Sportful e la maglia iridata di Finn: da casa al Ghisallo

04.10.2024
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Lorenzo Finn è il nuovo campione del mondo della categoria juniores, l’azione in solitaria lunga quasi 20 chilometri di Zurigo è stata incoronata dalla maglia iridata. Dal podio della città Svizzera, dove ha indossato la divisa classica disegnata da Santini, che continuerà a collaborare con l’UCI per i prossimi sette anni, è passato alla sua divisa Sportful. L’azienda veneta che disegna le divise per il team tedesco della Grenke Auto Eder ha realizzato in tempi record il kit iridato (foto Berry in apertura). Una maglia con la classica banda orizzontale arcobaleno, contornata dai vari sponsor, e un pantaloncino nero da abbinare. 

Rispetto alla solita posizione la banda iridata ha costretto Sportful a spostare qualche sponsor
Rispetto alla solita posizione la banda iridata ha costretto Sportful a spostare qualche sponsor

Tutto in due giorni

Come lo sappiamo? Semplice, visto che Lorenzo Finn dopo le fatiche del mondiale ci ha messo solamente tre giorni per trovare il primo successo con la divisa di campione del mondo realizzata da Sportful. Domenica 29 settembre alla Olgiate Molgora-Ghisallo, vinta anche nel 2023, Finn ha alzato nuovamente le braccia al cielo. Questa volta con l’arcobaleno sul petto. Siamo andati così da Sportful per capire in che modo un’azienda realizza la maglia iridata da consegnare ai propri corridori. 

«Il processo con il quale abbiamo realizzato la divisa di Finn – spiega Federico Mele, Head of Global Marketing – non è diverso da quello utilizzato per i professionisti. Come azienda abbiamo la capacità produttiva per realizzare una divisa del genere in poche ore. Abbiamo una sala, chiamata dei prodotti speciali, adibita proprio a queste esigenze. La notizia della vittoria di Lorenzo Finn è arrivata giovedì, il giorno dopo la maglia e i pantaloncini erano pronti. Sabato un mio collega glieli ha consegnati a casa e domenica ha vinto».

Prima uscita ufficiale a prima vittoria con la maglia iridata per Lorenzo Finn alla Olgiate Molgora-Ghisallo (foto Berry)
Prima uscita ufficiale a prima vittoria con la maglia iridata per Lorenzo Finn alla Olgiate Molgora-Ghisallo (foto Berry)

Le regole UCI

Quando si parla di divisa di campione del mondo si devono rispettare quelli che sono i dettami imposti dall’UCI. La banda orizzontale composta dai colori dell’arcobaleno blu, rosso, nero, giallo e verde, deve essere posizionata al centro della maglia. I loghi degli sponsor, invece, devono essere inseriti a una distanza compresa tra 10 e 30 millimetri. Ogni colore delle strisce arcobaleno deve essere rappresentato in egual misura. Le bande arcobaleno devono, inoltre, essere presenti anche sul colletto e i bordi delle maniche. 

«Naturalmente – spiega Federico Mele – la maggior importanza la ricoprono le strisce che distinguono il campione del mondo. Poi gli sponsor vanno posizionati sulla maglia a seconda degli spazi e degli accordi commerciali. Chiaramente un nome che prima compariva nella parte frontale in alto deve rimanere in una zona simile. Comunque comandano i contratti fatti con gli sponsor».

«A Finn – dice ancora Mele – abbiamo realizzato solamente un kit base composto da maglia e pantaloncini. Quest’ultimi sono stati colorati di nero per una questione cromatica, visto che il colore originale della Grenke Auto Eder non si abbina particolarmente con la maglia iridata. Poi è bello avere un kit completo. Sui pantaloncini l’iride va messo nel bordo basso con un’altezza massima di cinque centimetri, un centimetro per colore».

Finn ha dato un gran da fare a Sportful, quest’anno ha cambiato maglia due volte (foto Zoé Soullard/DirectVelo)
Finn ha dato un gran da fare a Sportful, quest’anno ha cambiato maglia due volte (foto Zoé Soullard/DirectVelo)

Subito vincente

Lorenzo Finn ha sfruttato la buona condizione di Zurigo per mettere nel palmares la sua seconda Olgiate Molgora-Ghisallo. Il primo successo in maglia iridata nonché l’ultimo, per quanto riguarda la categoria juniores.

