Ecco un estratto del libro “Gregario – Una vita a servizio dei campioni” che ripercorre la carriera di Alessandro Vanotti, scudiero di tanti campioni recenti tra cui Vincenzo Nibali, Ivan Basso e Danilo Di Luca. In queste righe, il racconto del Giro d’Italia 2013. Nibali è saldamente in maglia rosa, Vanotti lo segue come un’ombra. Ma all’improvviso…
Il 18 maggio la quattordicesima tappa arrivava a Bardonecchia. Pioggia, vento, freddo e anche la neve in quota convinsero l’organizzazione a modificare il percorso cancellando il Sestriere. Era un Giro disegnato benissimo, ma ancora una volta il maltempo ci stava mettendo lo zampino. A metà tappa purtroppo io forai e fui costretto a fermarmi per cambiare la ruota. Allo stesso tempo anche Vincenzo si fermò per un bisogno fisiologico e me lo ritrovai tra le ammiraglie mentre stava risalendo.
Alessandro Vanotti ha scritto la sua storia con Federico Biffignandi, giornalista bergamasco e collaboratore di bici.PROIl corridore e l’autore alla presentazione della Granfondo BGY Airport a BergamoAlessandro Vanotti ha scritto la sua storia con Federico Biffignandi, giornalista bergamasco e collaboratore di bici.PROIl corridore e l’autore alla presentazione della Granfondo BGY Airport a Bergamo
Cade Battaglin
L’asfalto era molto scivoloso, il caos della coda del gruppo non ci aiutava e la visibilità era ridotta. Riuscii a prendere due borracce e lo guidai verso la testa, anche se facevo fatica a tenerlo a ruota proprio per via della bagarre. Eravamo tutti sul lato destro della strada quando, pochi metri davanti a me, Enrico Battaglin impattò contro uno spartitraffico. La bicicletta volò da una parte, lui sbattè violentemente a terra proprio davanti a me.
Io stavo arrivando a tutta velocità, non ci fu nemmeno il tempo di capire cosa stesse succedendo. Con la ruota anteriore lo andai a colpire sulle costole, la mia bicicletta inchiodò e io venni catapultato in avanti.
E’ il 18 maggio, sta per partire la 14ª tappa: Nibali aiuta Vanotti con la radio. Nessuno immagina l’imminente cadutaVanotti è caduto, Nibali conquisterà il secondo posto a Bardonecchia, battuto da SantambrogioE’ il 18 maggio, sta per partire la 14ª tappa: Nibali aiuta Vanotti con la radio. Nessuno immagina l’imminente cadutaVanotti è caduto, Nibali conquisterà il secondo posto a Bardonecchia, battuto da Santambrogio
Spalla lussata, addio Giro
Rovinai a terra sbattendo la spalla destra e la schiena. Provai subito a rialzarmi per rientrare, ma un dolore lancinante mi bloccava. Spalla lussata, il ritiro fu inevitabile.
Stavo conducendo il Giro in controllo, con Nibali in maglia rosa e ora mi ritrovavo fuori dai giochi in un attimo. Mi portarono al pronto soccorso locale mentre Nibali, nella bufera di neve, staccava tutti i diretti avversari e arrivava al traguardo secondo, rinforzando la leadership in classifica.
In ospedale venne a prendermi Alexander Shefer, il primo direttore sportivo del team. Mi assistette come fosse un infermiere, mi vestì, mi allacciò le scarpe, mi caricò in auto e mi riportò in hotel. Prima di partire, mi guardò fisso negli occhi e mi lanciò un’idea folle, ma strategicamente straordinaria.
«Vanotti, tu sei troppo importante per Vincenzo. Se te la senti, resti con noi fino alla fine del Giro, stai in camera con lui, stai in gruppo, sei fondamentale». Come avrei potuto dirgli di no?
Dopo la lussazione della spalla, VAnotti rimase in gruppo, seguendo Nibali sino in fondoLa vittoria nella neve alle Tre Cime di Lavaredo scolpisce il trionfo in rosa di NibaliDopo la lussazione della spalla, VAnotti rimase in gruppo, seguendo Nibali sino in fondoLa vittoria nella neve alle Tre Cime di Lavaredo scolpisce il trionfo in rosa di Nibali
L’altro Giro di Vanotti
Iniziò così un mio secondo Giro, non senza difficoltà: i dolori erano davvero forti e affrontarli anche nella quotidianità, senza sforzi, fu complicato. Avevo però un vantaggio: essere con la squadra mi consentì di sottopormi subito a terapie mirate insieme allo staff medico per velocizzare il mio recupero.
Si rivelò un’esperienza meravigliosa. Salutavo la squadra alla partenza e la ritrovavo all’arrivo. Aspettavo ogni giorno Vincenzo in camera avendo avuto tutto il tempo per sbrigare ogni incombenza necessaria per lui ancor meglio del solito, con più tempo, più calma, più meticolosità.
E’ il 26 maggio 2013: Vincenzo Nibali conquista il suo primo Giro d’ItaliaE’ il 26 maggio 2013: Vincenzo Nibali conquista il suo primo Giro d’Italia
Nibali che vola
Non seguivo le tappe in ammiraglia, ad eccezione della cronoscalata da Mori a Polsa, diciottesima tappa del Giro. Fu un’esperienza da fiato in gola, perché Vincenzo letteralmente volò. E mi resi conto, vedendolo da questo punto di vista inusuale, quanto stesse andando forte, quanta potenza avesse, quanto impulso riuscisse a dare alla sua pedalata.
Sul podio di Brescia, Vanotti guarda verso il suo capitano che ha conquistato il GiroSul podio di Brescia, Vanotti guarda verso il suo capitano che ha conquistato il Giro
Il podio con la squadra
Sul podio finale di Brescia salii pure io insieme a tutta la squadra: i compagni vestiti da corridori, io con la divisa di rappresentanza. Mi sentivo totalmente parte di quel gruppo, di quella vittoria. Alzai il trofeo, guardai Vincenzo, guardai i miei compagni, mi commossi. Ringraziai con il cuore il team Astana per quell’idea.
In serata a Villa Fenaroli, a Rezzato, scoppiò la festa di squadra insieme a tutte le famiglie: un evento meraviglioso, grandioso, eravamo dentro a un sogno. Rientrato a Bergamo, altra festa con il mio fan club per il terzo Giro vinto da gregario e, dopo pochi giorni, partimmo per il Kazakistan per un’altra festa nel Paese della squadra.
A Villa Fenaroli, nella serata di Brescia, la grande festa in onore della maglia rosaA Villa Fenaroli, nella serata di Brescia, la grande festa in onore della maglia rosa
In Kazakhstan da eroi
Furono giorni incredibili anche lì. Ci accolsero come eroi, la gente scese per strada ad acclamarci, le istituzioni ci omaggiarono, c’erano gigantografie di Nibali in ogni angolo del Paese. Le tv di Stato ci seguirono passo dopo passo: eravamo delle star.
Tornammo da quella sbornia di festeggiamenti e ripartimmo subito per un blocco di lavoro al Passo San Pellegrino perché c’era da preparare la Vuelta a cui Nibali puntava forte.
