Bronzini sicura: donne pronte per Giri di due settimane

31.01.2025
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Si vede che del tema hanno parlato e continuano a parlare. La durata esigua dei Grandi Giri delle donne tiene banco e poco convincono le obiezioni di chi fa notare il diverso livello fra le squadre WorldTour e le continental che ogni anno ricevono l’invito per prendervi parte. A tratti sembra di leggere fra le righe la stessa paura per cui si è deciso di non inserire più lo Stelvio nel Giro Next Gen, per evitare le figuracce delle squadre under 23 al cospetto dei devo team. Ma qui si parla di organici WorldTour e certe paure dovrebbero uscire dall’orizzonte.

Bronzini e la sua Silvia Zanardi hanno aperto la stagione in Australia
Bronzini e la sua Silvia Zanardi hanno aperto la stagione in Australia

Bronzini per le due settimane

E’ immediato rendersi conto che il raddoppio delle tappe rispetto alle 8 attuali giovi soprattutto alle atlete di grande cilindrata come Longo Borghini, Vollering e Van der Breggen. E non dimentichiamo la provocazione di tre anni fa quando Annemiek Van Vleuten si disse favorevole alle tre settimane di gara, ma venne sconfessata da tutte. Ma due settimane sono un tempo più ragionevole. Così, dopo aver sentito nei giorni scorsi Marta Bastianelli e Paolo Slongo, questa volta abbiamo suonato al campanello di Giorgia Bronzini. La piacentina, che ha iniziato dall’Australia la sua stagione con la sua Human Powered Health, è andata subito al cuore del problema.

«Io penso che le ragazze – dice senza mezza esitazione – siano pronte a fare, come dice la Longo, due settimane di Giro e di Tour. E penso anche che non cambia niente tra fare 12 tappe, oppure 15. Alla fine, basta mettere un prologo, poi ci sarà sicuramente una cronometro e per il resto più tappe piatte. Il nostro problema, se fai tutto in una settimana, è che sarà per forza piena di salite…».

Vincitrice del Tour 2022 davanti a Vollering e Niewiadoma, Van Vleuten auspicò Giri di tre settimane
Vincitrice del Tour 2022 davanti a Vollering e Niewiadoma, Van Vleuten auspicò Giri di tre settimane

Più tappe, più chance per tutti

E’ il tema del prossimo Giro d’Italia Women, davanti al quale le velociste del gruppo hanno mascherato a stento un moto di stizza. La tappa per le ruote veloci è soltanto una, al massimo due se riusciranno a digerire il Tonale in partenza, e per il resto ci sarà da combattere.

«La gente vuole lo spettacolo – prosegue Bronzini – i Grandi Giri si vincono in salita e quindi fanno tutte tappe dure. Per esempio, il Giro d’Italia di quest’anno: che senso ha portare una velocista? C’è una tappa piatta (la quinta, Mirano-Monselice, ndr) e tutto il resto è durissimo, il nostro Giro d’Italia non ha veramente senso. Invece una corsa a tappe dovrebbe dare a tutti i tipi di atleti la possibilità di fare il loro exploit. Questa almeno è la mia idea e sono convinta che le donne siano pronte per fare le due settimane».

Nel Giro 2024 solo due tappe per le velociste: una vinta da Consonni e una da Kopecky, ma entrambe su percorsi impegnativi
Nel Giro 2024 solo due tappe per le velociste: una vinta da Consonni e una da Kopecky, ma entrambe su percorsi impegnativi

Squadre di livello più alto

Slongo, che ha seguito Elisa Longo Borghini al UAE Team Adq, ha detto che dal suo punto di vista l’aumento delle tappe richiederebbe l’aumento delle atlete per squadra, ma su questo punto Bronzini non sembra troppo d’accordo.

«Si potrebbe fare come ragionamento – dice – ma significherebbe un aumento dei costi per gli organizzatori, mentre per le squadre averne sette oppure otto cambierebbe poco. Tutto sommato quindi, lascerei a sette. Allo stesso modo non mi convince l’obiezione che l’aumento delle tappe svantaggerebbe le continental. Ci sono delle squadre continental che vanno meglio di alcune WorldTour, quindi eventualmente dovrebbe esserci una selezione opportuna da parte degli organizzatori nel prendere le continental in grado di fare un Grande Giro di 15 giorni. E starebbe alle squadre inserire nel proprio organico delle atlete all’altezza».

E sembra di leggere fra le righe che in questo ciclismo di livello così alto forse, al pari di quanto accade fra gli uomini, non è più tempo di portare ragazzine e ragazzini affinché facciano esperienza al Giro oppure al Tour. Per quello ci saranno semmai le corse più piccole.

NEGLI ARTICOLI PRECEDENTI

Con appena 8 tappe è giusto chiamarli Grandi Giri?

Grandi Giri donne da due settimane: parla Slongo

La nuova avventura di Cipressi. Sulle orme della Bronzini

03.01.2025
5 min
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Era stata molto chiara, Giorgia Bronzini, nel tracciare il profilo di Carlotta Cipressi come nuovo acquisto per la Human Powered Health. Per la forlivese significa approdare al circuito maggiore per una strada diversa da quella preventivata, dopo due anni al devo team della Uae. Un cambiamento di rotta che non l’ha particolarmente scossa, anzi. Troppo l’entusiasmo per il salto di categoria che per molti versi chiude un 2024 con poche luci e molte ombre.

La romagnola (prima a sinistra) durante il primo ritiro con la nuova squadra (foto Instagram)
La romagnola (prima a sinistra) durante il primo ritiro con la nuova squadra (foto Instagram)

«Ho pagato dazio all’inverno, a una preparazione stoppata per problemi fisici. Ho iniziato a gennaio molto lentamente affrontando settimane che sono state davvero dure. La prima corsa è arrivata solamente a fine aprile. Alla fine ho messo insieme 24 giorni di gare, davvero troppo pochi e mai affrontati con la piena consapevolezza di me, delle mie forze. La prima corsa ero esausta, con pochi chilometri nelle gambe. Ho anche cambiato in corsa calendario di gare, cosa mai semplice».

Quindi dai un giudizio negativo alla tua stagione…

Non del tutto perché alla mia età i risultati non sono tutto. E’ stato anzi un anno molto utile, sono cresciuta sia dal punto di vista personale che come valori numerici, come prestazioni nella seconda parte dell’anno. Devo dire grazie al team, nel primo anno è stato un vero apprendistato, nel secondo però ho avuto occasioni per correre contro squadre del WorldTour e questo mi ha permesso di crescere.

La forlivese ha buone prestazioni anche contro il tempo. Il team punta su di lei per le brevi corse a tappa
La forlivese ha buone prestazioni anche contro il tempo. Il team punta su di lei per le brevi corse a tappa
Ora di quel WorldTour ne fai parte integrante…

Sì e per certi versi cambia tutto. Può sembrare strano dirlo venendo da un devo team ma è così. Ho già avuto modo di tastare il terreno nella nuova realtà, è come avere una grande azienda alle tue spalle, che fa di tutto per farti rendere al meglio. Entri in un’ottica diversa, vedi tante persone che lavorano per lo stesso obiettivo. E’ uno step di crescita ulteriore, molto importante.

Quanto ha influito nella scelta di cambiare direzione il fatto che alla Human trovi la Bronzini?

