglio del padrone di casa e un po’ gonfia anche il petto. Difficile dargli torto.

«Ero stanco di contratti biennali – dice – ho anche pensato di fermarmi. Così al momento di iniziare questa nuova avventura, ho detto a Soudal, Specialized e Quick Step che avrei voluto un impegno di cinque anni, oppure non se ne faceva niente. Loro hanno subito aderito e così adesso si può lavorare meglio. Abbiamo fino al 2027 per dimostrare che siamo i migliori».

Quando i corridori sfilano e poi ci raggiungono per le interviste, alla fine della giornata manca soltanto la sfilata in bici per le vie del parco, seguiti dalle ammiraglie. Le storie, le interviste e gli approfondimenti raccolti inizieremo a raccontarveli da domani. Per ora resta la sensazione di aver partecipato a una coinvolgente festa popolare, con i corridori nei panni dei supereroi.

Tra Remco e Julian scoppia la pace. Per ora…

15.11.2022
4 min
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E’ la vecchia storia dei troppi “galli nel pollaio”. Una storia che uno squadrone come la Quick Step-Alpha Vinyl  conosce bene. Quante volte volte hanno avuto tanti leader, capitani forti per questa e quella corsa. Solo che stavolta i leader in questione sono due veri super campioni e anche con un caratterino mica da ridere. Entrambi con un’ambizione gigante. Parliamo di Julian Alaphilippe e di Remco Evenepoel.

Sia chiaro: al momento non ci sono i presupposti che portano ad uno scontro, ma qualche segnale sì. E c’è perché non sarebbe la prima volta che un campione consolidato scivoli in secondo piano. Perché uno ha 22 anni e l’altro 30. E abbiamo già visto, anche in tempi recenti, che quando è servito, il team manager Patrick Lefevere, ci ha messo poco ad allontanare Cavendish e puntare su Jakobsen

Vout Van Aert, Mathieu Van der Poel, Julian Alaphilippe, caduta moto, Giro delle Fiandre 2020
Julian Alaphilippe ha preso parte a due Giri delle Fiandre: in uno (in foto) è caduto, nell’altro è arrivato 42°
Vout Van Aert, Mathieu Van der Poel, Julian Alaphilippe, caduta moto, Giro delle Fiandre 2020
Julian Alaphilippe ha preso parte a due Giri delle Fiandre: in uno (in foto) è caduto, nell’altro è arrivato 42°

Mani avanti

Ecco allora che per placare le acque emerge l’intelligenza di tutti gli attori sul palco. Da Lefevere stesso, ai corridori. E il primo a fare prove di distensione, ma forse sarebbe meglio dire a mettere le mani avanti, è proprio il francese. Una volta la testa calda era lui, adesso invece è il saggio!

In un video del suo team, Alaphilippe ha dichiarato che punta forte sul Giro delle Fiandre. La corsa dei muri fiamminghi sarà il grande obiettivo della prima parte del 2023.

«Non vedo l’ora di iniziare la nuova stagione – ha detto l’ex iridato – Vengo da un anno difficile. Spero di avere meno sfortuna. Lavorerò sodo per tornare ai massimi livelli. Voglio essere al 100% per il Giro delle Fiandre». 

Evenepoel e Alaphilippe corrono insieme dal 2019. Il belga ha un contratto fino al 2026, il francese fino al 2024
Evenepoel e Alaphilippe corrono insieme dal 2019. Il belga ha un contratto fino al 2026, il francese fino al 2024

Dichiarazioni al miele

Apparentemente è una dichiarazione che ci sta. Anzi, senza apparentemente: Alaphilippe è un campione ed è adatto alle classiche, anche se è più da cotes, anziché da muri in pavè. Ma perché tutta questa fretta nel fare una dichiarazione sugli obiettivi? 

Proviamo a dare una risposta, facendo il quadro della situazione.

Alaphilippe, francese, corre in un team belga, anzi “nel” team belga per antonomasia. Evenepoel è belga, ha vinto la Vuelta e la maglia iridata, tra l’altro sfilandola proprio dalle sue spalle. E’ normale che tutti lo vogliano protagonista in patria. Ed è normale che anche la sua squadra penda più per il suo pupillo. Questo riduce non poco il raggio d’azione di Julian.

Senza contare che oltre a Remco in casa Quick Step ci sono altri assi su cui poter puntare. Uno “a caso” è Asgreen che il Fiandre lo ha anche vinto. 

Ma Alaphilippe non è uno che smette di lottare. Sa come difendere il suo territorio, anche con astuzia.

«Sono super felice per lui – ha detto ancora Alaphilippe riferendosi a Remco – Al mondiale ha fatto qualcosa di speciale. Si è davvero meritato questa maglia. Se guardiamo la stagione, è il miglior corridore che poteva conquistare la maglia iridata».

E ancora sulla Vuelta: «Lottare con Remco per la maglia rossa aiutandolo ogni giorno è qualcosa che non dimenticherò mai. Sono rimasto davvero deluso quando ho dovuto abbandonare per la caduta. Vedere Remco e i miei compagni da casa non è stato facile. Abbiamo davvero visto lo spirito del Wolfpack e un Remco incredibilmente forte».

