La Bicycle & Business Academy festeggia due anni di successi

28.03.2025
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BOVISIO MASCIAGO – Era il mese di febbraio del 2023 quando Stefano Aresi ci presentava il progetto formativo della Bicycle & Business Academy, di cui ne sarebbe stato il responsabile. Il nostro incontro fu a Seregno nella sede di RMS, una location non casuale in quanto l’Academy prendeva spunto da “Ammiraglia”, un’altra iniziativa della commerciale lombarda riservata esclusivamente ai propri clienti.

Da quell’incontro iniziale sono passati due anni e in questo brevissimo lasso di tempo tante cose sono avvenute, a partire dalla nuova “casa” della Bicycle & Business Academy che oggi si trova a Bovisio Masciago, in provincia di Monza e Brianza. Qui abbiamo incontrato nuovamente Stefano Aresi per fare con lui una sorta di bilancio sui primi due anni di attività (al centro nella foto di apertura).  

La Bicycle & Business Academy vuole formare nuovi meccanici professionisti
La Bicycle & Business Academy vuole formare nuovi meccanici professionisti
Analizzando quanto fatto fino ad oggi, che bilancio possiamo fare?

Un bilancio sicuramente positivo. Dobbiamo partire da una premessa importante. Il nostro focus principale è stato fin da subito quello di fornire un supporto concreto ai negozianti. I nostri corsi nascevano per formarli e garantire loro gli strumenti idonei a rispondere alle richieste in arrivo da una clientela oggi più che mai esigente e spesso molto preparata. Non ci siamo però voluti fermare a una formazione riservata a chi era già operativo nella cosiddetta Cycling Industry, ma siamo andati oltre.

Ci può spiegare meglio?

Dallo scorso anno abbiamo ampliato la nostra offerta formativa creando un percorso per quanti desiderano entrare in questo mondo, pur non avendone ancora le competenze. L’obiettivo è quello di formare nuovi meccanici professionisti rispondendo ad una richiesta arrivata dai tanti negozianti con i quali quotidianamente collaboriamo e che sono spesso alla ricerca di giovani da inserire nel proprio negozio. Come dicevo all’inizio, il nostro obiettivo è supportare al meglio il negoziante, in questo caso specifico aiutandolo nella formazione della sua forza lavoro. Un tema, quello della formazione che ci sta particolarmente a cuore. Vorremmo che i negozianti fossero sempre più consapevoli della sua importanza. E’ un cammino lungo, ma siamo sulla buona strada.

Quale è stato il riscontro che avete avuto con questi nuovi corsi?

Il primo corso è partito a maggio dello scorso anno. E’ andato molto bene e ci è servito per capire quali erano i punti di forza della nostra offerta formativa e dove invece si potevano fare degli aggiustamenti. Tanto per fare un esempio, ora sappiamo che il numero ideale per ciascun corso è di sei persone. In questo modo riusciamo a garantire a ciascun corsista il massimo dell’attenzione. Dopo il primo corso, terminato a giugno dello scorso anno, ve ne sono stati altri due, l’ultimo dei quali si è concluso il 6 marzo di quest’anno. A maggio ne partirà un altro.

Al centro Alessandro Galimberti, qui nel ruolo di docente
Al centro Alessandro Galimberti, qui nel ruolo di docente

Uno sguardo da dentro

Per capire bene l’importanza che può avere un progetto come quello messo in campo dalla Bicycle & Business Academy abbiamo deciso di incontrare un “alunno” che oggi ha trovato lavoro. Si tratta di Francesco Galimberti che ha visto la sua carriera ciclistica interrompersi lo scorso anno a causa di un terribile incidente al Giro di Romagna.

Oggi Francesco lavora come meccanico presso Cicli Motta a Biassono, comune nel cuore della Brianza. Titolare del negozio è Alessandro Galimberti (nessuna parentela fra i due, ndr), che è anche uno dei docenti della Bicycle & Business Academy.

L’ex ciclista Lorenzo Galimberti è stato uno degli studenti dell’Academy
L’ex ciclista Lorenzo Galimberti è stato uno degli studenti dell’Academy
Francesco, come è nato il contatto con la Bicycle & Business Academy?

Conoscevo Alessandro Galimberti dal momento che quando correvo era il mio massoterapista. Grazie a lui sono venuto a conoscenza dell’Academy. Anche prima del mio incidente avevo già intenzione di fare il corso per diventare meccanico. L’incidente ha accelerato la mia decisione.

