FMoser, più anime accomunate dall’ibrido

23.10.2023
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Più anime raccolte in una sola bici. La FMoser rappresenta il concetto di ibrido che si divide tra bici tradizionale ed elettrica, tra strada e gravel. Spinta dal Dual Mode System di FSA, il cambio ruota è facile e veloce per poter scegliere ogni giorno la propria strada. L'abbiamo vista all'Italian Bike Festival nelle due versioni, attraverso le parole della Product Manager Ilaria Chiodi

MISANO ADRIATICO – All’Italian Bike Festival i visitatori si sono fermati a scrutarla e dopo uno sguardo attento, ecco che si accorgevano dell’anima nascosta di questa FMoser. Una bici dal doppio utilizzo che si sviluppa sia per il gravel sia per la strada. La bici, nata dalla visione di Francesco Moser e dalla sua esperienza, è infatti un mezzo che in pochi semplici passaggi passa dalla propulsione elettrica all’utilizzo tradizionale. Dietro a questo progetto c’è la solida convinzione che ogni utente che decide di cavalcare una FMoser ha la possibilità di scegliere oltre che la propria strada anche come affrontarla. 

La road è selezionabili in due colorazioni
La road è selezionabili in due colorazioni

Per la strada

Le versioni sul mercato sono due, una stradale e una gravel. Per quanto riguarda quella che ama l’asfalto l’assetto è endurance e il comfort è assicurato anche sulle lunghe distanze. Una bici rigida e reattiva pronta a sfidare salite e discese in qualunque condizione con la possibilità di interpretarle con o senza motore.  

Questo è frutto di geometrie che prevedono un angolo sterzo più aperto e un interasse maggiore, abbinati ad un carro compatto che non ne sacrifica la reattività. Il telaio, ovviamente realizzato in carbonio, si presenta con sezioni ampie e profili che richiamano sapientemente l’aerodinamica. Una scelta intelligente per mascherare gli ingombri della batteria che vengono uniti al beneficio dell’estetica. I colori disponibili in questa versione sono due: iridescente e silver grey.

La versione gravel viene proposta in verde
La versione gravel viene proposta in verde

Per il gravel

Per le FMoser il compromesso non esiste. Così per la versione gravel che dispone delle medesime geometrie della versione road, è stata però aumentata la possibilità del passaggio ruote che arriva fino a 35 mm.  Sostenute ovviamente da ruote adatte al fuoristrada. Le FSA AGX sono infatti, un set di ruote molto affidabili e disponibili per diversi usi, dalle semplici escursioni off-road alle competizioni di ciclocross. Convertibili tubeless ready, coi numerosi vantaggi che ne conseguono: velocità, comfort, aderenza e protezione dalle forature.

Per chi vuole avventurarsi e pedalare senza porsi limiti, la FMoser offre infatti una vasta predisposizione agli accessori per il bikepacking. Dalle viti sul tubo centrale, alla possibilità di mettere borse sotto sella e sul manubrio. Una bici versatile e adatta per immergersi nella natura accompagnati dal verde del telaio che la versione dispone per quanto riguarda questa gamma.

Anima ibrida

Il cuore di questa bici è sicuramente il Dual Mode System.  La doppia ruota viene infatti inclusa in tutti gli allestimenti, permette di passare da muscolare ad assistito in meno di tre minuti. Un’altra peculiarità di questo progetto è il disegno del tubo obliquo a sezione chiusa, con estrazione della batteria appena sopra il movimento centrale. Le sensazioni di guida con la bici senza batteria sono infatti da bici tradizionale, senza nessun tipo di rimpianto o mancanza di ciclistica. Questo è permesso anche dal fantastico peso di 7,5 chilogrammi senza batteria. 

Il motore è FSA HM1 Hub Motor con 42 Nm di coppia. La batteria da 250 Wh è formata da venti celle Samsung, le migliori in commercio con queste caratteristiche. Il torque sensor si trova all’interno della ruota libera. Questo consente in primis di avere linearità nell’assistenza e, in secondo, luogo l’aiuto è bilanciato in base alla forza impressa sui pedali. Affidabilità e durabilità infatti sono garantite anche da questa scelta tecnica. Il tutto con un peso complessivo che rimane sotto i 4 chili

Allestimenti

La FMoser rappresenta una bici con due differenti utilizzi al prezzo di una sola. La gamma gravel si suddivide in due modelli. Gravel Force, con movimento centrale Sram, corona 40T, cambio Sram Force AXS 12 speed XPLR, leve Sram Force eTap, guarnitura Sram Force e cassetta Sram XG 1271 XPLR 10-44T. 