Direi che è stato fondamentale. Ci conosciamo da tempo, è una persona preziosa, ha tanta esperienza in bici e fuori perché ha vissuto appieno questo ambiente. La prima cosa che mi ha detto è stata di mettermi subito a lavorare perché vuole vedermi all’opera già nelle prove spagnole d’inizio anno e per me è stato un grandissimo stimolo proprio considerando com’è andata la stagione scorsa. Io ho dato, a lei come a tutto il team, la mia piena disponibilità per lavorare per la squadra.

Ben dotata in salita, la Cipressi ha chiuso due anni all’Uae Development Team utili per apprendere
Ben dotata in salita, la Cipressi ha chiuso due anni all’Uae Development Team utili per apprendere
D’altronde guardando il roster sei la più giovane…

Sì, già nel primo ritiro ero un po’ la “piccoletta” del gruppo. Avevamo già avuto un primo incontro a Boston dove abbiamo conosciuto i vertici del team, abbiamo avuto una prima infarinatura di quel che ci attende. Per me non è proprio una novità, anche alla Uae ero vista come la più piccola, ma io non voglio che questo diventi un cliché, voglio essere vista e giudicata per quel che faccio in gara a prescindere dall’età.

Per te è comunque un cambiamento, stando al devo team della Uae era presumibile che avresti continuato la tua strada lì. Ci sei rimasta male?

Non voglio guardare al passato. Mi porto via il meglio di questo biennio, sfortunato per certi versi soprattutto nella seconda stagione. Ora voglio concentrarmi sulla nuova avventura, il primo anno sarà fondamentale per scoprirci, voglio far capire al team che atleta ha davanti, per questo mi sono gettata sul lavoro con grande entusiasmo, pianificando subito ogni cosa.

Pur in una stagione difficile, la romagnola ha corso gli europei, sia a cronometro che su strada
Pur in una stagione difficile, la romagnola ha corso gli europei, sia a cronometro che su strada
Sei un po’ spaventata dall’approccio con il grande mondo?

Gasata più che spaventata. Il mio obiettivo, non lo nascondo, è guadagnarmi la selezione per un grande giro e andare lì non per partecipare e basta, ma essere nelle condizioni di essere utile alla squadra e, perché no, tirar fuori anche soddisfazioni personali. Per farlo però dovrò essere al massimo della forma e questa prospettiva mi carica tantissimo. Sono animata da grande fiducia.

E’ pur vero però che finora il tuo curriculum latita a livello di vittorie ad alto livello. E’ arrivato il momento di segnare questa casella?

Io lo spero, d’altronde la vittoria è quella che tutti cercano. Tutte vogliamo il massimo risultato, ma io sono convinta che le cose arrivano quando sono mature. Un successo è come un puzzle nel quale tutte le tessere sono andate al loro posto, io sto lavorando per completarlo e sono convinta che ci riuscirò quanto prima.

Cipressi si era messa in bella evidenza alla prima tappa della Vuelta Andalucia
Cipressi si era messa in bella evidenza alla prima tappa della Vuelta Andalucia
Guardiamo però un attimo indietro, c’è una gara che salveresti dall’ultima stagione?

Direi la prima tappa della Vuelta Andalucia, era durissima, tutta salita con arrivo ad Alcalà del Valle. Quel giorno ho chiuso al 10° posto, ma se guardate l’ordine di arrivo, dietro mi sono rimaste fior di campionesse. Era la mia quarta corsa stagionale e mi ero rinfrancata, considerando ad esempio che avevo corso su una bici che avevo testato solo per un’ora, ma io sono una che va molto a sensazione. Pedalando trovo subito il feeling giusto, spero sia così anche quest’anno.

Cipressi, fortemente voluta da Bronzini per la sua Human

11.12.2024
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PIACENZA – La Human Powered Health sta diventando sempre più ad immagine e somiglianza di Giorgia Bronzini. L’ingaggio di Carlotta Cipressi, una delle cinque nuove arrivate nella formazione statunitense che ha rinfoltito la pattuglia italiana, è stato fortemente voluto proprio dalla diesse piacentina.

Solo diciotto giorni di corsa con la UAE Development Team (di cui alcuni con la prima squadra) ed altri sei con la nazionale U23 tra Avenir Femmes ed europeo. Il 2024 per Cipressi è iniziato tardi per forza di cose come ci aveva raccontato lei a fine giugno, ma tanto è bastato per attirare l’attenzione di Bronzini. Abbiamo quindi cercato di capire con lei quali progetti abbia per la 21enne di Forlì, che è salita nel WorldTour con un contratto biennale.

Cipressi ha firmato un biennale alla Human e sarà la quinta italiana del team dopo Borghesi, Malcotti, Ragusa e Zanardi
Cipressi ha firmato un biennale alla Human e sarà la quinta italiana del team dopo Borghesi, Malcotti, Ragusa e Zanardi

Nel mirino

Lo scouting sul campo è particolarmente redditizio nel ciclismo. Dal vivo si possono vedere sempre tante sfumature che appaiono invisibili invece attraverso uno schermo di un computer dove si leggono solo risultati. Bronzini aveva messo nel mirino Cipressi, però doveva completare il suo resoconto.

«Era tanto tempo che seguivo Carlotta – racconta Giorgia – come possibile nostro nuovo innesto per il 2025. L’ho tenuta sotto osservazione durante il Thuringen Tour che abbiamo vinto con Ruth Edwards. Ho chiesto qualche parere a Karlijn (Swinkels, la sua compagna, ndr) che era in squadra con lei e mi ha aperto un po’ di più gli occhi su Carlotta. Karlijn era andata molto bene in quella corsa e mi aveva detto che le era stata molto di aiuto. In pratica aveva confermato l’impressione che avevo già».

Bronzini seguiva da tempo Cipressi. L’ha vista all’opera al Thuringen Tour, dove ha lavorato molto per Swinkels
Bronzini seguiva da tempo Cipressi. L’ha vista all’opera al Thuringen Tour, dove ha lavorato molto per Swinkels

«A fine Thuringen – prosegue Bronzini – ho fatto una chiacchierata al telefono con Carlotta, chiedendole di mandarmi qualche suo dato per capire qualcosa in più. Ho parlato anche con Luca Zenti, suo allenatore in UAE, e ho passato tutte queste informazioni al nostro responsabile delle performance. Il nostro staff si è sentito con Carlotta che ha risposto molto bene a tutte le domande. E’ piaciuta tantissimo anche come persona al nostro team. Quando ho avuto il via libera, abbiamo definito tutto».

D’altronde quando ti chiamano dal WorldTour non puoi dire di no, anche se Cipressi è rimasta stupita, forse senza parole. «Quando ci siamo sentite la prima ed unica cosa che mi ha detto è stato “grazie” (dice Bronzini sorridendo, ndr). Battute a parte, Carlotta non si aspettava la mia chiamata, ma probabilmente aveva capito che non era passato inosservato ciò che aveva fatto. Ci ha ringraziato per questa apertura alla trattativa perché adesso se non sei la ragazza giovane vincente, tipo la Cat Ferguson del momento, è difficile che ti guardino o ti prendano in considerazione».

Bronzini vorrebbe portare in forma Cipressi a metà stagione e farle correre uno dei tre Grandi Giri (foto Oskar Scarsbrook)
Bronzini vorrebbe portare in forma Cipressi a metà stagione e farle correre uno dei tre Grandi Giri (foto Oskar Scarsbrook)

Caratteristiche da definire

Una delle doti più evidenti di Cipressi è sempre stata la sua predisposizione alla cronometro fin dalle categorie giovanili. Altre invece sono ancora in via di definizione e Bronzini sa che può lavorare bene su una ragazza che gradisce a sua volta lavorare sodo per crescere.

