Un altro Fabbro in arrivo, ma questo è un velocista

05.04.2024
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Vincitore del Circuito di Orsago battendo in volata un certo Filippo Cettolin, vero riferimento della categoria juniores, Riccardo Fabbro è uno degli elementi di punta del team Industrie Forniture Moro-C&G Capital. Si potrebbe non considerarla una delle squadre più in vista del panorama nazionale, eppure riesce a mettersi spesso in evidenza e a lottare anche con formazioni più blasonate e dai budget più ricchi. L’esempio si è avuto proprio nella classica trevigiana.

«Era un percorso veloce – afferma il diciassettenne nato nel capoluogo di provincia – su cui ce la siamo giocata in due squadre, la nostra e la Borgo Molino. I miei compagni hanno fatto di tutto per tenere la corsa unita e pilotarmi verso la volata, io ho corso stando molto protetto alla loro ruota, poi nello sprint avevo più energie e ce l’ho fatta».

Lo sprint vincente di Orsago beffando il favorito Filippo Cettolin (photors.it)
Lo sprint vincente di Orsago beffando il favorito Filippo Cettolin (photors.it)
Un inizio a ottimo livello considerando anche il 7° posto nel Trofeo Tecnomeccanica come prima gara. Per te questa è la seconda stagione nella categoria, il 2023 com’era andato?

Non avevo gareggiato tantissimo, ma se si considera che su 20 gare ho collezionato 3 vittorie (compreso il campionato regionale in Emilia) e 12 presenze nei primi 10, non posso davvero lamentarmi. Oltretutto i successi sono arrivati tutti nel finale di stagione, quindi diciamo che ho continuato su quella scia. Io però sono abituato a guardare sempre il bicchiere mezzo vuoto, preferisco focalizzarmi su quel che non è andato, sulle vittorie sfuggite per miei errori, saperli riconoscere è importante se si vuole crescere.

Come sei arrivato a tutto ciò?

Ho iniziato molto presto, da G1. A portarmi a correre è stato un amico di famiglia, che ha intuito come il ciclismo potesse essere per me un’ottima valvola di sfogo. Ho corso con un team di Montebelluna fra gli esordienti e già da allievo ero alle Industrie Moro. Col passare del tempo questo sport mi ha preso sempre di più. Per l’adrenalina che scatena, per la velocità soprattutto perché è davvero uno sport di squadra dove più che l’individualità conta la forza del gruppo.

Quali sono i percorsi dove ti trovi meglio?

Io sono il classico passistone, ma che regge bene anche sulle salite non troppo lunghe, sui percorsi ondulati dove si crea selezione. Me la cavo bene negli sprint di gruppo, ma preferisco quando c’è selezione e si arriva in pochi.

Fabbro con i compagni del team, ben 3 nei primi 4 a Orsago (photors.it)
Fabbro con i compagni del team, ben 3 nei primi 4 a Orsago (photors.it)
Anche tu fai parte della nuova generazione di ciclisti che svariano fra una disciplina e l’altra?

No, io sono nato su strada e ho sempre continuato così. Ho una mountain bike, ma la uso solo per divertimento, per qualche allenamento invernale per conto mio, non ho mai gareggiato. In questo sono un po’ “vecchia maniera”…

Che cosa senti che è cambiato rispetto allo scorso anno?

Sicuramente i risultati di fine stagione mi hanno dato molta consapevolezza nei miei mezzi. Sento di avere più sicurezza in corsa, riesco a muovermi meglio. Ho più coraggio nell’affrontare le situazioni e ragiono su come impostare ogni gara. Molto incide la consapevolezza di avere al mio fianco una squadra forte. Non siamo poi così piccoli, siamo 13 atleti in tutto e la nostra forza è proprio la cooperazione. Non guardiamo mai le altre squadre ma cerchiamo di dare sempre il massimo seguendo le indicazioni nel nostro diesse Claudio Biasi.

Oltre al ciclismo quali sono le tue passioni?

Tra allenamenti e scuola non ho molto tempo libero, ma mi piace il calcio e sono tifoso del Milan.

Sul podio del Trofeo Bianco Verde vinto da Thomas Capra, una delle belle prestazioni del 2023 (Photors)
Sul podio del Trofeo Bianco Verde vinto da Thomas Capra, una delle belle prestazioni del 2023 (Photors)
Questo per te è un anno importante, che hai iniziato bene. Che cosa ti proponi?

La mia ambizione non è legata a una gara specifica, ma a fare meglio in quelle dove ho sbagliato lo scorso anno. Voglio migliorarmi per potermi anche guadagnare una chance in nazionale. Con il gruppo azzurro sono stato una volta sola, in allenamento, ma non ho mai avuto occasione di vestire la maglia azzurra e non ho mai potuto correre all’estero. Sono tutte esperienze che voglio fare, come anche dimostrare di farmi valere nelle corse a tappe.

Ne hai già affrontate?

Ho corso lo scorso anno il Giro del Veneto finendo ottavo fra i corridori di primo anno e prima ancora quello del Friuli, dove però mi sono ritirato alla terza tappa. Ho visto però che in certe tappe posso giocarmela, per la classifica generale invece credo di dover ancora crescere, non è propriamente nelle mie caratteristiche.

La vittoria di Fabbro a Poggio Torriana (RN) nel 2023 con Sambinello, 6°, vincitore del titolo regionale
La vittoria di Fabbro a Poggio Torriana (RN) nel 2023 con Sambinello, 6°, vincitore del titolo regionale
E a fine anno?

Spero che bussi qualche squadra U23, per poter continuare il mio sogno, ma una chance devo guadagnarmela e per questo approdare in nazionale sarebbe un bel biglietto da visita. Contatti per ora non ne ho, spero che nel prosieguo della stagione arrivino.

Il tuo corridore di riferimento?

A dir la verità ne ho due. Il primo è Pogacar perché se la sa cavare davvero in ogni ambito, è il più completo che ci sia. Il secondo è Milan, è uno che ce la mette tutta e poi è veloce, tanto. Spero un giorno di essere anch’io allo stesso livello…

La Gand delle volate al limite, con tanto sapore d’Italia

24.03.2024
8 min
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C’è tanta Italia oggi sul traguardo della Gand-Wevelgem, anche se purtroppo non abbiamo vinto. A fare festa sono Mads Pedersen da una parte e Lorena Wiebes dall’altra, ma gli azzurri della Lidl-Trek, con l’aggiunta di Matteo Trentin, Chiara Consonni e Maria Giulia Confalonieri, hanno fatto vedere di essere pronti per sedersi a tavola nelle prossime corse del Nord.

Mads Pedersen batte Van der Poel con una volata a sfinimento, piegando il campione del mondo quando erano tutti pronti a darlo per morto, scaricando nei pedali anche la frustrazione per la Sanremo persa malamente. Eppure se Mathieu è arrivato stanco al terzo Kemmelberg è stato perché gli è toccato inseguire a lungo Jonathan Milan, andato in fuga molto presto, ma non per questo da lasciare andare.

