L’azienda francese Julbo è protagonista da oltre 130 anni nel settore dell’occhialeria sportiva e dal 2023 partner della Groupama-FDJ, attualmente al Tour con il giovane Lenny Martinez e i più esperti David Gaudu e Stefan Kung. Julbo ha appena presentato una nuova “fiammeggiante” capsule collection. Si chiama Blaze Series (dove “blaze” significa “fiamma”) e comprende tre degli occhiali best-seller del brand.
Il punto forte della collezione sono i nuovi colori che la caratterizzano: una combinazione di blu e rosso che vuole evocare la potenza, l’energia e la passione di Julbo per lo sport e nei confronti degli atleti. Oltre all’estetica i modelli Blaze Serie puntano però anche su altro. Sono infatti dotati di una nuova lente tecnica, la Julbo SPECTRON HD 3.
Si tratta di una lente ad alta definizione di categoria 3, che offre il comfort visivo necessario durante le lunghe giornate di pratica sportiva, accentuando i contrasti per reagire meglio agli elementi del terreno nelle sessioni sportive più impegnative. Questa lente è stata pensata per il trail running o il ciclismo, in quanto facilita l’individuazione di superfici diverse in condizioni di luce differenti. Per i ciclisti, per esempio, aiuta ad individuare più facilmente i segnali stradali e le strisce bianche sulla carreggiata. Andiamo a vedere più da vicino i tre modelli di occhiali che caratterizzano la collezione.
Gli occhiali Blaze Fury hanno la lente cilindrica con campo visivo più ampioGli occhiali Blaze Fury hanno la lente cilindrica con campo visivo più ampio
Fury, i più veloci
I FURY Blaze Series sono gli occhiali più votati alla velocità del brand transalpino. Questo grazie alla lente cilindrica con campo visivo più ampio e il fatto di essere stati appositamente creati per adattarsi a tutti i tipi di casco.
Sono dotati di Air Link Temple System, un inserto ammortizzante integrato all’estremità delle aste, che offre maggiore comfort e leggerezza, per mantenere gli occhiali sempre in posizione senza aderire ai capelli. La lente Full Venting rende tutta la struttura altamente ventilata, per un maggiore ricircolo dell’aria e una minimizzazione della condensa. Sono disponibili nel sito di Julbo ad un prezzo di 140 euro.
Questo è il Blaze Frequency, con Grip Nose e astine Grip TechQuesto è il Blaze Frequency, con Grip Nose e astine Grip Tech
Frequency, campo visivo massimo
Gli occhiali da sole FREQUENCY combinano una protezione ottimale con uno stile minimalista, pensata sia per il running che per il ciclismo. Si avvalgono della tenuta garantita dal Grip Nose, un inserto morbido e aderente posto a livello del ponte, che assicura una stabilità perfetta in qualsiasi condizione. Essa si ottiene anche grazie alle aste Grip Tech, sottili e avvolgenti, realizzate in un materiale morbido che non si attacca ai capelli.
La lente è panoramica, con una superficie più estesa per un campo visivo massimo. Il prezzo dei FREQUENCY Blaze Series, acquistabili nel sito dell’azienda, è di 145 euro.
Il modello Density ha un design leggero che gli permette di pesare solo 20 grammiIl modello Density ha un design leggero che gli permette di pesare solo 20 grammi
Density, solo 20 grammi
Il terzo modello scelto per la Blaze Series è DENSITY, che si propone di reinventare – nientemeno – i codici delle alte prestazioni sportive. Questo grazie al suo design leggero che gli permette di pesare solo 20 grammi, senza compromessi sul comfort e la qualità.
Come il precedente modello sono dotati del ponte antiscivolo Grip Nose e di aste Grip Tech, munite inoltre del dispositivo CustomFIT per una regolazione precisa, che garantisce una tenuta perfetta e durevole nel corso degli allenamenti. La lente, infine, assicura un campo visivo massimo e un flusso d’aerazione frontale naturale, grazie a un taglio delle lenti dedicato. Prezzo? Sul sito di Julbo sono presentate al pubblico a 145 euro.
Quando lo raggiungiamo, Philippe Mauduit sta guidando verso l’Italia. Il Tour è alle porte e per il responsabile sportivo della Groupama-FDJ si avvicinano giorni importanti. La squadra ha inserito Lenny Martinez all’ultimo momento, nonostante tutto quello che era stato detto al riguardo. E l’annuncio del Covid che ha impedito a Gaudu di partecipare al campionato nazionale accentua la scelta di non avere un team che ruoterà attorno ad un solo uomo. Per questa volta, la Grande Boucle della squadra di Madiot seguirà altri schemi.
Sarà per i trascorsi italiani da corridore, Mauduit è sempre stato più un uomo da Giro d’Italia, anche per il suo gusto personale. Però è innegabile che per lo squadrone che ebbe Pinot e che non ha trovato (finora) in Gaudu un successore all’altezza, la corsa della maglia gialla sia un passaggio cruciale.
Philippe Mauduit ha 56 anni e da quest’anno è responsabile tecnico del team (foto Groupama FDJ)Philippe Mauduit ha 56 anni e da quest’anno è responsabile tecnico del team (foto Groupama FDJ)
Come mai una squadra così sbarazzina quest’anno, con i due giovani più forti?
Gregoire era previsto da gennaio. A dire la verità, quasi tutti erano previsti da gennaio, Lenny è entrato più tardi nel gioco. Però da un paio di mesi, se guardate bene il suo programma di gare, avevamo anticipato parecchio. Ha fatto l’inizio stagione fino al Catalunya, poi un periodo di riposo. Ha ripreso ad aprile nelle gare di Besançon, Grand Jura e Tour de Romandie, poi di nuovo un periodo di riposo. Quindi è ripartito a fine maggio col Mercantur (che ha vinto, foto in apertura, ndr) e poi il Giro di Svizzera. Volevamo tenerlo fuori perché è ancora giovane, ma sapevamo anche che aveva tanta voglia di esserci. E guardando come ha gestito la sua stagione, abbiamo pensato che avendo avuto il programma ideale di preparazione, non avremo niente da perdere. Noi e tantomeno lui.
Lenny ha solo sette mesi meno di Gregoire: basta questo poco tempo per fare la differenza nelle scelte?
In tutte le categorie, Lenny ha sempre gareggiato contro ragazzi che avevano quasi un anno di più. Romain è molto più maturo fisicamente, anche nel suo modo di affrontare le corse. Per questo con Lenny ci siamo andati un po’ più tranquilli.
