Volcano: il gioiello di Conor totalmente personalizzabile

19.09.2025
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Conor all'Italian Bike Festival ha presentato il modello Volcano con telaio WRC Line nel nuovo colore azzurro e allestimento personalizzabile

MISANO ADRIATICO – Conor è un marchio spagnolo che nasce nella regione della Navarra, dove è nato tutto quello che è il mondo di Conor e dove vengono prodotti e assemblati i telai. L’obiettivo è quello di avere una crescita costante nel mercato, e dopo essere arrivato in gran parte dell’Europa il brand spagnolo si è ampliato e ha raggiunto anche il mercato del Sud America. Prendendo ispirazione dal ciclismo professionistico Conor progetta e realizza le proprie biciclette con l’obiettivo di ricercare la miglior performance

Il design e la ricerca di componenti tecnici di alto livello permette a queste biciclette di poter competere con i migliori marchi del settore. Proprio per questo è nata la linea WRC (World Race Conor) che identifica una serie di prodotti premium all’interno del brand Conor. La gamma WRC Line comprende modelli con telaio in carbonio assemblati in maniera artigianale, dettaglio che permette al cliente di avere una maggiore personalizzazione. 

Volcano

Uno dei modelli che fanno parte della gamma di biciclette WRC Line è la Volcano. Stiamo parlando di un telaio realizzato con carbonio Toray T700, una fibra estremamente resistente che rende la bicicletta rigida e reattiva grazie alle proprietà del materiale utilizzato. Il modello Volcano nasce per rispondere alle esigenze di un pubblico che cerca una bicicletta performante e che sia in grado di esprimersi su diversi terreni e situazioni. E’ disponibile anche nella versione aero.

Infatti le geometrie del telaio risultano più comode, dettaglio che emerge dalla differenza tra reach e stack che è di poco inferiore ai due centimetri. Un rapporto che porta il ciclista ad avere una posizione meno estrema in sella

Personalizzazione e dettagli

La linea WRC permette all’utente di poter scegliere e personalizzare alcuni dettagli andando a comporre la propria bici a seconda di esigenze diverse. Il telaio è disponibile in quattro misure: XS, SM, MD e LA. Per trovare il miglior equilibrio Conor offre libertà di montare diverse misure per quanto riguarda l’attacco manubrio. Anche la larghezza della piega è personalizzabile, un dettaglio importante che asseconda la fisionomia e le abitudini di guida del ciclista.

Conor per quanto riguarda l’allestimento della Volcano offre cinque modalità diverse per quanto riguarda il gruppo: SRAM Red, SRAM Force, Shimano Dura-Ace Di2, Ultegra Di2 e 105. Per tutte le scelte si parla di cambio elettronico a 12 velocità.

Ruote e mozzi sono Prototipe con possibilità di scegliere tra due altezze profilo: 42 millimetri e 60 millimetri. In questo caso la scelta influenza la guida e la reattività del mezzo. Le misure delle pedivelle vanno dai 165 ai 175 millimetri

Sono disponibili tre colorazioni: rosso, bianco e azzurro.

Prezzo: a partire da 4.799 euro. 

Conor

Parkpre K3 Gravel: “toscanaccia” per gareggiare e… viaggiare

15.09.2025
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La @PARKPREBicycles K3 GRAVEL si basa sul nuovo telaio gravel in carbonio monoscocca UD che grazie al reggisella Parkpre Areo e al manubrio integrato monoscocca PFR DIRT rende l'insieme areodinamico ma adatto anche per le lunghe escursioni. Un gravel a tutti gli effetti anche grazie alla predisposizione in vari punti del telaio di portapacchi e agganci per le borse.

MISANO – Si chiama Parkpre K3 Gravel ed è stata una delle bici più apprezzate all’Italian Bike Festival. I veli sulla “toscanaccia” si sono levati proprio in quei giorni e l’attenzione non è mancata. Già a prima vista si è notato un vero salto rispetto alla precedente K1, che resta comunque un mezzo estremamente valido.

Nella sua livrea bianca con dettagli neri, a spiegarcela nel dettaglio, come si vede nel video, è stato Dino Gelli, responsabile tecnico di Parkpre, il quale in mezzo alla vasta gamma dello stand ci ha portato nei meandri della K3.

La Parkpre K3 Gravel: qui nella colorazione bianca. Da notare anche le viti per l’alloggio per le borse
La Parkpre K3 Gravel: qui nella colorazione bianca. Da notare anche le viti per l’alloggio per le borse

Telaio monoscocca

Partiamo dal telaio. Quello della K3 Gravel è un monoscocca UD che la rende davvero fedele al comportamento sui vari terreni, sia dal punto di vista delle performance che del comfort.
Si tratta di tubi abbastanza grandi e questo è un vantaggio non da poco ai fini della comodità, che nel gravel, a seconda del tipo di utilizzo, può diventare anche motivo di prestazione. Tubi la cui lavorazione è stata calibrata dagli ingegneri di Parkpre in un lavoro durato oltre otto mesi. Non si trovano tubi semplicemente tondi o squadrati: ogni linea ha un suo perché.
«Si è partiti dalla base del telaio K1. Abbiamo preso quanto di meglio aveva quel modello e abbiamo cercato di esaltarlo», ha riferito Gelli.

E a proposito di linee, molto interessante è il carro posteriore. L’attacco dei foderi alti è piuttosto basso, una soluzione insolita per una gravel. Ma questo rende la bici molto comoda e confortevole alle sollecitazioni verticali. Il pregio della K3 è che, nonostante questa scelta, trovano posto gomme fino a 45 millimetri. In teoria potrebbe entrarci anche un 50, ma in casa Parkpre lo sconsigliano in quanto troppo al limite.

Componentistica top

La K3 Gravel si avvale poi di altri due pezzi davvero di pregio e sempre “made in Parkpre”: il reggisella e il manubrio integrato.
Il reggisella è l’Aero Parkpre, pensato appositamente per questo telaio. Ha una forma “ovaleggiante” che ci saremmo aspettati più su una bici da corsa di pura impostazione racing, eppure dai test effettuati ha dato eccellenti risposte anche nell’offroad. Di sicuro è di grande impatto estetico.

Si passa poi al manubrio. Anche questo è in carbonio monoscocca ed è il PFR DIRT, con una campanatura delle curve ad hoc per il gravel. Questo fa sì che il peso della K3 sia davvero contenuto e che nel complesso non risulti una linea massiccia, ma pulita. Nessun cavo esterno, nessun fronzolo: la K3 è pura sostanza.