La seconda versione è la Gravel Rival che si differenzia solo per l’allestimento con gruppo Sram Rival AXS 12 speed XPLR. Entrambi i modelli montano cockpit FSA A-Wing Pro AGX. Ruote FSA AGX e pneumatici Vittoria Terreno Dry 700x35c. I prezzi partono da 5.500 euro, consultabili presso la rete di rivenditori autorizzati presente sul sito. 

FMoser

Merida Silex, molto oltre un vestito dipinto con l’iride

19.10.2023
7 min
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La nuova Merida Silex è la bici Campione del Mondo gravel, eppure la competizione è solo una delle tante interpretazioni che permette questa piattaforma di prodotti. Abbiamo chiesto a Mohorich di presentarcela nell'immediato post Mondiale

REGGIO EMILIA – La Merida Silex è campione del mondo gravel grazie a Matej Mohoric. Poco più di due settimane prima del suo lancio ufficiale, la nuova Silex ha tagliato per prima il traguardo del secondo mondiale gravel della storia. Di sicuro il migliore spot possibile.

La Merida Silex cambia pelle e vestito, ma senza stravolgere completamente il progetto originale, diventando così una bici che strizza l’occhio anche al gravel race. Sotto il profilo del design mutua alcune soluzioni della Scultura e della nuova Endurance GR (il layout del carbonio della Silex è diverso e specifico). Entriamo nel dettaglio.

Mohoric al traguardo di Pieve di Soligo
Mohoric al traguardo di Pieve di Soligo

Merida, il design e i dettagli

La tubazione dello sterzo con la nervatura nella sezione superiore. Il piantone, facilmente accostabile a quello della Scultura, come l’integrazione del blocchetto di chiusura del reggisella (con diametro da 27,2 millimetri). Ma anche il punto in cui si uniscono gli obliqui ai foderi bassi, che in parte ricorda quello della Reacto.

Sono molto più che semplici dettagli e rappresentano delle soluzioni tecniche che fanno parte del nuovo DNA dell’azienda taiwanese che progetta completamente in Germania.

Gravel prima di tutto

La nuova Silex è una bici gravel prima di tutto, con geometrie moderne (l’angolo dello sterzo a 69,5° comune a tutte le taglie) e con un concetto di sviluppo che punta alla versatilità. Proprio in quest’ottica sono una conferma la possibilità di montaggio delle borse sulla forcella (sopra l’orizzontale e anche nella zona a ridosso del nodo sella), il terzo portaborraccia sotto l’obliquo ed il dropper-post telescopico da 27,2 millimetri di diametro, ma anche i parafanghi (anteriori e posteriori).

Si può montare il deragliatore per la guarnitura con la doppia corona. Inoltre c’è anche il nuovo FeedLock sul tubo obliquo per il portaborraccia, che nell’eventualità può essere sostituito con il supporto tradizionale con le due viti (e i magneti FeedLock possono essere montati sulle viti del profilato verticale).

Nuove soluzioni per la Silex

Facendo un passo indietro e tornando ad argomentare le quote geometriche, ci troviamo una nuova Merida Silex più lunga (grazie ad un reach maggiorato) che permette di sfruttare attacchi manubri più corti. Una soluzione mutuata da diverse aziende che hanno un know-how importante in ambito mtb. La nuova Silex però ha accorciato lo sterzo ed allungato i foderi della forcella, nell’ottica di offrire tanta stabilità.

Si possono montare pneumatici fino a 45 millimetri di sezione (42 quando ci sono i parafanghi), una corona con un massimo di 46 denti (monocorona) e il plateau 50-34 (in caso di corona doppia). Molto importante è l’aspetto tecnico legato al diametro dei dischi freno, che arriva fino a 180 millimetri (buona parte delle gravel presenti sul mercato permettono una tolleranza massima di 160 millimetri).

Cuscinetti e manutenzione facilitata

La scatola del movimento centrale è una classica BSA con filettatura e larga 68 millimetri. Significa che i cuscinetti sono montati esternamente al telaio con le apposite calotte, non sono a pressione. Il design dei foderi bassi del carro in questo punto limita in parte il montaggio di power meter con sensore alla pedivella non-drive.

I telai disponibili sono due, uno in carbonio CF (il modulo di carbonio è comune a tutte le nuove Silex ed ha un valore dichiarato di 1.220 grammi) e quello in alluminio (1.900 grammi dichiarati). La forcella è full carbon (540 grammi) ed è comune a tutti gli allestimenti. La nuova Merida Silex è compatibile con la forcella ammortizzata Rock Shox Rudy.

Allestimenti e prezzi

Le taglie disponibili sono 5, dalla XS fino alla XL. Le versioni per la Silex in carbonio CF2 sono 3 (nei prossimi mesi ne arriverà una quarta): 10K, 7000 e 4000. Per la Lite con telaio in alluminio sono 3: 700, 400 e 200. Per ora non è prevista “la Team Replica” come quella di Mohoric.