«Avevo deciso di terminare il 2024 con Zurigo – racconta – ma dopo la vittoria ho deciso di indossare la maglia iridata almeno una volta. Quando stai bene tutto gira e anche sul Ghisallo è andata parecchio bene. Ricevere la maglia il giorno prima della gara a Como è stato bello, ringrazio Sportful per lo sforzo e il gesto. Vederla dal vivo con la scritta della squadra sopra mi ha fatto un certo effetto. Ho realizzato un pochino di più quanto fatto a Zurigo, non dico che vincere sul Ghisallo sia stato meglio ma sicuramente mi ha dato una grande emozione. C’erano tanti amici e molta gente che conoscevo, salire sul palco delle premiazioni è stato speciale».

«Ora non resta che tornare alla vita di tutti i giorni – conclude – purtroppo da dopo il Ghisallo il meteo è stato sempre brutto. Spero di trovare il clima giusto per indossarla anche in allenamento, d’altronde ho vinto e voglio godermi questa maglia fino al 31 dicembre».

Marcellusi re del Ghisallo e progetti da leader

09.10.2023
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BERGAMO – «Non lo so neanche io dove prende la grinta questo ragazzo», così commenta un soddisfatto Alessandro Donati la prestazione di Martin Marcellusi. Il direttore sportivo della Green Project-Bardiani è contento visto che anche Tolio se l’è cavata. Per la squadra dei Reverberi una prestazione così in una gara WorldTour, per di più classica Monumento, vuol dire molto.

Marcellusi è stato protagonista della fuga di giornata al Lombardia, tra l’altro presa in seconda battuta, e non sul nascere. Ha scollinato davanti su un paio di salite tra cui il Ghisallo e fino alla fine ha resistito ad un contrattaccante doc quale Ben Healy, uscito in avanscoperta 150 chilometri dopo di lui. 

Marcellusi transita in testa sul Ghisallo, precedendo Battistella, e porta a casa il prestigioso premio
Marcellusi transita in testa sul Ghisallo, precedendo Battistella, e porta a casa il prestigioso premio
Martin, ti aspettavi un Lombardia così? Come doveva andare?

Dal Gran Piemonte sono uscito con una grande gamba. Lì ho visto che potevo stare davanti, ma ovviamente il Lombardia era un’altra gara e non pensavo andasse così! La fuga era era l’obiettivo della squadra. In effetti pensavo di prenderla, di fare le mie 2-3 salite con i primi e poi ciao. Invece più andavo avanti e più stavo bene. Tanto che nella discesa in cui siamo andati via io e Healy ho deciso di fare il forcing.

Perché?

Per provare ad arrivare ancora più lontano. A quel punto l’obiettivo era di restare davanti il più possibile… Non certo provare a vincere il Lombardia!

L’obiettivo del Premio Ghisallo è venuto strada facendo o te l’hanno detto dall’ammiraglia?

Me l’hanno detto in corsa. “Se sei ancora davanti, Martin, fai la volata”. E io così ho fatto.

Ci racconti invece della fuga? All’inizio voi della Green Project-Bardiani non c’eravate…

In realtà noi c’eravamo. C’era Filippo Magli, ma probabilmente ha calcolato male le energie. Ha chiesto un cambio e l’hanno lasciato al vento. Eravamo preoccupati perché poi il gruppo aveva cominciato a fare il barrage ed eravamo tagliati fuori. Ad un certo punto io e Tolio abbiamo trovato un varco. Lui è partito prima di me e io a ruota.

E vi hanno lasciato andare?

Il gruppo non era così intenzionato a lasciarci. Dal mio conto, eravamo fuori dalla fuga. Ovviamente avrei provato fino all’ultimo ad andare via. Poi c’è stata una caduta di gruppo (quella innescata da Remco, ndr), per fortuna senza grandi conseguenze e ne abbiamo approfittato. Non è bello da dire, me ne rendo conto, ma è così. Una parte di me non voleva continuare ad attaccare con un gruppo che era per terra. Poi altri hanno tirato dritto e io li ho seguiti.