«Sono molto contenta del suo arrivo – continua la tecnica della Human – perché Carlotta può esprimersi molto bene. Non è ancora categorizzata su che tipo di corridore sarà, ma è talmente giovane che può prendere qualsiasi strada. Cercheremo di far risaltare le sue doti e le sue qualità. Vorrei farle fare uno dei tre Grandi Giri a tappe. Se così non fosse, allora le farei disputare delle corse a tappe più corte tipo Itzulia, Burgos o Catalunya o altre simili. Sicuramente la vorrò vedere nella parte centrale della stagione. Proprio perché è ancora molto giovane, ho i miei dubbi nel farla partire forte. Altrettanto per farla finire forte considerando che le stagioni sono sempre molto lunghe. Preferirei vederla in forma tra giugno e agosto. In ogni caso vedremo a breve il suo calendario agonistico».

Per problemi fisici nel 2024 Cipressi ha totalizzato solo 18 giorni di gara con la UAE tra devo team e prima squadra
Per problemi fisici nel 2024 Cipressi ha totalizzato solo 18 giorni di gara con la UAE tra devo team e prima squadra

Riscontri e nuove scommesse

Quando correva, Bronzini vedeva da dentro come si muovevano certi corridori. E capitava talvolta che quando i suoi dirigenti le dicessero di voler prendere una determinata atleta, lei storcesse il naso oppure confermasse il buon acquisto. Ora che è direttrice sportiva chiede riscontri direttamente alle ragazze in corsa.

«Personalmente – spiega – ho bisogno di trarre spunti di approfondimento o di interesse. Li ho sempre reputati fondamentali, perché io posso vedere o non vedere certi particolari. Se vedo una che si stacca non posso sapere cos’ha fatto davanti se non ho poi il video della gara intera. Ad esempio con Kathrin Schweinberger, che abbiamo preso dalla Ceratizit, è andata così in Cina, in una delle ultime gare del 2024».

La crono è la specialità preferita da Cipressi. Con la Human può crescere ulteriormente
La crono è la specialità preferita da Cipressi. Con la Human può crescere ulteriormente

«A metà corsa – conclude Bronzini – Zanardi era rimasta attardata assieme a lei. Via radio le ho detto di prendere la sua scia per rientrare perché avevo visto Kathrin che stava tirando forte. Quando sono tornate in gruppo, Silvia con un filo di voce via radio mi dice di aver fatto almeno un minuto a wattaggi impressionanti e di aver faticato tantissimo per starle a ruota. Quando ho avuto i valori di Schweinberger su Training Peaks, ho capito che Silvia aveva ragione e che aveva avuto un buon colpo d’occhio nel riportarmelo. Per dire una volta di più quanto siano importanti i riscontri diretti delle ragazze in corsa. E comunque ve lo anticipo, Schweinberger è una passista veloce molto interessante che può fare grandi cose e sulla quale scommetto tanto assieme alla stessa Cipressi».

Bronzini, Zanardi e le telecamere: buona la prima… stagione

06.12.2024
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PIACENZA – Si va di corsa anche in off-season in una selva di incastri segnati in agenda. Allenamenti in bici, sedute in palestra, appuntamenti personali, nuova programmazione e, se siete a Piacenza e vi chiamate Giorgia Bronzini e Silvia Zanardi, pure passaggi televisivi.

I primi training camp in Spagna si avvicinano e bisogna quindi ottimizzare i tempi per ogni cosa. Per Bronzini e Zanardi vincere l’imbarazzo di andare davanti alle telecamere – in questo caso di Zona Sport, la principale trasmissione sportiva della tv locale (foto in apertura) – è stato quasi più impegnativo che vincere una volata di trecento metri. Anche questo aspetto però fa parte del ruolo che ricoprono, specialmente in questo periodo dell’anno, e alla fine entrambe riescono sempre a trovarsi a proprio agio. Così noi, appena uscite dall’inquadratura, ne abbiamo approfittato per chiedere cosa hanno imparato l’una dall’altra dopo la loro prima stagione di lavoro assieme alla Human Powered Health.

Per il 2025 Bronzini ha previsto il debutto di Zanardi in Australia al Tour Down Under
Per il 2025 Bronzini ha previsto il debutto di Zanardi in Australia al Tour Down Under

Giorgia e la svolta di Silvia

Il caffè del primo pomeriggio è il carburante ideale per iniziare la restante parte della giornata. Bronzini e Zanardi sono pronte alle domande incrociate. La diesse entra subito nella parte e preferisce rispondere lontana dalla sua atleta per non condizionarne le successive parole. Si pungolano a vicenda ridendo, la scenetta è divertente. Si nota che il loro rapporto si è ulteriormente rafforzato.

«Da Silvia ho capito che puoi sempre migliorare – spiega Giorgia – in qualunque punto ti trovi. Ha dimostrato di avere una caparbietà importante. Quando a metà stagione abbiamo visto che le cose non andavano come dovevano andare, onestamente ero preoccupata. Silvia però non ha mai smesso di credere di trovare il modo di fare il salto in avanti.

«A quel punto – prosegue Bronzini – le ho proposto di coinvolgere Enrico Campolunghi, il mio storico preparatore atletico (che in questi giorni è entrato nello staff della Human per il 2025, ndr), per farle rispolverare quelle doti naturali che nessuno ti toglie, ma che possono offuscarsi. Avevo paura più per una questione mentale che fisica perché è più difficile riprendersi quando tocchi il fondo. Invece Silvia è stata molto forte. Ha insegnato a me e in generale che anche nei momenti più scuri c’è sempre uno spiraglio di luce che ti può fare riprendere la strada giusta».

Bicchiere mezzo pieno

Dodici mesi fa l’ingaggio di Zanardi alla Human era stato visto da Bronzini come la sua classica sfida da vincere nel rilanciare o far svoltare un’atleta. Aspettative superate ed ora nuovi obiettivi.

«Tenendo conto da dove l’avevo presa come condizione psicofisica generale – conclude la diesse piacentina ex iridata su pista e strada – pensavo che Silvia potesse fare la sua prima stagione nel WorldTour nella media. Magari quando Daria Pikulik non era in corsa, lei poteva fare la sua volata con risultati medi. Ora, col senno di poi, posso dire che forse è stato meglio così. Per la stagione alle porte, vedo una Zanardi che parte già da un buon livello. Se avesse fatto una stagione mediocre, sarebbe ripartita probabilmente in modo mediocre, invece ha chiuso bene, in crescendo, e quindi riparte col piede già giusto. Ha tutte le carte in regola per fare un bel 2025».

Zanardi e Bronzini negli studi di Telelibertà si sono trovate a loro agio col conduttore Tassi
Zanardi e Bronzini negli studi di Telelibertà si sono trovate a loro agio col conduttore Tassi

Concentrazione e serenità

Zanardi e Bronzini si conoscono praticamente da sempre e in questa stagione si sono ritrovate nello stesso team. Tante caratteristiche tecniche le hanno sempre accomunate, facendo di Silvia l’erede naturale di Giorgia, non solo per aver iniziato le proprie carriere nella stessa storica società cittadina (la Franco Zeppi Pavimenti). Tuttavia alcune differenze ci sono.