Le Silex 10K sono quelle che prevedono il dropper-post (Sram Reverb Wireless), la trasmissione Sram Red eTap AXS (con deragliatore Eagle) e monocorona anteriore (power meter Quarq incluso), oltre alle ruote Reynolds in carbonio.

Merida Silex 7000, che si basa sulla nuova trasmissione meccanica Shimano GRX 12v e monocorona, ha le ruote Easton in alluminio e adotta il reggisella tradizionale (in carbonio). La 4000 ha la sempre la trasmissione Shimano GRX, ma con la configurazione a doppia corona e 10 rapporti posteriori.

In ambito alluminio, la configurazione 700 è molto versatile e strizza l’occhio anche ai bikers. La trasmissione GRX820 prevede la corona singola, ma la scala 10-51 per i pignoni. Le ruote sono Easton EA70 in alluminio. Gli allestimento 400 e 200 hanno le trasmissioni Shimano con la doppia corona anteriore. Dalla base del listino, fino all’apice il range di prezzo è compreso tra i 1.500 e 10.500 euro

Le prime pedalate sulla cresta appenninica dietro Reggio Emilia (foto Merida)
Le prime pedalate sulla cresta appenninica dietro Reggio Emilia (foto Merida)

Le prime impressioni

Quello che emerge fin dalle prime battute è la grande stabilità. La nuova Silex è estremamente stabile, lo è nella zona dell’avantreno e lo è anche nel retrotreno. Non è una bicicletta nervosa e perentoria nelle risposte, si percepisce anche una certa lunghezza dell’interasse, il tutto a vantaggio del comfort e della sicurezza anche quando si affrontano punti off-road particolarmente scassati.

E’ facile capire che questa bici nasce prima di tutto per essere una gravel versatile, ben equilibrata e che permette un approccio semplificato da diverse tipologie di utenza e quando si apre il gas è comunque gratificante perchè non è “comodona”. Abbiamo pedalato la versione 7000, senza il reggisella telescopico.

Merida

Si chiama Loma, la nuova scarpa di Spiuk anche per il gravel

14.10.2023
3 min
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Fabrizio Cazzola ci presenta la nuova calzatura performance di Spiuk, ovvero la Loma. C'è il doppio rotore Boa Li2 e una tomaia morbidissima, c'è la suola che integra il carbonio, ma solo dove serve

MISANO ADRIATICO – C’è il carbonio, ma il comfort del piede è al primo posto. Spiuk Loma è la calzatura da competizione all-terrain che nella suola integra il carbonio. Sarà disponibile al pubblico in Italia nei primi mesi del 2024.

C’è il doppio rotore Boa Li2 che si abbina ad una tomaia morbida e particolarmente fasciante, abbondantemente forata per una ventilazione costante del piede anche alle andature più basse.

Accattivante in ottica gravel la colorazione beige
Accattivante in ottica gravel la colorazione beige

Loma, per mtb e gravel

La gamma delle scarpe offroad di Spiuk fa un ulteriore passo in avanti grazie a Loma. La costruzione parte dalla tomaia, morbida e al tempo rinforzata nei punti strategici, ovvero la sezione anteriore e vicino alla talloniera (nascosta sotto la tomaia). Questa offre protezione, supporto e limita i rischi di danneggiamento della tomaia stessa. Ci sono anche i due Rotori Boa Li2 in linea. Quello superiore ha un tiraggio diretto del cavo, mentre quello inferiore effettua una sorta di incrocio, grazie ad un anello in tessuto.

La linguetta è un pezzo unico. Rende la calzata omogenea e di qualità, evita fastidiosi arricciamenti in fase di chiusura e grazie ai fori presenti anche in questa zona, la termoregolazione ottimale non è sacrificata.

Il carbonio dove serve

Un altro valore aggiunto è quello della suola con un inserto di carbonio nella parte centrale/anteriore. Questo offre dei vantaggi in termini di supporto ed efficienza della pedalata, lasciando la parte dietro leggermente più morbida. I tacchetti sono strutturati grazie ad una mescola che offre grip quando è necessario scendere dalla bici e sono spaziati tra loro, agevolando così le fasi di scarico di fango e detriti.

Si possono montare i due ramponi aggiuntivi sotto la punta e la predisposizione alla tacchetta del pedale è SPD.

Molto buono il supporto che arriva anche dalla zona dell’arco plantare
Molto buono il supporto che arriva anche dalla zona dell’arco plantare

Anti scalzamento

La forma della calzatura, soprattutto quella posteriore, abbinata alla tipologia di tessuti, ha l’obiettivo di azzerare i rischi di stallonare il piede e di supportare le fasi di trazione della pedalata. Le colorazioni disponibili per la Spiuk Loma sono due, una total black e quella nero/beige. Il prezzo di listino è di 169 euro.