Il laziale (classe 2000) tra i più attivi della fuga, eccolo davanti con Healy
Il laziale (classe 2000) tra i più attivi della fuga, eccolo davanti con Healy
C’è stato un momento di difficoltà? Un momento in cui veramente hai dovuto tirare fuori la tua proverbiale grinta?

Sulla salita verso Crocetta: lì ho attraversato un momento di crisi. Però è durato poco. Ho tenuto duro. Stavo per per mandare tutto a quel paese! Invece è rientrato forte Healy e sono riuscito a tenerlo. Siamo rimasti davanti in quattro. Magari è stato un momento di crisi psicologico.

Però alla fine ti giri e in una fuga corposa e con gente importante, vedi sempre meno corridori: immaginiamo che emerga anche un po’ di orgoglio…

Più che orgoglio ti sale il morale alle stelle. Sai, quando vai in fuga in venti e ti stacchi per decimo è un conto, quando invece sei l’ultimo a rimanere davanti ti viene un’altra gamba. Ho iniziato a vedere i primi corridori che si staccavano ed io ancora non ero affaticato più di tanto. In effetti è stata una bella spinta morale e da lì è iniziato un’altro Lombardia per me.

Fino a ritrovarti nel gabbiotto dei campioni, il gazebo dietro al palco di Bergamo dove si cambiavano tutti i “giganti”…

Sì, in effetti è stato figo! Pogacar mi ha dato due volte la mano. Non so perché, magari era contento così! Bello comunque.

Analizzando la tua corsa, ma sarebbe meglio dire questa seconda parte di stagione post Giro d’Italia, sei andato molto forte in salita. Hai vinto la maglia dei Gpm al Tour du Limousin, al Gran Piemonte, il cui finale era tosto, sei arrivato settimo e con gente molto importante, al Lombardia ancora una prestazione di livello in salita: ma ci hai lavorato? Stai intraprendendo un cambiamento?

Sì, ci abbiamo lavorato anche se io non ero molto d’accordo. Io volevo rimanere un po’ meno scalatore e un po’ più “velocista”. Perché automaticamente quando fai queste scelte poi vai un pelo più forte in salita, ma in volata cali. Per quest’anno abbiamo fatto così anche perché c’era di mezzo il Giro d’Italia. E il Giro, vuoi o non vuoi, in 21 giorni ti fa diventare “più scalatore”. Se non stai male, che ne esci bene, ti dà qualcosa in più in salita… Automaticamente ti porta a diventare più scalatore, però scalatore io non lo sarò mai.

Martin esce dal “gazebo dei campioni” e si accinge a salire sul podio
Martin esce dal “gazebo dei campioni” e si accinge a salire sul podio
Hai altre doti: non diciamo un passista veloce, un corridore più completo, che faceva e che fa dello spunto veloce la sua arma vincente. Era così anche tra gli under 23…

Esatto, posso difendermi in salita, ma se poi arrivo allo sprint e in volata non vado, serve a poco. Io quella possibilità di sprint a ranghi ridotti me la voglio giocare invece.

Hai firmato anche per il prossimo anno con la Green Project-Bardiani. Una scelta importante: diventerai un leader?

In realtà ho firmato per tre anni. Loro credono in me tanto e già in queste gare mi fanno correre da leader. Sono rimasto anche per questo motivo. E poi io in questo team sto bene, non mi manca nulla, sento la fiducia. Magari quando avrò 26 anni, che scadrà il contratto, allora penserò al futuro in modo diverso.

E’ un investimento sul tuo futuro. Non sono poi molti i corridori italiani, WorldTour incluse, che possono fare i leader…

Anche perché sto andando forte, ma non è che abbia fatto chissà quali grandi risultati per poter dire: “Vado in una WorldTour e mi fanno fare il capitano”. Se ci andassi oggi dovrei mettermi davanti al gruppo a tirare. Mentre, come ripeto, qui ho i miei spazi e c’è un bell’ambiente.

Che corse farai adesso?

Mi spetta ancora una settimana di gare, chiuderò alla Veneto Classic. Ma ammetto che sono un po’ al limite. Però finché tiro fuori queste prestazioni va bene così!