E’ la Gand, non più corsa per velocisti, che si è decisa sul solito Kemmelberg e poi in quel tratto infinito fino a Wevelgem in cui tutto rischia ogni volta di rimescolarsi. Non è successo con gli uomini, perché Pedersen e Van der Poel hanno scelto di non giocare. E’ andata così invece per le donne. E’ la Gand di Van Aert, che ha scelto di non esserci e non si capisce il perché. Sarebbe potuta essere anche un bel banco di prova per Ganna, che ha già imboccato la via di Parigi e al Nord quest’anno purtroppo non lo vedremo. E’ la Gand in cui si è capito che in giro c’è tanta Italia che vale.

Strategia Lidl-Trek

Van del Poel ha voglia di menare le mani e lo fa capire subito. E’ suo il primo attacco ai meno 85, doppiato da quello di Milan due chilometri dopo. E’ ancora il forcing dell’iridato sul secondo passaggio del Kemmel a portare vie Pedersen, Milan e Pithie, ma quando il danese al giro successivo capisce di poter affondare il colpo, Van der Poel sente che le gambe non sono quelle spaziali di Harelbeke e si dispone a seguire. Sa che Pedersen non è uno qualunque e forse si preoccupa quando l’altro impedisce che l’andatura cali e lancia la volata lunghissima.

«In realtà avevo poca fiducia – dice Pedersen che ha già vinto la Gand, che nel 2020 si corse in ottobre – e non avevo altra scelta che arrivare al traguardo con Van der Poel. Se ci fossimo attaccati a vicenda, il gruppo ci avrebbe ripreso. Quindi è stata sicuramente una scommessa, per vincere la quale ho dovuto credere nel mio sprint. E’ stato decisivo salvarsi sul Kemmelberg e poi gestire il finale. Ho mantenuto il ritmo alto e mi sono assicurato di non superare il limite. Anche Milan mi ha aiutato molto, attaccando presto. Peccato per Stuyven, che ha bucato in un tratto sterrato».

Van der Poel senza gambe

Il campione del mondo è onesto e non cerca scuse, raramente gli capita di farlo. Ma chissà se stasera, alla luce di quello che dice e rivedendo la sua condotta di gara, si mangerà le mani per le energie buttate sul Kemmel.

«Ho sofferto molto – dice – nell’ultimo passaggio del Kemmelberg stavo quasi per staccarmi, ma per fortuna sono riuscito a tenere. Semplicemente, ha vinto il più forte. Probabilmente avevo nelle gambe la gara di venerdì ad Harelbeke, ma c’era anche Pedersen, quindi questa non è una scusa. Mi sarebbe piaciuto vincere, semplicemente non ho avuto le gambe».

L’attacco di Milan ha costretto Van der Poel a inseguire: una fase che si rivelerà decisiva
L’attacco di Milan ha costretto Van der Poel a inseguire: una fase che si rivelerà decisiva

Milan, volata “cecchinata”

Milan ha attaccato e poi ha sbagliato la volata, con una delle sue partenze troppo lunghe. Il quinto posto gli sta stretto. Si è sempre detto che queste siano le sue corse e oggi è la prima volta che ne abbiamo la conferma. Molto più convincente che a Sanremo. Quando lo raggiungiamo è sul pullman della Lidl-Trek, aspettando Pedersen e seguendo il finale delle ragazze.

«E’ andata bene – dice sorridendo – sono contento. Di più, sono molto contento. Dopo la Sanremo ho avuto veramente dei giorni in cui ero tanto stanco. Ho dovuto prendermene un paio per recuperare bene a livello di gambe e solo ieri, dopo l’oretta e mezza che abbiamo fatto con un po’ di lavori, ho sentito che la gamba era buona e mi sono detto: dai proviamo a divertirci! L’attacco è stato improvvisato. Avevamo pianificato di giocarci le nostre carte, però ero tanto lontano dall’arrivo. Insomma, la corsa era ancora in stand by.

«Però penso che alla fine sia andata benissimo. Sono molto contento a livello personale per quello che ho fatto. Però ho “cecchinato” un po’ la volata, sono partito un po’ lungo, che mi capita spesso. Santo cielo, troppo indietro, troppo lungo… Sicuramente dovevo aspettare più tempo, però così è andata. Siamo contenti del risultato e adesso si recupera per le prossime corse e vediamo cosa siamo capaci di fare».

Primo Pedersen, secondo Van der Poel, terzo Meeus: è mancato un soffio che lassù ci fosse anche Milan
Primo Pedersen, secondo Van der Poel, terzo Meeus: è mancato un soffio che lassù ci fosse anche Milan

Il podio sfuggito

Gli diciamo che alla fine Van der Poel ci ha lasciato le penne perché in qualche modo lo hanno messo in mezzo, ma Johnny quando c’è stato l’attacco di Pedersen era dietro e non ha visto il campione del mondo ingobbirsi e rispondere senza rilanciare.

«Ah sì? Devo rivedermi il finale – dice – so che quando ha attaccato al secondo passaggio ero lì ed è stato faticoso. Mal di gambe ragazzi, questo è poco ma sicuro, mal di gambe. Diverso dal mal di gambe di Sanremo, perché penso di essermi sentito molto meglio anche a livello di alimentazione e per come mi posizionavo. Sono molto soddisfatto anche per quanto riguarda questo, perché oggi è stato il primo piazzamento che faccio quassù. Mi sarebbe piaciuto portare a casa quel terzo posto: rode un po’, devo dire. Però bisogna vedere l’insieme, la giornata, il risultato finale anche da parte della squadra, da parte di Mads. Però rode un filo, un filo tanto…».

Balsamo, è mancato un soffio

L’attesa del verdetto fra le ragazze è durata un’eternità. Dopo che Lotte Kopecky ha provato a fare la differenza sul Kemmelberg, il gruppo si è nuovamente ricomposto e la volata è diventata un affare fra grossi motori. Ha vinto Lorena Wiebes al sesto assalto, ma non ha dominato come nelle ultime volate, perché Elisa Balsamo ha provato a guastarle la festa ed è arrivata a un soffio dal riuscirci.

«Sicuramente è stata una corsa veramente molto dura – dice Elisa Balsamo – caratterizzata dal vento tutto il giorno, quindi anche da tanto stress. Purtroppo ci è mancato poco. La mia squadra ancora una volta ha fatto un grande lavoro, quindi è sempre difficile accontentarsi di un secondo posto, soprattutto quando davvero è così vicino al primo posto. Però devo dire che comunque sono soddisfatta e si guarda avanti…».

Mai come questa volta Wiebes non ha avuto fino all’ultimo la certezza di aver vinto
Mai come qusta volta Wiebes non ha avuto fino all’ultimo la certezza di aver vinto

Al sesto assalto

«Questa vittoria – dice Wiebes – è in cima alla mia lista. Ci sono voluti sei anni, ma finalmente è arrivato il mio momento. Ho sentito qualcuno rimontare nello sprint e ho provato a rilanciarmi fino al traguardo. In qualche modo avevo la sensazione di aver vinto, ma non ne ero sicura e così ho preferito non esultare. Sono contenta del lavoro della squadra, ci siamo giocate molto bene la partita».