Amorebieta, così Gregoire ha centrato la sua ultima vittoria (finora) ai Paesi BaschiAmorebieta, così Gregoire ha centrato la sua ultima vittoria (finora) ai Paesi Baschi
Resta il cambio di impostazione. Non più tutti per uno…
A gennaio abbiamo iniziato a dire che non vogliamo una squadra legata al 100 per cento al suo capitano, ma una squadra combattiva che corra con l’istinto e la voglia di vincere tappe. In più Gaudu ha avuto un problema di Covid al Delfinato, come molti altri, e sappiamo tutti che questo non è facile da affrontare. Dipende del carico virale, c’è qualcuno che dopo dieci giorni non ha più sintomi e qualcuno che invece rimane fiacco per due o tre settimane. Guardando come sta recuperando, abbiamo pensato di portarlo comunque al Tour. L’ha avuto da più di dieci giorni, ora si sta allenando bene. Eravamo anche incerti se dirlo o meno, ma poiché questo gli ha impedito di correre il campionato nazionale, abbiamo pensato di dare una spiegazione, prima che tutti cominciassero a chiedersi perché mai non lo avesse corso.
Cosa pensi di un Tour con le prime due tappe molto dure e il Galibier il quarto giorno?
E’ un tour un po’ particolare. Alla sera della quarta tappa nessuno lo avrà ancora vinto, penso, ma qualcuno lo avrà già perso. Questo di sicuro. C’è anche la tappa con le strade bianche che sarà molto impegnativa, perché i settori sono lunghissimi. E’ un disegno un po’ particolare (dice dopo una pausa di perplessità, ndr), ma proprio per questo si può pensare che ci sarà animazione per tutto il Tour. Chi sarà andato male nella prima settimana, nella seconda e nella terza andrà per vincere le tappe. Ci sarà spettacolo e insieme ci sarà la lotta per la maglia gialla.
Stefan Kung, di nuovo campione svizzero, va al Tour con la sfida di due crono e poi quella di Parigi (foto Instagram)Stefan Kung, di nuovo campione svizzero, va al Tour con la sfida di due crono e poi quella di Parigi (foto Instagram)
Che cosa faranno i vostri due giovani? Martinez ha il sogno della maglia a pois da regalare a suo nonno…
Con Lenny non si sa mai. Lui è molto grintoso, non fa ciclismo per passeggiare, ma per vincere. Per andare avanti e migliorare in tutto. Non parliamo di classifica generale ovviamente, però nei primi giorni e anche con questi disegni del percorso, qualcosa potrebbe inventarsi. Ovviamente anche Gregoire viene per fare la prima sua esperienza del Tour e con l’obiettivo di puntare a qualche tappa.
Tutta la Francia li aspetta per la maglia gialla?
La gente è sempre orgogliosa, così c’è chi pensa e chi invece lascia parlare le emozioni. Sapete come sono i tifosi, loro aspettano il successore di Bernard Hinault (ultimo vincitore francese del Tour nel 1985, ndr) e non hanno pazienza. Però dobbiamo essere onesti. Con Pogacar, Vingegaard e Roglic questi bimbi hanno ancora tanto da imparare.
Si può fare una domanda un po’ maligna?
Certo.
Gaudu ha corso il Delfinato sotto tono e ne è uscito con il Covid, come anche altriGaudu ha corso il Delfinato sotto tono e ne è uscito con il Covid, come anche altri
Si dice che Lenny Martinez cambierà squadra: è stato portato per averlo almeno in un Tour?
Non credo che il suo contratto sia stato definito, anche perché il regolamento dice che prima del primo agosto non c’è possibilità di firmare contratti. Da noi in Francia di solito succede il contrario. Tante volte le squadre che non hanno confermato un corridore non lo fanno partecipare al Tour. Se guardi il passato, è sempre stato così. Noi non siamo nella stessa situazione, non si tratta di sfruttare Lenny per almeno un Tour. Il nostro obiettivo è solo sportivo.
Come ti trovi nel tuo nuovo ruolo?
Non è sempre facile. Sin da gennaio c’è stato tanto lavoro da fare, tanti cambiamenti di programma. Nonostante ciò, abbiamo due vittorie di più dell’anno scorso. Quello che mi dispiace è che stiamo scendendo un po’ nella classifica del WorldTour e anche se non guardiamo mai i punti, non è bello. L’obiettivo di fine stagione è ritrovare il nostro posto e continuare a gareggiare per vincere.
Oltre alla nuova bici da crono per Kung, la Groupama porta al Tour la nuova Wilier Verticale (foto Groupama FDJ)Oltre alla nuova bici da crono per Kung, la Groupama porta al Tour la nuova Wilier Verticale (foto Groupama FDJ)
Per te che sei mezzo italiano che effetto fa il Tour che parte da Firenze?
Io non sono appassionato del Tour, preferisco il Giro. A dire tutta la verità, ho più passione per la cultura italiana che per la cultura francese, anche se la storia in Francia è ugualmente importante. Anche noi abbiamo qualche scrittore, pittore, artisti bravissimi che mi appassionano, ma l’Italia per me ha un sapore particolare. Sono molto felice quando ci vado e credo che vivere questi giorni tra Firenze e tutte le città che attraverseremo, sarà speciale. Cesenatico, il paese di Pantani: questo per me è molto importante. Adesso posso farla io una domanda un po’ maligna?
Certo.
Sarebbe stato possibile destinare i soldi spesi per portare il Tour a Firenze per creare una squadra italiana?
E cosa vuoi rispondergli? Probabilmente no, quello non interessa. Sono soldi pubblici, come i miliardi stanziati per le Olimpiadi invernali, mentre ad esempio ci sono ancora case distrutte dal terremoto di otto anni fa che aspettano di essere ricostruite. Non roviniamoci la festa Philippe, ci vediamo a Firenze…
Sono finalmente disponibili presso la rete ufficiale dei rivenditori Wilier Triestina, ma anche nello shop online del bike brand veneto, i nuovi completi di abbigliamento firmati Alé e indossati quest’anno dagli atleti del Team Groupama-FDJ.
Da oggi sarà dunque possibile vestirsi e pedalare come un vero professionista, indossando l‘uniforme ufficiale (maglia, pantaloncini e accessori) dei grandi corridori della celebre squadra francese. Questi capi di abbigliamento, come anticipato disegnati e prodotti da Alé, sono progettati per offrire il massimo in termini di aerodinamicità, vestibilità e comfort, combinando materiali avanzati e tecnologie innovative.