Che cosa ti ha dato il corso a livello di formazione?

Di mio, avevo la fortuna di aver corso in bici e di saper fare in autonomia tanti piccoli interventi legati alla semplice manutenzione. Il corso fatto alla Bicycle & Business Academy ha accresciuto le mie conoscenze permettendomi oggi di poter lavorare in piena autonomia anche su biciclette top di gamma. Aver fatto il corso non quindi è stato tempo sprecato. Quello che ho imparato sono riuscito a trasferirlo subito qui in Cicli Motta. Il mio giudizio quindi non può che essere positivo.

Lo staff di Cicli Motta. Da sinistra Francesco Galimberti e Alessandro Galimberti
Lo staff di Cicli Motta. Da sinistra Francesco Galimberti e Alessandro Galimberti
C’è un consiglio che vorresti dare agli organizzatori del corso?

Forse inserirei una sorta di tirocinio di un paio di giorni in un negozio per vedere come si svolge la vita al suo interno e nello stesso tempo vedere messo in pratica quanto imparato al corso.

Concludendo, ti sentiresti di consigliare ad un ragazzo di iscriversi alla Bicycle & Business Academy?

Assolutamente sì…e l’ho già fatto. L’ho consigliato ad un mio ex collega, Francesco Carollo (attualmente gareggia nel team Swatt Club, ndr).

RMS

Galimberti, dal sogno spezzato alla nuova vita da meccanico

31.10.2024
7 min
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Ricordate l’incidente occorso a Francesco Galimberti al Giro di Romagna e tutto quello che ne seguì? A sei mesi di distanza il 23enne brianzolo della Biesse-Carrera ha annunciato il suo definitivo ritiro dal ciclismo per le gravi conseguenze di quello scontro.

Facciamo un rapido salto indietro allo scorso 21 aprile, giorno della classica romagnola in cui corrono professionisti e team continental. A Castrocaro Terme sfreccia e trionfa Morgado del UAE Team Emirates, mentre ad una manciata di secondi sta per arrivare un altro gruppetto di uomini in lizza per completare la top ten. A 250 metri dal traguardo, con lo sprint ristretto lanciato, una moto delle riprese televisive è ferma in un punto in cui non può e non deve stare. L’impatto è violento, Galimberti e Mikel Iturria della Euskadi non riescono ad evitarlo e finiscono all’ospedale con diverse fratture. E, purtroppo, con un amarissimo presentimento che fa più male delle stesse botte: quello di non poter più correre.

Sogno infranto

Siamo tornati sugli effetti generati da quell’episodio per capire gli stati d’animo attraversati da Galimberti in questi mesi. Vale la pena ricordare che ci sono in atto un paio di cause. Una penale contro ignoti, come vuole la prassi in casi simili, per stabilire l’entità del danno subito ed individuare il responsabile dell’accaduto, anche se la dinamica è inequivocabile. L’altra invece legale per determinare il risarcimento. Per un assurdo scherzo del destino il suo passaggio tra i pro’ si sarebbe materializzato proprio nei giorni in cui ha dato l’addio.

«Da allora ad oggi – racconta Galimberti – il mio avvocato sta lavorando a queste due pratiche, che non saranno certo brevi, anche per conto di Iturria visto che il suo avvocato spagnolo non può esercitare in Italia. Mikel aveva riportato le fratture di tibia, clavicola e soprattutto di vertebre rischiando di restare paralizzato. In seguito a questo incidente anche lui è stato costretto ad abbandonare l’attività. Tuttavia come mi diceva, lui ha 32 anni e la sua carriera tra i pro’ l’ha fatta per tanti anni, riuscendo a vincere una tappa alla Vuelta nel 2019 (unica sua affermazione, ndr). Invece io ho visto svanire in un attimo il sogno di una vita.

«Prima del Giro di Romagna – va avanti Francesco non senza farsi trasportare da una plausibile emozione – stavo molto bene. Avevo fatto un bel Giro d’Abruzzo in mezzo ai pro’ e qualche giorno dopo ho raccolto i frutti di quella condizione vincendo in solitaria il Gran Premio di Pontedera. Era anche la prima vittoria stagionale della Biesse-Carrera ed eravamo tutti felici. In quel periodo avevo già contatti avviati con Polti-Kometa e VF Group Bardiani CSF Faizanè, ma nessuna firma in pre-accordi o robe simili. Avevo una grande motivazione, tant’è che rispetto agli altri anni ero entrato in forma molto presto, che per uno scalatore come me era un gran bel segnale. Poi è successo quello che è successo e addio».

