Mauro Vegni, sciopero corridori, Morbegno, Giro d'Italia 2020

Asti, storia di un pasticcio all’italiana

23.10.2020
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Josef Cerny ci ha provato a dire che la storia non terrà conto delle proteste di stamattina e che ad Asti ha vinto lui. Lui ha vinto la sua tappa e poco gli importa di dare risposte sul perché non si sia partiti da Morbegno.

«Non era così freddo da non partire – dice – ma andiamo a tutta da Palermo e pioveva ed è stata una buona occasione da cogliere».

Succede solo al Giro, quando mai si sarebbero sognati di imporlo ai francesi del Tour?

Vegni furioso

Vegni è inviperito. Il suo punto di vista è ineccepibile: ha disegnato un percorso che è stato approvato e nessuno, nel momento in cui lo stesso è stato rimodulato per ottobre, si è preso la briga di verificare la fattibilità delle tappe. Le associazioni di categoria servono a questo.

Cristian Salvato, sciopero corridori, Morbegno, Giro d'Italia 2020
Cristian Salvato, presidente italiano dei corridori e delegato del Cpa
Cristian Salvato, sciopero corridori, Morbegno, Giro d'Italia 2020
Cristian Salvato, presidente Accpi

«Finirà che sono stato io a decidere – dice il patron del Giro d’Italia – e che non me ne sono neanche accorto, mentre si è trattato di un tranello. C’è rammarico per la brutta figura. Una giornata così oscura tutto quanto di buono abbiamo fatto fino adesso per portare alla fine il Giro d’Italia. Non c’erano presupposti per una decisione simile. A me non è arrivata nessuna proposta. E’ evidente che tra i corridori e le loro squadre non c’è dialogo. Perché stamattina, molti corridori si domandavano cosa stava succedendo? Perché c’erano corridori schierati alla partenza? Perché i manager delle squadre chiedevano a me cosa stesse succedendo e io non sapevo nulla?».

Salvato indeciso

I direttori sportivi italiani si sono tutti schierati contro la decisione, ma è parso che nessuno li abbia interpellati, quasi che la decisione sia stata presa dalle squadre straniere.

«Una volta al Giro – si è lasciato scappare in mattinata Cristian Salvato, presidente dell’Accpi e delegato del Cpa – c’erano dodici squadre italiane e avevano gioco facile a trovare un accordo. Una volta in una situazione simile sarebbero partiti di sicuro, mentre gli stranieri non si fanno convincere facilmente. E’ stata una decisione giusta. Undici gradi con la pioggia sono freddi, sto con i corridori».

Peccato però che la decisione non sia venuta applicando il Protocollo per le Condizioni Estreme: unico presupposto per cancellare una corsa. E peccato anche che lo stesso Salvato, portavoce dei corridori, non abbia fatto poi molto per farli ragionare. Mentre una decisione del genere, come ha giustamente detto Vincenzo Nibali, non può transitare in una chat su Telegram e avrebbe avuto bisogno di più collegialità.

Wilco Kelderman, sciopero corridori, Morbegno, Giro d'Italia 2020
Wilco Kelderman, il più contento del taglio della tappa
Wilco Kelderman, sciopero corridori, Morbegno, Giro d'Italia 2020
Kelderman, il più contento del taglio

Martinelli deluso

Ai microfoni Rai, dopo l’arrivo di Asti, prima Volpi e poi Martinelli hanno preso duramente posizione.

«Abbiamo sbagliato di brutto – dice Martinelli – ma sono arrivato tardi alla partenza e ho trovato tutto già organizzato. I corridori mi hanno detto che c’era una riunione e mi sono subito incavolato e gli ho detto di partire. C’erano tutti i presupposti per correre. Sono con loro, lavoro per loro, ma sarebbero serviti altri modi».

Damiani duro

Roberto Damiani è dello stesso avviso e dal suo hotel di Asti tuona senza mezzi termini.