Spiuk

FSA Pro-Wing AGX, il manubrio con le prolunghe

09.10.2023
3 min
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MISANO-FSA ha presentato il primo manubrio specifico per il gravel con le estensioni frontali integrate. Si chiamano U-Shape e si uniscono alla piega in alluminio.

Più comfort per i macinatori di chilometri, ma anche maggiori possibilità di sfruttare a pieno diverse posizioni, naturalmente anche una aerodinamica migliore. Vediamo le specifiche principali.

Un solo manubrio con tante forme
Un solo manubrio con tante forme

FSA Pro-Wing AGX in alluminio

La nuova piega di FSA è completamente in alluminio e oltre all’estensione U-Shape è caratterizzata da un’alternanza di forme. La parte della piega è rotonda ed ha un flare di ben 25°, una delle maggiori in commercio. Le quote di drop e reach sono rispettivamente di 100 e 70 millimetri, per un manubrio decisamente compatto, adatto a chi ama passare rapidamente le mani dalla parte basso verso l’alto e viceversa.

La sezione alta è piatta, aerodinamica e facile da arpionare scaricando le pressioni che si generano sul palmo della mano. Al tempo stesso agevola lo spostamento dell’arto alla parte frontale dove è posizionata la prolunga.

Utile (anche) ai bikepackers

Manubri come il nuovo FSA Pro-Wing AGX si possono utilizzare in ambito gravel e non di rado li abbiamo visti nelle prove con lunghezze estreme. Diventano un importate accessorio che permette di cambiare posizione, alleviando i dolori alla schiena, braccia e spalle, ma al tempo stesso di sfruttare una buona penetrazione aerodinamica quando si può fare velocità.

Ha un valore alla bilancia dichiarato di 380 grammi nella misura 42 ed è disponibile in tre larghezze: 42, 44 e 46. il prezzo di listino della piega FSA Pro-Wing AGX è di 179 euro.

FSA

Tutto quello che c’è da sapere sul nuovo Shimano GRX

08.10.2023
5 min
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Vediamo nel dettaglio il nuovo Shimano GRX, ovvero la trasmissione di natura meccanica fa da collegamento tra l'universo strada ed il mondo gravel, con tutte le sue interpretazioni. 12 rapporti, mono oppure doppia corona

Il ritorno della trasmissione meccanica. Il nuovo Shimano GRX nasce sotto la stella della meccanica, perché non ci sono batterie, cavetti elettrici ed impulsi wireless. Una sorta di sguardo alle origini, per un pacchetto gravel che vuole essere anche un punto di unione tra la strada e la mtb.

Tutti i modi di interpretare il gravel. Da quello race, a quello più orientato all’avventura, alla bici come viaggio ed esperienza. Dalle bici da gara, fino ad arrivare a quelle che sono accostabili alle mtb più moderne, il nuovo GRX è anche questo.

Shimano GRX, lo abbiamo testato al Grinduro di Punta Ala (foto MirrorMedia Art)
Shimano GRX, lo abbiamo testato al Grinduro di Punta Ala (foto MirrorMedia Art)

Un po’ road, molto offroad

Se volessimo fare un accostamento, potremmo scrivere che in parte ricorda l’Ultegra, tanto caro agli stradisti, ma anche la piattaforma XT, simbolo di sostanza ed efficienza per i bikers. Ed effettivamente, quando lo si osserva da vicino, il parallelo con l’XT è presto fatto. Perché della trasmissione da mtb c’è tanto nella guarnitura e soprattutto nel bilanciere posteriore, a maggior ragione quando si tratta della configurazione con la monocorona.

Ma troviamo anche una corrente di pensiero “stradale”, grazie alle pinze dei freni, mutuate da Ultegra e per via di quel feeling che si genera con i comandi in fase di cambiata. E poi ci sono tutte quelle parti nascoste, piccoli dettagli e tecnologie difficili da scorgere e che si percepiscono una volta che l’impianto è messo sotto stress.

Micol Marzorati e Niccolò Minotti di Shimano Italia (foto MirrorMedia Art)
Micol Marzorati e Niccolò Minotti di Shimano Italia (foto MirrorMedia Art)

Ma è lecito aspettarsi un futuro GRX Di2? Certamente, anche se in questo momento da Shimano tutto tace in merito. A tal proposito ha senso la piattaforma meccanica, perché diventa un vero e proprio ponte che anticipa anche le regole UCI del futuro, che avranno il compito di categorizzare in modo preciso il segmento gravel, anche e soprattutto in ambito agonistico. Concentrandoci sul nuovo Shimano GRX e per entrare nel dettaglio del sistema, abbiamo posto alcuni quesiti a Niccolò Minotti, Service Training Technician di Shimano.

E’ corretto considerare il nuovo Shimano GRX come la versione gravel di Ultegra e XT?