Dura da metabolizzare

Diventa tutto più difficile accettare la cruda realtà, specie se ti si presenta alla porta così, abbattendola. L’iter burocratico farà il suo corso, ma intanto Galimberti ha dovuto fare fronte all’aspetto psicologico, non solo alla convalescenza fisica.

«Nello scontro – spiega – mi ero rotto il femore in diversi punti. La frattura si era rinsaldata bene, ma aveva provocato una serie lesione al nervo sciatico che mi impossibilitava di tornare a salire in bici, non solo a correre. Ho fatto diverse visite e gli esiti sono stati chiari. Perché il nervo sciatico torni ad essere come prima occorre minimo un anno e mezzo fino ad un massimo di cinque. Avete presente cosa significhi questa tempistica nel ciclismo attuale? Sarebbe stato un periodo troppo lungo ed incompatibile con i ritmi di adesso. Voleva dire correre fino ad inizio 2026 per recuperare il terreno perso. Senza poi avere la certezza di poter passare pro’ o di altro in generale.

A metà aprile Galimberti trionfa a Pontedera dopo essere uscito dal Giro d’Abruzzo in mezzo ai pro’ con una grande condizione (foto italiaciclismo.net)
A metà aprile Galimberti trionfa a Pontedera dopo essere uscito dal Giro d’Abruzzo in mezzo ai pro’ con una grande condizione (foto italiaciclismo.net)

«E’ stato un colpo duro da assorbire – continua Galimberti – e l’ho superato solo parlando, pensando e piangendo tanto. La cosa che mi dà più fastidio è che io ho dovuto mettere fine alla mia carriera per un errore di chi fa quello di mestiere da tantissimi anni. In quel frangente ci stavamo giocando un ottavo posto di assoluto prestigio, almeno per me. Mi hanno detto che probabilmente quella moto non ha superato la linea del traguardo per non prendere 200 franchi svizzeri di multa dall’UCI. E poi guardate che guaio è venuto fuori. In gara c’erano grandi corridori come Morgado, Del Toro o Baroncini. Se fosse capitato a loro, cosa sarebbe successo nel frattempo ai responsabili? Mi spiace anche che finora nessuno abbia pensato di chiamarmi o mandare un messaggio per chiedermi scusa o semplicemente per parlarmi. Però guardo oltre adesso».

Nuova vita

Un vecchio adagio dice che quando si chiude una porta si apra un portone. Il ciclista per indole tende sempre a guardare il bicchiere mezzo pieno e forse Galimberti è già entrato nella fase successiva. E’ giovane e nel suo futuro c’è il ciclismo sotto altre forme.

«In queste ultime settimane – conclude – ho fatto un corso professionale di cento ore presso la Bicycle & Business Academy, un istituto di Bovisio Masciago per diventare meccanico di biciclette. Mi è sempre piaciuto e credo di avere un giusto colpo d’occhio o orecchio per vedere o sentire i vari problemi. Inizierò a lavorare presso Cicli Motta, un negozio storico di Biassono, che sta per cambiare gestione. Cercavano un dipendente per l’officina e mi hanno offerto subito un contratto. Sono contento perché mi serviva pensare ad altro. Contemporaneamente proseguirò anche gli studi universitari di ingegneria informatica, avendo più tempo per dare tutti gli esami. E chissà che un domani non possa vivere un’esperienza in una formazione professionistica. Al momento la mia idea è quella di restare nell’ambiente, anche se non nel modo in cui pensavo io».

Biesse-Carrera impeccabile

Nel tourbillon di questa vicenda, ne esce parte lesa anche la Biesse-Carrera. L’incidente al Giro di Romagna ha privato il team continental di uno dei suoi migliori corridori. Galimberti da quel giorno non ha più riattaccato il numero sulla schiena ed anche per i suoi tecnici non è stato un colpo facile.

«Abbiamo avuto un grave danno – analizza Dario Nicoletti, uno dei due diesse assieme a Marco Milesi – in termini tecnici e qualitativi. Francesco era maturato tanto ed era diventato consapevole dei propri mezzi. Era partito molto forte e dopo la vittoria a Pontedera sono certo che si sarebbe tolto altre soddisfazioni perché garantiva anche una continuità di rendimento veramente pazzesca».