«Noi siano andati sulla linea di partenza – spiega il diesse della Cofidis – sapete bene come la penso. Ieri sera i corridori hanno detto che stavano arrivando dei messaggi e io gli ho risposto che noi siamo qui per correre e quindi avremmo corso. Potevamo essere i primi ad averne vantaggio, avremmo dovuto controllare per meno chilometri, ma i miei erano là. Pare ci sia stato un accordo tra il Cpa e tutti gli altri. Adam Hansen si è esposto in quanto delegato del Cpa, non so cosa ne pensino i suoi capi alla Lotto. Sarebbe stata una tappa massacrante, ma perché non si fanno queste discussioni quando si presentano i percorsi? Come Roberto Damiani e come Cofidis io mi discosto da quello che è successo».

Joseph Cerny, Asti, Giro d'Italia 2020
Joseph Cerny ha vinto ad Asti, ma domani sui giornali si parlerà d’altro
Joseph Cerny, primo ad Asti

Kelderman fa festa

Il più contento di tutti ad Asti è parso Wilco Kelderman, c’è da capirlo. Avete visto come ha ribadito la bontà della scelta? Avrebbe dovuto pedalare per 258 chilometri sotto la pioggia e con 11 gradi, che poi sono saliti fino a 14. E domani nella tripla ascesa di Sestriere le sue chance di tenere la maglia rosa si sarebbero assottigliate.

«Capisco la frustrazione di Mauro Vegni – ha detto – ma oggi è stata presa la giusta decisione. Siamo stati contenti di correre il Giro e le grandi montagne. Siamo stati contenti di fare lo Stelvio, ma oggi la decisione di tagliare la tappa era la più giusta. E’ stato trovato l’accordo e la decisione è stata presa».

E quando gli è stato chiesto se sapesse fra quali attori fosse stato trovato l’accordo, ha liquidato la domanda parlando del Cpa, che in questo caso era rappresentato da Cristian Salvato, dato che Bugno, presidente dell’associazione, era ad Asti nella postazione Rai.

La morale

Sicuramente un grosso pasticcio in cui ciascun attore aveva qualcosa da difendere. Rcs e la Rai hanno denunciato il danno a un prodotto che per loro riveste una grande importanza strategica. I corridori, facendo sfoggio di scarsi spessore e senso di responsabilità, hanno trovato il modo di risparmiarsi una giornata di freddo e pioggia. I sindacati dei corridori hanno dimostrato la loro inadeguatezza per non essersi mossi con la necessaria tempestività. E la gente per strada, ignara e incolpevole, ha continuato ad aspettarli sperando che prima o poi sarebbero passati.

P.S. E’ arrivata nella serata di Asti la notizia che i premi di giornata saranno devoluti a favore di una struttura sanitaria impegnata nella lotta contro il Covid.

La Sunweb ha salvato capra e cavoli

22.10.2020
3 min
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«La Sunweb ha salvato capra e cavoli», parola di Giuseppe Martinelli. L’ombra scende sui Laghi di Canacano. Le ammiraglie parcheggiano man mano in degli spazi di erba e pini mughi dopo la linea d’arrivo. I ds scendono per sgranchirsi le gambe. Sembra la consueta riunione prima delle gare di dilettanti. C’è chi sorride e chi ha il muso lungo. E c’è chi, come il “vecchio” Giuseppe Martinelli, che prende atto della situazione del suo Jakob Fuglsang (non brillante) e trova il tempo di analizzare la corsa della Sunweb.

Giuseppe Martinelli è il direttore sportivo dell’Astana
Giuseppe Martinelli è il ds dell’Astana

L’attesa tappa dello Stelvio alla fine è stata un terremoto. Più che all’azione da leggenda si è assistito ad una selezione da dietro. Dapprima il logoramento della Sunweb, poi l’affondo della Ineos Grenadiers. E ciò che era emerso a Piancavallo ha trovato conferma. Jai Hindley è il più forte in salita. Tao Geoghegan Hart il più pericoloso e Wilco Kelderman quello “appeso” al filo.