LA SCHEDA
Titolo: Gregario – Una vita a servizio dei campioni
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LIENZ (Austria) – Una delle ultime occasioni per guardare negli occhi i protagonisti del prossimo Giro d’Italia ce l’ha offerta il Tour of the Alps. Così, al termine di cinque giorni davvero tosti nei quali ci sono stati continui rimescolamenti di classifica, è giunto il tempo di fare dei bilanci concreti. O per lo meno di cercare di farli. Se la Lidl-Trek e la Tudor hanno trovato le risposte che cercavano da parte dei loro leader non si può dire lo stesso della Red Bull-Bora-hansgrohe.
Il team tedesco era venuto a correre conJai Hindley nei panni del capitano e leader unico. Dopo il ritiro in altura le sensazioni sono state altalenanti, con prestazioni che sono andate di pari passo. Lo squillo del campione è arrivato con il secondo posto di San Candido. Per il resto l’australiano con la verve del surfista è stato lontano dai riflettori ogni volta che la strada saliva e lui, inesorabilmente, si staccava.
Al Tour of the Alps Hindley ha pagato tanto sulle salite e nei cambi ritmo imposti dai miglioriAl Tour of the Alps Hindley ha pagato tanto sulle salite e nei cambi ritmo imposti dai migliori
Cosa porti a casa da questa corsa, ti aspettavi molto…
Vero, mi aspettavo sicuramente un risultato diverso. Sono state tutte giornate complicate a loro modo, sia per la difficoltà del percorso sia per il maltempo che ha colpito la penultima tappa.
E’ stata una corsa molto aggressiva?
Siamo stati tutti al limite, credo. I protagonisti hanno corso alla grande e sono andati tanto all’attacco. Storer su tutti ha fatto vedere ottime cose. Non è stata una corsa ottimale per me, ma certe cose vanno così e va bene. Non resta che sperare di star meglio.
Nonostante il clima e la fatica la breve corsa a tappe è servita a Hindley per fare un ultimo passo in vista del GiroNonostante il clima e la fatica la breve corsa a tappe è servita a Hindley per fare un ultimo passo in vista del Giro
Dopo questo Tour of the Alps quale sarà il tuo passaggio verso il Giro?
Rilassarmi e prendere qualche giorno di riposo. Si è trattata di una corsa davvero dura, con salite impegnative. Penso sia stato un bene prendervi parte ed essere qui per fare un altro passo importante.
Al Giro tutti per Roglic o dividerete i gradi di capitano?
Saremo tutti per lui e al suo servizio. Sarà lui il grande leader. Il Giro però è una corsa lunga e bisogna sempre aspettarsi l’inaspettato.
Per Roglic e Hindley l’avvicinamento al Giro è stato completamente diverso, la squadra sarà davvero tutta per lo sloveno? (foto Instagram)Per Roglic e Hindley l’avvicinamento al Giro è stato completamente diverso, la squadra sarà davvero tutta per lo sloveno? (foto Instagram)
Con l’arrivo di Roglic sono cambiati un po’ gli equilibri per te e la squadra?
Sicuramente le occasioni di essere il capitano unico in corsa sono meno rispetto a prima e bisogna sfruttarle (al Tour of the Alps Hindley non è riuscito in questo intento, ndr). Nonostante tutto credo che il ciclismo moderno, soprattutto nei grandi appuntamenti, sia destinato a questo. Le squadre forti come la nostra devono avere più di un leader.
E’ una cosa che preclude qualche chance?
In realtà non proprio. Ci si può giocare le occasioni e controllare meglio il finale. Penso sia una modalità che possa aiutare tutti.
L’ultimo fu Bugno e prima di lui Adorni. Andando indietro con la memoria, fu proprio l’indimenticato Gianni l’ultimo vincitore di Giro chiamato a commentare… il Giro d’Italia in tivù. Per questo l’arrivo di Stefano Garzelli accanto a Francesco Pancani porterà al pubblico del ciclismo un tocco di maglia rosa che non farà certo male.
In questi giorni, Stefano è stato impegnato con i sopralluoghi delle tappe: ultimo step prima di volare a Tirana per la partenza della corsa. Quando lo chiamiamo ha appena concluso la scalata del Mortirolo, in un rincorrersi di chilometri e ore che non concede respiro. Gli chiediamo che cosa pensi del Giro d’Italia e allora il discorso prende il largo fra l’occhio del corridore e l’opinione di chi nella sua gavetta di opinionista ne ha visti ormai tanti.
«E’ un Giro d’Italia da vivere alla giornata – dice – per cogliere l’occasione, secondo me fin dalla dall’Albania (in apertura, foto La Presse, ndr). Se lo analizziamo, è vero che ci sono dei tapponi. Quello di Saint Vincent. Ieri ho fatto la tappa di San Valentino (Brentonico). Chiaramente il Colle delle Finestre e Sestriere. Però credo che nel complesso non sia solo un Giro di tapponi. Se fossi ancora un corridore, vivrei alla giornata, perché ci sono tante occasioni…».
Stefano Garzelli, classe 1973, ha vinto il Giro nel 2000 (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)Stefano Garzelli, classe 1973, ha vinto il Giro nel 2000 (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)
A cominciare dai traguardi volanti Red Bull?
Quelli davvero non sono da sottovalutare, danno 6 secondi ogni giorno. Quando hai due corridori un gradino sopra e dietro altri 4-5 sullo stesso livello, gli abbuoni possono essere decisivi.
Due cronometro, una già il secondo giorno.
Ayuso a crono è forte, alla Tirreno è andato bene. Roglic ha vinto le Olimpiadi della specialità, sulla carta è forte anche lui. Hanno qualcosina in più, però se prendiamo come terzo uomo Tiberi, non ci dimentichiamo che anche lui finora ha fatto i migliori risultati proprio a cronometro. Antonio non è tanto secondo a loro. Può perdere 5-10 secondi, ma non è uno di quei corridori, come ad esempio Landa, che perde un minuto.
Un Giro da vivere alla giornata, quindi il Roglic che di solito colpisce in finale rischia qualcosa?
Non ti puoi permettere di restare troppo a lungo alla finestra. Se ti attaccano Ayuso, Tiberi, Pidcock o Bernal, non puoi stare a guardare. Secondo me vedremo diversi tentativi di corridori che proveranno ad anticipare. Ci sono arrivi in salita e abbuoni che da corridore avrei cercato ogni giorno, per quel famoso vivere alla giornata. Spero che gli squadroni non corrano togliendo importanza a certi traguardi. Perché è certo anche che vedremo davanti i blocchi di quelle 4-5 squadre che terranno in mano la corsa, ormai il modo di correre è quello.
Roglic, vincitore del Giro 2023, non potrà pensare di attendere il finale. Con lui Pellizzari, Aleotti, Martinez e HindleyRoglic, vincitore del Giro 2023, non potrà pensare di attendere il finale. Con lui Pellizzari, Aleotti, Martinez e Hindley
Spesso lo spettacolo ne risente, soprattutto se non qualcuno fra i grandi con il coraggio per attaccare…
Per come correvo io, se potevo vincere la tappa o prendere l’abbuono, la mia squadra tirava. Poi potevo vincere o perdere, non è che vinci sempre. Però quello che mi piacerebbe vedere sono squadre che non regalano le tappe e che lottino per i traguardi intermedi.