La Biesse-Carrera ha pagato lo stipendio a Galimberti sino a fine stagione nonostante non sia più salito in bici (foto ExtraGiro)
La Biesse-Carrera ha pagato lo stipendio a Galimberti sino a fine stagione nonostante non sia più salito in bici (foto ExtraGiro)

Dopo il recupero, visto che correva Lorenzo il suo gemello, Francesco è stato coinvolto dalla sua squadra in alcune gare come accompagnatore, in cui dava i rifornimenti ai suoi compagni. Nicoletti sa che il suo ragazzo ha passato momenti duri e hanno cercato di aiutarlo come meglio potevano.

«Anzi, ci teniamo a dire che il nostro patron Bruno Bendoni ha avuto una sensibilità ed una correttezza uniche. Fino alla scadenza del contratto, ha garantito il pagamento dello stipendio a Francesco nonostante non fosse più tornato in bici. Sappiamo che non è sempre così scontato. Peccato che dopo questo incidente nessuna associazione di categoria o di corridori sia fatta sentire per dare il proprio sostegno o solidarietà».

La speranza è che questa storia, sia ora sia quando finirà il proprio percorso giuridico, insegni qualcosa di importante per il futuro, suggerendo comportamenti meno rischiosi a chi si muove in gruppo e regole (e sanzioni) più severe per chi continuasse con certi comportamenti.

Milesi e Nicoletti registi del grande anno della Biesse-Carrera

16.10.2023
8 min
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Quando la tua formazione vive un’annata ai vertici può essere difficile scegliere i momenti migliori. Il tandem formato dai diesse Marco Milesi e Dario Nicoletti ha continuato sempre a seminare e per la loro Biesse-Carrera il 2023 è stata la stagione del raccolto. L’ennesima in cui i loro prodotti più buoni si sono messi in mostra, riuscendo a trovare – per alcuni di essi – mercato tra i pro’.

Per il team continental bresciano parlano i numeri, forse i più alti raggiunti nelle ultime stagioni. Quattordici vittorie, diciannove podi e altri ventitre piazzamenti nelle top five sono il bottino ottenuto da marzo ad ottobre. Nel mezzo anche le solite buone prove offerte nelle gare con i “big” della categoria superiore. E così assieme ai due tecnici andiamo a ripercorre per sommi capi la storia della stagione appena conclusa buttando uno sguardo al 2024.

Parla Milesi

Marco Milesi è alla Biesse-Carrera dal 2018 e da allora ha sempre saputo ottimizzare il lavoro sviluppato. I risultati non sono mai mancati, così come i ragazzi da far passare tra i professionisti. Quest’anno è stato tutto amplificato, ma non è frutto del caso.

«Se calcoliamo vittorie e piazzamenti – analizza l’ex pro’ di Liquigas e Domo Farm Frites – abbiamo davvero vissuto la nostra migliore stagione. In passato avevamo avuto belle annate, ma tenendo conto di tanti aspetti che compensavano un numero di successi minore. Ad esempio ricordo il biennio 2019-20 dove abbiamo fatto sei vittorie in tutto però facendo passare prima Ravanelli poi Colleoni e Conca. Stavolta abbiamo fatto meglio. Siamo stati competitivi da inizio a fine stagione, con gli ultimi due mesi buonissimi. Abbiamo conquistato vittorie di peso e disputato un calendario di un certo spessore. Tra elite/U23 siamo sempre andati per fare risultato pieno o podio, tra i pro’ abbiamo corso all’attacco per farci vedere e fare tanta esperienza».

«Ad esempio al Giro del Veneto – prosegue Milesi – Francesco Galimberti e Arrighetti sono arrivati attorno alla 25ª posizione a soli 15 secondi dal vincitore (Godon della Ag2R Citroen, ndr) in un arrivo particolarmente difficile al termine di una corsa molto dura. Non sono vittorie, ma piazzamenti del genere ci riempiono di tanta soddisfazione, specie se raggiunti da giovani interessanti come loro. Arrighetti è addirittura un 2004».

Pronti al grande salto

Chi passa dalla Biesse-Carrera sa cosa serve per diventare pro’. Milesi e Nicoletti sono ottimi insegnanti in questo senso, non solo perché li sono stati anche loro, ma perché sono capaci di lavorare con i giovani. E questo genera un volano di credibilità.