Lecerf col brivido: suo il Lombardia under 23

01.10.2023
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OGGIONO – I 170,6 chilometri del Lombardia under 23 si sciolgono nel caldo anomalo di questo primo giorno di ottobre e nelle polemiche dopo l’arrivo. La volata a due l’ha vinta William Junior Lecerf, della Soudal-Quick Step Devo Team. Il battuto di giornata, invece, porta i colori della Jumbo-Visma Development Team ed è Archie Ryan. 

I momenti che seguono l’arrivo sono concitati, con Lecerf che fa un’espressione strana e non esulta, come se sapesse che qualcosa non è andato nel verso giusto. Dall’altra parte il massaggiatore dei calabroni e l’esile irlandese Ryan si lamentano con tutti. Arrivano con voce alta fin sotto il palco delle premiazioni e parlano anche con i giudici dell’UCI. Il quale, però, non si fa smuovere dalle argomentazioni di casa Jumbo. 

A ruota dei più forti

E pensare che erano stati proprio i jumbo-Visma ad accendere la corsa, con lo stesso Archie Ryan ad attaccare sul Ghisallo, ennesima salita di giornata e sicuramente la più impegnativa. L’irlandese ha attaccato, prendendosi il GPM e il relativo premio, ma dietro non si sono scomposti, anzi. Una volta rientrati nel tratto di discesa uno dei più pimpanti è stato Francesco Galimberti. L’essersi mosso in anticipo probabilmente gli ha fatto spendere tanto, ma almeno il corridore della Biesse-Carrera è riuscito a rimanere con i primi conquistando alla fine il sesto posto finale, come nel 2021. 

«A inizio corsa non stavo molto bene – racconta con ancora la fatica addosso Galimberti – poi mi sono sbloccato proprio sul Ghisallo. Mi sono messo a ruota dei più forti seguendo in prima persona l’attacco del corridore della Jumbo (Ryan, ndr). Nel tratto che riportava a Oggiono, prima del circuito finale, ho anche provato ad anticipare ma non è andata bene

«Sapevo che quello del Ghisallo sarebbe stato un punto delicato per aggiudicarsi la corsa – continua – ma contro questi squadroni è difficile. Non penso di aver sprecato troppe energie, gli altri ne avevano semplicemente di più. Competere con certi avversari ti dà molta più convinzione e motivazione, alla fine essere lì è motivo di orgoglio perché vuol dire che hai una buona condizione. Il livello continua ad alzarsi e si va sempre più forte, sul Ghisallo abbiamo volato e la fatica è rimasta nelle gambe».

Jumbo beffata

Lecerf non si è mosso invece, ha atteso, risparmiato e alla fine l’ha spuntata lui. Sulle rampe di Colle Brianza il belga ha rimontato con grande passo su Ryan e poi insieme sono andati verso il traguardo. Mentre nel gruppetto all’inseguimento si arrancava e sbuffava davanti c’era ancora la lucidità di capire che non era il caso di provare a farsi male prima del dovuto, ovvero l’ultimo rettilineo. 

«E’ il modo migliore per finire il 2023 – racconta dietro il palco delle premiazioni Lecerf – cercavo da tanto tempo la vittoria in una gara UCI e ci sono riuscito. Ero già molto contento della mia stagione, perché ero riuscito ad ottenere tante top 10, anche in gare importanti come Liegi U23 e Flèche Ardennaise. Nelle gare nazionali in Belgio ero riuscito a vincere, mentre in questo genere di corse non ancora. E’ un grande passo per me, in questo 2023 sono cresciuto tanto, correndo spesso con i professionisti.

«Non so bene che tipo di corridore posso essere – dice – se uno scalatore o un puncheur, non sono ancora sicuro quale sia la soluzione migliore per me. Mi piacciono molto queste corse, così come la Liegi, ma sono molto bravo anche nelle salite lunghe. 

La Jumbo ha preso in mano la corsa nel momento decisivo rompendo il gruppo
La Jumbo ha preso in mano la corsa nel momento decisivo rompendo il gruppo

WorldTour, con chi?