Kopecky un po’ c’è rimasta male. Voleva rifarsi dopo la sconfitta di Cittiglio e con l’attacco del Kemmel era riuscita a scrollarsi di dosso le velociste, portando con sé la stessa Wiebes.

«Balsamo e Kool non c’erano – dice la campionessa del mondo – sarebbe stato bello arrivare fino al traguardo con quel gruppetto. E’ diverso rispetto a vincere te stesso, ma è comunque una bella sensazione aver potuto aiutare Lorena. Mi sono trovata bene, questa gara si presta anche ad attaccare sui muri. Ho acquisito fiducia qui per il Giro delle Fiandre della prossima settimana».

Parigi, perché non bastano quei due giorni fra strada e pista?

20.03.2024
5 min
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Milan e Ganna non parteciperanno alla prova su strada alle Olimpiadi di Parigi, perché il CIO ha composto un calendario surreale e per l’impossibilità di recuperare lo sforzo nel breve tempo a disposizione prima delle prove di inseguimento a squadre (in apertura il trenino azzurro ai mondiali vinti nel 2021). Lo stesso dilemma potrebbe riguardare anche Elisa Balsamo.

Le scelte sono di competenza dei tecnici e un cittì può anche scegliere di correre un rischio, risparmiando a un atleta il primo turno di qualificazioni su pista permettendogli di correre su strada (potrebbe essere il caso di Balsamo), ma non è questo il momento di parlarne. Il punto di vista che ci interessa affrontare è quello del preparatore, per capire le ragioni scientifiche alla base di certe scelte. Per questo ci siamo rivolti a Diego Bragato, responsabile del gruppo performance della FCI.

Bragato non ha partecipato alla Coppa del mondo di Hong Kong, ma partirà per quella di Milton a fine aprile
Bragato non ha partecipato alla Coppa del mondo di Hong Kong, ma partirà per quella di Milton a fine aprile
Perché chi corre la prova su strada dopo due giorni non può essere pronto per il quartetto?

Perché non riuscirebbe a recuperare da tutto lo stress, metabolico e di forza, che una gara così dura ti impone. Quando agli europei di Monaco, Viviani fece al mattino la strada e il pomeriggio vinse l’eliminazione su pista, sapevamo che la prova su strada permetteva di stare per tutto il giorno a ruota e alla fine c’era da fare soltanto la volata. Ma la gara delle Olimpiadi, che si corre in tre e su un percorso lungo e impegnativo, lascia l’atleta distrutto dal punto di vista metabolico e muscolare.

Quindi le 48 ore a disposizione non bastano per reintegrare e ritrovare l’equilibrio?

Ci sono passaggi da fare, anche perché l’inseguimento non si limita a una gara secca, ma si tratta di affrontare altri tre giorni di stress fisico e mentale altissimo. Non è come in un grande Giro, che oggi corrono la crono e domani arrivano in volata. Intanto perché la pista amplifica tutto e ti costringe ad esprimere il meglio che puoi in poco tempo. E poi perché nel grande Giro, tutti affrontano le stesse tappe, qui invece rischieremmo di avere il quartetto con atleti in debito, contro altri che non hanno fatto la strada. E visto che si vince e si perde per dei millesimi, non possiamo permetterci il lusso di correre rischi.

Pista o strada per Balsamo a Parigi? Elisa è decisiva su entrambi i fronti
Pista o strada per Balsamo a Parigi? Elisa è decisiva su entrambi i fronti
Nei giorni che precedono la qualificazione del quartetto, c’è un avvicinamento anche alimentare che si perderebbe correndo su strada?

Lo perderesti assolutamente, come pure non potresti fare richiami di lavoro specifico. Questo chiaramente vale sia per gli uomini sia per le donne: stessa musica, non cambia niente.

E’ stato mai valutato che uno di questi ragazzi provi il doppio impegno oppure è da escludersi a priori?

Le scelte competono ai tecnici. Dal mio punto di vista, è una cosa che non ho mai preso in considerazione, anche vedendo il percorso di Parigi e il fatto ad esempio che gli uomini corrano in tre nella prova su strada. Non avevo mai pensato che potessimo trovarci in questa situazione. Si spera sempre che i nostri ragazzi facciano un salto di qualità, ma quando lo scorso agosto cominciammo a ragionare sul programma di avvicinamento, non si pensava che Milan potesse rientrare in queste considerazioni. Almeno non adesso, per il futuro di sicuro.

La rapida crescita di Jonathan Milan ha messo in difficoltà i tecnici azzurri
La rapida crescita di Jonathan Milan ha messo in difficoltà i tecnici azzurri
Il lavoro muscolare che l’atleta svolgerebbe nella prova su strada si integra in qualche modo con le sue necessità per l’inseguimento?

In questo caso diventa decisivo il breve intervallo fra le prove. Mi spiego: abbiamo sempre usato le corse a tappe per preparare il quartetto, però non così ravvicinate, sempre qualche settimana prima. Se il CIO avesse lasciato una settimana, come ad esempio fra pista e crono, allora si sarebbero potute preparare due specialità.

Si parlava di stress metabolico, quanto la pedalata di una corsa su strada va a incidere su quella ad altissima frequenza di una prova di inseguimento?

Sicuramente il lavoro di una gara su strada due giorni prima ti toglie quel tipo di velocità dalle gambe, come pure la la brillantezza di poter fare una partenza da fermo nel modo migliore. Torno al caso di Viviani nel 2022, alle 5 ore fra la strada e la pista. Quando si decise che potesse correre su strada, ci dicemmo anche che se la corsa avesse preso la piega di ventagli o dinamiche troppo estreme, si sarebbe fermato prima. In più, l’inseguimento è diverso dall’eliminazione, dove non parti da fermo, puoi montare un rapporto che assomigli di più a quello di una gara su strada e anche lo sforzo è simile alla fase intensa della gara su strada. Mentre nel quartetto devi partire da fermo e tenere una frequenza piuttosto diversa.

Bennati e Villa hanno ragionato sull’impiego degli inseguitori su strada a Parigi e lo hanno escluso
Bennati e Villa hanno ragionato sull’impiego degli inseguitori su strada a Parigi e lo hanno escluso
Quanti giorni prima inizia la fase di preparazione a un quartetto olimpico?

Almeno tre-quattro giorni. Negli anni ognuno si è costruito la sua routine, però si parte dal concetto di svuotamento e ricarica delle scorte di glicogeno e di carboidrati fino a ripristinarli. E di richiamare tutti i meccanismi di timing di pedalata, di distribuzione dello sforzo e di assimilazione del gesto della partenza che sono necessari. La partenza e il timing degli sforzi delle pedalate successive. A quel punto, nell’imminenza della gara, devono creare l’automatismo di partire ed essere subito sulla tabella giusta. Trovare la sensazione su quella pista, su quella bici. Devo partire ed essere preciso al decimo già dal primo giro: quel feeling va costruito un po’ alla volta. Per questo sottrarsi a certi meccanismi, oltre a tutto l’affaticamento fisico, può toglierti qualcosa di prezioso.