Fra gli squadroni che tengono in mano la corsa, solo la Red Bull-Bora negli anni ha dimostrato di saper correre per far saltare i piani. Ci aspettiamo qualche invenzione di Gasparotto?
In realtà, credo che Gasparotto con il suo nuovo incarico non seguirà il Giro. Tuttavia sono certo che, pur non essendo presente, seguirà la squadra nei meeting e nei briefing. “Gaspa” è uno che ha una mentalità simile alla mia, magari l’ha trasmessa ai suoi direttori sportivi.
La UAE Emirates e la Red Bull hanno organici notevoli…
La prima accanto ad Ayuso avrà Del Toro e Adam Yates, dei gregari niente male… La Red Bull porta Hindley, Martinez e anche Pellizzari. Quando l’ho visto al Catalunya, ho capito subito che Giulio lo avrebbero portato al Giro. In come si è mosso nella tappa che poi vinse Ayuso, mi sono rivisto al Giro dei Paesi Baschi 1997 con Pantani, quando decisero di farmi debuttare al Giro.
Roglic in corsa lo voleva al suo fianco, ha capito la qualità dell’atleta e del ragazzo…
Roglic non è uno sprovveduto, sa che se lo porta al Giro, avrà un corridore che farà di tutto per il suo capitano. E in quel momento hanno pensato di risparmiargli il Giro dei Paei Baschi, per dirottarlo sul Giro.
La coppia Ayuso-Del Toro ha funzionato benissimo alla Tirreno vinta dallo spagnolo. In aggiunta la UAE avrà Adam YatesLa coppia Ayuso-Del Toro ha funzionato benissimo alla Tirreno vinta dallo spagnolo. In aggiunta la UAE avrà Adam Yates
La seconda settimana inizia col riposo, poi la crono e il mercoledì si sale il San Pellegrino in Alpe…
Io su quella salita ho ipotecato il Giro del 2000, anche se arriva a metà tappa. Se qualcuno ha il coraggio di muoversi in anticipo, davanti restano i big e poi trovi il modo per giocarti la tappa. Non c’è da aspettare il finale. Magari la UAE Emirates può far partire De Toro e la Red Bull può anticipare con un altro. Chi pensa di poter vivacchiare, potrebbe avere un brusco risveglio.
Il resto della settimana servirà a recuperare un po’?
E’ abbastanza interlocutoria. Viadana è facile, Vicenza sarà spettacolare ma non farà grossi danni e Gorizia è facile. Poi però arriva Asiago e prima c’è il Monte Grappa e lì si ricomincia a ballare, perché la salita è lunga, poi c’è la discesa e subito altri 15 chilometri all’insù a 20 chilometri dall’arrivo. Poi il riposo e poi si ricomincia…
E si ricomincia con la tappa di San Valentino, che proprio semplice non è.
Infatti ho voluto inserirla fra le ricognizioni da fare. Sono 5.000 metri di dislivello con 5 salite. Viene dopo il terzo giorno di riposo. La prima parte della salita finale è facile fino a Brentonico, poi arrivano rampe anche al 20 per cento. Questo è un tappone, non va tanto in alto, ma è duro. E il giorno dopo ci sono Tonale e Mortirolo.
Giro 2024, Tiberi e il Grappa. La scalata tornerà anche quest’anno e Antonio torna con ben altre ambizioniGiro 2024, Tiberi e il Grappa. La scalata tornerà anche quest’anno e Antonio torna con ben altre ambizioni
Per un ragazzo giovane come Ayuso può esserci un problema di tenuta nella terza settimana?
E’ arrivato sul podio della Vuelta a vent’anni, credo sia abbastanza preparato. Conosco Juan da quando è bambino, dai suoi 10 anni, visto che praticamente è di Valencia. Il suo massaggiatore è Paco Lluna, che era con Pantani e con me alla Mercatone Uno. Se sono andato a vivere a Valencia fu per lui, quindi siamo amici. Alla Valenciana ero con l’organizzazione e un giorno Paco mi dice che, finita la corsa, andrà a Sierra Nevada con Ayuso. E allora gli chiedo: come va? E lui: «Fa paura!». Infatti Matxin voleva portarlo alla Valenciana, ma Juan ha detto di no.
Perché?
Voleva prepararsi per vincere in Francia e ha vinto la Faun Dome Classic. Il Laigueglia e lo ha vinto. La Tirreno che ha vinto. E adesso vuole provare a vincere il Giro. Mentalmente è preparato, magari bisognerà tenerlo a freno in alcune situazioni, perché non esageri nel farsi prendere dall’entusiasmo. Però io nella mia carriera non ho conosciuto un altro atleta con quella determinazione. Ed è così da quando era un bambino. Allievo di primo anno e allievo di secondo anno, campione di Spagna crono e strada. Juniores primo anno juniores secondo anno, campione di Spagna crono e strada. E anche quando ha vinto il Giro di Italia U23, il vantaggio sul secondo fu di 3 minuti. E’ davvero forte.
Anche Red Bull ha bei nomi…
Hanno Hindley che il Giro l’ha vinto nel 2022. Martinez, secondo nel 2024 che quest’anno ha cominciato a correre tardissimo e sarà freschissimo. Hanno ovviamente Roglic, il vincitore del 2023. E hanno Pellizzari. Magari Roglic rischia di sentirsi stretto, è una situazione che a me non esalterebbe, ma è innegabile che la squadra ci sia.
Giro d’Italia 2021, Bernal e la sua maglia rosa, fra Caruso e Simon Yates: il colombiano avrà quello stesso livello?Giro d’Italia 2021, Bernal e la sua maglia rosa, fra Caruso e Simon Yates: il colombiano avrà quello stesso livello?
E Ciccone?
Deve assolutamente far classifica, come Carapaz, Landa, Gee e anche Piganzoli, che penso possa fare un buon Giro. E’ un ragazzo costante, si è allenato bene, poi chiaramente con i consigli di Ivan (Basso, ndr) e di Contador può gestirsi benissimo.
Cosa diciamo del gran finale in Val d’Aosta?
Il gran finale è il gran finale, la Val d’Aosta non ti regala niente. Il primo giorno, si fanno Tzecore, Saint Panthaleon, Col de Joux e Antagnod. Il San Panthaleon si fece nel 1997, nella tappa di Cervinia la vinse Gotti, secondo Miceli, terzo io. Fu il mio primo risultato importante e ricordo che attaccai. All’inizio ci stavano riprendendo, ma con me avevo Gotti. Non dico che quel giorno gli feci vincere il Giro, ma quasi. Io attaccai, lui mi venne dietro in discese e alla fine vinse. Ho un bel ricordo di quella salita, perché c’era anche nell’unico Giro della Valle d’Aosta che abbia mai fatto. Sono 5.000 metri di dislivello ed è il 19° giorno.
E l’indomani, casomai fosse poco, si arriva a Sestriere dopo il Colle delle Finestre…
Il Finestre è duro, lungo e sterrato. Ventesima tappa, può cambiare ancora tutto.
La 20ª tappa del Giro d’Italia si concluderà a Sestriere dopo la scalata del Colle delle Finestre e potrebbe cambiare ancora tuttoLa 20ª tappa del Giro d’Italia si concluderà a Sestriere dopo la scalata del Colle delle Finestre e potrebbe cambiare ancora tutto
Emozionato di raccontare un Giro così con Pancani?