La foto (@gettysport) del post su Instagram della Quick Step. Julian vince una tappa ai Paesi Baschi e Remco esulta
La foto (@gettysport) del post su Instagram della Quick Step. Julian vince una tappa ai Paesi Baschi e Remco esulta

Palla a Lefevere

E a proposito di Wolfpack, quasi contestualmente a queste dichiarazioni la Quick Step, ha pubblicato un post e una stories in cui si vede Alaphilippe vincere ed Evenepoel esultare, esaltando così il mitico spirito del Wolfpack. Sarà di certo una coincidenza, ma qualche pensierino in più ce lo ha fatto fare.

Evenepoel ha vinto la Liegi, è il suo regno. Dopo il super 2022 se dovesse saltare il Fiandre e le altre classiche fiamminghe, non potrà dire no anche alle Ardenne. In Belgio ci sarebbe la rivoluzione. Alaphilippe pertanto sa che non potrà pensare troppo alla “sua” Liegi, tanto più se Remco punta, come sembra, al Giro d’Italia, e per quel periodo si presuppone avrà una buona condizione. Ecco allora che per Alaphilippe restano le Fiandre e le prime classiche… che non sono poco comunque, ma neanche le migliori per lui. 

Congetture dunque? Forse, ma ponderate. Alaphilippe non è tipo da dichiarazioni al “miele” e le tempistiche nel voler annunciare questo suo obiettivo così importante ci hanno colpito e hanno scatenato tutti questi pensieri.

Magari poi i due campioni si aiuteranno, Lefevere farà un altro capolavoro tattico-politico e tutte queste parole finiranno al vento. Tra l’altro non sarebbe la prima volta che il manager punzecchia Alaphilippe. L’ultima volta fu sulla sua partecipazione alla Vuelta. «Mi auguro – disse – che Julian sia andato in Spagna non tanto per preparare il mondiale quanto per aiutare la squadra».

Sarà solo la strada a dirci come andranno le cose, ma per ora ci teniamo i nostri pensieri.

Un’altra caduta di Alaphilippe e adesso mondiale a rischio

02.09.2022
4 min
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Qualche corridore più esperto direbbe che se uno cade così spesso non si può parlare di sfortuna. E in effetti a guardare il singolare bilancio di Julian Alaphilippe, la sensazione che qualcosa non vada ti assale. La Vuelta lo avrebbe dovuto rimettere definitivamente in sesto dopo il precedente, invece il francese ha lasciato la corsa in barella e con una smorfia, per il colpo alla spalla destra dopo una caduta piuttosto innocua, a 65 chilometri al traguardo di Cabo de Gata. Vengono in mente le parole di Ballan di qualche tempo fa sul suo muoversi continuamente sulla bici, anche se era francamente difficile prevedere che nell’attraversamento del villaggio di Carboneras la sua ruota anteriore scivolasse all’uscita di una curva mentre era tra i primi del gruppo lanciato. Seppure altri corridori abbiano raccontato che in quel punto la strada fosse viscida e con ghiaia.

La Vuelta era per Alaphilippe era la corsa del rilancio sulla via dei mondiali
La Vuelta era per Alaphilippe era la corsa del rilancio sulla via dei mondiali

Fratture escluse

Dopo essere rimasto seduto a lungo sull’asfalto e temendo di avere una clavicola rotta, il campione del mondo è stato trasportato all’ospedale di Almeria per sottoporsi alle radiografie. In serata, il team Quick Step-Alpha Vinyl ha diffuso un comunicato stampa piuttosto rassicurante sul suo stato di salute del francese.

«Gli esami hanno rivelato che Julian Alaphilippe ha riportato la lussazione della spalla destra, mentre le radiografie hanno escluso fratture».

Il campione del mondo è volato ieri in Belgio, per essere sottoposto a ulteriori esami all’ospedale Herentals che ben conosce, in cui gli avevano sistemato la frattura del braccio dopo la caduta al Fiandre di due anni fa. Non è stato fissato alcun termine per la sua guarigione.

Lefevere e Alaphilippe: un ottimo rapporto, ma non mancano le punzecchiature
Lefevere e Alaphilippe: un ottimo rapporto, ma non mancano le punzecchiature

Il richiamo di Patrick

La squadra aveva già stigmatizzato la presenza del francese alla Vuelta tramite le parole di Patrick Lefevere. Il team manager aveva detto, scherzando ma forse no, di augurarsi che il campione del mondo fosse andato in Spagna non tanto per preparare il mondiale quanto per aiutare la squadra.

«Nel migliore dei casi – ha detto ieri – tornerà in sella tra quindici giorni. Tempi troppo stretti per i mondiali, ma potrebbe essere pronto per il Giro di Lombardia e le gare italiane. Quest’anno Julian ha visto più ospedali che corse. L’impatto su Remco sarà enorme. Julian è stato il suo uomo provvidenziale, quello che gli aveva permesso finora di stare al sicuro».

Chiaramente i francesi sperano di vederlo in bici prima, appunto per i mondiali di Wollongong che si correranno il 25 settembre. Ma di certo il conto dei suoi incidenti qualche interrogativo lo fa sorgere e richiama se non altro la maledizione della maglia iridata, tenuta discretamente a bada nel primo anno.

Una serie proprio nera

La serie nera è cominciata alla Strade Bianche con la spettacolare caduta provocata dal vento. Pochi giorni dopo, a causa di una bronchite, Alaphilippe ha dovuto rinunciare alla Milano-Sanremo. Poi è venuta la terribile caduta durante la Liegi-Bastogne-Liegi, quando il francese lanciato in una discesa velocissima, è caduto in un fosso riportando la frattura della scapola, di alcune costole e un emopneumotorace.