La Sanremo di Milan: un giorno da leone, ma che fatica…

17.03.2024
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SANREMO – Una corsa da leone. Da uno che lo staccano sulla Cipressa (foto di apertura), però non molla, rientra e tira a bocca aperta come un diavolo per portare i compagni sul Poggio. In estrema sintesi, la Sanremo di Jonathan Milan è stata proprio questa. Un conto è correrla da giovane, con le attese limitate al fare esperienza. Altra cosa è farlo nei panni di uno che ha vinto due tappe alla Tirreno-Adriatico, battendo i velocisti più forti: Philipsen su tutti. Poi magari nella testa del friulano la differenza non c’è stata neppure per un istante, ma è certo che tante interviste alla vigilia nelle due edizioni precedenti non gliele avevano fatte. Per cui ci pensi. E quando arriva la Cipressa dove tutto si accende, ti chiamano allo scoperto e la musica cambia.

Al via della Sanremo, Milan era indicato tra i possibili favoriti: forse troppo presto?
Al via della Sanremo, Milan era indicato tra i possibili favoriti: forse troppo presto?

Cipressa quasi record

Alla partenza si faceva un gran parlare di tempi. Se la salita di Costa Rainera si fosse fatta in 9’50”, Milan ce l’avrebbe fatta. Se si fosse fatta in 9’20”, invece no. Ieri la Cipressa l’hanno scalata in 9’26” perché a un certo punto la UAE Emirates non ce l’ha più fatta a dare gas e Milan ugualmente, a un tratto, ha sentito accendersi la riserva. Fino a quel punto, era parso che tutto andasse bene e chissà se fra le analisi del dopo corsa si valuterà anche la scelta di partire con il 56, che potrebbe logorare se inavvertitamente non si compensasse con i pignoni posteriori. Ma questi sono discorsi a posteriori, da approfondire al momento debito. Quel che si può dire nell’immediato è che come fanno i corridori veri, Milan si è gestito, restando con la testa sul pezzo. Pensando a cosa fare per sostenere i compagni nel tratto che restava.

«Sì, è andata così – dice con voce flebile da uomo stanco – alla fine sui Capi stavo bene. Invece un po’ prima che finisse la Cipressa, sono finito nelle retrovie. Sono rientrato prima del Poggio e sapevo che le energie erano quelle che erano, per cui ho cercato di aiutare la squadra al meglio possibile. E’ andata così, dai. Sono contento per la mia performance e anche di come abbiamo corso, perché abbiamo corso veramente bene, tutto sommato».

Milan ha vissuto la prima parte di gara ben al coperto, lo svuotamento è iniziato fra i Capi e la Cipressa
Milan ha vissuto la prima parte di gara ben al coperto, lo svuotamento è iniziato fra i Capi e la Cipressa

Su tutto il Poggio

Ai piedi del pullman ci sono ad aspettarlo suo padre e sua madre, oltre a Manuel Quinziato, il suo agente che rivendica inaspettate origini friulano: proprio di Buja. Alla Lidl-Trek non ci sono grandi sorrisi, perché arrivati con Pedersen a giocarsi la volata, pensavano tutti di portarsi a casa un’altra Sanremo, dopo quella di Stuyven del 2021. Invece proprio il belga ha tirato la volata al compagno danese, che però non è andato oltre il quarto posto, dopo Pogacar e appena prima di Bettiol.

«Sulla Cipressa non dico che si è spenta la luce – riflette Milan, che sorride – oppure diciamo che forse si è spenta piano piano. Poi per un po’ si è riaccesa e alla fine si è spenta completamente sul Poggio. Non penso che sia stato un fatto di alimentazione, oppure magari c’entra pure quello, non lo so. Quando sono rientrato, ho pensato a fare quello che serviva. Non è che ci sia stato tanto tempo per parlare o guardarsi in faccia. Sono andato davanti il prima possibile e poi ho provato a fare il massimo, quello che sono riuscito. Ho cercato di dare il mio supporto. Ho fatto un piccolo passo in più rispetto all’anno scorso, ho fatto un buon lavoro su tutto il Poggio quindi sono abbastanza soddisfatto.

«Che differenza c’è alla fine tra fare la Sanremo da Jonathan Milan il giovane e Jonathan Milan che ha vinto le tappe alla Tirreno? Forse prima qualche attenzione in più, poi però è stata uguale. Solo una grande, grandissima fatica…».

Bennati alla partenza, parlando di Sanremo con Ganna e Milan

16.03.2024
4 min
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PAVIA – Bennati si è trattenuto a lungo con Ganna e poco prima anche con Jonathan Milan. Il lavoro del cittì è una lunga osservazione fino al momento di fare le convocazioni e a quel punto devi essere certo di averli inquadrati tutti nel modo giusto. Per questo parliamo con lui quando il countdown scandito da Paolo Mei dà il via alla Milano-Sanremo. Pavia ha accolto la carovana con un bel sole tiepido e sedici gradi: la primavera è già qui.

«Quando ero corridore – dice Bennati – mi sarà capitato sicuramente di parlare con Franco Ballerini alla partenza. Però a quel tempo la Sanremo era diversa. Quando si partiva dal centro di Milano, dal Castello Sforzesco, si avvertiva anche un po’ più la tensione o almeno io ricordo così. Ovviamente parlo da corridore ed era più complicato di ora fermarsi a parlare con qualcuno e poi il rapporto che avevo con Franco era tale che per parlarci non mi serviva aspettare la Sanremo».

Bennati ha vissuto le fasi di partenza parlando con i suoi azzurri
Bennati ha vissuto le fasi di partenza parlando con i suoi azzurri
Di cosa hai parlato con i tuoi corridori?

Anche del più e del meno, non necessariamente della Sanremo. E’ anche un modo per sdrammatizzare la tensione, anche se poi ovviamente abbiamo parlato anche della corsa, con Pippo e soprattutto con Milan. Abbiamo parlato di come potrebbe andare.

Come li hai trovati?

Ho trovato un atteggiamento sereno per tutti, soprattutto quelli su cui magari puntiamo di più. Trentin stesso, Bettiol, tutti con caratteristiche diverse. Sicuramente per Jonathan la speranza è quella di arrivare più numerosi possibili, mentre per gli altri sicuramente un arrivo a ranghi più compatti sarebbe più complicato. Pippo alla Tirreno non ha mostrato la stessa condizione dello scorso anno, però anche per lui un arrivo a ranghi ristretti potrebbe essere congeniale, perché sa essere veloce dopo una gara così lunga.

Grande serenità per Trentin, che nella Tudor correrà da leader
Grande serenità per Trentin, che nella Tudor correrà da leader
Questa corsa per te è un buon momento di osservazione?

Alla fine, anche se è la corsa più semplice dal punto di vista altimetrico, arrivare in via Roma e fare la volata, come pure essere protagonisti sul Poggio e prima la Cipressa è sempre sinonimo di avere la distanza giusta nelle gambe. E poi è una di quelle corse che ti danno maggiori indicazioni per poi scegliere i corridori per le Olimpiadi. Che sono pochi, speriamo che siano pochi ma buoni (ride, ndr).