Avevo già fatto due Tour come primo commento: uno con Andrea De Luca e uno con Rizzato. Con Pancani abbiamo fatto altre corse, però per me commentare il Giro dopo 12 anni di gavetta è una bella soddisfazione. Si dice che per gli italiani il Giro è il Giro, lo è anche per noi commentatori italiani. E per me che il Giro l’ho vinto, ha davvero un sapore speciale…
Anche quest’anno, Sara Assicurazioni rinnova il proprio storico legame con il mondo del ciclismo, confermandosi Official Sponsor del Giro d’Italia per il settimo anno consecutivo. L’edizione 2025 della celebre Corsa Rosa si terrà dal 9 maggio al 1 giugno e attraverserà l’Italia in 21 tappe. Partenza dall’Albania e arrivo a Roma, che ospiterà per la settima volta l’ultima tappa, con un suggestivo arrivo ai Fori Imperiali. La presenza di Sara Assicurazioni all’interno di uno degli eventi sportivi più amati e seguiti del panorama ciclistico internazionale conferma la volontà della compagnia di essere parte attiva nella promozione dello sport, della sicurezza stradale e della mobilità sostenibile.
Alberto Tosti, il Direttore Generale di Sara Assicurazioni Alberto Tosti, il Direttore Generale di Sara Assicurazioni
Sulle strade del Giro-E
Parallelamente al Giro d’Italia, Sara Assicurazioni sarà come di consueto protagonista anche del Giro-E, la competizione riservata alle e-bike che si svolge sugli stessi percorsi e nelle stesse date del Giro tradizionale. Anche per il 2025, la compagnia assicurativa schiera un proprio team composto da agenti, dipendenti e clienti, guidati dal capitano Emiliano Cantagallo, volto noto e apprezzato nel panorama del cicloturismo italiano.
Il progetto Giro-E incarna perfettamente lo spirito innovativo e inclusivo di Sara Assicurazioni, promuovendo un ciclismo accessibile e sostenibile, rivolto a un pubblico ampio e attento alla mobilità elettrica.
Il team di Sara Assicurazioni prenderà parte anche quest’anno al Giro-EIl team di Sara Assicurazioni prenderà parte anche quest’anno al Giro-E
BiciScuola: educazione e sensibilizzazione
Durante tutto il Giro d’Italia, Sara Assicurazioni sarà partner di BiciScuola, il progetto educativo rivolto agli studenti delle scuole primarie delle province attraversate dalla corsa. L’obiettivo è duplice: promuovere i valori dello sport e della convivenza civile e sensibilizzare i più piccoli sull’educazione stradale e sul rispetto per l’ambiente.
BiciScuola rappresenta una delle tante iniziative con cui Sara conferma la propria attenzione alla formazione delle nuove generazioni. Elemento chiave per costruire un futuro più sicuro e sostenibile.
Sicurezza stradale e la mobilità green
Come compagnia assicurativa ufficiale dell’ACI, Sara Assicurazioni dimostra da anni una particolare attenzione ai temi ESG, con un focus su sicurezza stradale, tutela degli utenti deboli e sostegno alla mobilità alternativa. Ogni anno, la compagnia investe l’1% dell’utile netto in progetti dedicati alla sicurezza sulle strade, confermandosi un attore responsabile e innovativo nel settore assicurativo.
Tra le soluzioni sviluppate da Sara in questa direzione spiccano Guido Bene, programma che premia i comportamenti virtuosi alla guida, e Bici&Co., pensato espressamente per chi utilizza biciclette e mezzi di trasporto alternativi.
Sara Assicurazioni è presente accanto al Giro con tante iniziative e personaggi come Giancarlo FisichellaSara Assicurazioni è presente accanto al Giro con tante iniziative e personaggi come Giancarlo Fisichella
Sport, innovazione e territorio
«Siamo orgogliosi di rinnovare la partnership con il Giro d’Italia – ha dichiarato Alberto Tosti, Direttore Generale del brand – un evento che esprime l’identità e la passione dell’Italia. Il ciclismo rappresenta i nostri valori: innovazione, sicurezza, sostenibilità e radicamento sul territorio. Questa collaborazione ci consente di rafforzare il rapporto con i nostri clienti, i nostri agenti e le comunità locali. Con questa sponsorizzazione, Sara Assicurazioni continua a pedalare accanto ai professionisti del ciclismo, agli appassionati e a chi ogni giorno sceglie un mezzo di trasporto sostenibile. Trasformando l’amore per lo sport in un impegno concreto per il benessere collettivo».
Dopo il grande recupero dal grande incidente che lo aveva quasi costretto a lasciare il ciclismo, Egan Bernal quest’anno era tornato alla vittoria. Neanche il tempo di godersi il nuovo stato di forma che zac: il destino ci ha rimesso lo zampino. Morale della favola: frattura della clavicola. Di nuovo al lavoro. E ora, cosa si sa del colombiano?
Ne abbiamo parlato con uno dei direttori sportivi della Ineos Grenadiers, Xavier Zandio. Entrambi di madrelingua spagnola, i due hanno un ottimo rapporto e si sentono con costanza. Oltre alle sue parole aggiungiamo quelle freschissime, di Scott Drawe, direttore della perfomance in casa Ineos.
«Bernal e Arensman ci offrono garanzie per una lotta nella classifica generale. Il percorso è adatto ad Egan». E già questo non è poco.
Xavier Zandio, uno dei direttori sportivi della Ineos GrenadiersXavier Zandio, uno dei direttori sportivi della Ineos Grenadiers
Egan vuole la rosa
Chiaro che Bernal attira attenzione anche da solo, ma dopo che qualche giorno fa Thymen Arensman lo ha chiamato in causa dopo la sua vittoria al Tour of the Alps, questa fame di news sul colombiano è cresciuta. Tanto più in vista del Giro d’Italia.
«Egan – ha detto Zandio – sta bene. Si sta allenando a casa sua in Colombia. E’ in quota, tutto procede regolarmente e, da quello che posso dire sentendolo, è motivato. Sta pensando a come vincere il Giro. Lui è sempre contento, ottimista. Sempre pronto a superare gli ostacoli che gli capitano lungo il cammino».
«Voglio allenarmi a casa. Fare un allenamento speciale per il Giro – aveva detto Bernal subito dopo il Catalunya – allenarmi con clima buono, visto il freddo che abbiamo preso in Spagna». Magari Egan ha solo bisogno delle sue certezze. Chi gli è vicino dice che la Volta a Catalunya gli ha lasciato grande serenità. E infatti quando manca ormai giusto una settimana al via della corsa rosa ha detto che si sente pronto per affrontare questa sfida. «Il Giro ha uno spazio speciale nel mio cuore. Sono molto motivato nel tornare».
Bernal in allenamento sulle strade di casa in compagnia di Rivera (immagine Instagram)Bernal in allenamento sulle strade di casa in compagnia di Rivera (immagine Instagram)
Poche gare
Ma una delle domande che più ci interessava porre al diesse spagnolo riguardava il calendario agonistico di Bernal. Un calendario alquanto scarno. Come mai? Solo per la questione della frattura alla clavicola?
