Visconti: «Serbatoio vuoto, con due parole Tom ha detto tutto»

19.08.2022
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Quando scriviamo a Giovanni Visconti per chiedergli di commentare l’addio di Tom Dumoulin il siciliano ci risponde così: «Leggendo il suo comunicato ho capito ogni singola lettera di ciò che voleva dire». “Visco” ci è passato pochi mesi fa e pochi, se non nessuno, meglio di lui possono capire cosa è passato nella testa e nell’animo del campione olandese.

Un addio, in segreto e provvisorio, a luglio poi la ripresa e lo stop definitivo a marzo: anche per l’ex Bardiani Csf Faizanè è stato un bel calvario.

Palmares da re per Tom: un Giro, un mondiale a crono (in foto), un podio al Tour e oltre 20 vittorie
Palmares da re per Tom: un Giro, un mondiale a crono (in foto), un podio al Tour e oltre 20 vittorie

Le parole di Tom

Prima di andare avanti però, ci sembra doveroso riportare le parole della maglia rosa 2017 (in apertura la stessa foto con cui Dumoulin ha annunciato il suo addio sui social) con le quali il corridore di Maastricht ha ufficializzato il ritiro.

“Ho deciso di lasciare il ciclismo professionistico con effetto immediato. Circa due mesi fa ho annunciato che mi sarei ritirato dal ciclismo professionistico alla fine dell’anno. La scorsa primavera, malgrado il mio amore per la bici, ho notato che le cose non stavano andando come volevo. Ho sentito che ero pronto ad una nuova fase della mia vita. Ma avevo ancora un progetto nella mia lista dei desideri, che era quello di chiudere la mia carriera con un botto, ai Mondiali in Australia. Volevo affrontare la strada verso i Mondiali come fatto lo scorso anno con i Giochi di Tokyo. Con un senso di libertà, a modo mio, con il supporto del team e con la mia motivazione intrinseca come principale carburante. All’epoca è questo che mi aveva ridato la gioia di pedalare”.

Ma ho notato che non ce la faccio più. Il serbatoio è vuoto, sento le gambe pesanti e le sessioni di allenamento non vanno come speravo per poter pensare di fare una buona performance e avere buoni sensazioni ai Mondiali. Dalla mia dura caduta in allenamento lo scorso settembre, qualcosa si è rotto di nuovo. Ho dovuto nuovamente interrompere i miei sforzi per tornare alla mia forma precedente e affrontare una nuova delusione. È stata la volta di troppo.

Anche se il mio addio non è andato come avrei voluto, guardo alla mia carriera con grande orgoglio. Ho lavorato duramente, e ho affrontato questi anni con passione e piacere, fornendo grandi prestazioni. Sono cose che non dimenticherò mai. Ora è tempo di godermi altre cose ed essere presente per le persone che amo. Un grandissimo grazie alla mia squadra e a tutti coloro che mi hanno supportato nel corso di questa mia fantastica carriera. E un grazie speciale a mia moglie, che mi ha sostenuto per tutti questi anni”.

Dumoulin (31 anni) ha corso il Giro ma si è ritirato nel corso della 14ª tappa. Doveva chiudere la carriera a Wollongong
Dumoulin (31 anni) ha corso il Giro ma si è ritirato nel corso della 14ª tappa. Doveva chiudere la carriera a Wollongong

Giovanni a te…

Anche Giovanni avrebbe dovuto lasciare a fine stagione, ma in primavera dopo l’ennesima difficoltà ha detto basta. E per questo non c’è stato bisogno di fargli neanche una domanda. Visconti è partito. L’argomento gli sta a cuore e, come detto, lo ha capito.

«Tom, come me, aveva un contratto fino a fine anno e poteva ancora guadagnare dei soldi e nel suo caso immagino anche dei “bei soldi”. Ma quando nella mente subentrano certi pensieri vuol dire ormai vai a scavare dei pezzi di vita. Tu sai che il tuo livello non lo raggiungerai più…».

«Le persone attorno ti dicono di ripensarci, di non mollare, che è un momento, ma non è così. Anche io come lui lo scorso anno ci ero passato. Era luglio per me (Dumoulin aveva preso un periodo di pausa ad inizio stagione, ndr): avevo detto basta. Le persone vicine mi dicevano: “Dai Giovanni che poi passa” e lì per lì la voglia ti torna anche. Pensi che tutto sommato sia la cosa giusta da fare, che smettere in quel momento sia sbagliato e riparti. Forse è anche paura di affrontare una nuova vita, non ci si sente pronti.