«Dall’esperienza di Giorgia – racconta la ventiquattrenne, già campionessa europea U23 – ho imparato ad avere più calma in ambito tecnico. Mi ha aiutato molto anche nel trovare il momento giusto per partire quando si fa una volata. Sul piano umano mi ha insegnato ad essere più determinata e concentrata su tutto quello che faccio. Il nostro lavoro non è solo andare in bici, ma ci coinvolge a 360 gradi, ventiquattro ore su ventiquattro. C’è anche tutto il resto, i dettagli, che possono sembrare così semplici e scontati ed invece non lo sono. Essere tranquilli e sereni mentalmente fa la differenza. A Fourmies, quando ho vinto, è perché ero tranquilla e serena. Avevo ritrovato me stessa, anche negli allenamenti».

Svolta. Zanardi a metà stagione si è affidata a Enrico Campolunghi, che per il 2025 è diventato il preparatore della Human
Svolta. Zanardi a metà stagione si è affidata a Enrico Campolunghi, che per il 2025 è diventato il preparatore della Human

Si riparte dall’Australia

«Quest’anno – prosegue Zanardi mentre si avvia per andare in palestra – ho mollato un po’ la pista, dedicandomi più alla strada e alla mia nuova squadra. Giorgia ed io siamo simili per le doti veloci, però siamo diverse in alcune peculiarità. Non sono così esplosiva e velocista come era lei. Forse tengo un po’ di più sulle salite corte con arrivi allo sprint in gruppetti ristretti».

Assieme non si sono ancora date un obiettivo per il 2025 e potrebbero farlo dopo il primo raduno, ma Zanardi ci tiene a ripartire con lo stesso spirito con cui ho chiuso quest’anno. «Ora sto seguendo – chiude – una preparazione invernale più mirata. Giorgia, in accordo con lo staff della Human, ha deciso di farmi iniziare la prossima stagione presto, dall’Australia, tra Tour Down Under e le altre gare di quei giorni. Voglio dimostrare a loro che sono la ragazza che hanno visto a fine stagione».

Settembre e Francia, combinazione vincente. Zanardi è tornata

16.09.2024
5 min
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Da un 8 settembre all’altro, dall’Ardèche a Fourmies, da una vittoria all’altra. Un “back-to-back” lungo trecentosessantasei giorni, tutti vissuti sulle montagne russe. Che poi settembre e Francia per Silvia Zanardi coincidono sempre con il tratto di discesa, quello in cui osa e raccoglie il risultato più bello.

Già nel 2021 settembre era diventato un mese magico col sigillo all’europeo U23 di Trento. Stessa gioia esattamente dodici mesi dopo sulle strade dell’Ardèche fino ad arrivare ai successi delle ultime due stagioni. Ci si potrebbe sbizzarrire nel trovare altri corsi e ricorsi dei suoi successi, ma Zanardi vuole dare un’inversione a questa tendenza e trovare più continuità, anche se in passato ha dimostrato di saper vincere anche in altri periodi dell’anno. Ne abbiamo parlato con lei, reduce da ieri dal Grand Prix di Stoccarda ed ora già in ritiro in Belgio con la sua Human Powered Health fino alle prossime corse.

Zanardi ritrova la vittoria a Fourmies dopo un anno esatto di digiuno. Battute la giovanissima britannica Ferguson e Alzini
Zanardi ritrova la vittoria a Fourmies dopo un anno esatto di digiuno. Battute la giovanissima britannica Ferguson e Alzini
Silvia in questo mese raggiungi sempre la forma migliore. C’è un particolare motivo?

Sono un’atleta che ha bisogno di tempo per carburare (sorride, ndr). Ogni annata è differente, però quando arrivo a settembre mi sento bene in tutto rispetto ai mesi precedenti. Poi stavolta è ancora meglio perché qualche giorno prima della vittoria di Fourmies è giunto il rinnovo con la Human. Qua sto benissimo e tutti crediamo nel progetto. In squadra sanno che sono a disposizione delle compagne e sono più contenta quando vengo ripagata dalle loro vittorie.

Ci racconti che giornata è stata quella di Fourmies?

Era ora che tornassi a vincere. Sono contenta chiaramente del successo, ma molto di più per come è arrivato e per quello che rappresenta. Quel giorno doveva essere Daria Pikulik (argento olimpico nell’omnium e fresca bronzo europeo su strada, ndr) la deputata alla volata, però a metà gara è venuta a dirmi di non sprecare energie e restare concentrata perché lei non si sentiva al top. Ho apprezzato subito la sua onestà e si è messa al mio servizio. Nel finale mi ha tirato una volata perfetta, non potevo fallire. Dopo il traguardo l’ho ringraziata tanto per il lavoro che ha fatto. Mi ha fatto commuovere.

Dopo una primavera difficile, anche senza bici, Zanardi è sempre stata al servizio della squadra e delle compagne
Dopo una primavera difficile, anche senza bici, Zanardi è sempre stata al servizio della squadra e delle compagne
In che modo?

Quando sono andata da lei per abbracciarla, le ho detto che per come era andata e per come l’avevo vista poteva fare lei lo sprint senza alcun problema. Lei mi ha risposto che io ne avevo più bisogno e che aveva capito che dovevo sbloccarmi. Sono state parole bellissime, che non mi aspettavo e che mi rendono felice. Questo per farvi capire maggiormente come sia bella l’atmosfera del nostro gruppo.

Cosa ti ha lasciato questa vittoria?

Ho compreso una volta di più che quando vinci passa veramente tutto. Non ricordavo più quelle emozioni. Mi sembra addirittura che sia passato più di un anno, ecco perché ci voleva questo successo. Certo, so che non era una gara WorldTour o che non c’erano le rivali più forti, però non è mai facile vincere. Nel ciclismo femminile adesso c’è sempre un livello alto ad ogni corsa e tutte vogliono giocarsi le proprie carte.

Nonostante una condizione non ottimale, Zanardi è riuscita a vincere la classifica dei traguardi volanti al Giro Women
Nonostante una condizione non ottimale, Zanardi è riuscita a vincere la classifica dei traguardi volanti al Giro Women
Cosa ti hanno detto i tuoi diesse?

A Fourmies c’era Kenny Latomme ed era contento per quello che c’è dietro. Mi ha fatto subito riflettere a come ero a marzo. Lui ha sempre creduto in me e sapeva che sarei tornata. Invece Giorgia (Bronzini, ndr) mi ha scritto subito per complimentarsi ed anche lei era certa che sarei riuscita a vincere presto. Mi ha spinto a cambiare la preparazione e grazie alle sue idee sono migliorata. Secondo lei possiamo divertirci ancora nel prossimo mese. Abbiamo Binche, Emilia, Tre Valli e gare in Cina, speriamo abbia ragione.

Lo hai accennato prima, com’eri a marzo?

Ho passato un periodo difficile, nel quale ho dovuto mollare la bici. Avevo bisogno di fare un reset. Avevo preso casa, dovevo seguirla e voleva sistemarla da sola. Ero sempre a blocco, per usare una metafora ciclistica. Necessitavo di tranquillità, che è un aspetto molto importante. C’è chi mi ha compreso, aspettato e aiutato. Ora mi sento bene e con la mia indipendenza mi organizzo a dovere.

Zanardi ha rinnovato con la Human. I suoi diesse Bronzini e Latomme hanno sempre creduto in lei e nel suo rilancio
Zanardi ha rinnovato con la Human. I suoi diesse Bronzini e Latomme hanno sempre creduto in lei e nel suo rilancio
In generale che 2024 è stato per Silvia Zanardi?