Molte delle specificità del nuovo GRX sono mutuate proprio dal sistema Ultegra, anche se è necessario considerare le diversità che caratterizzano la versione 820 dalla 610. La prima è sicuramente la presenza del ServoWave nell’impianto frenante, integrato nell’820, assente nel 610. Anche il 105 da strada non ha il ServoWave.

Una famiglia GRX e diverse fasce di mercato?

Per certi versi è così, perché la versione 610 è stata pensata nell’ottica di equipaggiare biciclette gravel con un prezzo più contenuto.

Quanto tempo è necessario per il montaggio del nuovo GRX?

Circa un’ora se consideriamo il pacchetto completo.

Esiste una difficoltà per far passare i cavi meccanici all’interno dei tubi?

Il passaggio interno di cavi e guaine è legata ad eventuali problematiche del telaio, non della trasmissione.

In fatto di regolazioni ci sono delle differenze rispetto ad un cambio meccanico da strada?

No, le regolazioni sono le medesime e diciamo che il confronto può essere fatto con il precedente Ultegra. Per il corretto funzionamento della trasmissione è necessario rispettare alcune specifiche, come ad esempio la curvatura della guaina posteriore, quella che fa da ponte tra il fodero basso e il bilanciere.

Ci spieghi meglio?

E’ un punto cruciale, perché pur avendo una lunghezza contenuta è fondamentale rispettare il raggio di curvatura evidenziato da Shimano. Il rispetto del giusto valore è un deterrente per la stabilità ed il funzionamento corretto della trasmissione.

E’ possibile montare il deragliatore combinato con un bilanciere posteriore dedicato alla corona singola?

Tecnicamente no, non è possibile abbinare i cambi dedicati 1X, alla guarnitura con doppia corona e relativo deragliatore. La gabbia del deragliatore che si usa con la doppia corona ha un angolo di lavoro che contrasta con quello che sviluppa il cambio posteriore, deputato alla monocorona.

Shimano

Trek Domane AL, esaltazione di comfort e versatilità

07.10.2023
3 min
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Scegliere l’alluminio al giorno d’oggi è un’opzione intelligente e valorizzata sotto molteplici punti di forza. Trek presenta la nuova Domane AL di quarta generazione: una bici pensata per offrire comfort in ogni situazione e una versatilità ancora più ampia. La chiave di questo approccio è proprio il telaio in alluminio di alta qualità e il design snellito con un passaggio ruote più ampio. La Domane AL è un esempio di prestazioni racchiuse in un rapporto qualità/prezzo competitivo.

Comfort ovunque

La quarta generazione di questa Domane AL vanta una costruzione telaistica rinnovata. E’ infatti realizzata con un telaio in alluminio Alpha 100 Series riprogettato e una nuova forcella interamente in carbonio che la portano a pesare circa 225 grammi in meno rispetto al modello precedente. Il nuovo passaggio per ruote da 38 mm offre la libertà di avventurarsi tranquillamente su fondi che vanno dall’asfalto alle strade di campagna accidentate fino alla maggior parte dei percorsi gravel.

Una serie di migliorie che favoriscono una crescita notevole sotto l’aspetto del comfort, anche grazie alla geometria endurance che assicura una posizione di guida eretta. Domane AL è inoltre una bici molto apprezzata per il suo design pulito e moderno. Ora vanta una predisposizione a fondi più sconnessi e l’integrazione dei cavi che normalmente ci si aspetterebbe dai modelli di bicicletta di fascia alta. Il tutto con un peso ridotto rispetto a prima.

Versatilità totale

Chi sceglie la nuova Domane AL cerca versatilità e un ventaglio di utilizzo ampio. A conferma di ciò il team di progettisti Trek ha disegnato una bici con predisposizioni e dettagli tecnici per più esigenze. A partire dai punti di attacco per la borsa al tubo orizzontale, il portapacchi e i parafango che trasformano Domane AL nella bici ideale per qualsiasi attività. Ma anche l’attacco Blendr per fissare luci e computer e attacchi di supporto per i vari portaborraccia, necessari per l’idratazione durante le avventure più lunghe. 

Da sottolineare anche il moderno manubrio da strada, ora più ergonomico e facile da controllare, con un reach più corto e un flare di 4 millimetri. Infine, la Domane AL presenta una novità assoluta: un nuovo perno passante per montare il forcellino Universal Derailleur Hanger. Si tratta dello stesso forcellino UDH delle mountain bike Trek, che per i ciclisti si traduce in compatibilità tra le varie categorie.

Il listino prezzi vede la gamma partire con il modello Domane AL 2 a 1.229 euro, seguito dalla Domane AL 4 a 2.049 euro e infine la Domane AL 5 a 2.359 euro.