La maglia è realizzata mediante l’impiego di tessuto antistatico “Rap Dry Carbon”Gli appassionati potranno acquistare anche gli accessori utilizzati dal team WT franceseLa maglia è realizzata mediante l’impiego di tessuto antistatico “Rap Dry Carbon”Gli appassionati potranno acquistare anche gli accessori utilizzati dal team WT francese
Maglia PR-R di Alé
La maglia ufficiale 2024 del Team Groupama-FDJ rappresenta un vero e proprio concentrato di tecnologia e design. Realizzata mediante l’impiego di tessuto antistatico “Rap Dry Carbon”, la maglia pesa appena 115 grammi, assicurando una leggerezza senza pari. Il tessuto è abbinato a una rete denominata “Piuma” estremamente traspirante in grado di garantire una ventilazione ottimale, mantenendo il ciclista fresco e asciutto anche nelle condizioni più impegnative.
Tra le caratteristiche più importanti della maglia va segnalato il sistema di stabilità “J-Stability”, che aiuta a mantenere la stessa maglia sempre in posizione anche durante gli sforzi più intensi. Il taglio vivo, invece, assicura una vestibilità impeccabile, aderendo perfettamente al corpo senza causare fastidi. Questa maglia è disponibile in un’ampia gamma di taglie, dalla S alla XXL, per adattarsi a tutte le corporature. Inoltre, è pensata per essere indossata in un range di temperature che va dai 20 ai 35 gradi, rendendola ideale per la maggior parte delle condizioni climatiche che un ciclista può incontrare.
Tutti i capi e gli accessori saranno disponibili nei rivenditori ufficiali Wilier TriestinaTutti i capi e gli accessori saranno disponibili nei rivenditori ufficiali Wilier Triestina
Leggerezza e aerodinamicità
A completare l’uniforme 2024 del Team Groupama-FDJ ci pensa naturalmente il pantaloncino, realizzato da Alé con una serie di caratteristiche davvero all’avanguardia. Progettato per offrire un’elevata ergonomia, questo pantaloncino – previsto in tessuto Zaffiro, noto per la sua resistenza e capacità di adattarsi al corpo migliorando l’aerodinamicità del ciclista – è studiato sulla postura dell’atleta per garantire il massimo in termini di comfort e prestazioni.
Un altro elemento chiave è l’inserto “S-Stability System”, che assicura aderenza ottimale, evitando fastidiosi scivolamenti durante la pedalata. Le bretelle sottilissime, e la struttura forata nella parte lombare, sono studiate per favorire la traspirazione e l’asciugatura rapida, mantenendo il ciclista asciutto e confortevole anche durante le lunghe sessioni di allenamento. Come la maglia, anche il pantaloncino è disponibile nelle taglie dalla S alla XXL.
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Quando Wilier Triestina è subentrata a Lapierre in casa Groupama-FDJ era chiaro a tutti che l’eredità fosse pesante. Se non altro perché la collaborazione fra le due realtà francesi andava avanti da anni e aveva visto lo sviluppo di modelli sulla base delle esigenze del team. Chi ha assistito allo sviluppo di quelle bici ricorda le interazioni fra gli ingegneri del team e quelli di Lapierre. Ora anche Wilier ha iniziato un cammino analogo, sapendo di avere di fronte una squadra di grandi talenti, di esigenze importanti e traguardi elevati.
La sfida della crono
Le vittorie di Lenny Martinez e Gregoire in salita hanno confermato che le biciclette da strada, su tutte la Filante SLR, hanno raggiunto uno standard vincente. Restava da accontentare uno dei cronoman più forti al mondo: Stefan Kung. Lo svizzero, che oggi ha preso il via nel Tour de Suisse con l’ottavo posto nella crono di apertura, ha esigenze e richieste importanti. Ed è proprio per lui che Wilier ha messo allo studio e portato a termine il progetto Supersonica.
«Si tratta del primo vero progetto sviluppato da zero insieme a Wilier», dice Jeremy Roi, responsabile per lo sviluppo dei materiali nella squadra di Madiot. «Il reparto Innovation Lab di Wilier – spiega – ha speso un’enorme quantità di ore e i risultati sono arrivati in tempi record. Dopo i tanti test virtuali effettuati e poi in galleria del vento, siamo orgogliosi di vedere questa bici veloce e moderna che ha preso forma in meno di un anno.
«Devo dire che sono state gettate solide basi per il futuro della nostra collaborazione. Le prestazioni si sono fatte notare dalla cura dei dettagli. Geometria rivista, spiccata efficienza aerodinamica, rigidità ottimizzata e un nuovo manubrio migliorato. Dopo aver seguito con attenzione ogni singola fase del progetto, sono davvero entusiasta».
Kung ha partecipato alla fase dei testSimulazioni al computer, quasi 50 ore di lavoro prima dei testI test in pista hanno portato alla creazione del primo prototipo da usare su stradaI test in pista hanno permesso di verificare i dati della galleria del ventoKung ha partecipato alla fase dei testSimulazioni al computer, quasi 50 ore di lavoro prima dei testI test in pista hanno portato alla creazione del primo prototipo da usare su stradaI test in pista hanno permesso di verificare i dati della galleria del ventoCockpit e forcella sono il punto di forza della nuova bici
Due prototipi
Per arrivare al risultato finale sono stati realizzati due prototipi. Fatti infiniti test di stampa 3D, con oltre 50 ore di simulazione al computer. 30 ore fra la galleria del vento di Silverstone, il velodromo in Svizzera e test su strada in Belgio.
I passaggi non sono stati pochi né semplici. Il punto di partenza è stato un’analisi dell’atleta da cui ottimizzare la posizione in bicicletta. Grazie alla scansione ottica dell’avambraccio, è stato possibile realizzare su misura le appendici aerodinamiche, scegliendo tra titanio stampato in 3D o laminato in carbonio di altissima qualità. La posta in gioco del resto è elevata. Va bene il Giro di Svizzera, ma l’agenda di Kung ruota soprattutto sulle Olimpiadi a cronometro e poi sui mondiali che si correranno in Svizzera.
«Sono molto felice e anche molto impressionato – ha detto Kung al termine dei test – dal lavoro svolto da Wilier. La sfida era molto difficile. Quando è stato firmato il contratto tra Wilier e la squadra ad agosto 2023, fin da subito si sono concentrati al 100% sul progetto di Supersonica. Sviluppare una bici da zero in 9 mesi è già difficile, ma sviluppare la migliore bici da cronometro in 9 mesi lo è ancora di più. Vedere tutte le persone che sono state coinvolte e ci hanno lavorato a lungo, che mi hanno seguito ed ascoltato, è una motivazione forte per cercare di dare tutto il possibile nel giorno della gara.