«Dario ed io siamo conosciuti da tanto – spiega Milesi – e i dirigenti delle formazioni pro’ si fidano di noi anche se i nostri ragazzi migliori ottengono meno risultati di altri. Abbiamo entrambi un bel passato con i giovani o con corridori che non erano così conosciuti. A volte penso a cosa è diventato Almeida, che ho avuto nel 2017 nella Trevigiani e forse non era così considerato. Pensiamo sempre alla figuraccia che faremmo se consigliassimo male le squadre professionistiche sui nostri ragazzi. Forse è anche per quello che ormai si è instaurato questo rapporto di fiducia. Però il merito è anche, ad esempio, di Carrera che ci ha fornito materiali per ridurre il gap con le formazioni più attrezzate sotto quel punto di vista».

«Anche quest’anno – va avanti – siamo riusciti a far passare due bei corridori. Foldager andrà nel WorldTour con la Jayco-AlUla. Lui ci ha regalato forse la vittoria più bella al Giro NextGen. Villa invece è stato preso dalla Bingoal. Anche lui ha fatto una bella stagione con due successi, tra cui il Trofeo Piva. Loro due hanno fatto primo e secondo nella tappa inaugurale dell’Avenir. Un altro grande momento per noi. Stiamo lavorando per piazzare tra i pro’ anche Francesco Galimberti. C’è una professional italiana che è interessata a lui e vedremo come andrà. Se non passa siamo contenti di tenerlo fra noi e fargli fare un ulteriore salto di qualità».

Per tanti che passano, c’è anche chi smette. Purtroppo Ciuccarelli ha disputato l’ultima gara della carriera al Giro del Veneto. Il suo non è un nome qualunque se consideriamo che aveva dovuto rimandare il passaggio per due anni in pratica. «Doveva passare l’anno scorso con la Drone Hopper – racconta Milesi – ma dopo le note vicende è rimasto ancora con noi perché volevamo rilanciarlo moralmente. Si è impegnato tutto l’anno come sempre, è andato bene, ma quella vicenda lo ha mandato in crisi. Ci dispiace veramente tanto che abbia fatto questa scelta, benché spero possa cambiare idea».

Ciuccarelli ha deciso di smettere. Ha pagato il contraccolpo psicologico dopo la vicenda della Drone-Hopper con cui doveva passare (foto Rodella)
Ciuccarelli ha deciso di smettere. Ha pagato il contraccolpo psicologico dopo la vicenda della Drone-Hopper (foto Rodella)

Il punto di vista di Nicoletti

La grande sintonia tra i due tecnici della Biesse-Carrera è alla base di tutto. Assieme non solo studiano tattiche o si dividono le gare cui partecipare ma c’è molta complementarità su tanti punti di vista.

«Rispetto a quello che ha già detto Marco – commenta Nicoletti – posso aggiungere che oltre alla qualità delle vittorie è che abbiamo vinto e conquistato risultati con tanti ragazzi, ben nove per la precisione su dodici atleti in squadra. Significa che c’è stato un grande lavoro, che l’impronta data l’anno scorso ha dato i suoi frutti. Credo che il successo di Villa al Trofeo Piva ci abbia fatto capire di essere entrati in una nuova dimensione. Lì la stagione ha svoltato. E poi far passare pro’ due ragazzi del nostro organico è un’altra percentuale di cui andiamo orgogliosi».

«Marco ed io siamo legati da una profonda amicizia – continua l’ex atleta Mapei – che affonda le radici negli anni ’90 quando eravamo compagni di squadra con Olivano Locatelli. Ormai sono le squadre dei pro’ che vengono da noi ad inizio anno a chiederci che corridori interessanti abbiamo da proporre. Ci fa piacere che si fidino di noi. Per il 2024 abbiamo già la squadra fatta e l’obiettivo è mantenere la linea di questi ultimi due anni».

Chi va e chi viene

Proprio il cosiddetto ciclomercato è un argomento attuale per la Biesse Carrera. La formazione per l’anno prossimo vivrà di alcune conferme, qualche addio e nuovi innesti che si preannunciano stimolanti. Anche in questo caso entrambi i diesse la pensano in maniera uguale.

«Abbiamo tenuto – dice Milesi – sei corridori (Oliosi, Motta, Francesco e Lorenzo Galimberti, D’Amato e Arrighetti, ndr). Anche D’Amato è pronto per passare a fine 2024 se lavorerà nello stesso modo di quest’anno. Arrighetti uguale. Per Belleri invece abbiamo preso una decisione condivisa. Dopo quattro anni con noi, abbiamo provato a farlo passare, ma non siamo riusciti così ci siamo accordati con la Hopplà-Petroli Firenze che ha una porta aperta con la Corratec. Michael è un corridore che merita di passare, uno che va sempre all’attacco e che sa sgobbare per la squadra, sollevandola da certi lavori in corsa. Speriamo faccia una buona annata per passare pro’».