Questo continuo mix di prezzi dall’assoluto DNA racing (un must per la casa toscana), come appunto la piega integrata, e alcune soluzioni invece più “soft” del telaio ci piace molto, in quanto fa della K3 una bici adatta davvero a tanti usi. Non è un caso che ci siano anche le predisposizioni per le borse con le viti su forcella, pendenti e orizzontale. Insomma con la Parkpre K3 Gravel ci si può correre viaggiare o anche semplicemente divertirsi.

Il configuratore per il design del telaio sul sito: https://custom.parkpre.it/configuratore/
Il configuratore per il design del telaio sul sito: https://custom.parkpre.it/configuratore/

Montaggio e dettagli

Il modello che abbiamo ammirato noi montava il Campagnolo Ekar 1×13, con cassetta 11-46 e monocorona da 38 denti. Ma c’è anche la versione con l’L-Twoo 1×12, il gruppo del brand cinese che si sta espandendo sempre di più anche nel mercato europeo. Un set davvero interessante.

Le ruote, parte fondamentale in una gravel, sono le PFR Infinity38 Carbon TLR, con coperture Vittoria Terreno da 45 millimetri. La sezione maggiorata delle gomme rappresenta uno dei grandi salti in avanti rispetto al modello precedente.

In ogni caso la personalizzazione del K3 è totale: sia negli allestimenti, c’è anche l’opzione solo kit telaio (telaio, forcella, reggisella e ruotismi), sia nelle colorazioni, grazie al servizio MyParkpre. In pratica, grazie alla realtà aumentata, ci si può creare il proprio modello direttamente dal sito Parkpre, così da avere un gioiello unico al mondo.

Parkpre

Due o tre (vere) chicche viste ad Italian Bike Festival

14.09.2025
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MISANO ADRIATICO – Italian Bike Festival conferma una volta di più il ruolo di expo di riferimento del settore. Un luogo per preziosi approfondimenti e una piazza importante per i marchi che trainano la categoria, quelli dei grandi numeri e volumi ma anche per le aziende medio/piccole.

Proprio queste ultime, trovano a Italian Bike Festival il momento giusto per entrare in contatto con gli appassionati, mostrare ed argomentare le produzioni. Tra le altre cose, ne abbiamo selezionate alcune.

KarbonKrone, la ruota a 12 raggi

Si chiama KarbonKrone, una vera bellezza per impatto visivo e soluzione tecnica, un vanto per Sandro Marcorin, fondatore e CEO di Alchemist, grande appassionato di bici. Il progetto KarbonKrone 40 si basa su un cerchio in carbonio da 40 millimetri di altezza, con un canale interno da 23 millimetri di larghezza. Il disegno non è hookless, ma prevede l’ingaggio dello pneumatico attraverso un mini uncino (mini-hook, oppure hookless 2.0) e prevede il montaggio del tape tubeless.

Ci sono 12 raggi per ogni singola ruota, sono in carbonio e scorrono attraverso il mozzo in alluminio. Quest’ultimo ha la meccanica interna DT Swiss (con sfere CeramicSpeed), facile, efficiente ed immediato. Una della particolarità di KarbonKrone è la possibilità di intervenire meccanicamente sui raggi, innestati all’interno del cerchio con i nipples. Significa che si possono sostituire e la ruota può essere ri-raggiata. In caso di danno e seguente intervento, Alchemist si impegna a riconsegnare il prodotto in una settimana lavorativa. Il prezzo di listino è di poco superiore ai 4000 euro.

Fasten, il sistema che fa parlare

Un sistema che coinvolge tutta la bici, anzi entrambe le ruote. E’ il primo pacchetto che permette di togliere le ruote dal telaio senza la necessità di dover smontare pignoni e dischi. Al tempo stesso si crea anche una vera e propria intercambiabilità, perché la ruota davanti si può montare sul carro posteriore, quella dietro può essere ingaggiata alla forcella.

La tecnologia sviluppata da Stefano Costamagna e dal suo staff si chiama SWS (Switch Wheels System). Include le ruote con i suoi mozzi, più stretti rispetto ai tradizionali ed i supporti da montare al telaio (carro e forcella). Questi ultimi necessitano di sedi specifiche per il montaggio, non funzionano con i telai standard, ma è pur vero che Fasten fornisce anche l’intera mappa di messa in opera del sistema. Si utilizzano i perni passanti standard. A parità di montaggio non c’è un aggravio di peso che merita di essere argomentato.

Magene è anche trasmissione

Il distributore Magene per l’Italia è Gist Italia, una compagine che ha creduto nel brand (a giusta ragione) ed ha portato una ventata di aria nuova nel settore bici. Magene rende accessibile a tutti l’elettronica, la tecnologia moderna legata a misuratori di potenza e trasmissioni, si propone in modo davvero importante come player di rilievo per gli anni a venire.

Puntando la lente sulla trasmissione, della quale non si hanno ancora tutti i dettagli precisi, sarà disponibile su due livelli (proprio come i power meter, PES in alluminio e TEO in carbonio). Il funzionamento è ibrido, con una batteria da posizionare all’interno del telaio (che va ad alimentare bilanciere e deragliatore) ed i manettini che comunicano con la batteria via wireless. Da definire i prezzi, ma seguendo il filone Magene ci potrebbe essere un risparmio del 30/40% rispetto ai competitor, a parità di categoria e posizionamento sul mercato.

Le opere d’arte esistono: si chiamano Passoni

Nell’era del carbonio il titanio trova ancora spazio e le eccellenze artigianali esistono ancora. Ad Italian Bike Festival, Passoni ha esposto il prototipo di una creazione che vedremo nei prossimi mesi. La Prototipo, per ora vogliamo chiamarla in questo modo, è la prima bici Passoni che utilizza una forcella tutta in carbonio ed un manubrio integrato, anch’esso full carbon, disegnati, sviluppati e prodotti per la prima volta da Passoni. La bici rappresenta la versione rinnovata della Passoni Titanio Disco.