Doppio fronte

La Sunweb ha deciso di giocare su due fronti. Non vuol perdere il Giro. Lo si è visto quando l’olandese si è staccato sullo Stelvio e l’ammiraglia non ha fermato Hindley. In quel momento e in fondo alla discesa Kelderman non se l’è passata bene. Anzi, si è anche innervosito. Per un po’ è sembrato aver mollato. In realtà, in quel tratto intermedio stava gestendo le energie per la salita finale. Mentre davanti Dennis, menava forte per Geoghegan Hart. Certo, non è stato bello vedere il capitano e la virtuale maglia rosa lasciata sola.

«La Sunweb ha corso bene – dice Martinelli – ha vinto la tappa, ha preso la maglia rosa e la maglia bianca. Hanno ragione loro. Vero, Hindley è più forte, ma ricordate che in questi casi un direttore sportivo cerca di salvare capra e cavoli. Mi sono trovato tante volte in una situazione come questa, con due punte. E non è facile. In più Kelderman a fine stagione va via (passerà alla Bora-Hansgrohe, ndr) e l’altro rappresenta il futuro. Quando Fuglsang stava rientrando su Wilco ho visto il gesto di stizza che l’olandese ha fatto alla sua ammiraglia, credo fosse restato senza acqua».

Dennis, Gheoghegan Hart e Hindley davanti. Kelderman insegue da solo
Dennis, Gheoghegan Hart e Hindley davanti. Kelderman insegue da solo

Intrigo tattico pazzesco

Salvare capra e cavoli. Però a questo punto la Sunweb rischia grosso con la cronometro finale. E’ vero che a Valdobbiadene Kelderman le ha suonate sia a Geoghegan Hart che a Hindley, ma è anche vero che è in calo. E Martino aveva puntano il dito su Tao già la sera di Piancavallo.

«Questo è il Giro corso ad ottobre – sentenzia il ds dell’Astana – le gambe sono queste. Hai voglia a dire che si è corso poco. Però è tutto aperto. Guardate che la tappa del Sestriere è impegnativa. E’ una salita vera, soprattutto nei due passaggi finali. E poi arriva dopo quella di oggi (5.700 metri di dislivello, ndr) e quella di domani: 253 chilometri per di più sotto l’acqua, sembra».

L’incastro tattico che ci attende è fantastico. Hindley non può attaccare il compagno in maglia rosa. Kelderman dovrà tenere duro. E Geoghegan Hart si ritrova tra due fuochi, come tra l’altro ci aveva detto ieri Dario Cataldo. La sua Ineos è fortissima, ma se Tao attacca e stacca Kelderman rischia a sua volta di essere staccato da Hindely: più forte in salita, ma più debole a crono. Insomma altre 48 ore di attesa e risolveremo l’enigma.

Vincenzo Nibali, Piancavallo, Giro d'Italia 2020

Piancavallo gela il ciclismo dei numeri

18.10.2020
4 min
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Martinelli davanti al pullman dell’Astana sulla cima di Piancavallo si ferma volentieri a parlare, poco più avanti Slongo ha appena detto la sua davanti a quello della Trek-Segafredo. I due, che hanno in comune anni di lavoro con Nibali, questa volta sono su posizioni opposte.

Giovani e vecchi

Di colpo è come se il solco fra corridori giovane e più esperti venga scavato dall’assuefazione alla tecnologia. Tanto sembrano smaliziati e aggressivi i primi, quanto bloccati sui numeri gli altri. Oppure certe volte semplicemente i numeri sono l’alibi più utile?