Nicoletti è arrivato nel 2022 e ha subito sposato la filosofia della Biesse Carrera (foto facebook)
Nicoletti è arrivato nel 2022 e ha subito sposato la filosofia della Biesse Carrera (foto facebook)

«I nuovi arrivati – aggiunge Nicoletti – saranno Pettiti, Dati e Montoli. Soprattutto quest’ultimo sarà la nostra nuova scommessa come era stato Garosio. Non si è lasciato male con la Eolo, tutt’altro, solo che voleva tornare a fare un calendario italiano importante. Se dovesse fare bene, Basso ci ha già detto che vuole riprenderlo con sé. Infine avremo anche quattro junior. Maggia, Donati, Grimod e il polacco Gruszczynski. Li abbiamo cercati e scelti perché tutti sanno prendere vento in faccia, in linea con la nostra filosofia, e perché tre di loro hanno già un profilo internazionale grazie alla partecipazione di europei e mondiali tra strada e pista. Siamo pronti per ripetere il 2023».

Lecerf col brivido: suo il Lombardia under 23

01.10.2023
5 min
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OGGIONO – I 170,6 chilometri del Lombardia under 23 si sciolgono nel caldo anomalo di questo primo giorno di ottobre e nelle polemiche dopo l’arrivo. La volata a due l’ha vinta William Junior Lecerf, della Soudal-Quick Step Devo Team. Il battuto di giornata, invece, porta i colori della Jumbo-Visma Development Team ed è Archie Ryan. 

I momenti che seguono l’arrivo sono concitati, con Lecerf che fa un’espressione strana e non esulta, come se sapesse che qualcosa non è andato nel verso giusto. Dall’altra parte il massaggiatore dei calabroni e l’esile irlandese Ryan si lamentano con tutti. Arrivano con voce alta fin sotto il palco delle premiazioni e parlano anche con i giudici dell’UCI. Il quale, però, non si fa smuovere dalle argomentazioni di casa Jumbo. 

A ruota dei più forti

E pensare che erano stati proprio i jumbo-Visma ad accendere la corsa, con lo stesso Archie Ryan ad attaccare sul Ghisallo, ennesima salita di giornata e sicuramente la più impegnativa. L’irlandese ha attaccato, prendendosi il GPM e il relativo premio, ma dietro non si sono scomposti, anzi. Una volta rientrati nel tratto di discesa uno dei più pimpanti è stato Francesco Galimberti. L’essersi mosso in anticipo probabilmente gli ha fatto spendere tanto, ma almeno il corridore della Biesse-Carrera è riuscito a rimanere con i primi conquistando alla fine il sesto posto finale, come nel 2021. 

«A inizio corsa non stavo molto bene – racconta con ancora la fatica addosso Galimberti – poi mi sono sbloccato proprio sul Ghisallo. Mi sono messo a ruota dei più forti seguendo in prima persona l’attacco del corridore della Jumbo (Ryan, ndr). Nel tratto che riportava a Oggiono, prima del circuito finale, ho anche provato ad anticipare ma non è andata bene

«Sapevo che quello del Ghisallo sarebbe stato un punto delicato per aggiudicarsi la corsa – continua – ma contro questi squadroni è difficile. Non penso di aver sprecato troppe energie, gli altri ne avevano semplicemente di più. Competere con certi avversari ti dà molta più convinzione e motivazione, alla fine essere lì è motivo di orgoglio perché vuol dire che hai una buona condizione. Il livello continua ad alzarsi e si va sempre più forte, sul Ghisallo abbiamo volato e la fatica è rimasta nelle gambe».

Jumbo beffata

Lecerf non si è mosso invece, ha atteso, risparmiato e alla fine l’ha spuntata lui. Sulle rampe di Colle Brianza il belga ha rimontato con grande passo su Ryan e poi insieme sono andati verso il traguardo. Mentre nel gruppetto all’inseguimento si arrancava e sbuffava davanti c’era ancora la lucidità di capire che non era il caso di provare a farsi male prima del dovuto, ovvero l’ultimo rettilineo. 