In aggiunta colpiscono alcuni dettagli: il passaggio degli pneumatici fino a 32 millimetri di sezione, lo sterzo con sedi (superiore ed inferiore) da 1,5”. C’è poi il forcellino ceco dal lato guida, non in ultimo la scatola del movimento centrale con sedi T47 (filettate) e larga 68 millimetri. Importante la cura dimagrante, con un risparmio di peso compreso tra i 120/140 grammi in base alla taglia (rispetto alla Titanio Disco). Passoni Prototipo è disponibile in taglie standard (otto), naturalmente su misura, per quanto concerne quote geometriche e anche resa tecnica.

Italian Bike Festival

Bike Techical Hub di RMS, al servizio di chi ripara le bici

13.09.2025
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Abbiamo approfittato di Italian Bike Festival per approfondire la conoscenza con il mondo RMS, il partner di chi ripara le biciclette. Distribuzione e assistenza di brand importanti, garanzie (dal 2026 anche @dtswiss ). E anche formazione e aggiornamento: dai meccanici professionisti ai giovani che vorrebbero entrare nel mondo del ciclismo.

MISANO ADRIATICO – Dove nascono i meccanici? Se le biciclette sono ormai dei concentrati pazzeschi di elettronica, può bastare aver corso per essere in grado di tenerle in ordine? Ormai anche i professionisti più esperti, fatta salva un po’ di pulizia, si guardano bene dal metterci le mani e si rivolgono ai tecnici della squadra. Non è un caso che la domanda se la siano fatta anche in RMS, che da 40 anni distribuisce in Italia alcuni dei marchi più importante del mondo del ciclismo e lo ha visto evolvere rapidamente verso l’estrema sofisticazione (in apertura il gruppo di Misano, in una foto dal profilo Instagram). La risposta che si sono dati è stata coerente: i meccanici non nascono sugli alberi, sarà meglio che iniziamo a formarli noi. Non è per caso che il loro slogan sia: il miglior partner per chi ripara le biciclette.

Italian Bike Festival è stato così l’occasione per conoscere uno dei “Professional Bike Mechanic” formati da Bike Technical Hub di RMS. Un centro tecnico professionale che si occupa di formazione con la RMS Academy e di assistenza tecnica. E dato che ottobre sarà il mese in cui i corsi riprenderanno, ci è sembrato interessante parlarne con Stefano Aresi, Managing Director della Bike Academy, e con Giuseppe Strozza che il corso l’ha affrontato e superato.

Stefano Aresi è Managing Director della Bike Academy di RMS
Stefano Aresi è Managing Director della Bike Academy di RMS

Un corso di 100 ore

Del servizio di formazione vi avevamo già raccontato. Il calendario formativo per professionisti si aprirà il 13 ottobre, mentre il 28 ottobre nella sede di Bovisio Masciago ripartirà il corso di 100 ore per diventare meccanici professionisti.

«Da due anni a questa parte – spiega Aresi – abbiamo inserito questo servizio che si occupa di formare o aggiornare competenze di professionisti o di portare nel settore ragazzi che vogliono inserirsi come meccanici professionisti. Per chi già lo fa già per lavoro abbiamo un’offerta formativa ampia, che si occupa di più tematiche, dalle ruote alle sospensioni, fino alle e-bike. Gestiamo in esclusiva i corsi di brand come Bosch, TQ, Magura, Cane Creek e altri. Per quanto riguarda chi vuole entrare nel settore, c’è molta richiesta sia lato offerta che lato domanda. Così abbiamo ideato un corso di 100 ore di formazione che si sviluppa in 13 giornate nell’arco di un mese».

Ad ora, su 20 allievi che hanno partecipato ai corsi di RMS, ben 15 sono approdati nel mondo del lavoro, con la comprensibile soddisfazione di Aresi e del suo staff.

Giuseppe Strozza ha conseguito il diploma nella RMS Academy e punta a un lavoro nel mondo bike
Giuseppe Strozza ha conseguito il diploma nella RMS Academy e punta a un lavoro nel mondo bike

L’allievo Giuseppe Strozza

Uno di loro, dicevamo, è Giuseppre Strozza, milanese che in passato ha corso in mountain bike e negli ultimi anni si è occupato di ristorazione come direttore operative di varie realtà della Lombardia. Quando però ha deciso di voler cambiare vita, è partito dal corso delle 100 ore di RMS.

«Ho partecipato a questo corso – spiega nella baraonda della fiera – perché volevo provare un’esperienza in un settore differente da quello in cui ho lavorato per tanti anni ed entrare nel mondo del ciclismo che mi ha sempre appassionato. L’ho trovato molto impegnativo, ma anche adatto sia ai principianti sia a chi magari già ha qualche nozione di meccanica. Io ad esempio correvo in mountain bike e mi sono sempre occupato delle mie biciclette. Avevo già un po’ di dimestichezza, ma sicuramente ora il mio approccio è molto più professionale. Ho dovuto studiare davvero. Non ci sono stati argomenti che mi abbiano messo davvero in difficoltà, ma alcuni aspetti hanno avuto bisogno di maggiore attenzione. Le trasmissioni elettroniche sono comunque molto più difficili da affrontare, ma con le lezioni giuste e la pratica siamo riusciti a gestire qualsiasi problema. Con questa competenza, il mio orizzonte potrebbe essere quello di diventare meccanico professionista o comunque di cercare qualcosa nel mondo della bike economy».

Da gennaio garanzia DT Swiss

E’ bastato guardarsi intorno per rendersi conto contemporaneamente che la RMS Academy è una goccia nel mare di prodotti e materiali distribuiti da RMS e che hanno fatto del grande stand un approdo per centinaia di appassionati e addetti ai lavori. A ciò ha concorso di certo anche il fatto che, per un insolito incrocio di correnti, lo stand dell’azienda lombarda fosse il più fresco di IBF.

«Il secondo servizio che proponiamo sempre ai professionisti del settore – prosegue Stefano Aresi – è l’assistenza tecnica sulle sospensioni, sulle ruote e le e-bike, per le quali siamo centro di garanzia ufficiale per il marchio TQ. Per le sospensioni siamo un centro di assistenza multibrand. Ci occupiamo della garanzia di Suntour e Cane Creek su tutta Italia, ma seguiamo anche Fox, Rock Shox, Ohlins e svariati altri marchi. Sul fronte delle ruote invece c’è una succosa novità che per noi è una grande notizia. Vale a dire che dal primo gennaio saremo centro di garanzia ufficiale e riferimento per i negozi di tutta Italia per DT Swiss».