«Ma io ero arrivato. Dicevo a mia moglie che non avrei voluto pedalare per un solo centimetro in più, che a pensare di fare solo un chilometro di gara mi sentivo male. E quando è così vuol dire che stai scavando dentro te stesso. E’ un massacro. Rosicchi qualcosa che non c’è più e quello che stai facendo non è più ciclismo».

Le parole di Visconti sono forti, ma rendono benissimo l’idea e il travaglio dell’atleta e dell’uomo. Perché poi è inevitabile che le due cose si fondano.

Nell’ultimo anno Dumoulin su strada non è mai stato davvero competitivo. Miglior piazzamento il 4° posto a Potenza al Giro
Nell’ultimo anno Dumoulin su strada non è mai stato davvero competitivo. Miglior piazzamento il 4° posto a Potenza al Giro

«Serbatoio vuoto»

Il passaggio chiave secondo Visconti è quando il corridore della Jumbo-Visma parla di “serbatoio vuoto”. Giovanni ha parlato di livello top che l’atleta sa di non poter più raggiungere. E quando si ha questa consapevolezza perché continuare? Per i soldi, okay… ma non è così facile, almeno nel ciclismo.

«Io – spiega Giovanni – non sarei più arrivato al mio massimo, lo sapevo. Come sapevo che con il ciclismo attuale il mio top non era più sufficiente, in più non avevo la testa per raggiungere il mio livello. Figuriamoci dunque come ero messo… A quel punto quando ho rinunciato mi sono sentito libero».

«Anche Tom non aveva altra scelta. In bici ormai sembrava una mummia. La prima volta magari si era convinto di aver sbagliato ed è tornato, in più aveva attorno uno squadrone a supportarlo. Ma quando lui dice: “Non c’è più niente nel mio serbatoio” vuol dire che è finita.

«Puoi anche allenarti bene, fare chilometri su chilometri, lavori, altura… ma quel serbatoio tanto non si riempie più, perché è la testa che non lo fa riempire. E’ la testa che comanda… E anche lo stipendio non basta più come giustificazione per andare avanti».

Dopo aver ripreso a pedalare in primavera, la scorsa estate Dumoulin aveva vinto l’argento nella crono olimpica
Dopo aver ripreso a pedalare in primavera, la scorsa estate Dumoulin aveva vinto l’argento nella crono olimpica

Pedalare con la paura

«Ad un certo punto poi – va avanti Visconti – ti vengono dei dubbi. Inizi ad avere paura del gruppo, delle cadute, pensi alla famiglia. In cuor tuo hai già deciso di smettere. Anche fare una gara in più ti fa riflettere. E poi magari proprio in quella “corsa in più” succede qualcosa che non doveva succedere: non ha senso.

«E poi, ragazzi, adesso rispetto a quello di qualche anno fa, il ciclismo è un altro sport. Almeno a certi livelli. Continuare in questo contesto è ancora più difficile».

A questo punto però incalziamo Visconti facendogli notare che già lo scorso anno Dumoulin era tornato e aveva anche conquistato l’argento nella cronometro olimpica. Ma Visco ribatte senza indugio.

«Non mi stupisce – dice il siciliano – che lo abbia conquistato, perché comunque parliamo di un corridore fortissimo, con una classe immensa, ma lo ha conquistato in una crono. Una gara in cui è solo, solo con se stesso e senza il gruppo intorno. Ma su strada non c’è più stato un solo giorno in cui si è potuto dire: è tornato Dumoulin».

A testa alta

Alla fine dunque, e anche Visconti è d’accordo, il “primo stop” in questi casi è una tappa necessaria per arrivare all’addio definitivo. E’ quella che poi ti fa smettere senza rimpianti, ripensamenti o dubbi.

«La ripresa dopo il primo addio – spiega Visconti – è il dubbio che ti devi togliere. E quello che poi elimina ogni ripensamento, ogni incertezza successiva, anche se mancano “solo” due mesi al termine della stagione. Andare avanti in certe condizioni non ha senso. Io non ho mai avuto un ripensamento, nonostante le difficoltà della vita da persona normale.

«Tom è stato realista, lucido (e non è facile, ndr). Ha detto a se stesso: “Io non sono in grado di continuare”. E per me è stato un campione anche in questo. Non è facile ammetterlo, ma lui è uscito di scena nel modo giusto, soprattutto nei confronti di sé stesso. E per questo lo ammiro. Può andare in giro ancora di più a testa alta».