Quanto stai ragionando su quei tre posti?

La lista è lunga, però i corridori che possono far bene in quel tipo di percorso non sono tantissimi. Come ho detto alla maggior parte dei ragazzi: «Dovete cercare di mettermi in difficoltà attraverso le prestazioni e soprattutto i risultati». Che non vuol dire vincere, perché poi vincono sempre gli stessi, però essere là a giocarsela è comunque importante. Per loro, ma anche per me per poi scegliere.

Con Milan nei giorni della Tirreno si è ragionato molto sul calendario olimpico, che impedisce ai pistard di correre su strada…

Questo ormai lo sappiamo, è un argomento vecchio perché la stessa cosa è successa anche a Glasgow. Dispiace perché si parla sempre giustamente della multidisciplina e poi i calendari non vengono fatti per agevolare chi ne fa la sua bandiera. Personalmente dispiace, però anche con tutta la buona volontà di Jonathan, che si è espresso a favore del fare la prova su strada, non si può fare tutto. Non è propedeutico alla pista fare una gara di 280 chilometri e dopo un giorno e mezzo avere la qualificazione del quartetto. E io devo guardare anche all’economia delle medaglie che possiamo portare alla Federazione. E quella del quartetto è una medaglia molto possibile.

Vieni a Sanremo?

Certo, si parte. Ci vediamo sul mare..

Sprint, classiche, crono e pista: questo Milan è tutto da scoprire

12.03.2024
5 min
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Con la vittoria di San Benedetto, che si è aggiunta a quella ben più complicata di Giulianova, il nome di Jonathan Milan è entrato fra quelli dei velocisti più forti del gruppo. Se ne era avuto un sentore al Giro del 2023, quando il friulano vinse una tappa e mise in fila una serie infinita di piazzamenti, ma avreste dovuto vedere la faccia di Jasper Philipsen sull’ultimo arrivo della Tirreno. Il belga delle sei tappe negli ultimi due Tour non riusciva a farsene una ragione.

Forte a 360 gradi

Il problema con Johnny è che non si riesce a capire in quali caselle metterlo, soprattutto conoscendone la storia prima del professionismo. Veloce lo è sempre stato. Forte a crono lo stesso, tanto da aver vinto il tricolore U23 nel 2020 ed essersi piazzato terzo a Lido di Camaiore, dietro Ayuso e Ganna. Il suo sogno è la Roubaix, ma avrebbe anche numeri da Fiandre. E in pista ha aggiunto al quartetto azzurro i cavalli per vincere l’oro di Tokyo. Per questo il dibattito in vista di Parigi, sull’opportunità che corra la strada e la pista, è quanto mai fondato, anche se la scelta cadrà giustamente e inevitabilmente sulla seconda. Per cui il… cantiere resta aperto ed è emozionante, conoscendolo da un pezzo, veder crescere e costruirsi un campione così.

«Ho avuto sempre uno spunto veloce – dice – l’anno scorso al Giro ci siamo focalizzati su questo aspetto, per cui penso che lo sprint sarà il mio terreno insieme alle classiche. Io ce la metterò tutta per migliorare, perché c’è sempre qualcosa da migliorare, però questo è il mio ambito. Ci sono tanti nomi che sono sempre stati per me un motivo di ispirazione. Boonen, Cancellara, lo stesso Sagan, ma è difficile dire come sarà il mio sviluppo. Magari tra qualche anno andrò a perdere un po’ lo sprint, chi può dirlo? Per questo mi sono imposto di vivere mese per mese e poi trarremmo le somme».

Il debutto nelle classiche è già avvenuto alla Omloop Het Nieuwsblad, ma il bello deve ancora venire
Il debutto nelle classiche è già avvenuto alla Omloop Het Nieuwsblad, ma il bello deve ancora venire

Classiche in arrivo

La prossima fermata di questo treno che va veloce è la Milano-Sanremo che sabato lo vedrà impegnato per la terza volta. Le prime due apparizioni appartengono alla prima parte della sua carriera, quella in cui non v’era certezza di potersi giocare una grande corsa in volata. Una certezza che è ancora da costruire, con la curiosità di vedere se quest’anno nelle sue gambe ci sarà la capacità di scollinare sul Poggio non troppo lontano dai primi. Dalle scelte della squadra appare evidente che Milan non sia la primissima scelta, come è logico avendo davanti compagni come Jasper Stuyven, che la Sanremo l’ha già vinta nel 2021, e Mads Pedersen, che aveva giurato di non correrla mai, poi l’ha assaggiata negli ultimi due anni e se ne è innamorato.

«Inizia il periodo delle classiche – dice Milan – in realtà in Belgio è già iniziato. La prossima è la Milano-Sanremo e avremo un team molto forte. Parliamo di Stuyven e Pedersen, ragazzi con una grandissima condizione. Cercheremo comunque di supportarli al massimo, perché possano arrivare il più avanti possibile. La Milano-Sanremo è una gara che mi piace e penso che in corse come quella arriverò davanti anche io, dandomi il tempo giusto».

La prima Sanremo di Milan, quella del 2022, partì dal Vigorelli: singolare coincidenza per un pistard come lui
La prima Sanremo di Milan, quella del 2022, partì dal Vigorelli: singolare coincidenza per un pistard come lui

Sbagliando si impara

Tre vittorie in questo inizio di stagione non sono poche, soprattutto perché le due tappe alla Tirreno sono per ora le prime e uniche vittorie italiane nel WorldTour. La partecipazione alla Corsa dei Due Mari aveva questo obiettivo, unito alla necessità di affinare i meccanismi del treno. Come ha raccontato Simone Consonni, la prima tappa (vinta da Philipsen con Milan al 9° posto) ha avuto un finale complicato. Quella sera il team si è riunito, hanno chiariti i punti giusti e sono ripartiti di slancio.

«Siamo arrivati alla Tirreno – racconta Milan – con la voglia di fare bene e portare a casa dei bei risultati. Ce l’abbiamo fatta e parlo al plurale perché sono state vittorie di squadra. Sono contento di aver vinto e magari ci saranno altri momenti dove magari vinceranno altri. Ogni gara ha la sua storia, vedremo in futuro. Fare tante volate insegna a sbagliare meno, perché ci sono sempre momenti in cui si sbaglia e dagli errori si impara e si acquisisce fiducia in se stessi e soprattutto nel team. Nella prima volata l’arrivo era un po’ nervosetto… Insomma (ride, ndr), tutti gli arrivi sono nervosi! Comunque nel giorno di Follonica siamo rimasti imbottigliati e non ci siamo tanto trovati, non ci eravamo mossi benissimo. Io poi li avevo persi e ci siamo ritrovati solo nel finale. Però abbiamo visto che negli sprint successivi abbiamo corso di squadra e siamo riusciti a fare molto bene. Quando lavoriamo così, riusciamo a concludere le corse in maniera impeccabile».