E’ rimasto fuori fino ai campionati francesi di Cholet a giugno, quando la Quick Step-Alpha Vinyl ha preferito non selezionarlo per il Tour de France. Il colpo è stato duro, ma le sue condizioni di forma, già parse opache alla Vuelta, non erano all’altezza di una sfida così dura.

Alaphilippe ha così deciso di puntare sulla Vuelta per arrivare bene ai mondiali e poi chiudere al Lombardia, ma ha dovuto ritirarsi dal Tour de Wallonie di fine luglio per positività al Covid.

Nei primi dieci giorni di corsa, Alaphilippe è stato l’angelo custode di Evenepoel
Nei primi dieci giorni di corsa, Alaphilippe è stato l’angelo custode di Evenepoel

La rincorsa ai mondiali

Approdato alla Vuelta quasi per miracolo, Alaphilippe aveva pensato di aver superato i suoi guai, invece qualcosa è andato nuovamente storto.

«Perdere Julian è una grande perdita – ha detto Evenepoel a caldo – era in ottima forma e stava facendo per me un lavoro eccezionale. Sono sicuro che gli altri miei compagni di squadra saranno in grado di fare bene il loro lavoro aiutandomi in questa sfida».

A questo punto la scommessa per il campione del mondo si lega ai mondiali. Riuscirà a rimettersi per tempo e a trovare un adeguato livello di condizione? La sensazione stavolta è che la ciambella potrebbe davvero riuscire senza il buco.

Ritorno a Leuven. Per il campione del mondo iella alle spalle

08.08.2022
4 min
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Da Leuven a Leuven, Julian Alaphilippe è rientrato in corsa ieri proprio laddove un anno fa (11 mesi per la precisione) vinse il suo secondo titolo mondiale. Un segno del destino? Forse…

Forse è da qui che “Loulou” potrà definitivamente dare il via alla sua stagione 2022. Una stagione che sin qui non è mai decollata del tutto. Lo abbiamo visto soffrire (ma lottare come un leone) alla Tirreno. Lo abbiamo visto “distruggersi” alla Liegi. Rialzarsi questa estate, fermarsi di nuovo per Covid al Wallonie.

Prima del via eccolo ritratto con Campenaerts, vincitore della corsa
Prima del via eccolo ritratto con Campenaerts, vincitore della corsa

Che il 2022 inizi!

Finalmente adesso tutto sembra essere rientrato nei ranghi. Alahilippe dovrebbe aver ripreso la sua normalità. Sa che ha perso molto tempo, ma sa anche che c’è lo spazio per recuperare e per siglare un grande finale di stagione, magari coronato da un tripletta iridata.

«Certo – ha detto Alaphilippe – la tripletta mondiale è un obiettivo e un pensiero, ma la priorità è ritrovare la salute».

E’ realista Julian. Ieri ha concluso la sua corsa in 56ª posizione a quasi 2′ da Victor Campenaerts, ma quel che conta sono le sensazioni e quel che potrà fare.

Correrà parecchio per cercare la sua massima condizione il suo “cento per cento”, come spiega Julian: «Questo è il vero obiettivo, perché so che quando sono al top posso avere grandi giornate».

Quindi l’iridato correrà al Tour de l’Ain (9-11 agosto), farà la Vuelta e quindi il mondiale e tutte le classiche di fine anno.

«Sono molto felice di essere tornato a correre – ha detto Alaphilippe – e in particolare a Leuven dove ho molti ricordi. Non sapevo dove fossi con la condizione. Ho passato alcuni giorni senza allenarmi e nell’ultima settimana ho fatto solo lavori di endurance».

Ecco perché nel suo programma figurano parecchie corse. In questo momento trovare il ritmo è fondamentale. Specie per uno come lui che fa della brillantezza la propria arma.

Julian aveva vinto al Wallonie. Era la seconda corsa (ma un mese dopo il campionato francese) dopo l’infortunio della Liegi
Julian aveva vinto al Wallonie. Era la seconda corsa (ma un mese dopo il campionato francese) dopo l’infortunio della Liegi

Dalle stelle alle stalle

Al Wallonie, il rientro del corridore della Quick Step- Alpha Vinyl era stato ottimo. Dopo la discussa esclusione dal Tour (secondo Lefevere non dava garanzie di tenuta, ndr), Alaphilippe aveva subito siglato una vittoria. Ma quando le cose non girano… non girano.

«Ero felice – racconta Alaphilippe – sembrava che tutto fosse okay, le sensazioni erano buone. Poi il giorno dopo ero completamente fermo. Provavo davvero brutte sensazioni e ho dovuto lasciare la gara per il Covid.

«I sintomi sono andati via presto, ma sento che c’è ancora un po’ di stanchezza. Il morale però è buono. Spero solo che sfortuna mi lasci tranquillo!».

E tutto sommato per Alaphilippe questa è stata la prima stagione difficile. Vero, anche lo scorso anno fino al mondiale aveva fatto “poco”, ma almeno aveva corso. Quest’anno invece si ritrova ad agosto inoltrato con 28 giorni di gara (incluso ieri). Per dare un’idea di quanto abbiano fatto i suoi colleghi la media è di 55-60 giorni di gara, con la punta di 78 di Alberto Dainese.

Alaphilippe (vicino a Nizzolo) tra le stradine di Leuven che lo scorso anno lo aiutarono per conquistare la maglia che indossa
Alaphilippe tra le stradine di Leuven che lo scorso anno lo aiutarono per conquistare la maglia che indossa

Morale e obiettivi

E proprio dal discorso del morale bisogna ripartire. Un campione si vede anche, e soprattutto, quando naviga in cattive acque. Riesce a non perdere la bussola, a tenere la “barra dritta” e a riemergere… E se possibile più forte di prima.