Jakob Fuglsang, Piancavallo, Giro d'Italia 2020
Fuglsang a Piancavallo nel gruppetto di Nibali a 1’36”
Jakob Fuglsang, Piancavallo, Giro d'Italia 2020
Fuglsang a Piancavallo con Nibali a 1’36”

«Questa generazione di giovani – dice Martinelli – va più forte e non ha paura di menare. Sento invece corridori più anziani che continuano a parlare e snocciolare valori. C’è solo da menare e semmai guardare i numeri la sera. Si va tanto forte. Oggi abbiamo detto a Felline di tirare a 420 watt. Lui ha fatto 7 chilometri a 430 watt e quando è calato a 415, lo hanno subito passato. Ed erano in 25. C’è ancora da scalare lo Stelvio e da quello che ho visto oggi, non so quanti ci arriveranno. Nibali l’ho visto come ho visto il mio. Quando accelerano, non hanno numeri sufficientemente alti e si staccano. Quando a Fuglsang ho detto di stringere i denti, ha detto che non ne aveva».

Il tempo passa

Slongo a quei numeri li legge per spiegare il passo falso di Nibali, che ha pagato 1’36” a Geoghegan Hart e Kelderman. La sensazione che già ieri non fosse brillante nella crono è tornata quando Vincenzo, asfissiato dal ritmo frenetico della Sunweb, si è rialzato a circa 7 chilometri dall’arrivo e si è attaccato alla borraccia.

«Per la corsa è andato male – ha detto il suo allenatoreper i suoi valori è andato discretamente. Il ritmo di Sunweb era così forte che ha dovuto mollare. Kelderman è uno dei pochi che ha la squadra compatta. Sicuramente diventa l’uomo faro ».

Domenico Pozzovivo, Piancavallo, Giro d'Italia 2020
Fra i corridori esperti in difficoltà, anche Pozzovivo, 12° a 1’54”
Domenico Pozzovivo, Piancavallo, Giro d'Italia 2020
Anche Pozzovivo in difficoltà: 12° a 1’54”

Quel che si fatica a capire è se il miglior Nibali di oggi sia tanto lontano dal Nibali degli anni d’oro.

«Se prendo la crono di San Marino dell’anno scorso in cui andò bene – ha spiegato Slongo – o quella di Logroño alla Vuelta del 2017 in cui arrivò terzo e fu vinta da Froome, come wattaggi medi siamo in quei valori. Anche oggi penso che Vincenzo sui 20 minuti abbia fatto uno dei suoi best della stagione. Siamo in linea con un Nibali competitivo nei grandi Giri, ma va dato atto che attualmente c’è chi va più forte. Non so se sia da attribuire a un corridore vecchio, anche se per me ha ancora tanto da dare. I valori sono quelli di un bellissimo Nibali».

La terza settimana

L’ammissione, sia pure solo accennata dopo l’arrivo di Piancavallo, lascia riflettere. In questi momenti si deve aver fede nella possibilità di riscatto. Nibali venne già dato per spacciato nel 2016 dopo la tappa di Andalo, poi però la storia andò diversamente. I quattro anni passati nel frattempo non sono una distanza banale, ma Slongo non molla la presa

«Il morale non è male – ha detto – perché Vincenzo è nei suoi valori e per questo proveremo a inventarci qualcosa. E’ un Giro dove i primi sono ad un altissimo livello, bisognerà aspettare per vedere se qualcuno va in crisi. Sfrutteremo il lavoro degli altri e cercheremo fino alla fine di cogliere l’attimo, come è nel nostro stile. Il Giro per i primi 7-8 è tutto aperto, con le tappe che ci aspettano. Nella terza settimana può succedere che qualcuno vada in crisi. Noi non possiamo migliorare più di tanto, la nostra forza negli anni è stata la costanza. Perché non pensare che Vincenzo rimanga uguale e gli altri invece scendano?».

La speranza non muore per prima e con il riposo che bussa, coltivarla può essere un utile esercizio. Poi però, quando si tornerà a combattere, dimenticarsi dei numeri potrebbe essere un altro esercizio su cui applicarsi.