Il 2024 vedrà Lecerf fare il salto di categoria, visto l’accordo già trovato e siglato per il WorldTour. Avrà modo di scoprire meglio chi è e quali tipo di corse gli piacciono, cercando una specializzazione per far decollare ufficialmente la sua carriera. 

«L’anno prossimo mi aspetta un grande passo avanti – continua Lecerf – ho firmato un contratto di 3 anni con il nostro team WorldTour (Soudal-Quick Step, ndr). Sicuramente mi piacerebbe mettermi alla prova con queste corse in formato “big” ma vedremo. Ci sono molte voci su una nostra possibile fusione con un altro team (la Jumbo-Visma, squadra messa oggi nel sacco dal Wolfpack dei giovani, ndr)».

Lecerf ha sfruttato il lavoro della Jumbo uscendo nel momento giusto, sulla salita di Colle Brianza
Lecerf ha sfruttato il lavoro della Jumbo uscendo nel momento giusto, sulla salita di Colle Brianza

«Non sappiamo nemmeno noi cosa potrà succedere – conclude – c’è tanta confusione sull’argomento (anche lunedì, domani, se ne dovrebbe sapere di più secondo le ultime dichiarazioni di Lefevere, ndr). Spero, in qualsiasi caso, di trovare una buona sistemazione per il prossimo anno, anche se per il momento non me ne voglio preoccupare».

Edge 540 e 840: la nuova frontiera del ciclocomputer

17.04.2023
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Nascono i nuovi Edge 540 e 840, ai quali si aggiunge anche la versione Solar. Dei prodotti che segnano un notevole passo in avanti per i ciclocomputer di casa Garmin, sviluppati con nuove funzioni e tecnologie ancora più precise. Non solo, perché questa gamma di strumenti sono destinati a far evolvere ulteriormente una categoria intera, molto ambita da un’ampia schiera di utilizzatori, tra i quali anche i più “evoluti”, che sfruttano il device per allenarsi in modo specifico. Abbiamo iniziato a prendere confidenza con i nuovi Garmin, con una pedalata che ci ha portato in cima alla salita del Ghisallo. La presentazione si è svolta all’interno del Museo dedicato al ciclismo.

«La serie precedente – spiega Alberto Villata, brand manager di Garmin Italia – è stata presentata nell’aprile del 2019. Nel frattempo il mondo si è evoluto, così come la tecnologia di Garmin».

La presentazione dei nuovi Garmin Edge 540 ed 840 è avvenuta all’interno del Museo del Ghisallo
La presentazione dei nuovi Garmin Edge 540 ed 840 è avvenuta all’interno del Museo del Ghisallo

Test sul campo

Il percorso scelto per presentare i nuovi Edge 540 e 840 Solar non è stato casuale, una delle novità è il miglioramento della modalità ClimbPro. Un modo per pianificare e studiare in tempo reale il percorso, grazie a questa funzione il nostro ciclocomputer è in grado di fornire dati completi sulla salita che andremo ad affrontare (lunghezza, pendenza media e dislivello rimanente) anche se non si è programmato il percorso prima di partire. I dati da leggere nella modalità ClimbPro sono personalizzabili, potendo scegliere di accoppiarli come meglio si crede a seconda delle esigenze. 

La caratteristica che si nota subito, appena montato il ciclocomputer (nel nostro caso si è trattato dell’Edge 840 Solar), è la dimensione dello schermo. Il display da 2,6 pollici permette una visione maggiore delle mappe, agevolando così la navigazione. Inoltre, i campi dati risultano chiari e leggibili anche quando si sceglie di visualizzarli tutti insieme. Nel complesso l’esperienza dell’Edge 1040 Solar (e della serie 1040 in genere) viene mutuata e riportata sui nuovi ingressi, comprensiva anche delle ultime funzioni e aggiornamenti, lanciati da Garmin di recente. I vantaggi sono diversi, per bike gps sempre più ricchi, precisi e facili da usare per diverse tipologie di ciclisti.

Solar, che cos’è?

La denominazione Solar, aggiunta a questi nuovi modelli, determina l’utilizzo della ricarica solare. Non si tratta di un vero e proprio modo di caricare la batteria del ciclocomputer, ma aumenta l’autonomia del dispositivo. Portando la durata della batteria fino a 32 ore in caso di utilizzo intenso o fino a 60 ore nella modalità Eco. 