Ho avuto più bassi che alti. La testa fa la differenza. Ho avuto un periodo di adattamento, durante il quale ci vuole grande equilibrio psicofisico. Al Giro Women ho fatto il massimo per quello che potevo dare in quel momento. Ho fatto un settimo posto e due giorni con lunghe fughe. Alla fine sono riuscita a lasciare un piccolo segno, non solo lasciando la pelle sull’asfalto (sorride riferendosi alla caduta nel finale della quinta tappa, ndr), ma vincendo la classifica dei traguardi volanti.

Hai già in mente un obiettivo per l’anno prossimo?

Innanzitutto voglio sentirmi parte del gruppo nella Human come quest’anno e anche di più. Poi mi piacerebbe arrivare ad un grande giro con una bella condizione, quella che solitamente mi sorregge a settembre per giocarmi qualche tappa. Vedremo come impostare la preparazione.

Scopriamo Karlijn Swinkels, un’altra olandese che va forte

29.07.2024
6 min
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In una nazione come l’Olanda che domina il ciclismo femminile e sforna talenti a ripetizione che vincono ovunque, diventa difficile spiccare, ma c’è una ragazza che si sta ritagliando il proprio spazio. Karlijn Swinkels quest’anno ha mostrato una crescita ed una costanza di risultati che la pongono in cima alla lista delle atlete da seguire con più attenzione.

La venticinquenne della UAE Team ADQ finora ha conquistato sei podi più altre nove top 10 con molte prestazioni da protagonista. Le è mancata solo la vittoria per mettere la ciliegina sulla torta, ma Swinkels non è una che si arrende, soprattutto ora che sta diventando consapevole dei suoi mezzi. Le stimmate della campionessa sono uscite da junior quando nel 2016 è diventata iridata della cronometro, senza tuttavia mantenere le attese, a parte il sigillo tre anni dopo in una tappa della Vuelta a Burgos. Per vari motivi sembrava essersi un po’ smarrita (situazione che per altro capita a molti), invece nel finale dell’anno scorso in Belgio si è decisamente ritrovata. La tripletta centrata in maglia Jumbo-Visma al Tour de la Semois è stata la svolta per vedere la Swinkels di adesso. E noi abbiamo cercato di conoscerla meglio.

Al Fiandre Swinkels è sempre stata nel gruppo di testa, lavorando per Persico e chiudendo poi decima
Al Fiandre Swinkels è sempre stata nel gruppo di testa, lavorando per Persico e chiudendo poi decima
Karlijn che tipo di corridore sei? Che caratteristiche hai?

Sono un corridore a tutto tondo. Credo che le gare che mi si addicono di più siano quelle di media difficoltà. Mi piacciono le salite brevi e incisive. Sono abbastanza veloce in un gruppo ristretto dopo una gara dura. D’altra parte, mi piace molto anche aiutare le mie compagne di squadra a raggiungere la vittoria o il podio. Penso di poter essere di supporto in ogni tipo di gara.

L’anno scorso dopo la tua vittoria al Tour de la Semois sembri esserti sbloccata ed entrata in una nuova dimensione. E’ corretta questa impressione?

Sento che in questa stagione ho fatto un deciso passo in avanti. Sono felice di potermi migliorare passo dopo passo e che la squadra mi abbia lasciata libera di scoprire meglio i miei punti di forza.

Quest’anno hai fatto molti podi. Come giudichi la stagione finora?

Sono davvero soddisfatta di ciò che ho fatto. Avrei firmato per questo prima della stagione. Essere stata nei momenti decisivi dei finali delle classiche ed aver conquistato più podi in tutti i tipi di percorsi mi fa credere di poter vincere le corse. Questa conferma è davvero bella da ottenere dopo un duro lavoro.

Quali sono le gare in cui pensavi di vincere? Hai qualche rammarico?

Mi sono giocata la vittoria in più gare, ma passo dopo passo ho imparato di più. Non mi è capitato molte volte nella mia breve carriera, quindi ogni giorno continuo ad imparare. Anche recentemente al Thuringen Tour sono andata molto vicina alla vittoria, ma… non sono riuscita a chiudere abbastanza la porta (dice sorridendo, ndr). Sto cercando di trovare la mia strada verso il gradino più alto. Credo che questo obiettivo posso centrarlo anche in questa stagione.

Terza piazza per Swinkels (dietro a Jackson e Vas) nella seconda tappa della Vuelta. Uno dei tanti podi stagionali
Terza piazza per Swinkels (dietro a Jackson e Vas) nella seconda tappa della Vuelta. Uno dei tanti podi stagionali
C’è qualcuno che vuoi ringraziare per la tua crescita?

Naturalmente voglio ringraziare la mia famiglia che mi è sempre stata vicina e mi ha sostenuto in tutto quello che ho fatto fino a oggi. Senza di loro non sarebbe stato possibile essere dove sono ora. Inoltre, apprezzo molto Giorgia (Bronzini, la sua compagna, ndr) perché mi sta rendendo una persona migliore. Mi ha insegnato a essere più presente nel momento e a godermi quello che sto facendo. Infine, ma non per questo meno importante, voglio ringraziare l’UAE Team ADQ per aver creduto in me come ciclista e come persona. I miei allenatori Luca Zenti ed Enrico Campolunghi sono fantastici.

Hai qualche idolo in particolare?

Onestamente non ho un idolo, però mi piace imparare da chi è più bravo di me in qualcosa per poter crescere.

Doha 2016, Swinkels si fa conoscere al mondo vincendo la crono iridata juniores su Morzenti e Labous
Doha 2016, Swinkels si fa conoscere al mondo vincendo la crono iridata juniores su Morzenti e Labous
Qualcuno ha detto che hai un grande potenziale e che ricordi la “prima” Marianne Vos. Cosa ne pensi?

Penso che Marianne Vos sia una ciclista con cui non posso paragonarmi. È unica e ha vinto tanto in carriera. Penso solo di essere brava in gare simili a quelle adatte a Marianne. Spero di poter vincere un giorno gare come importanti come ha fatto lei.

Quali sono quindi le gare dei tuoi sogni?

Ne ho più di una. Mi piacerebbe vincere l’Amstel Gold Race, la Strade Bianche, il Fiandre o una tappa a Giro, Tour o Vuelta.

Swinkels è un’atleta che si trova a suo agio nelle corse a tappe. Al Thuringen Tour ha vinto la classifica a punti
Swinkels è un’atleta che si trova a suo agio nelle corse a tappe. Al Thuringen Tour ha vinto la classifica a punti
Che obiettivi ha Karlijn Swinkels per il finale di stagione e per il futuro?

Il mio obiettivo sarà quello di vincere una gara con i colori della UAE Team ADQ. Oltre a questo voglio continuare a correre con il cuore. Ho appena terminato il mio training camp in altura come avvicinamento al Kreiz Breizh (domani, ndr), al Tour Femmes e poi a Plouay. Spero di continuare a essere costante nel resto della stagione e di ottenere altri podi per la squadra.