«Quest’anno mi sento come se non avessi molto vento alle spalle – tanto per restare in termini marinareschi – Ho corso poco. E’ dall’inizio della stagione che non va assolutamente come vorrei. Ma non ho avuto scelta. E’ così. Devi riadattarti. E allora guardo avanti e vedo che ci sono tante gare in vista: la Vuelta, il mondiale, il Giro di Lombardia.

«So che non sono al top, ma come ho detto ci proverò. E sarò davvero felice se non avrò rimpianti».

Il dibattito è già aperto. Il terzo mondiale appare sempre più adatto a un corridore come Alaphilippe. Wollongong è duro ma veloce. Forse un po’ più duro di Leuven, ma di certo meno intrigato dal punto di vista planimetrico. Le stradine belga che lo scorso autunno lo hanno aiutato a nascondersi, con le curve che spezzavano il ritmo e che Julian è stato bravissimo ad affrontare, in Australia non ci saranno.

Favorito dunque? Può esserlo, ma come dice lui stesso prima deve trovare la condizione migliore, per trovare una super giornata delle sue.

La corsa di Ballerini riparte dal Belgio e profuma d’azzurro

25.07.2022
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Ballerini è all’Ethias Tour de Wallonie assieme ad Alaphilippe e un bel gruppo di corridori al lavoro per la seconda parte di stagione. Nomi anche importanti che a vario titolo, per problemi o per programma, sono rimasti fuori dal Tour e adesso hanno motivazioni da vendere. Il contesto è speciale. Ieri si è corso sulle strade della Liegi, ma nell’arco della settimana non mancherà il pavé. L’unico problema, venuto a galla giusto ieri, è un’ondata di caldo che da quelle parti non è affatto usuale. Basti pensare che quando il Tour ha fatto tappa in Belgio, indossando la felpa per andare a cena leggevamo con sgomento dei 40 gradi che bagnavano l’Italia.

«Invece è arrivato anche qui – ammette il Ballero – parliamo di 35-36 gradi. Così la tappa di ieri è venuta durissima, non credevo tanto. Un po’ alcune salite della Liegi e un po’ il caldo, mi dispiace che abbiamo perso la maglia di leader (Alaphilippe, vincitore della 1ª tappa è arrivato a 8’28”, mentre oggi ha dovuto fermarsi per positività al Covid, ndr). E mi dispiace che abbiamo perso Dries Devenyns, che è caduto due volte. La prima volta ha battuto la testa ed è ripartito. Poi è caduto di nuovo e lo hanno portato all’ospedale».

La seconda tappa del Wallonie è appena partita, Alaphilippe (e dietro Ballerini) ancora di ottimo umore…
La seconda tappa del Wallonie è appena partita, Alaphilippe (e dietro Ballerini) ancora di ottimo umore…
E quindi si riparte da qui?

Esatto, dopo aver lavorato bene a Livigno. Non posso dire di essere soddisfatto della prima parte di stagione. Ho puntato ancora sulle classiche, ma fra acciacchi vari e Covid, ho sempre inseguito la condizione senza mai trovarla davvero. Quando è così, fai le cose di fretta e si complica tutto. Sono esperienze che ti porti dietro, ma è anche vero che in certi momenti è stato difficile fare la squadra, quindi magari rientri che non sei al top. E basta un colpo d’aria per ammalarti.

Adesso sei a posto?

Ormai è passato tutto (sbuffa, ndr). Il Giro è andato discretamente, ho avuto le mie chance. Poi a Livigno ho staccato. Eravamo un bel gruppo, tutti quelli che non sono andati al Tour, da “Loulou” (Alaphilippe, ndr) a Evenepoel. E così il Tour ce lo siamo guardati in tivù. Ieri speravo che vincesse Jakobsen, che sa muoversi bene anche senza Morkov. Ma Philipsen aveva già fatto vedere di essere più forte.

Andermatt, un bel muro in pavé, per dare al ritiro di Livigno il sapore di Nord… (foto Instagram)
Andermatt, un bel muro in pavé, per dare al ritiro di Livigno il sapore di Nord… (foto Instagram)
L’anno scorso eri uno degli uomini di punta al mondiale, ma finì con caduta e ritiro. Hai già parlato con Bennati?

Ci siamo sentiti, certo. Con Benna mi sono sempre trovato bene, il primo stage alla Tinkoff lo feci con lui. Abbiamo un grande rapporto, è una brava persona, con lui scherzo spesso. Vedremo come andrà questa volta con la nazionale. Gli europei sono piatti. Il mondiale invece sarà duro come l’anno scorso. Non ho visto le strade, non so se sono larghe. Però viene duro, Alaphilippe non lo tolgo dai favoriti, per cui si vedrà.

Ieri a Parigi, Bennati ha fatto un po’ di nomi…

Bisognerà vedere come staremo a settembre. Bettiol effettivamente sta andando forte, ma al mondiale mancano quasi due mesi. Dovremo essere bravi a essere forti in quei giorni lì.

Tu come ci arriverai?

Niente Vuelta. Dopo il Wallonie, farò Burgos, poi gli europei, quindi una corsa in Belgio, Plouay, poi altre due settimane in altura, lo Slovacchia e a quel punto, se sarò nella rosa, il mondiale.