«La bici è stata concepita per andare veloce, lo senti subito quando ci sali sopra. Dopo aver pedalato sul primo prototipo ad inizio 2024, abbiamo apportato alcune modifiche. In poco tempo è arrivato il secondo prototipo che ha risposto perfettamente alle richieste che ho fatto. Non vedo l’ora di pedalare e, soprattutto, di vincere!».
Kung ha eseguito anche test su strada, chiedendo un secondo prototipoIl nuovo manubrio ha permesso allo svizzero di raggiungere la posizione desiderataKung ha eseguito anche test su strada, chiedendo un secondo prototipoIl nuovo manubrio ha permesso allo svizzero di raggiungere la posizione desiderata
Solo per Kung
Proprio per far capire che si è lavorato su misura per Kung, al momento la Supersonica è disponibile solo la taglia di progetto L/XL (quello usato dallo svizzero). Le misure XS/S e M saranno disponibili ad inizio 2025, per cui nel resto della stagione Gaudu e i corridori che faranno classifica continueranno a usare la già collaudata Turbine.
Il telaio della nuova bici tiene conto delle misure imposte dall’UCI e ottimizza i vari segmenti inseguendo aerodinamica e prestazione. Il reggisella aerodinamico è integrato e prevede la possibilità di regolazione della sella. La forcella e il carro posteriore permettono un passaggio ruota fino a 28 millimetri. Il piantone non ha andamento rettilineo. Nella parte subito sopra al movimento centrale è curvo e segue la sagoma della ruota posteriore. Nella parte immediatamente superiore che porta al reggisella è affilato come una lama. L’attacco per il deragliatore si può rimuovere e il sensore per il powermeter è integrato nel carbonio del fodero orizzontale di destra subito dietro la scatola del movimento centrale.
Supersonica raccoglie l’eredità della Turbine, che ancora è la base per le crono del teamSegmento per segmento, le specifiche del nuovo telaioSupersonica raccoglie l’eredità della Turbine, che ancora è la base per le crono del teamSegmento per segmento, le specifiche del nuovo telaio
Già sul mercato
La bici è già in vendita e da Wilier hanno diffuso anche i prezzi. Il kit telaio (telaio + forcella + manubrio + reggisella) a 9.000 euro.
Montata con Shimano Dura Ace Di2 / ruota lenticolare posteriore Miche KleosRD + anteriore SPX3 / Appendici Profile Design ACS PRO a 20.500 euro.
Con Shimano Dura Ace Di2 / ruota lenticolare posteriore Miche KleosRD + anteriore SPX3 / appendici fatte su misura del cliente, in carbonio o titanio a 27.400 euro.
Quattro vittorie e piazzamenti importanti in questo primo scorcio di stagione. Una Vuelta alle spalle. Un ottimo Romandia. Una crescita importante. Ammettiamolo: un po’ ci stupisce non vedere Lenny Martinez al Giro d’Italia. Anche perché ha fatto un buon calendario sin qui, con Catalunya e Romandia che potevano essere un buon percorso di avvicinamento alla corsa rosa.
La grinta di Lenny Martinez (classe 2003) al CatalunyaLa grinta di Lenny Martinez (classe 2003) al Catalunya
Una promessa a pois
Qualche domanda sulla gestione tecnica del folletto francese ce la siamo posta anche noi. Martinez ormai sembra pronto per lottare ad alti livelli. E questo è un argomento che abbiamo posto sul piatto e analizzato con Philippe Mauduit, responsabile del settore corse e direttore sportivo della Groupama-FDJ.
In questi giorni si è parlato parecchio di Lenny in Francia, anche in chiave di mercato. Sembra abbia firmato già con la Bahrain-Victorious, ma chi gli è vicino, a cominciare da suo papà Miguel, smentisce categoricamente: «La prima scelta è quella di prolungare con la Groupama».
Ma si è parlato anche del nonno, di Lenny, Mariano. L’ex corridore degli ’70 sta perdendo la vista e ha chiesto al nipote di vincere la maglia a pois, che lui fece sua nel 1978. «Conquistala prima che io non possa più vederti indossarla». Secondo papà Miguel, Lenny si è fissato in testa questa promessa. Anzi, questa missione.
Philippe Mauduit (classe 1968) è uno dei direttori sportivi della Groupama-FDJ (foto X)Philippe Mauduit (classe 1968) è uno dei direttori sportivi della Groupama-FDJ (foto X)
Philippe, insomma, Lenny Martinez va forte, come mai non lo avete portato al Giro?
Perché è ancora giovane, ha solo 20 anni. E perché uno come lui non lo si porta così…
Ma ci avete mai pensato? Tutto sommato ha già una Vuelta nel sacco e al Giro non avete né un uomo di classifica, né un velocista.
Sì, ci abbiamo pensato, ma in realtà un velocista ce lo avevamo. Ed era Paul Penhoet. Quest’inverno avevamo fatto i programmi di tutti i ragazzi. Prima del Giro Penhoet si è rotto i legamenti del ginocchio. A quel punto ci siamo posti una domanda: rivoluzioniamo la squadra o sostituiamo un solo uomo? Cambiare tanti programmi sarebbe stato troppo complicato e forse neanche era giusto per chi aveva già un calendario definito e aveva iniziato dall’Australia. E poi sarebbe stato complicato inserire Lenny, in quel gruppo concepito diversamente.
Perché?
Perché un corridore così lo devi supportare. Gli devi mettere vicino almeno un paio di scalatori e qualcuno che lo aiuti in pianura. Abbiamo quindi deciso di non toccare nulla e di mandare Laurence Pithie, che non aveva ancora un programma estivo, è uscito bene dal Nord e per lui poteva essere una bella esperienza con una buona possibilità di vittoria di tappa.
Trofeo Laigueglia 2024, Martinez trionfa in solitaria precedendo Vendrame e AyusoTrofeo Laigueglia 2024, Martinez trionfa in solitaria precedendo Vendrame e Ayuso
E quindi come gestirete Martinez da qui in poi (rientrerà in corsa a fine giugno e poi a luglio farà il Giro di Svizzera)?
C’è di nuovo l’ipotesi Vuelta per lui e non il Tour de France. In questo caso non solo perché è giovane, ma è il giovane che porta sulle spalle la speranza di tutta la Francia. La speranza del prossimo vincitore del Tour. Significherebbe metterlo in pericolo e questo, per ora, possiamo evitarlo. Meglio la Vuelta, meglio la Spagna.