Giro d’Italia Women: il punto finale dall’interno

20.07.2024
5 min
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A chiusura di un cerchio iniziato a gennaio, con la presentazione del primo Giro d’Italia Women, è il momento di trarre un bilancio conclusivo. Sono passati sette mesi da quel pomeriggio grigio nel quale dall’alto di Palazzo Regione, a Milano, è stata lanciata la Corsa Rosa al femminile. La prima sotto la gestione di RCS Sport & Events. La gara è ormai alle spalle e il successo di Elisa Longo Borghini, conquistato dopo otto tappe vissute sul filo dei secondi, brilla ancora nei nostri occhi (in apertura foto LaPresse). Per capire l’importanza di un passo del genere siamo entrati in ammiraglia con gli stessi diesse che ci diedero il loro parere sullo svolgersi del Giro d’Italia Women

Un passo in avanti

Di sicuro quel che emerge dai colloqui fatti con i diesse è la grande capacità della macchina organizzativa di RCS nel dare un Giro d’Italia all’altezza dei professionisti. 

«E’ un atto dovuto – spiega Fortunato Lacquaniti, diesse della Ceratizit-WNT – il movimento femminile è cresciuto parecchio. All’estero questo passo era già stato fatto, con A.S.O. che ha preso in mano il Tour de France Femmes. Per non parlare della Classiche del Nord. Mancava la risposta italiana, per fortuna è arrivata, ed è stata ottima. Possiamo dire di aver messo la marcia in più che mancava, ora tutti e tre i Grandi Giri sono al livello che questo movimento merita. Tornerà, con grande probabilità, la Milano-Sanremo femminile, sempre gestita da RCS. Che la gestione fosse in mano loro si è visto, il primo passo è stato fatto».

I servizi di motostaffette e giuria sono stati gli stessi del Giro d’Italia uomini
I servizi di motostaffette e giuria sono stati gli stessi del Giro d’Italia uomini

Il montepremi

La chiave di lettura di Walter Zini, diesse della BePink Bongioanni, si trova nel montepremi. Sembra una banalità ma in un mondo che cresce e gira veloce questi fanno la differenza. 

«Tutto è curato al meglio – spiega – a 360 gradi. La logistica degli arrivi, le partenze, gli hotel, ecc. Non ho mai avuto un’organizzazione così semplice e una gestione della corsa così facile. Gli anni scorsi era capitato di mandare il massaggiatore a preparare le stanze in hotel per i massaggi e che non fossero pronti o all’altezza. Quest’anno tutti erano al corrente delle nostre esigenze e ci sono venuti incontro. Poi il passo in avanti si è visto anche con il montepremi finale. Nel 2024 la vincitrice (Elisa Longo Borghini, ndr) ha portato alla squadra 250.000 euro. Gli anni scorsi c’era uno zero in meno. La volontà è chiara e sicuramente lo step positivo c’è stato».

La Isolmant di Giovanni Fidanza è stata l’unica continental, insieme alla BePink a terminare il Giro con tutte le atlete
La Isolmant è stata l’unica continental, insieme alla BePink a terminare il Giro con tutte le atlete

La gestione

Passare un evento in mano a RCS Sport vuol dire consegnarlo all’azienda che gestisce già il Giro d’Italia e le Classiche Monumento del nostro Paese, oltre a tante altre gare. La macchina organizzativa funziona ed è collaudata.

«E’ stato trasferito l’impianto di RCS al mondo del ciclismo femminile – afferma Giovanni Fidanza, diesse della Isolmant-Premac-Vittoria – e questo si è visto. Si tratta del primo organizzatore di gare di ciclismo in Italia. Sono contento per le ragazze, se lo meritavano davvero tanto. La differenza si è vista fin da subito: la sicurezza in corsa è altissima. Le strutture che usano per i professionisti sono state trasportate qui. Si vede che il personale è gente esperta e che conosce le esigenze delle squadre. Io arrivavo dall’esperienza con gli uomini quindi avevo già un’idea di quello che avremmo trovato. Ed è stata totalmente rispettata».

Barbara Malcotti è stata la rivelazione in casa Human Powered Health con il suo 15° posto finale
Barbara Malcotti è stata la rivelazione in casa Human Powered Health con il suo 15° posto finale

Qualche passo in più

Eppure si tratta della prima edizione, RCS avrà messo in moto la sua macchina dal motore potente e collaudato, ma si sa che il primo giro serve anche come riscaldamento. 

«A mio avviso – afferma Giorgia Bronzini, la quale ha condotto il Giro d’Italia Women dalla macchina della Human Powered Health – ci sono stati dei ritardi nella comunicazione. Gli hotel ci sono stati confermati una settimana prima, uno quando eravamo già partite. I posti riservati da RCS per il personale, in ogni struttura, erano cinque. Il problema è che il ciclismo femminile segue ormai le orme del maschile, quindi lo staff al seguito è di dodici persone. Non è stato facile trovare altri posti letto, e i costi non erano bassi. RCS ci ha messo a disposizione un’agenzia che faceva da tramite, ma i prezzi non erano esattamente accessibili. E’ il primo anno e anche loro devono prendere le misure, poi se si passa al discorso di organizzazione della gara non c’è niente da dire. Sono stati di altissimo livello, come sempre».

Giro Women al via, dove si deciderà? Rispondono i diesse

06.07.2024
8 min
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Con i 15,7 chilometri contro il tempo, scatta domani da Brescia il Giro d’Italia Women targato Rcs Sport. Dalla Lombardia all’Abruzzo, si snoderà un percorso, a detta di atleti e tecnici, dalla durezza crescente dalla prima all’ottava ed ultima tappa. A parte la crono iniziale ed un paio di occasioni per velociste, il terreno per attaccare o cercare gloria personale non mancherà.

Ma dove si deciderà il Giro Women? Chi punta alla maglia rosa finale de L’Aquila dovrà fare i conti con tanti metri di dislivello e noi abbiamo fatto un rapido sondaggio tra diversi diesse per capire il loro pensiero. Le risposte sembrano univoche indicando nel Blockhaus il giudice supremo della corsa, però per qualcuno ci possono essere dei punti di svolta alternativi da non sottovalutare. Ecco cosa ci hanno detto.

L’istantanea di Zini

Il primo a dare il proprio parere è Walter Zini, team manager della Bepink-Bongioanni, formazione sempre pronta ad animare le tappe e che cercherà di mettere in mostra i migliori talenti. Per il tecnico milanese non sarà solo la settima frazione l’ago della bilancia.

«Sicuramente la tappa del Blockhaus – analizza – sarà importante perché ha 3.600 metri di dislivello, ma credo che, un pezzetto oggi e un pezzetto domani, è facile che si possano già vedere delle differenze tra le donne di classifica nei giorni precedenti. Da lì si capirà chi non vincerà il Giro, così come penso che l’ultimo giorno potrebbero esserci delle “cotte”. In ogni caso bisognerà vedere chi sarà al via e di conseguenza capire che tattiche adotteranno le squadre più attrezzate.»

Per Zini le differenze dei valori in campo si vedranno anche nelle tappe intermedie prima delle ultime due tappe di alta montagna
Per Zini le differenze dei valori in campo si vedranno anche nelle tappe intermedie prima delle ultime due tappe di alta montagna

Visto da Lacquaniti

Anche Fortunato Lacquaniti, diesse della Ceratizit-WNT che quest’anno è sbarcata nel WorldTour, è dello stesso avviso, seppur con un spunto di discussione ulteriore. Per stessa ammissione del tecnico veneto, il team tedesco, che finora ha conquistato undici vittorie (le ultime tre al Thuringen Tour con Martina Fidanza e Alonso), al Giro vorrà incrementare il bottino puntando più ai successi parziali che alla generale.