Bramati dice che gli piacerebbe vederti vincere in questi giorni, c’è una tappa che fa al caso tuo?

L’ultima, che ha anche qualche chilometro di pavé. Ma se dovesse essere un’altra, andrà bene lo stesso. Essendo appena scesi dall’altura, sapevo che le prime sarebbero state dure, ma adesso le cose andranno sicuramente meglio. E… una cosa: anche a me piacerebbe vincere…

Suzuki Bike Day, sport e beneficenza sulle strade del mondiale

22.06.2022
4 min
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Un appuntamento da segnare nel calendario. Il Suzuki Bike Day, alla sua seconda edizione, rappresenta per il ciclista una giornata all’insegna dello sport a due ruote sulle strade del mondiale. Un teatro che ha accolto ben due volte la corsa iridata, prima nel 1968 con l’impresa di Vittorio Adorni, poi quella più recente nel 2020 di Julian Alaphilippe. La partenza avverrà dal magnifico Autodromo Internazionale Enzo e Dino Ferrari di Imola che fino a poche settimane fa ha visto sfrecciare le Formula 1. 

La manifestazione firmata Suzuki sarà il 9 luglio, con 28,5 km di puro divertimento in una giornata di festa senza competizione. All’evento sarà ovviamente presente l’ex cittì e presidente dell’ATP Emilia Romagna, Davide Cassani, che ci ha raccontato cosa rappresenta per lui questo Bike Day. A valorizzare l’iniziativa ci sarà anche la Fondazione Marco Pantani a cui verranno donati i ricavi dell’iscrizione. Un motivo ancora più onorevole per solcare le strade emiliano romagnole in un sabato gioioso di pura passione. 

Davide Cassani e altri volti noti saranno presenti alla giornata dedicata alle due ruote
Davide Cassani e altri volti noti saranno presenti alla giornata dedicata alle due ruote

Una giornata speciale

Se si ripensa al Mondiale 2020 le emozioni che riaffiorano sono diverse e contrastanti. Dalla delusione per i colori azzurri, alla fantastica espressione di talento che Alaphilippe ha fatto vedere a tutto il mondo. Le colline erano quelle della Romagna, percorse a ripetizione quasi a sradicare quell’asfalto che da quel giorno si è preso una pagina nella storia delle due ruote.

«Il Suzuki Bike Day – dice Cassani – è una bella giornata dedicata ai ciclisti e appassionati. L’anno scorso lo abbiamo fatto sul Cippo Carpegna, quest’anno lo facciamo sul tracciato dei mondiali. Mazzolano e Gallisterna le salite iconiche che verranno affrontate. Un modo per stare insieme, per pedalare sulle colline romagnole. Non è una gara, non c’è nessuna sfida. E’ un modo per condividere la passione, una giornata insieme in sella alla propria bici in sicurezza».

L’autodromo di Imola si trova ai piedi delle colline romagnole
L’autodromo di Imola si trova ai piedi delle colline romagnole

Il percorso dei mondiali

Non una gara quindi, ma una giornata in cui pedalare senza pensieri godendosi ogni metro del tracciato. L’anello scelto è una fotocopia di quello mondiale. 28,5 chilometri di lunghezza con saliscendi e una pendenza massima del 15-16% tra le vigne che caratterizzano tutto il paesaggio. 583 metri di dislivello, duri ma che fanno apprezzare ancora di più il paesaggio che sovrasta la città emiliano romagnola.

«Sarà un’occasione – spiega Cassani – per ripercorrere le strade della corsa iridata, senza però guardare i tempi di Alaphilippe perché altrimenti uno si demoralizza. Però l’importante è farlo e il nostro obbiettivo è quello. Far rivivere metro dopo metro le emozioni che uno sport come questo ci ha regalato in quell’occasione splendida di due anni fa».

Al Suzuki Bike Day è ammessa qualsiasi bici ed è aperto a famiglie e ciclisti di ogni tipo
Il Suzuki Bike Day è aperto a famiglie e ciclisti di ogni tipo

Beneficienza per Marco

Il ricavato sarà interamente devoluto alla Fondazione Marco Pantani ONLUS. L’iscrizione avviene tramite una donazione minima di cinque euro. Comprende: pacco gara, frontalino con nome, copertura assicurativa, punti ristoro e assistenza sanitaria. Una giornata senza pensieri all’insegna anche della beneficenza. 

«La Fondazione Marco Pantani ONLUS – racconta l’ex cittì – si dedica al sostegno di persone con problemi mentali, motori od economici, ma soprattutto ai bambini. E’ stata una scelta naturale decidere di devolvere le donazioni alla fondazione di Marco. L’anno scorso siamo stati sulle salite dove lui si allenava. Quest’anno siamo rimasti nella sua Romagna».

L’Autodromo Internazionale Enzo e Dino Ferrari di Imola ospiterà la partenza e l’arrivo
L’Autodromo Internazionale Enzo e Dino Ferrari di Imola ospiterà la partenza e l’arrivo

La passione e Suzuki

Il Suzuki Bike Day rappresenta  l’impegno dell’azienda di auto e moto che sta rivolgendo da diversi anni nei confronti del ciclismo. In un settore dove l’impatto e la tutela nei confronti dell’ambiente è sempre più al centro delle priorità. Suzuki Italia ha voluto rimarcare il suo impegno in uno sport che fa della sua ecosostenibilità uno degli aspetti più valorizzanti. 