«Vero – spiega Zandio – Bernal ha corso poco e in tutto questo la frattura ha inciso. C’erano alcune gare in più nel suo programma, ma siamo stati costretti a cambiare un po’ i piani. Però le gare che ha fatto, le ha fatte bene. Il piano è questo: allenarsi bene, a casa. Ed Egan lo ha fatto in compagnia del suo compagno di allenamento di sempre, Brandon Rivera. La squadra lo sta seguendo con costanza. Il piano iniziale era comunque fare il Catalunya, l’altura e poi andare direttamente al Giro. E abbiamo deciso di rispettarlo nonostante la frattura».
Non è certo la prima volta che Bernal corre poco e si presenta a un grande appuntamento in forma. Cosa che, tra l’altro, fanno in molti al giorno d’oggi. Ma certo, da quel Bernal che vinse il Giro 2021 ne è passato di tempo. Magari un po’ di ritmo gara in più, che ha faticato tanto per ritrovare, gli avrebbe fatto bene. Ma queste sono solo supposizioni.
Quello che invece è certo, che è un dato, è che il colombiano arriverà alla corsa rosa con appena dieci giorni di gara nelle gambe. Nel 2021, quando vinse, lo fece con 18. Quell’anno, l’ultima gara prima del Giro fu la Tirreno-Adriatico, vale a dire quasi due mesi prima del via. Quest’anno, avendo fatto il Catalunya, ci arriva con un mese e mezzo di distanza. Come Primoz Roglic del resto.
«Nonostante non sia stato fortunato con la frattura della clavicola – ha detto Bernal – sono pronto a giocarmi la generale, spalla a spalla con Arensman».
Al Catalunya Bernal è parso pimpante: 7° posto nella generale. Eccolo a ruota di Roglic vincitore della corsa spagnolaAl Catalunya Bernal è parso pimpante: 7° posto nella generale. Eccolo a ruota di Roglic vincitore della corsa spagnola
Dubbi sì, dubbi no
Insomma, come starà realmente e cosa potrà fare Bernal lo scopriremo solo durante la corsa rosa. Dopo il famoso incidente del 2022, in cui davvero rischiò non solo di smettere di correre, ma di restare paralizzato (ci sono nuovi documenti che testimoniano tutto ciò), è chiaro che i punti di domanda su di lui sono maggiori.
Tuttavia, se si parte da quanto visto negli ultimi mesi, davvero non si può che essere ottimisti, come diceva Zandio. Bernal ha concluso il Tour de France 2024. Ha ripreso la stagione vincendo il titolo nazionale sia a crono che in linea. Nonostante la frattura a febbraio dopo appena 26 giorni dall’incidente si è presentato al Catalunya, dove è arrivato settimo. Per di più senza una tappa di salita, a lui congeniale, eliminata per maltempo.
Se quindi si tira una riga e si prendono in considerazione questi mesi finali, allora, come diceva Arensman, davvero può fare classifica. O almeno può partire per farla.
«Questo lo vedremo – conclude Zandio – intanto l’importante è che stia bene. Abbiamo previsto il ritorno in Europa una settimana prima del Giro e sarà pronto. Si è allenato con la massima intensità e con i giusti lavori specifici. Ormai il ciclismo e i metodi sono cambiati».
L'attacco di Simon Yates ai 900 metri parla di fiducia. Il vincitore del Tour of the Alps sta ritrovando smalto. Bernal lo ha capito e ha risposto forte
Dice che la morte del Papa li ha investiti come un treno. A Boyaca, dove Einer Rubio è volato da quasi un mese per allenarsi, la gente è molto religiosa e la scomparsa di Francesco è stata un duro colpo.
«E’ stato un fatto terribile – spiega – perché lui era speciale, molto umile. La gente lo capiva e lui si faceva capire. Speriamo che arrivi uno come lui o simile a lui. Noi siamo molto cattolici, per questo quando parto per un viaggio, anche per il Giro, ho sempre con me le immagini dei santi. Sono cresciuto così sin da piccolo e per me andare senza di loro è come andare senza vestiti».
Einer Rubio, classe 1998, è alto 1,64 per 56 chili. E’ pro’ dal 2020Einer Rubio, classe 1998, è alto 1,64 per 56 chili. E’ pro’ dal 2020
Sul filo dei 3.000 metri
In Italia è notte fonda, di là dall’Atlantico sono le quattro e mezza del pomeriggio. Boyaca e i suoi campi si trovano a 2.500 metri, da lì le salite superano agevolmente i 3.000. Sono le strade in cui il ciclismo occidentale sbarcò per la prima volta con i mondiali del 1995 e che poi ha ritrovato in almeno due edizioni del più recente Tour Colombia. Sono le strade su cui sono nati Nairo Quintana e i migliori scalatori di laggiù. Einer Rubio non fa eccezione, con il settimo posto all’ultimo Giro d’Italia e la tappa vinta a Crans Montana nel 2023.
«In questi ultimi giorni – racconta Einer – si sta bene, ma sta anche piovendo molto. Ho preso parecchia acqua, ma va bene perché temo che ci toccherà anche al Giro. Torno in Italia per fare la generale, con l’idea di migliorare il settimo posto dello scorso anno. Magari fare una top 5, puntiamo a questo».
Al Giro del 2023, in una tappa fortemente ridotta per la neve, Einer Rubio vince a Crans MontanaAl Giro del 2023, in una tappa fortemente ridotta per la neve, Einer Rubio vince a Crans Montana
Hai visto il percorso?
Ho visto, ho visto… Già dall’inizio in Albania ci sono delle salitine impegnative, ma l’ultima settimana è veramente dura, come quasi tutti gli anni. Quindi speriamo di arrivarci con le forze giuste.
Come tutti gli scalatori dovrai difenderti nelle due crono?
Lo scorso anno abbiamo perso tantissimo. Quest’anno sono 32 chilometri, se non mi sbaglio. La prima ne misura 13, quindi bene o male ce la caviamo. Sicuramente sono migliorato. Con la squadra siamo andati in pista e anche qui ho fatto dei lavori specifici, quindi secondo me abbiamo fatto un passo avanti.
La crono è il punto debole di Rubio, anche se non ha mai investito tanto. Alla Tirreno ha chiuso a 1’15” da Ganna su 11 kmLa crono è il punto debole di Rubio, anche se non ha mai investito tanto. Alla Tirreno ha chiuso a 1’15” da Ganna su 11 km
Avrai la squadra tutta per te?
Ci saranno corridori per aiutarmi, però ci sono i compagni come Nairo (Quintana, ndr) e anche altri che vorranno cercare di vincere le tappe. Quindi il giorno che si sentiranno capaci, li lasceremo liberi e per il resto ci daranno una mano.
Hai parlato di Quintana, che è un tuo compaesano: qual è il rapporto fra voi due?
Più che compagni, siamo amici. Abitiamo a 10 chilometri di distanza, ci troviamo molto bene. L’anno scorso mi ha dato tantissimi consigli buoni che mi sono serviti veramente. Quest’anno mi ha aiutato anche sugli allenamenti, quindi averlo accanto è veramente una fortuna. E’ stato qui anche lui, sabato scorso abbiamo fatto l’ultimo allenamento insieme e poi è tornato ad Andorra per stare con la sua famiglia. Ci rivedremo direttamente in Albania.