«E’ il modo migliore per finire il 2023 – racconta dietro il palco delle premiazioni Lecerf – cercavo da tanto tempo la vittoria in una gara UCI e ci sono riuscito. Ero già molto contento della mia stagione, perché ero riuscito ad ottenere tante top 10, anche in gare importanti come Liegi U23 e Flèche Ardennaise. Nelle gare nazionali in Belgio ero riuscito a vincere, mentre in questo genere di corse non ancora. E’ un grande passo per me, in questo 2023 sono cresciuto tanto, correndo spesso con i professionisti.

«Non so bene che tipo di corridore posso essere – dice – se uno scalatore o un puncheur, non sono ancora sicuro quale sia la soluzione migliore per me. Mi piacciono molto queste corse, così come la Liegi, ma sono molto bravo anche nelle salite lunghe. 

La Jumbo ha preso in mano la corsa nel momento decisivo rompendo il gruppo
La Jumbo ha preso in mano la corsa nel momento decisivo rompendo il gruppo

WorldTour, con chi?

Il 2024 vedrà Lecerf fare il salto di categoria, visto l’accordo già trovato e siglato per il WorldTour. Avrà modo di scoprire meglio chi è e quali tipo di corse gli piacciono, cercando una specializzazione per far decollare ufficialmente la sua carriera. 

«L’anno prossimo mi aspetta un grande passo avanti – continua Lecerf – ho firmato un contratto di 3 anni con il nostro team WorldTour (Soudal-Quick Step, ndr). Sicuramente mi piacerebbe mettermi alla prova con queste corse in formato “big” ma vedremo. Ci sono molte voci su una nostra possibile fusione con un altro team (la Jumbo-Visma, squadra messa oggi nel sacco dal Wolfpack dei giovani, ndr)».

Lecerf ha sfruttato il lavoro della Jumbo uscendo nel momento giusto, sulla salita di Colle Brianza
Lecerf ha sfruttato il lavoro della Jumbo uscendo nel momento giusto, sulla salita di Colle Brianza

«Non sappiamo nemmeno noi cosa potrà succedere – conclude – c’è tanta confusione sull’argomento (anche lunedì, domani, se ne dovrebbe sapere di più secondo le ultime dichiarazioni di Lefevere, ndr). Spero, in qualsiasi caso, di trovare una buona sistemazione per il prossimo anno, anche se per il momento non me ne voglio preoccupare».

Galimberti e una vittoria che ha cambiato tutto

12.09.2023
5 min
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La vittoria di Francesco Galimberti al Giro del Friuli per U23 può essere considerata una delle maggiori sorprese della stagione ciclistica. Pur essendo spesso piazzato nel calendario nazionale, come dimostrano ad esempio la vittoria alla Coppa Bologna e il podio alla Zané-Monte Cengio pochi accreditavano il portacolori della Biesse Carrera, che invece ha sbancato la sfida a tappe internazionale facendo leva sulla sua costanza di rendimento e traendone nuova spinta, come testimoniato dal trionfo all’Astico-Brenta successiva.

Una vittoria, la sua, che cambia completamente il giudizio sulla sua stagione e che porta a conoscere un po’ meglio la sua storia, per certi versi molto originale e lontana dagli stereotipi a cui siamo abituati nel ciclismo moderno.

Francesco Galimberti è nato il 2 gennaio 2001 a Carate Brianza (MB). Alto 1,70, spicca soprattutto in salita
Francesco Galimberti è nato il 2 gennaio 2001 a Carate Brianza (MB). Alto 1,70, spicca soprattutto in salita

«Ho 22 anni – esordisce Galimberti – quindi sono all’ultimo anno nella categoria. E’ vero, non mi si è visto molto ma ci sono svariate ragioni e la principale è che non ho mai visto il ciclismo come l’unica strada da seguire. Quando mi sono diplomato, ho continuato con gli studi, iscrivendomi al Politecnico di Milano in Ingegneria Informatica. Sono a due terzi degli esami per la triennale, avrei potuto anche essere più veloce, ma voglio tenere una buona media».

Quando hai iniziato nel ciclismo?

Da G2, seguendo mio fratello gemello Lorenzo, anche lui alla Biesse. Prima avevo provato un po’ di tutto: atletica, calcio, basket, ma vedendo quanto lui si divertiva ho seguito la stessa strada. A dir la verità era emerso prima lui, quest’anno era arrivato anche in nazionale al Tour de Bretagne, ma un’intossicazione alimentare l’ha messo fuori gioco prima del tempo.