Eurobike in visita a IBF: con Reisinger sul truck di bici.PRO

13.09.2025
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MISANO ADRIATICO – Eurobike in visita all’Italian Bike Festival. E’ vero che ogni esposizione fa storia a sé ed è anche vero che nel concepire l’esposizione romagnola, che nacque a Rimini e poi si è spostata all’autodromo, si prese spunto dalla fiera nata a Friedrichshafen, ma la presenza di Stefan Reisinger a Misano non è passata inosservata. Il CEO di Fairamic, che organizza l’esposizione di Francoforte, era in vacanza con la famiglia sulle spiagge di qui, ma ne ha approfittato per un’immersione di giornata fra gli stand di IBF. Forse anche la scelta del luogo e della data per le vacanze con i due figli piccoli non è stata casuale.

Per cui quando lo accogliamo nel nostro truck e per tenere a bada i due bambini attingiamo alle scorte di cioccolata, l’occasione di porgli qualche domanda ci è parsa altrettanto ghiotta. Assieme a lui c’è Marco Rossignoli, amministratore di Expo Time che organizza fiere e agevola la presenza a Eurobike delle aziende italiane (i due sono insieme nella foto di apertura).

Lo stand di Guerciotti a IBF, fra tecnica, arte e tanto buon gusto: la fiera di Misano si svolge all’aperto
Lo stand di Guerciotti a IBF, fra tecnica, arte e tanto buon gusto: la fiera di Misano si svolge all’aperto
Il giorno prima dell’apertura si è tenuta una riunione sulla sicurezza stradale e si sbandierato il fatto che Berlino sia ormai una città sicura per le bici. Conferma?

Penso che alcune città tedesche siano già cambiate molto o che le persone abbiano cambiato molto i loro comportamenti. Ma ovviamente non siamo ancora arrivati al punto di paragonare Berlino a Copenaghen, per esempio, oppure ad Amsterdam. Ci sono altre città e altri Paesi piuttosto avanti e quando si organizza un’esposizione come Eurobike, bisogna pensare anche che questo tipo di sviluppo gioca un ruolo cruciale.

La mobilità è il fronte principale di interesse?

Negli ultimi due anni ne abbiamo parlato molto, quindi Eurobike si è trasformata sempre più in una fiera che si occupa di queste tematiche. Penso che sarà ancora uno dei nostri obiettivi per il prossimo anno, ma non l’unico. Vogliamo anche tornare alle nostre radici e parlare di sport e performance, perché negli ultimi due anni questo aspetto è un po’ mancato.

Da Friedrichshafen, sul lago di Costanza, 4 anni fa Eurobike si è trasferita alla Fiera Di Francoforte
Da Friedrichshafen, sul lago di Costanza, 4 anni fa Eurobike si è trasferita alla Fiera Di Francoforte
Perché?

Perché dopo il Covid, la maggior parte dello sviluppo e delle innovazioni interessanti è derivata dal lato della mobilità. Pensiamo a quale rivoluzione siano state le e-bike. Questo ovviamente non significa che i prodotti sportivi e legati alla performance non siano più al centro dell’attenzione ed è un aspetto che vogliamo affrontare anche l’anno prossimo.

Anche perché il ciclismo sportivo in Germania sta tornando ai vertici della popolarità. Lidl è uno sponsor tedesco, Lipowitz è arrivato terzo al Tour, ci sono tanti segnali di risveglio, no?

Penso che il ciclismo stia guadagnando di nuovo popolarità, dopo alcuni anni in cui è rimasto un po’ sotto traccia. Penso che i fatti di doping abbiano danneggiato molto l’intero settore, ma ora sembra essere stato superato e c’è un nuovo interesse per il ciclismo e il ciclismo delle alte prestazioni. Il Giro di Germania è cresciuto, ma credo che siano ancora le grandi gare come il Tour de France, il Giro e la Vuelta ad essere al centro dell’attenzione anche in Germania.

Le bici da bikepacking di Gusoline sono ormai celebri grazie alle imprese e ai video di Jovanotti
Le bici da bikepacking di Gusoline sono ormai celebri grazie alle imprese e ai video di Jovanotti
Quale pensate sia il ruolo di Eurobike nel ciclismo europeo?

Penso che possiamo incidere non in termini di prestazioni nelle corse, ma in termini di unificazione dell’intero settore ciclistico. Penso che questo sia lo scopo principale e l’attrattiva principale di Eurobike: che tutto il mondo del ciclismo si unisca. Chi lavora nella catena di fornitura, ma anche i marchi e tutti i produttori e importatori di componenti da tutto il mondo, convergono sull’Europa. In un certo senso Eurobike è il più grande raduno del settore a livello globale.

Quattro anni fa vi siete spostati da Friedrichshafen a Francoforte: restate convinti della bontà della scelta?

E’ stato un passaggio positivo. Nel 2022, a Francoforte siamo riusciti a far ripartire il settore dopo la chiusura per il Covid. Certo, gli ultimi due anni sono stati difficili anche per noi, perché l’intero settore si è trovato in una situazione difficile. La fiera è sempre uno specchio del mercato. Quindi, se il mercato non va bene, la fiera non può avere un grande successo. Ma in generale, il cambiamento che abbiamo apportato spostando la fiera a Francoforte è stato positivo.

Che tipo di rapporto avete con le industrie italiane che partecipano a Eurobike?

Una lunga tradizione. Nel corso degli anni c’è sempre stata una grande partecipazione dall’Italia. Nelle ultime due stagioni, alcuni marchi di bici da corsa hanno abbandonato la partecipazione (fra essi Colnago, assente quest’anno anche a Misano, ndr), ma ora il nostro obiettivo principale è quello di far tornare alcuni dei migliori marchi italiani di bici da corsa.

Lo stand Cinelli è stato un vero tempio del made in Italy, richiamo per molti appassionati
Lo stand Cinelli è stato un vero tempio del made in Italy, richiamo per molti appassionati
Che cosa ti è parso di Italian Bike festival e della sua formula?

Penso che sia un evento fantastico. Sono arrivato da poco e ho visto che è davvero molto affollato di appassionati ed espositori. Sembra che ci siano tutti, quindi è sicuramente il più grande raduno della comunità ciclistica italiana.

Hai visto qualcosa che potresti pensare di esportare a Eurobike?