Milan ha vinto l’oro olimpico del quartetto a Tokyo nel 2021, con Lamon, Ganna e Consonni
Milan ha vinto l’oro olimpico del quartetto a Tokyo nel 2021, con Lamon, Ganna e Consonni

Da Tokyo a Parigi

La scoperta continua. La Sanremo sarà il primo assaggio, il resto del menù prevede Gand-Wevelgem, Dwars door Vlaanderen, Fiandre, Roubaix e dopo il Giro. Il secondo turno olimpico sarà poi il clou dell’estate, con il primo oro conquistato a 21 anni e il secondo in palio a 24. E se in pista il suo livello è già pazzesco, la sensazione è che su strada ci sia ancora molto da fare, migliorare e crescere. Perciò quando gli chiedi se abbia un’idea dei suoi limiti, Johnny ti guarda e se la ride.

«Non lo so ancora, a dire il vero. Come si diceva, lo scopo è sempre quello di provare a migliorarsi e dopo vedremo. Quel che posso dire è che spero di aver mostrato ancora poco su strada, perché vorrebbe dire che c’è ancora tanto da vincere».

Milan fa il bis (come la Visma) e Consonni ci mette lo zampino

10.03.2024
5 min
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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Ai 700 metri Milan stava per farlo ancora. Si è infilato nella doppia curva a tutta velocità, pronto per lanciare una volata troppo lunga. Però Consonni se ne è accorto e ha avuto la prontezza di cacciare un urlo, facendo nei metri mancanti il lavoro di tre compagni per chiudere un buco che poteva essere decisivo. Raccontandolo ora agli uomini del Team Lidl-Trek, dice di aver strillato tanto forte che secondo lui l’avranno sentito anche in televisione. Gli chiediamo se Jonathan abbia la tendenza ad anticipare troppo perché ha ancora poca esperienza o perché non si fidi di chi ha davanti e Simone si mette a ridere.

«Secondo me lo fa perché ne ha troppa – dice – ne ha talmente tanta che anche nel circuito finale voleva sempre stare davanti. Per carità, è anche giusto, però spendi di più. Probabilmente con il fatto di averne tanta, si può permettere di buttare via qualcosa, anche se è giusto cercare di ottimizzare sempre al meglio tutte le energie. Se poi analizziamo bene lo sprint, oggi ha fatto la prima volata ai 700 per rilanciare quando l’ho chiamato. Mi ha aspettato, l’ho passato un po’ più veloce, quindi ha dovuto accelerare per prendermi la ruota. Poi ha fatto il testa a testa con due dei velocisti più forti, ci metto anche Kristoff che su questi percorsi è un cagnaccio che non molla mai. E insomma, abbiamo portato a casa un’altra bella vittoria…».

Non è un errore: Milan ha vinto, Consonni che l’ha aiutato festeggia come se avesse vinto lui
Non è un errore: Milan ha vinto, Consonni che l’ha aiutato festeggia come se avesse vinto lui

Atto finale

La Tirreno-Adriatico si è conclusa con la vittoria di Vingegaard nello stesso giorno in cui la Visma-Lease a Bike ha conquistato la Parigi-Nizza con Jorgenson. Il danese ha avuto parole di elogio per il compagno, confidando di trovarlo altrettanto forte al Tour de France.

Nella conferenza stampa, quando verrà il suo turno, Milan ringrazierà la squadra e avrà parole di riguardo per Consonni. Il friulano mostra una grande pacatezza nel raccontare il bello e il brutto degli errori nella prima volata. Sono due i verbi che più ricorrono nel suo discorso: lavorare e imparare. E mentre Milan si racconta, sotto al pullman della Lidl-Trek Consonni sistema le ultime cose prima di ripartire.

Sul podio finale, Vingegaard ben scortato da Ayuso e Hindley
Sul podio finale, Vingegaard ben scortato da Ayuso e Hindley
Allora partiamo dagli abbracci che ti ha dato in occasione delle due vittorie. Riavvolgi il nastro: da dove nascono?

Se devo guardare cosa c’è in quegli abbracci, dobbiamo partire da tanto lontano. Dal 2018-2019, quando un giovane con la testa bella frizzante entrò nel nostro gruppo della pista e, passatemi il termine, cominciammo a bullizzarlo perché andava forte e l’avevamo già visto. Era un bersaglio facile da far arrabbiare. Ci siamo divertiti insieme a lui, ovviamente. Poi l’anno scorso c’è stato un cambiamento radicale a livello professionale. Ho deciso di intraprendere la nuova avventura con questa squadra, che era già grande e quest’anno ha fatto veramente un salto in avanti. In quegli abbracci c’è tanto lavoro, c’è tanta amicizia, c’è tanta passione per quello che facciamo. E’ uno sport dove non ti regalano niente, quindi è bello gioire di questi momenti che sono rari. Cerchiamo di lavorare perché siano meno rari.

Dopo la prima volata c’è stata una riunione per rimettere le cose a posto, Johnny si perdeva un po’…

La prima volata l’abbiamo analizzata. Ai 300 metri, prima dell’ultima curva, eravamo messi in ottima posizione a ruota degli Uno X. Poi probabilmente non si è visto, ma siamo rimasti chiusi tra i due della Alpecin, quindi abbiamo perso parecchie posizioni. Era un arrivo dove puoi avere tutta la gamba che vuoi, ma partendo da fermo è veramente dura rimontare. Invece gli altri finali li abbiamo gestiti ottimamente. Erano arrivi duri, dove era più importante avere la posizione che un leadout vero e proprio. E oggi tutto ha funzionato al meglio, anche se dopo gli tirerò le orecchie perché mi ha anticipato ancora nell’ultima chicane. Però è andata bene così. Per fortuna mi era rimasto un po’ di fiato e sono riuscito a chiamarlo.

Dopo l’arrivo l’abbraccio di Skuijns: i due saranno compagni alla Sanremo
Dopo l’arrivo l’abbraccio di Skuijns: i due saranno compagni alla Sanremo
Tu hai fatto questo tuo lavoro con Elia Viviani, adesso lo stai facendo con lui, non sembrano uguali…

Ogni sprinter ha il suo approccio alle volate. Fortunatamente ho lavorato con tanti velocisti. In UAE ho lavorato anche con Kristoff e con Gaviria, quindi mi sono fatto un po’ di esperienza. Probabilmente il fatto di averlo a ruota anche nel quartetto è sicuramente qualcosa che ti dà una spinta in più. Insomma, come inizio di stagione non c’è male…

Lo bullizzate ancora in pista?

Ci proviamo, ma poi ci picchia perchè è diventato grande…

Questa coppia funziona perché c’è l’esperienza della pista o perché c’è un bel rapporto fra voi due?

Entrambi gli aspetti, secondo me. Alla fine ti devi fidare. E vero che veniamo dalla pista, ma la strada è un’altra cosa, ci sono altre dinamiche, altri sforzi. Tra la Valenciana e qua siamo riusciti a fare dei buoni lavori e sono felice.

Sarai anche tu nella squadra della Sanremo?