Tutto questo avviene attraverso la Power Glass, due “mezze lune” posizionate al sopra e sotto lo schermo che catturano i raggi solari. Si tratta di un sistema che rende l’Edge 540 ed 840 adatti anche ad attività di ultracycling.

Nella versione Solar la durata della batteria viene prolungata grazie ai Solar Power Glass, posizionati sopra e sotto o schermo
Nella versione Solar la durata della batteria viene prolungata grazie all’utilizzo dei Solar Power Glass

Per tutte le attività

Un’altra tecnologia, già presente nel modello Edge 1040, ed ora aggiunta anche a questi altri ciclocomputer, è la GNSS multi banda. Si tratta della ricerca potenziata del segnale migliore, facendo agganciare il ciclocomputer più velocemente ai satelliti. Prende molto meglio in zone di bassa copertura (ad esempio nei boschi) o ad alta schermatura (città con palazzi alti). 

Garmin ha migliorato il Popular Routing, questo significa che il ciclocomputer è in grado di indirizzarvi sulle rotte più battezzate dai ciclisti. Limitando quindi l’accesso a strade con traffico elevato. Nel caso si sia impossibilitati ad evitare questi percorsi, il ciclocomputer vi segnalerà sullo schermo il pericolo. 

Una delle caratteristiche presenti solamente nell’Edge 840, che lo rende adatto a tutte le attività, è la possibilità di scegliere se utilizzare il touchscreen oppure i pulsanti. E’ infatti possibile disattivare l’uso del primo, cosa consigliata, o comunque utile, per chi pratica attività off-road. Il modello Edge 540 non prevede il touch screen.

A termine allenamento il ciclocomputer fornisce il Training Effect con un riassunto dell’uscita e dello sforzo prodotto
A termine allenamento il ciclocomputer fornisce il Training Effect con un riassunto dell’uscita e dello sforzo prodotto

Nuove metriche di allenamento

Garmin ha inserito una varietà ancora più ampia di metriche di allenamento: la prima è l’Abilità ciclistica e requisiti del percorso. Il ciclocomputer, basandosi sullo storico degli allenamenti, identifica i punti di forza e di debolezza di un ciclista.

Un’altra modalità di grande rilievo è il Coaching adattativo mirato, funziona sia che si pedali al chiuso o all’aperto. Il nostro dispositivo sarà in grado di inviare suggerimenti personalizzati che si adattano in base al carico di allenamento, al recupero e alle prossime gare.

Il sistema di misurazione della Stamina (resistenza) in tempo reale permette di monitorare i livelli di sforzo durante l’uscita in bici, così da visualizzare quanta energia rimane per terminare il proprio allenamento. La Power Guide, invece, consente di gestire gli sforzi con obiettivi di potenza durante il percorso.

Garmin

Museo del Ghisallo: una pagina di storia del ciclismo

07.10.2022
6 min
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Se il Giro di Lombardia fosse un suono sarebbe lo scampanio della chiesa della Madonna del Ghisallo. Passaggio iconico della Classica delle Foglie Morte che dà il via alla parte finale della corsa. Accanto alla chiesa, c’è il Museo del Ghisallo (foto apertura archivio digitale Museo del Ghisallo), un posto magico per il ciclismo e per i suoi appassionati, potremmo definirlo un luogo di culto, al pari della chiesa che lo affianca.

L’interno del museo posto accanto alla chiesa della Madonna del Ghisallo (foto archivio digitale Museo del Ghisallo)
L’interno del museo posto accanto alla chiesa della Madonna del Ghisallo (foto archivio digitale Museo del Ghisallo)

16 anni di storie e leggende

«Nei primi anni ‘90 – ci racconta Antonio Molteni, presidente del museo del Ghisallo – un gruppo di persone appassionate di ciclismo, visto che nel santuario i lasciti non ci stavano più, ha deciso di costruire il museo. Grazie ai finanziamenti della Regione Lombardia siamo riusciti a costruire la struttura verso la fine degli anni ‘90. La nostra è stata una costruzione che è andata per passaggi, dopo la struttura siamo passati all’arredamento con le vetrine ed i vari cimeli».