Insomma, lì Lenny sarà più tranquillo…
Esatto, inoltre in Spagna avremmo una squadra con un po’ più di scalatori. Dobbiamo essere realistici: noi siamo un team che oscilla fra il settimo e il dodicesimo posto della classifica WorldTour e non abbiamo gli uomini che possono fare classifica su tutti e tre i grandi Giri. Per farlo servono altri corridori e i salari sono così alti che già poter fare due grandi Giri con l’idea della classifica generale è tanto. E poi ripeto, l’idea di venire al Giro con il velocista era ponderata. Oggi trovare una corsa di tre settimane che ti dà l’opportunità di 7-9 arrivi in volata è una cosa rara. Quindi era giusto anche per questo motivo.
Philippe, ma per te Martinez era pronto? Pronto per il testa a testa o sarebbe venuto con l’obiettivo di crescere?
E’ un tutt’uno, non si possono dividere le due cose.
Ma conoscendolo sarebbe stato contento? Parliamo dei desideri, dei sogni del “bambino” al Giro…
Sì, sì sicuro. Sotto questo punto di vista sarebbe stato contento e pronto a lottare. Ma come dicevo, cambiare i programmi sarebbe stato complicato. Anche perché oltre a Penhoet, in questa prima parte di stagione abbiamo 6-7 infortuni. E si è trattato d’infortuni gravi, che hanno visto i ragazzi fermi per mesi e qualcuno ancora non ha ripreso.
In Francia ci sono enormi attese su questo ragazzo. Esporlo prematuramente al Tour potrebbe essere un effetto boomerang per LennyIn Francia ci sono enormi attese su questo ragazzo. Esporlo prematuramente al Tour potrebbe essere un effetto boomerang per Lenny
Si parla di crescita: in queste due stagioni con voi è migliorato? Intendiamo anche sotto il profilo della personalità?
Dal punto di vista fisico le sue caratteristiche fisiche crescono, non in modo eccezionale, ma lineare e questo va molto bene. Dove vedo che cresce rapidamente è nella parte mentale. Lenny non ha paura di niente. Mi sembra che la pressione gli scivoli addosso. Dalla Vuelta dell’anno scorso ha imparato molto. Ha una forza mentale impressionante. Lui parte per vincere, sempre.
Quindi adesso è uno che nelle riunioni parla? Nei meeting dice la sua?
Non parla molto a dire il vero, ma è giovane e sta imparando ad essere leader. Quando nel bus si fanno i faccia a faccia con i corridori è importante anche la parola del corridore, del capitano in questo caso, e non solo quella del direttore sportivo. Io glielo l’ho fatto notare e lui ha capito. E’ incredibile. Gli dici una cosa una volta e non hai bisogno di ripetergliela… come invece oggi bisogna fare con tanti ragazzi.
La Groupama-FDJ arriva al Tour senza un leader al centro di tutto, ma con tanti attaccanti. E fra loro a sorpresa spunta Lenny Martinez. Cosa è successo?
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Questo articolo merita un preambolo. Avevamo indetto un contest social legato alle prime quattro Classiche Monumento, chiedendo di indovinare il podio. Fra i tanti voti arrivati, un solo lettore ne ha indovinato uno in pieno: quello della Sanremo. Il suo nome è Silvano Parodi. Il suo premio: la scrittura di un articolo, con la relativa intervista da fare. Il personaggio prescelto è stato Lorenzo Germani. Il tema: la sua prima Liegi e il debutto al Giro. Silvano Parodi è un genovese classe 1980 che ha corso fino agli under 23. Ecco il suo primo articolo su bici.PRO.
Sulle strade delle Ardenne abbiamo seguito Lorenzo Germani alla sua prima esperienza in queste classiche. Tante le curiosità, impossibili da sintetizzare in un solo pezzo. La sua capacità di limare, ma con cautela: «Perché è facile che il gruppo se la prenda con un giovane un po’ troppo irruento, piuttosto che con il trentenne che in una sola curva recupera 20 posizioni». Le attenzioni per la bicicletta: «Non sono un maniaco di gomme e pressioni, ma ci sono giorni che mi fermo anche più di una volta per controllare le tacchette. I miei compagni mi prendono in giro per questo». E poi la lingua ufficiale del team, che cambia in base alla presenza dei corridori: «Alla Liegi ero l’unico italiano in mezzo ai francesi, ma a volte capita anche che si usi l’inglese». Siamo andati da lui prima della partenza per il Giro per sentire le sue impressioni (in apertura, foto Getty/Instagram).
La Strade Bianche è stata la prima gara WorldTour del 2024 per Germani (foto Getty/Instagram)La Strade Bianche è stata la prima gara WorldTour del 2024 per Germani (foto Getty/Instagram)
Ciao Lorenzo, raccontaci com’è andato questo avvicinamento alla tua prima Liegi tra i grandi.
Ho fatto un calendario di alto livello, praticamente tutte gare WorldTour: Strade Bianche-Tirreno-Sanremo-Baschi. Inizialmente le Ardenne non erano nemmeno previste, ma causa alcune variazioni di programma, mi sono ritrovato nella squadra selezionata. La stagione non era iniziata nel migliore dei modi, a causa di un virus preso al Tour de Provence, che mi ha tolto qualche giorno di allenamento.
La Liegi che corsa è?
E’ la corsa più dura che abbia fatto sino ad ora. Alla durezza del percorso, quest’anno si sono sommate delle condizioni atmosferiche pessime: nella prima parte le temperature erano molto basse, abbiamo preso anche del nevischio.
Qual è la parte più dura del percorso?
Ancora più della Redoute, la parte cruciale del percorso è il trittico Wanne-Stockeu-Haute Levée. Oltre alle salite in sé, è fastidioso il tratto di pavé che segue la discesa dello Stockeu e precede la Haute Levée.
Alla partenza della Liegi con Madouas, scongiurando il gelo della Freccia (foto Getty/Instagram)Alla partenza della Liegi con Madouas, scongiurando il gelo della Freccia (foto Getty/Instagram)
Come si è svolta la tua corsa?
Sono rimasto imbottigliato nella maxi caduta che ha coinvolto tra gli altri Pidcock e Van der Poel. Questo ha fatto sì che la gara diventasse ancora più dura. Dietro ho dato una mano a ricucire, visto che la Alpecin aveva solo un uomo e i ritmi erano altissimi, perché davanti la corsa era ormai scoppiata.
A quel punto corsa chiusa?