No, non ci sono e un po’ mi spiace, perché è la classica di casa. Però ad essere sinceri e guardando la nostra squadra, con Mads Pedersen, con Jasper Stuyven, con Toms Skuijns, che alla Strade Bianche ha fatto vedere che sta passando un momento veramente incredibile, più anche Johnny… Da atleta dispiace restare fuori, però è una cosa normalissima.

E dove lo mettiamo Johnny in mezzo a tanti compagni?

Affari del team…

Fa una risata, ha in mano un sacchetto da mettere nella valigia. Martedì si parte per il Belgio, guai fermarsi. Mentre Milan va verso casa e giovedì si sposterà verso la Sanremo, Consonni andrà a mettere le ruote sulle strade del Nord.

Poche cronometro in calendario. Velo, come sceglierai?

09.03.2024
5 min
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Il calendario internazionale, così com’è concepito, offre davvero poche occasioni per gli specialisti delle cronometro e questo rappresenta per il cittì azzurro Marco Velo un grande problema. Qualcuno potrà pensare che avendo pochissimi posti a disposizione per le gare titolate (alle Olimpiadi ancora meno, due uomini e una donna) sia un problema relativo, ma non è così. C’è da considerare intanto che cronometro degne di questo nome dal punto di vista del chilometraggio sono pochissime, racchiuse solamente nei grandi Giri. E che poi, se scendiamo di categoria, la situazione diventa ancora più complicata.

Il cittì Velo insieme a Ganna. Con lui il programma preolimpico è già stato stabilito
Il cittì Velo insieme a Ganna. Con lui il programma preolimpico è già stato stabilito

Il tema è delicato e Velo lo affronta esaminando tutte le varie situazioni, partendo proprio dalle difficoltà legate alle categorie minori: «E’ lì che le differenze con l’estero diventano più marcate – spiega – perché i ragazzi d’oltreconfine hanno molteplici occasioni di confronto per abituarsi al gesto. Qui fatichiamo a trovare occasioni, come ho più volte fatto presente. L’allargamento del numero delle gare a tappe fra gli juniores è un aiuto, ma non basta sicuramente. La Federazione ha anche fatto un bando per invitare gli organizzatori ad allestire prove specifiche, ma è arrivata una sola risposta…».

Fra i professionisti, considerando Parigi e poi europei e mondiali nello spazio di pochi giorni, quali prove hai a disposizione per vedere i selezionabili?

Praticamente posso affidarmi solo a Giro e Tour. Per Parigi il problema è relativo: Ganna ha il suo programma concordato con noi, con lui gareggerà uno dei tre selezionati da Bennati per la prova su strada e con lui stiamo valutando le scelte. Considerando che avendo così pochi atleti a disposizione, dovrà optare per corridori che possano garantirgli il risultato, ognuno di loro. Fra le ragazze la situazione è ancora più semplice, avendo una sola atleta a disposizione che sicuramente sarà una in gara su strada o su pista.

Milan ha sorpreso in positivo alla crono della Tirreno-Adriatico
Milan ha sorpreso in positivo alla crono della Tirreno-Adriatico
Ma resta il problema di poterli testare…

Infatti. Guarderò con grande attenzione quel che avverrà nei grandi Giri, sia in campo maschile che femminile, d’altro canto si sa che spesso la classifica si gioca proprio contro il tempo, quindi saranno test probanti. Con gli altri cittì ho contatti pressoché quotidiani, in modo da avere un quadro complessivo il più possibile accurato e poter fare le scelte in sinergia. Ad esempio le indicazioni che mi arrivano da Villa sui lavori su pista mi sono preziose.

E scendendo di categoria?

Anche in quel caso mi affido molto a quel che mi dice Salvoldi, che lavora due volte a settimana su pista con i ragazzi. Ha un bel gruppo e in base a quel che fanno e ai tempi che ottengono, mi dà anche dei feedback utili per il mio lavoro. Ad esempio Montagner e Bessega sono al secondo anno junior e da loro (che ho avuto in nazionale agli ultimi europei) mi arrivano segnali positivi.

Guazzini (alla sua destra Alzini) in allenamento a Montichiari. Fra lei e Longo Borghini il ballottaggio olimpico?
Guazzini (alla sua destra Alzini) in allenamento a Montichiari. Fra lei e Longo Borghini il ballottaggio olimpico?
Tornando al discorso legato ai professionisti, nelle corse a tappe abbiamo a disposizione cronometro molto brevi. Ti sono utili?

Parzialmente. Diciamo che sono uno dei pochi metri di misura che ho, devo giocoforza farmeli bastare. Dipende anche molto da quando le cronometro si disputano. Oggi mi dicono piuttosto poco in proiezione, magari più vicine all’appuntamento possono darmi delle indicazioni sullo stato di forma specifico per il gesto. E’ chiaro però che una crono di 10 chilometri non è come una di 30… Se un Milan batte oggi Ganna alla Tirreno-Adriatico, questo non può cambiare la mia valutazione, tanto per fare un esempio. Mi dà comunque una valutazione sugli atleti che ho in mente di convocare.

Il problema lo hai anche fra le donne?

Sì, tanto è vero che ho insistito molto con gli organizzatori del Giro Donne per far inserire una cronometro, che in quel periodo mi sarà molto utile. Ribadisco però che le difficoltà maggiori le ho scendendo di categoria, perché mi vengono a mancare i riferimenti. Anche perché i ragazzi non acquisiscono l’abitudine al gesto. Su questo tema ho riscontrato molte difficoltà a farmi capire…

Anche per le ragazze le crono di Giro e Tour saranno decisive. Qui Longo Borghini, campionessa italiana
Anche per le ragazze le crono di Giro e Tour saranno decisive. Qui Longo Borghini, campionessa italiana
Perché?

Premesso che capisco bene come molti team abbiano anche difficoltà a reperire i materiali necessari, mi ritrovo spesso con ragazzi che non hanno minimamente abitudine al gesto. Salgono su una bici da crono, magari arrivatagli il giorno prima e subito gareggiano, salvo poi il fatto che non hanno la minima idea di come guidarla, di come sfruttarla. L’improvvisazione regna sovrana e questo è un danno enorme, quando poi ti trovi a competere con nazioni dove invece il gesto è assimilato molto presto.

Giaimi, campione italiano juniores 2023. I tricolori sono l’unico vero test per le categorie inferiori
Giaimi, campione italiano juniores 2023. I tricolori sono l’unico vero test per le categorie inferiori
Considerando le difficoltà, non si potrebbe a questo punto focalizzare il campionato italiano di specialità come un evento di riferimento, magari anche rendendo obbligatoria la partecipazione per chi ambisce alla maglia azzurra?

Potrebbe essere una buona idea. E’ chiaro che bisogna anche tener conto che la rassegna tricolore si svolge nel periodo degli esami di maturità: se uno non può partecipare perché a ridosso dell’esame, non può essere per questo penalizzato. Su questo tema comunque dobbiamo lavorare molto, perché bisogna permettere a chi mostra attitudini per la specialità di coltivarle nella maniera giusta. Questa per me è una battaglia personale.