In Friuli il corridore della Biesse Carrera ha chiuso con 1’12” su Raffele Mosca e 1’53” sull’olandese Geleijn
In Friuli il corridore della Biesse Carrera ha chiuso con 1’12” su Raffele Mosca e 1’53” sull’olandese Geleijn
Nel calendario di categoria non avevi avuto molti acuti, prima di quest’estate.

A inizio stagione ho corso con i professionisti, a Laigueglia e Larciano ed è stato molto utile, in quelle occasioni ho cercato soprattutto di entrare nella fuga iniziale riuscendoci. La cosa che avevo notato è che mentre a Laigueglia faticavo a tenere il ritmo dei compagni di fuga, a Larciano andava molto meglio. Dopo aver fatto 11° al Recioto stavo entrando in forma, ma a San Vendemiano sono caduto riportando alcune fratture e la mia primavera è finita lì. Non è stato però tempo perso, mi sono dedicato allo studio mentre mi riprendevo fisicamente, poi ho fatto un periodo in altura e ho iniziato un’estate ricca d’impegni.

Ti aspettavi un exploit come quello in Friuli?

Facevo affidamento sulla forma raggiunta e puntavo a fare classifica, anche perché ero uscito molto bene dal Valle d’Aosta, Volevo piazzarmi e magari centrare una tappa ma poi la corsa si è messa in un certo modo e abbiamo visto la possibilità di fare bottino pieno. In questo devo dire grazie alla squadra, che mi ha supportato alla grande.

Tra Val d’Aosta e Friuli hai tenuto un comportamento simile. Non ti si vede mai nelle primissime posizioni, ma hai dalla tua una grande costanza che alla fine premia…

E’ un po’ la mia forza, il mio modo d’interpretare le corse a tappe. Vincere una frazione per me resta un passaggio importante, ma il mio modo di correre mi porta a essere sempre presente a me stesso, attento, a guardare la gallina domani più che l’uovo di oggi. C’è poi da dire che ora riesco a smaltire la fatica molto meglio di quanto avveniva negli scorsi anni e questo conta molto.

Come ci sei riuscito?

Mettendo un po’ d’ordine in alcuni aspetti importanti dell’extra corsa. Dormo meglio anche grazie alla dieta: ho iniziato da qualche tempo a seguire la moda dei “100 grammi l’ora”, all’inizio non ci credevo molto ma poi ne ho visto i benefici.

Per Galimberti non solo successi in corse a tappe. Qui la vittoria alla Coppa Bologna, domenica ha trionfato all’Astico-Brenta
Per Galimberti non solo successi in corse a tappe. Qui la vittoria alla Coppa Bologna, domenica ha trionfato all’Astico-Brenta
Hai un nutrizionista che ti segue?

Lo avevo, ma per ora faccio da solo, l’ho appresa seguendo dei podcast e funziona, inoltre mi informo molto e ho preso molti spunti dagli strumenti informativi messi a disposizione da EthicSport. Credo comunque che dal prossimo anno mi affiderò pienamente a un esperto del settore.

Tu sei all’ultimo anno nella categoria: hai contatti per passare pro’?

Per ora nulla di concreto, nel senso che non ho messo alcuna firma. Mi sono arrivate molte richieste, soprattutto al ritorno dalla vittoria friulana, con i miei dati, i valori, i wattaggi. Spero che presto si concretizzi qualcosa.

A Laigueglia Galimberti ha esordito al massimo livello, centrando la fuga iniziale
A Laigueglia Galimberti ha esordito al massimo livello, centrando la fuga iniziale
Sicuramente questo successo accresce il tuo curriculum e l’attenzione verso di te vista la “fame” di specialisti delle corse a tappe che c’è in Italia. Il fatto di essere alla fine del periodo nella categoria ti ha mai dato apprensione?

A inizio anno ci pensavo molto, durante il ritiro prestagionale in Spagna era un po’ un peso che mi portavo appresso. L’incidente mi aveva demoralizzato, pensavo che sarebbe svanito ogni sogno, ma con la squadra abbiamo identificato nel Giro della Val d’Aosta un obiettivo plausibile e questo mi ha aiutato. Io pago fortemente il covid, quell’anno praticamente perso, anche perché da lì il ciclismo è letteralmente esploso, il livello si è alzato tantissimo. Io comunque spero di essermi meritato un’occasione per giocare le mie carte al tavolo dei grandi…