Dopo ho pensato solo a finirla e ad accumulare esperienza per i prossimi anni, visto che in questo tipo di corse è importante farne tanta e conoscere bene i percorsi
Come squadra con che piani eravate partiti?
Avevamo come leader Grégoire e Gaudu. Gaudu era davanti ma ha subito una foratura nella discesa della Redoute. Grégoire è rimasto coinvolto nella caduta e ha speso una bella cartuccia per rientrare, che ha poi pagato nel finale. Come collettivo eravamo una bella squadra, lo dimostra il fatto che nonostante questi intoppi abbiamo ottenuto una top 10 con Madouas
Dopo la caduta prima della Cote de Wanne, la Doyenne per Germani è stata un lungo inseguire a favore del team (foto Getty/Instagram)Dopo la caduta prima, la Doyenne per Germani è stata un lungo inseguire (foto Getty/Instagram)
Sei riuscito ad alimentarti correttamente?
In corsa ognuno ha il suo piano alimentare stampato sul manubrio, con i carboidrati da assumere ora per ora. Rispettarlo al 100 per cento non è semplice, soprattutto in fasi concitate, anche questo è un punto su cui con l’esperienza si riesce a essere più rigorosi.
Vista anche l’ottima esperienza avuta con la Liegi under 23, hai la conferma che è una corsa che ti si addice?
La gara professionisti e quella under 23 sono su due piani diversi, però è una corsa che mi piace. Il primo obiettivo per il prossimo anno sarà arrivare competitivo alla Redoute, magari in appoggio ai compagni, e poi vedremo. Sognare non costa nulla.
Sei stato anche uno dei tre soli italiani a terminare la Freccia Vallone…
La Freccia è stata ancora peggiore come clima: in partenza non erano previste condizioni così avverse. Anzi il fatto che le prime due ore siano state abbastanza calde e le ultime tre freddissime (con anche neve e grandine) ci ha sottoposto ad uno sbalzo termico che ha messo fuori causa gran parte del gruppo.
Germani ha capito che la Liegi potrebbe fare al caso suo, ma con i giusti tempi (foto Getty/Instagram)Germani ha capito che la Liegi potrebbe fare al caso suo, ma con i giusti tempi (foto Getty/Instagram)
Ora ti aspetta il Giro, come stai trascorrendo questi giorni?
Mi sto allenando (e recuperando) sulle strade di casa. Un po’ mi spiace non aver potuto fare un periodo di altura come l’anno scorso prima della Vuelta, ma visto il fitto calendario e la partecipazione alle classiche delle Ardenne non c’è stato spazio per organizzarlo.
Tempo fa ci avevi raccontato di aver chiesto di incrementare i carichi di lavoro al tuo preparatore, è stato dato seguito a questa richiesta?
Nella fase invernale sì. Quando sono iniziate le corse, come dicevo prima, il virus preso al Provenza ha scombussolato un po’ i piani facendomi perdere qualche giorno di allenamento. Poi, visto il fitto calendario, il grosso del lavoro è stato fatto in corsa.
Con quali aspettative personali e di squadra vai al Giro?
Come squadra andremo con l’idea di essere più orientati sulle volate. Abbiamo Pithie che ha fatto un ottimo inizio stagione e potrebbe puntare ad una buona classifica per la maglia ciclamino. Nelle tappe non da volata invece godremo di più libertà. Spero si crei anche qualche buona occasione a livello personale.
Lo scorso anno, la Vueta è stata il primo grand Giro di Germani, che sta per debuttare al GiroLo scorso anno, la Vueta è stata il primo grand Giro di Germani, che sta per debuttare al Giro
Una tappa, la Avezzano-Napoli, toccherà anche le tue zone di allenamento: volata o fuga?
I primi 150 chilometri sono in pratica una superstrada, l’ultima parte invece è molto tecnica con salitelle e percorso nervoso. Potrebbe spezzarsi il gruppo e arrivare un 60-70 corridori. Sulla carta è molto adatta al nostro Pithie.
Buon viaggio Lorenzo, ci vediamo sulle strade del Giro!
Ormai non lo si può più considerare una novità. Se la sua vittoria alla Cadel Evans Great Ocean Race aveva colto tutti di sorpresa, Laurence Pithie ha dimostrato nel prosieguo di questo avvio di 2024 che non era stata un caso. Al suo secondo anno nel circuito maggiore, sempre in forza alla Groupama-FDJ che pian piano gli ha fatto scalare anche le gerarchie interne, il ventunenne neozelandese è uno dei corridori più promettenti del panorama internazionale, soprattutto perché ha dalla sua la sfrontatezza della sua giovane età che lo porta a provare a emergere sempre, tipica espressione della nuova generazione ciclistica nata sull’onda delle imprese di Pogacar.
Pithie non si è minimamente spaventato per i grandi impegni che lo attendevano e infatti alla Milano-Sanremo è rimasto nel vivo della corsa fin quasi alla fine, lo stesso dicasi per le prime classiche del Nord, anche se il Fiandre alla fine lo ha relegato in un’anonima 39esima piazza. Ma il calendario gli dà subito l’occasione per rifarsi, nel tempio di Roubaix.
Pithie fra Pedersen e Van der Poel. La Gand-Wevelgem lo ha visto protagonista con una lunga fugaPithie fra Pedersen e Van der Poel. La Gand-Wevelgem lo ha visto protagonista con una lunga fuga
Che cosa ti ha spinto a fare ciclismo su strada? In Nuova Zelanda i successi maggiori sono arrivati dalla pista…
Inizialmente ho corso anche su pista, mi piaceva molto. Ho avuto dei buoni risultati e proprio grazie ai miei riscontri sono entrato nel Willebrord Wil Vooruit Juniors, un importante team olandese. La mia ambizione era correre su strada, la pista è stata una buona ispirazione. D’altronde non credo sia possibile avere una carriera lunga e buona su entrambi i fronti: se vuoi emergere in Europa è la strada che ti dà un futuro. Se correvo su pista sarei rimasto in Nuova Zelanda. Per me il ciclismo su strada e il Tour de France sono l’espressione massima di quello che faccio. Ciò che mi ha davvero ispirato per essere un professionista. La pista è stata una bella parentesi.
Come sono stati i primi mesi alla Groupama, è stato difficile per te che venivi da un altro mondo?