Trek

Un mondiale gravel illuminato da tante stelle. Si parte oggi

07.10.2023
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PIEVE DI SOLIGO – Le ore che mancano all’inizio del secondo campionato del mondo gravel sono sempre meno. Ieri le strade di questo paesino si sono colorate delle maglie dei vari corridori che da oggi si daranno battaglia per la maglia iridata. Tanta polvere, tanti sorrisi ed altrettante salite aspettano i più di 1.000 iscritti tra master ed elite

Il primo ottobre Lorena Wiebes (al centro) ha conquistato l’europeo gravel. Terza Cecchini (foto UEC)
Il primo ottobre Lorena Wiebes (al centro) ha conquistato l’europeo gravel. Terza Cecchini (foto UEC)

La maglia della Wiebes

Si comincerà alle 10,30 con la prova femminile, che prenderà il via dalle Bandie. Le sfidanti sono numerose ed il parterre è di alta qualità, con la campionessa europea gravel, Lorena Wiebes, a guidare il gruppo con il suo nuovo simbolo del primato. 

«Mi sono organizzata – spiega la neo campionessa europea di specialità – per lasciare spazio a queste corse nel mio calendario stagionale. Sono partita dalle qualificazioni e devo dire che è una disciplina che mi piace molto. Ho usato per qualche volta in allenamento la bici da gravel ed è stato diverso, più divertente. Arrivo dalla strada e sono due modi di correre diversi. In corsa mi aspetto una partenza al massimo, saremo tante e non ci sarà spazio per tutte, quindi la lotta sarà serrata. Il finale di gara, invece, sarà molto selettivo con tante salite a fare da giudice».

Demi Vollering e compagne durante la ricognizione sul percorso del mondiale gravel
Demi Vollering e compagne durante la ricognizione sul percorso del mondiale gravel

Vollering guida la caccia 

Lorena Wiebes non è la sola atleta che dalla strada è passata in prestito al mondo del gravel. Infatti oggi al via c’era anche Demi Vollering, un nome che nel campo femminile attira sempre tante attenzioni. L’olandese della SD Worx, vincitrice del Tour de France Femmes, arriva con tante aspettative. Il suo palmares su strada, nel 2023, conta: Strade Bianche, Liegi-Bastogne-Liegi, Freccia Vallone e Amstel Gold Race. Vollering ha fatto anche incetta di corse a tappe, oltre alla Grande Boucle femminile ha vinto la Vuelta a Burgos e Tour de Romandie

«Penso che sia il finale perfetto di stagione – dice in sala stampa – era il 2019 quando ho preso in mano per la prima volta una bici gravel. La uso per allenarmi in alcune situazione e anche per fare qualche viaggio. Anche io mi aspetto una gara tosta, ma sono qui anche per godermi un modo diverso di correre».

Come detto la starting tlist femminile è ricca di tante atlete interessanti, su tutte Kasia Niewiadoma. Un mondiale gravel che si apre, come giusto che sia, anche alle esperte del fuoristrada, come Emma Norsgaard, Ashleig Moolman-Pasio e la campionessa austriaca gravel Sabine Sommer. Tra le italiane spiccano il nome di Persico e Realini: ragazze cresciute nel ciclocross, che ora sperimentano questa nuova disciplina. 

Gianni Vermeersche
Gianni Vermeersch rimetterà in palio la maglia di campione del mondo, conquistata nel 2022 sempre in Veneto

Il titolo di Vermeersch

Il belga Gianni Vermeersch metterà in palio domani la maglia iridata, conquistata un anno fa sempre in Veneto. I pretendenti sono tanti, su tutti il nome del gigante della Jumbo-Visma Wout Van Aert (foto di apertura Houffa Gravel): tre volte campione del mondo nel ciclocross.

«Il gravel, di fatto, lo pratico sin da piccolo – racconta Van Aert – quando con la mia bicicletta da ciclocross facevo uscite di lunghi chilometraggi. Ho cominciato però ad apprezzarlo nell’anno del Covid, mi ha permesso di fare percorsi e strade nuove in allenamento e ho seguito con curiosità la sua rapida ascesa. Quest’anno cercavo un bell’obiettivo per il finale di stagione e il Mondiale Gravel UCI mi è sembrato quello più interessante, così ho chiesto alla squadra il permesso di correrlo». 

Il belga alla sua prima apparizione nel gravel ha stracciato la concorrenza, ma domenica dovrà far ben più attenzione. 

Pro’, ex pro’ e specialisti

Non mancheranno i nomi di spicco nemmeno nella gara maschile riservata agli elite. Fin da inizio 2023 quella di Alejandro Valverde era una presenza quasi certa. L’embatido ha salutato il mondo dei professionisti al termine della scorsa stagione e si è lanciato nel gravel con la stessa fame di vincere. Oltre allo spagnolo ci saranno tanti ex professionisti, come Niki Terpstra, vincitore di una Parigi-Roubaix e un Giro delle Fiandre. Senza tralasciare il padrone di casa Sacha Modolo, o altri nomi di spicco del calibro di Nicholas Roche e Laurens Ten Dam. 