In Colombia, Einer si è allenato sul filo dei 3.000 metri. Rientrerà in Europa lunedì (immagine Instagram)In Colombia, Einer si è allenato sul filo dei 3.000 metri. Rientrerà in Europa lunedì (immagine Instagram)
Andare in Colombia per un mese prima del Giro serve per i benefici dell’altura o per vedere la famiglia?
Entrambe le cose, secondo me. Mi fa bene allenarmi nel mio habitat, dove sono nato. Casa è sempre casa. E poi c’è l’altitudine, perché quando torno in Europa da qui, mi sento sempre un po’ meglio. Per questo con la squadra abbiamo deciso di fare quasi un mese, rientrando direttamente il 4 maggio, Sfrutterò l’altura fino all’ultimo.
Va bene il Giro, ma avresti anche la fantasia di provare la Freccia Vallone e la Liegi? In fondo alla Milano-Torino che finisce a Superga sei arrivato quinto…
Sì, mi piacerebbe, infatti ne abbiamo parlato diverse volte con la squadra. Solo che per ora hanno preferito puntare sul Giro. E così mi hanno detto di andare a casa in altitudine e poi nei prossimi anni vedremo come programmare diversamente la stagione.
Al Giro d’Italia U23 del 2019, Rubio vince sul passo FedaiaAl Giro d’Italia U23 del 2019, Rubio vince sul passo Fedaia
Scorrendo la classifica del Giro U23 del 2019 in cui conquistasti il Fedaia, con il podio finale tutto colombiano, salta agli occhi che sei l’unico rimasto in Europa, come mai?
Forse mi sono adattato meglio. Poi ho trovato una famiglia che mi ha accolto e che ancora adesso continuano a darmi una mano (la famiglia di Donato Polvere, ndr). Per me quello è stato qualcosa di speciale, mentre magari gli altri ragazzi hanno perso gli stimoli e forse gli mancava la famiglia. Tante cose che possono capitare.
Hai mai avuto la tentazione di lasciare l’Italia e spostarti ad Andorra?
Ho avuto il pensiero, perché tutti i miei compagni sono lì. Eusebio Unzue (il general manager del Movistar Team, ndr) mi ha chiesto diverse volte se volessi spostarmi. Però ho fatto tutti i documenti e adesso sono residente a San Marino. In Campania ci vado per una settimana, massimo 15 giorni e per il resto sono sempre in viaggio. Alle corse, in altura, in Colombia…
La Milano-Torino, chiusa al quinto posto, è stata l’ultima corsa in Europa prima di volare in Colombia e preparare il Giro d’ItaliaLa Milano-Torino, chiusa al quinto posto, è stata l’ultima corsa in Europa prima di volare in Colombia e preparare il Giro d’Italia
Ultime due domande. Per tua soddisfazione sarebbe meglio migliorare il settimo posto dell’anno scorso o vincere nuovamente una tappa?
A me piacerebbe migliorare, però non voglio escludere che se mi troverò nella situazione giusta, potrei cercare di vincere qualche tappa. Mi sono preparato bene, vado molto convinto. E poi speriamo che tutto giri liscio, come deve essere.
E’ confermato che farai anche il Tour de France?
Ne abbiamo parlato sin da quando abbiamo definito il calendario e fino ad ora ce l’ho nel programma. Speriamo che non capiti nulla e che stia bene, così andrò a fare il primo Tour de France. Ma guardiamo a una cosa per volta. Ora c’è il Giro. Ed è un bell’obiettivo da mirare.
Nel preparare la valigia per il previsto periodo di altura pre Giro d’Italia, Filippo Fiorelli ci ha messo dentro anche tanti ragionamenti e sogni scaturiti da questa prima parte di stagione. Una prima parte davvero intensa per il siciliano, che ha assommato qualcosa come 31 giorni di gara, viaggiando tra Spagna e Emirati Arabi all’inizio con poche soddisfazioni personali ma tanti chilometri messi nelle gambe e i frutti si sono visti dopo.
Il palermitano secondo nella terza tappa con arrivo a Penne, beffato dal colpo di mano di OliveiraIl palermitano secondo nella terza tappa con arrivo a Penne, beffato dal colpo di mano di Oliveira
Tornato in Europa infatti, il corridore della VF Group Bardiani ha iniziato a crescere di condizione, centrando una Top 10 alla Tirreno Adriatico, difendendosi più che bene nelle classiche francesi post Classicissima e infine archiviando una seconda parte di aprile da corridore di spicco, non uscendo mai dai primi 8 e svolgendo un ruolo da protagonista assoluto al Giro d’Abruzzo, chiuso con la vittoria nella classifica a punti a testimoniare la sua costanza di rendimento.
Risultati importanti soprattutto in proiezione, come spiega il palermitano dal suo ritiro: «Sono contento che il mio essere sempre davanti sia stato notato, ma d’altronde sarebbe stato difficile non accorgersi che sono sempre stato nel vivo delle corse, probabilmente come mai in passato. Mi sono ritrovato anche a lottare per la classifica, cosa che per me è una novità assoluta e alla quale, anche nelle tappe conclusive abruzzesi, non pensavo più di tanto».
Fiorelli è stato protagonista per tutto il Giro d’Abruzzo, finendo 5° e vincendo la classifica a puntiFiorelli è stato protagonista per tutto il Giro d’Abruzzo, finendo 5° e vincendo la classifica a punti
A che cosa si deve questo salto di qualità?
Ho lavorato bene d’inverno, con tranquillità, senza grandi novità ma svolgendo tutti i lavori senza impedimenti. Che le cose stavano andando bene l’ho visto alla Tirreno-Adriatico dove con un parterre di altissimo livello, in salita rimanevo sempre nel gruppo dei migliori fino alle battute conclusive. Lì correvo senza ambizioni particolari se non quello di allenarmi bene, eppure un piazzamento è arrivato anche lì. Ed ha aperto la porta…
In Abruzzo dici che non guardavi la classifica, eppure eri lì e hai chiuso quinto. Significa che comincerai a farci un pensierino?
No, io resto il Fiorelli di prima. Quello che vuole mettere la sua firma su una prova secca, che sia una corsa in linea o una tappa. I piazzamenti vanno bene e fanno morale, ma io cerco la vittoria che mi manca da due anni a questa parte, anche per ripagare i sacrifici che non faccio solo io, ma la mia ragazza, la mia famiglia, il team. Sono pensieri che porto sempre con me…
Finora il siciliano (qui con Reverberi) ha corso 31 giorni portando in dote ben 188 punti per il rankingFinora il siciliano (qui con Reverberi) ha corso 31 giorni portando in dote ben 188 punti per il ranking
Nel team sei tra i più “vecchi” pur avendo solo 30 anni. In mezzo a tanti giovani con gente che ha appena valicato la maggiore età. Ti guardano come la guida spirituale e questo ruolo come si sposa a quello di punta del team?
Io a dir la verità non mi sento un vecchio anche perché corro in bici da relativamente poco, nel senso che non ho fatto la trafila delle categorie giovanili, ho iniziato direttamente da secondo anno U23. Invece vedo che intorno a me ci sono ragazzi che in bici ci sono praticamente nati e che paradossalmente pur essendo più giovani vantano più anni d’esperienza in sella. Non sono un Visconti o un Pozzovivo che possono trasmettere tanta esperienza in più. Poi, rispetto a quando ho iniziato io, vedo che tante cose sono cambiate, dai metodi alla nutrizione. Posso dire che molti ragazzi sono anche più preparati di me. Io posso essere utile in gara, magari suggerendo qualche malizia, ma quel che conta è che ci sia armonia e collaborazione.