Forse è un po’ il contrario. Penso che siano stati bravi a riprendere molte cose che abbiamo iniziato a Eurobike tanti anni fa. Tutte le attività del festival all’aperto a Fredrichshafen le facevamo già 20 anni fa. E anche le opportunità di provare le bici, anche questo fa parte di Eurobike. E penso che sia anche la parte che qui funziona meglio, per giunta in un momento perfetto dell’anno. Il tempo è bello, c’è il sole, quindi è davvero bello. Un bel festival per i consumatori finali. Per questo, se i bambini me lo permettono, adesso andrò a farmi un altro giro anche io.

Adrenaline SL: il gioiello di MMR Bikes, dai pro’ all’IBF

12.09.2025
4 min
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Vi presentiamo il modello di punta di casa MMR Bikes: l'Adrenaline SL, leggera, scattante e comoda. Ce la presenta Rosario Fina, titolare di Fina Bike, che distribuisce in Italia il marchio spagnolo

MISANO ADRIATICO – Il brusio e i colori dell’ultimo Italian Bike Festival sono un’eco che ancora riecheggia nelle orecchie degli appassionati. Stand, bici, borse, kit d’abbigliamento, pedali, ogni piccolo o grande componente legato al mondo del ciclismo ha trovato il suo spazio. Le aziende hanno mostrato i loro migliori prodotti, regalando ai visitatori tre giornate ricche di divertimento e curiosità.

Tra coloro che hanno aperto al pubblico le porte, virtuali, dei propri stand c’è sicuramente MMR Bikes. Il brand, che in Italia è distribuito da Fina Bike, ha mostrato il suo modello di punta: la Adrenaline, disponibile in tre versioni.

Tra i grandi

In questi giorni La Vuelta sta entrando nelle sue ultime tappe, quelle che possono risultare decisive ai fini della classifica generale. Sulle strade spagnole stanno correndo anche diversi team di casa, tra di loro c’è la Caja Rural – Seguros RGA. La formazione iberica, che al momento dopo diciassette tappe conta due atleti nella top 15, sta correndo proprio con il modello Adrenaline SL

Entrare nelle competizioni di massimo livello richiede una grande qualità tecnica e in MMR hanno lavorato per rendere l’Adrenaline SL pronta a combattere su ogni terreno. Il telaio, monoscocca, è realizzato utilizzando diverse fibre di carbonio: ad altissimo modulo e modulo intermedio. Una scelta che permette di avere un equilibrio perfetto tra leggerezza, rigidità e comfort, parliamo di una bicicletta dal peso di soli 6,9 chilogrammi. Infatti questo mix di fibre di carbonio rende l’Adrenaline SL veloce e reattiva, ma anche capace di assorbire ogni vibrazione senza mai affaticare il ciclista. 

La guida risulta aggressiva, così come la posizione in sella, fattore che si nota nei dati riportati su reach e stack, rispettivamente di 387 e 558 millimetri nella taglia M. Una proporzione ridotta che porta il ciclista ad avere una posizione in sella aggressiva.

Competizione

MMR Bikes ha sviluppato diverse filosofie che stanno alla base dei modelli realizzati. Per costruire il telaio dell’Adrenaline SL sono stati utilizzati i parametri della progettazione G2, questi sono volti a fornire all’utente finale una bicicletta comoda ma dallo spiccato carattere agonistico. Gli studi morfologici ed ergonomici svolti hanno portato a geometrie che aiutino il ciclista a trovare la sua miglior prestazione, senza rinunciare al comfort. Affrontare allenamenti o gare impegnative divertendoti e pedalando a fondo è possibile

A questo MMR Bikes unisce una serie di componenti di primo livello, come la scelta di montare il gruppo Shimano Ultegra Di2 a 12 velocità con guarnitura 52/36 e pacco pignone 11-30. Mentre le ruote sono le Vision RS45. Queste scelte di equipaggiamento fanno capire come la Adrenaline sia una bicicletta versatile e votata alla ricerca della velocità ma che permette di affrontare percorsi impegnativi e con dislivello importante.

Prezzo al pubblico: 9.499 euro

MMR Bikes 

Fina Bike

L’estate d’oro di Fiscarelli, 17 anni di grinta e talento

12.09.2025
7 min
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MISANO ADRIATICO – «Vengo dalla scuola Fiorin – dice Rebecca Fiscarelli, 17 anni – dove la multidisciplina è all’ordine del giorno. Ho sempre fatto strada, pista e ciclocross. Preferisco la pista perché mi è sempre piaciuta, però penso che al giorno d’oggi per crescere si debba provare tutto. Anche perché da una specialità impari cose nuove che puoi applicare nell’altra. Il ciclocross per guidare in pista, la strada per avere resistenza nel cross. Da ognuna hai un beneficio, per cui mettendo tutto insieme, hai sicuramente una marcia in più».

Era sabato 11 marzo 2023, quando incontrammo per la prima volta Rebecca Fiscarelli, tricolore al primo anno da allieva
Era sabato 11 marzo 2023, quando incontrammo per la prima volta Rebecca Fiscarelli, tricolore al primo anno da allieva

Il cerchio che si chiude

Parla così la neo campionessa del mondo della velocità a squadre juniores ad Apeldoorn – titolo conquistato con Cenci e Trevisan (Campana ha corso le qualifiche, in cui l’Italia ha anche stabilito il miglior tempo) – già campionessa europea ad Anadia. In un certo senso è un cerchio che inizia a chiudersi. Sorridiamo entrambi ricordando il primo incontro, in un sabato di marzo del 2023, quando i suoi anni erano appena 15. La Tirreno-Adriatico arrivava a Osimo, Roglic stava per vincere un’altra tappa, quando nello stand di Alé facemmo la conoscenza della giovanissima marchigiana in maglia tricolore. Con lei sua sorella Ylenia, che le faceva e ancora le fa da addetta stampa. Oggi Ylenia è in vacanza a Ibiza, ma è stata lei con i suoi messaggi a guidare Rebecca fino al truck di bici.PRO a Italian Bike Festival.

«Ritengo che la strada sia molto importante anche per crescere – dice per completare il concetto – e per vedere nuove cose. Sono ancora giovane quindi voglio capire dove posso andare e dove no. Sicuramente in pista abbiamo visto che vado forte, adesso ci concentriamo nuovamente su strada. Corro con il Conscio Pedale del Sile, vediamo che cosa ci propone la strada».