Tra i protagonisti della stagione su strada che si cimenteranno in questo secondo mondiale gravel c’è Matej Mohoric. Dopo una stagione che gli ha regalato anche una vittoria di tappa al Tour de France, lo sloveno si metterà alla prova fuoristrada. 

«Questo mondiale – dice Mohoric – era un mio obiettivo fin dall’inizio della stagione. E’ il modo migliore per finire il 2023, non sento alcuna pressione per performance o risultati. Il percorso disegnato è davvero bello e tecnico, ha tratti simili a quelli che si possono trovare su strada, ma anche sezioni impegnative. Chi è abituato a gareggiare in queste corse potrebbe essere avvantaggiato, anche se non credo che Wout (Van Aert, ndr) avrà tante difficoltà a staccare tutti (ride, ndr). Torno a correre in una regione che mi ha dato tanto fin da quando ero junior e ne sono super felice, perché mi tornano alla mente molti ricordi».

La giusta dose di esperienza in conferenza stampa, la porta Mattia De Marchi che tra polvere e strade bianche ha tanto da dire

«Pedalo tutti i giorni su queste strade – spiega – conosco il territorio a menadito. Ho tanti amici che praticano il gravel e tutti sono rimasti piacevolmente sorpresi dal percorso. In questa specialità conta la forza, ma anche tanto il saper reagire alle sfortune, ci sono molte zone “nere” dove un guasto può compromettere l’intera corsa. Il gravel non è una corsa di tattica, ma un all-in».

Assos, la maglia di Cole Paton in edizione limitata

06.10.2023
3 min
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Una nuova maglia entra nel mondo di Assos, azienda svizzera che realizza capi ed abbigliamento per il ciclismo. Ecco presentata la Cole Paton, un prodotto in edizione limitata che nasce dalla collaborazione con l’atleta ambassador di Assos. Atleta americano di 25 anni che della bicicletta e dell’avventura, fra il gravel e la mountain bike, ha fatto la sua filosofia di vita. Così questo modo di vivere e di pensare è stato trasportato anche sull’abbigliamento, ed ecco che nasce la maglia Cole Paton.

Cole Paton ha usato questa maglia durante tutta la stagione
Cole Paton ha usato questa maglia durante tutta la stagione

Edizione limitata

Una maglia, quella di Cole, personalizzata e resa unica, che è stata usata in gran parte delle sue gare. Ora questa unicità è stata messa a disposizione di tutti gli amanti della bici per un periodo limitato, fino a esaurimento scorte. 

«L’idea era di creare qualcosa di retrò – ha detto Cole Paton – che si facesse notare da lontano. Mi sono ispirato ai famosi blocchi di colore di Mondrian, a cui ho voluto aggiungere un accento anni ’90».

Assos ha realizzato questa maglia partendo da un modello base da gara Equipe RS. Un prodotto realizzato con tessuti ultraleggeri e con vestibilità e design aerodinamici. Segue le linee del corpo come se fosse una seconda pelle ed è lo stesso modello con cui gareggia Cole, senza loghi e sponsor: solo colori e linee. 

Stabile e traspirante

La maglia Cole Paton unisce un corpo realizzato con tessuto MiniCheck Tex, quello che crea la tipica trama delle maglie Assos, ad un inserto Stabilizer nella zona delle tasche, per avere una migliore stabilità. Sia la parte delle maniche che quella delle tasche sono cucite in tessuto indemagliabile Push Pull, che conferisce traspirabilità e un’elasticità bidirezionale. 

Il fit scelto è l’AeroFit, ovvero il più aggressivo e performante di casa Assos, ideato per i team professionistici. Le parti di congiunzione sono state nastrate e non cucite, per ridurre l’ingombro, la frizione e le irritazioni. 

Le tasche sono pre strutturate, per aumentare la capienza e la stabilità una volta riempite. Un risvolto protegge gli effetti personali e un foro nella tasca destra permette il passaggio del cavo degli auricolari.

Realizzata all’85% Poliestere, 9% Elastan e 6% Poliammide. Il prezzo al pubblico è di 200 euro, con taglie che vanno dalla XS alla XL.

Assos

Stuyven, Trek e il gravel: prove generali di integrazione

05.10.2023
4 min
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Jasper Stuyven, belga della Lidl-Trek che in carriera ha vinto una Sanremo, la Omloop Het Nieuwsblad e anche un Deutschland Tour, è il nuovo campione europeo gravel. Lo ha conquistato domenica scorsa in Belgio, battendo Merlier (11 vittorie su strada nel 2023) e Paul Voss, che da quando si è ritirato corre solo nella nuova disciplina.