Alla Tirreno-Adriatico si era visto che la sua forma era in chiara crescitaAlla Tirreno-Adriatico si era visto che la sua forma era in chiara crescita
Ora ti aspetta il Giro d’Italia nel quale solitamente le wild card come la vostra animano le fasi iniziali della corsa. Sarà così anche quest’anno e sarà così anche per te?
E’ questione di interpretazione. Noi non andiamo in fuga solamente per farci vedere, ma per animare la corsa e smuovere le acque. Anche per noi i risultati sono importanti. Io ad esempio voglio andare al Giro con il sogno della vittoria, anche perché secondo me vincere una tappa lì è più semplice che in una gara secca, dove tutti hanno lo stesso obiettivo. Il Giro d’Italia ha equilibri che cambiano di volta in volta, a seconda degli obiettivi dei singoli corridori e delle squadre. Io ora sono in altura per tenere e se possibile migliorare la condizione perché alla corsa rosa voglio vivere belle emozioni.
Ti sei già fatto un’idea delle tappe a te più adatte?
Ho visto solo l’inizio, la parte albanese e la prima tappa sembrano ideale per me, ma so bene che a quella frazione guarderanno in tanti perché vestire la prima maglia rosa fa gola a tutti. Devo studiare bene il programma, cercando le tappe giuste anche per non fare troppa fatica nei giorni precedenti e preparare la giusta tattica. Sicuramente un aiuto lo potrà dare avere la classifica già delineata.
Alla ruota di Biagini. Fiorelli nel team è oggi il più anziano pur avendo solo 30 anniAlla ruota di Biagini. Fiorelli nel team è oggi il più anziano pur avendo solo 30 anni
Perché ti piace tanto la prima tappa?
Perché è una frazione dove non credo che i velocisti puri riusciranno a essere protagonisti. Ci sono 5 chilometri di salita dove credo che gente come Pedersen e Van Aert farà la differenza, imporrà un alto ritmo. Io intanto voglio far vedere che quel ritmo posso sopportarlo, d’altronde è un po’ il mio punto di forza tenere gli strappi ed essere ancora veloce. In un gruppo ridotto posso giocare le mie carte. Io dico che può succedere di tutto…
«Se ti ricordi, ci siamo visti a dicembre – attacca De Marchi – e sei partito subito con la domanda secca: è l’ultimo anno da corridore? In realtà lì non c’era di niente di deciso, ero ancora in una fase molto riflessiva, mettiamola così. Ho finito di riflettere e ho preso la decisione una quindicina di giorni dopo che ci siamo visti. Stavo per andare a Gran Canaria con la famiglia per allenarmi e poco prima di partire ne ho parlato con Anna ed ero arrivato a questa conclusione».
Dopo tanti anni, finisce che basta uno sguardo. Per cui, quando il 9 dicembre ci trovammo faccia a faccia, fu subito chiaro che avevamo di fronte un uomo al bivio e venne naturale fargli la domanda diretta per osservarne la reazione. Si era quasi alla fine del viaggio, serviva il tempo per dirselo nel modo giusto.
Lunedì 9 dicembre, primo pomeriggio ad Altea, Spagna. Si capiva che i pensieri di De Marchi fossero in subbuglioLunedì 9 dicembre, primo pomeriggio ad Altea, Spagna. Si capiva che i pensieri di De Marchi fossero in subbuglio
Lo capisci che si emoziona quando le frasi si allungano e le parole si ripetono, a tratti faticano per uscire. Non è facile raccontare quello che hai dentro. Non è facile mettere il punto e forse per questo il modo che ha scelto per farlo è stato un video molto emotivo in cui ha potuto dire la sua senza altri occhi addosso che la lente della telecamera.
Quando l’hai capito?
Non è stata una fase brevissima, è servito qualche mese e la calma dell’inverno è stata l’occasione giusta per mettere insieme i pezzi e guardarmi indietro.
La somma dei segnali?
Sembra assurdo, ma ho realizzato che uno dei campanelli d’allarme era suonato quando l’anno scorso ho vinto la tappa al Tour of the Alps. E’ stato stato sicuramente un giorno memorabile, di quelli belli che ti ricordi. Però pensandoci bene dopo, ho realizzato che rispetto ad altre vittorie e altre giornate, quello che avevo ricevuto indietro in termini di energia e di spinta era parecchio meno rispetto al passato. Quella cosa mi ha aperto gli occhi.
Tour of the Alps 2024, De Marchi torna alla vittoria dopo 924 giorni di digiuno. Eppure non è il giorno speciale che pensavaTour of the Alps 2024, De Marchi torna alla vittoria dopo 924 giorni di digiuno. Eppure non è il giorno speciale che pensava
Ti ha dato la spinta per guardarci davvero dentro?
Alla fine, se ci pensi, la cosa difficile, almeno per me, è stato avere il coraggio di guardarmi allo specchio e ammettere che quello che ho fatto per 15 anni inizia quasi a non a non piacermi più. Che non è più la cosa principale in cui mi vedo guardando un poco più avanti. E’ stato decisivo anche capire che, quando pensavo al futuro, la prima cosa che mi immaginavo era diverso dall’essere vestito in lycra e correre in bici.
Hai pensato di far finta di non aver capito?
E’ la prima tentazione che ti assale: ignorare i segnali e rientrare nella solita parte. Non puoi farlo, è pericoloso, però è anche difficile prenderne atto. Significa smettere di essere la persona che sei stato per 15 anni. Devi fartene una ragione da un momento all’altro. Andare avanti significherebbe recitare una parte, ma perché dovrei farlo? Per come sono io, ho sempre corso per il piacere, per la passione, per riuscire a fare certe cose. Nel momento in cui ho capito che avrei potuto firmare un altro contratto solo per prendere i soldi, proprio in quel momento ho iniziato a vacillare.
Ci sarà tutto il tempo per fare bilanci, la sensazione di adesso qual è?
Mi sono tolto un peso. Il video è stato la fine di questo percorso. Il primo passo è stato ammetterlo a me stesso, dirlo a ad Anna, alla mia famiglia e quelli più vicini. Poi parlarne con la squadra. Avevo in mente da tempo questa cosa del video e devo dire che le ultime settimane, quando era tutto pronto e stavamo aspettando il momento giusto, sono state interminabili. Aspettavo con ansia quel martedì e quando il video è andato online, mi sono tolto effettivamente un peso.
Volta Catalunya, De Marchi al via della 15ª stagione da professionista, accanto ad Aleotti, altro figlio del CTFVolta Catalunya, De Marchi al via della 15ª stagione da professionista
Sai che su ogni palco da qui a fine anno ti chiederanno cosa si prova a fare la tale corsa per l’ultima volta?