Fino al 2024, Rebecca Fiscarelli ha corso nel Team Fiorin, dove si pratica sul serio la multidisciplina (immagine Instagram)
Fino al 2024, Rebecca Fiscarelli ha corso nel Team Fiorin, dove si pratica la multidisciplina. Ora è alla Conscio Sile (immagine Instagram)

Pistard senza pista

Tiene fra le mani la maglia iridata e le due medaglie: una col nastro azzurro della UEC, l’altra invece è color arcobaleno. Sono giorni di foto ricordo e racconti, ma a breve ricomincerà anche la scuola al Bonifazi-Corridoni di Civitanova Marche e allora si tornerà alla routine di lezioni al mattino, un rapido pranzo e poi gli allenamenti. Almeno quelli su strada, perché nelle Marche piste non ce ne sono.

Ad Ascoli Piceno hanno smantellato quella che già c’era per allargare un campo da calcio e hanno iniziato la costruzione di quella nuova, che per ora è ancora in alto mare. Semmai si va ad Avezzano, ma si tratta pur sempre di fare 400 chilometri fra andata e ritorno, con il Gran Sasso nel mezzo. Oppure a Forlì e in quel caso i chilometri sono 380.

La vittoria del titolo europeo ad Anadia aveva fatto capire che al mondiale si sarebbe potuto fare bene (foto UEC)
La vittoria del titolo europeo ad Anadia aveva fatto capire che al mondiale si sarebbe potuto fare bene (foto UEC)
Che effetto fa aver vinto il campionato del mondo?

Una bellissima emozione. Venivamo già dal bellissimo risultato dell’Europeo, quindi ci aspettavamo di fare bene, ma non così tanto. Le ultime settimane non erano state molto semplici, ma ci siamo riprese, per fortuna, ed è andata molto bene. Io per prima non ero nella migliore condizione, perché appena arrivata in Olanda, ho preso la febbre. Quaranta non era dell’idea di farmi correre, però mi sono impuntata. In un modo o nell’altro sapevo che dovevo riuscirci.

La velocità a squadre si corre in tre, qual era il tuo turno?

L’ultimo. Si parte da fermi e abbiamo corso con Matilde Cenci e Siria Trevisan, che ha fatto una partenza perfetta. Poi è toccato a Matilde, come sempre strepitosa, e poi è toccato a me. Abbiamo girato su bei tempi anche in finale, nonostante la pista non fosse molto calda rispetto a quella dell’europeo, che mi è parsa più scorrevole. Siamo riusciti a portare a casa questo grande risultato, che sicuramente per me è un biglietto da visita per l’anno prossimo, dato che sono ancora di primo anno. Mi piacerebbe anche vincere un titolo singolo, però farlo con loro è stato bellissimo. Anche perché Siria e Matilde hanno un anno in più e sono molto più forti di me, quindi riuscire a stare con loro è stato veramente molto bello.

Essere l’ultima, dopo aver avuto la febbre, è stato una responsabilità?

Ero un po’ titubante, però mi sono auto convinta che per 49 secondi la febbre non l’avrebbe spuntata. Non dovevo fare un lungo di 3 ore, non dovevo fare 100 chilometri, ma solo 750 metri. E in effetti in gara sono stata bene, sul momento ero felicissima, però la notte dopo ne ho risentito.

Fiscarelli tira per terza, subito dopo Matilde Cenci. Per prima parte Siria Trevisan
Fiscarelli tira per terza, subito dopo Matilde Cenci. Per prima parte Siria Trevisan
Visto che Cenci e Siria Trevisani diventeranno under 23, con chi pensi che correrai il prossimo anno?

Del settore velocità resto solo io, però avremo l’aiuto di Agata Campana. Lei fa parte del gruppo endurance, però in realtà è una forte velocista. Vince su strada, la velocità in pista non le piace poi tanto, il team sprint è una specialità che invece l’attira parecchio. Ha visto che si può fare, ha visto che andiamo bene e quindi l’anno prossimo saremo noi due e poi troveremo delle ragazze che vengono su dagli allievi. Abbiamo già un po’ di nomi, si tratterà di vedere come andranno le cose.

E così il settore velocità che era ormai estinto, ha ricominciato a mietere successi…

Diciamo che grazie al nostro tecnico Ivan Quaranta stiamo facendo rinascere un settore ormai morto, perché si può dire che fosse così. Anche noi ragazze abbiamo vinto un titolo che alla Federazione mancava, quindi è stato anche molto bello anche per questo. Un nuovo titolo e quindi nuove speranze anche in vista di Los Angeles 2028. Dopo le imprese di Matilde Cenci, che ha vinto tre ori e un bronzo, dopo tutti noi insieme e compresi anche i ragazzi, speriamo di esserci guadagnati un po’ più di fiducia anche da parte della Federazione. In modo di fare più trasferte e riuscire a fare più cose.

Hai parlato del cittì Quaranta, come ti trovi con lui?

Ivan è sicuramente un tecnico molto bravo e molto giusto. Quando c’è da lavorare si lavora, però quando c’è da scherzare, ci puoi scherzare tranquillamente. E’ serio al punto giusto, riesco ad avere un bel confronto.

Rebecca Fiscarelli ha conquistato europeo e mondiale nella velocità a squadre al primo anno da junior
Fiscarelli oro europeo e mondiale nella velocità a squadre al primo anno da junior. Al suo fianco, Agata Campana
Ad esempio?

Per la finale stavamo ragionando se cambiare il mio rapporto oppure no. E lui si è messo accanto a me e mi ha chiesto le sensazioni che avevo. In semifinale io mi ero sentita abbastanza dura e proponevo di accorciarlo, invece abbiamo fatto un’analisi a ritroso.

E che cosa è venuto fuori?

Ci siamo resi conto che prima della semifinale avevo fatto un riscaldamento un po’ scarso. Ne abbiamo parlato. Ho fatto un riscaldamento migliore e alla fine sono partita con il 56×15. Invece all’euorpeo avevo fatto la semifinale con il 56 e la finale con il 57. Quaranta è veramente super disponibile.

E adesso ricomincia la scuola.

Giusto, faccio un tecnico a Civitanova Marche, il Bonifazi Corridoni. Studio grafica ed è tosta, però riesco a conciliare bene tutto. Anche perché la scuola mi piace, studiare mi è sempre piaciuto fin da piccola e quindi riesco bene anche sui libri. La mattina mi alzo e vado a scuola, faccio pranzo lì e appena torno a casa – di solito all’una e mezza ci sono già – vado a fare subito allenamento, che sia in palestra o su strada.