Nella settimana che porta da un lato al Lombardia, dall’altro alla Parigi-Tours e al mondiale sugli sterrati, è palese che il gruppo dei professionisti si sia diviso. Gli scalatori si sono dati appuntamento al raduno di partenza di Como, i velocisti (fra cui Stuyven) a Chartes. A Pieve di Soligo si troveranno invece gli specialisti degli sterrati e facce note come Wout Van Aert, Alejandro Valverde e Peter Sagan. Le convocazioni azzurre non lasciano spazio a dubbi. Fra gli altri, troveremo Oss, Velasco e Alessandro De Marchi, mentre fra le donne Realini, Persico, Paladin e Bertizzolo.

Daniel Oss al centro fra i cittì Celestino e Pontoni. Lo scorso anno il trentino fu bronzo al mondiale
Daniel Oss al centro fra i cittì Celestino e Pontoni. Lo scorso anno il trentino fu bronzo al mondiale

Il punto con Trek

Quando lo scorso anno la rassegna iridata debuttò sulle strade del Vicentino, la considerazione di molti fu immediata. Non appena le aziende produttrici di bici si fossero accorte dell’impatto sul mercato, avrebbero spinto affinché i professionisti delle squadre che sponsorizzano venissero dirottati sulla nuova disciplina.

E’ stato così ad esempio che il Movistar Team, con il favore di Canyon, ha creato al suo interno un team gravel, per far correre l’impensionabile Valverde e Ivan Cortina. E allora ci siamo chiesti: che cosa ha rappresentato per Trek la vittoria di Stuyven agli europei di Oud-Heverlee? Ci ha risposto Jordan Roessingh, Direttore globale – Bici da strada e Project One.

Stuyven ha conquistato a Oud-Heverlee il primo europeo gravel. Domenica si corre il 2° mondiale
Stuyven ha conquistato a Oud-Heverlee il primo europeo gravel. Domenica si corre il 2° mondiale
Le vendite di biciclette gravel rappresentano una parte importante del mercato di Trek?

Sì, il gravel è diventato una parte molto significativa della nostra attività ed è cresciuto ogni anno da quando abbiamo lanciato il nostro primo modello, la Checkpoint.

Le competizioni gravel sono di interesse commerciale per Trek come azienda?

SÌ. Abbiamo sponsorizzato atleti che gareggiano in molte delle principali gare e sosteniamo anche diversi eventi gravel. Ad oggi, tuttavia, Trek non ha ancora organizzato dei propri eventi.

L’organizzazione dei campionati europei e mondiali è un’opportunità per Trek?

Certamente, la globalizzazione e l’aumento della professionalità nelle corse gravel sono cambiate radicalmente negli ultimi anni. Le gare gravel europee e UCI sono molto diverse dai più tradizionali eventi del Nord America, ma offrono comunque un’esperienza unica, che si abbina ad alcuni degli eventi più popolari che hanno dato il via al gravel. Non penso che questa sia un’opportunità soltanto per Trek, ma per i ciclisti e l’industria nel suo complesso, per far crescere una nuova disciplina nel ciclismo.

Questo il Trek Driftless Team in un video di inizio stagione
Le squadre sponsorizzate da Trek sono state sollecitate affinché agevolino la partecipazione degli atleti alle gare gravel?

Abbiamo uno specifico team di corse gravel, il Trek Driftless Team, che gareggia nei principali eventi gravel principalmente in Nord America. Occasionalmente abbiamo ciclisti di Lidl-Trek che partecipano a eventi in Europa. Jasper Stuyven, appunto, ha recentemente vinto i campionati europei, ma è principalmente una scelta che dipende da loro, senza molta, se non nessuna spinta da parte del team o di Trek.

Il Movistar Team ha formato una squadra per il gravel, potrebbe esserci la stessa intenzione per Trek?

Del Trek Driftless Team abbiamo già detto, mentre Lidl-Trek non ha un programma o piani specifici per il gravel. Questo significa che gli atleti gareggeranno occasionalmente negli eventi. Però sembrano divertirsi e riescono anche bene.

Sul podio dell’europeo, con Stuyven sono saliti Merlier e Paul Voss, che fino al 2016 correva nella Bora
Sul podio dell’europeo, con Stuyven sono saliti Merlier e Paul Voss, che fino al 2016 correva nella Bora
La vittoria di Stuyven agli Europei può diventare un’occasione di marketing? 

Sì, è stata certamente una grande vittoria e qualcosa che sfrutteremo per mostrare il coinvolgimento e il successo di Trek e per spingere le nostre piattaforme per bici gravel race come Checkpoint e Domane.

Il mercato del gravel interessa anche alle ragazze?

Penso che un attributo del gravel, che gli consentirà di crescere ancora, è quanto sia aperto per ciclisti di tutti i tipi. Non importa chi tu sia, negli eventi gravel c’è un posto anche per te