«E’ bello perché Imola – racconta Cassani – per gli appassionati di motori, è Formula 1. Per gli appassionati di ciclismo, è il mondiale. Un luogo ideale per passare una giornata affiancati da Suzuki. E’ un’azienda che sta facendo tantissimo per il ciclismo, un’azienda ideale perché attraverso lo sport sta trasmettendo molto, sotto il punto di vista del benessere fisico e ambientale. Anche per loro la mobilità Green è un lato molto importante».

suzukibikeday@suzuki.it

Alaphilippe, via all’operazione Tour con qualche domanda

07.06.2022
4 min
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Sono passati 47 giorni dalla caduta di Julian Alaphilippe alla Liegi-Bastogne-Liegi e dal suo ricovero all’ospedale di Herentals, la città di Van Aert. Era il 24 aprile e il colpo fu violentissimo. Il campione del mondo finì contro un albero a circa 70 all’ora e il colpo fu così violento che il francese riportò la frattura di una clavicola e di due costole, oltre a un emopneumotorace (un versamento di sangue tra il polmone e la parete del torace). La sua compagna Marion e il figlio Nino furono costretti a raggiungerlo in Belgio, dato che Julian non era ancora in grado di viaggiare. Poi le cose hanno iniziato a risolversi con la velocità tipica dei corridori.

E’ il 24 aprile, Romain Bardet scende nella scarpata per soccorrere Alaphilippe (immagini televisive)
E’ il 24 aprile, Romain Bardet scende nella scarpata per soccorrere Alaphilippe (immagini televisive)

Dai rulli all’altura

Il 12 maggio infatti, leggendo le cronache de L’Equipe, Alaphilippe ha fatto sapere che il pneumotorace si era completamente risolto e che avrebbe potuto riprendere ad allenarsi in modo blando sui rulli. Questa fase è durata il minimo indispensabile. Infatti dopo pochissimo tempo, Alaphilippe è sceso dai rulli ed è tornato su strada. Al punto che i medici della Quick Step hanno dato il via libera per la partecipazione dell’iridato al training camp in altura di Sierra Nevada di fine maggio (foto Instagram di apertura).

«Sono super felice di essere qui – ha detto dopo il primo allenamento con Senechal e Jakobsen – fa bene al morale tornare in mischia. Il mio programma è piuttosto leggero rispetto agli altri, i carichi di lavoro sono completamente diversi. Devo attenermi a questo, è importante non esagerare. Faccio principalmente uscite di resistenza. Non posso fare sprint e sforzi violenti. Bisognerà vedere come si evolverà la situazione. Per ora non so quando tornerò in gruppo, ma sono felice».

I medici della Quick Step hanno dato via libera ad Alaphilippe, visti i suoi miglioramenti (foto Instagram)
I medici della Quick Step hanno dato via libera ad Alaphilippe, visti i suoi miglioramenti (foto Instagram)

Porte aperte al Tour

La pagina Tour de France va aperta con cautela. Se il recupero proseguirà senza intoppi, il francese potrebbe essere in tabella per arrivare al primo luglio nelle condizioni giuste. Ma come è facile intuire, ogni cosa dovrà procedere senza il minimo intoppo.

«Non si può escludere che ci siano complicazioni – dice Lefevere, consapevole delle differenze di un Tour con o senza la maglia iridata in gruppo – ma deve rimanere cauto. Terremo aperte le porte del Tour fino all’ultimo momento, ma Julian non può fare miracoli. Anche se tutto va bene, sarà limitato».

Motivazioni a mille

I corridori allontanano i limiti e alzano l’asticella. L’esempio di Bernal è ancora davanti agli occhi e anche se non è sempre rose e fiori, abbiamo imparato che la giusta mentalità permette di spianare anche gli ostacoli più alti.

«Mi sto allenando tranquillamente – dice Alaphilippe – e senza stress, ma sempre con l’idea di partecipare al Tour. Se ci riuscirò, la mia condizione non sarà certamente ottimale e la preparazione diversa dal solito, ma non è questa la cosa più importante. Ho recuperato velocemente e bene, ho ripreso abbastanza presto a pedalare e fare il Tour è un obiettivo che mi motiva molto. Questo è essenziale».

Al Tour 2021 un giorno in maglia gialla, poi presa da Van der Poel
Al Tour 2021 un giorno in maglia gialla, poi presa da Van der Poel

Punto a fine giugno

Non ci sono date previste per il recupero. Inizialmente Julian aveva previsto di rientrare al Delfinato e poi sarebbe andato in ricognizione su alcune tappe del Tour, prima di partecipare ai campionati nazionali.

«Ma giugno è arrivato troppo in fretta – ha detto Lefevere – Julian ha un grande morale, le sue ferite si sono rimarginate in fretta, ma nessuno è in grado di dire quando tornerà in gara».

Il Delfinato intanto è partito senza di lui, il campionato nazionale sarà un’importante verifica. Se dovesse saltarlo, anche il Tour sarebbe necessariamente a rischio. In caso contrario, lo vivrà come importante verifica, prima di prendere la decisione definitiva.