Tirreno nell’Italia dimenticata: vince Milan, domani si sale ancora

07.03.2024
6 min
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GIULIANOVA – Il primo a fermarsi è stato Damiano Caruso, compagno di squadra di Milan fino allo scorso anno, che lo accolse tra i professionisti nel 2021 dell’oro olimpico del quartetto. Il siciliano si è avvicinato, gli ha detto «Bravo, Johnny!» e poi si è allontanato, mentre il friulano riprendeva ancora fiato. Appena sceso di bici ha avuto bisogno di un paio di minuti in cui ha cercato di far entrare aria nei polmoni, chinandosi verso la bici che ha continuato a sorreggerlo.

Dopo Caruso è stata la volta dei compagni di squadra. E Simone Consonni con l’abbraccio si è beccato tre colpi nella schiena da tramortire un cavallo. In casa Lidl-Trek si respira una bella soddisfazione. Se ieri a Gualdo Tadino forse qualche meccanismo non aveva funzionato, oggi tutto ha girato alla perfezione e oltre alla tappa è arrivata la maglia di leader.

«E’ stato veramente un finale molto difficile – dice Milan – molto intenso. Una tappa era qualcosa che volevo portarmi a casa fin dall’inizio e oggi devo ringraziare il team perché mi ha dato la possibilità di sprintare e di prendere questa maglia. Sinceramente non mi aspettavo di prenderla, però siamo contenti. Magari la perderò domani, perché sarà una frazione dura, però intanto me la godo.

Il gruppo ha scalato nuovamente Forca di Presta, come nella tappa del 2021 vinta da Mader a San Giacomo
Il gruppo ha scalato nuovamente Forca di Presta, come nella tappa del 2021 vinta da Mader a San Giacomo

L’Italia dimenticata

Va bene il bisogno di passare dall’Umbria alle Marche, ma è difficile vedere un senso tecnico nell’aver proposto la scalata del Valico di Castelluccio e poi Forca di Presta, avendo ancora 110 chilometri da fine discesa all’arrivo. Ci sarebbero state altre soluzioni, eppure un ringraziamento a Mauro Vegni ci sentiamo ugualmente di farlo: grazie per impedire che le luci si spengano.

La corsa mostra l’Italia, ne è testimone anno dopo anno. Ed è vero che le immagini televisive, come già nel 2021 non hanno mostrato molto, tuttavia passare in mezzo all’abbandono del post terremoto 2016 ha significato rendersi nuovamente conto che c’è un’Italia dimenticata, di cui non importa niente a nessuno. A Norcia, nel momento in cui passava la corsa, una ruspa buttava giù i resti di una casa crollata otto anni fa. Paesi come Pretare, Pie’ di Lama e Arquata del Tronto non esistono più e nulla si farà perché rinascano.

Maestri è stato uno degli ultimi ad arrendersi, dopo la fuga a 6 che ha animato tutta la tappa
Maestri è stato uno degli ultimi ad arrendersi, dopo la fuga a 6 che ha animato tutta la tappa

Un giorno faticoso

E mentre la corsa sfilava via e seguendo il corso del fiume Tronto puntava verso Ascoli Piceno, è stato impossibile non pensare a quel giorno di tre anni fa in cui passando sulle stesse strade, Gino Mader andò a vincere la tappa di San Giacomo. La corsa passerà lassù anche domani, sia pure da un altro versante. Chi c’era cullerà il ricordo.

«Non c’è stato soltanto quest’ultimo chilometro a essere veramente impegnativo – prosegue Milan – anche i chilometri precedenti sono stati molto duri. Il gruppo era nervoso, abbiamo fatto tutta la tappa a un bel passo e sulla salita lunga ho anche bucato, per cui ho faticato per rientrare. Poi gli ultimi chilometri sono stati veramente molto tosti. Sapevo che la squadra mi avrebbe portato in una posizione perfetta e infatti mi hanno lasciato dietro Philipsen. Era lui l’uomo da battere e sono partito dalla sua scia. Sono uscito e alla fine l’ho battuto».

Una liberazione

Il suo urlo sul traguardo l’ha definito liberatorio. Ciro Scognamiglio della Gazzetta dello Sport gli chiede se in qualche modo sia stato simile all’urlo di San Salvo, ugualmente Abruzzo, dove vinse la tappa dell’ultimo Giro d’Italia.

«E’ stato un urlo liberatorio – ribadisce – cercavamo la vittoria e oggi ci siamo riusciti. Nei giorni scorsi non tutto ha funzionato. In ogni tappa si vivono esperienze diverse e può capitare di sbagliare. Magari capita di non stare tanto al coperto durante la gara, sprecando energie. Ci sono diverse situazioni che poi, messe una accanto all’altra, fanno la differenza fra vincere o no. Capita, anche se vorremmo fare tutto alla perfezione. Sbaglierò ancora, è umano, ma cercherò sempre di crescere e di migliorare.

«Questa Tirreno-Adriatico è molto importante, per andare poi ad affrontare le classiche. Ho una buona condizione, vedremo poi cosa farò alle classiche, dove avremo un team molto forte. Perciò intanto puntiamo a finire bene questa Tirreno e poi vedremo per le prossime gare».

Un bel pubblico a Giulianova ha applaudito Milan, vincitore della tappa e re della classifica
Un bel pubblico a Giulianova ha applaudito Milan, vincitore della tappa e re della classifica

Il dilemma olimpico

E alla fine la lingua picchia dove il dente duole e non certo per colpa sua. Il tema è stato dibattuto fra giornalisti negli ultimi giorni e anche ieri Johnny è stato tirato per la manica. Escluso Ganna, che a Parigi correrà la crono e le prove della pista, Bennati non si è affatto rassegnato a non avere Milan nella prova su strada. E certo vederlo vincere oggi, prima vittoria italiana 2024 nel WorldTour, fa pensare che uno così nella corsa olimpica ci starebbe davvero bene.

«Sinceramente la vivo giorno per giorno – dice Milan che capisce il tema e sa anche di poterci fare poco – a Parigi ci penseremo poi. Sappiamo che le Olimpiadi su pista saranno il mio obiettivo principale, per la gara su strada vedremo. E’ un peccato che il programma di Parigi non dia la possibilità di fare strada e pista. Si vorrebbe fare tutto, però il calendario dice che il 3 agosto c’è la strada e il 5 comincia la pista. Mi piacerebbe, ma temo che sia difficile».

L’UCI che rimette mano ai caschi dopo averli approvati non si è accorta di aver ammucchiato tutte le prove di ciclismo in un pugno di giorni, sottraendo di fatto agli atleti polivalenti la possibilità di cimentarsi in più discipline olimpiche. Ugualmente il numero dei convocabili è contingentato: dov’è il senso? Sono scelte che volano ben più in alto della testa dei corridori, anche più su di quella di Milan che in cima ai suoi 193 centimetri si allontana dondolando felice come un bambino. Il ragazzo ha margini che neanche lui sa valutare, speriamo per il nostro ciclismo che inizi ad avvicinarli presto.