«La doppia scalata Passo Lanciano-Blockhaus – spiega – sarà l’ultimo scontro qualora ci fossero ancora i giochi in sospeso, però per me ci arriveranno con posizioni già ben delineate. Le tappe intermedie, come ad esempio il primo arrivo in salita a Toano alla terza tappa e il giorno successivo a Urbino con un finale intenso, potrebbero già creare distacchi importanti. Dalla crono di Brescia avremo subito una indicazione dei valori in gara. E’ un Giro Women ben disegnato, che tuttavia potrebbe essere difficile da interpretare per diversi motivi. Oltre a vedere gli organici delle formazioni più forti, bisognerà vedere quali saranno gli obiettivi reali. Ci saranno atlete che correranno in funzione delle Olimpiadi e quindi queste strategie di preparazione potrebbero condizionare l’andamento della corsa

Per Lacquaniti il Giro Women è ben disegnato, ma difficile da interpretare per diversi motivi ed alcune strategie
Per Lacquaniti il Giro Women è ben disegnato, ma difficile da interpretare per diversi motivi ed alcune strategie

L’opinione di Fidanza

Sulla rilevanza del totem abruzzese nell’economia della gara si sbilancia Giovanni Fidanza. Per il team manager della Isolmant-Premac-Vittoria – che ha lanciato verso il WorldTour proprio l’abruzzese Gaia Realini, una delle favorite alla vittoria finale – tutto si giocherà alla penultima giornata.

«La crono di Brescia – commenta l’ex pro’ della Chateau d’Ax con cui vinse una tappa al Tour e al Giro – è molto tecnica e lo strappo del Castello può essere indigesto a qualche atleta. Così come la salita di Toano al terzo giorno potrebbe creare distacchi. Tuttavia le cosiddette tappe intermedie, come quella mossa di Chieti, secondo me saranno molto controllate. E’ per questo che penso che si deciderà tutto sul Blockhaus. Per tutte sarà lo sforzo massimo, tant’è che per me l’ultima tappa de L’Aquila, che è comunque molto dura, servirà solo per limare secondi o posizioni di rincalzo nella generale. Comunque tutte dovranno correre con molta attenzione sul piano tattico.»

Giovanni Fidanza prevede molto controllo nelle tappe intermedie, Blockhaus decisivo e nessun stravolgimento nell’ultima tappa
Giovanni Fidanza prevede molto controllo nelle tappe intermedie, Blockhaus decisivo e nessun stravolgimento nell’ultima tappa

La previsione di Bronzini

Ancora più sicura appare Giorgia Bronzini, diesse di una Human Powered Health che si presenta al Giro Women col morale alto per merito della vittoria nella generale di Edwards al Thuringen Tour e con l’obiettivo di curare la classifica con Malcotti.

«Vi rispondo velocemente – dice la piacentina col suo solito spirito intriso di grande conoscenza tattica – e senza troppe esitazioni. Il Blockhaus deciderà tutto. La salita è molto dura e le atlete avranno le visioni già al primo passaggio. Gli ultimi tre giorni sono impegnativi, ma tutto ruota attorno a quella tappa. Il Blockhaus penso che possa essere determinante per chi vorrà riscattare una brutta prova il giorno precedente. O viceversa possa essere la salita nella quale puoi prendere una sonora crisi che non puoi più rimediare il giorno dopo. Di certo le ragazze che puntano alla generale dovranno essere molto brave a gestire le energie, tenendo conto anche delle temperature alte che potrebbero esserci.»

Per Bronzini sarà fondamentale la gestione delle energie, ma il Giro Women sarà deciso dal Blockhaus
Per Bronzini sarà fondamentale la gestione delle energie, ma il Giro Women sarà deciso dal Blockhaus

Le impressioni di Busato

Sull’ammiraglia della Top Girls Fassa Bortolo restringono le contendenti ad un numero ridotto di corridori che si giocheranno tutto alla settima tappa. Se lo storico team manager Lucio Rigato è onorato di partecipare al suo ennesimo Giro femminile in trentadue anni di attività, sperando che la vincitrice sia la sua ex atleta Longo Borghini, il diesse Matteo Busato entra più nello specifico.

«Penso che la crono iniziale – afferma l’ex pro’ di Castelfranco Veneto – potrà dire chi sta bene e chi meno, ma non farà grandi distacchi. Il livello delle atlete più forti è molto alto e sanno preparare molto bene gare del genere. Il Giro è comunque duro anche nelle tappe che non tutti considerano. Ad esempio, la quarta che arriva ad Urbino ha un dislivello alto concentrato negli ultimi cinquanta chilometri. Queste tappe serviranno per fare selezione e per me alla tappa del Blockhaus ci si arriverà con la generale già definita o racchiusa a tre atlete, non di più

Secondo Busato la generale sarà già ristretta a tre atlete nei giorni precedenti all’arrivo del Blockhaus (foto Top Girls)
Secondo Busato la generale sarà già ristretta a tre atlete nei giorni precedenti all’arrivo del Blockhaus (foto Top Girls)

Il parere in casa UAE

La nostra rapida inchiesta termina bussando alla porta della UAE Team ADQ, dove ci risponde la general manager Cherie Pridham. La squadra degli Emirati Arabi Uniti si dividerà tra la generale con Magnaldi e i successi di tappa con Persico e Consonni, ma anche per la dirigente britannica esiste solo un punto chiave.

«Credo – sintetizza – che tutto si deciderà nella Lanciano-Blockhaus, la tappa regina della corsa con le salite più impegnative e con le quote più alte. Sarà una sfida fondamentale per i corridori dal punto di vista fisico, ma anche strategico poiché la salita avrà un impatto significativo sulla classifica generale. Arrivando al penultimo giorno di gara, ci sono poche possibilità di recupero o errori tattici. I distacchi che si apriranno su queste cime saranno decisivi.»

Fra una settimana conosceremo il verdetto emesso dal Blockhaus, però anche le altre tappe di questo Giro d’Italia Women promettono battaglia e spettacolo.

Bronzini e il suo credo: «Human reattiva e mai rinunciataria»

07.03.2024
7 min
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Due mesi di gare alle spalle e all’orizzonte un programma altrettanto uguale. Non è ancora tempo di bilanci, ma la prima parte del 2024 ha già dato qualche indicazione a Giorgia Bronzini e alla sua Human Powered Health.

Il modo di correre a livello tattico e il relativo approccio mentale alle corse. E non solo. La quarantenne diesse piacentina (in apertura foto Oskar Scarsbrook) da quest’anno ha caricato il suo bagaglio di esperienza sull’ammiraglia del team WorldTour statunitense, trovando subito l’intesa con le sue atlete e con i suoi colleghi di reparto. Nel realismo del contesto in cui si trova – tra ciclismo femminile attuale e propria squadra – Bronzini sta lavorando per ottimizzare ogni dettaglio, impartendo il suo credo. Gli effetti stanno iniziando a vedersi, non solo negli ordini d’arrivo. Ed è foriera come sempre di tanti punti di vista non scontati.

Nelle prime gare del 2024, la Human ha mostrato già tanta compattezza (foto ufficio stampa)
Nelle prime gare del 2024, la Human ha mostrato già tanta compattezza (foto ufficio stampa)
Giorgia che inizio di stagione è stato finora?

Direi che ci è mancata solo una vittoria per gratificare tutto il nostro lavoro, ma al momento pensiamo di essere sulla buona strada. Penso sia stato un buon avvio per una serie di circostanze. In alcune potevamo essere più attente, in altre decisamente più fortunate. E poi considerate che molte delle nostre ragazze non avevano mai corso assieme, come è successo al UAE Tour.

Difficile da gestire come contesto?