La rincorsa di Alaphilippe e la vita secondo Lefevere

06.05.2022
5 min
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Patrick Lefevere è un patrimonio del ciclismo. Per questo, quando il manager della Quick Step-Alpha Vinyl scrive il suo editoriale su Het Nieuwsblad, si fa la corsa per leggerlo. E proprio in questi giorni, con il Giro d’Italia in partenza da Budapest, il grande belga è andato in Danimarca, nella città di Kolding in cui è nato Kasper Asgreen. Dato che il Tour 2022 inizierà da Copenhagen, Lefevere è stato invitato da Deloitte & Touche perché tenesse un discorso sulla leadership. In particolare su come faccia per mettere in riga tutti gli ego della squadra. Per capire le dimensioni dell’invito, Deloitte & Touche è un’azienda di servizi di consulenza e revisione, fondata a Londra: la prima nel mondo in termini di ricavi e numero di professionisti. E fa parte delle cosiddette Big Four, cioè le quattro più grandi aziende di revisione.

Patrick Lefevere, qui con Marc Madiot, guida squadre di ciclismo dal 1979
Patrick Lefevere, qui con Marc Madiot, guida squadre di ciclismo dal 1979

«L’ego è presente in ogni gara – dice – il massiccio incidente della Liegi-Bastogne-Liegi è stato causato da un corridore che non voleva frenare per farne passare un altro. Ilan Van Wilder (corridore di 21 anni della Quick Step-Alpha Vinyl, ndr) lo ha definito comportamento da gallo e ha ragione. L’equilibrio in gruppo è precario. E adesso Ilan ha la mascella rotta e salta il Giro. Alaphilippe deve riprendersi da un polmone collassato, una scapola e due costole rotte. Non gli è stato permesso muoversi per tre settimane, il che è un tormento per lui abituato a girare come una molla. Ha dovuto iniziare la rieducazione con la sua famiglia a Renaix, in Belgio. Nelle sue condizioni non può volare».

Alaphilippe e il Tour

Il Giro parte, il gruppo spazza via tutto e del campione del mondo si sono perse le tracce. Tacciono anche gli account social. L’ultima immagine lo mostrava in fondo alla scarpata, mentre Bardet scendeva con l’angoscia, così ha raccontato, che si fosse spezzato la schiena.

«La grande domanda – dice Lefevere – è se Julian sarà presente quando il Tour inizierà qui in Danimarca. Faremo tutto il possibile, ma sarà una corsa contro il tempo. Se, nel caso più favorevole, tornerà in bici a metà maggio, avrà ancora sei settimane. Il Tour inizia venerdì 1° luglio, una settimana prima del solito. Questo ovviamente non è un vantaggio. Per fortuna Julian non è uno che ingrassa facilmente. Di certo, un Tour con o senza Alaphilippe fa una grande differenza, dal punto di vista commerciale e sportivo. Quello che sicuramente non faremo sarà usare Remco Evenepoel come sostituto».

Festa amara

Poi, prima di chiudere, Lefevere ha confermato la sensazione che raccontammo subito dopo la Liegi: mentre mezza squadra festeggiava la vittoria di Evenepoel, c’erano sguardi allarmati per le condizioni dei due corridori.

Nell’hotel di Chaudfontaine, due stati d’animo: festa per Remco, apprensione per i feriti (foto Wout Beel)
Nell’hotel di Chaudfontaine, due stati d’animo: festa per Remco, apprensione per i feriti (foto Wout Beel)

«Domenica sera – racconta Lefevere – abbiamo festeggiato la vittoria di Remco nel solito hotel a Chaudfontaine. A quel posto ci legavano solo dei bei ricordi. Eravamo lì quando Marcel Kittel vinse la tappa del Tour a Liegi nel 2017. Idem per la vittoria di tappa e la maglia gialla di Sylvain Chavanel al Tour del 2010. Invece questa volta l’atmosfera alla festa era come sdoppiata. Da una parte c’era la brillante vittoria di Remco, che ci ha ripagato dei bocconi amari e ha messo a tacere tante persone. La squadra a Liegi ha fatto esattamente quello che avevo chiesto la sera prima: correre con calma, senza stress o complessi. Allo stesso tempo, per tutta la serata ho pensato ai due corridori gravemente feriti, portati all’ospedale di Herentals».

Cose della vita

Nell’hotel infatti c’erano i genitori e la fidanzata di Van Wilder, ovviamente molto scossi. Lefevere ammette l’imbarazzo nell’incrociare il loro sguardo durante i festeggiamenti.

«In gara – dice – si sperimenta questa contraddizione più spesso di quanto si creda. Ricordo il Tour del 2015. Zdenek Stybar vinse la tappa di Le Havre, ma nello stesso giorno Tony Martin dovette ritirarsi in maglia gialla per una clavicola rotta. Quando è così, la sera non sai se stappare lo champagne per festeggiare o per affogare i dispiaceri.

«Sono momenti – aggiunge – che mi riportano sempre alla nascita del mio primo figlio, il giorno più intenso della mia vita. Alle quattro in una clinica è morto mio padre, alle otto nell’altra clinica è nato mio figlio. Tu stesso non sai cosa provare e le persone sanno cosa dirti. Quel giorno mi ha segnato per il resto della vita. Aiuta a mantenere la prospettiva. Per sapere cosa è veramente importante e cosa non lo è».

La Liegi dall’ammiraglia: Bramati e i suoi pensieri

30.04.2022
6 min
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La settimana scorsa a quest’ora, nella testa di Evenepoel l’idea di attaccare sulla Redoute aveva già preso probabilmente forma. La ricognizione del venerdì e le corse prima avevano ribadito la sua ottima condizione. E anche se il capitano designato sarebbe stato Alaphilippe, nella squadra belga sapevano che il ragazzino non sarebbe passato inosservato. Bramati racconta (la foto di apertura è ripresa da Facebook Quick Step-Alpha Vinyl/Getty Images). Le ore che mancano alla partenza per il Giro sono piene di cose da fare, compreso un trasloco, ma tutto sommato il bergamasco si accomoda volentieri nel ricordo della Liegi di domenica scorsa.