Sì, non posso negarlo. Venendo dall’altra parte del mondo era super, ma anche complicato, per me e Reuben (Thompson, ndr). Confrontarsi non solo con le gare, ma con la cultura e l’ambiente, una lingua diversa, soprattutto per me che ho avuto alcune cadute all’inizio del 2023 che hanno reso tutto più difficile. Ma il team è stato di grande supporto, mi aiuta a integrarmi. La cultura francese e il vivere in Europa, lontano da casa, sono cose alle quali mi sono andato abituando. Ricordo che il primo mese mi sentivo sotto un rullo compressore, con un sacco di alti e bassi nell’umore, ma è parte del passato.
Alla Cadel Evans Great Ocean Race il suo primo successo di peso, in una volata ristrettaAlla Cadel Evans Great Ocean Race il suo primo successo di peso, in una volata ristretta
Tu sei un corridore molto veloce, ma ti abbiamo visto spesso cercare la fuga. Hai fiducia nelle tue doti di sprinter?
Sì, certamente. So che ho buone doti per il finale, ma non mi piace aspettare, preferisco costruire la corsa quando posso, stare davanti anche ben prima delle fasi finali. Io dico che se sei sempre davanti, di solito corri per la vittoria, mentre se aspetti uno sprint lasciando fare tutto agli altri, potresti anche veder sfumare tutto e lasciarti sfuggire le occasioni. Poi capita che vieni ripreso, come alla Cadel Evans Ocean Race, ma eravamo in pochi e potevo ancora correre per la vittoria. Magari se non ci avessi provato…
Avevi già corso nelle classiche belghe, cominci ad avere esperienza per ottenere risultati migliori?
Sono strade e percorsi dove per emergere bisogna imparare sempre di più. E’ vero che per ogni gara percorriamo molte delle stesse strade, ma ogni volta è diverso, la corsa è diversa. Alcune corse per me sono la prima volta, soprattutto le grandi corse. Quindi sto imparando ad ogni gara e sto migliorando.
Pithie con Cadel Evans, fondatore dell’omonima corsa. L’estate australiana gli ha portato fortunaPithie con Cadel Evans, fondatore dell’omonima corsa. L’estate australiana gli ha portato fortuna
Alla Gand-Wevelgem pensavi che la fuga potesse arrivare?
Sì, rispecchia quel che dicevo prima. Io dovevo provarci, dovevo essere lì se volevo avere qualche speranza. Quando Van Der Poel e Pedersen hanno forzato, io c’ero, potevo lottare con loro, ma ancora non ho le gambe per farlo, l’esperienza giusta. Avrei potuto aspettare dietro, ma che cosa ne avrei ricavato? Ho cercato di usare i miei compagni di squadra per costruire un risultato, quando lo faranno loro io sarò al loro servizio. Nessuno può negare però che la possibilità di vincere la gara l’ho avuta.
Sei rimasto sorpreso dai tuoi risultati in Australia?
Un po’, è stata la ricompensa per il mio duro, duro lavoro nella nostra estate in Nuova Zelanda. Sono andato in Australia, affrontando subito il massimo livello, ho visto che andavo forte e volevo concretizzare. Sapevo di aver lavorato sodo.
Il neozelandese punta con decisione alla selezione olimpica. A Parigi non solo per partecipare…Il neozelandese punta con decisione alla selezione olimpica. A Parigi non solo per partecipare…
Visti i risultati, speri di essere convocato per i Giochi Olimpici e che cosa pensi del percorso di Parigi, si adatta a te?
Lo ammetto, ci penso. Credo di aver dimostrato negli ultimi mesi che sarò competitivo e lotterò per un grande risultato. Ho studiato il percorso, ci sono molti punti dove attaccare, dove posso davvero giocarmi le mie carte. Quindi sì, spero di andarci ed è sempre stato un sogno gareggiare o fare le Olimpiadi, anche da prima di essere un ciclista per competere in qualsiasi sport.
In futuro pensi potrai essere un corridore anche per la classifica delle corse a tappe?
No, non per la classifica generale di sicuro. Mi piacerebbe fare le grandi corse a tappe e correre per le vittorie di tappa e anche per alcune maglie, ma non sarò mai uomo da classifica, non è nelle mie corde.
Nelle corse a tappe può puntare a vittorie parziali. Qui leader della classifica a punti alla Parigi-NizzaNelle corse a tappe può puntare a vittorie parziali. Qui leader della classifica a punti alla Parigi-Nizza
C’è un corridore al quale ti ispiri?
Non particolarmente. Posso dire che ci sono molti ragazzi che ammiro per come corrono, per le abilità che hanno, ma non direi che ci sia qualcuno che mi ha portato a essere dove sono.
Qual è la gara che più di tutte vorresti vincere?
Questa è facile: i campionati mondiali… Poter indossare la maglia arcobaleno per un anno penso che sia l’apice del ciclismo, qualcosa che resta per sempre.
Il cittì delle donne lancia la volata su Parigi 2024 facendo un'analisi del movimento della pista. Punti deboli individuati, sappiamo già su cosa lavorare
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La scena è netta, poco da inventare. Lenny Martinez sta per scollinare il Capo Mele e poi piomberà sul traguardo del Trofeo Laigueglia. Alle sue spalle gli inseguitori si sono rimpastati, ma ormai è tardi. Ci ha provato Christen a inseguirlo, dopo aver tirato come un ossesso prima sul Colla Micheri per fare la selezione. E forse in quel suo inseguire generoso e potente c’è tutta l’ingenuità dei 19 anni. Il gruppetto alle sue spalle, in cui viaggiava Vendrame poi secondo all’arrivo, avrebbe potuto rendere tutto più semplice, ma ormai è tardi.
«Con la giusta collaborazione – dice il veneto – lo avremmo potuto riprendere. Ma è chiaro che non tutti avrebbero tirato. Sono abbastanza sicuro che i direttori sportivi degli altri compagni di fuga a un certo punto abbiano detto di non collaborare perché c’ero io. Lo sapevano che ero il più veloce e avranno pensato di potersela giocare diversamente».
Seconda vittoria stagionale per Martinez e seconda piazza d’onore per Vendrame a LaiguegliaSeconda vittoria stagionale per Martinez e seconda piazza d’onore per Vendrame a Laigueglia
Secondo colpo
Il pomeriggio galoppa verso l’imbrunire, Laigueglia è la solita festa di ciclismo con la lettera maiuscola. Lenny Martinez ha appena finito di abbracciare i compagni che hanno raggiunto l’arrivo alla spicciolata. Il folletto della Groupama-FDJ cresce alla velocità della luce. E se fino allo scorso anno la sua era quasi una posizione di sudditanza rispetto a Gregoire, ora la sensazione è che i due siano molto più vicini e che Lenny spicchi per concretezza. La vittoria alla Classic du Var dice che durante l’inverno ha lavorato bene, ma la stoccata che ha mollato oggi al secondo passaggio su Colla Micheri è di qualità ancora superiore. L’azione giusta l’aveva portata via Vendrame e quando l’ha visto nel gruppetto, anche il veneto della Decathlon-Ag2R si è messo le mani nei capelli.