Sì, anche se non impossibile, però sappiamo tutti com’è ora il ciclismo in generale, specie quello femminile, che non lascia più nulla al caso. Negli Emirati Arabi abbiamo portato una formazione in cui le atlete erano tutte nuove l’una per l’altra. Eppure in gara abbiamo trovato la giusta sintonia in fretta. Con Daria Pikulik siamo stati una delle poche squadre che si è giocata la volata con la Wiebes. Daria laggiù ha fatto un buon lavoro ed è stata brava a centrare l’obiettivo di giocarsi lo sprint con la velocista più forte al mondo. Avremmo potuto raccogliere qualcosa in più di quel terzo posto, come del resto nelle altre corse, ma va bene uguale.

In ogni caso è arrivato più di un podio.

Sono i risultati che danno morale e riscontri sul lavoro svolto. Nel frattempo spero che Cordon-Ragot trovi la condizione giusta dopo un periodo influenzale che l’ha rallentata. A Valencia abbiamo fatto bene subito ad inizio febbraio con Raaijmakers seconda a pochissimi metri dalla vittoria. Poi venti giorni dopo ad Almeria abbiamo fatto seconde e terze con Biriukova e Zanetti. Alla Valenciana Lily Williams meritava forse qualcosina in più del quinto posto nella volata vinta da Balsamo. Infine Ruth Winder (che ora corre col cognome da sposata Edwards, ndr) terza al Trofeo Oro in Euro a Cinquale dopo che alla Strade Bianche era caduta. Ecco, con la fortuna siamo già in credito…

Spiegaci pure.

Con Ruth puntavamo a fare bene alla Omloop Het Nieuwsblad, così come a Siena. E’ rientrata dopo due anni di inattività, ma è arrivata preparata. Immaginavo fosse così perché la conosco bene avendola avuta alla Trek-Segafredo. Ebbene, in Belgio è rimasta coinvolta in una caduta proprio mentre attaccava Elisa (Longo Borghini, ndr) e addio speranze di piazzamento. Sul Bosberg tuttavia ha fatto una bella azione facendo la differenza, però è rimasta fine a se stessa perché ha trovato poca collaborazione. Resta la bella prestazione e lo spirito con cui ha corso.

Malcotti è rientrata da un infortunio. Alle Strade Bianche è stata a lungo in fuga, risultando la migliore della Human
Malcotti è rientrata da un infortunio. Alle Strade Bianche è stata a lungo in fuga, risultando la migliore della Human
Immaginiamo sia ciò che trasferisce sempre Giorgia Bronzini alle sue ragazze, giusto?

Per tanti aspetti non possiamo essere considerate al livello di squadre più attrezzate, però guai a presentarsi alle gare già sconfitte in partenza perché vediamo che ci sono i grandi nomi attuali. Non dobbiamo essere rinunciatarie. Spiego sempre, anche con umiltà, che noi dobbiamo essere brave a giocarci al meglio le nostre carte. A livello tattico dobbiamo cercare di sopperire qualche altra carenza.

Che ritorno hai dalle atlete?

Sono contenta perché le ragazze mi seguono. Capiscono cosa intendo dire. Anche con gli altri miei colleghi diesse siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Mi fa piacere che la mia filosofia sia condivisa. E soprattutto mi piace lo spirito di reazione che hanno mostrato. Winder a Siena è caduta rovinosamente ritirandosi. Nonostante le botte, il giorno dopo l’ho convinta a correre a Cinquale ed è salita sul podio. Questo per me, per noi è un grande segnale.

Ragusa al Tour Down Under ha conquistato la maglia delle scalatrici. Bronzini ha elogiato il suo lavoro oscuro (foto ufficio stampa)
Ragusa al Tour Down Under ha conquistato la maglia delle scalatrici. Bronzini ha elogiato il suo lavoro oscuro (foto ufficio stampa)
La pattuglia delle italiane come sta andando?

Malcotti a fine 2023 si è rotta il gomito, sempre per quel famoso discorso sulla fortuna (sorride con un briciolo di amarezza, ndr). Però si è ripresa bene, tanto che alla Strade Bianche l’ho mandata in avanscoperta per circa 90 chilometri ed ha seguito alla lettera la tattica. Alla fine è stata lei la migliore delle nostre. Per me Barbara quest’anno farà uno step in avanti, la vedo motivata. Zanardi invece non ha iniziato al top della forma. Sta cercando di trovarla, però guardiamo avanti con fiducia perché sappiamo che lei è un diesel. Infine c’è Ragusa.

Cosa ci dici di lei?

Ragusa ha fatto un passo in avanti con la condizione rispetto allo scorso anno. Ha esordito al Tour Down Under, dove ha conquistato la maglia delle scalatrici. Poi si è resa disponibile per le altre gare. A Siena, dove ha iniziato a lavorare prima del previsto. Lei è sempre devota al team, facendo tanto lavoro oscuro e per me Katia è una delle migliori a farlo. Anzi per me è un merito saperlo fare, visto che non è semplice per nulla. Infatti per questo ha maturato molto rispetto da parte delle compagne ed anche dai tecnici. Spero che quest’anno possa vivere nuovamente una giornata come a Roubaix l’anno scorso (dove fece seconda al termine di una lunghissima fuga, ndr), magari portando a casa qualcosa in più.

Zanardi sta lavorando per trovare la miglior condizione. Bronzini guarda avanti con fiducia per la sua conterranea
Zanardi sta lavorando per trovare la miglior condizione. Bronzini guarda avanti con fiducia per la sua conterranea
Cosa prevede il vostro calendario?

I miei colleghi Latomme e Sheehan sono in Belgio, io riprenderò a Cittiglio. Poi anch’io li raggiungerò per le gare del Nord. Tutte le classiche le facciamo. Personalmente dovrei saltare Freccia Vallone e Liegi perché dovrei andare in Spagna per la Vuelta. La presentano domani e ci hanno anticipato che il via potrebbe essere una cronosquadre. In virtù di questa indiscrezione abbiamo programmato una serie di prove con le bici da crono tra Freccia del Brabante ed Amstel. Non vogliamo farci trovare impreparate su nessun terreno, anche se è un’altra questione che mi fa un po’ stizzire…

Ovvero?

Le solite indiscrezioni parlano anche di un possibile arrivo sull’Angliru. Onestamente spero che non sia così. Per me salite così estreme nel ciclismo femminile non servono a nulla. Non avrebbe senso una salita simile, anche perché sarebbe in una corsa a tappe di una sola settimana dove ti condizionerebbe tutto e non necessariamente in meglio. Oltretutto una salita così non vorrebbe mai più affrontata in stagione in una qualsiasi altra gara altrove.

Quindi non sei d’accordo nel proporre le grandi salite?

No, anzi benvengano le montagne mitiche, purché vengano inserite con criterio. E poi bastano quelle “normali”, non le estreme. Come ad esempio il Tourmalet al Tour l’anno scorso. Salita leggendaria, dura, ma non impossibile. Avete visto che spettacolo c’era venuto fuori? Oppure si preferisce vedere una gara su una salita dove si sale a fatica con la macchina? Vedremo se sarà veramente così.

Pronte quindi per andare alle prossime gare con il solito spirito?

Certamente, quello non dovrà mai mancarci. In Spagna dovremmo andare con una squadra mista, puntando più alle tappe che alla generale, anche se decideremo più avanti chi portare per curare la classifica. Per il resto ho buone sensazioni per la campagna del Nord.