Dopo l’accoppiata europei più mondiali, Rebecca Fiscarelli è stata ricevuta da Fabrizio Ciarapica, sindaco di Civitanova Marche
Dopo l’accoppiata europei più mondiali, Rebecca Fiscarelli è stata ricevuta da Fabrizio Ciarapica, sindaco di Civitanova Marche
Che cosa fa Rebecca quando non studia e non si allena?

Mi piace uscire con le mie amiche, mi svago un po’ e vado a fare shopping. Quando ho vinto il mondiale, le mie amiche sono state felicissime. Sono tornata a casa che era notte fonda e la mattina dopo mia sorella mi ha buttato giù dal letto e mi ha portato a fare colazione perché loro mi avevano organizzato una specie di sorpresa. Mi aspettavano al bar e poi abbiamo passato la giornata insieme. Gli ho fatto vedere la maglia ed erano più contente di me.

Quando due anni fa ci siamo incontrati a Osimo avresti immaginato che oggi saremmo stati qui a parlare di un titolo mondiale?

Assolutamente no. Avevo addosso la maglia tricolore, mi aspettavo di arrivare in alto, questo non posso negarlo, ma così tanto in così poco tempo no. E’ stato veramente bello, è successo tutto in fretta, forse troppo. Devo ancora realizzare, però è stato veramente molto bello.

Consonni fra il Tour e il primo inverno (quasi) senza pista

11.09.2025
5 min
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Ho vinto un viaggio in Cina? Cosa, un viaggio in Cile? «Hanno cominciato ad ammalarsi tutti – dice Consonni – e a un certo punto ho avuto la sensazione che sarebbe toccato a me. Infatti l’altro giorno è arrivata una mail che lo confermava. In Cina, non in Cile. Quello mi sarebbe piaciuto». In Cile si svolgeranno i mondiali della pista in ottobre, ma Consonni non ci sarà. Della vecchia guardia ci sarà forse Viviani, mentre per il resto si darà spazio al nuovo che avanza. Fa uno strano effetto, ma tutti erano al corrente e il programma sarà rispettato.

Ganna e Consonni, come pure Milan: per il primo inverno da 5 anni non correrano in pista
Ganna e Consonni, come pure Milan: per il primo inverno da 5 anni non correrano in pista
Che effetto fa sapere di non essere nel gruppo del mondiale?

Mi hanno tagliato perché sono troppo vecchio (scoppia a ridere, ndr). E’ strano, molto strano e dispiace, però in questo modo riusciamo a prendere un po’ d’aria. Non dico che s’è cominciato da Rio, ma quasi. Ogni anno si è tirato dritto. Questo probabilmente è il primo anno che abbiamo un quadriennio pieno tra un’Olimpiade e l’altra, quindi vediamolo come il meritato riposo dopo anni di dedizione.

Combattuto fra sentimento e ragione?

La verità è che il mio cuore appartiene alla pista. Se dovessi scegliere tra pista e strada, pochi dubbi. La pista è dove mi sono tolto le emozioni più forti, dove ho sempre vissuto con i miei amici, dove c’è un gruppo che non è solo un gruppo di atleti. Il dispiacere è legato a questo, per il resto va bene così.

Durante l’anno sei andato qualche volta a girare a Montichiari?

Sono andato un paio di volte. Dovevo passarci anche prima nel Tour, però la pista è stata chiusa per dei lavori e quindi la preparazione indoor è stata un po’ un po’ a singhiozzo. Ma visto che siamo sul discorso, questa settimana sono tornato a girare e a fine mese dovrei debuttare in gara a Aigle. La pista non si molla mai.

Dopo la caduta di Carcassonne, il Tour di Consonni è diventato fortemente in salita
Dopo la caduta di Carcassonne, il Tour di Consonni è diventato fortemente in salita
Tua sorella Chiara ha detto di aver avuto difficoltà su strada avendo perso tante giornate in pista.

Qualche giorno fa ho parlato con Manlio Moro, che dieci giorni fa è andato in pista ad allenarsi. Mi ha detto che da una parte gli mancava l’idea di girare, ma non gli mancava il lavoro. Nel senso che quando stai tanto senza girare, senti proprio che ti mancano lo sforzo e il lavoro che fai in pista.

Fine stagione, tempo di pagelle: che voto dai al 2025?

Un bell’otto pieno. I due o tre obiettivi che ci eravamo prefissati li abbiamo raggiunti. Normale che se guardi indietro, qualcosa abbiamo sbagliato o lasciato per strada. Però gli obiettivi grandi li abbiamo centrati e siamo contenti, la squadra è contenta e questo è importante.

La fetta più grande ruota attorno al Tour: quali ricordi risveglia?

Come tutte le grandi corse a tappe, il Tour è stato una montagna russa di emozioni. Siamo partiti male, perché la prima tappa è andata come è andata per una serie di motivi. Poi la prima vittoria con Johnny, la maglia verde sempre presente, la seconda vittoria. Per me personalmente le prime due settimane sono state positive anche come sensazioni, come recupero, come feeling in corsa. Poi invece, a partire dalla doppia caduta prima del secondo giorno di riposo, nell’ultima settimana ho dato poco aiuto in corsa. Ero devastato e i ragazzi sono stati bravi a sopperire alle mie mancanze e ad aiutarmi anche nelle giornate dure.

Del resto la compattezza della Lidl-Trek quest’anno è stata sottolineata più volte.

Questo è il nostro sport e la forza e la grandezza del nostro gruppo è che quando c’è qualcuno più in sofferenza, l’altro riesce a sopperire e aiutarlo sia fisicamente sia mentalmente.

La scorsa settimana, Consonni è stato ospite di Italian Bike Festival a Misano Adriatico
La scorsa settimana, Consonni è stato ospite di Italian Bike Festival a Misano Adriatico
Nel frattempo da un lato la squadra si sta rinforzando e dall’altro il tuo contratto, come quello di Milan e di Mosca, è stato rinnovato.

In qualsiasi corsa siamo partiti, la squadra è stata pronta a tirare dal chilometro zero per il capitano di giornata. La Lidl-Trek è in continua crescita, con l’ingresso di grandi sponsor come Lidl un anno fa e come Unbroken al Tour. Penso che stiamo diventando una delle potenze del ciclismo e aver ricevuto fiducia per altri due anni è motivo di grande orgoglio. Mi definisco sempre un bel corridore, ma non un corridore da grandi numeri e quindi questa attenzione mi fa molto piacere.