E’ già cominciato. E’ successo ogni giorno (ride, ndr), però ci si fa il callo, come per tante altre cose. E poi devo dire che è bello vedere la reazione di persone, amici e tifosi. Qualche giorno fa sono andato a vedere una gara di Andrea (il suo primo figlio, ndr) che corre nei giovanissimi. E sono stato letteralmente travolto da questa cosa. Persone che hanno visto il video e mi hanno fatto i complimenti per il modo in cui io l’ho annunciato. C’è stata una bella reazione e per me è la conferma di aver interpretato bene il mio mestiere in tutti questi anni.
Cancellara annunciò che avrebbe smesso e poi vinse l’ultima gara della carriera: le Olimpiadi di Rio a crono. Serve tanta testa: un annuncio del genere toglie motivazioni?
Ammetto di aver risentito soprattutto di questo processo di riflessione e poi l’attesa dell’annuncio. Non nascondo che questo mi ha tolto un po’ di energie. Ma dal momento in cui l’ho detto, è tornata la solita concentrazione. Ci tengo veramente tanto a fare bene il mio lavoro e questo ha ripreso il sopravvento. Correrò sicuramente con una nuova consapevolezza, cambia un po’ tutto. Adesso sono in preparazione per il Giro d’Italia, la testa è lì. Per essere perfetto o almeno il migliore possibile.
Come l’hanno presa Anna e i bambini?
Anna, ovviamente, era la prima ad aver intuito tutto. Mi ha lasciato fare i miei ragionamenti. E poi quando gliel’ho detto, mi ha confermato che lo sapeva già. E’ contenta, perché sa cosa significhi fare questo lavoro. I bambini hanno visto il video e soprattutto Andrea ne è rimasto sicuramente colpito, però sono sereni.
Uomo da grandi fughe e grandi tirate, De Marchi correrà domani a Francoforte, poi è atteso dal 9° Giro della carrieraUomo da grandi fughe e grandi tirate, De Marchi correrà domani a Francoforte, poi è atteso dal 9° Giro della carriera
Quindi adesso una settimana a casa e poi si parte per l’Albania?
Anche meno, in realtà. Dopo il Tour of the Alps sono stato due giorni a casa. Poi si parte per Francoforte (la Eschborn-Frankfurt si correrà domani, ndr). Quindi torno a casa e, come tradizione vuole, farò un pranzo con gli amici più stretti del CTF Lab e compagnia, e poi si parte per il Giro.
E allora ci vediamo in Albania…
Volentieri. Però la prossima volta che dovremo parlare di cose serie, lo faremo con una birra davanti. Lo sapete che sono aperto a tutte queste cose…
La wild card in più concessa agli organizzatori dei tre Grandi Giri ha permesso a RCS Sport di invitare al Giro d’Italia due delle tre professional italiane: Vf Group-Bardiani CSF-Faizanè e Polti VisitMalta. Di quest’ultima abbiamo parlato, concentrandoci sul Giro di Piganzoli. Per il team di Bruno e Roberto Reverberi, invece, il discorso si fa un po’ più ampio.
Con la partenza di Pellizzari e l’addio al ciclismo di Pozzovivo le possibilità di fare classifica sono sfumate. L’attenzione degli otto scudieri di Reverberi sarà sulle singole tappe e le possibilità di fuga. Il Tour of the Alps, corso senza troppi squilli ma in maniera abbastanza solida, è stato un’anticipazione di quello che vedremo a partire dall’Albania.
Alessio Martinelli, aveva partecipato al Giro Next Gen nel 2023 chiudendo in sesta posizione, ora tocca al Giro “dei grandi”Pinarello dopo tre stagioni a metà tra pro’ e U23 è chiamato al salto di qualità definitvoAlessio Martinelli, aveva partecipato al Giro Next Gen nel 2023 chiudendo in sesta posizione, ora tocca al Giro “dei grandi”Pinarello dopo tre stagioni a metà tra pro’ e U23 è chiamato al salto di qualità definitvo
Atteggiamento giusto
Sulle montagne del trentino Roberto Reverberi ha sciolto gli ultimi dubbi di formazione, decidendo chi andrà a completare la formazione della Vf Group-Bardiani.
«Uscivamo dai cinque giorni di gara del Tour of the Alps – racconta Roberto Reverberi mentre si fa spazio tra i tanti impegni – dove c’era un solo dubbio su chi portare. Alla fine abbiamo scelto per Alessio Martinelli, non tanto perché valga più o meno degli altri, ma per l’atteggiamento che può avere in corsa. E’ uno capace di muoversi e scegliere il momento giusto. In una corsa come il Giro serve questo tipo di idea, andare in fuga. Chiaramente lo si deve fare quando è possibile e non nelle tappe in cui sappiamo di non avere spazio. Abbiamo visto che se restiamo ad aspettare il finale i migliori ci fanno fuori. E tra un ventesimo posto e una fuga fatta bene molto meglio la seconda opzione».
Marcellusi è una garanzia per quanto riguarda le fughe, qui con bici.PRO nel sopralluogo di TagliacozzoMarcellusi è una garanzia per quanto riguarda le fughe, qui con bici.PRO nel sopralluogo di Tagliacozzo
L’esordio di Pinarello
Dopo il debutto di Giulio Pellizzari lo scorso anno, in questa edizione della Corsa Rosa è arrivato il momento di Alessandro Pinarello. L’altro ragazzo che ha dato il via, insieme al marchigiano, al progetto giovani della Vf Group-Bardiani. Al quarto anno con la professional italiana è arrivato il momento per lui di misurarsi con le tre settimane di gara.
«Fino alla Coppi e Bartali – spiega Roberto Reverberi – ha corso con continuità, poi abbiamo deciso di fermarlo e dargli un attimo di respiro. Al Tour of the Alps non è andato secondo le aspettative, ma è migliorato giorno dopo giorno ed ha avuto il coraggio di muoversi e provare. Per Pinarello abbiamo pensato a un calendario totalmente con i professionisti e questo passaggio fa parte della crescita. Prendere parte a un Grande Giro, come ha fatto Pellizzari lo scorso anno, ti cambia il motore. Pinarello è uno dei giovani chiamato al salto di qualità, anche perché in squadra non ci sono più i “vecchi” come Zoccarato o Tonelli».
Fiorelli, uscito in grande forma dal Giro d’Abruzzo, sarà una delle pedine di riferimento al GiroFiorelli, uscito in grande forma dal Giro d’Abruzzo, sarà una delle pedine di riferimento al Giro
Lo spunto di Fiorelli
L’uomo di esperienza per la Vf Group-Bardiani sarà Filippo Fiorelli, il siciliano arriva da un Giro d’Abruzzo corso in maniera solida con un quinto posto finale e la maglia della classifica a punti. Tornato a casa ha rifatto le valigie per andare in altura sull’Etna in vista del Giro.
«Fiorelli sarà il nostro uomo per le volate – conclude Roberto Reverberi – ma non trattandosi di un velocista puro sappiamo potrà fare bene anche nelle tappe miste. Il Giro d’Abruzzo ci ha dato le risposte che ci aspettavamo da un corridore come lui. In tutto questo non dobbiamo dimenticare Enrico Zanoncello, anche lui è uno che quando il percorso si fa mosso è in grado di rimanere tra i primi. In generale il nostro obiettivo al Giro sarà di vincere una tappa, vogliamo onorare la corsa e l’invito ricevuto da parte di RCS. Negli anni i nostri ragazzi si sono fatti vedere e hanno fatto parlare di loro e questo è il nostro obiettivo».