«Eravamo due della mia squadra nel vivo della corsa – dice Martinez – e sapevamo che la UAE Emirates era molto forte lì davanti. Io sto bene e tatticamente non abbiamo sbagliato nulla. Ho attaccato anche perché mi preoccupava la presenza di Christen che è un forte passista. E’ andata bene e con soddisfazione sono riuscito ad arrivare fino al traguardo».
Lenny Martinez ha fatto la differenza sulla seconda scalata di Colla MicheriLenny Martinez ha fatto la differenza sulla seconda scalata di Colla Micheri
Le carte a posto
Vendrame non sa se disperarsi o farsene una ragione. Le statistiche che lo vogliono per la seconda volta secondo a Laigueglia sono spietate, ma la sensazione che al momento domina nella mente di Andrea è quella di aver fatto la selezione, correndo nel modo giusto. Di più in salita contro Martinez non poteva.
«Ne aveva di più – ammette – e ha giocato le sue carte sul terreno più adatto. Io ho sfruttato al massimo le mie ed è vero che quando l’ho visto, ho pensato che sarebbe stata dura. Però alla fine fra mangiarmi le mani ed essere soddisfatto, diciamo che sto a metà. Sono arrivato con poche corse a causa della cancellazione della Ruta del Sol, quindi non sapevo cosa aspettarmi. Avevo buone sensazioni. Il preparatore mi aveva mostrato buoni numeri. E adesso ho la consapevolezza di stare bene. Per questo mi approccio alle prossime corse come Strade Bianche, Tirreno e Sanremo con il morale alto».
A Laigueglia, nella volata per il secondo posto, Vendrame precede Ayuso e ScaroniNella volata per il secondo posto, Vendrame precede Ayuso e Scaroni
Questione di feeling
Ed è alto anche il morale di altri azzurri, che pure avrebbero voluto lasciare maggiormente il segno. La salita si è dimostrata sempre amica di Filippo Zana e di Davide De Pretto, mentre si è visto chiaramente uno Scaroni molto determinato in tutte le fasi di gara. Ma l’entusiasmo è quello ancora di Vendrame, che sintetizza così l’ottimo momento della squa squadra, che con O’Connor e Cosnefroy ha già colto quattro vittorie e qui a Laigueglia aveva vinto lo scorso anno con Nans Peters.
«Tutte le sensazioni positive per i nuovi materiali – conferma Vendrame – stanno trovando conferma nelle corse. Non è per caso che in squadra ci sia questo dinamismo e tanta voglia di fare le cose per bene. Si respira quest’aria buona da inizio stagione. Perciò ora che ci penso, la sapete una cosa? Mi girano le scatole, perché fare secondo per due volte un po’ scoccia. Mi consolo sapendo che ho dato tutto, di più oggi davvero non potevo. Avete sentito che freddo? Per fortuna non ha piovuto come l’anno scorso…».
Andrea Bagioli di nuovo in bici dopo la caduta di Laigueglia. Era parso un banale incidente, ma ha richiesto un intervento. A luglio in ritiro con la quadra
Con un accordo reso pubblico nei giorni scorsi, Julbo ha ufficializzato che a partire da questa stagione fornirà casco e occhiali agli atleti della Groupama-FDJ. Si va così a completare una partnership tecnica iniziata lo scorso anno quando Julbo aveva fornito a tutto il team francese i propri caschi.
La collaborazione andrà a coinvolgere non solo la formazione WorldTour, ma anche quella continental, per complessivi 40 atleti.
Il marchio francese vestirà, tra gli altri, anche il campione nazionale MadouasIl marchio francese vestirà, tra gli altri, anche il campione nazionale Madouas
Debutto felice
Come anticipato, la partnership fra Julbo e Groupama-FDJ è iniziata lo scorso anno con la sola fornitura dei caschi. Si è trattato di un debutto sicuramente molto positivo. Sono infatti arrivati ben diciannove successi, tra cui il titolo di campione di Francia di Valentin Madouas e la possibilità di vedere un proprio atleta vestire per qualche giorno al Giro e alla Vuelta la maglia di leader della classifica generale rispettivamente con Bruno Armirail e Lenny Martinez. Quest’ultimo, insieme al connazionale Romain Gregoire, è stato in assoluto una delle più belle sorprese della scorsa stagione.
Julbo dal 2024 fornirà anche gli occhiali alla Groupama-FDJ: ecco GregoireJulbo dal 2024 fornirà anche gli occhiali alla Groupama-FDJ: ecco Gregoire
L’importanza dei valori
Nel momento in cui Julbo ha deciso di entrare nel mondo del professionismo affiancando la Groupama-FDJ ha portato in dote alla squadra francese i valori fondanti della propria storia, lunga ben 136 anni: innovazione, relazioni strette e autenticità.
Julbo sviluppa da sempre prodotti ad alta tecnologia e può quindi offrire una competenza unica in termini di visione e protezione dell’occhio. Il know-how aziendale, combinato con l’esperienza fornita dagli atleti della Groupama-FDJ, ha permesso all’azienda di sviluppare nuovi prodotti che saranno svelati nelle prossime settimane. Nel frattempo i ragazzi del team potranno contare sugli occhiali Edge e Density e sui caschi Sprint e Fast Lane.
Sentiamo l’azienda
Chistophe Beaud, CEO di Julbo, ha commentato il rafforzamento della partnership tecnica fra la propria azienda e la Groupama-FDJ: «D’ora in poi – ha dichiarato – tutti i corridori, non solo del team WorldTour ma anche di quello continental, indosseranno caschi e occhiali sviluppati nella nostra sede qui a Longchaumois nel dipartimento del Jura. Questo primo anno al centro del ciclismo professionistico ci ha permesso di ottenere preziosi feedback che ci permetteranno di sviluppare linee di prodotti in grado di garantire prestazioni ancora maggiori.
«La nostra vicinanza geografica al Performance Center del team con sede a Besancon ci consente di essere ancora più in sintonia con le esigenze dei ciclisti e di andare avanti insieme con un obiettivo in mente: la prestazione. La stagione 2023 è stata un successo. Sta a noi scrivere il prossimo capitolo e so che sarà fantastico».