«Già dai Baschi – dice – si era visto che Remco fosse in condizione, pur essendo andato a lavorare per Julian. Secondo nella crono, terzo il quinto giorno dietro Martinez e Rodriguez. Alla Freccia del Brabante aveva dimostrato di stare bene e alla Freccia Vallone ha fatto la sua parte per Alaphilippe. Abbiamo visto qualche edizione della Liegi, sappiamo come si possono mettere le cose. Abbiamo corso come quando la vinse Jungels, anche se il finale era diverso. Si sapeva che dietro potevano riorganizzarsi, ma non l’hanno fatto…».

La caduta di Alaphilippe

Il giorno della Liegi sembrava perfetto per la vittoria del campione del mondo. Alaphilippe e la sua maglia iridata fendevano il gruppo con la predestinazione dei giorni migliori nello sguardo. Per questo, quando il gruppo si è accartocciato su se stesso nel tratto di collegamento fra la Cote de Haute Levée e la Rosier, c’è voluto un po’ per convincersi che con la schiena contro l’albero, in fondo alla scarpata, ci fosse proprio lui.

«Non si è ancora capito bene che cosa sia successo – va avanti Bramati – ma di certo sono momenti non belli, perché la corsa deve andare avanti. I minuti dopo la caduta sono stati traumatici, ma certe cose fanno parte del nostro lavoro, per cui quando abbiamo visto che Julian era con i medici siamo andati via. La cosa incredibile, la beffa è che il venerdì eravamo partiti da lì con la ricognizione, nella zona dopo Stockeu e Haute Levée dove cominciano gli spartitraffico e dove c’è sempre un po’ di nervosismo…».

Farina del suo sacco

Senza più Alaphilippe da guardare, la Quick Step-Alpha Vinyl ha resettato la tattica. Gli attacchi di Landa, pur violenti, non sarebbero andati da nessuna parte, vista la velocità del gruppo. Anche lo squadrone belga aveva pensato di mandare via qualcuno per anticipare la Redoute, ma si andava troppo forte.

«Anche se erano larghi sulla strada – dice Bramati – sono andati fortissimo. Mauri Vansevenant ha fatto un lavorone a tenere davanti Remco e poi Vervacke lo ha portato a prendere la Redoute nelle prime dieci posizioni. Sono stati bravissimi, nonostante fossero rimasti soltanto in tre. Ma credo che quando è partito, Remco abbia improvvisato. Avevamo pensato che il punto giusto fosse la curva a destra in cima alla Redoute, alla fine del rettilineo dopo lo scollinamento. Quello scatto è stato farina del suo sacco».

Tutta la Quick Step-Alpha Vinyl ha fatto un gran lavoro. Qui il gigantesco e prezioso Declercq
Tutta la Quick Step-Alpha Vinyl ha fatto un gran lavoro. Qui il gigantesco e prezioso Declercq

Una lunga crono

Scherzando, ma neanche troppo, nella conferenza stampa dicemmo a Remco che era parso di vedergli la stessa disinvoltura di quando attaccava e vinceva fra gli juniores.

«Lo abbiamo visto in questi anni – prosegue l’analisi di Bramati – che ha grandi capacità di andare forte a cronometro. Dopo la Roche aux Faucons c’era vento contrario, ma ha scollinato bene e continuato a guadagnare. Sapevamo che chi avesse avuto la gamba per fare lì l’azione, sarebbe stato ben lanciato. E Remco ha preso il suo ritmo. Ha recuperato Armirail e non gli ha chiesto un solo cambio. Ci accusano che non si lasciano più andare le fughe. Ci credo… Guardate proprio il corridore della Groupama! Lo abbiamo ripreso praticamente sulla Roche aux Faucons. Non si possono prendere le fughe sotto gamba, perché non sai mai chi lasci davanti. Per questo Remco ha tirato dritto e ha fatto un numero, con le squadre a lavorare dietro».

Un nuovo inizio

Evenepoel solo al comando, 29 chilometri al traguardo. Anche Frank Vandebroucke vinse la sua Liegi del 1999 attaccando da lontano, ma fu ripreso e trovò poi la forza per staccare nuovamente tutti. Evenepoel non ha concesso repliche.

«E’ stato bravo – dice Bramati – dopo la Roche ha scollinato bene. Ha tenuto il suo passo, mentre dietro l’ammiraglia lo ha incoraggiato, perché piace a tutti essere motivati. Credo abbia fatto un numero di cui si parlerà a lungo. Non sono ancora quattro anni che è professionista e ha già vinto 26 corse, adesso anche una Monumento. C’erano state un po’ di polemiche per averlo portato al Giro l’anno scorso dopo 10 mesi che non correva, ma non è stata una situazione facile. Con calma è tornato quello di prima e lui è uno di quelli che corre per entusiasmare. Vincere la Liegi a 22 anni dopo quell’incidente fa pensare che anche Julian, dopo essersi ripreso, tornerà in corsa con una determinazione superiore. Ora però è importante che Remco stia tranquillo. La sera abbiamo cenato insieme e fatto un brindisi. Contiamo tutti che questa Liegi sia un inizio, qualcosa che lo gasi. Sfido chiunque a non sentirsi gasato dopo 29 chilometri a quel modo…».