Una squadra che ha diversi leader, ma due che si staccano sopra la media. Ci sono punti in comune fra Pedersen e Milan?

Sì, entrambi vogliono vincere, questa è la loro forza più grande e il motivo per il quale li vedete correre poco insieme. Quando partono hanno una sola cosa in testa, cioè vincere. Ed entrambi stanno portando tutta la squadra ad un altro livello. Non si pongono limiti. Questo lo notano tutti, i corridori e lo staff, e ne traggono forza e morale per migliorare e progredire ogni volta.

Diventano di stimolo per gli altri?

Ti costringono a stare al loro passo. Un po’ come nel quartetto, quando si mettono davanti Pippo e Johnny e devi solo chiudere gli occhi e cercare di stare al loro ritmo.

Il super Tour di Milan e Consonni era stato anticipato dalla 1ª tappa al Delfinato, con tanto di conquista della maglia di leader
Il super Tour di Milan e Consonni era stato anticipato dalla 1ª tappa al Delfinato, con tanto di conquista della maglia di leader
Peccato che Stuyven abbia scelto di non farne più parte e andrà alla Soudal…

Jasper che va via è una perdita molto importante per tutto il team e anche per la lunga storia che hanno vissuto insieme (il belga è in questo gruppo da 14 stagioni, ndr). Sono scelte. So che si sono lasciati in buoni rapporti e mi spiace perché penso che tutto dipenda da un fatto di spazi. Ci sono tanti innesti e poi con Mads e Johnny che vuole progredire anche nelle classiche, penso che la scelta di Stuyven sia stata –  tra virgolette – anche un po’ forzata. E’ stata accolta da tutti con dispiacere, però. Di certo, personalmente, sarà brutto ritrovarselo come avversario l’anno prossimo.

Vendrame alla Jayco, con l’ipotesi di un calendario diverso

10.09.2025
3 min
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MISANO ADRIATICO – Lo avevamo svelato nei giorni della Vuelta, anche prima che fosse ufficiale. Andrea Vendrame approda alla Jayco-AlUla dopo aver trascorso gli ultimi sei anni nel team che oggi è Decathlon-AG2R. C’era arrivato dalla Androni, dove aveva lasciato intravedere tanto, compreso il fatto che fosse ormai pronto per lasciare il segno. Sono venute cinque vittorie, fra cui due tappe al Giro: quella di Bagno di Romagna nel 2021 e poi Sappada nel 2024. Nella squadra che ha alzato di molto l’asticella e le pretese, tuttavia, il trevigiano iniziava a sentirsi stretto. La vittoria alla Tirreno-Adriatico non è bastata per il rinnovo del contratto e così a maggio Vendrame si è sentito libero di valutare altre proposte. Solo dopo la vittoria di tappa al Tour du Limousin è arrivata l’offerta Decathlon, ma a quel punto era troppo tardi.

«Già dalle prime videoconferenze – racconta – abbiamo trovato un parere positivo da parte della Jayco-AlUla, che ci ha ispirato subito fiducia. I prossimi due anni saranno veramente importanti per la mia vita, inizio questa avventura con nuove motivazioni. Sono entusiasta. Mi piacerebbe iniziare una sorta di serie di vittorie con questa nuova maglia».

La vittoria di tappa al Tour du Limousin sembra sia servita per regolare qualche vecchio conto
La vittoria di tappa al Tour du Limousin sembra sia servita per regolare qualche vecchio conto
Che cosa cerchi a questo punto della carriera?

Sicuramente vorrei continuare a vincere e portare a casa più risultati possibili. E’ l’obiettivo prediletto di qualsiasi corridore. Finché ottengo risultati di spessore, posso considerarmi ancora un atleta vincente che può portare in alto i colori della nuova maglia.

Sei stato prima con l’Androni, poi sei diventato… francese per parecchio tempo. Adesso finisci in Australia. Il mondo è un po’ diverso oppure nel World Tour è tutto uguale?

Penso che ogni squadra nel WorldTour sia differente, ha delle caratteristiche diverse e probabilmente ogni Paese ha la sua filosofia. Sono in procinto di andare alla Jayco, che ha mentalità australiana. Però lo staff è abbastanza italiano, quindi vedremo che differenze ci saranno. In Decathlon ci sono molti ingegneri, che ci indicano la pressione delle ruote e quali rapporti usare, credo che questo tipo di innovazione arriverà presto in tutte le squadre.

Fra le novità della nuova squadra c’è che sarai allenato da Fabio Baronti, che già conoscevi: come mai?

Abbiamo già  fatto dei test per il materiale che andrò a utilizzare. Fabio Baronti lo conosco perché in passato ho collaborato con il CTF Lab per la preparazione. Sono veramente entusiasta di… ritornare con un preparatore che abita vicino a casa mia. Ci conosciamo dalle categorie giovanili, quando si correva assieme. Sono convinto che sia la premessa per lavorare davvero bene.

Vendrame deve gran parte della sua popolarità al Giro d’Italia, con le due tappe vinte grazie a lunghe fughe
Vendrame deve gran parte della sua popolarità al Giro d’Italia, con le due tappe vinte grazie a lunghe fughe
A parte l’offerta, che cosa ti ha convinto della proposta della Jayco-AlUla?

Il primo incontro con Brent Copeland, Steve Cummings e Marco Pinotti. Hanno mostrato subito di avere un pensiero positivo nei miei confronti. Mi hanno chiesto perché non abbia fatto alcune corse e il perché. Io ho dato le mie motivazioni, loro hanno replicato con quello che pensano. E così alla fine abbiamo deciso di provarci e avere ambizioni anche in altre corse rispetto alle solite.

Di quali corse parliamo?

Ad esempio Sanremo, Amstel e Liegi. Non le ho mai fatte e non ho mai avuto spiegazioni sul perché.

Con quali obiettivi pensi di chiudere questa stagione?

Dovrei finire al Lombardia e poi tirerò i remi in barca per andare in ferie e recuperare. Mi aspetto di continuare sull’onda positiva che ho tenuto fino ad ora e magari vincere ancora una corsa. Poi si comincerà a pensare alla nuova avventura.