«Il museo del Ghisallo – riprende a raccontare Molteni – è stato ufficialmente inaugurato il 14 ottobre del 2006. Pochi mesi prima, durante l’ultima tappa del Giro d’Italia di quell’anno, da Magreglio a Milano, ci fu il primo passaggio di una corsa. Anche se il museo non era ancora del tutto ultimato. La scelta di inaugurare la struttura il 14 ottobre non è casuale. Infatti, in quello stesso giorno del 1949, Papa Pio XII dichiarò la Madonna del Ghisallo la Santa protettrice dei ciclisti.

Continue donazioni

Il museo del Ghisallo è diventato, nel corso degli anni, un punto di riferimento di tutti i campioni che hanno corso e vinto per le strade di tutto il mondo.

«Negli anni il nostro museo – racconta dalla cima della salita che lo accoglie il presidente Molteni – si è ingrandito sempre più. Nonostante i due anni di Covid è rimasto vivo e vegeto e continua ad essere fonte di pellegrinaggio e donazioni. Oggi, Jan Ullrich, ha donato alla nostra collezione la bici con cui vinse il Tour de France 1997. In questi giorni, infatti, sulle strade del Giro di Lombardia, stanno girando le riprese di un film ispirato alla storia del campione tedesco».

«Abbiamo molti cimeli importantissimi, il nostro orgoglio sono le bici dei campioni: abbiamo quella con cui Coppi fece il record dell’Ora ed anche quella del mondiale di Baldini nel 1956. Uno dei pezzi più pregiati del nostro museo sono: la bici con cui Magni vinse il Tour de France nel 1949 e quella con cui vinse il Fiandre. Magni rimane l’unico corridore ad aver vinto per tre volte di fila il Giro delle Fiandre, conservare un cimelio del genere per noi è motivo di grande onore. Abbiamo anche tre bici appartenute ad Eddy Merckx, con una di queste vinse il Giro di Lombardia nel 1973».

Il Museo del Ghisallo contiene la più grande collezione di maglie rosa, l’ultima arrivata, quella di Hindley (foto archivio digitale Museo del Ghisallo)
Il Museo del Ghisallo contiene la più grande collezione di maglie rosa (foto archivio digitale Museo del Ghisallo)

Anche tante maglie

Dentro al museo del Ghisallo non ci sono solo bici, fedeli cavalli di ferro con i quali i campioni del passato hanno vinto gare eroiche ed emozionanti, ma anche tante magliette.

«Nelle nostre teche abbiamo anche tanti altri ricordi del mondo del ciclismo (riprende Molteni, ndr). Ben due magliette di campione del mondo di Coppi. Una ottenuta su pista nella disciplina dell’inseguimento individuale, l’altra conquistata su strada, ai mondiali di Lugano del 1953. La maglia di campione del mondo su pista la donò lo stesso Fausto ad un albergatore, suo grande tifoso, che lo ospitava quando si allenava al Velodromo Vigorelli. Successivamente fu poi donata al nostro museo. Disponiamo della più grossa collezione di maglie Rosa, l’ultima ci è stata portata proprio dallo stesso Hindley, il mercoledì dopo la vittoria del Giro a Verona».

Campioni recenti e tifosi

Jan Ullrich non è l’unico campione dei nostri giorni ad aver donato qualcosa al museo del Ghisallo. Tornando alla realtà, sulle strade del Lombardia, darà l’addio al ciclismo un grande campione dei nostri giorni: Nibali.

«Tornando a tempi più moderni – riprende il presidente del museo – abbiamo ricevuto in donazione anche la divisa con la quale Vincenzo Nibali vinse il Lombardia nel 2017. Gilbert (che saluterà anche lui il ciclismo domenica, ndr) ci ha regalato la divisa di campione del mondo conquistata nel 2012 sulle strade olandesi».

«Il nostro museo accoglie appassionati da tutto il mondo – precisa Molteni – nel 2019, ultimi dati utili pre-pandemia, abbiamo avuto ben 14.400 ingressi. Di cui la metà, 7.700, stranieri da ben 70 Paesi del mondo, pensate anche due ragazzi coreani. In questi giorni che precedono la Classica delle Foglie Morte, ospitiamo nel nostro parcheggio 4 camper di tifosi: due dal Belgio e due dalla Francia. Qui le camere sono piene da mesi! Speriamo di assistere ad una bella corsa, e di allargare ancora di più la nostra collezione».

Nella mattinata che anticipa il Giro di Lombardia Jan Ullrich ha donato al museo la bici con cui ha vinto il Tour nel 1997 (foto archivio digitale Museo del Ghisallo)
Il venerdì che anticipa Il Lombardia Ullrich ha donato la bici con cui ha vinto il Tour nel 1997 (foto archivio digitale Museo del Ghisallo)

Eventi

Il museo del Ghisallo sostiene tanti eventi legati al mondo del ciclismo:

Il 16 ottobre a Gravedona, presso il Palazzo Gallio verranno portate delle bici in mostra.

Il 22-23 si disputerà sulle nostre strade “La Ghisallo” una ciclo-storica dedicata alle biciclette d’epoca. Sabato pomeriggio si svolgerà una cronoscalata a squadre al santuario. Domenica, invece, si terrà una pedalata di 50 chilometri.

Infine, il 29 verrà consegnato il Premio Torriani, un riconoscimento che viene dato a persone significative del mondo del ciclismo.

Castelli firma la maglia della Gran Fondo Il Lombardia

29.09.2022
3 min
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E’ stata ufficialmente presentata a Milano, nel contesto del prestigioso Store Technogym di Via Durini, la nuova maglia disegnata e prodotta da Castelli e riservata esclusivamente ai partecipanti della prossima Enel Green Power Gran Fondo Il Lombardia. L’evento, oramai da considerare un vero e proprio “must” del calendario amatoriale nazionale, si correrà il giorno successivo a quello invece riservato alla gara dei professionisti: un’occasione perfetta per i tanti appassionati iscritti per confrontarsi lungo le salite che hanno reso davvero mitica la “Classica delle Foglie Morte. Anche quest’anno partenza e arrivo saranno previsti nel cuore di Cantù.

Due le scalate monumento in programma lungo il tragitto della Gran Fondo: la Colma di Sormano e il Ghisallo, per un percorso che svelerà dei paesaggi davvero unici. Un mix di salite, discese e strappi a garanzia di un divertimento “pieno” per tutti i granfondisti che parteciperanno all’evento targato RCS Sport. Importante è poi la novità di quest’anno, ovvero il posizionamento dell’area per il ritiro dei pacchi gara, oltre alla location del villaggio, entrambi allestiti a Como – in zona Canottieri Lario/Stadio – per permettere a tutti gli iscritti di poter seguire dal vivo, il sabato, le fasi finali de Il Lombardia riservato ai professionisti. 

Ecco la maglia disegnata da Castelli per la Gran Fondo Il Lombardia 2022
Ecco la maglia disegnata da Castelli per la Gran Fondo Il Lombardia 2022

Design & tradizione

Disegnata e prodotta da Castelli, come già anticipato, la nuova maglia della Enel Green Power Gran Fondo Il Lombardia cromaticamente riprende due colori molto conosciuti da tutti i ciclo amatori: il grigio della strada ed il verde della natura, riportando inoltre anche alcune delle scritte impresse sull’asfalto del Muro di Sormano.

Un passaggio della Gran Fondo sul Muro di Sormano
Un passaggio della Gran Fondo sul Muro di Sormano

«Il nostro brand Castelli – ha dichiarato Davide Vigano’, il Sales Manager dello stesso brand d’abbigliamento per il ciclismo veneto – ha realizzato e prodotto questa maglia inserita nei pacchi gara di tutti gli iscritti alla Gran Fondo Il Lombardia focalizzandosi su una grafica che potesse riprendere la natura che circonda il percorso con i colori dell’autunno. Inoltre, abbiamo voluto inserire nel disegno di questa maglia speciale anche alcune scritte significative, direi emblematiche presenti sul Muro di Sormano. E questo per sottolineare volutamente il legame storico con questa bellissima Gran Fondo che riprende alcuni dei tratti chiave della corsa dei professionisti». 

Castelli